Mi accoglie, all'inizio, un mix di foto tra le quali hai inserito quella di Ben in canotta bianca cui ho fatto riferimento nella precedente recensione. Vedi che noi Johnlocker, Sherlocked o chi altro siamo, a forza di "frequentare" il consulting unico al mondo, ne abbiamo assorbito una sia pur minima tendenza alla deduzione...
C'è pure un John barbuto che suscita cose veramente da rating rosso.
A parte gli scherzi, infatti, il vero punto di forza di questo splendido capitolo, secondo me, è come tu abbia rappresentato l'ingresso in scena di John, fatto che abbiamo invocato con ansia durante l'impegnativa lettura delle "pagine" antecedenti a queste. Luce, forza, amore, prepotente carica di un fascino virile, tutti elementi che, in certe immagini, per esempio come in quella, come ho già scritto, che hai pubblicato all'inizio di questa storia, appaiono chiari ed indiscutibili, a volte anche superiori, ed è tutto dire, anche al magnetismo, unico al mondo, che emana dalla figura di Sh.
È un John, il tuo, di uno splendore unico, che, oltre a lasciare senza fiato il consulting, ha un innegabile effetto dirompente anche su chi legge ed abbia una minima considerazione di Watson "...massa lucente di capelli argentati...un arcangelo sceso all’inferno...". Però non è solo l'impatto visivo che lascia abbagliati ma anche la sua forza interiore, la sua rabbia che, come deduce Sh, sicuramente ha trovato un punto di sfogo in una delle guardie incaricate della sua sorveglianza. Ad Holmes, che ora più che mai è allo stremo ed in grave pericolo, John appare come la sua reale salvezza. Inoltre il consulting ha, pur nel disorientamento più totale dovuto alla situazione, una certezza lampante, cioè che la sua vita non sarà più come prima perché si rende conto che, l’unica via per dare un senso a quello che fa, è restare con Watson. Sì, perché non si tratta solo di opportunismo ma di un amore profondo ed incancellabile.
Il capitolo ha un altro elemento meraviglioso d'impatto, dal punto di vista narrativo, nel contrasto davvero stridente tra John ed Evan, quest'ultimo individuo ributtante e privo di una qualsiasi accettabile connotazione umana.
Sei riuscita perfettamente a connotare i suoi gesti e le sue parole in modo tale da assemblarne un ritratto preciso, tanto che la sua negatività arriva anche a chi legge: le "dita ingiallite", la posa arrogante con cui si sistema davanti a Sh, la sua voce che tu definisci "un ringhio basso", le “dita gelide”...
Grazie alla tua lucida descrizione riusciamo a percepirne la crudeltà non immune da qualche perversione come, per esempio, l’essere affascinato da atti crudeli e gratuiti. Ci arrivano intense anche la paura ed il senso di angoscia di Sh, vinto anche dalle privazioni fisiche cui viene sottoposto ("...Date agli altri qualcosa da mangiare...").
Hai ideato un personaggio sicuramente non banale, non scontato, in netto contrasto, come ho scritto sopra, con la solarità e la positività di John. Infatti il suo arrivo, davvero sorprendente, ha dissolto le ombre pesanti, ha come purificato l'aria intorno al consulting. “Sorprendente” perché, sicuramente, non mi aspettavo che i “pesanti anfibi” e quell’ “uomo in nero”, annunciati dal cigolio sinistro della porta, annunciassero la comparsa paradisiaca di John. Uno dei momenti più intensi, che hai raccontato con sensibilità e che trasmette tutto il calore del sentirsi al sicuro e che ha la vitalità di un abbraccio, è quando racconti la prima cosa che fa e ciò che dice Watson al dilaniato consulting. Mi hanno quasi commosso, davvero, quel suo inginocchiarsi davanti a lui, per fargli sentire la sua vicinanza e quel chiedergli con dolcezza come sta. Ed è come se, solo con quella sua presenza, riuscisse a far volare via Sh, verso l’oceano, illuminati dalle prime stelle…Complimenti.
Il conseguente flusso di pensieri che dilagano nella mente confusa di Sh è un magnifico fiume in piena che non lascia mai il percorso della credibilità e della verosimiglianza, anche nel senso che i personaggi rimangono splendidamente IC anche in situazioni così particolari.
Questo è un capitolo molto denso di sfumature opposte e contrastanti che ci regalano un insieme narrativo veramente di qualità. L’inferno livido e senza speranza del luogo in cui imperversano la cattiveria e la violenza, è illuminato improvvisamente dall’arrivo di chi porta luce e fiducia in un finale diverso che consista nella salvezza da quell’orrore. Hai gestito il racconto in modo impeccabile, facendoci partecipi delle emozioni che scorrono numerose, senza scadere nel trash di scene gratuitamente sconvolgenti o nel romanticume dell’ “Arrivano i nostri”: tutto è descritto con uno sguardo quasi cinematografico, realistico ma, al tempo stesso, animato da ciò che passa per il cuore dei protagonisti.
A proposito di quest’ultima osservazione, ci hai posto nella condizione di capire ciò che prova Sh, più criptico è John, ma il suo arrivo ha un significato che è, secondo me, facilmente interpretabile, come quell’ultima, dolcissima frase che rivolge a Sh in un accorato, sincero rimprovero. La sua rabbia di essere stato, ancora una volta, lasciato indietro da Holmes, è sfumata davanti alla consapevolezza che, ora, il pericolo di perderlo per sempre, sia concreto e minaccioso.
John non è arrabbiato, è preoccupato per Sh e lascia uscire un po’ di quello che ha dentro.
Adesso aspetteremo per scoprire come i nostri trascorreranno le due ore di attesa prima di poter agire, comunque c’è John e c’è la sua efficienza di soldato che sta dando i suoi frutti, visto che è riuscito a raggiungere indenne il consulting in quel luogo infernale.
Ma rileggo il titolo (“Scoperto”) e mi ritorna l’angoscia del pericolo e di situazioni estreme. Comunque, previsioni a parte, un grande capitolo, questo, emozionante. |