Le bastarono dieci minuti per vestirsi ma, in una Londra col traffico in tilt e la pioggia che rendeva l’asfalto una tavolozza umida di colori, le ci vollero quindici minuti prima che un taxi si fermasse di fronte alla sua mano alzata. Quando l’auto si fu allontanata di qualche isolato, lei era già in ritardo di una decina di minuti buoni e constatò che se avesse aspettato che il taxi raggiungesse il caffè, avrebbe fatto prima a rimandare l’appuntamento al giorno seguente.
Sarebbe stato meglio.
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Liberamente e spudoratamente cucita addosso a uno dei Led Zeppelin, la storia che leggerete è un adattamento di un romanzo del '94, Lunch di Karen Moline. Pregando con tutto il cuore di riuscire a farne un "remake" più personale, vi lascio alla storia di una pittrice che un giorno, per un ritardo non voluto ad un appuntamento, s'imbattè nel Dirigibile.

Una ragazza normale. Un carattere insolito. Due corteggiatori altamente improbabili. L'Europa e l'America come sfondo.

“-Tu mi appartieni. La tua voce appartiene alla mia chitarra, quando le rispondi. Siamo legati da qualcosa di inspiegabile e forte.
-E' questo che mi fa paura. È troppo forte.
-E' quello che ci permetterà di dare un significato a ciò che stiamo facendo. Tu sei straordinario, Percy. Osa esserlo anche se quelli là fuori non dovessero mai riuscire a comprendere la tua grandezza.”
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Robert Plant, al continuo inseguimento della propria perfezione spirituale. Jimmy Page, alla ricerca del suono ideale, tra genialità e distruzione.
La luce e l'ombra. Un incontro di anime e di sensi...

[Completa!]
...mi obbligo a guardare il cielo ormai buio sotto il manto della notte, ricacciando indietro le lacrime che spingono tra le ciglia. Non un bagliore, nessun segno, solo un grande buco nero sopra le nostre teste.
Il cielo delle città non ha stelle.
*
- Ah sì? – chiedo, ostentando una sicurezza che non posseggo solo per non mostrarmi vile di fronte alla sua sfacciataggine – Ma tu chi sei?
Abbassa la testa, come presa alla sprovvista, le sue mani che afferrano la gonna del vestito stringendola nervosamente. Poi i suoi occhi tornano sui miei, così vivi, così irreali.
- Grace. – risponde in un soffio.
Accenno a un sorriso senza denti, le labbra serrate che danno forma ad un ghigno.
- Strano. – dico, dando un tiro alla mia sigaretta – Da come parli si direbbe il contrario.
*
Imparare a vedere con gli occhi del cuore e scoprire che la paura d'amare è grande quanto quella di morire, così forte da impazzire, ma capace di farti rinascere.
Una breve long nata quasi dal nulla e che è cresciuta tra le note di The Rain Song.
Come sempre, nessuna pretesa.

Tre one shot, autonome ma allo stesso tempo connesse tra loro, per raccontare l’amore di Jimmy e Robert attraverso gli anni.
Tre movimenti della stessa suite, indipendenti ma destinati a completarsi, come la voce di Plant e la chitarra di Page.
Tre fasi della stessa Opera alchemica, che può legare eternamente due anime nella magia dell'amore.

1969.
La tumultuosa storia d'amore tra una rockstar in erba e la sua groupie, di fronte ad una fama e ad un'ambizione in continua crescita.
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(TRADUZIONE A CURA DI MOREUMMAGUMMA)

Jimbert ambientata nel Natale del 1972, dopo il concerto dei Led Zeppelin all'Alexandra Palace di Londra.
-Cosa hai intenzione di fare ora?- disse, con il volto quasi affondato tra i capelli mossi di Jimmy. -Vuoi baciarmi di nuovo, vuoi fare l'amore con me? Poi non ne parleremo più e sarà tutto nuovamente sparito. Come facciamo con tutte le ragazze che ci passiamo. Per te sono come loro, vero?

Quando Grant arrivò, più o meno all'alba, per sincerarsi delle condizioni del suo protetto, li trovò che dormivano tutti e tre nello stesso letto, stretti come cuccioli.
Jimmy teneva le braccia avvolte al collo di Robert, che aveva il mento affondato fra i suoi capelli ed un braccio a stringerlo in modo che il petto del moro fosse per metà sopra il suo. L'altro braccio Plant l'aveva attorno alle spalle di Bonham, che dormiva per metà penzoloni fuori dal letto, e l'altra metà allungata sugli altri due.
Peter faticò a trattenere una risata. «Quanto siete checche, ragazzi» mormorò, e forse il ghigno che solcò le labbra di Page fu la reazione ad un sogno piacevole, non alle sue parole. Ma con quel bastardo non si poteva mai sapere, ed era pure meglio non fidarsi.

Robert è il Principe Azzurro, se così lo si possa chiamare. Bonzo è il Grillo Parlante. Jimmy è l'Amico, ma anche la controparte. Un altro eroe del rock anni '70, il "fellon" . Poi c'è lei...la fanciulla perfetta, ma che dovrà venire a patti con se stessa e i suoi sentimenti, se vorrà diventare donna.
Non è una fiaba, purtroppo.
Scritta di getto, soprattutto per DK in a Madow, e per MoreUmmaGumma.
AVVERTIMENTI: c'è qualche modifica, rispetto alla ricostruzione storica.
Robert non è sposato, ma fidanzato con Maureen. Non hanno figli.
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DISCLAIMER: questa è una narrazione di fantasia. Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale. Non sono titolare di alcun diritto su nome, opere e storia dei Led Zeppelin, o sui singoli componenti della band.

Prendete una ragazza sbadata, un terribile malinteso e un gruppo di quattro ragazzi scatenati.
Il gioco è fatto!

E' la primavera del '68, quando Robert Plant, semisconosciuto cantante di provincia, si ritrova ospite nella casa sul Tamigi del famoso chitarrista degli ex Yardbirds Jimmy Page, alla ricerca della voce giusta per il suo nuovo gruppo. Così, tra dischi e ispirazioni, sogni e progetti, alchimia e una confidenza che si fa strada pian piano, inizia a tessersi la trama di quella leggenda chiamata Led Zeppelin...
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-Esprimi quello che senti: seguimi e io seguirò te. - gli soffiò.
Robert arretrò, fino a toccare il muro con le spalle.
-Stai bene, Plant? Scusa, ti ho spaventato?
-Mi sono lasciato suggestionare. È che c'è qualcosa in questa stanza, come una forza strana, qualcosa di elettrico...
La mano di Page si posò delicatamente sulla sua gota: - E' tutto normale: si chiama Ispirazione. E noi l'abbiamo. - sorrise accomodante – E' fatta, ragazzo!

E se uno dei Led Zeppelin scoprisse di avere una figlia nata da una notte di passione con una delle tante ragazze?
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Non è l'ennesima storia d'amore tormentata e travagliata. Si tratta solo dell'amore di un padre per una figlia che non sapeva di avere.

"-Eppure sento che non potrò fare altrimenti. Continuerò a cercare quei giorni, quello che abbiamo avuto. A cercare te, in tutti gli altri che canteranno sui miei accordi. A cercarti in una nota d'arpa che si infrangerà contro il nulla del tempo. E non troverò niente. E continuerò a distruggermi.
Robert allungò la mano verso il chitarrista, fino a sfiorargli il ginocchio, con tenerezza: -Tu vuoi sempre punirti, Page."
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La morte di John Bonham e la fine di un sogno. Il presente che fa da cornice ai flashback sul passato.
Amicizia, illusioni e delusioni. E un po' d'amore.
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(Una sorta di esperimento, non so quanto riuscito ^^')

Era l'amore di un ragazzino troppo giovane, che non sapeva niente del mondo, e che con la sua dolcezza, i suoi occhi perennemente sgranati, e la sua falsa sfrontatezza, aveva sciolto la corazza dell'altro, fino a far tornare anche lui un po' più bambino, un po' più innocente. Era un amore che faceva quasi paura nella sua diversità e forza; quel tipo di amore travolgente che non lascia scelta, che ti obbliga a nasconderti, con momenti tanto bui e senza sbocco da spingere alla disperazione - che però venivano immancabilmente spazzati via, dimenticati, sommersi da quelle ondate di calore e felicità che potevano darsi solo l'un l'altro.
Se non vi piace lo slash, fareste decisamente meglio a non leggerla .-.

“Non posso crederci, che cazzo ci fa qui?” pensò continuando a cantare, anche se la sua voce era diventata improvvisamente nervosa, tesa. Sentì gli occhi di Jimmy sulla propria nuca, poteva quasi vedere il suo sguardo turbato nonostante gli desse le spalle. Cercò di darsi una calmata, concentrandosi sulle parole e lasciandosi rubare dal ritmo.
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1975 e una tappa nel Nord America come tutte le altre. O no?
Storia giustificata da uno scatto, nata in realtà dalla mia pazzia che avanza. Un crossover ai limiti della credibilità.
Come sempre, vi chiedo perdono.

«Davvero, Page, non è…»
«Non è normale?» aveva pronunciato la parola con scherno, avvolgendosi una ciocca dei suoi capelli intorno a un dito. Erano lisci (non ricci) e castano chiaro (non dorati), e gli sfuggivano dalle dita (invece che inanellarvisi attorno).
«Be'… no.»
«E ti importa davvero così tanto di ciò che è "normale", John?»
Vorrei preventivarvi che è una Jimbert. Una STRANA Jimbert, ma pur sempre una Jimbert u.u (Okay, potete ufficialmente avere paura XD)

Come tutti. Perché Robert
(Jimmy)
poteva essere tutto ciò che voleva. Poteva essere ciò che dichiarava nelle interviste, e in contemporanea tutt'altro. Per esempio, poteva essere innamorato del suo migliore amico. Chi era il mondo, per impedirglielo?

26 drabble di 100 parole l’una, dedicate ad una delle band che ha scritto la storia del Rock e che ha segnato la vita di migliaia di persone, compresa la mia.

- Scusami Robert.
Il cantante sorrise dolcemente. Nonostante dovessero essere gli altri a dover capire il suo stato, con Jimmy era diverso; lo capiva, scavava nel profondo del suo cuore con poco, con uno sguardo, e per lui era difficile essergli indifferente.
- Non preoccuparti, Pagey. – disse con voce profonda – Vieni qui, parliamo.
Il chitarrista si grattò il mento prima di andare a sedersi a terra, di fronte all’amico, le spalle poggiate sul muro sotto il davanzale. La finestra era di nuovo aperta e il profumo di pioggia così intenso che gli sembrò di poterla sentire cadere dentro di sé. Chiuse per un attimo gli occhi e quando li riaprì li puntò in quelli dell’altro.
- Sì, parliamo, ma non farmi la predica, te ne prego.
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Angst e sentimentale che sfociano nello slash seguendo, ovviamente, la linea tracciata da decine di OS uguali a questa.
Niente di originale, ecco.
Detto questo, buona lettura.