Tu. Devi. Scrivere. Un. Libro.
Ti dirò una cosa, e spero non ci rimarrai troppo male: all'inizio avevo moolto sottovalutato la tua storia, credendo che fosse una delle tante banali e infantili, anche se, fin dal prologo ho sempre pensato che nonostante ciò scrivessi bene. Se noti le prime recensioni erano abbastanza corte e quasi.. sforzate, ma poi, dopo qualche capitolo mi sono ricreduta. Su di te come scrittrice, sulla storia, sulla sua originalità. E' tutto così incredibilmente credibile che mi sembra di leggere per davvero un libro. Uno di quei bestseller, che sia chiaro.
Ti stimo come scrittrice ogni capitolo di più. Dai sempre il meglio di te, e i risultati si vedono: capitoli avvincenti, puliti sotto ogni punto di vista. Quei tipi di capitoli che non ti fanno staccare gli occhi nemmeno un attimo, che se tua madre ti chiama tu continui a leggere ignorandola (tratto da una storia vera, lol). Prima di passare all'analisi del capitolo, vorrei dirti un'ultima cosa: tu non sei brava perché hai quindici anni, tu sei brava perché lo sei e basta. Non dico che scrivi come i grandi scrittori del novecento, ma posso benissimo paragonarti a molti autori dei nostri giorni, come per esempio Josephine Angelini. Hai del talento, e sono sicura che se continuerai a coltivare questa passione, avrai grande soddisfazioni. Meriti tanto, davvero.
Ok, so che sei una ragazza molto sensibile, quindi spero di non averti fatta commuovere ahahah. Adesso passiamo al capitolo:
"Bali, di nuovo vittima di uno spaventoso giallo” recitava il titolo a caratteri cubitali, del giornale locale posto sullo zerbino di casa. Chiusi la porta, mi diressi verso la cucina, e iniziai a sorseggiare il latte non staccando nemmeno un attimo gli occhi da quell’articolo.
- Che cosa dice?- mi domandò la nonna mettendo dei biscotti a tavola.
- Helen!- esclamò il nonno. – Santo cielo! Biscotti? E da quando?- sbraitò con le braccia al cielo.
La nonna gli schioccò un’occhiataccia. – Rose Mary non è abituata a uova in camicie e bacon, alle nove di mattina. O ti abitui o cambi moglie.
- Allora cambio moglie- borbottò lui accigliato.
Lanciai un sorriso sghembo ad Alyssa, che ricambiò scuotendo la testa." - Questa parte è grandiosa, davvero. Amo le scenette comiche tra Helen e Fred (che tra l'altro è uno dei personaggi che amo di più).
"Mi schiarii la voce. – Risale a poche ore fa la notizia della misteriosa scomparsa del reverendo Mayer. Pare che a denunciare il fatto sia stata la signora Mayer, raccontando agli agenti di polizia di essere tornata a casa, dopo aver assistito alla messa tenuta dallo stesso marito. “Mi aveva detto che doveva riordinare le offerte, e gli indumenti ricevuti in beneficenza” continua la donna lacrimante. “E invece non è più tornato”. A quel punto non ha più la forza di dire altro, e gli agenti la congedano, calandosi subito nella prima indagine. Non è l’unica vicenda ad aver fatto scattare lo stato d’allerta nell’isola, bensì, la seconda. La prima scomparsa risale ad una settimana fa, e la vittima, è la piccola Kim Cheyenne, di appena cinque anni. Le ricerche vanno avanti da giorni, ma di lei nessuna traccia. E’ solo un’orripilante coincidenza del fato, o una catena di eventi ben precisi, messi in atto da un cerebroleso che si aggira per l’isola?- mi fermai di scatto, con la voce che faticava ad uscire." - Ed ecco la seconda vittima di questo spaventoso giallo. Adoro i tipi di personaggio che hai scelto fin'ora, dato che sono così diversi e singolari. Abbiamo da una parte un reverendo, quindi un uomo di Chiesa, mentre dall'altra una bambina indifesa. Mi chiedo chi sarà il prossimo, sempre che ci sia... ma temo di sì. E oh, sembrava davvero di leggere un articolo di giornale, quindi brava!
"L’uomo nel sediolino accanto a me frenò di scatto, facendo scattare la mia cintura che divenne improvvisamente rigida.
- Certo che con le frenate fai proprio schifo, eh!- lo ammonii con una smorfia.
- Ehi, attenta come parli, signorina. E mi raccomando, torna a casa per pranzo- mi avvisò girando il busto verso di me. – Oh, e a proposito: che vuole Justin?
Nel giro di un nanosecondo il mio cervello cercò di elaborare la scusa più credibile possibile. – D-Deve darmi un pensierino che ha preso per Melanie- sbiascicai.
Il nonno mi lanciò un’occhiata torva. – Mh, certo che le fa un “pensierino” ogni giorno.
- Cosa posso dirti? Si sarà innamorato- dissi ironica.
- Di lei o di te?- mi domandò così disinvolto che caddi in un profondissimo imbarazzo.
- D-Di lei! Ma cosa dici?" - Fred uno di nooooi! Fred uno di NoOOoOoOoOiiii! Fred uno di nooooooiiiiiiiiiiiiiii! Ok, la smetto, ma quel vecchio ha capito tutto dalla vita. Ho adorato questa parte, oh yeah.
"Scesi dalla macchina e mi incamminai verso il piccolo vialetto circondato da un triste e poco curato giardino, poi, arrivai alla porta e bussai con ancora in corpo un po’ di esitazione.
La porta si aprì, mostrando Justin appoggiato con una mano sullo stipite di legno, e uno sguardo risoluto. – Ehi.
Perché mi era così difficile guardarlo negli occhi senza che il mio cuore iniziasse a scalpitare come un matto? – Una cosa veloce. Sai, non sono molto in vena di averti intorno.
- Il sentimento è reciproco. E poi, nessuno ti ha obbligato a venire- mi fece l’occhiolino." - Mi credi se ti dico che ogni volta che si incontrano, prego tutti i santi del Paradiso affinché si bacino? Ovviamente tu sei cattiva e ci devi far soffrire. Grazie Aly, davvero. Comunque senti, io li shippo troppo, e prima o poi farò un fanclub su questa storia, o magari mi tatuerò in fronte "Shippo Josie come se non ci fosse un domani". Ahahahahahahahahah.
"Una piccola finestra rotonda, illuminava il tutto lasciando filtrare i raggi rossi del sole, e facendo risaltare dei piccoli granelli di polvere che fluttuavano nell’aria. Aveva tutta l’aria di essere un’ala della casa al quanto abbandonata. Oltre il legno, che ricopriva tutta la superficie, e la finestra, vi era una poltrona di velluto verde ad un’angolo della stanza, e ai suoi piedi un grande e austero baule. Era aperto, e circondato da mille scartoffie e pezzi di carta ammuffiti. Justin gli si avvicinò, e con lui anche io, poi, mi lanciò un’occhiata, come a dirmi di guardarvi all’interno. Mi inginocchiai, sfiorando con le dita la carta, poi, senza un preciso canone, ne presi una, che aveva tutta l’aria di essere una lettera. In fondo, c’era scritto a china: 9 Maggio, 1993.
La girai, stando attenta a non farmela sgretolare tra le mani. Avevo ragione: era una lettera.
Mi girai a guardare Justin. I suoi occhi erano di nuovo seri e privi di emozione.
- P-posso..?- balbettai. Lui annuì deciso.
Ripuntai gli occhi sul pezzo di carta, e iniziai a leggere nella mia mente.
Patricia, perdonami.
Non avrei dovuto, lo so, e me ne pento. Se solo tu potessi perdonarmi un’ultima volta.. Io ti amo.
Dovresti saperlo questo, e non dimenticarlo mai. Io ti amo, come non ho mai amato prima.
Voglio vederti; abbracciarti; voglio baciarti e chiederti perdono guardandoti negli occhi. Ti aspetto al tramonto lì, allo stesso posto, il nostro posto.
Jeremy." - Intanto ti dico che sono riuscita a immaginare alla perfezione la scena. Davvero, si disegnava pian pian nella mia mente, dopo la lettura di ogni parola. Amo il tuo modo di descrivere le cose, credo che sia una delle tue migliori capacità. Che dire della lettera? Credimi se ti dico che mi sono venuti i brividi. Non lo so, forse è perché ormai sono particolarmente sensibile a tutto ciò che accade in questa storia, ma mi sono davvero immedesimata. Il personaggio di Jeremy mi affascina sempre di più, comunque. Più che provare rabbia nei suoi confronti, provo un'immensa pena. Insomma, è pazzo, e i pazzi non sanno di essere pazzi, ma soprattutto, non sono loro ad averlo deciso. L'unico problema è che quando uno è pazzo ad andarci di sotto sono gli altri, proprio come vediamo in questi meravigliosi capitoli.
"Rimasi a fissarla ancora per qualche secondo, poi, la posai delicatamente nel baule. – Che significa?- chiesi a Justin, che guardava altrove, oltre la finestra, con le mani chiuse a pugno.
- Il “nostro posto”- disse a voce bassa. – Credo di aver trovato una foto che li raffiguri lì.
Iniziai a rovistare tra le carte e le lettere, poi, trovai svariate foto una sopra all’altra. Presi la prima che mi capitò sotto mano. Lei era Pattie, l’avevo riconosciuta, la nonna mi aveva mostrato una sua foto; l’uomo accanto a lei.. beh, era la copia spiccicata di Justin. Jeremy. Guardai alle loro spalle, osservai il paesaggio che li circondava. Mi era familiare, estremamente familiare. – Ma..
- Sì- mi interruppe lui girandosi finalmente a guardarmi negli occhi. – E’ il posto in cui- fece una pausa, e mi parve per qualche secondo di vedere le sue guance prendere colorito. Il posto in cui mi hai baciata pensai arrossendo a mia volta. – Il posto in cui abbiamo passato la notte, su quell’isola sperduta al compleanno di Daniel- terminò. Sapevo che stava per dire ciò che io avevo pensato, e sapevo che anche lui l’aveva pensato. O forse no.
- E quindi?- gli domandai alzandomi lentamente da terra. Mi osservava, percorreva ogni curva del mio corpo con gli occhi, fino ad arrivare alle mie iridi verdi.
- Quindi cosa?- domandò di rimando.
- Cosa c’entra tutto questo con ciò che sta accadendo? E con i bigliettini?- chiesi riferendomi alla lettera e le foto.
Lui sospirò, appoggiandosi al muro e incrociando le braccia. – E’ mio.. padre. Ne sono sicuro. E’ ritornato per vendicarsi.. ma non so di cosa. Non ne ha abbastanza di uccidere innocenti?- la voce gli si bloccò in gola. Feci per poggiare la mia mano sul suo braccio, ma si ritrasse. Avrei dovuto sentirmi ferita per il suo gesto, eppure non fu così, perché ciò che stava accadendo era molto più grande di una stupida storiella durata poche ore; anzi, non era mai iniziata.
- Come fai a dirlo? Insomma, non abbiamo nessuna prova. E poi, che senso avrebbe?
Justin scosse a testa. – Lui è pazzo- scandì piano. – I pazzi non pensano seguendo un filo logico, anzi, loro non pensano: agiscono e basta. Credo che però lui non sia come gli altri pazzi- continuò. – Insomma, credo che in lui ci sia ancora un po’ di furbizia, premeditazione; caratteristiche contenute da persone sane di mente. Quando poi la cattiveria si unisce alla pazzia escono fuori mosti come lui- concluse con disprezzo.
Camminai fino all’altro lato della stanza, di fronte a lui; mi lasciai strisciare lungo il muro e mi sedetti sul pavimento, con le gambe al petto. – Io non credo che.. insomma, Justin, non sappiamo nemmeno se è ancora in vita!
- E chi altro potrebbe essere, Rose Mary? Hai qualche idea a riguardo? Ogni parte del mio corpo urla che c’è di mezzo lui. Vuoi sapere anche un’altra cosa? Ti sembrerò pazzo, ma c’è un collegamento a tutto ciò che sta accadendo..
- Che vuoi dire?- la voce bassa, i nervi tesi.
- Credi che queste scomparse e l’uccisione di quel gatto siano scelte non studiate?
- B-Beh io..
- La risposta è no- mi interruppe. – Questa storia mi sta facendo perdere la testa, e il sonno- fece un bel respiro. – Tre settimane fa il gatto della signora Hutcher; dieci giorni fa Kim; poche ore fa il reverendo Mayer. Noi.. avevamo un gatto, si chiamava Poo, ma poi morì. Prima di avere Juliet, mia mamma perse una gravidanza al quinto mese; era una bambina, e mio padre voleva chiamarla Kim. Il reverendo Mayer.. fu lui a consacrare in matrimonio i miei g-genit- la voce gli venne meno." - Ed ecco svelato tutto. Giuro che sono rimasta con il fiato sospeso per tutta la lettura, con il cuore che mi martellava in petto. Tu sei geniale, davvero. Ero sicuro che la scelta del gatto, di Kim e del Reverendo non fossero prese a caso, ma non mi sarei mai aspettata un a cosa del genere. Riesci sempre a stupirmi. Ti adoro!
"Rimasi con la bocca aperta e il sangue iniziò a pulsarmi nelle tempie più velocemente e rumorosamente del dovuto. La testa iniziò a farmi male, e la vista ad annebbiarsi. L’ultima immagine che ebbi davanti agli occhi, fu quella di Justin che mi veniva in contro, poi, il campo visivo fu divorato da tante piccole macchioline nere, finché le palpebre non mi si chiusero." - Ed ecco la parte finale. Se ho capito bene Rosie è svenuta.. spero stia bene (ok, parlo come se la conoscessi ahahaha).
Che altro dirti Aly? Ho terminato le parole per descrivere quanto sia meravigliosa questa storia. In questo periodo mi sono presa una pausa da efp, e l'unico motivo per cui ci entro una volta a settimana è per leggere i tuoi capitoli. Pensa un po' quanto mi sia fissata con "Hurricane" ahah.
Spero la recensione ti sia piaciuta, la meriti, davvero.
Un abbraccio, e a sabato prossimo.
xx, Mel. :) |