A pochi passi dagli anni settanta, un Matematico e un Filosofo si amano travolti dal sole che picchia su Rio de Janeiro e cullati dal rumore del mare in lontananza.
Questo segnerà la loro esistenza e la loro morte.
«E dopo ti dimenticherai di me, Anders?»
«Non mi dimenticherò mai di te.»
Lo guardai, attento. Memorizzai il piano: le linee rette dell’arco di cupido, perfetto, su quelle sue labbra sottili; il fascio di parabole – curve morbide – delle sue ciglia dorate: azzurri, gli occhi, come il cielo pallido che vela il mondo dopo l’aurora; l’ellisse che abbracciava entrambi i suoi zigomi, di cui due nei occupavano i fuochi; il volto chiaro, senza un filo di barba, ancora infantile e dalle forme d’un imperfetta circonferenza.
Nemmeno io l’avrei mai dimenticato.

Avete mai osservato il mondo da una finestra?
Tutto appare diverso da quello ch'è realmente.
Le famiglie sono più felici, i bambini ridono di più, la pioggia sembra romantica e la neve cade candida sul prato sotto casa.
Poi esci e la tua visuale si allarga e scopri che la famiglia che avevi visto ridere da quella finestra in realtà è disastrata, che i bambini ridenti vivono con dei genitori violenti, che la pioggia non è poi così romantica quando bagna i tuoi vestiti e che la neve candida nasconde sotto di se sassi e feci di cane.
Voleva andarsene ora, quel bosco che le era apparso magico e bellissimo adesso la spaventava, voleva solo tornare a casa. Si voltò ed iniziò a correre, senza nemmeno guardare dove, le bastava uscire da quel posto, -Tornerai qui, ci chiederai aiuto.-
Ora aveva paura.

L'ombrello cadde a terra, scoprendo il volto di Tooru, che si portò una mano al petto.
Un campanello d'allarme risuonò fortissimo nella testa di Hajime e iniziò d'istinto a correre nella sua direzione, arrivando a sorreggerlo un istante prima che cadesse in ginocchio.
"I-Iwa-chan... scusa..."
Una macchia rossa si stava allargando sulla felpa bianca e azzurra di Oikawa e le sue mani fecero per aggrapparsi a Iwaizumi, mentre cercava disperatamente di dire qualcos'altro.
Solo in quel momento Hajime notò un luccichio spettrale a pochi passi da loro: un coltello di almeno quindici centimetri riluceva sull'asfalto, immerso per metà in una pozzanghera e macchiato da un inequivocabile liquido scarlatto.
Prima che Hajime potesse dire o fare qualsiasi cosa sentì la forza scivolare via dalle dita che stringevano febbrilmente e quasi dolorosamente le sue braccia tese a sorreggere il compagno, mentre gli occhi di Tooru si chiudevano lentamente.
"...no... resta sveglio, razza d'idiota...io..."

Russia, 1914. Lukas Aleksandrovič Volkov è un protetto dello zar Nikolaj, Larisa una ragazza al suo completo servizio. Fin dove può spingersi la sua lealtà? Quanto è disposta davvero a gettarsi nelle fauci del volk - del lupo?
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« Sei stata tu? » domandò Lukas, cercando di non far trasparire alcuna emozione dal suo tono, come sempre. Ma non ci riuscì, non stavolta. Era un tono... sorpreso.
Larisa annuì debolmente, torturandosi le dita delle mani tra loro.
Lukas la guardò solo allora. Anche il suo sguardo sembrava stupito. Tra tutto quel gelo si intravedeva un barlume di compiacimento, di pura e cruda soddisfazione, di intima eccitazione. « Hai ucciso tuo padre? » chiese di nuovo, fissandola come per spogliarla di ogni verità.

Kier lavora per Mathias Lazzari, in una New York contesa tra mafia, yakuza e organizacija russa. Obbedendo a un ordine dovrà farsi arrestare e finire nel penitenziario di massima sicurezza di Dannemora, ma qualcosa non quadra e le cose si fanno molto complicate.
Dal racconto:
«Domani, allora?»
«Sì, verranno a prenderti a casa, cosa vuoi di più?»
«Splendido, ma non ti pare che l'accusa sia un po' pesante perché possa uscirmene in un mese? Omicidio, niente di meno. Non mi va di passare le prossime vite là dentro.»
Mathias alzò un sopracciglio. «È tutto a posto, le prove risulteranno inquinate e tu sarai scagionato, mi servi fuori di lì, lo sai. Non ti mandano a Dannemora per taccheggio, Kier, ci serve qualcosa di più pesante anche con i tuoi precedenti.»
«Lo so, ma non mi piace.» Mormorò il biondo, sorridendo poi all'altro in quel modo tutto suo, con un'espressione che voleva dire solo una cosa: mi fido completamente di te.
Sentendosi in colpa, Mathias ricambiò.

“L’esistenza perde di significato quando viene a mancare ciò che ti tiene in vita [...]."
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Al culmine del suo potere, il declino di Alessandro di Macedonia inizia con l'improvvisa scomparsa di Efestione, compagno nella vita quanto in battaglia. Il vuoto scavato dai ricordi nel petto del Re pare incolmabile, ed egli si lascia lentamente andare alla deriva; neppure la Morte, tuttavia, può scindere un legame voluto dal Fato.
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"Non ti ho lasciato. Non lo farò mai."
Ovunque sia, non dovrà attendere a lungo.
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Questa storia fa parte del mio ciclo di racconti su Alessandro il Grande.
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Partecipa al contest "Cielo, donne, ricordi" indetto da 9dolina0 sul forum di EFP.

Hajime cerca di respirare.
E' tutto inutile
[Oikawa - Iwaizumi - Ushijima]

[ Traduzione • IwaOi • Side!DaiSu • Side!KuroKen • Side!Asanoya ]
Iwaizumi analizzò con lo sguardo Oikawa, “L'ultima volta sarebbe dovuta essere una cosa da una botta e via,” disse con voce bassa, mancando di convinzione.
Le labbra di Oikawa si contrassero in un ghigno e le mosse più vicino, ad un soffio da quelle di Iwaizumi. “Purché non si tratti di una relazione seria, che differenza potrebbero mai fare una notte o due?”

Stonemill-on-the-green è un piccolo paese dell'Inghilterra del Sud: come in tutte le piccole città, tutti si conoscono, le voci girano e i segreti difficilmente rimangono celati.
Abbie e Cain, cercando di superare le divergenze di pensiero, si prendono cura dei tre fratellastri minori: Gabs è un edonista più preoccupato dell'apparenza che della sostanza, Raph ha un cuore d'oro ma una condotta pessima e Mike... È semplicemente Mike.
Questa è la storia di una famiglia allargata atipica in una tipica cittadina minuscola.

Se si voleva impelagare in quella cosa, doveva conoscerne tutti i rischi. Non lo voleva mettere nei guai, era giusto che sapesse, soprattutto se il suo era solo un capriccio, una perversione.
C’erano due tipi di persone che erano disposti a vivere una vita come la sua: i folli, che vogliono dare scandalo e distruggere il perbenismo della società; e i rassegnati, che accettano la loro condizione senza fare troppo rumore, con discrezione, ingoiando le malignità della gente.
C’era poi una terza categoria, la più folta, la più subdola, che raccoglieva tutti coloro che andavano alla ricerca del proibito, dell’ebbrezza dell’amoralità, per poi ritirarsi, nascondendosi dietro le loro vite normali.

Salve! Questa "storia" è un mero esperimento a cui ho pensato proprio oggi, ispirandomi alla pagina facebook "Il peggio di EFP", sulla quale vengono pubblicate le cose più stupide e assurde che io abbia mai letto. E quindi volevo scrivere qualcosa di stupido e assurdo anch'io, perciò ecco la mia storia.
Diciamo che non ha nessuna trama, sto scrivendo esattamente senza pensare, perché voglio proprio vedere cosa uscirà fuori da tutto questo delirio. Se avete voglia di farvi due risate gratis e senza motivo, passate pure.
Detto ciò, voglio solo dire che non è mia intenzione offendere nessuno con questa storia, anzi, ho scritto più che altro per ridere con voi tutte autrici/lettrici delle assurdità che vengono fuori in certe storie e dei cliché che spesso tutti usiamo. Grazie a chiunque vorrà passare e ridere insieme a me, ne sarò felicissima.

[…] Le geisha appartengono a loro stesse, all’okiya, alla madre e, con i loro debiti, sono incastonate in un mondo privo di amore ove dimora frivolezza e chiacchiericcio. […]
Per un errore che non è propriamente tale, Haruka abita a Gion, in una casa di sole donne; tuttavia è impensabile che un ragazzo possa ricoprire un ruolo simile a quello degli altri fiori dell’hanamachi, ma non per tutti: è un incontro improvviso che, con parole taglienti e finto disinteresse, ne segna il destino.
[ principalmente RinHaru; accenni SouRin, MakoHaru e SouHaru; varie ed eventuali OT3 ]
Dal testo: Le ginocchia, come un cardine non oliato, cigolano su loro stesse, e i denti si serrano nell’attesa quando, per qualche istante, perfino le dita non riescono a fare a meno di stringere i lembi delle maniche leggere dello yukata. Allora mi sento afferrare per le spalle e, rinchiuso in una gabbia dorata che sa di sandalo e primavera, perdo un battito: mi sembra di morire anche solo percependo il suo respiro sul collo; e le sue mani scivolano dalle spalle alle braccia, carezzando la scia della stoffa color corallo.
«Stai tremando», soffia, solleticandomi il lobo dell’orecchio con la punta del naso.

Bertolt è un pianista, Valer il suo allievo.
Questo è sufficiente a far nascere tra i due l’amore. E tutto sarebbe stato perfetto se la Storia non fosse venuta a bussare alle loro vite, se la diversità non fosse stata una colpa, se gli uomini avessero avuto un briciolo di cuore.
Ma si sa che l’Uomo è sempre la stessa storia.

Ash è un ragazzo problematico di vent'anni che, reduce da diverse quanto pericolose situazioni, viene "parcheggiato" a casa di una sua zia che decide di inviarlo "come un pacco" ad un nipote omosessuale sposato da sei anni con un uomo che, inizialmente, prova nei suoi confronti una sorta di diffidenza. Ash non è un ragazzo risolto, eppure si destreggia bene nei rapporti fino a che un suo nuovo conoscente non deciderà di coinvolgerlo in una situazione alquanto scomoda che lo metterà a dura prova. Nonostante abbia provato a stare lontano dai guai e dai suoi fantasmi, Jezebel lo trascinerà in una concatenazione vorticosa di eventi che lo costringeranno a rimettersi in gioco con tutti i suoi demoni nella speranza di saperli gestire. E tra situazioni comiche, tragi-comiche e seriamente tragiche, la vita di Ash gli esploderà nelle mani, causando contraccolpi tali da obbligarlo ad affrontare questioni passate e irrisolte che credeva di aver accantonato.

{Arabian!AU; Sousuke x Rin, principalmente}
“Sai dirmi che cosa sta succedendo?” gli chiedo.
“Cosa?”
Forse per lui è qualcosa di scontato, ma per me non lo è. Mantengo la calma e gli riformulo la domanda. “Il Sultano mi ha affidato a te, ma non so cosa abbia in serbo per me. Potresti spiegarmelo?”
“Be’, semplicemente, il Sultano ti ha scelto per diventare uno dei suoi amanti dell’harem.”
Harem? Ne ho sentito parlare. Dicono che sia un posto dove il Sultano ha raccolto i giovani più belli di tutto il regno e li usi come giocattoli per soddisfare i suoi piaceri. Ma io? Cosa c’entro con tutto ciò?