Ci sono certe storie che vale la pena di raccontare, ancora e ancora.
Ce ne sono altrettante per cui, invece, per renderle al meglio, bisogna trovare l'atmosfera e il momento giusti.
E ce ne sono altre che, semplicemente, meritano di essere ricordate.
Ma, secondo voi, in quale categoria rientrano Kushina Uzumaki e Minato Namikaze?
Esatto.
Esiste anche un quarto tipo: quelle storie che sono degne di essere chiamate leggende.
***
C'era una volta, una bambina dai rossi capelli e gli occhi grigi. Questa bambina era molto triste perché, appena qualche giorno prima, il suo Villaggio era stato distrutto. Costretta a trasferirsi in un altro Paese, la bimba non conosceva il vero motivo per cui se n'era dovuta andare: infatti, la piccola era speciale.
***
C'era, infatti, questo bimbetto – dai capelli biondi come l'oro e gli occhi più azzurri del cielo – che, al contrario di tutti gli altri, trovava Kushina Uzumaki estremamente interessante. [...] Il fatto che poi si era anche dimostrata essere una kunoichi molto abile per la sua età – e, a dirla tutta, spaventosa – aveva reso tutto ancora più divertente.

Ricorda April, i sogni continueranno a rimanere vivi dentro di te e non ti abbandoneranno mai finché saranno loro a comandarti.
Anonimi, incertezze, paure, passione, incontri casuali, persone inaspettate...attenta, il terrore è dietro l'angolo.
Justin era vivo ma rimaneva tale dentro il suo cuore, oppure era un sopravvissuto?
Sequel della fan fiction: Destroy

Un piccolo sguardo attraverso le righe, per dire ciò che non è stato detto.
Un sentimento che attende solo di poter sbocciare.
Un'Uchiha e un Uzumaki, ancora una volta.
Dal testo (cap.4):
«Ho perso» replicò l'altro, come se quella fosse stata l'unica cosa importante dell'incontro. «Con una ragazza» aggiunse poi, scrutandola con la coda dell'occhio e preparandosi mentalmente alla reazione della compagna.
Lei si incupì, aggrottando entrambe le sopracciglia. «Allora è questo il problema» sbottò, alzandosi in piedi. Non credeva che Boruto potesse farne davvero una questione di genere.
Lui scoppiò a ridere, trovando quel comportamento fin troppo prevedibile.
«Dai, stavo scherzando, Katana no Hime. Ma insomma, cerca anche un po' di metterti nei miei panni, no?» e sfoggiò quella solita espressione da cucciolo che Sarada non sapeva mai se ignorare o assecondare.
[Legata ad "An Explosive Combination"] [BoruSara]
[Dedicata a CalcedonioBlu ]
****
NB. Questa storia si sviluppa indipendentemente dal Gaiden, perciò i due protagonisti potrebbero risultare leggermente diversi dagli originali.

'Famoso' un aggettivo, molti significati.
Molte persone credono, che esserlo sia la cosa più bella che possa capitare in un intera vita. Non dico di esserlo, felicemente. Ma lo sono. Si per me è normale, vedere Leonardo DiCaprio , che mi passa davanti alla cerimonia degli Oscar, con la sua faccia sognante; ormai rassegnato però, perchè non lo vincerà mai. Per me è normale, svegliarmi con una chiamata da parte di "Demi" o la Star di turno. Ma in realtà io posso: amare, soffrire. Sono compassionevole, determinata, impaziente e tutto ciò che si può definire umano. Io posso anche innamorarmi, come tutte le persone... suppongo. Sapevamo che sarebbe successo, che ci saremmo innamorati, che la nostra vita sarebbe cambiata.
Sapevamo, tutto ciò, ma la situazione, ci sfuggì di mano.
--------------------
'Dio, alzati dal pavimento e parliamo da persone normali, Amy'
'Brad, vorrei che almeno per una volta, tu provassi a capirmi.'

Non è mai una scelta vantaggiosa condividere una stanza di quattro metri per quattro con il tuo ex ragazzo. Soprattutto se l'ex ragazzo in questione è Akito Hayama, e siete più o meno in pessimi rapporti.

Improvvisamente, la sua noia iniziò pian piano a scemare, man mano che Sakura gli illustrava il piano. Certo, molto azzardato, ma elaborato nei minimi dettagli. Nonostante tutto, sarebbero usciti entrambi vincitori da quella situazione.
Con le mani sui fianchi, lei prese un profondo respiro, prima di guardarlo negli occhi e sorridere.
-Allora?-
Sasuke, seduto sulla sedia a meditare, si prese qualche secondo di riflessione, nonostante avesse già preso la sua decisione.
Quando tirò su il capo per incontrare il suo sguardo, si passò una mano tra la folta capigliatura color ebano, alzando le spalle.
-Va bene. Ma se la questione non mi piace, ho la libertà di mollare tutto- impose risoluto.
Lei alzò le spalle noncurante, sicura più che mai che non ci sarebbero stati intoppi.
-Allora è deciso.-
Lui annuì deciso, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso le porte, aprendole. Naruto e gli altri stavano seduti a terra da una parte, guardando in cagnesco le ragazze, che occupavano l'altra parte della stanzetta e ricambiavano lo sguardo.
-Ok, a nessuno piace questa situazione, ma non abbiamo scelta. Prendetele, ce ne andiamo.- ordinò all'improvviso Sasuke, mentre trascinava via una Sakura più che tranquilla.
I ragazzi, abbastanza allibiti eseguirono[...]

(storia per il compleanno di Sasuke anche se in ritardo)
Sarada, rivela al padre una piccola sorpesa

DAL CAP. 1 «Teme…» lo chiamò picchiettando sul vetro con la punta dell’indice, «credo che Ramen abbia la febbre», ma l’altro non si scompose più di tanto, nemmeno si girò a guardarlo.
«Non credo che i pesci rossi abbiano la febbre» la voce di Sasuke era disinteressata e distante, così Naruto si alzò con il piccolo acquario e si diresse verso la porta chiusa della stanza accanto alla loro. «Shika, tu che sei intelligente e sai sempre tutto…» incominciò mentre il ragazzo, seduto davanti al computer, era intento a cliccare tasti in modo isterico con una concentrazione che di certo non aveva quando frequentava le lezioni. «Secondo te che cos’ha Ramen?» gli chiese, mostrandogli la boccia nella quale galleggiava il pesce, riverso a pancia in su.
!!! ATTENZIONE, la seguente storia contiene linguaggio volgare, scene forti e riferimenti sessuali dall'inizio alla fine. !!!
AU universitaria con gioie, dolori e perlopiù cavolate quotidiane. Per non creare troppo disordine, ambientata in una città dei giorni nostri del Giappone che prendere il nome di Konoha. Prevalentemente romantica ♥.
|| COPPIE CANON + NEJITEN; nuovi personaggi; non tiene in considerazione la morte di Neji e Itachi ||

Emma Pardini ha 18 anni e poche certezze nella vita: una di queste, è l’amore per il calcio.
Quando però chiede di poter giocare con Niccolò, il bellissimo capitano della squadra più forte del liceo, tra pregiudizi, prese in giro, sguardi derisori e abbondanti dosi di maschilismo, si trova a fare i conti con una realtà più ostile del previsto; una realtà dove donne e calcio sono un binomio assolutamente non contemplabile. E decidendo di formare una squadra interamente femminile per giocare il Torneo, le cose sembrano destinate a finire nel più disastroso dei modi…

[Seguito di -Perchè gli Uchiha non rifiutano mai una sfida-]
Tratto dal capitolo:
"Sasuke Uchiha non si era mai reputato un tipo romantico.
Perché lui, di romantico, aveva solo il nome.
Odiava i dolci, odiava regalare i fiori. Ma soprattutto non era un tipo emotivo.
L’unica emozione che conosceva era l’odio, rimpiazzato ora dall’amore per la sua famiglia e per Sakura. Però, ora che aveva in braccio suo figlio, dovette far appello a tutto il suo orgoglio per non piangere dall’emozione.
Già, Sasuke era stato sottomesso dalle emozioni. E tutto per un fagotto dal ciuffo nero, gli occhi verdi e le guancie paffute e rosse.
Ricordò con timore i terribili nove mesi che precedettero la nascita di suo figlio."
[Sasuke/Sakura] [Uchiha's Family] [Mini accenno Naruto/Hinata e Boruto/Sarada]

Pochi sapevano chi era, tanti conoscevano il suo nome, Justin.
Annientava, uccideva e provava ad amare.

«Innamorarmi? Io? Non succederà neanche in un’altra vita.»
«Ah sì? – disse Cole, ridacchiando malefico – E cosa mi dici di Cate Sturridge?»
«È solo un’altra delle ragazze che voglio farmi.»
«Questo lo dici tu. Ho visto come la guardi…»
«Io non la guardo in nessun modo.» mi difesi.
Cole scosse la testa, poi divenne pensieroso e infine sorrise malefico. «Ti va una scommessa?»
Rizzai le orecchie. «Spara.»
«Ti innamorerai di Cate prima di portartela a letto.»
«Ci sto – dissi, stringendo la mano a Cole – Tanto, è risaputo che vincerò io.»

«Un bacio sulla guancia» era disgustato. «Di nuovo».
«Sta’ zitto Hazza. Sto cercando di seguire».
Il riccio non si arrese, e prese il gomito dell’amico, facendolo distrarre nuovamente.
«Voglio seguire questa fottuta lezione, Harry. Lasciami in pace» lo avvertì, minaccioso.
«No Zayn, ora mi ascolti. Perché le hai dato un bacio sulla guancia?»
Il moro sbuffò e si arrese, posando la penna.
«Cos’avrei dovuto fare? Infilarle la lingua in gola?»
«Per esempio».
«Sei disgustoso».
«Solo un anno e mezzo fa l’avresti fatto».
«Già, ma le cose sono cambiate, e lo sai».
«Giusto, mi sono dimenticato che sei una specie di Edward Cullen “io rispetto le donne” e blablabla…»
«Cosa c’è di male?»
«Edward Cullen è palesemente froc-»
«Non intendo quello».
[...]
«Invitala a casa di Liam, oggi pomeriggio. I signori Payne tornano tra sei giorni, e Liam vuole darsi alla pazza gioia più che può prima del loro ritorno. Mi ha scritto un messaggio, oggi pensava alla piscina. Ci saranno anche Louis e Niall. Hollie non è sicura di riuscire a venire».
Zayn ci pensò su. «Secondo te accetterà?»
«Quale ragazza sana di mente si perderebbe Zayn Malik in costume da bagno?»

Tiro fuori il telefono e lo sblocco.
Aspetta.
Lo blocco e guardo il display.
Sicuramente non avevo come sfondo Justin Bieber e Selena Gomez.
Lo sblocco di nuovo e vado a controllare i messaggi.
Ho scambiato il mio telefono con una ossessionata con Justin? Perfetto.
Selena, Scooter, Chaz, Christian, Taylor, Fredo.
Vado a vedere le foto.
Justin, Justin, Justin, un cesso, Justin, un braccio, un gufo.
Decisamente non è il mio telefono.
Grande.
Ho il telefono di Justin Bieber in mano e l'unica cosa che sono capace a fare è andare a vedere se tiene foto di se stesso nudo.

Fu in quel momento che l'anima mi vibrò.
Non ero altro che la sua serva, una semplice ed inutile serva.. e lui, era il mio padrone e il padrone di queste terre: il conte Justin Bieber, d'Inghilterra.
Era appena diciottenne, eppure il padre aveva messo nelle sue mani il potere di quel vastissimo territorio.
Ed io?.. Io ero solo uno dei suoi accessori. Eppure quando il suo sguardo si posò su di me, capii che non avrei fatto altro che stargli accanto per il resto della mia vita.
"Caroline.." Si affrettò a chiamarmi, risvegliandomi dai miei pensieri.
Mi voltai verso di lui e lo guardai aspettando che mi desse qualche compito da svolgere.
"Resta quì con me per oggi." Disse.
Farfugliai qualcosa, dopo di che aggiunse: "è un ordine.E tu, devi eseguire i miei ordini."
Cosa stava succedendo? .. Il mio cuore stava per esplodere.