Recensioni per
Rivoluzione - Hikari to Kage
di VeronicaFranco

Questa storia ha ottenuto 365 recensioni.
Positive : 365
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

Un gran bell'affresco dei salotti dell'epoca, complimenti! Rosalie non ha una vita semplice, ma comunque interessante.

Recensore Master
02/12/16, ore 23:10

Cristo s'è fermato a Eboli. Il sogno, l'amore e l'utopia di un ideale ad Arras.
Parigi, il fulcro di tutto, dove solo poco più d'un anno prima s'è consumata la battaglia simbolo del movimento rivoluzionario, adesso ospita la politica, le beghe, le alleanze nascoste e i sotterfugi che macchiano e corrompono.
I germogli del caos, dicevamo. Con tutti i loro testimoni, nel pieno della loro rivoluzione quotidiana, che accompagna quella storica.
Mi torna in mente la frase d'Alain nell'anime: "Oscar e Andrè sono stati a loro modo fortunati, sono morti prima di vedere tutti gli orrori della Rivoluzione". In effetti ora non è così, e quell'aura quasi di mito che in particolare Oscar s'è portata via con sè pare una sorta di coperta con la quale Fersen e Alain cercano di scaldarsi il cuore nel freddo delle polemiche, della politica dura e calcolatrice, delle decisioni drastiche.
Solo Alain è a conoscenza che le radici del male si stanno diramando ( a dire il vero la gramigna, cupa ed infestante, ha già attecchito anche in campagna e temo stia allargando il raggio d'azione) anche verso di loro, da un pò. Ma questo non scalfisce quell'alone di leggenda che sembra alimentarsi attraverso i ricordi degli amici e di chi li ha conosciuti.
In questo momento tutti i personaggi che gravitano o hanno gravitato attorno a loro, sembrano spettatori. Di un dramma, annunciato. Fersen resta il più coinvolto, naturalmente, e diventerà presto attore in questa tragedia. Alain, che col suo fare volutamente dissacrante nasconde una certa lungimiranza, subodora forte ogni presagio infausto.
Ancora Oscar e Andrè, sul piedistallo dell'esempio: l'Amore, solo quello può davvero salvare e rendere liberi. Perchè non proteggere Marianne, dunque, e di conseguenza sè stesso? Credo non siano mai stati più nudi di così, tra di loro. Entrambi desiderano ciò che non potranno mai avere.
E Marianne, da consumata prostituta, si adatta per non morire, si adatta per migliorare, ma non si vende per amore. E' troppo onesta per accettare un compromesso dall'unico uomo che davvero ama.
Le lacrime hanno sporcato la sua maschera di cinismo apparente, spero solo che un cuore grande come il suo non sia tra le prossime vittime della Rivoluzione ammalata di fanatismo...
Attendo il prossimo aggiornamento...dopo queste corali magistrali, da chi andrai a cogliere il punto di vista? Ci sono ancora tre nobiluomini in giro ( non certo di piacere..) per l'Europa?
A domenica...un bacio!
Tamara Alessandra.

Recensore Master
01/12/16, ore 18:16

Recensisco in ritardo e me ne dolgo, perché credo che, dei primi tre capitoli, questo sia quello che mi è piaciuto di più finora: stiamo entrando nel vivo della narrazione e torna una vecchia conoscenza, la nostra Marianne. Confesso che non ha mai incontrato particolarmente il mio favore, ma stavolta ne hai tracciato un ritratto così intenso e amaro che mi ha rapito, un po' come nel capitolo in cui lei chiede a Bernard di insegnarle a leggere.
Magistrale l'inizio ''storico'', mi sembrava di essere tra le pagine di un romanzo ( non mi stancherò mai di ripetertelo), immersa in quella concitata riunione.
Ed ecco quindi l'incontro tra Alain e la fiera Marianne... perfetto. Un sottile duello di non detti, insinuazioni, battute che però lascia una grande amarezza: amarezza per le malinconiche parole di Alain, che rivelano finalmente il suo amore impossibile per Oscar ma anche il profondo affetto per André che lo ha portato ad allontanarsi (per inciso... è anche la mia visione); amarezza nello scoprire quanto questa rivelazione faccia male a Marianne.
La chiusa, con quei polpastrelli sporchi di nero e di rosso è da brividi...mi ha ricordato Rimmel e ti dico tutto. Chapeau.

Recensore Master
30/11/16, ore 21:44

Come non condividere i sentimenti di Fersen? In quella sala si discutono nuove leggi, si crea una nuova Francia, ma non tutti sono animati dagli stessi se sentimenti di giustizia e uguaglianza. In quella sala si deciderà il destino di molti, la cui unica colpa è quella di essere nati dalla parte sbagliata o di aver aperto gli occhi sugli errori/orrori della rivoluzione.
Alain si sta dimostrando un uomo più complesso di quanto volesse far vedere. Chissà, forse nel suo cuore c'è più posto di quanto creda per Marianne, seguire una chimera è difficile, e forse lui ricorderà le parole che un giorno disse ad Andrè per metterlo in guardia da ciò che provava per Oscar.
Mirabeau ha ancora poco tempo a disposizione, poi cosa ne sarà di Marianne? Lei è orgogliosa non cercherà aiuto, dovrà essere Alain a trovare la strada per raggiungerla.
A presto.
Anna

Recensore Master
29/11/16, ore 20:51

Interessante l'inizio e la tassa sul celibato. Interessante il modo in cui molti nuovi governi vadano subito ad incidere sulla vita privata delle persone. E notevole il quadro delle magliaie, che ho sempre trovato spassosa.
Poi cambi registro. Amaro e profondamente venato di dolore, quello che fai dire ad Alain ed a Marianne. Che vive una contraddizione importante, la consapevolezza di essere usata e la fascinazione per il cervello di Mirabeau.
Alain vive anch'esso la sua personale contraddizione, ma la risolve con encomiabile dignità. Il tuo Soisson è un bel persnaggio con una profondità che hai costruito con cura e maestria.
Degno di nota il dolente cameo di Fersen.
Che dire?
Bravissima

Recensore Master
29/11/16, ore 15:17

Sarà ancora una volta merito della tua bravura se mi ritrovo a sospirare, affascinata dalla "fisicità" di questo Alain, così intenso nel suo confronto con Marianne... Che belli, entrambi, così impegnati a difendersi ma così vicini a cedere l'un l'altro, malgrado la fermezza degli intenti. Molto molto bello anche il tuo Fersen malinconico che rievoca il vino speziato ed il buon cibo di Marie, nelle sue lontane serate a Palazzo Jarjayes....nulla infatti ci sembra più bello di ciò che abbiamo perduto e che sappiamo non tornerà più. La Rivoluzione ha preso il suo corso e tu ce lo racconti meravigliosamente attraverso gli occhi dei tuoi personaggi: davvero la tua Rivoluzione sta diventando un'opera a tutto tondo. Un abbraccio grande e a presto!

Recensore Master
28/11/16, ore 22:10

Cara Veronica,
Che bel passo di letteratura "alta" hai saputo regalarci... Fersen che recupera un mondo intero di ricordi,
quello di Palazzo Jarjayes, soltanto attraverso una visione, fugace e lontana, di Rosalie.
Anche Alain ha i suoi ricordi, le esperienze che lo legano a Marianne.
La ragazza si è però unita ad un altro partito, che sembra migliore, ma che, purtroppo per lei, non è de-
stinato ad arrivare molto lontano.
E intanto la Rivoluzione diventa sempre più forte... Ora chiede una tassa a tutti coloro che non hanno
famiglia e figli. Quasi tutte le rivoluzioni, prima o poi, hanno imposto ai popoli questa loro volontà.
Quanti figli sono nati solo per andare presto a morire sulle barricate o nelle trincee della Storia...
Con sincera ammirazione

Recensore Master
28/11/16, ore 15:51

Niente di nuovo... Che anche regimi dittatoriali tassavano i celibi e le nubili... Qui Alain emerge in tutta la sua grandezza come Marianne nella sua avvenenza e disincanto... Inizia il passo di danza verso una apocalisse.. Baci J
(Recensione modificata il 28/11/2016 - 03:51 pm)

Recensore Master
28/11/16, ore 10:39

Alain ha un cuore d'oro, ma è anche ferito dai suoi sentimenti, che la sua sincerità gli impedisce di nascondere.

Recensore Veterano
28/11/16, ore 09:41

Alain che grande uomo, un grande cuore, e un gran senso di giustizia nell'anima.
Nonostante l'amore che prova per Oscar, un sentimento che rende irrazionali ogni essere vivente, lui in nome del bene che vuole ad Andrè decide di star lontano da loro, continuando a proteggerli.
Ma in fondo, nel suo cuore c'è posto anche per Marianne, un peccato che lei non colga veramente l'occasione di stare con lui e preferisca la vita agiata con un nobile.
A volte anche i piccoli fuochi con il tempo possono diventare dei grandi amori, e io vedo questa possibilità tra Alain e lei...speriamo.
Sempre intenso il tuo modo di scrivere, ogni singola emozione è passata attraverso gli occhi è fatta mia, brava.

Recensore Master
27/11/16, ore 22:03

Non conosco nel dettaglio storico biografico il personaggio di Maria Antonietta. Quindi potrei ora dire un sacco di corbellerie.
Ma in effetti sì, in questo malinconico frangente, finti ospiti delle Tuileries, amputata nei suo amore di madre a causa della scomparsa di due dei suoi figli, protettiva ed presente per le creature rimaste, potrei proprio definirla la Madre di Francia. Avrebbe potuto essere un esempio, diventare, come auspicabile per una sovrana, la madre di tutti i Francesi, più che un capro espiatorio, alla fine.
Sai, nell'anime, ho sempre in mente il raffronto tra il ritratto sontuoso traboccante opulenza di Antonietta che viene recapitato alla madre e quello di quest'ultima che, illuminata da un lampo nel momento del trapasso, siede un'ultima volta sul trono, prima di chinare il capo alla Morte. Sembra che sovranità ed umanità non possano unirsi assieme, molto probabilmente per quel concetto d'assolutismo monarchico associato al divino che ancora restava ancorato nei ceti aristocratici.
Ma Maria Antonietta ha messo in luce ogni fragilità, ogni debolezza ed ogni leggerezza che in gioventù l'hanno pericolosamente allontanata dai suoi doveri e dal suo popolo, primo dei doveri in assoluto.
Con la maternità acquista umanità, appunto. Ed è forse questo che un sovrano illuminato, al passo con i tempi che stanno correndo e precorrendo avrebbe dovuto fare. Ma ormai è troppo tardi, tutti paiono dei nemici, tutto quello che si poteva governare e condurre, fa paura.
In quella stanza si respirano l'atmosfera incerta, gli infausti segni premonitori del dramma, la nostalgia di un tempo andato, quieto e sereno. E, al meglio delle sue potenzialità, la Regina recita, dinnanzi ai suoi figli. Ma insegna, anche, a non coltivare la paura, a mantenere la dignità, a proteggersi e farsi forti l'un l'altro.
Così anche verso il marito. E' struggente la devozione e l'affetto sincero che prova verso il padre dei suoi figli, verso il compagno di cui avrebbe dovuto essere la spalla solida su cui poggiare anche nelle questioni pubbliche. Se in passato ha trascurato anche il suo ruolo istituzionale, ora non trascura i suoi doveri di regina consorte. E quella porta che si apre e lascia intravvedere l'Amore di una vita, in ombra e silenzioso a contemplare il tutto, è uno spiraglio aperto al sogno. A ciò che è stato ed è: autentico, sentito, vivo, ma nascosto. Non si può scegliere chi amare, è vero. Ma si può imparare ad amare in un modo diverso chi ci è stato imposto, a provare affetto anche nell'obbligo.
La sintesi della sua vita è tutta lì, lo sa anche Luigi, che soppesa, ma non giudica, le reazioni della moglie. Che sa, ma non vuole sapere. Perchè non ha importanza, perchè l'equazione di questa vita ormai non cambia.
Questo 1790 è stato difficile, impegnativo e foriero di dubbi e paure per molti personaggi di nostra conoscenza a Parigi. Arres è lontana, dicevamo, ma ancora per quanto?
Attendo di visionare il tutto con altri personaggi, il quadro continua a completarsi...
A prestissimo, ormai, Veronica...
Tamara Alessandra

Recensore Master
25/11/16, ore 13:52

Un tentativo da parte di Maria Antonietta di rendere serena una serata in famiglia, dico tentativo perché l'angoscia, la paura e l'incertezza erano costanti per la famiglia reale.
Come rassicurare dei bambini strappati alla loro casa (perché può sembrare assurdo per noi, ma la reggia di Versailles era "la casa" per la famiglia reale), alle loro abitudini? Sempre sotto sorveglianza, sempre minacciati.
Immagino che Fersen e Luigi abbiano iniziato a discutere della fuga, vedremo cosa si sono detti.
Alla prossima 😊
Anna

Recensore Veterano
23/11/16, ore 11:56

Ora anche la famiglia reale entra a far parte di "Rivoluzione", forse questo significa i destini di O&A si intrecceranno di nuovo con loro?
Molto interessante ogni spunto che scrivi, apre molte porte , rispolvera la storia e da la possibilità a vari collegamenti.
Personalmente, la fine della famiglia reale mi mette sempre molta tristezza, e non oso immaginare l'angoscia che hanno dovuto provare in quegli anni.
Ma a parte le mie supposizioni, so che ogni tua singola parola scritta porta a qualcosa, ora dobbiamo solo aspettare e capire dove ci vuoi portare.
Al prossimo aggiornamento, un abbraccio Roberta

Recensore Master
22/11/16, ore 19:51

Cara Veronica,
Chissà come avranno trascorso le loro giornate alle Tuileries la famiglia reale e i più stretti collaboratori..
Senza dubbio male, divisi tra momenti come quelli descritti magnificamente da te e attimi di profondo
sconforto. In fin dei conti essi erano degli ostaggi, dei prigionieri dall' oscuro destino. Quando la "gente
normale" mette le mani addosso a un re si può forse sperare in un roseo futuro?
Quello era un discendente diretto del Re Sole, sua moglie era la figlia di un' imperatrice e la sorella di
un imperatore, quei bimbi erano il futuro di una dinastia. Secondo la storia erano tutti loro la Francia.
Per i Rivoluzionari (ai quali dobbiamo molto, ma ai quali dobbiamo aver il coraggio di muovere più di una
critica) è stato più semplice innalzare ogni uomo, tramite la Dichiarazione dei diritti dell' uomo e del
cittadino, che abbassare un re. E' stato più semplice cancellare Dio che mandare subito alla forca un re
da lui consacrato. Era pericoloso mettersi contro un "simile soggetto". I regicidi subivano una condanna
atroce. Da questo punto di vista i grandi della Rivoluzione si sono dimostrati dei grandi calcolatori, dei
sublimi difensori dei loro personali affari. Hanno saputo aspettare (o hanno solo avuto la fortuna che ac-
cadesse) che il re si rovinasse con le sue stesse mani. Mi dispiace per Luigi XVI e la sua famiglia.
Egli avrebbe dovuto diffidare di tutti e non prendere la fuga. Luigi XVI aveva il diritto di mettersi in sal-
vo e di mettere in salvo la sua famiglia, ma avrebbe forse anche dovuto comportarsi come una specie
di "comandante del Titanic" e, rimanendo dov' era, ricordarsi che il re era comunque ancora lui stesso.
Si è voluto fidare e ha perso tutto. Anche la speranza "residua" dopo Varennes è tramontata per sem-
pre.
Con sincera ammirazione

Recensore Master
22/11/16, ore 10:59

Un altro bellissimo capitolo, in cui ci proietti nella Storia, senza perdere di vista umanità e sentimenti dei suoi protagonisti. Ho ascoltato in parte gli accordi di Bach e per un attimo musica e parole mi hanno mostrato una scena struggente come se fossi presente in quella stanza. Ci descrivi in questo modo la difficile quotidianità di una moglie e di una madre, prima che di una regina, che sta cercando di essere forte per i suoi figli e di infondere speranza in loro e in se stessa, mentre tutto intorno a lei sta crollando. Per farlo credo che tu abbia attinto alle biografie che riabilitano la Maria Antonietta dell'ultimo periodo, ma tra le tue righe la cronaca storica diventa romanzo. Con levità e delicatezza, specie nell'ultima parte ci fai intuire dinamiche, affetti, sentimenti, non detti... e ci lasci con la curiosità di seguirti. Continuo ad apprezzare sia la scelta della terza persona sia la brevità di questi capitoli che consentono di assaporare meglio ogni singola parola. Un bacio
(Recensione modificata il 22/11/2016 - 11:01 am)