Di una panchina, una notte di pioggia e due uomini.

Nel 221B la febbre alta è un'avventura con un risvolto inaspettato.
«John» ripete Sherlock e il dottore si chiede se stia sognando o sia vigile.
«John, i pinguini non sono verdi…»
«Sherlock, era solo una favola, calmati» prova a dire il dottore, con il tono di voce che di solito riserva ai suoi pazienti più piccoli.
«No, no, tu non capisci.» borbotta Sherlock, agitandosi sul divano tanto che la coperta sfugge al suo corpo e per un breve, intenso secondo, lo sguardo di John indugia sul fianco lasciato nudo dal pigiama. «Sei un idiota.»
«Io non sono un angelo. Non sono neanche un uomo paziente o uno che prepara la colazione per le persone a cui vuole bene o che fa loro i regali a Natale o che manda cartoline con scritto Marry Christmas…».

Una delle fanfiction più amate nel fandom di lingua inglese di Sherlock. La storia è narrata in prima persona dal punto di vista di Sherlock. Sherlock è innamorato di John, John non sa cosa fare. Poi arriva Mary e le cose si complicano inevitabilmente.

Gennaio 1945: in una Germania devastata, Alphonse Elric, arruolato per una guerra ormai persa, lascia i figli a casa del fratello Edward. Tuttavia, come Thomas e Charlotte Elric scopriranno presto, i problemi non si limitano alla difficile convivenza tra due caratteri troppo simili, come quelli del bambino e di Ed: l'abitazione e la libreria sotto di essa sono il fulcro di un movimento incessante e, forse, anche pericoloso.

“Nell’Ade, il regno dei morti,
vi sono le tre Moire,
che reggono le sorti degli dei e degli uomini:
Cloto dipana il filo della vita,
Lachesi ne misura la lunghezza,
Atropo lo recide.”
Ed guardò attentamente gli arnesi che si trovavano accanto all’anziana signora. Oltre a un ammasso di reti e qualche ago in un puntaspilli, c’erano anche un fuso e un lungo paio di forbici in ferro, che gli misero inconsciamente i brividi.
- No, Ed – replicò tranquillamente l’altro, con lo stesso tono dolce che aveva sua madre quando lui faceva il testardo. Non si era mai accorto di quanto Al le assomigliasse – Non ha funzionato a causa nostra. Non abbiamo stretto il patto di sangue al momento giusto -.
Prima classificata al contest "E' in arrivo l'estate" di Hikaru_Zani e al "Contest a Multisquadre" di Rota23 e Happy_Pumpkin

Attendo.
Non ci vorrà poi molto, no?
Sento già i cani fuori abbaiare furiosi, mentre le prime gocce di pioggia scendono lente dal cielo, iniziando a bagnare i vetri sporchi di fango e terra repressa.
Scende più veloce, quando i passi si fanno frettolosi sulle scale, e le parole urlate in tedesco stretto iniziano a farmi alzare dalla poltrona sulla quale mi ero lasciato cadere.
Sono qui
Una Song-fic triste su gli ultimi giorni di Edward, e i ricordi su ciò che lo ha portato all'inferno.

Edward tornò a casa, quella sera, con la testa già indirizzata verso il letto, troppo stanco perfino per trovare il tempo, o la voglia, di cenare.
Le luci in cucina erano accese; quello era uno di quei rari giorni in cui Roy riusciva a staccare qualche ora prima dal lavoro all’Headquarter e, preso da un’improvvisa considerazione per lo stato in cui tornava il giovane tutte le sere, preparava la cena per entrambi.
Solo che quella sera Edward era davvero troppo stanco anche solo per tenere gli occhi aperti.
[RoyEd] Dedicata con tanto affetto a Aduah per il suo compleanno.

Ed sta tornando a casa, dopo una serata passata in compagnia della truppa del Colonnello.
Ma non immagina che sorpresa lo attenderà lungo la strada.

Eri voluto tornare a Resembool a tutti i costi.
Era sempre stato un tuo desiderio ritornare nel luogo in cui avevi trascorso l’infanzia.
Era una cosa che avevi sempre tenuto nascosta a tuo fratello per timore di venire deriso, perchè in fondo c’erano cose più importanti a cui pensare, al tempo.
Una volta riavuto il tuo corpo, però, l’avevi fatto.
L’avevi guardato negli occhi e avevi detto: “Torniamo a casa.”
Lui non aveva risposto.
Era rimasto tutto il tempo a fissare il paesaggio innevato che scorreva fuori dal finestrino del treno, i fiocchi di neve mischiati con lo sporco sul vetro. Era rimasto seduto perfettamente immobile, con la guancia poggiata su una mano e il volto privo di espressione.
Non aveva detto una parola.
Alla fermata successiva aveva preso il suo bagaglio.
Quando avevi tentato di imitarlo lui aveva sollevato una mano intimandoti di restare seduto.
Tu non avevi capito.
“Questo treno va a Resembool.”, ti aveva spiegato e tu, invaso dall’improvvisa, gelida consapevolezza che lui non sarebbe venuto con te, non eri riuscito a replicare. Ti aveva sorriso con affetto, squadrandoti da capo a piedi, e tu avevi avuto paura.
Dava l’aria di volerti imprimere nella memoria, come un ricordo già vecchio.
Le sue ultime parole, scendendo dal treno, erano state:
“Teniamoci in contatto.”

Arte, vino e altre nuove scoperte per Edward Elric. [RoyxEd]

1921, Munich.
Da solo è arrivato in questo mondo e ha ritrovato qualcosa che aveva lasciato ad Amestris.
Qualcuno...
"Piccoletto, se mi fissi così inizierò a credere di piacerti parecchio."
Roy Mustang.
[Alter!RoyxEd]

Avete mai sentito parlare dell'Alchimista di Fuoco?
Il grande Eroe di Ishbar di cui anche i ragazzini parlano concitati in capannelli, proponendo giochi a tema e litigandosi la parte;capo rispettato e ammirato, i cui uomini sarebbero pronti a gettarsi tra le sue fiamme pur di proteggerlo; notorio sciupafemmine di grande eleganza e fascino irresistibile, uomo di immenso carisma e, da qualche mese, forse il più giovane ufficiale che sia mai arrivato a ricoprire la carica di Comandante Supremo.
Di lui e delle sue gesta immortali circolano voci e leggende che si bisbigliano ovunque e si portano come esempio ai mocciosi per cercare di farne uomini migliori.
Cazzate.

Mieza, Macedonia. I giorni di scuola sono quasi al termine per Alessandro ed Efestione. Ma in una fredda notte invernale il tempo può ancora fermarsi.
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Era sempre confuso e interdetto quando Efestione lo amava così. Quel tipo di carezze erano considerate vergognose e ricordava l’imbarazzo, il tenero impaccio della prima volta in cui era successo.
Tuttavia, non provava alcun senso di colpa. Pura pazzia, ma era così.
Nessuno poteva vederli, nessuno poteva violare il santuario segreto di quella loro intimità.
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Questa storia fa parte del mio ciclo di racconti su Alessandro il Grande.