Ciaoooo
QUESTO. CAPITOLO. E'. MALEDETTAMENTE. PERFETTO.
Ti sei superata e verso la fine del capitolo l'omino dentro di me faceva salti oltre il settimo cielo mentre ballava la samba, te lo giuro.
Talia entrò in bagno senza smettere di ridere ed Annabeth la imitò, puntando le mani ai lati del lavandino e guardandosi allo specchio. I capelli le ricaddero per un po' davanti al viso e si osservò. Osservò i suoi occhi grigi un po' lucidi rispetto al normale, le gote arrossate e la fronte imperlata leggermente di sudore. Poi, osservò il suo sorriso, un sorriso un po' brillo a dirla tutta ma pur sempre un sorriso talmente ampio che la fece sorridere ancora di più.
Era felice.
Annabeth Chase era felice.
Niente più ombre nella sua vita, niente più ombre che l'avrebbero potuta rapire o incatenare. Niente più ombre perché adesso, le sembrava tutto stramaledettemente perfetto.
NON. CI. CREDO. ANNABETH. HA. DETTO. CHE. E'. FELICE. WOW. WOW. WOW. WOW.
Vide prima il suo sorriso calcolatore, gli occhi di ghiaccio che scrutavano Percy e la birra accanto sé.
Vide i capelli castani tirati indietro.
Vide il volto solcato da rughe, un volto che lei non era mai riuscita a farsi piacere.
Vide le spalle strette in una giacca scura.
Vide quelle mani grandi che non avevano mai avuto rispetto per lei e la testa iniziò a girarle vorticosamente ed era certa che non fosse per l'alcool.
Barcollò scusciando via dalla presa di Talia e incrociando i piedi prima di sbattersi violentemente al muro con la spalla destra.
Le gambe le cedettero mentre il cuore le batteva così tanto forte che sembrava volesse uscirle dal petto.
Il respiro divenne affannoso e l'aria iniziò a mancarle mentre scivolava verso terra prima di venir sorretta da Talia.
- è qui.. – mormorò, la lingua intrecciata e le mani che tremavano senza controllo.
- Chi è qui? – domandò Talia che sembrava avesse ripreso il controllo in pochi attimi e che aveva già un'idea di chi potesse essere la persona alla quale si riferiva Annabeth.
- È qui.. – ripetè Annabeth senza riuscire a controllare il respiro e i suoi battiti.
NO NO NO NO NO NO NOOOOOOOOOOOOOOOOOO
- Annabeth devi combattere, sono stata chiara? – disse Talia, gli occhi blu elettrico ridotti a due fessure, il viso a pochi centimetri da quello dell'amica e le mani sulle sue guance, quasi obbligandola a guardarla negli occhi, – tu sei più forte di così, devi lottare.
Combatti, Annabeth, combatti!!!
Mr. Morrison aveva sempre avuto ragione. Lei non meritava niente di bello.
Lei non meritava l'amore di Percy, i sorrisi di Luke e gli abbracci di Talia.
Lei era sbagliata.
Lei meritava solo ciò che Mr. Morrison era disposto a darle, solo ciò che lui poteva donarle.
Lei meritava violenza e odio, non abbracci e risate.
Lei non aveva mai meritato Percy o Talia o Luke perché non era mai stata degna di persone speciali come loro. Lei non era neanche lontanamente vicino a quei tre ragazzi in grado di spaccare il mondo.
Lei era sempre stata un peso, qualcosa per cui non valesse la pena combattere o cercare nelle ombre.
Lei non andava salvata perché era già morta.
Allora, abbiamo appena finito la "terapia", hai appena detto che sei FELICE e ti elimini così? Dobbiamo fare un discorsetto noi due. (sclero time)
- Annie bella – fece Robb con un ghigno e il respiro di Annabeth si mozzò appena la vista iniziò a rischiararsi e i suoi occhi incontrarono quelli di ghiaccio dell'uomo che più aveva odiato in vita sua.
Per un attimo pensò a Percy, a Talia che le diceva di combattere e a Luke che le insegnava come fare e tentò di liberare i polsi ma poi si arrese e capì, capì che andava bene perché lei si meritava tutto questo: lei si meritava di star male.
I muscoli smisero di contrarsi, le braccia di lottare, gli occhi di piangere perché andava bene così, perché quelle ombre e quel ghiaccio che erano sempre stati parte di lei e andavano benissimo.
E si lasciò portare in un vicolo buio, illuminato da un lampione solitario ma che nessuno avrebbe mai notato, non a Capodanno, non con chissà quanti litri d'alcool in corpo e la voglia di far festa.
Dio, quell'uomo era talmente squallido che preferiva portarla in un vicolo, talmente irrispettoso nei confronti di Annabeth da non avere neanche la decenza di portarla a casa sua. Talmente malato che dei suoi occhi e del suo corpo da diciannovenne ne faceva la sua eccitazione e la sbatté al muro con forza facendole cozzare la testa contro il cemento e facendola gemere.
- Mi sei mancata, Annie bella – le respirò forte sul collo e Annabeth rabbrividì per quelle labbra da cinquantenne così diverse da quelle morbide di Percy che sapevano sempre coccolarla al punto giusto. Così diverse e strane che il freddo aumentò mentre le mordeva forte la pelle preoccupandosi di farle male.
Ma ad Annabeth andava bene, andava bene perché se lo meritava, perché era giusto così.
Annabeth gemette di dolore appena quella mano ruvida le strinse troppo il fianco e gli occhi di ghiaccio di Robb si fissarono sulle sue iridi, – te lo meriti, puttana.
Ed Annabeth chiuse gli occhi lasciando che due lacrime le scorressero veloci sulle guance seguite poi da altre che non riuscì a controllare nonostante il suo volere fosse diverso.
La mano di Robb vagò per il suo corpo. Le strinse forte il seno facendola gemere per il dolore ancora una volta e poi le andò sull'intimità facendo arrivare un'altra ondata di gelo e tenebre.
Era così diverso dal tocco dolce di Percy e che era sempre capace di farla star bene, era un tocco rude, irrispettoso e che le fece male e la fece piangere ancora di più.
Stupido maiale porco pervertito idiota irrispettoso matto stupratore del pentu.
Trovami nelle ombre affinché il freddo non mi faccia più del male, Percy.
Questa frase è meravigliosa, perfetta per una poesia....
Trovami nelle ombre affinché il freddo non mi faccia più del male, Percy.
Riportami nella luce della vita che tu mi sai donare
Aiutami in questo inferno che mi distrugge
Amami come solo tu sai fare
E ti prometto che ti darò me stessa fino alla fine.
Ok, non so da dove mi è uscita, ogni tanto Apollo mi da ispirazione...
Trovami.
Trovami.
- Te lo meriti, puttana.
Trovami.
Trovami.
NO lei non se lo merita brutto AAAAAAAAAA mi fa salire il crimine sto qui.
“Save” diceva l'incisione. Lo aveva da sei giorni e per sei giorni aveva incessamente pensato a cosa volesse dire “Save”. Per sei giorni, il suo cervello aveva lavorato senza sosta, cercando una spiegazione a quell'incisione che non aveva mai visto da nessun'altra parte. Ma solo a quel punto, solo incollata contro a un muro freddo e avvolta dalla paura, Annabeth capì e si diede della stupida per non esserci arrivata prima.
Quel “Save” non era riferito a Percy, non era riferito a lui che l'avrebbe salvata.
Andiamo, cavolo! Percy l'aveva salvata talmente tante volte che aveva anche perso il conto. Percy l'aveva trovata nelle ombre e riscaldata dal freddo talmente tante volte che Annabeth non lo aveva neanche realizzato.
E Annabeth a quel punto capì. Capì che quel “Save” era sempre dipeso da lei, capì che l'essere salvata era sempre dipeso da lei.
Capì che Percy l'aveva trovata ma lei doveva lasciarsi portare in salvo.
Capì anche che si era sempre lasciata salvare permettendo che la sua vita fosse guidata da qualcun altro ma adesso, era il suo turno di manovrare la partita.
GO ANNABETH GOOOOOOO
- Io non me lo merito – mormorò e Robb si fermò di scatto senza togliere quella mano fastidiosa dlal'intimità di Annabeth.
- Che cos.. – ma la gomitata che gli arrivò sulla bocca fu abbastanza forte e fulminea da fargli scattare la testa all'indietro. Barcollò per un paio di passi e Annabeth fletté i polsi, lo sguardo assottigliato e il corpo che tremava.
Non per il freddo.
Non per la paura.
Per la rabbia. Rabbia che aveva accumulato in sette anni e rabbia che nutriva nei confronti di quel verme che non aveva mai meritato neanche una sua lacrima.
Robb si portò una mano al labbro che sanguinava vistosamente e si mise dritto sputando sangue e osservando Annabeth con odio e scherno, – puttana – disse avventandosi su di lei.
Annabeth schivò lateralmente e lo colpì sulla schiena con un calcio talmente forte che lo fece finire a terra sbattendo la testa contro il cemento.
Gli si inginocchiò accanto sollevandolo per i capelli sulla nuca e inchiodando gli occhi grigi e freddi in quell'azzurro ghiaccio che non le era mai piaciuto.
- Io. merito. Di essere. Felice – disse scandendo le parole e lasciando poi ricadere la testa di Robb a terra.
Si rialzò sistemandosi il vestito salito un po' sulle cosce e si poggiò al muro per infilarsi le scarpe col tacco.
Si era lasciata trovare nelle tenebre, aveva permesso che venisse portata in salvo e adesso, quel freddo che inevitabilmente sentiva sempre attorno al cuore -ne era certa- non le avrebbe più dato fastidio.
E poi, aveva una festa di capodanno alla quale andare.
YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
hai presente l'omino di cui ti ho parlato prima? Ecco ora sono così.
Questo è il tuo capitolo più bello, è la perfezione in ogni sua parola.
Inizialmente pensavo anch'io che Percy la salvasse, ma poi andando avanti con la lettura ho capito che Annabeth Avrebbe fatto tutto da sola e ti assicuro che è perfetto comunque.
Ti voglio bene, veramente, invidio le tue amiche che possono vederti, deve essere una cosa bellissima.
Continua SEMPRE così <3<3<3<3
Kaliko |