Louis per Harry era stato così: come il sole in una giornata di mare piena di vento. Gli si era appiccicato addosso senza che il riccio se ne fosse accorto. Se qualcuno avesse chiesto ad Harry di descrivere il paziente della 17 lui avrebbe usato un solo elemento: il mare in tempesta. E tutti avrebbero riso di lui ricordando l'innaturale calma che caratterizzava Louis. Perché la sua era una calma malata, era un arrendersi lento, un lasciarsi trasportare dagli eventi, dalle onde che violentemente lo stavano facendo sbattere contro gli scogli. Ma Louis era mare grosso. Era l'acqua che, alzando la sabbia del sottofondo, non lasciava vedere cosa ci fosse sotto, nascondendo la meraviglia di fondali incontaminati. Amare Louis era tempesta, era rumore, era confusione nella sua calma piatta. Perchè Louis era vento, inafferrabile e impossibile da vedere. E Harry le ricorda bene le giornate in cui sua madre lo portava a Whitby. Fare il bagno lo annoiava, si divertiva solo quando le onde lo mettevano alla prova. Harry era bravo a combattere contro i cavalloni, aveva bevuto molta acqua e ingoiato molto sale ma alla fine vinceva sempre, così sarebbe stato anche con Louis.

-Che hai da ridere?- quando scese dalle punte si voltò a guardarmi e i suoi occhi, sotto al riflesso del neon brillarono, quasi. Come se avessero appena preso vita. Per quanto non fosse il tipo di ragazzo per me, non riuscii a fare a meno di rimanere a guardarlo. Basso, con le dita affusolate e gli occhi del colore del cielo. Occhi che mi erano parsi banali. In quel momento vi lessi qualcosa di più e se abbinati con un bel sorriso come il suo, diventavano quasi qualcosa di raro.
-No, niente. Sei molto basso.-
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-Sei tu lo stupido qui, Zayn. Non ti accorgi di nulla.- disse a pochi centimetro dal mio viso. Deglutii a fatica, sentendo il fiato caldo contro il mio viso. –Stupido…- bofonchiò ancora una volta. Rimasi ad occhi chiusi e sentii solamente il calore del suo corpo sempre più vicino, il fiato caldo contro le labbra. Poi il mio cuore parve perdere numerosi battiti. Una leggera pressione al lato destro delle labbra, un calore improvviso, una morbidezza mai sentita, poi il vuoto, il freddo. Con gli occhi e pugni serrati rimasi appoggiato alla parete. Quando riaprii gli occhi, di Liam non c’era più nessuna traccia.

“Anche io ti amo” rispose, in ritardo. Soffiò quelle parole sulle labbra di Louis, prima che lui lo baciasse di nuovo e ancora e ancora, più dolcemente, accarezzando, cullando, facendo l'amore senza spogliarsi, senza guardarsi, senza toccarsi.
Harry sospirò, sentendosi così felice da poter morire; lì, fra le braccia di Louis, sussurrandosi attraverso quei baci silenziose e taciute parole d'amore, colme di tenerezza, non dette eppure comunicate, leggere come fiocchi di neve, luminose come raggi di sole.
E continuarono a fare l'amore, vestiti, ad occhi chiusi, immobili.
AU!Larry || Asshole!Louis || Cute!Harry
It's Larry con accenni Ziam

Louis Tomlinson ha ventisei anni, vive a Manhattan ed è il proprietario di una modesta cartoleria, che non rende neanche la metà di quello che dovrebbe. Ha un passato tormentato, e si sente terribilmente solo.
Harry Styles di anni ne ha sedici. E' uno studente, ma la maggior parte delle volte a scuola non ci va neanche. Ha tante cose per la testa, in primo luogo come realizzare tutte le sue strambe aspirazioni e i suoi sogni assurdi. E' ingenuo e terribilmente confusionario.
Harry e Louis si incontrano a Central Park, la mattina del 18 Novembre 1999.
Si conoscono.
E Louis Tomlinson si innamora di Harry Styles.
Sì, anche se è un ragazzino ingenuo e stupido e confuso e che di sesso non sa niente.
Se ne innamora a tal punto che non riesce più a pensare ad altro.
Inizia a essere geloso, possessivo.
Inizia a seguirlo, a farne la sua ossessione.
Inizia a sfogare su di lui tutti i desideri, le manie, le perversioni più intime.
Louis diventa il padrone, e Harry lo schiavo.
Harry Styles non lo sa, se è innamorato del suo persecutore.
L'unica cosa che sa è che un gioco di questo genere può diventare molto, molto pericoloso.

"Cos'è l'amore, Wendy?"
Rimase per un attimo stordita da quell'improvvisa domanda.
"L'amore? - ci pensò un attimo, poi diede la più banale delle risposte - l'amore è quando l'altra metà è felice"
Silenzio. Wendy era abituata ad aspettare minuti prima di avere una risposta da lui. Era fatto così.
"Sei felice?" Le chiese.
Lei annuì. "Si, certo"
Silenzio.
"Allora credo di amarti"

E forse per quegli sguardi, quei sorrisi che mi donava, che andavo avanti. Era per questo forse che la mattina lasciavo mia madre dormire nel letto grande caldo e mi incamminavo per le strade fredde, per andare a scuola, per guardarlo, per sorridere. In questi mesi gelidi senza la presenza della mia vera famiglia avevo bisogno di quegli occhi, almeno per cinque ore al giorno.

Louis è uno studente e lavora in uno strip-club per pagare l'università.
Harry è il suo professore di inglese.
«Puoi andare alle lezioni, ovviamente, ma, a parte questo, avrai bisogno del mio permesso per uscire di casa. Ti lascio uscire di tanto in tanto in modo che i tuoi amici non sospettino nulla, ma per la maggior parte del tempo, ti voglio a casa con me. Va bene, piccolo?».
Louis deglutisce. Come ha fatto ad infilarsi in questo casino? Però, annuisce. In fondo è solo un mese.
«Bravo ragazzo» gli sussurra Harry, sorridendo «E non potrai mai, mai venire senza permesso».
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ATTENZIONE: questa storia non è mia, è una traduzione.

La vita ti strappa tutto, senza nemmeno chiederti il permesso. Free_Hugs (Harry Styles)
La vita mi ha dato un corpo, ed io lo vendo. She Flies (Louis Tomlinson)
Tratto dal primo capitolo
Nome: Louis.
Cognome: non lo so
Professione: puttana, prostituta, ragazzo squillo, chiamatemi pure come volete, a me fa poca differenza.
Quando baciavo un uomo mi veniva detto che ero una troia, e quando scendevo ai lavoretti di mano mi veniva detto di non valer nulla, ma allo stesso tempo mi incitavano a continuare sempre più veloce, perché anche se non lo volevano ammettere, questo corpo da troia, piaceva anche a loro, altroché...
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Nome: Harry
Cognome: Styles
Professione: vivere la vita senza ripensamenti.
La mia filosofia? Vivere la vita e fottersene, fottersene di tutto e di tutti come tutti se ne fottono di te, perché la vita non ci pensa neanche un secondo su a distruggerti, lo fa e basta, senza crearsi scrupoli, ti rovina l’esistenza, ti toglie la vita e la riduce in frantumi, piccoli frammenti come il tuo cuore...

-Sai, Harry- dice continuando a fissarlo insistentemente con il suo sguardo malandrino – ero solo, di là. Ero molto solo e mi annoiavo tanto. Poi ho pensato "Aspetta, Louis, ma il tuo ragazzo, quella bomba sexy, quel fico della madonna che ti fa venire anche solo guardandoti, è di là, nell'altra stanza!". Così, mi sono detto che forse, sarei potuto venire da te per parlare...- ridacchia ad un passo dal riccio.
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[Louis/Harry] [PWP]

Già da tempo ormai, Harry aveva fatto capire chi era agli studenti della Holmes Chapel High School.
Al primo anno era lo sfigatello preso di mira dai ragazzi più grandi.
Al secondo era un ragazzino che iniziava a ribellarsi.
Al terzo era il brutto anatroccolo diventato un bellissimo cigno.
Al quarto era il puttaniere, venerato da qualunque essere di sesso femminile in quella scuola.
E adesso, adesso che si parlava dell’ultimo anno, Harry Styles stava a significare solo pericolo.
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-Cos’hai intenzione di fare con lei?- chiese Louis, alludendo alla bionda che Harry aveva preso di mira.
Il ragazzo, come risposta, scrollò le spalle con indifferenza.
-Riformulo meglio la domanda- continuò Louis. –Hai intenzione di farle del male?-
Il riccio si voltò verso l’amico, notando quanto fosse preoccupato.
-Per ora non ha fatto nulla che possa scaturire la mia rabbia-

Quante volte avrei voluto girare l'angolo all'incrocio con la Evenue Street, prendere un autobus e andare lontano, dove non mi avrebbero mai trovato. Non avevo mai avuto il coraggio di farlo, non avevo avuto il coraggio di abbandonare mio padre, di lasciare questo posto per optare per qualcosa di migliore. Perché infondo la strada per la scuola era davvero poca, troppo poca per avere la scusa per uscire prima da quell'inferno in cui vivevo. Esatto, inferno. E perché inferno? In quella casa vivevamo io, mio padre e quella creatura che sembrava appena uscita da un girone di dante, con affetto chiamata matrigna.
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“Scommetto che non riusciresti a fartela!” Disse Zayn, pronto per una sfida. Voleva la sfida? Harry Styles non rifiutava mai le sfide. “Scommettiamo?” Sorrisi compiaciuto, guardandolo negli occhi. Non te l'aspettavi, eh Malik?

«allora, ci vai da sandie a fare 'una bella seratina tutti soli'?» chiesi ad harry, imitando quell'irritante voce di quell'ochetta.
«scherzi?» mi chiese «pensi che io lo faccia davvero?»
«beh, no, ma quella è una stronza» feci un piccolo e buffo broncio, e poi mi abbracciò improvvisamente da dietro.
era ancora attaccato a me. da dietro.
«allora» mi sussurrò all'orecchio.
«no ti prego, il solletico!» risi, cercando di farmi lasciare.
«nono» continuava a sussurrare «non ti lascio»
«eddai» gli diedi una gomitata e riuscii a farmi lasciare.
«stronza» la faccia da cucciolo.
«no dai, quella non funziona più»
«baciami» sussurrò, di nuovo.
«eh?»
restò zitto qualche secondo.

Era brutto il cielo quella sera, ma dovevo per forza varcare quella porta che divideva il mondo orribile di casa mia a quella meraviglia che si chiamava 'resto del mondo'.
Niall giocava come attaccante e quella era la partita della qualificazione ai quarti. Già avevo disdetto la giornata con il biondo e ci ero rimasta davvero male ad avergli dato buca.
Feci di tutto pur di uscire da quella terribile prigionia, ma mia madre mi aveva rinchiuso in camera mia, nascondendo le chiavi.
Malik, senza avviso, venne con la moto sotto la finestra della mia camera perchè sapeva che non sarei potuta andare ad assistere alla partita del mio ragazzo, allora mi portò lui, facendomi scendere dalla finestra della stanza.
Fu un gesto davvero dolce, se solo un fosse stato per scena che mi ritrovai una volta arrivata là: Horan, il mio innocente biondo, si stava divertendo con un'altra davanti ai miei occhi.

Solitamente si vende il proprio corpo per guadagnare soldi o semplicemente per perdere il controllo di se' stessi ma io lo facevo per zittire quella sua maledetta e rumorosa voce che non faceva altro che gridare e divorarmi l'anima.
Vendevo me stessa solo per non sentire più il mio cuore andare in mille frantumi che, giorno dopo giorno, diventavano sempre più stanchi di non venir presi in considerazione, raccolti e rimessi al loro posto.

Non augurerei di avere una sorella come la mia neanche al peggior nemico del mondo. Danielle Peazer? La ragazza più egocentrica, cattiva, stupida ed egoista di questo mondo. E una come lei con chi può stare? Solo con uno come Liam Payne, uguale, se non peggio di mia sorella. E io? Io, Gemma Peazer li devo sopportare. Meno male che ci sono i miei amici...