"Fare l’amore con la persona che si ama è sempre un po’ una sorpresa, un dolce regalo che va assaporato con calma."
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In cui Dean e Castiel sono stanchi e hanno una doccia a disposizione.
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[ human!Cas – shower!sex – pwp ]

Vorrebbe dirgli tante cose, ma non c’è bisogno che lo faccia perché Castiel le ha già capite tutte, prima ancora che l’altro le realizzasse.
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In cui Castiel osserva i fiocchi di neve e ha paura di sciogliersi, ma Dean lo riscalda con una coperta e qualcos’altro.

Il vecchio impermeabile sembra ancora più grande del solito avvolto attorno a quel corpo magro e deperito, il volto è sporco e una folta barba scura gli sporca le guance e il mento.
Già questo basta a sconvolgere Dean e a farlo sentire strano, quasi a disagio, ma è quando si riprende e il suo sguardo si sposta un po’ che si sente davvero inquieto.
Due enormi ali nere come la notte spuntano dalla schiena di Castiel, facendolo sembrare ancora più piccolo e debole sotto quegli enormi archi brillanti.
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In cui Dean rimane abbagliato dalle ali di Castiel, che sembrano l’unica cosa bella del Purgatorio e una volta tornati a casa Castiel gliele mostra di nuovo e fa scoppiare tutte le lampadine del motel.
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[ Destiel, one-shot, wings!kink, raiting rosso ]

Dean lavora nel settore vendite e si è appena trasferito nel quartiere, e il suo vicino è definitivamente matto da legare.
Dal capitolo 30: Dean strinse le palpebre. “Non sono adorabile, i copriteiera sono adorabili.”

La sindrome Cri du chat è una malattia genetica rara che prende nome dal pianto lamentoso, simile al miagolio del gatto, caratteristico dei soggetti affetti. La perdita di materiale genetico si associa a ritardo dello sviluppo psicomotorio e a grave ritardo mentale, ma l'assenza di malformazioni gravi in una notevole percentuale di casi può garantire una lunga sopravvivenza.

"Il suo corpo ormai si stava facendo manipolare dal cervello, che voleva essere messo alla prova, voleva perdere, sì, ma con uno stacco così minimo da non dare soddisfazione all'altro, voleva che qualcuno fosse così intelligente, così stronzo, così disgustoso da poterlo superare. E lo aveva trovato."

[Traduzione][Frerard]traduzione di OhCheshireCat
Gerard Way vede il mondo in modo differente. Solo e segregato in un istituto psichiatrico, afferma di essere braccato, e che la sua mente contenga la chiave dell'esistenza. Davvero Gerard è in possesso di un segreto così potente? O è solo pazzo, come tutti gli altri all'interno dell'ospedale?
Pensavo di potermi nascondere da loro. Pensavo che si sarebbero dimenticati di me. Mi stanno cercando, proveranno a farmi parlare. Ma non posso far loro sapere -perchè sono l'unico che capisce quanto questo potrebbe essere devastante?

Sherlock aveva sempre saputo di non avere una vita lunga davanti a sé, ma non credeva che sarebbe finita così.
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Autore:Mad_Lori
traduzione: Charles

[SHOMO]
“Quindi alla fine chiamerai un tecnico?” chiese Tomo, mentre ripassava con l’indice il perimetro del profilo di Shannon. Avevano cambiato posizioni, adesso erano sistemati l’uno di fronte l’altro, costretti ad avere tutto il peso del corpo su un fianco visto lo spazio limitato.
“Possiamo sempre provarci noi, no?” rispose Shan, mordendo il dito del croato che gli era arrivato sulle labbra.
“Hai visto come va a finire se ci proviamo noi!” ridacchiò Tomo.
“Appunto.” concluse Shan, baciandolo nuovamente.

- In carrozza! –
Si udì un fischio acuto, poi finalmente il treno partì.
Jacqueline ritrasse la testa dal finestrino e si mise a sedere.
Si concentrò sul ragazzo dai capelli rossi seduto davanti a lei.
Era successo tutto troppo in fretta.
Dopo i tragici eventi che avevano seguito la battaglia, lei e Fred avevano preparato in fretta le valigie ed erano saliti sul primo treno per Londra.
‘Sono in fuga, eppure sento ancora il desiderio di scappare’
Troppi pensieri iniziarono a sopraffarla.
Battaglia, Silente, Piton, bambino.
‘Un bambino..’
Aveva iniziato a sospettarlo un paio di settimane addietro, non aveva avuto nemmeno il tempo di dirlo a Piton.
‘Incinta di un assassino..’ concluse con un sospiro stringendosi la pancia tra le braccia.

< Un lampo di luce tagliò il buio della stanza.
Gli occhi di Jacqueline si serrarono istintivamente, poi lentamente cominciarono a schiudersi sul nuovo giorno.
‘Dove mi trovo?’ fu il primo, spontaneo pensiero.
La porta della camera era aperta, e sulla soglia si stagliava imponente la nera figura dell’uomo che, da un mese a quella parte, arrivava a svegliarla.
L’immagine familiare la riportò alla consapevolezza.
- Sono le nove. Hai fame? -  chiese il professor Piton.
Per tutta risposta, Jacqueline ricacciò la testa nel cuscino di piume, girandosi dall’altra parte.
La porta della stanza si richiuse con uno schiocco secco.
Lo stesso rituale si ripeteva ogni mattina da quando, a metà giugno, Jacqueline era stata accompagnata in quella stessa stanza dal silenzioso padrone di casa. >
Una fan fiction in 12 capitoli che coinvolgerà una ragazza smarrita, un castello magico e, come in tutte le fiabe che si rispettino, un misterioso principe dai capelli corvini e il naso adunco : )
Buona lettura!

-Rose,- mi dice- tu e Scorpius state insieme da tanto, vero?-
Allontano disgustata il piatto dove il mio ‘ amore picciuttoso’ ha appena sputato e mi rivolgo a mio padre- sì, papà, da quasi due anni- aggiungerei un purtroppo ma sinceramente il mio stomaco si è così chiuso da non avere aria a sufficienza per dire altro.
Ron sorride- bene, è proprio quello che volevo sentirmi dire.-
Alzo un sopracciglio scettica scordandomi della mia pasta al forno sputacchiata da Scorpius e scambiandomi una sguardo con lui.
Ebbene?
Papà sorride e stringe la mano di mamma- Oggi è Pasqua, Rose.- mi dice solo.
Ebbene al quadrato?
-Quando ti deciderai a darci anche tu qualche pulcino biondo?-
Ebbene al cub…
Eh?
Pulcino al … che?
Mamma capisce la mia espressione confusa e tira un calcio sotto il tavolo a papà, poi sorride.
-Un nipotino, tesoro, tuo padre intendeva un piccolo bambino.-
…
Oh, cazzo!

“Okay, finito! Beh, mi ascoltate?!” Jared sbuffò innervosito. Non si erano ancora accorti del nuovo taglio di capelli e ridacchiavano tra loro senza degnarlo di uno sguardo. Se solo non fosse eccitato per la canzone che era riuscito finalmente a scrivere, gli avrebbe picchiati con la tastiera stessa.
“Siamo tutti orecchi” disse Tomo, prendendo in mano il testo che Jared gli stava porgendo.
“Bella! Mi piace! Come si chiama?” Chiese, passando a sua volta il testo anche a Shannon.
“Mh, penso la chiamerò… Alibi!”

John stava quasi per tornare sui suo passi, sperando di raggiungere l’alimentari all’angolo prima della chiusura, quando una visione insolita attirò la sua attenzione. Intendiamoci, dopo la testa nel frigo poco o nulla avrebbe potuto realmente sorprenderlo, ma ciò che vide fu sufficiente ad incuriosirlo.
Sherlock.
Sherlock in vestaglia sul divano, appollaiato a testa in giù, i capelli scuri che sfioravano il terreno ed i piedi poggiati alla tappezzeria della signora Hudson...