Recensioni per
Dulce et decorum est
di Star_Rover

Questa storia ha ottenuto 281 recensioni.
Positive : 281
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/11/20, ore 21:46

Uei, ma che bella serie di pugni nello stomaco abbiamo qui?
In particolare la lettera del dottor Jones, che si trova a far fronte con gente o troppo andata per curarla o curabile ma solo con strumenti che lui non ha.
Interessante mostrare anche le lettere di Friedhelm: ribadisce il concetto che le persone soffrono in questa guerra a prescindere dallo schieramento.
E soprattutto quella di Spengler! Non solo è sopravvissuto, ma fa anche che mentire spudoratamente ai suoi superiori sulla sopravvivenza di Green. Mica male, per due che si conoscono a malapena.
Ma quanto cavolo è tenero Hugh?
Povero William! È comunque dolce quello che ha scritto al padre, tirando le somme della vicenda del fratello e del dolore che hanno subito e che hanno tutto il diritto di provare, qualunque cosa abbia fatto il ragazzo.
Fa decisamente tenerezza Finn, alle prese con un fratello che ha permesso alla politica di intaccare il loro rapporto.
Davvero un bel capitolo, complimenti!

Recensore Master
10/11/20, ore 01:17

Ciao mia carissima Star ^^

È l'ultima battaglia per i nostri eroi, ce la presenti così, sicuramente intuiamo che sarà l'ultima battaglia con le armi in mano, forse anche gli ultimi sprazzi di drammaticità al fronte per tornate poi alla vita quotidiana, quella che in questi anni hanno quasi dimenticare.
Credo però che dovranno ancora un po' lottare contro il passato e la società, sarà una battaglia altrettanto dura e sofferta per Richard e Finn.
Il contesto che ci descrivi è sempre segnato dalla guerra, non vi è scampo per questo paesaggio che fa da sfondo ad una sanguinosa guerra. L'immagine però non è insolita per il tenente, come dicevo è una triste abitudine. Oltre all'ordine delle cose, diventa difficile anche mettere ordine dentro di sé, riscoprire una sensazione di pace, ricomporre i pezzi che giorno dopo giorni si sgretolano sotto il peso della sofferenza fisica e psichica.
La vicinanza dei commilitoni è l'unica compagnia umana in quei teatri di scontri, l'unico appoggio/sollievo fisico e psichico, sottolinei ancora una volta la loro profonda umanità e fragilità. La guerra non l ha avuto effetto su Richard, ha accettato di combattere sottostando con senso di dovere alle regole spietate, ma non si è fatto irretire dal desiderio di uccidere il nemico.
L'ultima battaglia è triste per i tuoi lettori, perché ci avviamo verso il termine di questa avventura, però dona anche speranza per il fatto che anche questa carneficina avrà un termine, che le carte in gioco potrebbero prendere una forma e decretare finalmente un vincitore per porre fine a questa carneficina.
Mi sembra inoltre molto verosimile il fatto che parta dai soldati la prospettiva del termine della guerra, quando sono invece i governi a decretare la fine della guerra con armistizi e quant'altro ... è come se immersi nella guerra in prima linea si perdesse la visione generale, in questo frangente mi pare tu abbia reso molto bene il cinismo di chi muove i fili e gioca con i sentimenti di questi uomini, considerandoli solo carne da macello (se ci fossero stati dubbi su riguardo, tu ci hai dimostrato abilmente che non sono affatto questo).
La breve scena delle tombe è stata intensa e commovente; le hai descritte come "fosse di fortuna" costruite nel bel mezzo del nulla, ma doverose da parte dei compagni sopravvissuti che devono trovare una strada per elaborare i numerosi lutti. È stata davvero molto suggestiva l'atmosfera che hai creato grazie all'anima dei caduti che non ha mai lasciato quelle terre; il ricordo che invade la mente dei sopravvissuti durante lo scontro equivale ad una rivalsa per coloro che sono morti e ad una motivazione per i vivi.
La visione di Richard dei nuovi soldati che si accingono a raggiungere la prima linea lo riporta ancora una volta a rivivere il suo doloroso passato. Per fortuna la presenza di Finn è immancabilmente e resta un dolce rifugio.
Ci offri un nuovo flash su Horace, un uomo che forse più di tutti ci mostra la fragilità e lo sfinimento dei soldati, è davvero ora che vengano deposte le armi ...
È sempre bellissimo leggere dell'apprensione di Richard per i suoi uomini; anche se non ha potuto rinunciare alla medaglia per ovvi motivi i suoi pensieri ci descrivono ancora una volta un soldato sensibile e dal cuore immenso.
Richard non vede nulla oltre la guerra, è quasi disilluso, perché ha conosciuto Finn in guerra e sa che solo lì possono coltivare la loro relazione lontano da sguardi indiscreti. Il post guerra è un'incognita per loro e non infonde meno ansia della guerra stessa (come sempre azzardo interpretazioni, ma tu correggimi se sbaglio ^^).
Sono arrivata al punto di questa storia in cui anche l'uccisione dei nemici mi provoca tristezza, credo fosse uno degli obiettivi e tu l'hai raggiunto in pieno con grande maestria!
Mi piace come stai intervallando momenti di pace carichi comunque di angoscia a momenti concitati di battaglia. Resta alto il morale con cui i soldati affrontano la guerra, lo stesso Richard sembra al principio dell'azione militare piuttosto grintoso grazie al pensiero dell'impresa gloriosa; subito dopo subentrano i pensieri che passano attraverso il ricordo di Albert e la consapevolezza della propria fragilità. Finn ora affianca Richard come un vero soldato, è un traguardo enorme per lui; anche ai nostri occhi appare più uomo e meno ragazzo. Richard è riuscito a proteggere Finn, nonostante sapesse quanto lui stesso avrebbe rischiato; ha portato a termine la sua missione più importante per la quale non sono previste medaglie, ma solo la pace del cuore.
Anche William si trova davanti ad una decisione difficile, ma non penso che non soccorrerà Randall, anzi potrebbe avere qualche chance di conoscere la verità che ruota intorno ad Albert ...

Per quanto questa storia sia malinconica e triste, ti ringrazio perché mi hai aiutata a distrarre la mente. Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo, ho il timore per Richard, ma mi fido della tua sensibilità e della tua grande capacità di creare una sana suspance. Bravissima e te lo dirò fino alla fine ❤

A presto!
Un abbraccio grande grande
-Vale (sempre tua fan)

Recensore Master
09/11/20, ore 08:22

Ciao^^
ci stiamo avvicinando alla resa dei conti, e questo vale per tutti i tuoi personaggi. Nello sfondo della guerra, che come sappiamo mette a nudo il vero sè di ognuno, tutti si confrontano con i loro "fantasmi": Finn è un buon soldato, ma neppure tutta la sua bravura e buona volontà possono proteggere dalle schegge di granata. Richard si trova nell'impossibilità di immaginare una vita dopo la guerra, e forse ci pensa la guerra stessa a liberarlo dalla necesità di pensare a se stesso dopo.
E infine abbiamo anche chi nella battaglia ritrova persone che non avrebbe mai più pensato di rivedere: il Destino offre delle opportunità, Foley le coglierà? E quanto costerà coglierle?
Bravissima, la storia è sempre più appassionante e drammatica. A presto!

Recensore Master
08/11/20, ore 07:06

Buongiorno,
Green è senza dubbio il personaggio che, secondo me, ne ha dovute affrontare di ogni.
Atmosfere devastate dalla guerra, ancora paura, ancora attacchi, ancora granate.
Quelle case devastate ricordano anche il passaggio della successiva grande guerra. L'Europa distrutta.
Infatti questi ragazzi sono così giovani che potranno vedere... anche la seconda... è questo che pensavo mentre leggevo la discussione a riguardo del fatto che si pensasse al dopo, al dopo la fine di questo conflitto... molto, molto triste, tutto quanto!

Recensore Master
07/11/20, ore 16:26

Carissima,
dal titolo suppongo che siamo giunti davvero alle battute finali di questa vicenda, così come la fine dell'estate del 1918 segna l'avviarsi del conflitto alla conclusione.
Ritroviamo quasi tutti i personaggi che ci hanno accompagnati nei mesi lenti e identici della Grande Guerra, compresi il fango, le trincee e la paura costante.
C'è chi si abbandona a una notte di passione, come Richard e Finn, che si sentono vivi l'uno nelle braccia dell'altro; chi ripensa al passato e al futuro, chi preferisce stordirsi e non pensare affatto.
La battaglia scoppia quasi come un'abitudine consolidata, con il suo fumo e il suo rumore cruento. Una vecchia nemica che nessuno vorrebbe rincontrare. Eppure eccola, a falciare nuove speranze, nuove aspettative, nuove vite.
Richard, fresco di un'indesiderata decorazione, compie come sempre il proprio dovere, ma questa volta la scheggia che gli dilania la carne appare spietata, letale. Al suo fianco, Finn si dispera e cerca di soccorrerlo, pregando che non sia la fine.
Così vorrei anch'io, mi dispiacerebbe perdere un protagonista carismatico e onesto come il tenente. Non farlo morire, se puoi. ^^
Ultimo ma non meno importante, Foley scova il simpatico Randall. Che sia giunto il momento della verità?
Davvero un capitolo drammatico e carico di pathos. Sono contenta di aver letto questa vicenda e non vedo l'ora di assistere al finale.
A presto! :)

Recensore Master
06/11/20, ore 17:36

Interessante l'excursus sulla vita familiare di Finn, in particolare per il rapporto fraterno così diverso da quello tra Albert e Richard.
E in generale tutto il capitolo, che è una lunga riflessione di Finn sula propria storia e sui cambiamenti che ha vissuto. Coronati dalla riunione con il suo Richard.
Complimenti pe un capitolo di passaggio ma comunque carino!

Recensore Master
03/11/20, ore 18:09

E la fuga in solitaria di Richard ha termine con l'incontro con un gruppo di americani, che non hanno ancora capito un ciufolo della situazione ma almeno sono disposti ad aiutare.
Uh, povero Waddington. Il suo stato d'animo è terrificante, e porta una riflessione molto amara su quanto poco possa voler dire essere 'bravi ragazzi', 'tipi a posto' di fronte a certe circostanze. E adesso il bravo ragazzo inizia a drogarsi ... come se in qualche modo fosse peggio di aver passato anni a veder morire i propri compagni.
Molto sconfortante anche la situazione di Foley: un lutto che non solo non può esprimere ma per cui la morale (anche la sua) detta invece che si debba vergognare, e dall'altra parte la consapevolezza del marcio nell'esercito per cui lui e i suoi uomini rischiano ogni giorno la vita.
Richard fa il tris della depressione: torna, e trova il suo compagno più di là che di qua. No, veramente lui ha la doppia dose, non ce lo vuole il cimitero di croci sul petto ma insistono a rifilarglielo. Chissà dove andrà a parare questa cosa.
Altro bel capitolo, complimenti!

Recensore Master
03/11/20, ore 10:16

Ciao carissima,
le lettere, momento di riflessione intima prima che di condivisione, tirano in un certo senso le fila della vicenda. Cnsentono anche a noi lettori una riflessione sulla tua storia, ce la fanno vedere sotto tanti aspetti diversi.
Attraverso le lettere scopriamo che ne è stato del disertore Friedhelm o del treno colpito dal bombardiere inglese.
Ogni personaggio ha la sua voce, i suoi pensieri, le sue aspirazioni. Vediamo un medico che si rammarica di non poter salvare più vite e vediamo un ufficiale che promette di resistere a oltranza, nonostante la situazione sempre più disperata. Vediamo l'idea che chi sta al fronte ha di quel luogo remoto chiamato "casa", i suoi pensieri, i suoi timori.
A presto!^^

Recensore Master
01/11/20, ore 15:11

Ciao mia carissima Star ^^

La sera, specie quando al mattino mi alzo presto, non è più mia amica, crollo dalla stanchezza e così ho dovuto rimandare ad oggi la lettura del tuo aggiornamento 💗

Ammetto spesso che ogni capitolo letto risulti ai miei occhi l'apice dell'umanità, almeno fino a quando non pubblichi il successivo. La lettera sicuramente è lo strumento per eccellenza per mettere a nudo l'anima dei protagonisti, oltre ad essere il mezzo privilegiato per comunicare nel cuore di una guerra. Hai svelato l'anima di personaggi che nel corso della narrazione ci hai dato modo di conoscere; sono personaggi che ricoprono più ruoli professionali e sociali, ma la sofferenza che porta un'unica causa li accomuna nell'umanità.
Ogni comunicazione epistolare mi è piaciuta nella sua unicità, ha approfondito rapporti, esistiti in passato o ancora esistenti e sopravvissuti alla guerra, che sono stati per noi molto toccanti nei capitoli precedenti.
La prima lettera di Peter rivolta a due genitori addolorati esprime tanto dispiacere, ma esprime anche il rapporto già profondamente sviscerato tra commilitoni: il supporto reciproco, l’adrenalina della guerriglia, ma anche la morte che incombe e l’eroismo del compagno defunto che permane nel cuore di coloro che lo hanno conosciuto e vissuto negli istanti della lotta alla sopravvivenza e all’apice della fragilità umana.
La medicina è un altro campo che hai affrontato più volte nell’arco della storia e un altro aspetto strettamente legato al tema bellico. Offri al dottor Jones una nuova luce, ce lo fai conoscere da una nuova prospettiva; è molto strano pensarlo come assistente e principiante, abbiamo imparato a figurarcelo come un buon medico, ma soprattutto un egregio “padre spirituale”, è perciò difficile credere che il suo cuore possa serbare così tanti sentimenti di impotenza, ma certo non impossibile. Coloro che soccorrono in questa drammatica guerra sono, al pari di coloro che la combattono, nulla più che esseri umani, perciò impotenza e dubbi di fronte alla sofferenza, alla mancanza di mezzi per curare i moribondi turbano profondamente il loro animo; eppure essi sono proprio coloro che, davanti all’efferatezza del conflitto, possono fare davvero la differenza tra la vita e la morte, è una responsabilità immensa e tra le mani hanno poco e niente per poter agire nel massimo delle loro capacità. È comprensibile quindi la loro immensa sofferenza, la stanchezza psichica che viene ingigantita quando sono costretti a salvaguardare la salute e l’anima dei loro pazienti; come dicevo anche loro sono esseri umani, sentono il peso della drammaticità e, proprio come Jones, nell’anima e lontano da occhi indiscreti cedono allo sconforto al pari dei soldati di entrambi gli schieramenti.
Sappiamo come se la stia cavando Friedhelm e con lui quindi le condizioni di tutti i prigionieri rinchiusi nei campi di lavoro. Diverse volte ci hai nominato questi luoghi, persino Richard ha rischiato seriamente di essere portato in un luogo simile. È malinconica la lettera spedita alla moglie, ma non struggente; tra le righe c’è speranza, Friedhelm vive della speranza di poter tornare a casa e di rivedere i propri affetti, ogni lato (anche piccolo) non drammatico della prigionia fa pensare alla sopravvivenza e ad un ritorno. Come lui, confido anche io nell’umanità dei tedeschi, come di ogni altro soldato impegnato sul campo di battaglia.
A proposito di umanità, è bellissimo il significato che hai veicolato attraverso la lettera di Spengler. Ci fai un resoconto della situazione dei tedeschi dopo l’attacco al treno, esattamente da dove li abbiamo lasciati dopo la fuga di Richard. L’ufficiale tedesco ha garantito a Richard la libertà mentendo ai suoi superiori in molto credibile (salvaguardando così anche la sua reputazione e la sua vita). È forse l'evento più toccante, significativo ed emblematico del tuo racconto, è ciò che trasforma forse un racconto di guerra in una propaganda di pace (è ciò che credo non per sminuire il tema, ma solo per elevarlo al senso più alto che si potrebbe trovare nel genere e che credo proprio tu abbia raggiunto).
È dolcissima la lettera di Hugh alla moglie e ai figli. Loro si sono rivisti da poco; traspare tutto l’amore verso la sua compagna di vita, ma soprattutto il timore che il dovere verso la patria non gli consenta di essere un buon padre. È toccante questo contrasto tra due diverse forme di dovere, entrambe importanti che manderebbero in crisi qualunque uomo d’onore.
Esattamente come Richard, che continua ad essere un uomo d’onore e, in quanto tale, prova spesso dolore per eventi passati ma che faticano a non tormentarlo. Trova il coraggio di scrivere alla famiglia di un caro amico considerato fratello che lo ha sempre supportato nelle difficoltà, dopo tempo dalla sua morte, dopo aver attenuato lutto e sensi di colpa.
Anche nella lettera di William il tema trattato è quello del lutto di un giovanissimo uomo che aveva tutta la vita davanti; anche qui il mittente prova affetto, ma sente anche il peso della colpa del fratello che lo ha portato (secondo le leggi dell’epoca) ad una morte inevitabile per cui nessuno ha colpa se non la diserzione stessa. William scrive al padre, ad un uomo probabilmente ancora ferito nell’animo per la morte del figlio, eppure il primogenito sente il bisogno di scrivere al genitore, quasi di giustificarsi per non averlo potuto/voluto salvare, perché così era la legge, una legge a cui lui stesso crede e che macchierà per sempre la sua reputazione (in fondo lui stesso ha ricevuto la sua pena attraverso il cognome).
Risulta dolce il rapporto tra Finn e la sorella nella lettera che il ragazzo le scrive, esattamente come ci avevi anticipato; sono complici, Finn confida a lei il dispiacere per l’allontanamento dal fratello ed è sinonimo di completezza poter sentire anche dalla voce del diretto interessato quanto il rapporto tra i due fratelli sia mutato nel tempo. Quest’ultima lettera si chiude con una buona dose di speranza con i buoni propositi di Finn che desidera riallacciare i rapporti con lui, credendo che non tutto sia davvero perso.


Hai tirato le fila su più fronti in modo originale e toccante, attraverso le voci dei protagonisti e non una semplice narrazione. Sai quanto mi piacciano le parti riflessive e quanto attraverso esse si possa conoscere davvero tanto sui protagonisti, quindi non importa affatto che la narrazione sia stata messa in “pausa”, per me non è stato affatto così, anzi la storia è proseguita in più lettere, solo attraverso altre modalità. È stata, come di consueto, una lettura piacevole e toccante che ho divorato e concluso senza nemmeno accorgermene (esattamente come non mi accorgo di scrivere un papiro di recensione, scusa ^^”) <3

A presto!
Un abbraccio grande
-Vale (sempre tua fan)

Recensore Master
01/11/20, ore 13:16

Buon pomeriggio,
oh, bravissima, ottima scelta di narrarci tramite una sequenza di lettere!
Ho apprezzato molto, anche perché questo escamotage ci permette di vedere una versione ancora... più intima, più introspettiva e profonda della vicenda.

Recensore Master
01/11/20, ore 11:36

Carissima,
queste lettere, ciascuna con il suo stile e un grande contenuto di sentimenti diversi, ci portano davvero tra i combattenti. Ancor più che le pallottole o gli scontri, la prigionia o le ferite.
Sono testimonianza sincera di esistenze spezzate, che hanno forzatamente cercato un adattamento o, in caso contrario, si sono perse senza avere la certezza di potersi recuperare.
Ho avuto occasione di leggere la corrispondenza dal fronte italo-austriaco e sono rimasta molto toccata: mani incerte, errori, parole in vari dialetti... ma tanto cuore, tanto amore, tanta speranza. Uomini che hanno difeso un ideale più che un confine militare, che avrebbero certo preferito che i loro governanti non precipitassero il mondo in un conflitto, ma che in qualche modo sono un esempio di ciò che accade quando non è la ragione a prevalere. Da questo non si è mai fuori pericolo.
Conservo tutte le lettere di mio nonno, che è stato soldato e partigiano durante la Seconda Guerra Mondiale; mio fratello (che è un autore storico, non dilettante come la sottoscritta) ci ha scritto e pubblicato un libro: "La stilografica di piazza del Cavallo", nel quale racconta una storia, che può essere quella di ciascuno di quegli uomini o quelle donne.
Il nonno scriveva bene, era maestro elementare, e le sue parole dicono molto di più rispetto a quello che è rimasto sulla carta ingiallita.
Una frase per tutte: "E' impossibile vivere una festa, se non la festa non è nel cuore" (penso fosse il Natale del 1942).
Perciò questo capitolo era quasi necessario e tu l'hai reso davvero bene, non solo in originalità, armonia e sequenza, ma anche in espressione interiore.
Attendo il finale, mi auguro non troppo tragico e con tutti i nodi che vengono finalmente al pettine.
Un bacio e alla prossima! ^^

P.S. "...per la mia crescita sia personale che professionale". Ho notato qui un errore sulla correlativa, devi mantenere il "sia... sia". Il "che" è sbagliato. ^^ Però ci sta che un soldato che scrive a casa non sia un linguista pignolo come me. ;)

Recensore Master
30/10/20, ore 21:28

Povero Dawber, sembra che finisca sempre nelle situazioni peggiori. Almeno non è privo di legami: ha un buon amico, e in lui, un buon punto di partenza per affrontare il ritorno alla sua famiglia.
Intanto, Redmond che vede il figlio in Finn fa decisamente tenerezza. E per di più il ragazzo sembra stare molto meglio, giusto in tempo per il ritorno di Richard.
Per contro, va peggio a Foley, anche se il modo in cui ha difeso suo fratello resta decisamente figo. E va un poco peggio anche a Richard, con la sua inquietante escursione nell'accampamento pieno di morti.
Complimenti per un altro bel capitolo!

Recensore Master
26/10/20, ore 21:16

Quindi il povero Finn è miracolosamente sopravvissuto al gas, anche se ne sta decisamente pagando lo scotto.
Miracolato, in un certo senso, è Richard, che non solo sopravvive a un deragliamento del treno, ma riesce ad approfittarne per scappare, complice Spengler che non ha il cuore di sparare a un tizio che in fin dei conti gli sta simpatico. E una ragazza francese che non si fa problemi ad accogliere e rimettere in sesto feriti, a prescindere da chi siano.
Ma che bella dose di terga! Pure un cavallo random trova! E uno che fa pure il suo dovere (succede solo a me, quandi salgo su un cavallo, che questo si mette ad andare in retromarcia senza spiegazione plausibile?).
Adesso lo aspetta solo l'infartazzo di vedere le condizioni di Finn!
Complimenti per un altro bel capitolo!

Recensore Master
26/10/20, ore 11:21

Ciao carissima,
l'iter di Finn diventa nella tua storia l'iter emblematico di ogni soldato. Si parte ingenui e pieni di speranze, convinti che la guerra alla fine sia una specie di sport un po' più duro del normale. Ci si spoglia man mano di ogni illusione, fino a rimanere ndi della prorpia essenza. Alcuni soccombono, altri, come Finn, sopravvivono, si fortificano e diventano soldati senza smettere di essere umani. Anche il rapporto con il tenente l'ha aiutato in questo senso, sostenendolo quando ne aveva bisogno, non solo con la presenza fisica, ma con l'esempio e la vicinanza morale.
Finn ha subito una metamorfosi senza perdere la vera essenza di se stesso, cosa che ha fatto di lui il buon soldato del titolo.
Come sempre complimenti, alla prossima!^^

Recensore Master
24/10/20, ore 16:25

Ciao mia carissima Star ^^

Perdonami, ho visto ieri sera il tuo aggiornamento, ma non sono riuscita a terminare la lettura, sono collassata dalla stanchezza … :(

Mi è piaciuto tantissimo questo capitolo dedicato a Finn; ogni tuo capitolo introspettivo aggiunge qualcosa alla narrazione, alla conoscenza dei personaggi e all’evoluzione del loro percorso di formazione. In questa storia Finn credo sia l’emblema del genere di formazione, la maturazione che sta subendo lui azione dopo azione non penso la stiano subendo altri personaggi.
Ci racconti un tassello del passato di Finn, ci introduci la sua famiglia attraverso le figure del padre, del fratello e della sorella. Tra i tre, il ragazzo sembra aver avuto un rapporto sano solo con la sorella, mentre le figure maschili hanno lasciato a Finn grandi vuoti lungo il suo percorso di crescita personale. È triste e commovente il rapporto con il padre; lo dipingi come un padre severo, ma il rimpianto che il ragazzo nutre per non aver avuto l’opportunità di instaurare con lui un rapporto sereno lascia una certa malinconia che trova tutta la sua profondità nella mancanza che lascia il posto al rancore verso il genitore. Dall’altra parte Finn vive l’esperienza di un fratello che si trova al vertice opposto, un allontanamento causato da una discrepanza tra i loro ideali politici; così Finn ha perso l’ennesima figura e l’ennesimo esempio maschile.
La guerra muta sogni e speranza, l’aspetto fisico emaciato è un drammatico riflesso della sua anima attraversata dalle atrocità del conflitto. Finn è dovuto crescere in fretta, si è scontrato presto con la realtà, la sua crescita si è scontrata con la realtà più atroce che possa esistere. Richard è stato ed è, anche se non è presente accanto a lui, un appiglio, nonostante il comandante non gli abbia mai nascosto la drammaticità o addolcito la pillola, lo abbia difeso ma trattato da uomo riponendo fiducia in lui. Richard è un compagno, un punto di riferimento come soldato, ma visto il passato di Finn forse anche un modello di vita, un modello di uomo, di valori da cui prendere esempio per crescere; un uomo che gli insegna a vivere e lo mette in guardia sulla vita che non è sempre rose e fiori come vogliono inculcare ai giovani attraverso la propaganda di guerra.
Riproponi le fasi di Finn e probabilmente di ogni soldato con un animo nobile: dall'eccitazione che lo spinge sul campo di battaglia senza “se” e senza “ma”, al barcollamento davanti al nemico e all'idea che la vita di un altro uomo si trovi nelle sue mani, ma anche all'umano timore di condividere la medesima sorte dei soldati più sfortunati che escono profondamente segnati nel corpo da quel conflitto.
È bellissimo ripercorrere la storia di Richard e Finn attraverso i ricordi di quest'ultimo, i pensieri, le riflessioni e le parole che si sono scambiati nei loro attimi più sofferti di separazione.
Finn riflette sul suo comportamento, l'autoanalisi rappresenta già maturità e lo fa in un momento di fragilità fisica, un periodo dal quale trarre il lato positivo, uno spazio nel caos della guerra che permette di riflettere; infine Finn comprende i suoi sbagli dal punto di vista razionale, ma sappiamo che la guerra non è così razionale … dare un senso alla guerra e all'eventuale omicidio di un essere umano non è così semplice ed immediato, eppure il suo animo lo richiede, Finn per quante crudeltà vivrà non ha un'indole corruttibile, anche grazie a Richard e ai suoi insegnamenti; come dicevo prima, quest’ultimo è stato per lui un esempio maschile molto importante. Finn riflette sulla dura legge della guerra, capisce di rispettarla, ma non riesce a condividerla del tutto, la sua anima e la sua morale non vanno pari passo con la perdita della sua innocenza. Se non ricordo male, anche Richard prova gli stessi rimorsi per gli omicidi del passato, ha i medesimi incubi, nonostante abbia più esperienza di Finn, gli anni in guerra non hanno indurito la sua anima. Penso che questa somiglianza tra i due contribuisca ad unirli in campo, come nella sfera sentimentale. Finn è semplicemente un buon soldato, come tutti gli dicono di essere con tutti i pro e contro, tutte le ripercussioni sul fisico e sulla mente.
L’incontro tra i due è stato l’apice dei pensieri di Finn. Mi è piaciuto davvero tanto il dialogo, non è stato un semplice ritrovarsi, un sospiro di sollievo per entrambi, è stata una piena consapevolezza per entrambi, pensieri che viaggiano all’unisono sia per Finn che per Richard; entrambi sanno il ruolo che ricoprono in quella guerra (fanno parte di un esercito che combatte contro un nemico, perciò chiunque non componga l’esercito o gli eserciti alleati è da annientare per l’incolumità propria e dei compagni d’armi), sono giunti ad una complicità piena su ogni fronte e aspetto della loro vita. Vivono una maturazione come compagni d’armi e come coppia, pian piano Finn sta uscendo dal ruolo di attenente e sta raggiungendo quello di pari sul campo; sono due amanti che si offrono amore e fiducia reciproca.

Ho ancora lasciato indietro la tua OS horror, scusami, ma arrivo anche lì. Nel frattempo adoro sempre tanto questa storia e ogni volta sapere che ci stiamo avviando verso la conclusione è un colpo al cuore, esattamente dove rimarrà questo avvincente racconto <3

A presto, mia cara!
Un abbraccio grande
-Vale (sempre tua fan)