Parole uscite da una bocca inesistente.
(parte della serie "occhi d'ambra"; sarebbe meglio leggere le prime due storie della serie per comprendere questa)

"Lo spettro di Stephen Foster vidi all'Hotel Paradise; fissandolo negli occhi fu così che io parlai:
Per i tappeti son le stanze, per le guglie son le torri; per i cannoni son le navi da cui partono i lor colpi."
- da Ghost of Stephen Foster, degli Squirrel Nut Zippers
(Se Skull Kid, invece di aspettare per sempre in una foresta vuota, ne avesse avuto abbastanza.)

"...E tu sei tutto ciò che mi rimane al mondo."
Un viaggio attraverso Termina, alla caccia di risposte nascoste in una visione dal sorriso dolcissimo.
-
Ambientata dopo Twilight Princess

A volte è complicato capire, per un bambino.
A volte, non lo è per niente.

[Storia scritta per il 14° Italian P0rn Fest]
Masaki non poteva negare che vedere Ranmaru effettuare quel Miximax gli facesse sempre un certo effetto. E glielo aveva fatto capire più volte, il suo stato d'animo burrascoso, appellandolo con nomignoli femminili per il semplice gusto di farlo arrabbiare e avere così le sue attenzioni, tirandogli le lunghe code bionde meglio di quanto già non facesse con i corti codini rosa.

A volte la sogna.
La radura dentro la Luna.

Che bestia curiosa, il tempo.
Che creatura abitudinaria.

pornfest #13
BakuDeku - Bakugou e Midoriya si sono lasciati dopo anni di fidanzamento per uno stupito malinteso. Un mese dopo la rottura si incontrano di nuovo in un bar gay
Warnings: angst, h/c, slightly OOC (concedetemi un Bakugou ubriaco)
--- Bakugou vede Deku grattarsi la nuca imbarazzato. Attraverso i fumi dell’alcool il gesto gli sembra al rallentatore e forse è solo la sua immaginazione che gli gioca brutti scherzi tramite la memoria, ma riesce a distinguere le cicatrici sul dorso e una stilettata di dolore gli prende lo stomaco al ricordo di tutte quelle volte passate a letto, dopo aver fatto sesso, a tracciarne i contorni con la punta delle dita.
Merda.
Bakugou chiama il cameriere con un cenno e indica il bicchiere vuoto. L’idiota annuisce e se ne va senza nemmeno raggiungere il suo tavolo, Bakugou spera che abbia capito che gliene deve portare un altro.
Tanto peggio di così…

Si fermò per un attimo ad osservare come le sue ciocche castane non avessero perso un minimo della loro bellezza sotto tutta quella pioggia.
Anzi, erano ancora più lucenti e di quello si era accorto anche quando prima stavano condividendo lo stesso ombrello.
A pensarci bene quella gomma da masticare l'aveva pestata proprio perché si era distratto a fissare i lineamenti del suo viso e non prestava attenzione alla strada.

[Spoiler volume 1 del manga].
“Gli basta camminare, sentire i muscoli distendersi e contrarsi ritmicamente, come un disco rotto. Eh, e in effetti lui stesso lo è, un disco rotto. Non si sente più nulla in petto, nemmeno il fluire del sangue. Talvolta, perfino il cuore non riesce a sentire. Eppure dovrebbe continuare a pompare. D'altronde, lui è vivo. È Yoshida quello che non lo è.”
Mafuyu non riesce a credere che Yoshida se ne sia andato. Non c'è la fa, non ci riesce. E dentro di lui, è tutto un caos.

Tra tutte quelle che lo hanno fatto piangere nel corso della sua lunga, estenuante vita...
(ambientata in una specie di AU)

« Sai che andrà tutto bene, vero...? » sussurrò l'altro a fior di labbra, quasi come se non volesse che nessun'altro, a parte il compagno, potesse sentirlo.
Il corvino non rispose, abbassando lo sguardo. Poi lo rialzò, incontrando le iridi castane del ragazzo. Calde e accoglienti come le sue labbra. Le stesse labbra che non avrebbe più ribaciato per quella che pareva essere un'eternità.

Il caso Kira è concluso e tutto ciò che resta da fare per chi rimane è piangere chi se n'è andato, chi è stato sacrificato.
Near si concede un momento per salutare Mello un'ultima volta.

Mihael tiene fra le mani una pistola e non ha paura, non ne sente il peso.
La punta contro un uomo e gli pare, nel suo mondo di privazioni e di dolore, la conseguenza più logica e naturale.

Stando ad occhi chiusi Daniel sentiva le proprie labbra e dita fare tutto da sole, una corda dopo l'altra che vibravano a ritmo, come se fossero state toccate per la prima volta.
Tenne l'ultima sillaba stavolta riaprendo gli occhi.
Da sempre aveva impararo ad esternare tutto attraverso la musica, e per una volta si sentiva parte integrante di qualcosa.
Qualcosa che gli dava soddisfazione.