Recensioni per
Scattered pictures
di Hotaru_Tomoe
Sono felice di vedere il tuo aggiornamento anche qui e felice di vedere che nonostante le difficolta' di inserimento delle appendici il tuo lavoro risulta pressoche' perfetto . Non oso nemmeno immaginare il lavoro immane che si nasconde dietro cio' che noi reputiamo svago ma sappi che in giorni di stress e altri problemi piu' o meno gravi gli autori come te a noi e me in particolare danno quella mezz'ora di stacco dal duro mondo reale . Ti ho gia' espresso i miei pensieri ieri quando hai pubblicato la storia in inglese ma ora approfitto della lingua madre per ringraziarti profondamente . Non vuole essere una ruffianeria bensi' il riconoscimento del tuo valore come autore . Ora basta perche' le 5.30 del mattino arrivano presto e spero che le mie gatte mi facciano dormire stanotte grazie della mezz'ora di egoistico distacco dal mondo reale che mi hai concesso con affetto Lacri.😻😻😻😻 |
Ho letto tutta la storia ora con stampato in faccia un sorriso da ebete, che per fortuna sono in casa da sola altrimenti... |
Altra Mystrade che ho gradito molto e forse più delle precedenti. Anzitutto la fanart, conosco la fanartist ma non questo disegno in particolare e che mi era sfuggito. Guardandolo ho riso, perché immaginarsi Mycroft Holmes che in vacanza si porta l'ombrellino piccolo, fa abbastanza ridere. Ma a parte questo, se c'è una cosa che mi è piaciuta è proprio come hai pensato la nascita del loro rapporto. In un primo momento mi ero convinta che la storia avrebbe parlato di un momento di vacanza tra di loro, complice forse la fanart o la parte introduttiva in un Greg ricorda un aneddoto legato all'infanzia. Poi, però, mi sono resa conto che quella che una vacanza ovvero un pretesto, diventa poi spunto per parlare dei passaggi fondamentali della loro storia. A iniziare dall'incontro in ospedale e per colpa di Sherlock (che per fortuna non era drogato) e la cui sobrietà dalla droga tranquillizza entrambi. Fino ad arrivare a un amore che nasce lentamente, una fiducia conquistata passo dopo passo. Più che tutto il resto ho apprezzato il lavoro fatto su Mycroft. Mycroft è uno legato alla propria apparenza, non faccio fatica a credere che in una situazione casalinga possa avere difficoltà anche a mostrarsi in pigiama. Anche se forse avrebbe una vestaglia di seta con le iniziali, un pigiama di seta e abiti da casa di certo che non hanno molto a che fare con una tuta. Ma mi piace come Greg riesce a farlo sciogliere. Credo che il più simbolico sia il momento in cui è lui ad allentargli il nodo della cravatta. |
Credo che in questa storia e più che in altre, venga fuori l'imperfezione di John Watson. Il suo esserci nella vita di Sherlock Holmes, il suo riuscire a sopportare le stramberie di una persona che di ordinario ha ben poco, ma l'essere comunque non troppo diverso da un essere umano con pregi e difetti. Il John santo che sopporta e che non sbaglia mai, è un connubio che purtroppo si è visto fin troppo spesso nelle fanfiction e al quale io sono da sempre allergica. Certo c'è sbaglio e sbaglio e quello che si vede qui è di sicuro di piccola entità (se paragonato a ciò che si vede altrove - e mi riferisco a The lying detective), ma è vero anche che ciò a cui assistiamo è un John che non fa altro che negare l'evidenza e i propri sentimenti. Ciò che c'è di peggio è che arriva a ferire Sherlock senza quasi rendersene conto e ancora negando quello che prova. |
Altra storia decisamente originale, e altrettanto carina. I "differenti primi incontri" sono un territorio interessantissimo quanto spinoso. In questo caso a colpirmi è stato il background che hai dato a John, e che non è poi molto diverso da quello che si è visto nelle scene iniziali di A study in pink. L'intera storia potrebbe anche basarsi su una domanda ovvero: e se Mike Stamford non fosse mai esistito? Se non ci fossero motivi tangibili per John e Sherlock d'essersi incontrati, si sarebbero mai visti lo stesso? Questa è una versione. In un universo del tutto simile all'originale, in cui Sherlock è un consulente investigativo e bazzica al Barts, dove c'è Lestrade (che appare in un ottimo cammeo), dove c'è Baker Street e dove John è un reduce zoppo che dalla vita ormai ha ben pochi stimoli. John che vede la psicologa, che dovrebbe fare un certo lavoro ma sa già che lo detesterà. Insomma, il John triste e solo c'è tutto. E quindi eccoli che s'incontrano in metro. Un luogo che non avrei mai pensato e che di solito lo si associa a scene di passaggio ben poco importanti. Qui è il luogo d'incontro. Incontri che avvengono spesso e durante i quali uno osserva l'altro senza farsi vedere. In effetti mi chiedevo come e a quale punto sarebbe svoltata la trama, ed ecco il colpo di genio. I messaggi. Cosa che non mi aspettavo, forse perché non mi sarebbe mai venuta in mente. Ma dato che questa storia parla anche e soprattutto di destino... ecco un delizioso scambio di messaggi. |
Un punto di vista interessante, quello che ci offri in questa storia. Per nulla scontato e probabilmente mai visto e che ho ovviamente molto apprezzato. La narrazione di un personaggio originale (e io amo i personaggi originali), di quello che è uno degli snodi fondamentali della vita di Sherlock, John e Mary, vista da una posizione del tutto super partes e non coinvolta emozionalmente con nessuno dei protagonisti, è una trovata innovativa. Come dicevo, anzitutto è originale come idea. E poi Chloe è un personaggio dalle profonde riflessioni, che nascono per ragioni esterne e non totalmente inerenti alla sua interiorità. Cioè, su tutto mi è piaciuto come si sia resa conto lei stessa che il lavoro che fa e la distrazione nei confronti dei clienti, la porta a essere poco attenta del mondo che la circonda. Se ne rende conto dopo lo shock di un fatto traumatico e che giunge inaspettato. Un uomo come tantissimi altri lei ne vede tutti i giorni, che prende un espresso e che dopo due minuti si getta sotto a un camion, la fa improvvisamente ritornare alla realtà. Una realtà che vive in una maniera forse eccessivamente distratta e magari perché presa da mille altre cose. Questo è stato interessante, molto profondo e affatto banale. E anche per le immagini che offri. Non so di preciso cosa sia un Maid Cafè, ma se non sbaglio sono quei locali nati in Giappone in cui le ragazze sono tipo vestite retrò? Da cameriere vittoriane mi pare... Te lo chiedo perché da me non c'è nulla del genere (solo boschi e capre), ma non stento a credere che a Milano già ci sia qualcosa di simile. Ma a parte questo. Quello che volevo dire è che ho trovato molto forti, anche emozionalmente, le immagini che ci dai. Su tutte, quella di Chloe col resto in mano e le urla e la morte, attorno a lei. Quasi cinematografica direi. Di certo significativa nel suo svegliarsi all'improvviso e rendersi conto che, quel ragazzo, neanche lo aveva guardato in faccia. Tutto questo, che non c'entra nulla con John e Sherlock, ci porta poi in effetti a una Chloe che si ritrova a voler dare più attenzione ai clienti. Perché di certo non basta una fetta di torta ad aiutare concretamente qualcuno, ma forse un po' di gentilezza aiuta a risollevare il morale. Lei è pur sempre una cameriera, non può farsi i fatti degli altri, ma può nel suo piccolo rendere più confortevole il soggiorno al locale. E quindi eccoci a osservare dall'esterno quelle che sono le vicende di John e Mary. Lei, che dalla descrizione di Chloe sembra la solita stronza, con un orribile colore di capelli che la rende ancora più falsa di quanto non sia, e che reprime il povero John. Non sappiamo quanto di simile ci sia tra la serie e questi personaggi, ma certamente è tutto diverso. John lascia Mary, evidentemente perché un qualcosa nella loro storia non andava o forse perché c'entra qualcun altro. Chissà chi... XD E qui arrivo al finale. Dunque, io amo quando un autore dà espressività fisica al personaggio, pur senza soffermarsi troppo. E qui di immagini ce ne sono molte. John impaziente e che continua a guardare l'orologio e fuori dalla vetrina. L'immagine finale si apre con una Chloe che da una parte si rallegra per aver rivisto John (quello triste che ricorda con la falsa bionda), dall'altra vorrebbe aiutarlo ma non sa come fare. Crede di parlare a sproposito, prova a tirarlo su di morale con una fetta di torta. Ma riesce a ben poco perché John resta triste. E poi, all'improvviso eccolo. Basta lo scampanellio della porta per capire. Sherlock è arrivato. E tutte le dinamiche che non conosciamo e non conosceremo mai, vengono sottintese. John torna a sorridere, gli si illuminano gli occhi. Bastano poche parole da parte sua per farci capire quale potrebbe essere il contesto (post Reichenbach, forse?), ma anche qui... non importa poi molto. Ciò che conta è quello che dice Sherlock e le mani intrecciate. A sottolineare lo stato d'animo di John, e quella fetta di torta, prima rifiutata e poi accettata con dell'altro te. Davvero un lavoro superbo. |
Molto sfiziosa! Viste le premesse, l'albergo spettrale, la campagna desolata, i proprietari decisamente strani e inquietanti, i rumori, eccetera, mi aspettavo una storia horror di fantasmi e mostri in piena regola, non mi aspettavo che ci fosse Sherlock dietro, mi ha molto divertito la sua spiegazione ed ovviamente anche la reazione di John. |
Mi piace sempre molto quando si entra, con gradualità, nel nucleo della ff partendo con uno sguardo d’insieme che costruisca l’ambiente in cui si svolgerà l’azione. Infatti è decisamente invitante il quadro di quel treno che viaggia, semideserto, nel grigio, nel freddo e sotto la classica pioggia inglese. Se poi animiamo il tutto con il dottor Watson, insonnolito e momentaneamente senza la presenza ingombrante di Sh, gli ingredienti per una lettura interessante ci sono, anche perché rimane in sospeso il “quando” quest’ultimo entrerà in scena e “cosa” farà al di fuori degli schemi, come al solito. |
Leggere la tua storia alle 4 di notte ha aiutato molto per l'atmosfera, un po' meno per il mio già poco coraggio. E io come faccio ora a mettermi a dormire?? Complimenti davvero, hai creato davvero un'atmosfera estremamente suggestiva, la storia mi è piaciuta tanto. Ammetto di essermi immedesimarsi molto in John, quando da una parte cercavo di ripetermi che probabilmente era tutta una trovata di Sherlock, mentre d'altro canto rabbrividivo ad ogni rigo. Trovo tutta la raccolta fantastica e quando vedo che hai aggiornato e c'è un nuovo capitolo sono felicissima! Ora però avrai sulla coscienza il fatto che sobbalzo ad ogni rumore! Vorrà dire che dovrò andare a rileggermi un capitolo di Hot stuff per consolarmi un po' ahahah! Spero di leggere presto altre tue storie, a presto. |
Prima di tornare indietro e recensire le altre che mi mancano, mi fermo un attimo a commentare questa. Perché l'ho letta un paio di sere fa e voglio lasciare un commento quando ancora c'è lo spirito di Halloween nell'aria. Che poi è quello che mi ha di più stupita della tua storia ovvero l'atmosfera suggestiva che sei riuscita a creare. Di storie di Halloween se ne possono scrivere con toni differenti. Dalla festa in maschera al fantasy vero e proprio. Questa verte molto di più sull'horror classico di genere e quindi con tutta la pantomima di fantasmi, case abbandonate e fatiscenti... cimiteri... c'è tutta l'iconografia classica dei racconti del brivido o più in generale di questa festa. Qui vengono messi in una storia che, però, è molto originale di quanto non sembrerebbe detta così. Secondo me non è affatto facile scrivere una storia come questa e riuscire a essere innovativi e a dare al racconto quel pizzico di cosa in più, come invece hai fatto tu e molto bene tra l'altro. Come sempre a vincerla è l'ironia e l'aspetto comico della faccenda. Questa storia ha spesso del grottesco, ma di quello fatto bene e non l'assurdo malscritto. Ci sono tratti inquietanti in ciò che capita a John e la suggestione ha più di una volta preso anche me, che mi sono immedesimata molto in John in alcuni momenti. Eppure, le situazioni che si vanno a creare e ciò che succede a John ha spesso del fantozziano, ecco. Il suo capitare in una casa diroccata, per esempio. Classicone intramontabile. La villa immersa nella nebbia inglese, abitata forse per davvero ma un secolo prima. Con due soli camerieri un po' inquietanti già di loro per aspetto fisico, e che appaiono e scompaiono nel nulla. E poi roditori. Telefoni che squillano... un cimitero. Fuochi nella nebbia... Fa quasi ridere, perché il povero John viene messo davvero alla prova. Fino al finale, con tanto di rovinosa caduta nel fango e improperi contro Sherlock. |
Eccomi, finalmente riesco a rimettermi a recensire questa raccolta. In realtà sono andata già un po' avanti con le letture, ma questi ultimi giorni sembra che la gente l'abbia fatto apposta a impedirmi di sedermi al computer... Dunque, ho notato che anche questa storia, e forse più di Defrozen, avrebbe meritato un qualcosa a sé. Ha una trama molto solida e strutturata, un intreccio credibile. Sarebbe stata in piedi anche da sola, e senza la raccolta. Ma comunque è un dettaglio che c'entra forse più con le visualizzazioni. |
Storia che cambia drasticamente il proprio tema rispetto alla precedente e sulla quale torna l'ombra scura della serie. Siamo in un post terza stagione abbastanza ipotetico in cui Sherlock è davvero partito e non c'è stata nessuna abominevole sposa. Non ci regali molti dettagli, tanto di quello che si sa è lasciato al non detto, ma si presume che non ci sia stata nessuna Eurus che ha interagito con gli schermi di Londra, nessun piano malvagio ha trattenuto Sherlock a Londra e infatti è partito. La bambina è nata, Mary c'è ancora... Eppure le cose cambiano in maniera radicale. I sentimenti di John sono secondo me ciò che fa da perno all'intera vicenda. Sherlock torna ferito a morte e in pericolo di vita ed è una cosa che John non può tollerare oltre, ma invece che reagire in maniera negativa, ecco che il suo amore e l'attaccamento che ha per Sherlock, vengono fuori in maniera incontrollabile. Qui se c'è un nemico Mary, che nel suo individualismo, nel suo egocentrismo non pensa ad altro che a se stessa. Non mostra un briciolo di riconoscenza o di preoccupazione e io credo che non sia poi tanto lontano dalla realtà. L'individualismo di Mary è ciò che la contraddistingue sempre in tutte e due le sue stagioni. |
Questa storia, a differenza della maggioranza delle altre che compongono questa raccolta, avrebbe forse meritato uno spazio a sé in cui farla risaltare, magari pubblicandola a parte. E questo perché ha un'impronta di base molto solida, e si nota la differenza con le precedenti. Non è una flash fiction o una flash fiction leggermente lunga come molte altre storie non si concentra su un qualcosa di specifico e lo analizza, ma ha una trama ben articolata e una serie di fatti che portano a un finale (davvero delizioso) che si intrecciano lungo il percorso che hai tracciato. |
Purtroppo è l'ultima recensione che posso lasciare oggi, anche perché non sono ancora andata avanti a leggere, e a dire il vero non ho neanche troppo tempo. Ma due parole le voglio dire lo stesso. Ancora qui con un "dopo prima volta" o "dopo primo passo", in cui ti assumi l'impegno di analizzare più o meno approfonditamente, una scena come potrebbero essercene state a centinaia a Baker Street. Questa ha però un qualcosa di diverso, perché ciò che succede fra John e Sherlock non influenzerà le azioni del quotidiano, ma di certo influenza il loro stare assieme, il loro parlarsi. Qui il fresco ricordo di quanto successo, dà il via non solo a uno scambio di battute sempre colme di ironia, ma soprattutto a un qualcosa in cui l'animo di Sherlock viene fuori perfettamente. Ancora, uno Sherlock Holmes che si sente inadeguato rispetto al più esperto in materia di relazioni, ovvero John. Sherlock che non sa bene cosa dire e che non vorrebbe dare l'impressione sbagliata, non ha fatto ciò che ha fatto perché è San Valentino! Fa sorridere quella battuta, ma in realtà e come spesso succede con Sherlock, si nasconde ben altro tra le righe. Sherlock e la sua incapacità di comprendere certe regole sociali. Il timore di sbagliare e di perdere John, anche su piccolezze come questa. Il dialogo poi si trasforma in un qualcosa di più leggero ed è giusto che sia così, perché è John stesso a farlo. Lui che assolve i timori di Sherlock e li spazza via. Ogni tanto anche il grande Holmes sbaglia! XD |
Le storie scritte di getto spesso sono le migliori, non che il continuare a girare e rigirare frasi non sia... divertente (?), ma quello di cui ogni tanto si ha bisogno è semplicemente di buttare giù dei versi e delle parole. Io amo la spontaneità negli scritti, si vede quando una storia nasce da una specie di atto creativo e non è troppo macchinosa. Le parole sono limpide, chiare, lineari e c'è molto sentimento, questo è più che palese. A ispirarti, in questo caso, un'immagine manipolata e che mi ricorda vagamente la scena della moto in The empty hearse. Sherlock con le lacrime agli occhi, non è un qualcosa che ci si prospetta di fronte spesso. Al contrario. In un primo momento, quando nelle prime righe hai parlato della sua morte, ho scioccamente pensato che ti riferissi al suo funerale. Ovvero a quel momento in cui si vede da lontano mentre gli altri gli dicono addio. Non so forse, fuorviata dalle tematiche delle precedenti flash, che vertevano molto attorno al ritorno di Sherlock e alla caduta di Reichenbach, non ho pensato al fatto che questa già risale al post terza stagione e che qui la morte poteva esser diversa. Quando ho letto il nome di Mary ho avuto un tonfo al cuore e ho capito qual era la morte di Sherlock. Una morte non fisica, che non c'entra strettamente con Moriarty e i piani geniali degli Holmes, ma una morte dei sentimenti. Più vista in senso lato e meno riferita a qualcosa che gli succederà o che potrebbe fisicamente accadere. A morire sono le sue speranze, non di certo il suo amore per John, che resterà invariato (o almeno, io così credo). Però sa che adesso che si è sposato qualcosa è finito per davvero e si è spezzato nel suo rapporto con John. Lo capisce, perché lo capirebbe chiunque e specialmente se sei Sherlock Holmes. Quelle lacrime che non scendono nemmeno, ma che bagnano gli occhi, fanno male a vedersi. Sono un pugno allo stomaco, così come lo è il contegno che si dà dopo. Quando indossa la maschera del perfetto testimone, quella del migliore amico. |