Una sera buia, un ospite che arriva senza annunciarsi, un miliardario che si trova impensierito ad ascoltare alcuni stralci del racconto di quell'uomo con dei magnetici occhi color smeraldo, capaci di attrarlo e di inghiottirlo come un vortice, appena fuggito dal suo carcere.
[IronFrost]

"bene, buonanotte." il ragazzo sorrise, baciando la testa della ragazza che incastrò la sua testa tra la spalla e la testa di Niall che prese a guardare fuori dal finestrino sorridendo sempre più eccitato dalla giornata che aveva organizzato per la sua ragazza. Erano mesi che organizzava quel giorno e non avrebbe permesso a niente e a nessuno di rovinare il giorno del suo compleanno alla sua fidanzata.

Le mani affondate in quei riccioli castani che si incastrano tra le dita lunghe e affusolate del maggiore.
La fronte imperlata di sudore.
Gli occhi blu che si chiudono trovando pace in quei movimenti lenti e scanditi dal battito del cuore del piccolo, che sotto di lui geme incontrollato.
I loro bacini si incastonano alla perfezione, come se fossero stati creati per scontrarsi l'uno con l'altro.

La voce di Tony è un sussurro incerto tra i suoni armonici della spiaggia. Un gabbiano, in lontananza, si confonde per un attimo con la consistenza soffice e biancastra di una nuvola, poi torna a tagliare il cielo azzurro con il suo volo.
Loki si lascia sfuggire un sorriso divertito e soddisfatto che si disegna negli angoli sensuali della sua bocca, leggermente alzati verso l’alto. Enigmatico, diabolico, provocatorio, incomprensibile: probabilmente nessuna delle lingue midgardiane ha abbastanza aggettivi per descrivere quel sorriso.

[IronFrost]

Una nottata passata tra Rei e Nagisa nella piscina della Iwatobi SC RETURNS...

Aveva sempre desiderato essere lì.
Tu-tum.
Tu-tum.
Così vicina a Momo da poter sentire il suo cuore.
Senza sapere ancora che ogni battito era solo per lei.
[ Momojirou - pre-slash ]
[ Fanfiction partecipante alla Challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Soul Mancini sul forum di EFP ]

Damon ed Elena, davanti al camino.
Una piccola flashfic nella quale ho voluto raccontare la scena della 4x07, e alla quale ho aggiunto qualche dettaglio mancante, da Delena sfegatata la quale sono. :)
Enjoy it!

Dalla storia:
"-Vieni qui.- disse dopo qualche secondo, con lo stesso tono autorevole che avrebbe usato con una delle piccole, piantando il suo sguardo sul mio.
Rimasi immobile respirando piano.
- Desi, hai già fatto vacillare abbastanza la mia pazienza. Vieni fottutamente qui.- ringhiò.
Ammutolii alle sue parole e mi avvicinai piano verso di lui.
Si staccò dalla parete e diede giustizia al suo corpo sovrastante, davanti al quale mi sentii estremamente piccola. I suoi occhi mi tenevano incollata al pavimento lì dov'ero, ma, prima che me ne accorgessi, mi mise una mano sulla schiena e mi costrinse a girarmi, facendomi sbattere contro il muro.
La mia bocca emise un gemito a causa dell'improvviso contatto con il suo corpo e sentii il suo petto vibrare."
[Nella storia sono descritte scene di sesso e di soft bondage.]
LEGGETE INTEGRALMENTE LA STORIA SU WATTPAD:
https://www.wattpad.com/165395413-your-help-%E2%95%91louis-tomlinson-capitolo-1

Sulle note di "Your hero", una riflessione di Draco sul Prescelto e sulla guerra che incombe.. commentate!! ^^

Lui ha la stoffa del principe azzurro, non dell'eroe.
Lei è una popolana che studia in una prestigiosa scuola grazie a una borsa di studio.
Un debito li ha uniti.
La vendetta potrà separarli?
CONTIENE PESANTI SPOILER DEL CAPITOLO 63 E ACCENNI A CAPITOLI PRECEDENTI ANCORA INEDITI IN ITALIA

FF INTERATTIVA. ISCRIZIONI CHIUSE.
Se volete far partecipare il vostro personaggio, seguite le regole del primo capitolo!
Dal primo capitolo:
Kuromaru Daiki ancora non riusciva a crederci: era riuscito a passare l'esame e ad entrare alla UA. E a dirglielo era stato lo stesso simbolo della pace, Deku! Il suo cuore continuava ad accelerare di battito, sapendo benissimo che i suoi genitori sarebbero stati orgogliosi di lui.
Sì... lo sarebbero.
Andò in cucina. Non aveva molta voglia di cucinare. Prese un ramen istantaneo e, dopo aver messo l'acqua, lo infilò nel microonde, osservando la scodella in plastica dura girare su sé stessa. Sapeva che qualcosa non andava. Non sapeva perché si fosse iscritto a quella scuola o cosa avrebbe fatto. Sapeva una cosa, avrebbe dovuto uccidere tre persone: All-for-One e All-Might. Certo, gli avrebbe chiesto spiegazioni, ma era più il tipo che prima spara e poi fa domande.

John Watson si è sposato ed è da poco diventato padre di una splendida bambina. Le giornate avventurose e bizzarre di Baker Street sono ormai un lontano ricordo e gli incontri con Sherlock Holmes sono sempre meno frequenti. Il dottore inizia a risentire di questa prolungata lontananza dall’amico, così una sera decide di andarlo a trovare senza preavviso. [AU - Victorian Age]
"< Io vi manco, non è vero? >
Domandò dolcemente, senza ombra di presunzione o arroganza. Watson spalancò gli occhi ancora immobilizzati sul vetro della finestra e sollevò piano la testa. Sentì il cuore saltare un battito.
< Immensamente. Insopportabilmente >
Rispose con una semplicità disarmante e dolorosa, senza tuttavia cogliere l’altro di sorpresa."

[Stydia]
«Che vuoi, Stiles?»
Sette anni, sorriso storto, un unico ciuffo di capelli pasticciati di gelatina; il tono di Lydia è scocciato, come quello del papà quando gli chiede – saldamente ancorato a una manica del suo pigiama – di accompagnarlo al bagno: ha fatto un incubo e ha paura che un grosso lupo mannaro gli azzanni il sedere mentre fa la pipì.
[...]
«Cos’hai, Stiles?»
Diciassette anni e mezzo, le labbra gonfie e il fiato corto; il tono di Lydia è allarmato, come quello della mamma quando si accasciò sul pavimento – gli occhi vitrei e le guance bollenti. Preme le labbra contro le sue e un brivido gli attraversa la schiena, le mani che ancora tremano: sei a casa.

Una stanza buia, spoglia, ospita un tavolo di freddo acciaio. A una sedia dello stesso materiale sta seduto un ragazzo. Lunghi capelli castano-dorati gli coprono gli occhi, splendide pozze d’oro e miele che brillano quasi di luce propria nell’oscurità della sala.