[Eren/Levi] [Supernatural!AU] [Vampire!Levi] [Servant!Eren]
“Lord Ackerman, i vostri ospiti sono arrivati.”
In piedi, contro la finestra, c’è una figura: è intenta ad osservare la notte e le stelle che illuminano la volta celeste oltre il vetro. Deglutisco nel momento in cui mi rendo conto che si tratta davvero di lui, della ragione di questa nostra visita così lontano dal posto in cui sono cresciuto. Il motivo per cui stasera io non tornerò a casa con mio padre.
L’uomo è di bassa statura e indossa un completo blu di quella che sembra una stoffa incredibilmente pregiata accompagnato da un fazzoletto bianco al collo. Ha capelli neri brillanti che assomigliano alle piume di un corvo, i lineamenti duri e spigolosi e due occhi chiari e penetranti.
Sembra un uomo normale, uno come tanti: un commerciante, un banchiere, qualcuno come me. Compio l’errore di incrociare quelle iridi glaciali e mi rendo conto all’istante dell’immensa autorità celata dietro quel volto. Abbasso lo sguardo con mortificazione, scacciando via quelle stupide illusioni e riportando a galla tutto l’odio e la rabbia che custodisco nel petto da sempre.
“Ben arrivati,” mormora il Lord. "Vi stavo aspettando."

Lo osservò nella tenue luce del crepuscolo. In quello sguardo nero pece, quegli occhi parevano urlare qualcosa. E lei riusciva a capirlo, avrebbe potuto capirlo anche se lui avesse indossato quella maschera. Improvvisamente sentì di vivere in un sogno, in una bugia, mentre lo sguardo di lui le penetrava l'anima, marchiandola dall'interno.
Il sangue scorreva ardente nelle loro vene. Parole non dette, sussurravano nel nulla. Mani desiderose di toccare, con l'aspra consapevolezza di non poterlo fare.

Cap. 1: Aomine sapeva che al mondo succedevano cose brutte ed esistevano persone più simili a bestie che ad esseri umani, il suo lavoro glielo ricordava ogni giorno, ma come tutti aveva ingenuamente pensato che quelle cose e quelle persone non lo riguardassero da vicino, che non avrebbero mai potuto toccare lui o i suoi cari. Probabilmente fu per quello che si trovò bloccato sulla porta di una stupida ed anonima stanza del reparto di terapia intensiva, troppo sciatta e bianca, a fissare l’unico letto e la minuscola creatura sotto le lenzuola che non riusciva a riconoscere.
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ATTENZIONE: Come suggerisce il titolo, questa storia parla di una relazione di tipo abusivo, contiene pertanto VIOLENZA e anche NON-CON. Chiedo scusa a chi eventualmente non si trova a proprio agio con questi temi.
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Coppie principali (esterne a quella violenta): AkaKuro - MidoTaka - AoKise.

“Dimmi qualcos'altro di te.”
Harry lo guarda, e Louis pensa: 'Come diavolo fai ad essere così bello?'
“Una cosa a caso?”
“Sì.”
Harry sembra pensarci un attimo, prima di dire: “Non sono andato al liceo. Ho sempre studiato a casa.” Si volta verso Louis e dice: “Tocca a te.”
“Io non ho studiato a casa.”
“Non vale!” dice Harry, affondando ancora di più i piedi nella sabbia.
Louis pensa alla sua squadra di calcio, pensa alla parola 'finocchio' scritta a caratteri cubitali sulla sua macchina dopo l'allenamento, e dice: “Avrei voluto studiare a casa.”
Harry annuisce e ci pensa un attimo, prima di dire: “Non so fischiare.”
“Mi piace questo gioco.” dice Louis, mentre pensa a qualcosa da dire. “Da bambino ho pianto per tre ore perché mia sorella aveva staccato la testa alla mia bambola di Spiderman.”
Harry quasi ride. “Io... Ho fatto yoga per quasi tre anni.”
“Una volta il mio più grande desiderio era diventare uno spazzino.”
Harry sospira piano e a Louis ricorda il rumore di una foglia che cade sull'erba.
“A settembre ho provato a suicidarmi.”
[Larry] [Accenni Ziam]

[…] Le geisha appartengono a loro stesse, all’okiya, alla madre e, con i loro debiti, sono incastonate in un mondo privo di amore ove dimora frivolezza e chiacchiericcio. […]
Per un errore che non è propriamente tale, Haruka abita a Gion, in una casa di sole donne; tuttavia è impensabile che un ragazzo possa ricoprire un ruolo simile a quello degli altri fiori dell’hanamachi, ma non per tutti: è un incontro improvviso che, con parole taglienti e finto disinteresse, ne segna il destino.
[ principalmente RinHaru; accenni SouRin, MakoHaru e SouHaru; varie ed eventuali OT3 ]
Dal testo: Le ginocchia, come un cardine non oliato, cigolano su loro stesse, e i denti si serrano nell’attesa quando, per qualche istante, perfino le dita non riescono a fare a meno di stringere i lembi delle maniche leggere dello yukata. Allora mi sento afferrare per le spalle e, rinchiuso in una gabbia dorata che sa di sandalo e primavera, perdo un battito: mi sembra di morire anche solo percependo il suo respiro sul collo; e le sue mani scivolano dalle spalle alle braccia, carezzando la scia della stoffa color corallo.
«Stai tremando», soffia, solleticandomi il lobo dell’orecchio con la punta del naso.

Dublino le sue strade ciottolate, la Guinness nei pub poco illuminati, le risse giù per Dawson Street, la Liffey mai davvero silenziosa, e il tempo di vedere un sacco di albe far cambiar faccia alla città dove sono nati, e comincia a star stretta.
Baez, spacciatore dislessico che vive su una barca, Dorian e Kol abitano in una casa dove nessuno vive davvero, e sopravvivono a se stessi senza parlarsi.
Des, insofferente e sarcastica, non saprebbe curare una pianta ma si trova a barcamenarsi nella vita di tutti. E Weeze, Merr, Naoko, Gigi e Stones, che finiscono per inciampare uno sull'altro fra le vie di Temple Bar, scartabellando insicurezze e rimodellando aspettative, in una colonna sonora che rimescola Pogues, Pendulum e The Smiths.
"“E' morta una ragazza?” Dorian riconosce la testa rossa allampanata di Stones O'Grady.
Non si salutano. Nessuno sa che si conoscono.
Nessuno sa che ha comprato Dexedrina da suo fratello per passare gli esami di metà corso.
Siamo tutti dei cagasotto, alla fine.
Nessuno conosce nessuno come vorrebbe, ma finiamo per conoscerci tutti, che lo vogliamo o no.
Gli eroi di una generazione"

"Eppure, credo di amarti. Non come è scritto nei libri o come è mostrato alla tv. E nemmeno come è suonato nelle canzoni. L’amore per te, quello che provo e che sento e che mi graffia la pelle come una tigre giocosa, è quel sentimento vivo come fuoco che scorre sotto terra e ogni tanto spinge in su per squarciare il mondo ed esplodere così violentemente che sembra voler toccare il cielo, l’universo, il sole.
E’ qualcosa che non voglio, ma che accade. Un disastro naturale che si infiltra nel cuore come sangue. Come droga tagliata male."

LONG SOSPESA // Esiste Dio? Se esiste, è sordo e se mi sente, non mi vede. Così sono finito qui, dalla strada ai cessi di una scuola. Sempre e comunque sguazzo nella merda. Avete voglia di ascoltarmi? Bene. C'è spazio. Questa è la mia vita, questa è la mia storia.
[Levi POV]
Dal cap. 15:
Eravamo solo io e lui, io ed Erwin, in quella stanza scura – sì, sono tornato sui miei passi. Mi guardava, gli occhi fissi nei miei, c’era qualcosa sul tavolo… Carte, o qualche altra cazzata, documenti. Non me ne sbatteva una mazza; feci solo caso al suo completo grigio scuro con la cravatta color perla che faceva davvero schifo e molto matrimonio cattolico, al suo pomo d’Adamo che sobbalzava troppo e allo sguardo che non smetteva di essere fisso.
“Levi, possiamo fare un patto.”

«Nulla ci spinge a cambiare più della vergogna per ciò che siamo»
Lei e lui, due ragazzi poco più che ventenni completamente disadattati e pieni di problemi, che hanno deciso di privarsi di ogni bellezza che la vita è capace di offrire, distrutti dal senso di colpa.
Due mondi totalmente diversi tra loro ma, allo stesso tempo, uno lo specchio dell'altro.

Gerard torna a vivere con Mikey. Sta male. Ha lasciato Bert, ma non riesce a camminare con le proprie gambe. Sente qualcosa per Frank, e ancora qualcosa verso Bert.
E' certo di non meritare nulla, e ha paura di far schifo a Frank.
Riusciranno a trovare il loro equilibrio?
"Ma stare con Frank gli piaceva, gli faceva bene, lo distraeva. E… e ora non c’era Frank, cazzo.
Quella distanza tra lui e Frankie era tremenda e non poteva riempierla con un bacio. Non avrebbe potuto neanche se fossero stati vicini, accidenti! Quindi… a mali estremi… e lui aveva i propri mali, da sconfiggere. Forse un giorno, ripensando a tutto questo, ci avrebbe riso su. E forse quel giorno era già arrivato, perché nell’armadietto dell’ingresso, aveva trovato la scatolina con dentro la sua roba." [dal quinto capitolo]
[Frerard] [sequel di Hey You, da leggere se volete saperne di più ma non è indispensabile]

Gerard è venuto con me in ospedale oggi, ed è stato al mio fianco.
Gerard ha bruciato scuola per venire qui. Io sono qui perché ho bruciato la mia vita.
Adesso mi brucia la pelle del braccio, dopo che l’ago è dentro da un quarto d’ora e la flebo nell’altra vena sta iniziando a darmi fastidio.
Venti provette di sangue per sapere quanto tempo ho ancora per vivere la mia vita bruciata.
"Io sono Frank, ho diciassette anni e sono fatto di vetro".

Matvej sente che potrebbe piangere dalla gioia, mentre afferra uno dei tanti cucchiai col manico piegato ammassati nel lavandino e fa scattare l’accendino, e poi mentre tira su con la siringa il liquido trasparente e arrotola la manica della felpa fin quasi alla spalla. E quando l’ago raggiunge la vena ‒ e brucia come solo l’eroina può, scaldandolo come il Sole sulla pelle ‒ e scorge lo sbuffo di sangue che macchia per un attimo il contenuto perlaceo della siringa, qualcosa che col marrone denso del krokodil non vedrebbe mai, una lacrima a Matvej sfugge davvero, e rotola lungo una guancia su cui si vedono già i primi ascessi verdastri.
Ogni cosa stempera nel tepore, nella dolcezza, e non c’è nient’altro che pace, inconsapevolezza, atarassia.
[Contenuti estremamente forti]

Estrassi parte dei soldi e glieli porsi, avvicinandomi ancora di qualche passo, affinchè li prendesse.
– Se mi paghi così tanto, vuol dire che vuoi il servizio completo-
Costringendo il mio stomaco a non fare brutti scherzi, negai con la testa.
– Vuoi una cosa veloce?- Domandò, sinceramente sorpreso, inclinando il capo.
C’era un che di elegante nei suoi movimenti. Una sensualità innata, probabilmente frutto dell’ereditarietà.
Non poteva essere solo lo sforzo di una puttana per sembrare attraente.
–Voglio parlare-
Sasuke sgranò gli occhi, inclinato di più il capo. Per un attimo, il suo sguardo non fu più vacuo o perso, come fino ad un attimo prima. Per un secondo, Sasuke parvevedermi per davvero.
Ma su solo un attimo, un istante. Tornò subito composto nella scompostezza e s’affrettò a lanciarmi i soldi. Non senza un certo rammarico negli occhi. Doveva avere fame. Era scheletrico.
– Vattene, io qui lavoro. Mi disturbi i clienti se resti -
Ed io me ne ero andato.
Ed il suo sguardo era tornato nel nulla, e la sigaretta era stata rimessa fra quelle labbra sottili.
(Naru-Sasu) ( accenni Ita-Sasu )
L'avvertimento OOC è più una precauzione, grazie a chiunque legga!

-Mi chiamo Frank, e tu? – gli domandai, cercando invano di ricordarmelo. Ce l’avevo sulla punta della lingua, ma molto probabilmente il mio cervello si era messo contro di me per farmi fare una figuraccia.
Il ragazzo mi guardò quasi dispiaciuto e abbassò il capo, prima di sospirare. Fece cenno di no con la testa e lo vidi quasi piangere.
-Ehy, cosa succede, il gatto ti ha mangiat---
Non riuscì a finire la frase che sentii una mano stringermi un braccio e portarmi via velocemente. [dal primo capitolo]
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Mi guardai intorno, rendendomi conto che c’era Gerard a un lato del cortile, seduto a terra con un album da disegno tra le gambe, che si stava sbracciando per farsi vedere.
Gli sorrisi e corsi verso di lui, sorpreso di vederlo lì fuori. Mi fece spazio nel suo angolo e mi sedetti, sporgendomi per dargli un bacio sulla guancia.
Guardai poi, il foglio che aveva tra la gambe e lo vidi arrossire. Cos’aveva? [dal secondo capitolo]

Alzò le mani dai fianchi lattei del biondo e notò l’impronta delle sue dita che era rimasta sulla pelle, un’impronta brutta e rossa.
Quasi per scusarsi, passò le dita sulle vertebre sporgenti di quella schiena bianca.
Lo amava, davvero, lo amava così tanto…Lo amava così tanto da essersi ridotto a una persona orribile.