Recensioni per
Scattered pictures
di Hotaru_Tomoe

Questa storia ha ottenuto 351 recensioni.
Positive : 351
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
09/11/17, ore 23:40

Sono felice di vedere il tuo aggiornamento anche qui e felice di vedere che nonostante le difficolta' di inserimento delle appendici il tuo lavoro risulta pressoche' perfetto . Non oso nemmeno immaginare il lavoro immane che si nasconde dietro cio' che noi reputiamo svago ma sappi che in giorni di stress e altri problemi piu' o meno gravi gli autori come te a noi e me in particolare danno quella mezz'ora di stacco dal duro mondo reale . Ti ho gia' espresso i miei pensieri ieri quando hai pubblicato la storia in inglese ma ora approfitto della lingua madre per ringraziarti profondamente . Non vuole essere una ruffianeria bensi' il riconoscimento del tuo valore come autore . Ora basta perche' le 5.30 del mattino arrivano presto e spero che le mie gatte mi facciano dormire stanotte grazie della mezz'ora di egoistico distacco dal mondo reale che mi hai concesso con affetto Lacri.😻😻😻😻

Recensore Master
04/11/17, ore 09:56

Ho letto tutta la storia ora con stampato in faccia un sorriso da ebete, che per fortuna sono in casa da sola altrimenti...

Storia molto graziosa. Sono contenta che questa sia rimasta per ultima, perché non c'è modo migliore per finire di leggere questa raccolta. San Valentino che è sempre un territorio spinoso quando si ha a che fare con Sherlock Holmes, viene qui gestito nel migliore dei modi. Non è che John tenga alla festa in sé e questo dettaglio già è molto importante, in questo sembra la pensi come Sherlock. Sembra essere invece il voler fare un gesto romantico per sottolineare il suo amore per Sherlock. E forse perché sente che proprio Sherlock in realtà non ha fatto altro che dirgli quanto lo ama e con gesti concreti o uscite plateali. Quello che ne esce è un tipo di amore molto profondo e che non ha bisogno di continue conferme a né uno, né l'altro serve ripeterlo tutte le sere. Eppure, questa volta John vuole tentare qualcosa di romantico. E non avevo ben capito, almeno fino a che John non va direttamente dal tatuatore.

Anche qui, come nella precedente Mystrade (ma forse in maniera non accentuata), c'è un breve paragrafo in cui viene spiegato come è andata tra di loro e i passaggi più importanti, quelli che non conosciamo. Con Mary è finita, John è tornato a Baker Street e tra lui e Sherlock... insomma ora si ritrovano lì. Insieme. Mi è piaciuta la loro quotidianità e come questa viene descritta. I casi e i cadaveri, Lestrade che ormai non si fa più domande. Mi è piaciuto come John riesca a organizzare il tutto, dando addirittura a Sherlock un caso interessante.

La scena preferita è quella finale. Romantica, ma non stucchevole. Con John che s'impappina su una superstizione e Sherlock a cui quasi mancano le parole. Sono due idioti innamorati, ecco.

Koa

Recensore Master
04/11/17, ore 09:37

Altra Mystrade che ho gradito molto e forse più delle precedenti. Anzitutto la fanart, conosco la fanartist ma non questo disegno in particolare e che mi era sfuggito. Guardandolo ho riso, perché immaginarsi Mycroft Holmes che in vacanza si porta l'ombrellino piccolo, fa abbastanza ridere. Ma a parte questo, se c'è una cosa che mi è piaciuta è proprio come hai pensato la nascita del loro rapporto. In un primo momento mi ero convinta che la storia avrebbe parlato di un momento di vacanza tra di loro, complice forse la fanart o la parte introduttiva in un Greg ricorda un aneddoto legato all'infanzia. Poi, però, mi sono resa conto che quella che una vacanza ovvero un pretesto, diventa poi spunto per parlare dei passaggi fondamentali della loro storia. A iniziare dall'incontro in ospedale e per colpa di Sherlock (che per fortuna non era drogato) e la cui sobrietà dalla droga tranquillizza entrambi. Fino ad arrivare a un amore che nasce lentamente, una fiducia conquistata passo dopo passo. Più che tutto il resto ho apprezzato il lavoro fatto su Mycroft. Mycroft è uno legato alla propria apparenza, non faccio fatica a credere che in una situazione casalinga possa avere difficoltà anche a mostrarsi in pigiama. Anche se forse avrebbe una vestaglia di seta con le iniziali, un pigiama di seta e abiti da casa di certo che non hanno molto a che fare con una tuta. Ma mi piace come Greg riesce a farlo sciogliere. Credo che il più simbolico sia il momento in cui è lui ad allentargli il nodo della cravatta.

Questa storia raccontata in questo modo, secondo quelli che sono i momenti più importanti, li porta in una vacanza in Grecia. Apprezzabili sempre i dettagli, come il libro in greco, il museo... ma anche il fatto che Mycroft non faccia il bagno. La storia è molto curata, come sempre del resto.

Koa

Recensore Master
04/11/17, ore 09:26

Credo che in questa storia e più che in altre, venga fuori l'imperfezione di John Watson. Il suo esserci nella vita di Sherlock Holmes, il suo riuscire a sopportare le stramberie di una persona che di ordinario ha ben poco, ma l'essere comunque non troppo diverso da un essere umano con pregi e difetti. Il John santo che sopporta e che non sbaglia mai, è un connubio che purtroppo si è visto fin troppo spesso nelle fanfiction e al quale io sono da sempre allergica. Certo c'è sbaglio e sbaglio e quello che si vede qui è di sicuro di piccola entità (se paragonato a ciò che si vede altrove - e mi riferisco a The lying detective), ma è vero anche che ciò a cui assistiamo è un John che non fa altro che negare l'evidenza e i propri sentimenti. Ciò che c'è di peggio è che arriva a ferire Sherlock senza quasi rendersene conto e ancora negando quello che prova.

Il tutto inizia in un contesto che ha quasi della commedia, come spesso succede nelle tue storie. Un accenno a Harry e a qualche video online ed ecco che John si mette a fantasticare. Probabilmente il passaggio che lo porta dal chiedersi come sarebbe baciare un uomo al: "come sarebbe baciare Sherlock", avrebbe richiesto magari un pizzico in più di introspezione perché è quasi drastico. Ma anche così, è chiaro che a un certo momento a John non basta più il domandarsi come potrebbe essere baciare un qualcuno che non conosce. Per questa ragione i suoi pensieri cambiano. Molto divertente il passaggio in cui fa l'elenco degli uomini che vede più spesso, domandandosi come sarebbero. Greg, Mike, Anderson... devo ammettere che in quel punto ho riso abbastanza. Davvero molto spassoso. Specie il figurarsi John che bacia Mike, quel "gran bravo diavolo" (non potevo non citarla). Il tutto poi conduce inevitabilmente a Sherlock e a un bacio rubato che ha poco del romantico.

Ho apprezzato come John si riempia di fantasie che ora della fine risultano semplicemente quello ovvero delle fantasie. Il modo in cui si immagina anche le reazioni di Sherlock, come è sicuro di avere un'idea ben precisa del suo migliore amico quando sappiamo che non è così. Tutto quanto, ora della fine, risulta posticcio e cinematografico. E infatti poi, Sherlock reagisce in un'altra maniera. E qui arriva la parte leggermente più angst, ma sempre senza calcare troppo la mano. E infatti ci si ritrova subito in un contesto comico da non sottovalutare affatto. Quella scena sotto la finestra di Sherlock, col poliziotto che non capisce e pensa a due ladri (ladri in pigiama), è stata davvero molto divertente. Certo, sarebbe potuta andare a finire parecchio male, e invece è sufficiente un chiarimento e dire la verità.

Insomma finale positivo, e non si poteva chiedere di meglio di loro due finalmente riescono a capirsi. Almeno nelle fanfiction questo succede.
Koa

Recensore Master
03/11/17, ore 17:00

Altra storia decisamente originale, e altrettanto carina. I "differenti primi incontri" sono un territorio interessantissimo quanto spinoso. In questo caso a colpirmi è stato il background che hai dato a John, e che non è poi molto diverso da quello che si è visto nelle scene iniziali di A study in pink. L'intera storia potrebbe anche basarsi su una domanda ovvero: e se Mike Stamford non fosse mai esistito? Se non ci fossero motivi tangibili per John e Sherlock d'essersi incontrati, si sarebbero mai visti lo stesso? Questa è una versione. In un universo del tutto simile all'originale, in cui Sherlock è un consulente investigativo e bazzica al Barts, dove c'è Lestrade (che appare in un ottimo cammeo), dove c'è Baker Street e dove John è un reduce zoppo che dalla vita ormai ha ben pochi stimoli. John che vede la psicologa, che dovrebbe fare un certo lavoro ma sa già che lo detesterà. Insomma, il John triste e solo c'è tutto. E quindi eccoli che s'incontrano in metro. Un luogo che non avrei mai pensato e che di solito lo si associa a scene di passaggio ben poco importanti. Qui è il luogo d'incontro. Incontri che avvengono spesso e durante i quali uno osserva l'altro senza farsi vedere. In effetti mi chiedevo come e a quale punto sarebbe svoltata la trama, ed ecco il colpo di genio. I messaggi. Cosa che non mi aspettavo, forse perché non mi sarebbe mai venuta in mente. Ma dato che questa storia parla anche e soprattutto di destino... ecco un delizioso scambio di messaggi.

A questo punto John fa quello che gli riesce meglio ovvero lanciarsi nel vuoto e tentare la sorte. Dato che sembra che il destino già si sia messo in moto, si lancia e poi sta ad aspettare. Lui da una parte, che spera ma ha poca fiducia e "Zigomi fenomenali" dall'altro, in un soprannome azzeccatissimo e che fa anche un po' ridere. Insomma, la storia si movimenta e prende vita. C'è un caso, ovviamente. Un inseguimento. Una scena d'azione e poi loro due non sembrano aver iniziato nel modo migliore. Eppure non è così.

Poteva anche chiudersi qua, con loro due che vanno a bere un caffè. Però c'è il finalino, la coda alla fine. Sette anni più tardi. In un universo alternativo vuoi che Harry e Clara non siano felici insieme e con una figlia? In un mondo senza Mary Morstan e Steven Moffat tutto è possibile. Quindi ecco la piccola Lucy, zio Sherlock e zio John. Poche parole che lasciano capire tutto quanto.

Koa

Recensore Master
03/11/17, ore 16:25

Un punto di vista interessante, quello che ci offri in questa storia. Per nulla scontato e probabilmente mai visto e che ho ovviamente molto apprezzato. La narrazione di un personaggio originale (e io amo i personaggi originali), di quello che è uno degli snodi fondamentali della vita di Sherlock, John e Mary, vista da una posizione del tutto super partes e non coinvolta emozionalmente con nessuno dei protagonisti, è una trovata innovativa. Come dicevo, anzitutto è originale come idea. E poi Chloe è un personaggio dalle profonde riflessioni, che nascono per ragioni esterne e non totalmente inerenti alla sua interiorità. Cioè, su tutto mi è piaciuto come si sia resa conto lei stessa che il lavoro che fa e la distrazione nei confronti dei clienti, la porta a essere poco attenta del mondo che la circonda. Se ne rende conto dopo lo shock di un fatto traumatico e che giunge inaspettato. Un uomo come tantissimi altri lei ne vede tutti i giorni, che prende un espresso e che dopo due minuti si getta sotto a un camion, la fa improvvisamente ritornare alla realtà. Una realtà che vive in una maniera forse eccessivamente distratta e magari perché presa da mille altre cose. Questo è stato interessante, molto profondo e affatto banale. E anche per le immagini che offri. Non so di preciso cosa sia un Maid Cafè, ma se non sbaglio sono quei locali nati in Giappone in cui le ragazze sono tipo vestite retrò? Da cameriere vittoriane mi pare... Te lo chiedo perché da me non c'è nulla del genere (solo boschi e capre), ma non stento a credere che a Milano già ci sia qualcosa di simile. Ma a parte questo. Quello che volevo dire è che ho trovato molto forti, anche emozionalmente, le immagini che ci dai. Su tutte, quella di Chloe col resto in mano e le urla e la morte, attorno a lei. Quasi cinematografica direi. Di certo significativa nel suo svegliarsi all'improvviso e rendersi conto che, quel ragazzo, neanche lo aveva guardato in faccia. Tutto questo, che non c'entra nulla con John e Sherlock, ci porta poi in effetti a una Chloe che si ritrova a voler dare più attenzione ai clienti. Perché di certo non basta una fetta di torta ad aiutare concretamente qualcuno, ma forse un po' di gentilezza aiuta a risollevare il morale. Lei è pur sempre una cameriera, non può farsi i fatti degli altri, ma può nel suo piccolo rendere più confortevole il soggiorno al locale. E quindi eccoci a osservare dall'esterno quelle che sono le vicende di John e Mary. Lei, che dalla descrizione di Chloe sembra la solita stronza, con un orribile colore di capelli che la rende ancora più falsa di quanto non sia, e che reprime il povero John. Non sappiamo quanto di simile ci sia tra la serie e questi personaggi, ma certamente è tutto diverso. John lascia Mary, evidentemente perché un qualcosa nella loro storia non andava o forse perché c'entra qualcun altro. Chissà chi... XD E qui arrivo al finale. Dunque, io amo quando un autore dà espressività fisica al personaggio, pur senza soffermarsi troppo. E qui di immagini ce ne sono molte. John impaziente e che continua a guardare l'orologio e fuori dalla vetrina. L'immagine finale si apre con una Chloe che da una parte si rallegra per aver rivisto John (quello triste che ricorda con la falsa bionda), dall'altra vorrebbe aiutarlo ma non sa come fare. Crede di parlare a sproposito, prova a tirarlo su di morale con una fetta di torta. Ma riesce a ben poco perché John resta triste. E poi, all'improvviso eccolo. Basta lo scampanellio della porta per capire. Sherlock è arrivato. E tutte le dinamiche che non conosciamo e non conosceremo mai, vengono sottintese. John torna a sorridere, gli si illuminano gli occhi. Bastano poche parole da parte sua per farci capire quale potrebbe essere il contesto (post Reichenbach, forse?), ma anche qui... non importa poi molto. Ciò che conta è quello che dice Sherlock e le mani intrecciate. A sottolineare lo stato d'animo di John, e quella fetta di torta, prima rifiutata e poi accettata con dell'altro te. Davvero un lavoro superbo.

In tutto questo, comunque, a me è venuta voglia di torta di noci.
Koa

Recensore Veterano
02/11/17, ore 18:06

Molto sfiziosa! Viste le premesse, l'albergo spettrale, la campagna desolata, i proprietari decisamente strani e inquietanti, i rumori, eccetera, mi aspettavo una storia horror di fantasmi e mostri in piena regola, non mi aspettavo che ci fosse Sherlock dietro, mi ha molto divertito la sua spiegazione ed ovviamente anche la reazione di John.

Recensore Master
02/11/17, ore 15:20

Mi piace sempre molto quando si entra, con gradualità, nel nucleo della ff partendo con uno sguardo d’insieme che costruisca l’ambiente in cui si svolgerà l’azione. Infatti è decisamente invitante il quadro di quel treno che viaggia, semideserto, nel grigio, nel freddo e sotto la classica pioggia inglese. Se poi animiamo il tutto con il dottor Watson, insonnolito e momentaneamente senza la presenza ingombrante di Sh, gli ingredienti per una lettura interessante ci sono, anche perché rimane in sospeso il “quando” quest’ultimo entrerà in scena e “cosa” farà al di fuori degli schemi, come al solito.
“…uno spiffero d’aria gelida sul collo lo fece rabbrividire…”: si aggiungono anche questo tocco di sorpresa e di tonalità “gialla” che rende la ff ancora più avvincente. La tua capacità di raccontare, creando atmosfere particolari, qui si diverte a dare, qui e là, tocchi di mistero, segnali quasi invisibili, ma inquietanti, come il preoccupante viaggio in taxi (gloriosi ed indimenticabili tempi di ASIP!), erbacce, “un’edera triste e scheletrica”, il “fioco lampioncino”…
L'aspetto della storia che la connota in modo originale, secondo me, è l'accelerazione, via via più evidente, che tu imprimi al ritmo "horror", raggiungendo il vertice parossistico, comico e preoccupante allo stesso tempo, di un John che, dalla sicurezza iniziale, passa, verso la conclusione, alla paura più devastante ed irrazionale. Per cui un applauso scaturisce spontaneo quando gli fai immergere la testa di Sh nella pozzanghera per schiarirgli le idee. Questo clima angosciante e da vero romanzo del terrore, nel senso classico del termine, di quelli che piacciono a me, come dicevo, va via via dilagando nella ff, grazie al martellamento sempre più fitto di rumori sordi, telefonate agghiaccianti, frasi minacciose che non si sa da chi vengano pronunciate: se prima si trattava di qualche pennellata dark, man mano che si procede nella lettura, ci si trova immersi in un'atmosfera da incubo, davvero, in cui l'unica sicurezza concreta di John diventa la barra metallica del portasciugamani. Verrebbe da dire, come spesso qui nel fandom, in questa sezione, "Povero John!" ma siamo tutti d'accordo nel ritenere che, quello che gli succede, sia il giusto prezzo da pagare per avere quel pezzo unico che è Sh.
Come al solito, ciò che racconti è espresso in un modo accattivante, personale, che rende perfettamente sia le caratteristiche dei personaggi sia l'ambiente in cui agiscono. Qui il quadro terrorizzante, sinceramente, ha agitato un po' anche la sottoscritta e la voce di Sh ha riportato tutto alla normalità (...non c’è alcun fantasma, sono io...), se normali si possono ritenere gli effetti causati da un Holmes in piena manifestazione affettiva. E, siccome John è speciale, lo deve essere anche l’Halloween organizzato per lui. Solo che i canoni di giudizio di Holmes sono, a dir poco, originali.
La conclusione ci premia della tensione trascorsa con il calore e il clima accogliente del 221b.
Proprio una bella storia, ma non avevo dubbi.
(Recensione modificata il 02/11/2017 - 03:21 pm)

Recensore Veterano
02/11/17, ore 03:55

Leggere la tua storia alle 4 di notte ha aiutato molto per l'atmosfera, un po' meno per il mio già poco coraggio. E io come faccio ora a mettermi a dormire?? Complimenti davvero, hai creato davvero un'atmosfera estremamente suggestiva, la storia mi è piaciuta tanto. Ammetto di essermi immedesimarsi molto in John, quando da una parte cercavo di ripetermi che probabilmente era tutta una trovata di Sherlock, mentre d'altro canto rabbrividivo ad ogni rigo. Trovo tutta la raccolta fantastica e quando vedo che hai aggiornato e c'è un nuovo capitolo sono felicissima! Ora però avrai sulla coscienza il fatto che sobbalzo ad ogni rumore! Vorrà dire che dovrò andare a rileggermi un capitolo di Hot stuff per consolarmi un po' ahahah! Spero di leggere presto altre tue storie, a presto.
(Recensione modificata il 02/11/2017 - 04:00 am)

Recensore Master
01/11/17, ore 17:19

Prima di tornare indietro e recensire le altre che mi mancano, mi fermo un attimo a commentare questa. Perché l'ho letta un paio di sere fa e voglio lasciare un commento quando ancora c'è lo spirito di Halloween nell'aria. Che poi è quello che mi ha di più stupita della tua storia ovvero l'atmosfera suggestiva che sei riuscita a creare. Di storie di Halloween se ne possono scrivere con toni differenti. Dalla festa in maschera al fantasy vero e proprio. Questa verte molto di più sull'horror classico di genere e quindi con tutta la pantomima di fantasmi, case abbandonate e fatiscenti... cimiteri... c'è tutta l'iconografia classica dei racconti del brivido o più in generale di questa festa. Qui vengono messi in una storia che, però, è molto originale di quanto non sembrerebbe detta così. Secondo me non è affatto facile scrivere una storia come questa e riuscire a essere innovativi e a dare al racconto quel pizzico di cosa in più, come invece hai fatto tu e molto bene tra l'altro. Come sempre a vincerla è l'ironia e l'aspetto comico della faccenda. Questa storia ha spesso del grottesco, ma di quello fatto bene e non l'assurdo malscritto. Ci sono tratti inquietanti in ciò che capita a John e la suggestione ha più di una volta preso anche me, che mi sono immedesimata molto in John in alcuni momenti. Eppure, le situazioni che si vanno a creare e ciò che succede a John ha spesso del fantozziano, ecco. Il suo capitare in una casa diroccata, per esempio. Classicone intramontabile. La villa immersa nella nebbia inglese, abitata forse per davvero ma un secolo prima. Con due soli camerieri un po' inquietanti già di loro per aspetto fisico, e che appaiono e scompaiono nel nulla. E poi roditori. Telefoni che squillano... un cimitero. Fuochi nella nebbia... Fa quasi ridere, perché il povero John viene messo davvero alla prova. Fino al finale, con tanto di rovinosa caduta nel fango e improperi contro Sherlock.

Il fatto che fosse tutto un piano di Sherlock a un certo momento diventa piuttosto chiaro. O meglio, è chiaro che si tratta di uno scherzo. Chi ne sia davvero l'autore, forse diventa più palese dalla telefonata in avanti. Credo sia stato allora che l'ho capito. Ma questo non ha affatto rovinato l'effetto sorpresa finale. Anzi.

Premio molto la scelta che hai fatto. La spiegazione di Sherlock, disarmante, che altro non voleva che fare un qualcosa di buono per la sua relazione con John e regalargli un festeggiamento di Halloween degno di questo nome. Il fatto che, poi, lo scherzo venga fatto il giorno seguente è un dettaglio... per Sherlock lo è di sicuro! Però, cavolo... è così dannatamente da lui!

Anche qui, finale che strappa un sorriso. Come spesso succede premio il lato comico e l'intreccio che hai saputo creare.
Koa

Recensore Master
01/11/17, ore 17:06

Eccomi, finalmente riesco a rimettermi a recensire questa raccolta. In realtà sono andata già un po' avanti con le letture, ma questi ultimi giorni sembra che la gente l'abbia fatto apposta a impedirmi di sedermi al computer... Dunque, ho notato che anche questa storia, e forse più di Defrozen, avrebbe meritato un qualcosa a sé. Ha una trama molto solida e strutturata, un intreccio credibile. Sarebbe stata in piedi anche da sola, e senza la raccolta. Ma comunque è un dettaglio che c'entra forse più con le visualizzazioni.

A parte questo, mi piace molto l'ambientazione che hai voluto dare. Il fatto che si svolga praticamente tutto in Italia, fa sì che ci sia un non so che di vacanziero ed estivo per tutto l'arco della storia, c'è un'atmosfera che ho apprezzato davvero tanto. L'Italia c'è tutta, con i difetti (osservazioni di due londinesi su traffico e mezzi pubblici), ma soprattutto con i pregi. C'è Roma e i monumenti. I negozi di souvenir. I ristorantini caratteristici. E poi la campagna, un agriturismo, i paesini, il pane fatto in casa, la diversa cultura del cibo rispetto a quella che esiste in Inghilterra. Insomma, il contesto italiano è verosimile e credibile. Molto solido anche per come Sherlock lo affronta con la sua organizzazione precisa e rigorosa. Io ne sono rimasta piacevolmente colpita e anche sorpresa. Non è comune trovare un contesto del genere in una storia su Sherlock Holmes.

In questo caso, la trama è tutt'altro che banale. Mary c'è stata, ma viene appena nominata. E John e Sherlock si girano attorno, ma sono come bloccati in un limbo. Il solito "non detto" che aleggia fra di loro e che in questa storia si fa molto sentire. John è molto ben caratterizzato. Tutto viene filtrato dai suoi occhi, la città, la vacanza... la consapevolezza dei sentimenti che ha per Sherlock che aumenta e che si fa più solida. Però devo dire che chi mi ha colpito è stato Sherlock. Il suo agire per John sempre e comunque. L'organizzare una vacanza soltanto per farlo distrarre, per non fargli pensare a tutto ciò che è successo. Per aiutarlo ad andare avanti. Mi piace come Sherlock agisce, dà quasi per scontato che sia una vacanza e nemmeno si preoccupa di specificare che non c'è nessun caso di mezzo e che non vanno a Roma per un qualche delitto. Poi, ovviamente, il tutto si sviluppa in una direzione e Sherlock è come al solito il Re dei sacrifici. Quanto dice John, verso la fine, è verissimo. Fosse per lui sarebbe disposto a far finta di nulla, come se non gli avesse praticamente spiattellato quello che prova. Questo secondo me è molto da Sherlock.

Naturalmente mi è piaciuta davvero moltissimo.
Koa

Recensore Master
28/10/17, ore 10:52
Cap. 24:

Storia che cambia drasticamente il proprio tema rispetto alla precedente e sulla quale torna l'ombra scura della serie. Siamo in un post terza stagione abbastanza ipotetico in cui Sherlock è davvero partito e non c'è stata nessuna abominevole sposa. Non ci regali molti dettagli, tanto di quello che si sa è lasciato al non detto, ma si presume che non ci sia stata nessuna Eurus che ha interagito con gli schermi di Londra, nessun piano malvagio ha trattenuto Sherlock a Londra e infatti è partito. La bambina è nata, Mary c'è ancora... Eppure le cose cambiano in maniera radicale. I sentimenti di John sono secondo me ciò che fa da perno all'intera vicenda. Sherlock torna ferito a morte e in pericolo di vita ed è una cosa che John non può tollerare oltre, ma invece che reagire in maniera negativa, ecco che il suo amore e l'attaccamento che ha per Sherlock, vengono fuori in maniera incontrollabile. Qui se c'è un nemico Mary, che nel suo individualismo, nel suo egocentrismo non pensa ad altro che a se stessa. Non mostra un briciolo di riconoscenza o di preoccupazione e io credo che non sia poi tanto lontano dalla realtà. L'individualismo di Mary è ciò che la contraddistingue sempre in tutte e due le sue stagioni.

Mi piace questo John che fa presto a mandarla al diavolo, che le mostra subito quanto sia comunque in grado di fare il padre e nonostante Sherlock. La risposta a "Ed un marito? Puoi essere anche un marito?" non arriva mai, basta il silenzio e soprattutto la realtà dei fatti.

Da un punto di vista stilistico questa ha forse meno forza rispetto alle precedenti, perché nella parte centrale i verbi sono stati concordati col presente in un modo un po' strano. Il passaggio tra presente e passato sarebbe stato forse meno forzato se avessi usato l'imperfetto e non il passato remoto. Ma si tratta comunque di poca cosa.

Koa

Recensore Master
28/10/17, ore 10:38
Cap. 23:

Questa storia, a differenza della maggioranza delle altre che compongono questa raccolta, avrebbe forse meritato uno spazio a sé in cui farla risaltare, magari pubblicandola a parte. E questo perché ha un'impronta di base molto solida, e si nota la differenza con le precedenti. Non è una flash fiction o una flash fiction leggermente lunga come molte altre storie non si concentra su un qualcosa di specifico e lo analizza, ma ha una trama ben articolata e una serie di fatti che portano a un finale (davvero delizioso) che si intrecciano lungo il percorso che hai tracciato.

Ho molto apprezzato, tra le tante cose, mamma Holmes. Spesso caratterizzata come una specie di arpia (almeno, questo anni fa) e qui nelle vesti che le vedo di più addosso ovvero di una madre che è premurosa e forse un pochino troppo. Sì, se dovessi immaginarmela in una maniera più approfondita di quanto non si sia visto nella serie, la vedrei esattamente così. Mi è molto piaciuto anzitutto come hai delineato le dinamiche di coppia dei coniugi Holmes. Sottolineando ancora di più la loro somiglianza con Sherlock e John. Lui che rimprovera la moglie per la sua testardaggine, per il volersi intromettere in cose che non la riguardano, è un po' come John che rimprovera Sherlock per le teste nel frigo o per la sconsideratezza durante un caso, salvo poi (esattamente come papà Holmes), cedere sempre e comunque perché non può proprio dire di no. Dall'altra parte invece c'è lei, geniale regina del dramma che per la felicità del suo bambino farebbe qualsiasi cosa. Persino mettersi in mezzo. Non sta molto a sentire il marito, che ha ragione nel dire che è la natura che dovrebbe fare il proprio corso. No, lei prende l'iniziativa e la forza la natura, in un ragionamento che è logicamente inoppugnabile. La perfetta logica di Sherlock Holmes, qui messa in un altro contesto ma che funziona ugualmente. E quindi vediamo lei organizzare un qualcosa che in un primo momento nemmeno si capisce, ovvero un finto caso che personalmente mi aveva tratta in inganno in un primo momento. Credevo davvero che ci fosse un caso e che questo li avesse portati nel bel mezzo del nulla. Ho iniziato a ricordarmi del "piano malvagio" quando si sono persi nella neve e hanno trovato, miracolosamente, una bella casetta calda e accogliente. Ma che coincidenza! XD Insomma, il pretesto che porta John nella baita a Natale, è assolutamente adorabile e ben congegnato.

Ovviamente ci sono anche Sherlock e John. Molto buono lo sviluppo del loro rapporto per come ce lo descrivi, ovvero come un qualcosa che inizia forse non visto da loro stessi e che poi si sviluppa lentamente. Come se entrambi avessero bisogno dei loro tempi e lasciassero anche all'altro il tempo di realizzare che sta cambiando qualcosa e che lo sta facendo irrimediabilmente. E quindi cambia il loro stare vicini, il loro sentirsi e toccarsi, la quotidianità. Cambia il modo in cui gli altri li vedono, Lestrade, Mrs Hudson che sale al piano di sopra solo per guardarli e sospirare... Una volta che però Sherlock e John vengono buttati in questa casa in mezzo al nulla, ecco che altre dinamiche si mettono in mezzo. La reazione di Sherlock è comprensibile, il suo essere dannatamente infantile in certe occasioni e specialmente quando si va a toccare il suo genio e il suo lavoro, viene da te perfettamente descritto con dovizia di particolari. Sherlock ha una reazione spropositata e inizia a odiare tutto quello senza neanche rendersi conto che l'occasione per stare un po' con John da soli, è forse delle migliori. Non pensa al fatto che sua madre aveva ottime intenzioni, non reagisce come John, approfittando della situazione e adattandosi con spirito natalizio. Al contrario mette il muso e si trincera nella sua testardaggine. Impicca gli omini di pan di zenzero ed demolisce ogni tentativo di John d'essere romantico. E John è davvero un grande. Il modo in cui lo manda al diavolo, senza troppe cerimonie è quello che ci si aspetterebbe da lui. John non si lascia mancare di chiudergli la porta in faccia o di fargli notare che è un idiota a prendersela tanto, lo dice e basta. Questa fase di incazzatura, è stata però anche la più comica. Perché dà il via a certi siparietti che sei stata davvero brava a mettere in scena. Come sempre con tanta ironia.

Poi arriva l'avvicinamento. E succede in una maniera davvero molto dolce. Sherlock capisce di aver esagerato e si rende conto che John non c'entra niente con gli imbrogli di mamma Holmes, e quindi fa qualche passetto in avanti. Scalda il cuore vedergli aggiungere legami chimici a quella che crede essere una molecola di azoto. Quella scena è io credo la migliore di tutta la storia, perché fa vedere molto bene come Sherlock sia una persona che vede e interpreta le cose in modo differente rispetto alla maggior parte della gente. John, ben più normale e ordinario di un Holmes, vede stalattiti di ghiaccio nel suo pupazzo di neve e pensa che sia stato accoltellato a morte e magari perché Sherlock è ancora arrabbiato, questo però è lontano dalla realtà. Sherlock vede le cose in una maniera diversa e sì, strapperà anche un sorriso vederlo scambiare un pupazzo di neve per una molecola di biossido di azoto, ma fa anche davvero tanta tenerezza. Così come il non aver mai giocato a una vera battaglia a palle di neve, non aver mai fatto tutti quei giochi da "bambino". Insomma, è stato un momento stupendo.

Più in generale, la storia è bellissima. Con molta atmosfera natalizia, che però non ha il difetto d'essere stucchevole. Storia comica e divertente nelle giuste quantità.

Koa

Recensore Master
27/10/17, ore 10:12

Purtroppo è l'ultima recensione che posso lasciare oggi, anche perché non sono ancora andata avanti a leggere, e a dire il vero non ho neanche troppo tempo. Ma due parole le voglio dire lo stesso. Ancora qui con un "dopo prima volta" o "dopo primo passo", in cui ti assumi l'impegno di analizzare più o meno approfonditamente, una scena come potrebbero essercene state a centinaia a Baker Street. Questa ha però un qualcosa di diverso, perché ciò che succede fra John e Sherlock non influenzerà le azioni del quotidiano, ma di certo influenza il loro stare assieme, il loro parlarsi. Qui il fresco ricordo di quanto successo, dà il via non solo a uno scambio di battute sempre colme di ironia, ma soprattutto a un qualcosa in cui l'animo di Sherlock viene fuori perfettamente. Ancora, uno Sherlock Holmes che si sente inadeguato rispetto al più esperto in materia di relazioni, ovvero John. Sherlock che non sa bene cosa dire e che non vorrebbe dare l'impressione sbagliata, non ha fatto ciò che ha fatto perché è San Valentino! Fa sorridere quella battuta, ma in realtà e come spesso succede con Sherlock, si nasconde ben altro tra le righe. Sherlock e la sua incapacità di comprendere certe regole sociali. Il timore di sbagliare e di perdere John, anche su piccolezze come questa. Il dialogo poi si trasforma in un qualcosa di più leggero ed è giusto che sia così, perché è John stesso a farlo. Lui che assolve i timori di Sherlock e li spazza via. Ogni tanto anche il grande Holmes sbaglia! XD

Anche questa lettura è stata interessantissima. Come tutte le precedenti. Mi ripeterò, ma noto sempre molta ironia tra le parole e che caratterizza un po' le storie con temi più leggeri. Un marchio di fabbrica insomma.
Koa

Recensore Master
27/10/17, ore 10:00

Le storie scritte di getto spesso sono le migliori, non che il continuare a girare e rigirare frasi non sia... divertente (?), ma quello di cui ogni tanto si ha bisogno è semplicemente di buttare giù dei versi e delle parole. Io amo la spontaneità negli scritti, si vede quando una storia nasce da una specie di atto creativo e non è troppo macchinosa. Le parole sono limpide, chiare, lineari e c'è molto sentimento, questo è più che palese. A ispirarti, in questo caso, un'immagine manipolata e che mi ricorda vagamente la scena della moto in The empty hearse. Sherlock con le lacrime agli occhi, non è un qualcosa che ci si prospetta di fronte spesso. Al contrario. In un primo momento, quando nelle prime righe hai parlato della sua morte, ho scioccamente pensato che ti riferissi al suo funerale. Ovvero a quel momento in cui si vede da lontano mentre gli altri gli dicono addio. Non so forse, fuorviata dalle tematiche delle precedenti flash, che vertevano molto attorno al ritorno di Sherlock e alla caduta di Reichenbach, non ho pensato al fatto che questa già risale al post terza stagione e che qui la morte poteva esser diversa. Quando ho letto il nome di Mary ho avuto un tonfo al cuore e ho capito qual era la morte di Sherlock. Una morte non fisica, che non c'entra strettamente con Moriarty e i piani geniali degli Holmes, ma una morte dei sentimenti. Più vista in senso lato e meno riferita a qualcosa che gli succederà o che potrebbe fisicamente accadere. A morire sono le sue speranze, non di certo il suo amore per John, che resterà invariato (o almeno, io così credo). Però sa che adesso che si è sposato qualcosa è finito per davvero e si è spezzato nel suo rapporto con John. Lo capisce, perché lo capirebbe chiunque e specialmente se sei Sherlock Holmes. Quelle lacrime che non scendono nemmeno, ma che bagnano gli occhi, fanno male a vedersi. Sono un pugno allo stomaco, così come lo è il contegno che si dà dopo. Quando indossa la maschera del perfetto testimone, quella del migliore amico.

Una storia che non dà speranze, ma che le toglie tutte. Persino io che vedo sempre un risvolto positivo e un finale ottimistico, fatico a trovare un appiglio. Ecco, la sola cosa che posso dire è che poi le cose andranno come andranno. Questa è l'unica consolazione.

Koa