L’ufficiale tedesco Ludwig Dubois, nella Germania Nazista del 1940, con la sua propensione autoritaria e rigorosa, si troverà non solo a lottare contro i soprusi di un regime oppressivo, ma anche contro la follia di sua moglie. Una travolgente passione avvolgerà il suo animo intorpidito, mentre l’odio sviscerato dalle profondità di una razza superiore minerà la vita di Silas, suo figlio, che innamorato segretamente della vita bohemien si scoprirà essere un rivoluzionario comunista. Destini intrecciati fra loro nelle notti della gelida Berlino si accavalleranno assieme a doveri improrogabili e bugie sussurrate nel vento. Del resto, solo il fato saprà dare una risposta.

La famiglia è unita da legami di sangue e affetto, viene definita come “istituzione fondamentale in ogni società umana, attraverso la quale la società stessa si riproduce e perpetua, sia sul piano biologico, sia su quello culturale”. Per i Dragon, tuttavia, è solo un cumulo di scheletri nell’armadio – e soldi sporchi, obblighi, restrizioni. Gordon ne detiene le redini, si occupa del traffico di droga assieme a suo fratello Benjamin e cerca di allargare i propri orizzonti fino a raggiungere le tanto rinomate quanto pilotate gare d’appalto. Ad aprirgli le porte è il nome di Tera Evans, la sposa da copertina di suo figlio Richard – una facciata, l’ennesimo inganno pubblico. E solo il Figlio Nobile sembra rendersi conto di come un impero del genere sia costruito su fondamenta improprie, instabili, con mattoni di sterco e menzogne.

La vita di Sofia era diventata una commedia. Si trovava nuda, su un palco, circondata da maschere.
Le maschere di due uomini che, in un climax crescente, erano entrati prepotentemente nella sua vita, stravolgendola e facendole provare sensazioni che non credeva nemmeno potessero esistere.
Una di cartapesta, bianca ed inquietante, che nascondeva il volto di un uomo sconosciuto, sbagliato per lei, che l'aveva protetta e si era preso cura di lei, come mai nessuno prima di allora.
L'altra fatta di sguardi insolenti, occhi feroci, mani che si artigliavano arroganti sulla sua pelle, parole sempre insidiose, vene che pulsavano con violenza. Una maschera di arroganza che nascondeva un uomo che solo a tratti mostrava una natura diversa, una natura che si ostinava a tenere celata, una natura che le aveva fatto battere il cuore e sentire quelle farfalle nello stomaco per le quali avrebbe ingerito volentieri dell'insetticida.

[STORIA IN REVISIONE]
Ora che gli stava così vicina, poteva vedergli bene gli occhi. Ne rimase colpita. Non esattamente per la forma o per il colore, ma perché quegli specchi grigio-azzurri, dal taglio leggermente verso il basso e l'aria distratta, erano incredibilmente simili ai suoi.

[...]
Improvvisamente sentì un liquido caldo e appiccicoso colarle sul seno e giù, sotto il vestito.
Si girò di scatto, e si scontrò con due occhi grigi e sorprendentemente luminosi. Accecanti, quasi. Eppure non li aveva minimamente visti arrivare. Com’era possibile?
"Scusami, non ti avevo proprio vista."
Come se fosse stata una novità.
Jayden sgranò impercettibilmente gli occhi e sperò con tutto il cuore di non averlo detto a voce alta.
Ma no. Il ragazzo biondo la guardava ancora con aria interrogativa, il drink ormai mezzo vuoto in mano, come in attesa che lei accettasse le sue scuse in fretta, così che avrebbe potuto dileguarsi, proprio come era arrivato. Di soppiatto, senza farsi vedere.
Jayden accumulò la forza necessaria per annuire debolmente, come se la sua testa si trovasse improvvisamente attaccata a dei fili invisibili che sembravano tirarla su e giù ancora e ancora.
"Non è niente."
Lo guardò ancora un po’ in quegli occhi così immensi – così belli – e forse fu per questo che non si accorse di quello che stava succedendo intorno. O meglio di chi stava arrivando. Chi li aveva raggiunti e ora si trovava a fianco del ragazzo.
"Guarda chi si vede."
[...]
***in ((vergognosissima)) revisione***

Prendiamo un soggetto A, casualmente femmina, diciottenne, dall'ironia pungente, un po' fuori di testa e con una petulante Vocetta nella testa che commenta ogni momento della sua vita.
Prendiamo un soggetto B, casualmente maschio, diciottenne, grande disegnatore, dalla famiglia invadente e il sarcasmo insostituibile.
Sullo sfondo di una cittadina del Canada dal nome particolare, i due soggetti in questione potrebbero creare scintille e combinare parecchi guai. Oppure innamorarsi.
"...da quanto disegni, piccolo Van Gogh?"
"Che gran battuta di spirito" borbottò Shane "Comunque da sempre" tagliò corto lui.
"Mh,forte. Quindi mi farai vedere i tuoi capolavori?"
Shane non potè far niente contro le sue orecchie che presero fuoco e distolse lo sguardo dal viso divertito di Iris.
"Scordatelo" disse secco.
"Sapevo che l'avresti detto"
"E allora perchè l'hai chiesto"
"Perchè mi diverto a vederti in difficoltà"
"Tu sei malata"
"Che fai ricominci?"

ATTENZIONE:Questa storia è ispirata al romanzo 'Blue lagoon' di Henry De Vere Stacpoole.
Cosa succede quando due ragazzi si ritrovano su un'isola sperduta nel bel mezzo dell'oceano Atlantico?
Sono praticamente l'opposto.
Lei, Jade Mills, diciassette anni, studente modello e obbediente a casa.
Lui, Dorian Anderson, diciotto anni, è tra i ragazzi più popolari e belli della scuola.
Ma un'isola, può cambiare decisamente tutto. Un'isola può far conoscere nel profondo.
E sarà odio o amore?

Un mondo lontano, un'epoca lontana. Dove i cavalieri sembrano combattere per aumentare la violenza e non per soffocarla, dove le ragazze più giovani e innocenti vengono sfruttate da spietati Signori, dove la notte cala lasciando soltanto buio e silenzio sulla sua strada.
Astrid, sedicenne forte e ostinata, costretta a sposarsi con l'uomo che l'ha salvata per mettere a tacere le voci sul suo conto.
Lars, cavaliere, uomo cupo e tormentato, costretto a sposare la ragazza che il suo istinto l'ha spinto a salvare perché quella somiglia terribilmente alla donna dai capelli vermigli che sogna ogni notte.
Una storia, due e più vite intrecciate, milioni di nodi da sciogliere e segreti da svelare.
ESTRATTO DAL PROLOGO → Il cavaliere fece qualche passo, poi chiuse la porta dietro di sé, girando il chiavistello lentamente.
Adesso erano soli, veramente soli. Nessun altro schiamazzo, nessun altro augurio chiassoso, nessun'altra canzone popolare da cantare. Quel silenzio la scioccò.
Si ritirò leggermente sul letto, piegando le gambe di lato. Si sentiva una codarda. Eppure per qualche motivo, per qualche assurdo motivo, si sentiva eccitata dalla situazione.
Due sentimenti contrastanti e complementari, la paura e il desiderio.

Sebastian e Cecilia sono una coppia come tante. Lui è un aspirante musicista in cerca della canzone che lo porterà al successo, lei un'insegnante di sostegno alle elementari e pittrice per passione. Nonostante i problemi economi e il loro diverso carattere, l'amore che li unisce è più forte e riescono a superare ogni avversità.
Ma, un giorno, il mondo di Sebastian crolla quando, dopo un colloquio di lavoro, al suo rientro a casa Cecilia non c'è. Al suo posto, una lettera in cui vi è scritta una strana poesia. Cecilia è stata rapita da un uomo che firma le proprie lettere con il nome Ade.
E mentre Sebastian cerca disperatamente la sua amata, pian piano, Cecilia conosce il suo rapitore, Khalid, e tra i due comincia a instaurarsi un insolito legame.
Sei sicuro di conoscere le persone che ami?
Una storia in cui nulla è come sembra, in cui il confine tra amore e ossessione è molto sottile. Non vi fermerete più ad una prima impressione...

Mi sedetti ai piedi della scalinata del giardino scolastico, continuavo a fissarlo.
Se ne stava lì, fermo, con una sigaretta tra le labbra, con qualche ciocca di capelli che gli cadeva davanti agli occhi così intensamente verdi. Se ne stava lì la maggior parte del tempo, con il suo blocchetto per disegni e la sua matita sempre tra le mani. Chissà cosa disegnava tutto il tempo.
Walter non parlava molto, o forse non parlava affatto. Per questo mi piaceva, aveva un non so che di misterioso.

Vi è mai capitato di pensare, leggendo una storia su EFP: "Ehi, ma questa l'ho già sentita..."?
Già, perchè molte fanfiction romantiche si somigliano o contengono comunque dei cliché.
Cliché che mi sono presa la briga di analizzare qui sotto forma di una fanfiction (amo le cose complicate, si!) che spero vi possa almeno strappare un sorriso.
*DAL PRIMO CAPITOLO*
"Mi giro di scatto, trovandomelo a pochi centimetri dal viso (tipico comportamento da stupratore seriale, ma ehi: we dont’ care).
- Ehm… Si. – Rispondo, sicuramente rossa in faccia. – Tu sei Noah, giusto?
- Si, tesoro. – Dice lui, avvicinandosi ancora.
[...]
- Quindi questa è la parte della storia dove tu ti comporti da maniaco e poi io mi innamoro di te in perfetta coerenza con la Sindrome di Stoccolma?
- Direi di si. – Lui scrolla le spalle, probabilmente chiedendosi quanto sia pazza da 1 a 10."

Sophie MacKenzie è una giovane artista che lavora in un negozio di tatuaggi, Mark e Will Richmond i fratelli più pericolosi della cittadina.
Entrambi la vogliono, uno solo la avrà.
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"Si era alzato ancora di più in quei sei mesi che non lo vedevo, i capelli scuri gli incorniciavano il volto e gli arrivavano ormai alle spalle, aveva un segno rosso scuro sullo zigomo destro, ma i suoi occhi verdi mi scrutavano attentamente, in cerca di una qualsiasi reazione. Decisa a non dargli quella soddisfazioni mi alzai lentamente e mi appoggiai alla scrivania, guardandolo in cagnesco, essendo un cliente non potevo certo sbatterlo fuori, ma di sicuro qualche commento acido era del tutto obbligatorio.
“Ti ha mandato il tuo padrone? Oh giusto, a volte dimentico che non sei un cagnolino” iniziai con un sorriso compiaciuto.
Lui mi perforò con lo sguardo e si avvicinò un po’ di più, sentii una scarica elettrica pazzesca e improvvisamente ebbi più caldo del normale."

Londra, Regno Unito. Cecilia, quasi medico, soprannominata Voldemort, a causa del suo gatto Draco e dei suoi comportamenti a volte aggressivi e psicotici, sopravvive grazie alla scorta di gelato nel suo freezer, alle serie Tv che le fanno trascorrere notti insonni e ai suoi amici, tutti più sciroccati di lei. C'è Noel, suo coinquilino gay, isterico e vanesio, batterista chiassoso e commercialista da strapazzo che tiene sotto controllo le spese di tutti tranne le sue, la sua amica Sienna, logorroica e fashion victim senza speranza di guarigione, i fratelli Adam, egocentrico e mono neuronico, dotato però di una voce stupenda, e Hannah, ecologista, vegetariana, animalista, femminista e qualsiasi cosa finisca con -ista e implichi cortei di protesta, incatenamenti ai cancelli del parlamento, scioperi della fame o incursioni notturne per liberare le foche dello zoo, Sebastian, cugino altolocato e insopportabilmente saccente e poi c'è Ezra che non somiglia per nulla a Derek Shepherd, Jon Snow o Matthew Crawley eppure fa ballare lo stesso il flamenco agli ormoni di Cece con le sue fossette e i suoi accordi di chitarra.
Di che cosa parla veramente questa canzone? Di tutto ciò e di niente di tutto ciò.