Ciao mia carissima Star ^^
La sera, specie quando al mattino mi alzo presto, non è più mia amica, crollo dalla stanchezza e così ho dovuto rimandare ad oggi la lettura del tuo aggiornamento 💗
Ammetto spesso che ogni capitolo letto risulti ai miei occhi l'apice dell'umanità, almeno fino a quando non pubblichi il successivo. La lettera sicuramente è lo strumento per eccellenza per mettere a nudo l'anima dei protagonisti, oltre ad essere il mezzo privilegiato per comunicare nel cuore di una guerra. Hai svelato l'anima di personaggi che nel corso della narrazione ci hai dato modo di conoscere; sono personaggi che ricoprono più ruoli professionali e sociali, ma la sofferenza che porta un'unica causa li accomuna nell'umanità.
Ogni comunicazione epistolare mi è piaciuta nella sua unicità, ha approfondito rapporti, esistiti in passato o ancora esistenti e sopravvissuti alla guerra, che sono stati per noi molto toccanti nei capitoli precedenti.
La prima lettera di Peter rivolta a due genitori addolorati esprime tanto dispiacere, ma esprime anche il rapporto già profondamente sviscerato tra commilitoni: il supporto reciproco, l’adrenalina della guerriglia, ma anche la morte che incombe e l’eroismo del compagno defunto che permane nel cuore di coloro che lo hanno conosciuto e vissuto negli istanti della lotta alla sopravvivenza e all’apice della fragilità umana.
La medicina è un altro campo che hai affrontato più volte nell’arco della storia e un altro aspetto strettamente legato al tema bellico. Offri al dottor Jones una nuova luce, ce lo fai conoscere da una nuova prospettiva; è molto strano pensarlo come assistente e principiante, abbiamo imparato a figurarcelo come un buon medico, ma soprattutto un egregio “padre spirituale”, è perciò difficile credere che il suo cuore possa serbare così tanti sentimenti di impotenza, ma certo non impossibile. Coloro che soccorrono in questa drammatica guerra sono, al pari di coloro che la combattono, nulla più che esseri umani, perciò impotenza e dubbi di fronte alla sofferenza, alla mancanza di mezzi per curare i moribondi turbano profondamente il loro animo; eppure essi sono proprio coloro che, davanti all’efferatezza del conflitto, possono fare davvero la differenza tra la vita e la morte, è una responsabilità immensa e tra le mani hanno poco e niente per poter agire nel massimo delle loro capacità. È comprensibile quindi la loro immensa sofferenza, la stanchezza psichica che viene ingigantita quando sono costretti a salvaguardare la salute e l’anima dei loro pazienti; come dicevo anche loro sono esseri umani, sentono il peso della drammaticità e, proprio come Jones, nell’anima e lontano da occhi indiscreti cedono allo sconforto al pari dei soldati di entrambi gli schieramenti.
Sappiamo come se la stia cavando Friedhelm e con lui quindi le condizioni di tutti i prigionieri rinchiusi nei campi di lavoro. Diverse volte ci hai nominato questi luoghi, persino Richard ha rischiato seriamente di essere portato in un luogo simile. È malinconica la lettera spedita alla moglie, ma non struggente; tra le righe c’è speranza, Friedhelm vive della speranza di poter tornare a casa e di rivedere i propri affetti, ogni lato (anche piccolo) non drammatico della prigionia fa pensare alla sopravvivenza e ad un ritorno. Come lui, confido anche io nell’umanità dei tedeschi, come di ogni altro soldato impegnato sul campo di battaglia.
A proposito di umanità, è bellissimo il significato che hai veicolato attraverso la lettera di Spengler. Ci fai un resoconto della situazione dei tedeschi dopo l’attacco al treno, esattamente da dove li abbiamo lasciati dopo la fuga di Richard. L’ufficiale tedesco ha garantito a Richard la libertà mentendo ai suoi superiori in molto credibile (salvaguardando così anche la sua reputazione e la sua vita). È forse l'evento più toccante, significativo ed emblematico del tuo racconto, è ciò che trasforma forse un racconto di guerra in una propaganda di pace (è ciò che credo non per sminuire il tema, ma solo per elevarlo al senso più alto che si potrebbe trovare nel genere e che credo proprio tu abbia raggiunto).
È dolcissima la lettera di Hugh alla moglie e ai figli. Loro si sono rivisti da poco; traspare tutto l’amore verso la sua compagna di vita, ma soprattutto il timore che il dovere verso la patria non gli consenta di essere un buon padre. È toccante questo contrasto tra due diverse forme di dovere, entrambe importanti che manderebbero in crisi qualunque uomo d’onore.
Esattamente come Richard, che continua ad essere un uomo d’onore e, in quanto tale, prova spesso dolore per eventi passati ma che faticano a non tormentarlo. Trova il coraggio di scrivere alla famiglia di un caro amico considerato fratello che lo ha sempre supportato nelle difficoltà, dopo tempo dalla sua morte, dopo aver attenuato lutto e sensi di colpa.
Anche nella lettera di William il tema trattato è quello del lutto di un giovanissimo uomo che aveva tutta la vita davanti; anche qui il mittente prova affetto, ma sente anche il peso della colpa del fratello che lo ha portato (secondo le leggi dell’epoca) ad una morte inevitabile per cui nessuno ha colpa se non la diserzione stessa. William scrive al padre, ad un uomo probabilmente ancora ferito nell’animo per la morte del figlio, eppure il primogenito sente il bisogno di scrivere al genitore, quasi di giustificarsi per non averlo potuto/voluto salvare, perché così era la legge, una legge a cui lui stesso crede e che macchierà per sempre la sua reputazione (in fondo lui stesso ha ricevuto la sua pena attraverso il cognome).
Risulta dolce il rapporto tra Finn e la sorella nella lettera che il ragazzo le scrive, esattamente come ci avevi anticipato; sono complici, Finn confida a lei il dispiacere per l’allontanamento dal fratello ed è sinonimo di completezza poter sentire anche dalla voce del diretto interessato quanto il rapporto tra i due fratelli sia mutato nel tempo. Quest’ultima lettera si chiude con una buona dose di speranza con i buoni propositi di Finn che desidera riallacciare i rapporti con lui, credendo che non tutto sia davvero perso.
Hai tirato le fila su più fronti in modo originale e toccante, attraverso le voci dei protagonisti e non una semplice narrazione. Sai quanto mi piacciano le parti riflessive e quanto attraverso esse si possa conoscere davvero tanto sui protagonisti, quindi non importa affatto che la narrazione sia stata messa in “pausa”, per me non è stato affatto così, anzi la storia è proseguita in più lettere, solo attraverso altre modalità. È stata, come di consueto, una lettura piacevole e toccante che ho divorato e concluso senza nemmeno accorgermene (esattamente come non mi accorgo di scrivere un papiro di recensione, scusa ^^”) <3
A presto!
Un abbraccio grande
-Vale (sempre tua fan) |