Recensioni per
Million Years Ago
di ARed

Questa storia ha ottenuto 317 recensioni.
Positive : 317
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Recensore Master
30/11/18, ore 23:54
Cap. 24:

E lo sapevo io che il malessere di Bella era causato da qualcosa di veramente bello, mi piacciono da morire i nonni, sono più comprensibili di tante altre persone "tipo Renèe, Rose e company" hanno dato un ottimo consiglio a Bella, e lei l'ha saputo sfruttare a proprio vantaggio, la chiaccherata con Eddy è stata per certi versi rivelatrice, chissà se lui davvero ha "odiato" Bella per tutto il male che gli ha fatto?????? Certo adesso lui le ha chiesto tempo, chissà se arriverà a perdonarla del tutto????? Ma soprattutto come ci rimarrà quando scoprirà che Bella è di nuovo incinta???? Questi sono i pezzi che più mi hanno colpito:Edward non mi guardava più, aveva ignorato la mia presenza da quando avevo rimesso piede in casa. Cominciavo a pentirmi di avergli detto la verità, ma nello stesso tempo stavo bene, ero serena al pensiero che ora sapesse.
« Rose ha già scelto l’abito? », domandò mia cugina Tanya, era figlia di zia Stephy, da bambine eravamo migliori amiche, non che ora non ci volessimo più bene, ma la distanza ci aveva allontanato un po’.
« Si, settimana scorsa ha preso le misure », risposi cercando di trattenere le lacrime, Edward era seduto accanto a me, mi ignorava completamente.
« Non vedo l’ora di venire a New York per il matrimonio, mi dispiace non essere riuscita a venire per la prova dell’abito delle damigelle », disse mia cugina dispiaciuta, evitai di pensare a quello che Rose mi aveva chiesto di fare il giorno prima.
« Sono sicura che ti starà benissimo », le dissi cercando di mangiare almeno un po’ della pasta cucinata dalla zia.
« Ha già scelto la sua damigella d’onore? L’altro giorno al telefono mi ha detto che ci stava ancora pensando »
« Si.. », risposi guardando il camino spento davanti a me, « Ha scelto me », dissi con totale apatia nella voce.
« Quando? », domandò Edward voltandosi verso di me e rivolgendomi la parola per la prima volta dopo ore.
« Ieri »
A metà serata Edward si ritirò in camera sua con la scusa che doveva finire di preparare il suo intervento per domani, ma sapevo che mentiva, lo conoscevo. Mi voleva restare semplicemente lontano.
Poco prima di mezzanotte zia Stephy e la sua famiglia tornarono a casa loro, mandai i nonni a dormire e mi occupai di sistemare il casino della cucina e del salone.
Probabilmente era colpa del fuso orario, ma non riuscivo a chiudere occhio, eppure tenendo conto dell’ora di New York adesso sarebbero tipo le tre del mattino, ma la mia testa non ne voleva sapere di smettere di pensare. Pensavo ai suoi occhi pieni di delusione, pensavo al fatto che mi avesse ignorato, pensavo di averlo perso e questo perché ero stata codarda. Pensavo che era lì, vicino a me, ad un muro di distanza eppure lo sentivo lontano più che mai.
Mi alzai era inutile cercare di dormire, non ci sarei riuscita. Indossai la mia vestaglia ed uscii dalla camera, si dice che la notte porti consiglio e forse Edward mi avrebbe ascoltato.
Entrai senza fare rumore nella sua stanza, era girato di spalle, probabilmente dormiva. Mi avvicinai, in quel momento il mio unico desiderio era quello di sdraiarmi accanto a lui e dormire tra le sue braccia. Non avrei chiesto altro.
« Vattene », disse freddo, era sveglio. Una lacrima scese sul mio volto.
« Edward », lo supplicai.
« Non mi far urlare, Isabella. Vattene », disse voltandosi verso di me, non mi aveva mai chiamato così di sua iniziativa. Voleva mettere le distanze tra me e lui, ma non l’avrei permesso.
« No », mi chiusi la porta alle spalle, la stanza era buia, l’unica fonte di luce erano i pallidi raggi della luna, che creavano strani giochi sulla parete davanti al letto, « Non me ne vado.. urla pure se vuoi », dissi avvicinandomi a lui.
« Ti prego ascoltami, poi ignorami, sparirò dalla tua vita se vuoi, ma ascoltami »
Edward annuì, mi sedetti sul letto davanti a lui, « Io lo so quanto.. quanto tu abbia lottato, lo vedevo, ma io ero come morta dentro Edward », dissi giocando con l’orlo del lenzuolo, avevo timore a guardarlo negli occhi.
« Hai finito? Ho sonno », non era mai stato così con me, tutta la determinazione che avevo prima andò via, mi lasciò sola. Non mi avrebbe perdonato, ne aveva tutte le ragioni.
Tornò a darmi le spalle, aveva già cominciato ad escludermi dalla sua vita, « Buonanotte », lo dissi talmente piano che probabilmente nemmeno mi aveva sentito, tornai nella mia camera e cullata dai dolci ricordi condivisi con lui mi addormentai. Non mi sarei arresa, avrei lottato per riaverlo nella mia vita. Questo è il secondo:Quando scesi a fare colazione Edward era già uscito, per quanto sarebbe andata avanti questa storia? Nonna mi porse un’abbondante porzione di pancakes, non mi ero accorta di avere così tanta fame fino a quando non mi ero ritrovata in cucina attirata dal dolce profumo.
« Mangia tesoro, una buona colazione migliora la giornata », mi disse dolce lasciandomi una carezza sul volto. Mi ricordava molto nonna Liz nei gesti e nelle parole.
« Vuoi dire al tuo vecchio cosa succede? », nonno George era il mio principe, almeno lo chiamavo così quando per le feste all’asilo mi vestivano da Cenerentola o da Biancaneve. Lui non lo sapeva ma nel tempo questo non era cambiato.
« Va tutto bene nonno », dissi concentrandomi sulla mia spremuta d’arancia.
« Sicura? C’è qualcosa che mi vorresti dire amore mio? », disse dolce, ed io mi sciolsi, « Hey.. va tutto bene, c’è il tuo principe qui », piansi stretta tra le braccia forti e sicure del nonno.
« Perché amare fa così male? »
« Perché l’amore non è un insieme di leggi statiche, è un miscuglio di emozioni, sentimenti e sensazioni che dentro di noi creano il caos più assoluto, ma è questo che ci fa vivere. Non provare niente significa morire », quando avevo allontanato Edward dalla mia vita io non provavo più nulla, nessuna emozione, neppure la rabbia o il dolore. Il niente più assoluto.
« E se, ipoteticamente, amare quella persona significa fare del male a.. »
« A tua sorella? », concluse nonna per me, la guardai con stupore, « Ti sei innamorata di Edward, tesoro? », non sembrava scandalizzata, arrabbiata o delusa, era semplicemente preoccupata per me.
« Io.. mi sono innamorata di lui giorno dopo giorno. Probabilmente dal momento in cui insisteva a chiamarmi Bella perché Isabella era.. non ero io. Lui, nonna io gli ho fatto troppo male », dissi con gli occhi offuscati dalle lacrime. I nonni sorridevano, loro non mi avrebbero mai giudicato. Nonostante i miei errori.
« Ti sei innamorata di lui molto prima della nostra Rose, non è così? », annuii alla domanda di mio nonno, sembrava che entrambi avessero già capito, come se sapessero.
« È sua la mano che ti poggia sul fianco in questa foto? », nonna mi mostrò una delle poche foto che gli avevo spedito della mia laurea, l’avevo tagliata per non fare vedere Edward, ancora oggi mi domandavo il perché avessi nascosto la presenza di Edward alla mia famiglia. Ripensandoci, quando vivevo a Londra, nemmeno sentivo di averla una famiglia, avevo abbandonato anche i nonni che, come mi stavano dimostrando, non avevano fatto la stessa cosa con me.
« È lui », dissi chiudendomi nelle spalle.
« Amore mio non c’è nulla di cui vergognarsi. Nulla, hai capito? », alzai il volto e mi ritrovai quello sereno di mio nonno, annuii alla sua domanda, « Si è fidanzato con Rose nonostante.. te? », negai vivamente col capo.
« No, no, no nonno no. Lui non sapeva nulla di Rose o di voi, non conosceva nessuno della mia famiglia »
« Ti abbiamo fatto così tanto male, ti abbiamo lasciata sola quell’anno, capiamo il tuo non volerci più nella tua vita », disse nonna per la prima volta triste da quando era cominciata quella strana conversazione.
« Nonna ti prego, non datevi colpe. Voi siete i nonni migliori del mondo, sono stata io a scappare, io ho messo un oceano tra me e voi », dissi prima di buttarmi tra le sue braccia.
« Allora non lo fare ancora una volta, non sacrificare più te stessa. Ami Edward? Bene, va da lui, diglielo! », nonno mi prese per le spalle con delicatezza.
« C’è Rose nonno », dissi aspettandomi qualche cosa di diverso dal suo, « Rose capirà ».
Lo abbracciai forte a me, « Sai questa mattina era abbastanza nervoso, e non credo sia per la presentazione », disse facendo l’occhiolino.
Trovai i miei colleghi di Los Angeles ad attendermi nella sala congressi del Chateau Marmont, alla riunione erano presenti entrambe le parti rappresentanti delle due società che volevano dare origine ad una nuova grazie alla loro fusione.
Avrebbe capito mia sorella, così come in un primo momento avevo fatto io? Io amavo Edward, ma lui? Mi amava ancora o il mio posto era stato preso da Rose, in quel caso mi sarei fatta da parte, per sempre.
« Avvocato Swan? Possiamo cominciare? », domandò qualcuno del team di Los Angeles, io non mi ero portata nessuno del mio, nemmeno Kate, c’era più bisogno di lei a New York che qui. Mi fissavano tutti, giusto ero io quella che doveva cominciare a parlare. Mi imposi di non pensare più a nulla se non al lavoro. Questo è il terzo: Bella, cosa ci fai qui? », mi domandò facendosi spazio tra i suoi colleghi, sorrisi e scrollai le spalle, « Volevo vederti », dissi sincera.
« Non è il posto adatto », disse a pochi centimetri dal mio viso, ma io negai con il capo, il posto era perfetto. Bastava lui e qualsiasi posto sarebbe andato bene, anche il deserto.
« Non ci presenta la signorina Dottor Cullen? », domandò un signore alle sue spalle, Edward si voltò e nel farlo mise una mano sul mio fianco, quel tocco mi causò una scarica di brividi che partirono dal collo fino ad arrivare alla punta dei piedi, costretti in un paio di altissime Loubutin color nude.
« Certo Dottor Brandon, lei è l’avvocato Isabella Swan », disse presentandomi con un poco di orgoglio nella voce, questo mi fece arrossire, contavo sul fatto che in quella sala facesse caldo e che nessuno si accorgesse delle mie guance.
« Swan? Ho letto il suo nome sul giornale questa mattina, è stata lei a seguire la fusione delle due società cinematografiche? », domandò con vivo interesse.
« Si », risposi orgogliosa, nonostante fossi perennemente distratta dal pensiero dell’uomo che in quel momento mi stringeva forte a se, quella mattina avevo davvero fatto un lavoro minuzioso, di cui andavo molto fiera.
« Complimenti e complimenti anche a lei Dottor Cullen la sua fidanzata oltre ad essere un ottimo avvocato è anche una bellissima donna », sorrisi timida al complimento dell’uomo. Edward aumentò la stretta sul mio fianco e mi lasciò un bacio sulla tempia, forse non era tutto perduto. Avrebbe potuto dire che non ero io la sua fidanzata, avrebbe potuto fare molte cose, ma l’unica cosa che disse fu, « Sono stato molto fortunato ad incontrarla ».
« Immagino, si unisce a noi per il pranzo signorina? », guardai Edward, cosa potevo rispondere? L’unica cosa che volevo in quel momento era poter parlare con lui in privato.
« Volentieri, ma amore ti dovrei parlare », dissi rivolgendomi a Edward che mi guardò con severità, in quel momento non stavo recitando la parte della fidanzata, io lo amavo ed ero seriamente pronta a dirlo al mondo intero.
« Scusateci un attimo, vi raggiungiamo al ristorante », disse Edward prendendo la mia mano e trascinandomi verso la hall e poi verso gli ascensori.
« Dove stiamo andando? », chiesi non ricevendo risposta, in ascensore non disse nulla, uscimmo in un lungo corridoio, « Edward? », sembrava come se non mi volesse sentire.
Entrammo dentro una stanza, Edward mi lasciò la mano ed aprendo la porta finestra uscì nel piccolo balcone della camera.
Lo seguii, « Edward? », si voltò di scatto, la sua espressione era cambiata, la rabbia la faceva da padrone sul suo viso.
« Si può sapere cosa cazzo vuoi? », urlò a pochi centimetri da me, spaventandomi.
« Edward.. »
« Edward cosa? », disse tornado a guardare l‘ oceano e dandomi le spalle, pochi minuti prima mi ero solo illusa, recitava, non mi avrebbe mai perdonato.
Avrei provato un’ultima volta, poi sarei uscita da quella stanza ed anche dalla sua vita, i colleghi di Los Angeles mi avevano rinnovato l’invito ad unirmi a loro. Probabilmente avrei accettato. Ero stanca della situazione di stallo in cui era ferma la mia vita a New York.
« Parlami ti prego, insultami se vuoi, ma non fare così », dissi affiancandomi a lui.
« Sto esattamente facendo quello che hai fatto tu! Ti sto ignorando. Com’è stare al mio posto Bella? Dimmi com’è? », si voltò verso di me, non c’era più traccia di rabbia sul suo volto, solo tanta delusione, che forse era anche peggio.
« Fa male »
« Perché l’hai fatto Bella, perché? », domandò mettendo entrambe le mani sulle mie spalle.
« Perché sentivo di non avere via d’uscita, perché non sentivo più niente, solo odio », cominciai a parlare mentre le lacrime scendevano copiose sul mio volto, rovinando il trucco, più marcato rispetto al solito.
« Mi odiavi », disse facendo qualche passo indietro.
« No, amore, non te », mi avvicinai prendendo il suo volto tra le mie mani.
« Amore? Sicura Bella? », notai il suo bellissimo volto rigato dalle lacrime, le feci sparire, non mi piaceva vederlo così.
« Sì, amore. Perché ti amo, okay? E no, non ti ho mai odiato. Odiavo me », il volto di Edward era immobile, gli avevo confessato il mio amore, e mai come in quel momento mi ero sentita così leggera, sorrise mentre con delicatezza aggiustava una ciocca di capelli messa in disordine dal vento che proveniva dall’oceano.
« Odiavo il riflesso della nullità che ero diventata e tu eri così pieno di vita, di amore, ma io non ero più nulla. Non meritavi una come me al tuo fianco »
« Non mi volevi più? », domandò talmente piano che non ero sicura di averlo sentito, aveva ragione, in quel momento della mia vita io non volevo Edward al mio fianco.
« No », confessai facendo un passo indietro.
« Potevi parlarmi Bella, ma no, hai preferito farti trovare tra le braccia di Garrett e poi dopo che ti ho perdonato.. » Questo è il quarto:« Ti sei spenta », concluse con lo stesso sguardo di quel giorno.
« Mi sono lasciata andare, niente aveva senso per me. Solo tu »
« No, nemmeno io », disse rientrando nella camera d’albergo, lo raggiunsi, si era seduto sul letto matrimoniale. Perché aveva le chiavi di quella stanza?
« L’unica cosa che volevo era che almeno tu ti salvassi da me, io ero persa, ma in te. Beh in te c’era ancora della speranza, ti meritavi e ti meriti una vita migliore di quella che avresti avuto accanto a me », dissi mettendomi difronte a lui.
« La mia vita eri tu, avremmo potuto farcela. Avrei salvato te e tu avresti fatto lo stesso con me. Pensi sia stato facile per me Bella? », scossi la testa alla sua domanda, « No, non lo è stato. Ho perso la donna che amavo e mia figlia, senza poter fare nulla se non rimanere a guardare impotente », piangeva. Non avevo mai pensato al suo dolore, pensavo solo a salvarlo da me. Che stupida ed egoista che ero stata.
« Mi dispiace », mi buttai tra le sue braccia, lui mi accolse stringendomi forte al petto. Il mio posto era lì, tra le sue braccia. Prese il mio volto e mi baciò con frenesia e passione, con urgenza e dolcezza, con amore e desiderio. Salii a cavalcioni su di lui, il tubino verde si alzò leggermente, le sue mani erano sulle mie gambe. Baciare le sue labbra era la mia fonte di ossigeno, era vita per me.
Sentii la cerniera del mio abito scendere giù lenta, le sue labbra esploravano il mio collo, le mie mani vagavano fameliche sui suoi capelli. Lui era la perfezione nella mia imperfezione. Lui era la cosa giusta nel mio mondo sbagliato.
« Ferma! Bella, no! », mi staccai dalle sue labbra, scesi dalle sue gambe, « Non mi guardare così, tu nemmeno immagini quanto io ti desideri, ma non così, non più così! », disse alzandosi venendo verso di me.
Mi aveva rifiutato, non riuscivo a pensare ad altro. « Parlami e dimmi che Garrett non ti ha mai avuto. Parlami e dimmi che.. ti prego fallo. Fallo perché rischio di impazzire », il mio volto di nuovo tra le sue mani, come avevo potuto fare del male ad un’anima pura come la sua?
« Ci misi una settimana a convincerlo, lui non voleva. Non avrei mai potuto tradirti, mai. Non riuscivo nemmeno a farmi toccare da te, figuriamoci da altri », dissi guardandolo dritto negli occhi, sorrise dolcemente alle mie parole.
« Dammi tempo ti prego », disse lasciando un dolce bacio sulle mie labbra, si girò e solo in quel momento notai la sua valigia a lato del letto.
« Ti prego no »
« Cosa? », si voltò verso di me.
« Rimani a casa dei nonni, non andartene ti prego, non lo sopporterei », cominciai ad agitarmi, non volevo che se ne andasse, non volevo sprecare i miei ultimi giorni con lui. Volevo essere egoista, solo saperlo sotto il mio stesso tetto mi confortava.
« Calmati, non vado da nessuna parte. È solo la valigia per il cambio, non faccio in tempo a tornare a Santa Monica », rispose sorridendo, tornando il ragazzo tranquillo che amavo, mi sentii una stupida.
« Perché ti devi cambiare? », domandai cercando di nascondere l’imbarazzo.
« C’è un gala di beneficenza questa sera organizzato dall’ospedale di Los Angeles »
« Bene.. non ti rubo altro tempo allora », dissi avviandomi verso la porta, voleva tempo, gli avrei dato tutto il tempo che voleva. Lo avrei aspettato.
« Il gala comincia alle nove, fatti trovare pronta », mi voltai credendo di non aver ben capito.
« Come? »
« Vieni con me », disse mettendo entrambe le mani sui miei fianchi, « Ho bisogno di averti vicino. Fammi essere egoista », osai, mi avvicinai e lo baciai, « Alle nove sarò pronta ».
« Andiamo a magiare, i miei colleghi ci aspettano », mi condusse fuori dalla porta, scossi la testa, ero stanca e preferivo andare a casa, non volevo poi interferire ancora nel suo lavoro.
« No, vai pure. Io prendo un taxi e vado a casa »
« Resta, il dottor Brandon si aspetta la tua presenza », disse chiudendosi la porta della camera alle spalle. Non mi faceva stare tranquilla questa apparente tranquillità, mi aveva perdonato o mi odiava ancora?
« E tu? »
« Io.. ho solo bisogno di tempo », disse lasciando una carezza sul mio viso, sorrisi godendomi l’attimo, forse non era tutto perduto.
« Edward? Bella? », ci voltammo entrambi verso quella voce famigliare, era mia cugina Tanya, avevo dimenticato che era una delle manager del Four Season di Los Angeles.
« Tanya », la salutai, lei sorrise e si avvicinò, come avrei giustificato la mia presenza e quella di Edward davanti ad una camera d’albergo?
« Hai pianto? », mi voltai verso uno degli specchi del corridoio e notai il mascara sbavato, stupida Bella, non potevo stare più attenta? « Cosa è successo? », domandò seria guardando Edward.
« Niente Tanya, solo non mi sono sentita bene. Ieri a causa del fuso orario non ho dormito e questa mattina non ho praticamente toccato cibo », mentii.
« Abbiamo un ottime ristorante giù da basso vai e mangia, sei particolarmente pallida »
« Si ne ho sentito parlare. Grazie Edward per avermi soccorso », presi dalla Boy Bag di Chanel una salviettina e mi pulii il mascara. Era abbastanza credibile la mia scusa.
« Dovere », rispose lui, Tanya sorrise e se ne andò.
Amavo Los Angeles, la sua temperatura sempre sopra i dieci gradi, le strade piene di artisti ad ogni angolo, la positività circondava quella città, metteva allegria anche nella mia, incasinata, vita.
Passai il pomeriggio tra i quartieri più in della città alla costante ricerca dell’abito perfetto per la serata. Tornata a casa non trovai nessuno, solo un biglietto sul bancone della cucina.

“ Io e la nonna siamo al campo da tennis
Il tuo principe “

Sorrisi alle parole di mio nonno, amava lo sport, ma quello che più amava era passare del tempo con sua moglie. Il loro era un amore vero, puro e senza filtri di alcun genere.
La brezza dell’oceano arrivava anche sul portico della casa dei nonni, mi piaceva lavorare all’aria aperta, era molto più producente e rilassante del mio ufficio a Manhattan.
Avevo parlato ad Edward senza alcun filtro, confessandogli le mie paure, il mio odio, il mio essere estranea ad ogni sentimento in quel periodo. Ero felice di averlo fatto, ora mi odiava, ma mi aveva chiesto tempo. Questo mi dava fiducia.
« Cosa stai facendo? », mi domandò nonna, erano appena tornati dal circolo, entrambi ancora in tenuta sportiva, erano davvero super trendy i miei nonni.
« Organizzo gli appuntamenti delle prossime due settimane », risposi mostrando la mia agenda, ero moderna e tecnologica ma amavo scrivere le cose importanti su carta.
« Non c’è Kate per questo? », domandò sedendosi nella sedia accanto alla mia.
« Si, ma preferisco farlo io, lei poi li conferma chiamando gli interessati », risposi, cominciando a programmare quelli per il 14 dicembre, non mi ero accorta della mole di lavoro che avevo fino a quel momento. Il team di avvocati di Los Angeles mi aveva chiamato per fare una riunione conclusiva l’indomani mattina, mi dovevo organizzare anche per quello. Garrett voleva una relazione precisa su quello che si era fatto e detto, voleva che mostrassi ai californiani i traguardi raggiunti dalla sede di New York, di cui ero a capo.
« Hai parlato con Edward? », nonna lo domandò con dolcezza, senza curiosità o voglio di sapere, lo faceva solo perché mi voleva bene. Nonna Marie era come papà, dolce, comprensiva, entrambi vedevano la parte buona delle persone, non giudicavano mai, andavano sempre oltre la siepe, oltre a quello che si voleva mostrare. Capivano semplicemente guardando l’anima di una persona attraverso i loro occhi.
« Si », nonna sorrise, non mi chiese più nulla, aveva capito che per il momento non c’era niente da dire.
« Andrà tutto bene », mi lasciò un bacio e rientrò in casa, mi fidavo del suo giudizio. Mi fidavo di lei, sarebbe andato tutto bene. Voltai pagina, 15 dicembre, c’era l’incontro con gli avvocati del signor Smith e quello con i legali dei colleghi di Mat, il ragazzo che veniva discriminato sul posto di lavoro perché gay. Dovevo spostarli, così come avevo fatto con quelli del 14, visto che in quei giorni sarei stata con tutta la famiglia ad Aspen per il matrimonio di James. Un puntino rosso nell’angolo in alto a destra della mia agenda catturò la mia attenzione. Un piccolo puntino, sapevo il suo significato, ogni donna lo conosceva. Sfogliai le pagine dell’agenda all’indietro, trovai un altro puntino rosso nella giornata del 18 novembre, non c’era la X sopra. Perché mancava? Tornai ancora indietro, mese di ottobre, ecco il puntino rosso con la sua X. Non poteva essere, il mio ciclo era saltato ed io non me ne ero accorta, probabilmente non l’avevo segnato. Si, era così. Presa dal casino che era la mia vita non mi ero ricordata di segnarlo. Doveva essere così, ma io non ricordavo, non ricordavo i crampi o il dolore di quei giorni. Non gli ricordavo semplicemente perché non c’erano stati. Avevo un ritardo di dieci giorni e non me ne ero accorta, un ritardo non normale, non per me che ero precisa come un orologio svizzero.
Un ritardo che aveva un solo precedente. La mia mano si posò sulla mia pancia, alzai la maglietta, non notai nulla di strano, era piatta come sempre. Poteva davvero essere? Potevo davvero avere un’altra vita che cresceva in me?
« Dove corri? », urlò nonno vedendo che scendevo le scale a due a due, non potevo rimanere col dubbio, dovevo sapere.
« Esco, torno subito », dissi uscendo di casa per andare verso la farmacia più vicina che avevo trovato grazie a Google.
Tre minuti. Quanto possono durare tre minuti? Centottanta secondi, un’eternità, un attimo. Quanto? Perché a me sembravano durare una vita. Seduta sul mio letto attendevo, attendevo da sola quell’esito che avrebbe cambiato ancora una volta la mia vita, stravolgendola. Ero pronta? Ero pronta ad affrontare tutto di nuovo? Ero pronta a proteggerlo? Dovevo perché non avrei permesso a nessuno di far del male al mio bambino. Non più.
Due linee bianche, una lacrima. Ero felice. Nonostante tutto, nonostante il casino e l’incertezza che mi circondava. Ero felice.
Lui e solo lui. L’unico che volevo. Come sarà averlo accanto? Bello, l’unica risposta. Non avevo paura e le ragioni per averne erano tante, ma ero tranquilla. Quel piccolo esserino nella mia pancia era la mia tranquillità.
« Avanti », dissi finendo di prepararmi, Edward entrò nella mia camera, sorrisi felice. Mi aveva chiesto tempo, gli avrei dato tempo e per il momento non gli avrei detto nulla del test custodito gelosamente nella mia Jumbo di Chanel. Non volevo che tornasse con me per dovere, volevo che scegliesse, se mai voleva farlo, con libertà. Non volevo essere la seconda scelta di nessuno.
« Sei bellissima », disse ammirando il mio abito, ne avevo scelto uno rosso, lungo in chiffon.
« Grazie », non lo dissi solo per il complimento. Lo dissi perché grazie a lui stavo vivendo uno dei momenti più belli della mia vita. Mi avvicinai e gli lasciai un bacio sulla guancia. Sorrise e mi abbracciò, « Dovrò stare attento o qualcuno ti porterà via da me questa sera », disse al mio orecchio. Non si sbagliava poi di molto, un’altra persona mi avrebbe portato via da lui. Nostro figlio. Un bacione grandissimo ciao *___*

Recensore Master
30/11/18, ore 22:18
Cap. 24:

Intenso. Capitolo intenso.
L’ho letto tutto d’un fiato.
Avevi ragione a chiamarlo capitolo X. E questa X non è di certo dovuta al finale, a questa scoperta importate, inaspettata, ma inconsapevolmente voluta e desiderata.
È dovuta, invece, a tutto ciò che ci ha portato a questo finale. A tutto il cammino che si percorre leggendo questo capitolo.
Un cammino ricco di luoghi da visitare.
Luoghi in cui gli abitanti sono pentimento, rabbia, nostalgia, delusione, rancore, speranza e amore.
L’amore è un’arma a doppio taglio e i tuoi protagonisti ne sono la prova.
Si sono amati totalmente ed incondizionatamente, si sono donati reciprocamente, senza alcuna riserva. Avevano unito le loro vite in una simbiosi che rendeva armoniosa la loro esistenza.
Ma si sono fatti anche del male, hanno sofferto. Si sono annullati.
L’amore nella vita è tutto e niente allo stesso tempo.
È il più prezioso dei doni che si possa ricevere, soprattutto quando è ricambiato e corrisposto.
Ma allo stesso è la preziosità di tale dono a renderlo così fragile, così tanto che la paura di sbagliare, la vita e le circostanze, offuscano i cuori e le menti di chi lo vive, facendoli vacillare e cadere giù.

Loro hanno perso io loro faro cadendo giù, quella luce che li guidava e li faceva camminare fieri, sicuri ed orgogliosi, lungo quel percoso che era la loro vita insieme.

Il loro farò perduto, però, non si è mai spento. Nella profondità in cui erano caduti sono riuscita a scorgere in lontananza in fioca luce che in realtà cela un bagliore incontrastante, risultato del sentimento che li ha legati e che sempre li legherà.

Come due falene, solo richiamati a quella luce.
Pian piano, ostacolo dopo ostacolo, riusciranno a vincere le tenebre che li circondano, perché loro due, inconsapevolmente o no, si stanno avvicinando sempre più alla loro luce, al loro amore. Quell’amore che darà di nuovo chiarezza ai loro cuori e alle loro menti.

Risalire sarà difficile, e ci vorrà tempo. Ma ce la faranno.
Ce la faranno perché quel faro è più brillante che mai. Perché ogni cosa ha il suo perché. Perché il destino ha voluto dare loro ciò che prima gli aveva concesso e poi crudelmente strappato.
Lei lo sa.
Lui lo saprà, presto o tardi che sia.
Ma arriveranno insieme a librasi in alto, illuminati dalla luce del loro faro.

Grazie Alma, questo era il “mio” capitolo, la mia canzone. E la loro speranza.
A venerdì. ❤️


PS: scusa per la vena poetica e patetica che ha preso questa mia recensione. Non ho analizzato molte parti del capitolo. Ma le parole che ho scritto sono il frutto delle tue.

Balla sa, i nonni sanno, anche Edward lo sa.
Lo dicono i loro occhi, gli sguardi non mentono, loro parlano, anche quando la bocca tace.

Recensore Veterano
30/11/18, ore 22:00
Cap. 24:

Ommiodio è incintaaa! 😍 ho paura, non è possibile che filerà tutto liscio 🙈
Mammamia, mi devo riprendere.
Hanno chiarito, Edward ha bisogno di tempo per assimilare il tutto e soprattutto per tornare a fidarsi totalmente di Bella, MUOVITI EDWARD! E poi Bella gli ha detto che lo ama 😍
Poverino, quando si sarà ripreso Bella gli sgancerà un'altra bomba. Spero solo che Edward non scopra della gravidanza in un modo che non sia tramite Bella stessa, in questo momento lei deve fare in modo di non tradire la sua fiducia.
Sono così contenta, spero che questa gravidanza giunga al termine, se lo meritano così tanto, è la loro rivincita, la loro occasione per tornare felici insieme. Questo bambino diventerà il simbolo della loro rinascita e del loro amore ritrovato. Sempre che tu non decida di fare la stronzetta 💖 (scherzo, ti si adora).
Che megera Rosalie che chiede a Bella di essere la sua damigella d'onore, cioè ha senso perché è la sorella, ma ormai abbiamo appurato, o meglio ho deciso, che Rosalie sa e che tutto quello che fa lo fa per cattiveria.
Per ultimo, ma non meno importante, la dolcezza dei nonni di Bella, meno esuberanti di nonna Liz, ma non meno astuti e perspicaci. Aaah i nonni, che bene prezioso!
Un besooo 🌟
P.s. io spero tanto che, alla fine della storia, Edward e Bella tornino a Londra...
(Recensione modificata il 01/12/2018 - 12:42 pm)

Recensore Master
30/11/18, ore 21:52
Cap. 24:

No ok è bellissimo 😍 ❤️ ❤️ 😍 ma come fai a scrivere così bene??? Sei bravissima prende un sacco la storia!!!! Complimenti e non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo

Recensore Master
24/11/18, ore 22:34
Cap. 23:

Noooooo dai ti prego fa che facciano la paceeeeeeeeeeeeee uffa!!!!!! Però è stato un capitolo bellissimo, mi è piaciuto tantissimo. Bravissima complimenti! come sempre mi emozioni

Recensore Master
24/11/18, ore 12:04
Cap. 23:

Posso dire che questo capitolo mi ha fatto rimanere a bocca aperta, partiamo dal inizio, credo che Bella abbia fatto bene a dire a Eddy tutta la verità, peccato che lui non l'abbia presa bene, ma questo e comprensibilissimo chiunque avrebbe reagito così, ora però mi sorge un dubbio, durante la permanenza a Los Angeles, i inostri amorucci riusciranno ad appianare le loro divergenze????? Io spero tanto di si, quei due non possono stare lontano, quello che mi fa strano è il comportamento "odioso" di Rose, credo che lei sappia più di quel che dice, Questi sono i pezzi che più mi hanno colpito:Come promesso mamma aveva chiesto scusa ad Angela e lei per farsi perdonare, anche se per me non c’era bisogno, ci aveva portato tutte le foto di Jane, dalla sua nascita ad oggi. Io e Rose avevamo così incominciato a decorare la casa per la sua piccola festa di compleanno, la prima nella famiglia Swan.
« Abbiamo fatto proprio un bel lavoro! », disse Rose ammirando la nostra opera, le più belle erano delle polaroid che Leah aveva attaccato al soffitto con del filo trasparente, « Molto Instagrammabile », continuò mia cugina cominciando già a fare delle foto con il suo iPhone.
« Molto Instagrammabile.. che significa? », domandò Edward che per volere di Leah, si era seduto sulle scale con la promessa di non fare e non toccare nulla.
« Sei propio antico, come il tuo nome! », se c’era una cosa che amavo di Leah era il suo senso dell’umorismo, io e Rose non trattenemmo le risate,
« Modernizzati », dissi rispondendo all’espressione interrogativa di Edward, era un medico brillante, ma per diventarlo si era perso l’era dell’avvento dei social nella vita di noi comuni mortali.
« Mi modernizzo », rispose tirando fuori il suo telefono, cominciò a scattare foto, selfie in particolare, non potevano di certo mancare le mie facce buffe, « Sono o non sono Instagrammabile ora? », disse mostrando le foto a Leah.
« Torna alla tua antichità e ai tuoi libri di medicina, è meglio. Fidati », rispose lei con aria da so tutto io dandogli una pacca sulle spalle.
« Ragazzi vi va un tè caldo? », domandò, mia sorella, era un’ottima idea la sua. Le temperature erano calate di tantissimo dopo l’abbondante nevicata del giorno prima, si gelava, anche se in casa c’era acceso il camino. Non vedevo l’ora di partire per la ben più calda e soleggiata Los Angeles.
« Volentieri », risposi, « Ah Rose, quando torna mamma con Jane ed Angela? », domandai, ormai era un paio d’ore che erano uscite assieme ad Angela, non avevamo insistito per accompagnarle, era giusto un piccolo momento solo per loro tre.
« Al telefono mi ha detto che per le sette sarebbero state a casa », disse prima di sparire in cucina.
« C’è il delirio in città! »
« Black Friday », disse Cullen nascondendo il viso tra le mani, era tornato a sedersi sulle scale in legno caldo, mi sedetti accanto a lui e presi il suo telefono, volevo vedermi le foto, ma per sbloccare mi serviva il touch ID o la password. Edward mi guardò con un sopracciglio alzato, risposi semplicemente guardandolo, lui sorrise e mi sbloccò il telefono. Erano belle le sue foto, sorridevamo tutti. Sembrava una piccola bolla di felicità che solo le fotografie sanno cogliere. In una c’ero solo io, gli mandavo un bacio, « Questa è bella. Sei solare, divertente, un poco maliziosa, ma sei tu », disse in un sussurro, « La mia Bella », avrei tanto voluto baciarlo. Rose era a pochi metri da noi, non era giusto nei suoi confronti.
« Domenica parto per Los Angeles », dissi per cambiare totalmente argomento.
« Perché? »
« Lavoro », dissi scrollando le spalle per allontanarmi da lui e dal suo profumo, « Cosa hai comprato oggi? », domandai a Leah, tutta New York era impazzita a causa del Black Friday, io mi ero limitata allo shopping online. Non avevo creato chissà quali danni, mi ero salvata.
« Una gonna, due paia di stivali, un cappotto di H&M e delle ciabatte peluchose da Forever 21 poi anche una palette di Urban Dikey da Sephora e poi.. », lei sì che aveva fatto danni, Edward scuoteva la testa incredulo, « Bella non ti viene a volte da strozzarlo? », mi domandò mia cugina e non potei che confermare quello che lei mi domandava, « Sempre ».
« Ho sentito che vai a Los Angeles, vai a trovare i nonni? »
« No Rose, vado per lavoro, ma passerò di sicuro a casa dei nonni », risposi sorseggiando il tè alla vaniglia che ci aveva portato Alice dall’Europa.
« Salutameli e invitali al matrimonio »
« Non mancherò », dissi facendo un ultimo giro per la sala, era tutto pronto, mancava solo la festeggiata e i suoi nonni materni.
« Scusatemi un secondo, mi chiamano dall’ospedale », disse Edward uscendo dalla sala.
« Speriamo non sia un’emergenza », disse Rose sistemandosi i boccoli, la bionda era passata dal parrucchiere.
« Il tuo abito, l’ho visto da Zara », disse Leah, togliendo il mio pensiero da Edward e quella chiamata.
« Dimmi che era ancora a prezzo pieno »
« No.. era al 50% », sbuffai.
« L’ho comprato settimana scorsa a prezzo pieno », Leah scrollò le spalle, « Chi era al telefono, amore? », domandò Rose al suo fidanzato.
« Il dottor Marphy », rispose lui, era strano, sembrava contento. Anzi era proprio felice, cosa gli aveva comunicato il primario di chirurgia da renderlo così?
« Cosa voleva da te? C’è un’emergenza? »
« Niente emergenze Rose, vuole che vada la suo posto al congresso di chirurgia annuale a Los Angeles », a quelle parole mi congelai sul posto.
« Questo è beh.. fantastico », Rose lo abbracciò, lui la strinse forte a sé.
« Quando? », domandai timorosa, Rose si staccò dall’abbraccio di Edward rimanendo comunque accanto a lui.
« Dal 28 al 29, parto domenica », rispose lui, la faccia di mia sorella cambiò, sembrava arrabbiata.
« Se me lo avessi detto per tempo sarei venuta con te, invece ci sarà Bella con te, spero che questo ti renda felice! », Rose mi guardò con odio prima di sparire in cucina. Cosa le avevo fatto io?
« Cosa c’entro io con voi due? », Edward scrollò le spalle, che Rose avesse colpito qualcosa? Impossibile, mia sorella aveva le fette di prosciutto davanti agli occhi.
« Tu? Tu c’entri sempre Bella, perché non ci sono io ad accompagnare il mio fidanzato ma ci sei tu! », Rose era tornata in sala con un bicchiere di vino, stava dando i numeri.
« Nessuno ti vieta di accompagnarlo! Io vado a Los Angeles per lavoro, se poi anche lui ci deve andare per il suo di lavoro allora è un suo problema. Non il mio, chiaro?», dissi dura nei suoi confronti, certo io mi stavo comportando malissimo nei suoi confronti ma lei stava esagerando. Ne io ne Edward sapevamo che saremmo stati a Los Angeles negli stessi giorni. Era tutta una stupida coincidenza.
« Passa più.. lascia stare. Non voglio litigare », disse sistemando i cuscini del divano, di certo non sarei stata io a dirgli di continuare. Non mi conveniva.
L’unica cosa che mi ingessava al momento era che la piccola festa di compleanno che avevamo organizzato per Jane andasse per il meglio e che mia nipote fosse felice. Questo è il secondo:Rivedere i nonni fu una grande emozione per me, ero molto legata a loro sia da bambina. A Londra gli sentivo spesso, almeno una volta al mese, loro non mi avevano mai giudicata al contrario degli altri e di nonna Rose, per lei ero il peggior esempio di donna sulla terra.
Furono felici di fare la conoscenza di Edward, lo presentai giustamente come il fidanzato di Rose, anche se dire quelle parole mi fece contorcere lo stomaco. Non era così che immaginavo il loro primo incontro. Era andata così, non c’era più nulla da fare. Quello che amavo della California era la continua presenza del sole, anche d’inverno. La casa dei nonni era a poche centinaia di metri dalla spiaggia, dalla mia camera si poteva vedere anche l’oceano e questo per me non aveva prezzo. Dopo essermi sistemata nella mia vecchia camera mi feci una doccia e mi misi un abito leggero, senza calze e giacche pesante, che liberazione. Indossai solo un leggero cardigan ed uscii. Era pomeriggio inoltrato, il sole aveva cominciato il suo cammino verso la notte, o meglio si preparava a dare il buongiorno al Giappone. Decisi di uscire e fare una passeggiata prima della cena che zia Stephy aveva organizzato per dare il benvenuto a me e al dottor Cullen, come lo chiamava lei.
Se mi chiedessero di descrivere la libertà allora direi che per me la libertà era la sabbia tra le dita dei piedi, il rumore delle onde dell’oceano e il vento tra i capelli. Bastava chiudere gli occhi e si poteva assaporare la pace dei sensi. Mi sedetti sulla sabbia, la spiaggia era ormai deserta, mi persi a guardare le onde che si infrangevano, i gabbiani che volavano e le barche a vela in lontananza che partivano per chissà quale avventura.
Non so quanto tempo era passato da quando mi ero seduta sulla spiaggia, cominciavo ad avere freddo, ma stavo così bene lì da sola che non mi sarei mai mossa da quella spiaggia.
« Ci sarà anche il sole tutto l’anno, ma ricordati che anche qui è inverno », mi disse la voce calda di Edward, mentre mi metteva uno scialle sulle spalle. Dal profumo di fresia lo riconobbi, era quello di nonna.
« Grazie », dissi stringendomi nello scialle.
Edward si sedette accanto a me, senza dire nulla, quando era vicino a me sentivo di essere di nuovo a casa, nel mio porto sicuro. Accanto a lui mi sentivo bene, completa, mi sentivo me stessa. Lui era la mia fonte di felicità. Mi voltai verso di lui, volevo incidere a fuoco nella mia mente ogni singolo momento passato con lui. Era bello, molto bello. La luce del tramonto creava su di lui dei colori stupendi.
« Cosa c’è? », domandò girandosi verso di me, non risposi mi allungai leggermente verso di lui e lo baciai, nessuno ci avrebbe visto.
« Perdonami per tutto il male che ti ho fatto », gli dissi con sincerità, ero stanca di portarmi quel maledetto segreto dietro. Lui meritava tutta la mia sincerità.
« Va tutto bene, ormai è acqua passata », disse, ma non era sincero.
« No Edward, non lo è », non sarebbe mai passata finché continuavo a tenermi tutto dentro, non sarebbe mai passata se continuavo a fargli credere in una bugia, « È da tanto tempo che nulla tra noi va bene », dissi voltandomi verso di lui.
« Dal giorno dell’incidente nulla va più bene », disse giocando con la mia mano sinistra, lì dove una volta c’era il braccialetto in oro bianco che lui mi aveva regalato quando avevamo scoperto di aspettare piccolo Batuffolo.
Si dice che il mare è il suo vento siano la libertà assoluta, si dice che il mare ti spogli di tutte le tue paure. E forse questo era vero, almeno per me.

Londra
Maggio 2014

Era passato più di un mese dall’incidente e il vuoto regnava sovrano nell’appartamento della giovane coppia, non c’erano più risate, momenti di gioia, piccole discussioni, chiacchiere. Non c’era più nulla, l’amore sembrava si sbriciolasse davanti ai loro occhi, se Bella era indifferente a tutto, Edward almeno ci provava.
« Bella..amore », le disse Edward avvcinadosi, erano nel loro letto, fuori pioveva, ma lei al suono delle sue parole si strinse ancora di più nel suo piumone, continuando a dare le spalle al suo fidanzato.
« Hey guardami », Edward posò una mano sul volto freddo della ragazza, che sembrava non sentirlo e invece sapeva che anche il suo ragazzo stava male, ma nessuno poteva sentire quel vuoto che aveva lei nel cuore, anche se era sicura di non avercelo più un cuore. Aveva smesso di battere assieme a quello del suo bambino.
« Cosa vuoi? », disse fredda, evitando di girarsi, non voleva quel contatto, non voleva che lui la toccasse.
« Vorrei solo baciarti », disse Edward cercando di avvicinarsi alla donna che amava, era da un mese che le loro labbra non si sfioravano, a lui quel semplice quanto importante contatto mancava, ma Bella si strinse ancora di più in se stessa, ignorando il desiderio di Edward.

Non volevo fargli del male, ma ignorarlo mi sembrava l’unico modo per salvarlo dall’essere insensibile in cui mi stavo trasformando in quel mese. Che stupida che ero stata, non mi ero accorta che l’unico modo per superare il periodo più difficile della a vita sarebbe stato quel di accettare il suo aiuto ed invece l’avevo trattato come se tutte le colpe fossero solo sue, l’avevo fatto sentire una merda e questo non me lo sarei mai perdonato. Mai.
« Ho preferito chiudermi in me stessa e ignorarti mi sembrava l’unico modo per.. », dissi sentendo le prime lacrime pungere per uscire, non avrei fatto nulla per evitarle. In quel momento mi sentivo così libera che avrei potuto dire tutto senza che me ne importasse delle conseguenze.
« Non ho lottato abbastanza.. mi sono arreso troppo in fretta », disse dandosi ancora una colta tutte le colpe, ma questa volta non glielo avrei permesso, non di nuovo.
« Io non volevo essere salvata Edward, ti volevo solo tenere lontano da me », dissi in totale sincerità.
« Sei stata con un altro uomo, ti facevo così schifo? », notai tutto il dolore che quelle parole provocavano in lui, me lo aveva anche perdonato quel tradimento, almeno a parole, ma sapevo che in realtà non l’aveva fatto.
« Edward.. tu non mi farai mai schifo », dissi prendendo il suo volto tra le mani, era arrivato il momento di dire tutto. Probabilmente poi mi avrebbe odiato, ma non mi importava.
« Allora spiegami il perché? »
Non potevo più tirarmi indietro guardai per l’ultima volta gli occhi tranquilli di edward, perché dopo le mie parole non mi avrebbe mai più guardato senza provare odio nei mie confronti.

Londra
Giugno 2014

« Bella sei sicura? », le chiese Garrett, Bella era riuscita a coinvolgerlo nel suo folle piano. Era arrivata ad un punto di non ritorno, si sentiva come morta dentro, ma non volva che il ragazzo che sorrideva felice nella foto sul mobile facesse la sua stesse fine. Voleva salvarlo dal suo dolore, voleva salvarlo da lei e dalla sua presenza.
« Si.. Edward ha il diritto di essere felice », disse Bella rimanendo in reggiseno, non avrebbe mai fatto sesso con Garrett, ma voleva che Edward la trovasse in quel modo.
« Devi per forza fargli credere che hai una relazione con me? »
« Si.. se gli dicessi che sto male, che mi faccio schifo, che vedo tutto buio, che non lo voglio accanto a me. Lui non mi lascerebbe mai », lei conosceva il suo Edward, sapeva quanto la amasse, l’aveva visto combattere per salvare il salvabile, ma Bella si stava spegnendo e lo voleva fare da sola. Edward le ricordava la felicità, le ricordava le serate passate sul divano a guardarsi un film, le ricordava le sue grandi mani posate su quel pancino di quattro mesi che non c’era più.
« Bella tu non esiti senza Edward, lui non esiste senza te. Siete complementari, il vostro dolore lo supererete solo stando assieme, separarvi non servirà a nulla, vi renderà solo più fragili e vulnerabili », Garrett conosceva entrambi, gli aveva visti felici, aveva visto nei loro occhi l’amore vero, quell’amore che raramente si trova, quell’amore che ti completa, quell’amore dove l’uno è perfetto dove l’altro è imperfetto.
« Io non voglio superare nulla, voglio solo stare sola. Voglio che Edward mi lasci, che sparisca dalla mia vita », disse più per convincere se stessa che il suo capo.
« Lo ami? », Bella non sapeva rispondere a quella semplice domanda. Lo amava? Forse, ormai non lo sapeva più.
« Ho sentito l’ascensore aprirsi è qui », Bella non era agitata, non provava emozioni, voleva solo che tutto finisse il prima possibile. Si sciolse i capelli scompigliandogli un poco ed andò a sedersi sul bancone della cucina, Garrett si tolse la maglietta e la fece cadere a terra vicino a quella di Bella. Si avvicinò a lei, non sapeva cosa fare. « Non baciarmi sulle labbra », disse Bella vedendolo titubante.
Lui cominciò a baciarle il collo sistemandosi meglio tra le gambe di Bella, che mise le sue braccia attorno al collo di Garrett per avvicinarsi meglio a lui.
Inclinò il collo da un lato, cominciò ad ansimare, fingeva, sperava solo che Edward non se ne accorgesse. La serratura della porta scattò, Bella chiuse gli occhi, non voleva vedere la faccia delusa di Edward.
Aveva finito il suo lungo turno all’ospedale ed era felice di rivedere la donna che amava, anche se nulla era più come prima, anche se la stava perdendo. Edward voleva combattere per salvare entrambi.
Quando si chiuse la porta di casa alle sue spalle cominciò ad udire qualcuno ansimare, seguì quel suono che lo condusse verso la cucina. Vide. Vide quello che non avrebbe mai voluto vedere. Vide la sua donna tra le braccia di un altro, vide la sua donna che si faceva baciare da un uomo che non era lui.
« Bella », non sapeva se l’aveva detto ad alta voce o meno, non voleva credere a quella scena.
Bella sollevò lo sguardo e lo vide, l’aveva distrutto, gli aveva dato il colpo fatale. Scese dal bancone e si coprì con la maglia che aveva fatto cadere a terra, anche Garrett si voltò, ma gli occhi di Edward erano puntati sulla figura della sua ragazza, che lo guardava sorpreso.
« Edward, cosa ci fai a casa a quest’ora? », domandò Bella, anche se sapeva che Edward avrebbe finito prima al lavoro, l’aveva letto il messaggio che gli aveva inviato un’ora prima.
« Ho finito prima »

Edward si alzò, era arrabbiato, lo capivo. Mi alzai anche io, non ero più la Bella di prima, avrei combattuto per noi, anche se era tardi.
« Edward.. », cercai di voltarlo verso di me, ma lui scrollò il braccio bruscamente.
« Edward cosa? Hai la minima idea di quello che ho passato io? Ti è mai passato per quella brillante mente che anche io ho perso una figlia? », urlava, non l’avevo mai visto così, mi faceva paura. Si avvicinò a me ed io mi allontanai di qualche passo, ma lui era più veloce di me, mi prese per le braccia.
« Edward mi fai male », dissi tra le lacrime.
« Ti faccio male? Certo, è sempre colpa mia », disse lasciandomi, mi guardavo quasi schifato.
« Edward ti prego non fare così »
« Come dovrei fare Bella? Ho passato mesi e settimane a chiedermi perché l’avessi fatto. L’unica risposta era che io non ero abbastanza per te », disse allontanandosi da me.
« Non è così amore credimi », troppo tardi mi accorsi delle mie parole.
« Amore? No Bella, tu non sai che cos’è l’amore. Io ti amavo, io ho lottato, tu no! Tu ti sei comportata come la più codarda delle persone, come la più egoista. Tu non mi amavi », disse lasciandomi lì da sola sulla spiaggia, mentre anche il sole aveva deciso di andarsene, facendo calare il buio su di me.
L’avevo perso, l’avevo messo in conto, lo sapevo, Edward aveva ragione mi ero comportata come la più codarda delle persone, ma su una cosa si sbagliava. Io lo amavo e lo avrei fatto per sempre. Ma siamo sicuri che Bella non sia incinta???? Quel suo malore non mi convince per nulla, qui gatta ci cova…………… UN bacione grandissimo ciao *____*

Recensore Junior
24/11/18, ore 10:37
Cap. 23:

Ok, ammetto che non mi aspettavo questa svolta nel loro weekend a Los Angeles, ma sono contenta che ci sia stata una scossa... finalmente!!
Intanto entrambi ammettono a loro stessi che amano ancora l'altro e che sono stanchi di fingere... e non è poco!
Bella è stata molto brava a confessargli l'ultima bugia, la più grave, che è stata quella che ha fatto morire definitivamente la loro relazione. La reazione di Edward è stata comprensibilissima e spero solo che il tempo a LA li aiuti a riappacificarsi totalmente in modo da non avere più ombre nei loro cuori, ma solo tanto amore l'uno per l'altra ❤
Rosalie continua a puzzarmi, sa qualcosa o ha la coda di paglia anche lei, ancora non mi è chiaro.
Un capitolo bello intenso, cara Alma... non deludi mai!

Un bacio, Ale

Recensore Junior
24/11/18, ore 09:50
Cap. 23:

Non riesco a capire se Bella ha confessato o no! Perché si è persa nei ricordi.
Capisco la suspance ma non puoi lasciarci così...
Adesso cosa succederà? Saranno in grado di credere nel loro amore ma soprattutto futuro.
Riuscirà ancora Edward a sposare Rose?
Dove diavolo e finito Emmett?

Recensore Junior
24/11/18, ore 09:40
Cap. 23:

Ciao!
Sono sicura che Edward dopo un momento di rabbia capirà, ne sono sicura. Isabella ha fatto quello che si sentiva fosse la scelta più giusta da fare, sicuramente non era la scelta giusta, ma ha agito così. Ora Bella deve dimostrargli il suo amore, lo deve fare ora, non domani ne dopodomani. Deve affrotnarlo ed essere totalmente sincera e lui capirà,perche la ama, perché si amano.
Un abbraccio e al prossimo capitolo, Tessa

PS:come é andato il black Friday? Svaligiato qualche negozio?

Recensore Master
24/11/18, ore 02:14
Cap. 23:

Ciao genietto.
Che dire conoscendo BELLA è un comportamento che non mi sorprende però vorrei spezzare una lancia a suo favore, tutto il lato negativo che ce stato in BELLA lo ha elencato EDWARD ma quello positivo lo faccio io, lei lo ha fatto per non trascinarlo nel baratro che si rifiutava di uscire, lo ha fatto perché lo amava e in quel momento sperava di salvarlo da una donna assente e priva di emozioni.
EDWARD deve cercare di capire che si c'era egoismo ma c'era anche amore in quei gesti lo dice la stessa BELLA a GARET lo faccio per lui per non farlo soffrire stando con una persona priva di emozioni. (Adesso mi chiedo hai perdonato un tradimento e non perdoni una bugia a fin di bene?
Pensaci EDWARD e capirai che anche se non farai la stessa cosa comunque ti passera per la testa lei avuto il coraggio fi fare la cosa piu brutta e credo che nei suoi stesdi panni avresti escorgidato anche tu qualcosa per salvarla dal vuoto che si ha dentro in momenti come questi)
Scusa piccolo dialogo con EDWARD mi fa anche cosi quando una storia mi prende.
GRAZIE AL PROSSIMO CAP

Recensore Junior
24/11/18, ore 00:02
Cap. 23:

Commento Easy del giorno dopo
Ma io..
Ma...
Io...
M..

SERIA?

Nonna Cullen, ti scongiuro, tornaaaaaaa

Recensore Master
23/11/18, ore 23:53
Cap. 23:

Eccomi, regista a rapporto! 😎
Ma guarda un po’ le casualità della vita, entrambi a Los Angeles...e Rosalie che sbraita per questo, per come la penso io, lei finge di non sapere, ma sa. Qualcosa sa. Bella non deve essere così sicura nel dire che la sorella ha due prosciutti al posto degli occhi.
Ma vogliamo parlare di questo inaspettato pov Edward? Dobbiamo farlo? Beh, allora facciamolo! 😂
Il nostro caro dottor Cullen ha ammesso con se stesso di essere stufo di mentire a tutti. Ha ammesso in qualche modo di amare ancora Bella, di aver scelto lei.
Che poi Edward non ha scelto. Questa cosa, questa forza fra io e Bella era inevitabile, l’amore non si sceglie. Magari potessimo scegliere di innamorarci e disinnamorarci a nostro piacimento. L’amore accade, succede, senza controllo. Come direbbe zia Steph: “l’amore è irrazionale, più ami qualcuno, più perdi il senso delle cose”. Il che è tutto, direi.

Tornando a Bella, anche lei è intenzionata a combattere, a provarci, ma è anche consapevole che per farlo deve rimediare agli errori del passato, deve essere sincera non Edward. E l’ha fatto, gli ha svelato la grave menzogna con la quale era riuscita a ferirlo totalmente, l’ha fatto consapevole che avrebbe di certo allontano da lei dincendoglielo. Avrebbe dovuto farlo prima, ma non è mai troppo tardi per rimemdiare ai propri errori. (In realtà non avrebbe dovuto raccontargli una cazzata del genere, ma capisco che non era lei in quel periodo, quindi okay)

Beh, finale dolce amaro per i nostri due protagonisti, ma sono sicura che la parentesi Los Angeles si concluderà al meglio. Almeno lo spero. 😂😁🤣

Un bacione, Rouge.
A venerdì. ❤️

PS: anche non ho letto lo spolier che mi hai mandato tempo fa, suppongo che lo troverò nel prossimo capitolo. 😂

Recensore Veterano
23/11/18, ore 22:56
Cap. 23:

Si, si, SI! Weekend a Los Angeles!
Finalmente Bella ha detto la verità a Edward, non la presa benissimo, ma ci lavoreremo. Ahahaha detesto Garrett per averla assecondata, sapeva che si stava autodistruggendo, sapeva che stava sbagliando e l'ha aiutata a farlo. I flashback mi erano mancati, anche se questi erano un po' tristi...
Spero che le cose si sistemino entro la fine del loro soggiorno a LA. Spero che Edward sbollisca la rabbia e perdoni Bella. È un uomo intelligente e conosce Bella, sono sicura che una volta assimilata la notizia capisca le ragioni di lei, sono sicuro che sappia che lo ha fatto per lasciarlo libero, perché anche lui sa che non sarebbe bastato dirgli di andarsene. Vero? Vero? VERO?
Spero tanto che non sia nelle tue intenzioni farli arrivare litigati fino al giorno del matrimonio perché potrei non farcela e tu lo sai.
Baciooo 💖

Recensore Junior
20/11/18, ore 23:57

Nonna va e torna, Edward ne fa di cotte e di crude e Renée non si schioda....
Mai pensato a beautiful?

Nonna Cullen, ti prego torna e sistemali per le festeee

Recensore Junior
19/11/18, ore 21:57

Ciao Alma!! Eccoci con il nuovo bellissimo capitolo... allora, questi Ed e Bella con comportamenti da adolescenti in amore sono troppo carini e coccolone e ancora non mi capacito del perché continuino con questo tira e molla. È lampante che sono pazzi l'uno dell'altra e ancora continuano con la tiritera di Rosalie e del matrimonio... e dai, svegliatevi, parlate e chiaritevi una volta per tutte! Noi vogliamo vedervi felici e insieme!! ❤
Come reagirà Edward a questo viaggio di Bella a LA? Da romantica, mi aspetto un'improvvisata di Edward cosicché possano passare qualche ora lontani da tutto e da tutti 😍
Nota dolente di questo capitolo è stata Renée, mi è sembrata svalvolata durante tutto il suo discorso delirante sull'affidamento di Jane... ma posso capirla, è ancora sconvolta e non riesce a fare ordine tra i mille pensieri e paure.
Cara Alma, bravissima come sempre e aspetto con ansia il prossimo capitolo.
Ale 😘