Ciaooo
COSA?!??!?!?!?!? SOLO DUE CAPITOLI PIU' L'EPILOGO?!?!?! NON VA BENE!! NO NO NO NO NO NO NO NO NO
Veramente, non posso immaginare EFP senza questa storia. Non posso vedere che non potrai più aggiornare questa storia. Semplicemente non posso.
Talia e Luke erano tornati a casa una mezzora dopo ma non si erano neanche sognati di bussargli in camera o preparare il pranzo.
Annabeth non lo sapeva ma era appena mezzogiorno e anche i loro amici avevano voglia di starsene relativamente buoni per un po'.
Voltò il capo verso Percy addormentato accanto a lei.
Era bellissimo, una mano sotto al cuscino e l'altra che le circondava i fianchi, l'espressione rilassata e la bocca schiusa, il respiro leggero e le palpebre abbassate.
Avevano le coperte fino al bacino e Annabeth decise di alzarsi lentamente per evitare di svegliare il ragazzo coricato accanto a lei. Non si preoccupò di essere completamente nuda, tanto Percy aveva già visto tutto quello che c'era da vedere e la porta era chiusa a chiave.
Voleva vedere che cosa avessero comprato per pranzo Talia e Luke e magari cercare di capire che cosa avrebbero avuto lei e Percy per Natale.
Andò verso la cassettiera prendendo le prime mutande e il primo reggiseno e che le capitarono a tiro e li indossò velocemente lasciandosi poi scivolare addosso un maglione verde bottiglia di Percy.
Si voltò a guardarlo e fu in quel momento che la notò.
Aveva fatto l'amore con Percy innumerevoli volte e l'aveva visto nudo altrettante eppure, quella cicatrice lunga una spanna, biancastra e alla base della schiena, proprio non l'aveva notata se non in quel momento.
Sbarrò gli occhi e corrugò la fronte per un attimo prima di avvicinarsi lentamente al suo ragazzo e osservare con circospezione quel taglio enorme e che non aveva mai visto.
- Cazzo.. – mormorò perché non sapeva molto del passato di Percy ma una mezza idea di come e chi gliel'avesse fatta ce l'aveva.
Si portò una mano alla bocca cercando di non pensare al dolore che un taglio del genere doveva avergli provocato e sfiorò tutta la sua lunghezza con i polpastrelli.
E Annabeth non lo sapeva che a quel tocco, Percy stava ricordando di nuovo.
“ Mamma.. che cosa ti ha fatto?” mormorò Percy sfiorando con le dita il livido violaceo sotto gli occhi di solito vivaci della madre, in quel momento più lucidi che mai.
Lei inghiottì un groppo in gola, “va tutto bene, tesoro”mormorò, “va tutto bene” disse portando una mano sulla guancia del figlio e accarezzandola piano.
Percy scosse la testa, sottrandosi a quel tocco come se bruciasse, “ho sedici anni, mamma! Non ne ho più dodici! Non va affatto bene, non posso vederlo solo io” fece brusco senza preoccuparsi di moderare il tono finché Gabe il tricheco fosse stato fuori di casa.
Gli occhi di Sally si inumidirono ancora di più e cercò di scacciare le lacrime davanti al figlio, “va tutto bene” disse imperterrita ma con la solita dolcezza nella voce che la contraddistingueva sempre.
Percy si alzò di scatto dal letto della sua camera, “balle. Ti sta picchiando ancora e sono stanco di nascondermi sotto l'acqua o uscire di casa pur di non sentire i colpi!” esclamò, “voglio fare qualcosa!” tornò a inchinarsi verso la mamma prendendole delicatamente il viso tra le mani, “non voglio più vederti soffrire..” mormorò dandole un bacio sulla fronte.
“ E dove vorresti andare, Percy? Lavoro in un negozio di caramelle, non posso permettermi un affitto..”
“Mamma!” esclamò Percy lasciandole il viso e tornando ad alzarsi, “lo denunceremo! La tua faccia sono le prove contro di lui, capito?”
Sally aprì la bocca per dire qualcosa, ma il rumore di una serratura che scattava in lontananza la fece zittire di colpo, “dove sei, puttanella?” domandò la voce di Gabe e la cosa assurda e che Percy non riusciva neanche a concepire era che fosse completamente e totalmente sobrio.
Picchiava la mamma per il solo e semplice gusto di farlo.
E per quello, non ci vide più.
Non ascoltò i richiami della mamma, le sue suppliche per evitare che andasse da Gabe.
Aprì la porta della sua camera di scatto e attraversò il corridoio come una furia.
Il patrigno gli rivolse un sorriso sghembo che si spense appena vide la sua espressione e appena Percy lo spinse dalle spalle. Barcollò per un paio di passi e il pugno che gli arrivò in pieno viso lo spiazzò del tutto.
“Giù le mani da mia madre!” gridò Percy guardandolo con un odio che riservava solo a lui, “giù le mani da lei o giuro che ti ammazzo, bastardo” sputò.
Gabe lo fissò come si fissa un pezzo di carne ben condita e poi tentò di colpirlo con un pugno ma per Percy fu facile schivarlo e bloccargli il polso a mezz'aria tirandolo in avanti e facendolo cadere a terra con un tonfo.
“Percy!” strillò Sally correndo verso di loro, senza curarsi degli insulti di Gabe che la incolpavano di aver fatto un figlio così deficiente.
“Giù le mani da mia madre!” urlò ancora il ragazzo guardandolo dall'alto, i pugni stretti lungo i fianchi e che quasi fremevano per la voglia che avevano di colpirlo.
Pensò ai ragazzi, sarebbero stati fieri di lui.
“Sei un ragazzo stupido, ignorante e idiota” berciò Gabe alzandosi a fatica. Sally tentò di aiutarlo ma lui la spinse via bruscamente facendo assottigliare ancora di più lo sgaurdo di Percy e facendo aumentare la voglia che aveva di colpirlo ancora.
Il ragazzo camminò lentamente verso il patrigno e lo afferrò per il collo della maglieta sudata, avvicinando il viso al suo, talmente tanto che i loro nasi quasi si toccavano, “tocca ancora mia madre e ti giuro su Dio, Gabe, io ti ammazzo con le mie mani”.
Lo spinse facendolo barcollare contro il tavolo del poker e poi gli diede le spalle. Voleva andare in camera, chiamare Jake e chiedergli di entrare dalla finistra. Avrebbero chiacchierato chiusi nella sua stanza come facevano quasi tutte le sere e poi sarebbero usciti nuovamente dalla finestra e si sarebbero mangiati una pizza a Times Square.
Stava già per togliere il cellulare rubato dalla tasca quando l'urlo terrorizato della madre precedette il dolore che ne seguì dopo. Fu un dolore fulmineo che diventò sempre maggiore di secondo in secondo.
Era un taglio freddo, profondo e Percy cadde carponi sul pavimento. Boccheggiò per un secondo facendo mente locale di ciò che gli avevano detto Josh e Chris la sera prima.
“Il coltello ti provocherà un dolore lancinante, freddo, Kid e tu devi resistergli ad ogni costo”.
Ecco che cos'era: un coltello.
Il dolore si propagò dalla bassa della schiena a tutto il corpo e sbatté gli occhi scacciando il nero che stava incominciando a vedere e che precedeva lo svenimento.
Non doveva svenire. Non poteva assolutamente, non con Gabe davanti.
Fu la risata sguaiata di quel mostro e il pianto della madre a dargli la forza e l'orgoglio per alzarsi.
Si portò una mano alla base della felpa e premette sul taglio con il palmo.
Il dolore era talmente forte che gli sembrava di vedere a rallentatore e sentire ovattato.
Non ci pensò un attimo.
Cercò a tastoni la maniglia della porta e uscì da quell'inferno sperando che almeno uno dei ragazzi fosse nei paraggi.
Il Percy diciannovenne aprì gli occhi di scatto e si puntellò sugli avambracci. Boccheggiò per qualche attimo e Annabeth si voltò verso di lui, la preoccupazione evidente negli occhi grigi.
- Percy.. – sussurrò andando verso di lui e sedendosi sul bordo del letto, – che è successo?
Lui deglutì e si passò una mano sul viso, girandosi poi a pancia in su e poggiando la schiena nuda alla testiera del letto.
- Niente, tutto bene – Annabeth lo guardò leggermente critica e lui si impose un sorriso tirato, – solo un incubo.
E senza pensarci un secondo di più -perché lo Annabeth lo sapeva che quello era sicuramente più di un incubo- si sedette sulle lenzuola bianche che coprivano il bacino del ragazzo e gli avvolse le braccia attorno al collo, tenendolo stretto e facendo aderire i loro petti.
Non gli avvolse le braccia attorno al busto, non le raggomitolò contro il corpo perché, in quel momento, era lui che aveva bisogno di protezione e per un attimo, lo sentì che rimase interdetto, ma poi la strinse a sé, affondando il viso nei suoi capelli e respirando il profumo di shampoo al limone.
Gli diede un bacio sulla guancia e poi gi sorrise prima di premere le labbra sulle sue per qualche secondo, – adesso mi puoi dire che va tutto bene – sorrise Annabeth facendo ridere anche Percy che la sistemò meglio sulle sue gambe, stringendola un po' di più.
- Usciamo questo pomeriggio? – Annabeth corrugò la fronte e piegò un po' la testa guardandolo negli occhi, – solo io e te. Facciamo i regali a Luke e Talia e ce ne andiamo in giro sotto gli addobbi di Natale come quelle coppiette dei film.
Annabeth rise e annuì un paio di volte premendo di nuovo le sue labbra su quelle di Percy, – andata.
Questa è la mia parte preferita. Il passato di Percy è veramente terribile, ma sono sicura che con Annabeth tutto si risolverà.
E Percy abbozzò una risata avvicinando il viso al suo e premendo le labbra su quelle di Annabeth in un bacio casto e che non sarebbe mai stato approfondito davanti a così tanta gente.
Percy sfregò il suo naso contro quello di Annabeth e sorrise lasciandole un altro bacio e deciso ad offrirle una cioccolata calda con la panna in quel bar che aveva visto l'ultima volta quando erano andati a fare la spesa.
Sarebbero rimasti così ancora per un po' prima che una vocina trillasse nella loro direzione. I due ragazzi si voltarono di scatto senza però staccarsi, incrociando lo sguardo vispo e scuro di una bambina di almeno cinque anni. Indossava un cappottino che le stringeva il corpo piccolo e un berrettino rosa con il pon pon calato sui capelli e che le lasciava scoperta la frangetta scura.
- Mamma – disse indicandoli e facendo saettare lo sguardo dalla donna che le assomigliava tanto e con un paio di buste per braccio alla sua destra a Percy e Annabeth.
- Tesoro, non indicare – fece dolcemente la donna tirandole un po' il braccio mentre i due ragazzi la guardavano curiosi, – mi dispiace – disse con un sorriso imbarazzato a Percy e Annabeth che però la guardavano tranquilli. Tirò per un braccio la figlia ma lei si oppose per un paio di passi continuando a guardare i due ragazzi.
- Mamma, mi innamorerò anche io come loro due? – domandò con un'ingenuità che può contraddistinguere solo le bambine e continuando a guardare Percy e Annabeth che si lanciarono un'occhiata spaesata prima di riportare gli sguardi su quella bambina.
La donna sbarrò gli occhi in un chiaro senso di imbarazzo e rabbia, – andiamo via, Maggie, forza – disse con il tono più duro di quello che aveva usato prima.
- No, aspetti! – chiamò Annabeth allontanandosi piano da Percy e accovacciandosi all'altezza della piccola. Allungò le braccia verso di lei mentre il moro la guardava in un misto di curiosità e orgoglio, – Maggie, vieni qui, dai – fece dolcemente e la bambina mosse un paio di passi interdetta prima che Annabeth potesse intrecciare le dita alle sue. Le sistemò un ciuffo ribelle e la guardò negli occhi con un mezzo sorriso, – voglio prometterti una cosa, Maggie anzi, due cose.
La bambina annuì un paio di volte concitata e Annabeth rise prima di continuare, – ti prometto che ti innamorerai e sarà bellissimo. Inizialmente ti farà un po' male, magari avrete degli alti e dei bassi, ma l'amore ti ricorderà sempre e farà sempre in modo che vuoi due vi ritroviate o vi incontriate, a prescindere di quello che potrà succedere – strinse un po' di più la presa sulla dita della piccola, – te lo prometto, d'accordo? Tu ti innamorerai esattamente come lo sono io.
La bambina sorrise felice, – e la seconda promessa? – domandò senza preoccuparsi della mamma che guardava Annabeth come una dea scesa in terra e Percy, con un orgoglio nello sguardo che avrebbe potuto notarlo anche uno stupido.
- La seconda? – Annabeth rise, – che sei una bambina talmente speciale che se mai avrò una figlia la chiamerò come te, che pensi? – fece poi facendole battere le mani.
La piccola annuì di nuovo e poi, senza il minimo preavviso, le gettò le braccia al collo aspettando pazientemente che Annabeth ricambiasse la stretta, – grazie – le sussurrò guardandola negli occhi appena si allontanò, – spero tanto che l'amore mi ricordi come ha fatto con te – e poi corse verso la mamma che non poté fare a meno di sorridere a quella ragazza tanto speciale e che stava quasi tentando di metabolizzare quello che le era appena successo.
Annabeth si rialzò verso Percy, la fronte corrugata e un mezzo sorriso interdetto sulle labbra.
Il moro la guardò colpito tornando a prenderla tra le braccia, – sei stata fantastica, Annabeth!
Dolcezza-time
Non te lo meriti..
E si bloccò di colpo, guardandosi intorno con una sfumatura di terrore nello sguardo.
- Annabeth – chiamò Percy preoccupato, – tutto bene?
La bionda si guardò attorno per ancora un po' prima di sorridere e dargli un bacio sulle labbra, – alla grande.
MUAHAHAHAHAH quando ho letto questa parte sono scoppiata dalla gioia: finalmente dopo 23 capitoli ha ignorato quella stramaledetta voceeeee
La mia mente è divisa in due: voglio sapere come finisce la storia per avere risposte, ma al tempo stesso non voglio che termini. Giuro, non so cosa farò dopo, veramente.
Continua SEMPRE così
Kaliko |