Recensioni per
I dreamed of you
di Princess of Dark

Questa storia ha ottenuto 241 recensioni.
Positive : 241
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
14/03/16, ore 22:16

Ommioddio! non so come vada avanti la storia, ma sto ridendo da sola davanti al computer! mi sento scema! complimenti! Gin penso sia la voce interiore di tutto (o quasi) l'universo femminile. Johnny è Johnny non penso abbia bisogno di commenti, ma tu sei davvero eccezionale nel rendere bene la scena! è stato come iniziare un film, spero di riuscire a leggerla tutta d'un fiato. :)

Recensore Junior

Una storia meravigliosamente bella! Complimenti gli ultimi capitoli mi hanno fatto davvero commuovere!Continua così! Un bacione!

Recensore Junior

Eccomi ;)
Allora… BELLISSIMI e MOOOLTO REALISTICI Johnny e Denise in versione genitori *_____* Che cariniiii che sono!!! *____*
Questa parte l’ho ADORATA *____*:
Mi alzai, facendo attenzione a non far rumore, e andai in cucina dove avevo visto la luce accesa.
Facendo in modo che Denise non si accorgesse della mia presenza, osservai il profilo del suo viso stanco e pallido, incorniciato dai capelli più arruffati del solito che le ricadevano disordinatamente sulle spalle. Muoveva le labbra lentamente, cantando qualcosa così a bassa voce da sembrare una perfetta ninnananna e, con un seno scoperto, allattava il piccolo Willy che se ne stava beato tra le braccia calde di sua madre.
Avrei voluto avere un telecomando, mettere pausa, sedermi comodamente e osservare la scena per tutto il tempo che mi sarebbe servito ad abituarmi all’idea che Denise era diventata un’altra persona: essere diventata madre l’aveva cambiata di sicuro, avevo visto in lei quel cambiamento di maturità che non desideravo facesse anche lei perché mi piaceva così com’era. Ma, con quella sua maturità di mamma, era ancora più dannatamente mia. Ed io volevo sposarla.

STUPENDA questa parte XD *_____*
«Uhm… tanto ultimamente la mia presenza a letto non conta più», farfugliò con tono scherzoso, anche se sapevo che diceva la verità. Sospirai, asciugandomi le mani e mettendomi di fronte a lui, intento a infilarsi la maglia del pigiama.
«Lo so che in questi giorni ti ho trascurato e sono così dispiaciuta del fatto che la sera non troviamo mai un po’ di tempo per una chiacchierata perché subito crollo e-»
«Scherzi?», tagliò corto lui con aria stranita, venendomi vicino. «Non c’è bisogno che mi dimostri che mi ami: lo so e basta»
«Sì, ma a volte le persone hanno bisogno di sentirselo dire, di avere dimostrazioni d’amore»
«Mi dimostri tutto l’amore di questo mondo, Denise! E poi, quello che stai facendo lo fai per Willy: lui è la più grande dimostrazione d’amore che avessi potuto farmi», mi sussurrò, baciandomi la punta del naso.
«Stasera. Voglio una serata tutta per noi: prometto che non mi addormento», sorrisi maliziosa.
«Uhm», sospirò lui, chiudendo gli occhi e giocando a sfiorarmi le labbra. «Mi assicurerò che tu mantenga la parola».

E cosa dire dell’ultima parte?! Davvero MERAVIGLIOSA *______* Qualche lacrimuccia devo dire che è scesa *_____* Davvero, COMPLIMENTI *______* Però, voglio sapere la destinazione della luna di miele *____* è possibile??? *____*
Cinque anni dopo…
«Rieccoci a casa!», esclamò Johnny ad alta voce, richiudendo la porta d’ingresso alle sue spalle. Alzai lo sguardo dall’insalata che stavo lavando e lo guardai entrare assieme a Willy che tutto impolverato mi veniva incontro e stava per appiccicare le sue manacce sporche contro il tavolo che avevo lucidato solo mezz’ora fa.
«Marylin, ti devo lasciare, a dopo!», affrettai a dire, chiudendo con un gesto il telefonino che tenevo tra l’orecchio e la spalla. «Aaah! Togli subito le manacce!», esclamai scherzosa, puntandogli contro il mestolo. William scattò, ritirandosi le mani e portandosele dietro la schiena. Mi guardò con i suoi occhietti scuri ed innocenti, identici a quelli di Joh.
«Fila a fare la doccia, è quasi pronto»
«Ma sono pulito!»
«Sì, brillante come un diamante», bofonchiai sarcastica. «Vai», aggiunsi ridendo. Lui sbuffò, girando i tacchi per andare verso il bagno, poi si fermò di colpo e si voltò di nuovo verso di me.
«Mamma! Lo sai che ho battuto due volte Jack Sparrow?», sorrise vittorioso.
«Ah si?»
«Capitan Jack Sparrow», borbottò Johnny, poggiando il giubbotto sullo schienale della poltrona e venendomi incontro per salutarmi con un bacio. Vidi con la coda dell’occhio Willy che si copriva gli occhi con le mani.
«Che schifo! Vi baciate sempre!», borbottò.
«Senti questo monello…», accennò Johnny, afferrandolo per la vita e iniziando a fargli il solletico. Willy urlò, iniziando a dimenarsi come un matto.
«Johnny! Le scarpe sono piene di… terreno», finii una frase in un sussurro, perché lui l’aveva già sollevato in aria e combinato un macello ed ora stava rincorrendo suo figlio per tutta la casa, spargendo il terreno dappertutto.
Ecco cosa succede, Denise, a mandare tuo marito e tuo figlio al parco giochi!
Alcuni minuti dopo, quando misi la cena in tavola, andai a chiamarli in giardino.
Li trovai seduti vicino sul gradino che portava all’interno della casa, chinati entrambi su una chitarra che Johnny teneva tra le mani. Era la scena che avevo sempre sognato, quella che tanto tempo fa credevo non potesse mai realizzarsi ed ora stava accadendo dinanzi a me: un brivido mi percorse la schiena e quasi ebbi paura di quella bellissima sensazione che mi attraversava, la sensazione di essere felice.
«No, non così», aveva mormorato Johnny dopo l’ennesima nota stonata di William. Gli prese una mano e la poggiò su una delle corde. «Prova con questa», aggiunse con dolcezza, facendogli pizzicare la corda.
«Questa è venuta bene! Mamma, è venuta bene!», esclamò, voltandosi per corrermi incontro e accorgendosi che ero già lì. Risi, prendendolo tra le mie braccia.
«Sei stato bravissimo»
«Il piccoletto ci sa fare», aggiunse Johnny sorridente, alzandosi con in mano la chitarra.
«Se è per questo, ha preso tutto da te», farfugliai io, fingendomi imbronciata.
«Eh no, ha preso anche da te, carina», accennò, mostrandomi la sua maglia grigia con delle chiazze blu. «Tuo figlio mi ha di nuovo sporcato con i pennarelli, è un pasticcione proprio come te!», sottolineò, urlando più forte per farsi sentire. Io, mentre entravo in casa, risi senza voltarmi.
«Numero uno: sono io che ti lavo le magliette! Numero due: la mogliettina pasticciona prepara da mangiare e potrebbe decidere di farti rimanere digiuno stasera!», minacciai scherzosa, esortando Willy a prendere posto a tavola.
«La mamma ha ragione», obiettò Willy facendo penzolare le gambe dalla grossa sedia, osservando Johnny sedersi di fronte a lui.
«Grazie, Willy, tutti alleati contro di me, eh?», sorrise Johnny. Mi sedetti anche io a tavola.
«Lo dice solo perché non vuole rimanere senza cena», risi e finimmo di cenare, parlando del film per il quale Tim ci stava tormentando.
Sì, quello del fantasma innamorato e roba simile…
Sì, quello che era stato interrotto perché Johnny ed io ci eravamo lasciati…
Sì, quello che era stato nuovamente interrotto per la nascita di Willy.
Ora però Tim non voleva più sentir ragioni: voleva assolutamente “girare questo cazzo di film in cantiere già da troppo”, secondo queste sue testuali parole.
«Uhm, e quindi quando iniziamo?», sorrisi entusiasta. La mia carriera lavorativa era iniziata e finita con quell’unico film a cura di Robert: erano accadute parecchie cose e l’essere ancora con Johnny non mi aveva fatto perdere popolarità, ma… se doveva essere il mio lavoro, almeno volevo farlo! Volevo provare di nuovo la gratificante sensazione di sentirmi elogiare per la splendida parte che avevo recitato.
«Sono riuscito a posticiparlo solamente di quindici giorni: il tempo che ci occorre prima di ritornare»
«Dove dovete andare?», intervenne Willy interrompendo suo padre, guardandoci con il volto stanco e assonnato.
«Dovrai restare per un po’ con nonna Emily, tesoro», sorrisi io, alzandomi per andargli incontro. «Su, fila a letto che veniamo subito a darti la buona notte», aggiunsi sorridendo, baciandogli una guancia.
«Con nonna Emily? E perché?», borbottò, prima di sfoggiare un enorme sorriso che nascondeva tutto l’entusiasmo possibile (ecco cosa succede a riempire i bambini di caramelle e troppe coccole!!). Johnny si alzò e ci venne vicino.
«Perché io e tua madre abbiamo una luna di miele in sospeso», sussurrò lui, aspettando che andasse via nella sua camera per afferrarmi per un braccio, stringermi a sé e baciarmi.
Ci eravamo sposati qualche mese dopo la nascita di Willy ma avevamo dovuto rimandare all’infinito la nostra luna di miele perché William era troppo piccolo per essere lasciato solo. Ora che aveva l’età giusta per restare solo con la nonna, potevamo finalmente concederci una settimana romantica prima di ricominciare la nostra frenetica vita tra lavoro, feste, lezioni di chitarra, interviste e paparazzi.
«Mi vuoi dire una buona volta dove andiamo?», risi io, staccandomi leggermente da lui e guardandolo negli occhi, ancora con le mani attorno al suo collo.
«Assolutamente no», sussurrò lui. «È una sorpresa», aggiunse, tornando sulle mie labbra.
Era la cosa che più mi piaceva di Johnny, il sapermi sorprendere sempre e comunque.

Sono perfettamente d’accordo con ciò che hai scritto qui *______* A volte basta solo uno sguardo per capire tutto *____*
Quando mi disse “ti amo” per la prima volta non riuscii a rispondergli, a dirgli “ti amo anch’io”: l’emozione era talmente intensa, il cuore mi batteva così forte che anche se volevo urlarglielo non ci riuscivo.
E da quel momento capii che lo amavo davvero.
Le parole più belle, quelle più sincere, sono quelle che ti muoiono in gola, che fanno fatica ad uscire fuori da bocca.
Ed ancora oggi, a distanza di anni, lo guardo e a volte non riesco a dirglielo.
Ma ormai lui mi conosce così bene che gli basta guardarmi per dirmi “ti amo anch’io”.


E così, ora è davvero finita… Sono davvero contenta di aver avuto l’opportunità di leggerla e di recensirla *____* Mi mancheranno, ma sono sicura che ogni tua storia sarà unica e speciale come questa *____* Non a caso, quella che stai scrivendo ora la sto adorando sempre di più ;) *_____*

Domani passo a recensire il resto ;)

Recensore Junior
22/09/14, ore 16:41

Eccomi ;)
Allora… Molto esaustivo il riassunto ;)
Che teneri questi pezziiii!!! *_____*
Erano passati mesi da quando eravamo tornati insieme, Johnny aveva lasciato Vanessa ed affrontato il tema del “fratellino in arrivo” con i suoi figli –Jack si era messo a correre per tutta la casa urlando felicemente di avere finalmente un marinaio in più nella sua ciurma-.
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Marylin aveva partorito circa un mese fa e la piccola Ester aveva preso tutto dai genitori: era una splendida bimba dalla carnagione del colore del latte e caffè con un paio di occhi enormi e un bel sorrisetto birbante. Un giorno mi avrebbe chiamata “zia Denise”: era un patto che Mary ed io facemmo quando eravamo delle ragazzine e intendevamo rispettarlo. Anche lei non vedeva l’ora di diventare “zia Mary”!
Una casa come regalo?! Niente male ;) Beata lei!!! *____*
BELLISSIMA questa parte!! XD
Okay, dopo aver fatto il riassunto della tua meravigliosa vita e quella dei tuoi parenti… vuoi controllare la pentola sul fuoco?!
Oddio la pentola!

«La pentola!», esclamai all’improvviso, alzandomi di botto dalla sdraio.
«Calmati, l’ho tolta io», farfugliò Johnny, alzandosi i suoi occhiali da sole e infilandoli tra i suoi folti capelli. Sospirai sollevata.
«Cosa farei senza di te?»
«A volte me lo chiedo anch’io», farfugliò, prendendomi in giro. Sorrisi, sfilandomi gli infradito e poggiando i piedi sull’erba calda.

Questa parte l’ho ADORATA!!!! *_____*
Era piena estate, il sole aveva battuto per tutto il giorno e stava per tramontare. Adoravo mettermi accanto a Johnny ad ammirarlo in tutte le sue striature arancioni e rosse mentre spariva dietro quegli alberi in lontananza.
«Papà? Quando arriva zio Tim?». Jack, con in mano una macchinina colorata, spuntò dal soggiorno. Avevo quasi dimenticato i figli di Johnny di là a giocare. Oddio, Lily Rose era abbastanza cresciuta per giocare e se ne stava al telefono con chissà chi mentre Jack giocava!
«Tra un po’, tesoro. Vieni qui». Johnny posò definitivamente il giornale e diede qualche colpo sulle sue gambe. Il bambino fece un enorme sorriso e con una corsa si fiondò sulle gambe del padre che borbottò qualcosa ridendo. Incontrai gli occhi scuri del bambino.
«Ho pensato al nome del mio fratellino», disse infine.
«Davvero? Perfetto!», sorrisi, accostandomi a lui e arruffandogli i capelli.
«Sandokan!», esclamò ad un colpo. Scoppiammo a ridere e guardai Johnny negli occhi.
«La piccola tigre della Malesia: a me piace!», scherzai.
«Sì, come no, anche se pensato a qualcosa tipo Clark o Peter Parker», replicò scherzoso. Non che il nome di spiderman facesse schifo, quand’ero piccola dicevo di volermi sposare con qualcuno di nome Peter!
«Perché invece non lo chiamate Benjamin? O Aron, Steve, Thomas», intervenne Lily, scrollandosi i capelli e raggiungendoci in giardino dopo aver infilato il suo cellulare nella tasca degli shorts di jeans. Sgranai gli occhi.
«Mi piace!», esclamai entusiasta, facendo sobbalzare il piccolo.
«Benjamin?», mi chiese Johnny perplesso.
«No, Thomas», replicai.
«Perché non lo chiamate William? Il diminutivo è Willy! Come Willy Wonka, papà!», replicò Jack. Johnny sorrise furbamente.
«Jack Sparrow e Willy Wonka: il mio prossimo figlio lo chiamerò Sweeney!», esclamò ridendo facendo ridere anche me.
«Lo sai che non è male come idea? Il piccolo Willy… mi piace!», replicai.
«Anche a me!»
«E a me!». Solo Johnny non parlava, fisso e pensieroso in un punto indefinito nel vuoto. Restammo a guardarlo, vedendolo poi sorridere.
«William Depp?», chiese infine. Annuimmo tutti e in quel momento anche il piccolo diede un calcio. Sussultai, portandomi la mano alla pancia.
«Credo che piaccia anche a lui», sorrisi, mordendomi il labbro.
«Voglio sentire, voglio sentire!», esclamò Jack entusiasta, scendendo dalle gambe di suo padre e fiondandosi su di me, porgendo poi l’orecchio sul ventre e attendendo fino a quando Willy non decise di accontentarlo.
La mamma, nonostante glielo avessi ripetuto mille volte questa mattina, venne comunque un’ora prima e mi aiutò con la cena. Avremmo cenato in giardino: si stava da dio dopo le otto, quando smetteva di fare così caldo e diventava una di quelle piacevoli serate d’estate da portare nel cuore per tutta la vita.
Aveva sviluppato un bel rapporto anche con i figli di Johnny, che l’adoravano come se fosse veramente sua nonna.
“è perché mia madre non li lascia mangiare tutte queste schifezze!”, rideva sempre Johnny e, cavolo, aveva proprio ragione. Willy sarebbe diventato il bambino più viziato di questa terra grazie a nonna Emily!
«Uh, sono arrivati!», esclamò nonna Emily, affacciandosi dalla finestra. Anche io intravidi la testa riccioluta di Tim che parcheggiava sul retro e sentii la voce di Helena. Jack corse ad aprire e attese impazientemente che arrivassero.
«Buonasera!», esclamarono e portarono, come sempre, una buona dose di allegria.
William Depp, detto “Willy”. Piacque a tutti l’idea di prendere il nome di uno dei personaggi più amati interpretati da Johnny, dopo quello di Jack Sparrow che aveva già come omonimo Jack Depp.
Willy. Il piccolo Willy sembrava essere anche lui felice di questa nuova casa, questa nuova famiglia, questa nuova vita.

SEMPLICEMENTE STUPENDA la scena del parto e il seguito *_____* Sembrava davvero una cosa reale… Mi sono commossa!!!!! *_____*
Queste sono le mie parti preferite *___*:
Venni travolta da tutte quelle emozioni che non sapevo neanche esistessero: avevo tra le mie mani un essere vivente che io stesso avevo dato alla vita, dotato di calore proprio che ora riscaldava il mio corpo. Willy aveva smesso di piangere, la sua pelle ancora arrossata era avvolta da un panno bianco, la sua manina piccola come quella di un bambolotto era accostata alla sua bocca e ad occhi chiusi se ne stava immobile tra le braccia di sua madre. La mia lacrima bagnò il panno che circondava Willy e mi tirai su, accostando mio figlio al viso e odorando la sua pelle: l’odore più bello del mondo, giuro. Gemette, contorcendosi un po’, prima di tornare tranquillo. Sorrisi, lo guardai ancora, capii di amarlo davvero più di me stessa.
In quel momento, avrei dato la vita per quel fagottino.
Johnny era rimasto quasi in disparte a fissarci con un volto da ebete sul viso e gli occhi ancora più lucidi per l’emozione. Ci stava concedendo con grande generosità quegli attimi solo miei e suoi, rimanendo distaccato.
«Papà?», sussurrai infine, sollevando lo sguardo verso di lui. Scattò all’istante, irrigidendosi. «Che ne dici di dare un benvenuto al piccolo Willy?», aggiunsi sorridendo. Lui, impacciato come se fosse alle prime armi con un qualcosa più piccolo di un metro, si accostò, allungò le mani tremanti e le poggiò su Willy, circondandolo con delicatezza tale come se avesse paura di fargli del male. Il bambino gemette di nuovo, distendendosi.
«Ehy, piccoletto», sussurrò dolcemente Johnny, sfiorandogli la guancia con un dito mentre si sedeva accanto a me.
«È bellissimo, vero?», sorrisi, restando a guardarli, concedendo a Johnny quegli istanti che prima aveva donato lui a me. C’era silenzio, un meraviglioso silenzio scandito dai respiri di un piccoletto.
«Bellissimo», mormorò Johnny, senza riuscire a staccare gli occhi da Willy, «ti somiglia tanto», aggiunse. La porta si spalancò all’istante, facendoci sobbalzare.

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«Oh Dio, che polpettone!», esclamò entusiasta. «Posso tenerlo?»
«Certo», rise Johnny, porgendole il bambino. Come avrebbe potuto dire di no a Keira in quel momento, entusiasta e speranzosa com’era?
«Beh, a questo punto, possiamo entrare anche noi?». Alzammo lo sguardo verso Marylin che entrò seguita da Charlie con Ester tra le braccia che stringeva una grossa confezione regalo.
«Tesoro! Augurissimi», mi sussurrò lei, stringendomi forte. Poi guardò Johnny ed abbracciò anche lui.
«E il piccoletto?»
«Tra le grinfie di Keira e Orlando», risi.
«Oh, il piccolo Willly! Vieni dalla zia!», sussurrò dolcemente, prendendo Willy e iniziando a coccolarlo e dondolarlo, facendo strane facce e vocine assurde.
«Ho portato un po’ di gente, spero che i dottori non ci caccino», rise Tim entrando improvvisamente in stanza. Assieme a lui Helena e i piccoli Billy Ray e Nall, facendo entrare anche Jack e Lily con una miriade di palloncini e nastri azzurri che riempirono la stanza come una festa di compleanno.
«Papà!», esclamò Jack, saltando gli addosso. «Dov’è Willy? Sta bene? Quando posso giocare con lui?»
«Lo voglio vedere!». Johnny accontentò i due, mostrandogli il loro fratellino. Li guardai, osservando le loro facce entusiaste. Ancora non riuscivo a capacitarmi dell’idea che avessero accettato tutto così serenamente e tranquillamente.
«Tantissimi auguri, Denise», mi abbracciò Helena.
«Sono felice per te», sorrise Tim.
«Grazie ragazzi», sorrisi, abbracciandoli.

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«Hai bisogno di qualcosa?», sussurrò Johnny, accarezzandomi. Sorrisi, adagiandomi sul cuscino e sospirando affaticata.
«Che fatica», farfugliai.
«Sei la donna più forte che abbia mai conosciuto», mi sorrise, baciandomi.
«Non vedo l’ora di poterlo tenere di nuovo tra le braccia, Joh»
«Sì. Anch’io». Si staccò da me e sistemò le coperte. «Ora riposati, ti sveglierò quando tornerà il dottore».
Ma come si può pretendere di dormire in un momento del genere? Come si poteva quando avresti desiderato passare ore a guardare tuo figlio e strapazzarlo di coccole?
Povero bambino... starà sicuramente meglio con zia Ginevra!

Sei stata davvero bravissima, complimenti!! *____*
Al prossimo capitolo ;)
P.S. Anche io ho sempre adorato il personaggio di Willy Wonka, quindi ottima scelta *_____*

Recensore Junior

Sorpresaaaaaaaaaaaaa!!! Eccomi quiiiiiii!!!! *_____* Ti sono mancata??!! ;)
Purtroppo non è ancora del tutto a posto, ma almeno ho trovato un modo per recensire!! ;) Contenta??!! *_____*
Partiamo da qui, così almeno finisco “I dreamed of you” ;)
Allora… Mi è piaciuto MOLTISSIMO come hai trattato l’incontro e la conversazione tra Johnny e Vanessa ;) Non potevi fare di meglio, secondo me ;) Ciò che ha fatto Vanessa è intollerabile, ma bisognava anche mettersi nei suoi panni…. E ci sei riuscita perfettamente *_____* Mi si è addirittura stretto il cuore a leggere certe frasi ç____ç
Questa parte mi ha toccata tantissimo ç_____ç:
«Mi dispiace», mormorai ancora una volta, avanzando verso la porta, senza riuscire a fare a meno di pronunciare quelle parole che la facevano stare ancora più male. Restare ora sarebbe stato inutile, così come sarebbe stato inutile consolarla: il dolore l’avrebbe resa più forte, l’avrei soltanto potuta illudere. «Ti ho amata», aggiunsi. Volevo che lo sapesse, che fosse consapevole del fatto che era stata importante. Mi richiusi la porta alle spalle e rimasi lì dietro in silenzio per qualche secondo. Forse mi aspettavo un pianto isterico, forse il rumore dei vetri e dei piatti che andavano in frantumi. Sentii invece della musica provenire dal suo stereo ad alto volume e lei che canticchiava. La musica però non riusciva comunque a nascondere i suoi singhiozzi.
Perdonami anche per questo.
Tim, come sempre, è SUPER FANTASTICO *____*
MOOOLTO CARINA l’intervista *_____* Questa parte l’ho ADORATA *_____*
«Vostro figlio farà anche lui l’attore, il musicista, o cosa?». Ridemmo ancora.
«Senz’altro gli insegnerò a suonare», rispose Johnny sorridendo.
«Ed io a cucinare», aggiunsi scherzosa. «Potrebbe diventare un ottimo chef». Sorrisi, guardai Johnny e immaginai come sarebbero state, in futuro, le loro lezioni di chitarra.
Come una quindicenne, sognai ad occhi aperti la mia futura famiglia: nel mese di agosto con il sole che sta per tramontare, Johnny seduto sugli scalini del giardino fuori la nostra casa e il piccolo Depp seduto sulle sue gambe a strimpellare e scordare le corde della sua chitarra, mentre io portavo loro una bibita fresca. Avrei sentito per mesi le imprecazioni di Johnny per tutte le corde inutilizzabili, le note stonate di nostro figlio, le loro voci cantare vecchie canzoni.
«Denise?», mi richiamò Johnny.
«Eh?». Incrociai gli occhi scuri della giornalista e ricordai dov’ero. «Scusate, riflettevo», aggiunsi imbarazzata.

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«Sai a cosa pensavo, stamattina, durante l’intervista?», sorrisi, affondando nel cuscino e riuscendo a trovare nell’oscurità il volto di Johnny.
«Cosa?»
«A quando il bambino sarà abbastanza grande per imparare a suonare, alle giornate d’estate che scorreranno veloci, a quando vi guarderò seduta in giardino a strimpellare note.
Baby Depp ti romperà un paio di volte la chitarra, tu imprecherai in francese per non farti capire da lui –pensi che non sia istruttivo insegnargli delle parolacce- e uscirai di corsa a comprarne una nuova. Vi sentirò cantare per tutta la giornata, fino a quando non lo chiamerò per il bagno. E allora lui inizierà a fare storie, come tutti i bambini, perché non vuole andare a lavarsi. E tu gli prometterai che lo porterai al lavoro con te il giorno dopo, a vedere le nuove imprese di Jack Sparrow, se non mi avrebbe fatta arrabbiare.
Poi, la sera, faremo la gara a chi deve impossessarsi per primo del telecomando, faremo vincere lui e dovremmo sorbirci la stessa puntata dei Puffi o dei Barbapapà. E la notte, aspetteremo che si sia addormentato per poter fare l’amore, sperando che non ci interrompa sul più bello chiedendoci di dormire nel lettone», sussurrai, con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall’emozione. Lui sorrideva beatamente.
«Raccontami di nuovo questa favola della buonanotte», sussurrò al mio orecchio. «Ripetimela ogni sera, fammela imparare a memoria perché voglio che un giorno sia tutto vero».

Ammetto che, se avessi letto man mano questa storia e avessi trovato la parola fine dopo questo capitolo, avrei preso un colpo XD Eheh XD Per fortuna hai continuato *_____*
Al prossimo capitolo! ;)

Recensore Junior
02/09/14, ore 14:31

Eccomi ;)
Allora…. Che teneriii Denise e Johnny all’inizio *____* Cariiiii!!! *___*
Mi divertii a percorrere il profilo del suo viso con le dita, accarezzandola delicatamente. La guardai dormire profondamente e mi tirai su per poterla osservare meglio e lei sospirò, accostandosi a me e stringendosi al mio petto. Sorrisi, le accarezzai i capelli, le bacia il capo e chiusi anche io gli occhi. Ora capivo perché avevo passato così tante notti insonni ultimamente: Denise era la sola cosa che poteva farmi stare bene. Sentire il calore del suo corpo, il profumo della sua pelle, il suono del suo respiro era ciò che desideravo più di ogni altra cosa. Presi a baciare la sua guancia, accarezzandole le braccia, pensando che sarebbe stata per sempre mia. Quella donna semplice, piccola e minuta conteneva il mio universo intero, la mia felicità: nel suo ventre c’era nostro figlio, nella sua anima la mia. Come ero stato così stupido da pensare che avrei potuto rinunciare a lei?
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Aprii gli occhi e venni travolta dai baci di Johnny che mi frastornarono, togliendomi il respiro per qualche secondo.
«Buongiorno», mi sussurrò e ricambiai con un sorriso languido, avvinghiandomi al suo petto nudo e godendomi il suo profumo.
«Temevo fossi un sogno», farfugliai ancora stordita e assonnata, richiudendo gli occhi. Lo sentii ridere, mentre tornava ad accarezzarmi i capelli.
«Stavo pensando…», accennò e io sollevai il capo per poterlo guardare. «Lui è un maschio, giusto?», disse infine. Lo guardai perplessa per qualche secondo prima di capire ciò che mi stava dicendo.
«Oh… uhm… sì», farfugliai confusa. Lui sorrise ancora.
«Hai già pensato a come chiamarlo?»
«Speravo di farlo con te», gli sorrisi, iniziando a giocherellare sul suo petto, disegnando tanti piccoli cerchietti. Mi cinse per le spalle, iniziando a sfiorarmi le braccia. «A te che nome piace?»
«Non saprei», mormorò lui. «Io ancora non ci credo… è passato così tanto tempo dall’ultima volta che…»
«…che hai passato le notti in bianco a cambiare pannolini puzzolenti?», gli suggerii ridendo e lui con me.
«Quello lo farai tu, mammina!», borbottò.
«Sei tu quello che ha già avuto due figli!»
«Non è una scusa valida», sussurrò sulle mie labbra, accarezzando poi il mio ventre. «David, Michael, Robert... ce ne sono tanti di nomi carini», aggiunse, tornando a fissare il soffitto. Mi stiracchiai, sbadigliando.
«Ci penseremo tra un paio di mesi», farfugliai, rigirandomi nel letto.
«Ma io voglio già chiamarlo con un nome!»
«Chiamalo Baby Depp per ora», dissi, prima di scoppiare a ridere. «Tim lo chiama così», aggiunsi.
«Davvero?», rise lui. 

Sono perfettamente d’accordo con Johnny quando utilizza quell’espressione colorita per descrivere Vanessa!! XD =P
Che tenere queste due *__* Careeee *___*
«Lo sapevo che tutto si sarebbe sistemato», sorrise Marylin, abbracciandomi.
«Anche se ci hai messo il tuo zampino…», accennai e lei abbassò lo sguardo imbarazzata.
«Scusami, gli ho inviato quei documenti di nascosto ma… sapevo che con quelli sarebbe sicuramente tornato», mi spiegò, lanciando un’occhiata a Johnny che stava parlando con Charlie nel parcheggio. «Dove state andando?», aggiunse ed io sospirai.
«Da mia madre. Aspetto un bambino e presto mi sposerò, direi che è ora di presentarle i-»
«Cosa?! Ti sposi?»
«Sì»
«E quando avevi pensato di dirmelo, stronza!», esclamò e ridemmo, prima che mi circondasse con un enorme abbraccio. «Sono felicissima per te», aggiunse.
«Ti voglio bene».

Davvero MERAVIGLIOSA la riconciliazione con la mamma *____* Mi sono commossa *___*
Questa parte l’ho ADORATA!!!! *____* Davvero ben fatta!!! *____*
«E tu?», aggiunse dopo.
«Sono capitate molte cose anche a me», sorrisi amaramente, pensando a Johnny che aspettava già da quasi mezz’ora lì fuori. Ma l’avevo avvertito che ci avrei messo tempo: “tutta la giornata, se vuoi” mi aveva risposto lui sorridendomi.
«Lo so, anche se non ero presente ho seguito la tua nuova carriera. Ho visto il film e letto i giornali… non potevo crederci che avessi rotto con Fred e poi… Johnny Depp… e…»
«Partiamo dal principio», risi io.
Anche la mamma è una fan, non lo dimentichiamo.
Altrimenti da chi avrei preso le mie fissazioni?!
«Fred mi tradiva, non eravamo fatti l’uno per l’altro senza giri di parole. È stato meglio così, perché se penso a tutto quello che ha fatto mi viene un dolore allo stomaco e un istinto omicida», ringhiai, gesticolando. Lei sorrise, annuendo.
«Non mi è mai piaciuto fino in fondo»
«Dovevo darti ascolto, quando mi dicesti che non era un tipo affidabile», mormorai annuendo. Mi scostai un ciuffo di capelli. «Johnny l’ho incontrato un po’ per caso, a dir la verità. La mia è stata una vera e propria “botta di culo”». Scoppiammo a ridere. «E poi… beh, mi ha dato modo di entrare nello spettacolo»
«E com’è stato? Insomma… io ho solamente visto nello schermo una bellissima donna che recitava accanto a Johnny Depp in una maniera assurdamente perfetta!»
«Duro lavoro, mamma, non lo immagini neanche», risi, sospirando poi malinconicamente: quanto mi mancavano quelle giornate insieme a Nicoletta e Keira, le battutina di Orlando, le imprecazioni di Robert, anche quei sguardi un po’ invidiosi di Charlene. «Dovevo imparare le battute a memoria e ripeterle in continuazione fino a quando la scena non era perfetta», sorrisi.
«Sarà stato divertente», ridacchiò e mi parve di vedere una ragazzina di sedici anni al posto di mia madre. «E… come ci sei arrivata ai giornaletti scandalistici con Depp?», aggiunse ridendo furbamente. Arrossii e mi morsi il labbro imbarazzata.
«Johnny è sempre stato così divertente, mi ha aiutato nei miei momenti di crisi con Fred, mi è stato vicino… mi ha regalato un sogno, mamma, e me ne sono innamorata», sussurrai senza più imbarazzo: era la pura verità.
«E… lui?», azzardò.
«Ha chiesto di sposarmi», sorrisi, attendendo una sua reazione. Balzò dalla sedia e diede un urlo, due secondi prima di venirmi incontro e stringermi, investendomi del suo profumo alla liquirizia che non avevo sentito prima. La sentii piangere di nuovo.
«La mia piccolina», sussurrò, stringendomi forte. «Quanto ho desiderato che ci fosse qualcuno a renderti finalmente felice, tesoro mio».
«Abbiamo deciso di sposarci anche perché… aspetto un bambino». E dopo quella mia affermazione, scoppiai anche io in lacrime.
«Lo so che non sono stata una buona madre, Denise, ma se mi permetti vorrò essere una buona nonna. Ho sbagliato, ti ho trascurata, sei stata male e ne ho pagato le conseguenze perché alla fine sei andata via… non sai quanto sono stata male, tesoro. Perché ecco… avere un figlio è la cosa più bella del mondo e quindi io-»
«Mamma», la interruppi, afferrando le sue mani e stringendole. «Lasciamo alle spalle il passato. Neanche io sono stata una figlia modello: possiamo ricominciare», sussurrai, buttando giù il groppo alla gola.
«Ti voglio bene»
«Sono felice di aver chiarito tutto: avrei dovuto farlo prima. Te ne voglio tanto anche io», mormorai. Mi diede un grosso bacio sulla fronte e poi mi guardò negli occhi.
«Ma ora… devo presentarti il mio futuro marito», sorrisi, alzandomi dalla sedia. Mi lasciai alle spalle mia madre con l’espressione imbambolata e andai a chiamare Johnny.
«Tutto bene?», sussurrò preoccupato, guardandomi, asciugandomi l'ultima lacrima che era scivolata giù lungo la mia guancia e lasciandomi una carezza con la sua mano grossa e calda. Sorrisi e annuii.
«Tranquillo, sono lacrime di gioia», mormorai. «Vieni a conoscere mia madre?». Lo trascinai senza attendere una risposta su per le scale, avvertendo la stretta della sua mano farsi più forte.
e lo portai dinanzi agli occhi di mia madre.
«Oh Dio», sussurrò con un gridolino soffocato.
«Mamma, ti presento il mio futuro maritino», ridacchiai.
«Piacere di conoscerla», sorrise Johnny, afferrando la mano che gli aveva offerto e baciandola gentilmente. Accennò una risatina e le ci volle qualche minuto per riprendersi.
Quando fummo davanti un caffè bollente, si schiarì la voce.
«Mettiamo le cose in chiaro: non mi interessa che hai quasi la mia stessa età e sorvolo anche la differenza di anni con Denise, ma se la fai soffrire e se la vostra storia finisce come tutte le altre che ti porti alle spalle, non me ne frega che ti chiami Johnny Depp e ti faccio tornare un ragazzino», minacciò, seppure risultò essere un po' acida e troppo invadente sulla sua vita privata, seppure con fare scherzoso. Lui la guardò sorpreso per qualche secondo, poi rise.
«Mi farebbe un grande piacere se mi togliesse qualche anno», bofonchiò facendola scoppiare a ridere.
«Ah, beato chi si ascolta!», esclamò.
Iniziarono a parlare vivamente, quasi mi tagliarono fuori dal discorso: dal nuovo film, al suo lavoro, ai piatti preferiti, gli hobby, la Francia. Ridevano e scherzavano come vecchi amici ed io restavo a guardarli sorridendo. Avevo l’anima in pace, ora che anche questa era sistemata: mio figlio doveva nascere in un ambiente sereno e per fortuna ora lo era. Sorridendo, passavo dal viso di Johnny a quello della mia mamma, sentendo il mio cuore scoppiare d’amore. Sarei stata una madre anche io, sarei stata esattamente come era la mia: perfetta.
Due ore dopo, stavano sul serio parlando di come cambiare pannolini.
«Potresti esercitarti sulle tue vecchie bambole», disse lei, facendo ridacchiare Johnny.
«Spero che tu non faccia sul serio, mamma», mormorai imbarazzatissima, mettendomi una mano alla fronte e cercando di nascondere il mio viso tra i capelli.


Con questo ho finito, alla prossima ;) 

Recensore Junior
02/09/14, ore 14:18

Eccomi ;)
Allora…. Inutile dire che questo capitolo mi è piaciuto un sacco!! *____*
Questa prima parte non perché ma mi ha colpita molto ;) *___* è scritta molto bene, comunque *____* Sei riuscita ad esprimere davvero molto bene i suoi sentimenti *___*
Coglione.
Ero stato un coglione.
Come avevo fatto ad arrivare fino a questo punto?! Con quale coraggio stavo andando da lei, ora?
Conoscendo Denise, mi avrebbe sbattuto la porta in faccia. Anzi, a quanto pareva non la conoscevo più, quindi nutrivo ancora la speranza di poterla riabbracciare.
Correvo come una furia, non avevo avuto neanche la pazienza di aspettare un taxi, avevo dimenticato in aeroporto le valige, ma non m’importava più nulla: niente era più importante di quelle carte che stringevo ancora tra le mani.
Le avevo subito riconosciute quelle immagini in bianco e nero, ricordavo come se fosse ieri quando Vanessa, con gli occhi lucidi, mi aveva abbracciato e mi aveva messo tra le mani le immagini di Lily nel suo ventre. Ed io, come un bambino, avevo pianto. Simile felicità si poteva provare solamente in quei momenti e poi rimaneva per tutta la vita. L’avevo provata ancora una volta, con Jack, ed ora vedevo davanti agli occhi l’immagine di quello che dubitavo fosse mio figlio.
Quella cosa era stava crescendo dentro di lei.
Quella cosa ci aveva separato.
Ora, quella cosa, che era anche mio figlio.
Il petto mi faceva male, probabilmente perché i miei polmoni vecchi e divorati dal fumo non ce la facevano più e il mio povero cuore non ne voleva saperne più di sostenere quella corsa, ma c’era qualcosa che andava oltre il dolore fisico, qualcosa che faceva ancora più male: il pentimento.
Tutto quel miscuglio di sensazioni ed emozioni si mescolava irreversibilmente:
Pentimento, tanto pentimento. Per non averle creduto, per averle dato della bugiarda, per averla ignorata, trattata male, abbandonata.
Rabbia. Il mio cuore era avvolto da un rovo di spine che lo facevano sanguinare. L’avevo lasciata da sola per tre fottutissimi lunghi, pessimi, torturanti mesi, da sola ad affrontare le sue paure, da sola senza il mio appoggio nelle sue scelte.
Paura. Tremavo al solo pensiero che non mi avrebbe voluto rivedere, che stavolta fosse stata lei a non voler ascoltare me, come avevo fatto io. Avevo paura che non fossi più in tempo per sistemare tutto, che non avrei potuto continuare a far parte del suo presente e futuro ma che sarei diventato un pezzo del passato da archiviare.
Agitazione. Dovevo arrivare in fretta, dovevo vederla, parlarle, abbracciarla, baciarla. Doveva sapere cosa mi era successo.
Ero stata una pecorella smarrita ed ora avevo ritrovato la strada.

La parte della riconciliazione mi è piaciuta un sacco *___* Mi sembrava quasi di vederli, lì assieme seduti sulla scalinata *____*
Le mie parti preferite sono queste *___* Le ho davvero adorate *___*:
Solo un matto poteva venirmi a trovare alle due di notte.
E il matto in questione era l’ultimo della lista dei miei sospettati.
Appena aprii la porta, mi trovai davanti una figura alta e alzai lo sguardo per vedere l’uomo in viso, incrociando un paio di occhi scuri.
Come una doccia gelata, venni travolta da mille miliardi di emozioni indefinite quando vidi Johnny dinanzi a me. Sgranai gli occhi, trattenni il respiro e rimasi immobile, quasi impaurita, a fissarlo.
Dopo tutto il tempo che era passato, abbracciarlo sarebbe stata la cosa più bella. Ma le gambe mi impedivano di muovermi ed ero restata lì impalata ad aspettare chissà cosa. Ad aspettare lui, come avevo fatto per tutto questo tempo. Serrai le mascelle e il mio sguardo divenne gelido; cercai di anestetizzare la rabbia.
Il suo sguardo si posò subito sul rigonfiamento della mia pancia e, quando vide con i suoi occhi la realtà che gli avevo urlato più volte contro, crollò. Nel vero senso della parola, cadde carponi, in ginocchio per terra, sconfortato, esausto, con il capo chino da cane bastonato.
«Dimmi solo se vuoi sbattermi o no la porta in faccia», disse con voce rotta, fissando ancora in basso.
Ero veramente combattuta: se una parte di me mi gridava di buttarmi tra le sue braccia, l’altra mi imponeva di chiudergli veramente la porta in faccia. Proprio non c’era una piccola vocina che mi desse una soluzione, a metà tra le due cose: toccava solo a me decidere. Chiudere la porta davanti ai suoi occhi avrebbe significato tenerlo fuori dalla mia casa ma soprattutto dalla mia vita: volevo veramente fare a meno di lui per sempre?
Silenziosamente, mi sedetti sulla scalinata per essere della sua altezza e, mantenendo un espressione indifferente, continuai a fissarlo in attesa che parlasse.
«Grazie», mi sussurrò.

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«Ho sentito che in fondo sono ancora in tempo per rimediare», aggiunse, infilandosi la mano in tasca. «E so che ho scelto il momento peggiore per chiederti una delle cose per le quali mi ero preparato a lungo e che volevo fare già da tempo. Ma se dobbiamo crescere insieme nostro figlio, voglio sapere se c’è ancora amore. Per questo te lo chiedo ora, così: vuoi sposarmi?». Sentii le mie mani fredde tra quelle bollenti di Johnny mentre cercavo di rimanere lucida dopo le sue parole. Lo guardai sorpresa, in quel momento mi sentivo come una pietra di un fiume sulla quale scorreva l’acqua rimanendo impassibile. C’era ancora qualcosa che mi ostacolava, che mi impediva di provare determinate emozioni, ma nonostante ciò non avevo mai avuto dubbi su cosa farne della mia vita. Mai, e dico mai, avrei rinunciato a lui, qualsiasi cosa mi avrebbe fatto.
Deglutii e tirai un sospiro sonoro, incrociando uno sguardo che stavolta riuscii ad interpretare: era nervoso, timoroso della mia risposta perché non glie avevo ancora fatto un sorriso gridando “sì”.
E di sorrisi, per ora, non ce ne sarebbero stati.
Mi accostai tanto quanto bastava per sentire il suo calore e finalmente potei poggiarmi sul suo petto. Lo abbracciai lentamente, stringendo la sua maglia tra le mani che avevo intrecciato dietro la sua schiena e affondai nel suo petto, godendomi le sue braccia muscolose che si strinsero di scatto, quasi soffocandomi, per paura che potessi scappare via. Affondò il viso nei miei capelli, odorandoli, mentre mi tastava per vedere se fossi reale. Dopo tutto quel tempo, mi sentivo di nuovo al sicuro, protetta da tutto e tutti. Una parte di me era ritornata per completarmi.
«Oh Dio, non puoi farmi questo», sussurrai ad occhi chiusi, mordendomi un labbro, mentre mi stringevo a lui. «Sei terribilmente ingiusto, perché sai che non potrei mai dirti di no», aggiunsi, riempiendomi i polmoni del suo profumo.
«Lo prendo come un sì?», mormorò lui. Mi staccai per guardarlo negli occhi.
«Vuoi proprio sentirtelo dire, eh?», sorrisi, scherzando.
«Non è una cosa che mi capita di fare tutti i giorni», rispose lui, ricambiando il sorriso.
«Sì, voglio sposarti, voglio che il mio sogno di famiglia perfetta si realizzi», mormorai e le sue labbra si posarono immediatamente sulle mie. Roventi, morbide, erotiche, come le ricordavo, come le sognavo ogni notte incollate nuovamente sulle mie: non potevo chiedere di meglio. Si staccò da me per afferrarmi la mano e infilarmi un anello al dito e finalmente quel groppo alla gola scese e quella barriera di cemento crollò, permettendomi di provare di nuovo quei sentimenti che avevo cercato di esternare: amore e felicità, allo stato puro. Mi gettai nuovamente tra le sue braccia e lui si sollevò, trascinandomi dentro casa e, più precisamente, nella camera da letto.
«Cancelliamo quello che è successo, ricominciamo da zero», sussurrò sulle mie labbra, strappandomi la camicia da dosso.
«No. Ricominciamo da tre», sorrisi, conducendo la sua mano sulla mia pancia. Vidi i suoi occhi brillare come due stelle e un sorriso paradisiaco dipingersi felicemente sul volto del mio futuro marito.


Al prossimo capitolo ;) A quanto pare erano sei!!! ;) Yeeeee!! ;)

Recensore Junior
02/09/14, ore 14:08

Eccomi ;)
Allora…. Che carinissimi che sono gli amici di Denise, soprattutto Tim*____* Mamma mia!! *___*
Questa parte l’ho ADORATA, è davvero DOLCISSIMA *___*:
«Io abortisco», sospirai infine. Tim sputò il caffè e tossì, guardandomi contrariato, Helena sussultò.
«Scherzi vero?»
«No». Sospirai. «Voi non potete capire ma… non immaginate quanto sia terrorizzata. Non posso crescere un figlio da sola: pensavo che se avessi avuto una persona come Johnny accanto forse ce l’avrei fatta, infondo, lui ha già avuto due bambini e un pizzico di esperienza in più a me. Ma io… cosa farò quando sarà nato? Come mi difenderò da tutti i paparazzi che mi tartasseranno, chiedendosi se è veramente figlio suo? E cosa gli dirò quando si farà grande e mi chiederà chi sia suo padre e dove sia?». Helena, poggiando la mano sulla mia, poté notare che tremavo.
«Ma non sei sola, cara. Ci siamo io e Tim, Keira, Marylin, Orlando, Charlie e tutti i tuoi fan che ti sosterranno», mi sussurrò.
«Mio figlio ha bisogno di un padre, non dei miei fan», replicai decisa.
«E l’avrà. Dovessi arrivare in capo al mondo, ho nove mesi per trovare quel deficiente e farlo tornare qui tirandolo per le orecchie!», esclamò Tim deciso, alzandosi dalla sedia. Scoppiammo a ridere. «Un figlio è una benedizione. Forse, se è venuto in questo momento, è destino che sia così. Lo troverò e gli parlerò, te lo prometto», mi sussurrò, prendendo le mie mani e sorridendo. I suoi occhi scuri mi infusero tanta di quella sicurezza che mi sentii meglio. C’era qualcosa dentro me che stava crescendo e si diramava in tutte le vene.
«Che cos’è questa cosa allo stomaco che mi sta facendo sentire meglio ora?», sorrisi in un sussurro.
«Si chiama speranza», disse, schioccandomi un bacio affettuoso sulla guancia. «Mi farò sentire appena avrò notizie».
Appena tornai ad essere sola, riempii la vasca di acqua bollente e mi ci immersi.
«Scusami, piccolino, se ancora una volta ho sperato che tu non fossi reale. Forse perché ho tanta paura. Di solito ho sentito dire in giro che una madre ama suo figlio anche se è ancora nella sua pancia e non è ancora ben formato… Io invece non so se ti amo, ecco, l’ho detto. E mi sento in colpa per questo, perché sento che non sarò una madre perfetta. In questo momento sento che l’amore che provo per tuo padre è più grande perfino di te. Dio, ma che sto dicendo?!», scoppiai in lacrime. «Sei il risultato del nostro amore, tu sei un “baby Depp” come dice Tim, e sarai la luce dei miei occhi ed io la tua», sussurrai ancora.
«Mi stai facendo parlare da sola, vedi? Sono già diventata matta», dissi ridendo amaramente. «Chissà se puoi sentirmi».

E la telefonata di Tim e tutto il suo darsi da fare per rintracciare Johnny??!! *____* Davvero AMMIREVOLE!!! *___* Carooooo!! *___*
Questa parte… FANTASTICA!!! XD *____*
«So dov’è!», esclamò Tim, facendo sbattere con vigore una serie di fogli sul tavolo del bar, facendoci sobbalzare. Marylin ed io lo guardammo perplesse. «Sono riuscito a rintracciarlo». Sputai il caffè che stavo bevendo e tossii, pulendomi poi con il fazzoletto che Mary mi aveva dato.
«Eh?», sussurrai con voce strozzata.
«Quel bastardo quando ha saputo che avevo scoperto che era ai Caraibi ha cambiato posto! Ora è il California: grazie all’aiuto degli agenti dell’FBI abbiamo localizzato la sua posizione per mezzo del cellulare che accende ogni paia di giorni. Mi sono informato fino ad arrivare a sapere l’indirizzo dell’hotel nel quale sta alloggiando», sorrise furbamente.
«Wow», sorrise Marylin meravigliata. «Sei peggio di un investigatore segreto», aggiunse e ridemmo. Ripresi a bere il mio caffè.
«Quanti ne hai bevuti da stamattina?!». Incrociai gli occhi scuri di Tim.
«Uhm… è il secondo…», farfugliai confusa.
«Direi che può bastare così», sorrise, strappandomi la tazzina dalle mani. Lo guardai confusa, sorridendogli.
«Perché stiamo facendo tutto questo? Se non vuole ritornare che se ne stia in California, ai Caraibi o dove diavolo si trova», dissi amaramente. «Non capisco perché dobbiamo costringerlo»
«Non voglio costringerlo: voglio solo fargli aprire gli occhi, farlo ragionare. Se solo vedesse con i suoi occhi la realtà delle cose…», accennò, sedendosi accanto a noi e dando un morso alla sua brioche. «E poi, avevamo un film da girare! Ora è saltato tutto…»
«Mi dispiace»
«Uhm, sarà per l’anno prossimo. Nel frattempo sto pensando di attuare l’altro mio progetto. Devo solo sostituire il tecnico e contattare il cast», farfugliò a bocca piena. «Mmh! Mary mi servi assolutamente!»
«Io? E per che cosa?»
«Per il film, per cosa se no?»
«Come posso esserti utile?»
«Ho guardato meglio la tua parte nel film di Robert… te la cavi, vorrei provare ad inserirti nel mio nuovo progetto», borbottò. Il volto di Mary si illuminò e lo abbracciò di scatto.
«Sarebbe fantastico!», squittì.
«Poi discuteremo dei dettagli», le fece l’occhiolino, sorseggiando il MIO caffè.
«Dai, sbrigati, abbiamo l’appuntamento dal dottore!»
«Uhm, vi accompagno?»
«No, non preoccuparti. Ti faccio sapere se è maschio o femmina», gli feci un occhiolino, allontanandomi dal tavolo dopo che Tim ebbe insistito sul pagare il conto. Quella di Mary era una bella femminuccia, ora che ero arrivata al terzo mese potevo sapere anche io come fosse il mio bambino. Quella situazione così surreale stava diventando sempre più normale per me, con l’aiuto dei miei amici avevo superato la fase del “voglio abortire” ed ero passata a “mio figlio sarà la persona più fortunata del mondo”.

E questa??!! MERAVIGLIOSA e MOOOLTO COMMOVENTE!!!! *___* Careeeeeeeeee!!! *___*
Guardai Denise e sorrisi. Voleva far vedere che era tranquilla, che per lei era tutto normale, che non aveva paura e mostrarsi indifferente ma non ci stava riuscendo. Potevo percepire il suo nervosismo, potevo anche capirlo. Tamburellava le dita nervosamente sul bordo della sedia, accavallando le gambe e alternandole ogni due minuti. Poi si alzava, faceva il giro della stanza, fissava fuori dalla finestra e tornava a sedersi, per poi rialzarsi. Sospirò, seduta accanto a me e si portò istintivamente le mani al ventre, rizzandosi rigidamente sulla sedia. Si voltò lentamente verso di me, con gli occhi sbarrati e lucidi e l’espressione sconvolta.
«Cosa c’è?», mormorai preoccupata.
«L’ho sentito», sussurrò flebilmente. «Si è mosso», aggiunse con un sorrisetto sulle labbra prima di scoppiare a piangere. La abbracciai forte, stringendola a me. Dovevo aggiustare la situazione: avrei preso l’ecografia di Denise e l’avrei spedita dritta a Johnny. Solo così poteva crederci.
«Il prossimo?». Mi ci volle qualche secondo prima che Denise si sollevasse dalla sedia ed entrasse nello studio medico. Un uomo dai folti baffi bianchi ci sorrise, facendo cenno di accomodarci.
«Abbiamo delle superstar qui», rise lui, salutandoci. «Come va?»
«Molto bene, la ringrazio»
«Chi tra le due ha la prenotazione». La indicai e l’uomo le disse di stendersi sul lettino.
«Si sono sentite molte voci su te e Johnny…»
«Possiamo non parlarne ora?», bofonchiò amaramente. Lui rise.
«Ma certo, scusa la mia invadenza»
«Si figuri»
«Lei crede che sia un maschio o una femmina?», le sorrise, mentre le spalmava un gel sul ventre.
«Uhm… non saprei… ho il presentimento che sia un maschio», sorrise, rivolgendomi un’occhiata spaventata. Le sorrisi per rassicurarla.
«Presumo che sia il suo primo figlio, vero?». Lei annuì. «Ok, da ora in poi la aiuterò io», sorrise l’uomo, poggiando un affare sulla pancia di Denise. Rise mentre lei, con gli occhi lucidi, fissava lo schermo che mostrava l’ecografia.
«Guardate qui che spettacolo… questa è la testa, le manine, le gambe…», ci indicò. «Il suo intuito materno era giusto, è un bel maschietto», aggiunse sorridendo. Denise scoppiò in lacrime di gioia nell’esatto momento in cui corsi ad abbracciarla.
«Sono così emozionata»
«Non immagini quanto sia bello vederlo lì nello schermo e… oh Dio». Anche il dottore ci sorrise e mentre Denise si ricomponeva gli sussurrai, senza farmi ascoltare da lei, di farmi una copia dell’ecografia che stava già stampando e mettendo in una cartellina.
«Ci vediamo tra un mese, cara»
«La ringrazio». Uscimmo fuori e Denise iniziò a starnazzare, saltellando dall’entusiasmo e chiedendomi di accompagnarla a prendere una cioccolata calda.

Marylin, come al solito, è stata FANTASTICA!!! *___* La ADOROOOOO!!! *___*
Aggiungo solo due cose: “Charlene, l’invidia è una brutta bestia!”e “Johnny, finalmente ti sei dato una svegliata!!!!!!!!!!” =P XD eheh XD XD

Al prossimo capitolo!! ;)

Recensore Junior
02/09/14, ore 13:57

Eccomi ;)
Allora… Appena ho cominciato a leggere la mia faccia è stata questa: O.o No, ma Johnny NON può comportarsi così!!!! ç___ç 
Ovviamente, poi mi sono ripresa confidando nel fatto che alla fine avresti trovato un modo per sistemare le cose!!! ;) Yeeeeee!! *___*
In ogni caso, è stato DIVERTENTISSIMO leggere TUTTO il “Denise Pov” XD XD Mamma mia che ridere!!!!!!!!!!! XD E Dio solo sa quanto Fred si meritasse tutto ciò!!! =P ;) XD
Questa parte mi ha fatta morire!!!!!!!! XD XD XD XD
Dici che ho esagerato?
Mmm… nah, infondo gli hai risparmiato la vita!
Carina la minaccia del sangue, eh?
Sembrava un misto tra un thriller e un film dell’orrore. E tu eri a metà tra un serial killer e una posseduta.
Il diavolo in persona, Ginevra, sono stata il diavolo in persona.
«La tua bambolina è parcheggiata giù», risi a Charlie, lanciandogli contro le chiavi. Mi scaraventai sul divano, sorridendo. Al di là del fatto che Johnny mi aveva piantata, mi ero tolta una grande soddisfazione. Avevo un bel piano in mente e quello era stato il mio primo grande passo.
E quale sarebbe il tuo piano? Uccidere tutti?
Potrei pensarci… In realtà pensavo a qualcosa del tipo “corri e recupera tutto finché sei in tempo”
Oh… suona bene…
La questione Fred è andata, credo che dopo questa non lo vedrò per una ventina d’anni. Ora scopro chi c’è dietro questa faccenda –anche se ho già qualche idea- e recupero Johnny. Voglio un lieto fine per questa storia.
Marylin e Charlie mi guardarono sorpresi e spaventati contemporaneamente.
«Denise? Ti senti bene?», farfugliò Marylin, avvicinandosi con cautela.
«Mai stata meglio!», esclamai, chiudendo gli occhi per rilassarmi.
«Non ti sei ubriacata, vero? Fa male al bambino se…»
«Sono lucida, tesoro, non preoccuparti», farfugliai alzando gli occhi al cielo prima di guardarli di nuovo.
«Hai la faccia di una che ha ammazzato qualcuno ed ora si sente soddisfatta per essersi tolta da mezzo l’ingombro», azzardò Charlie, scrutandomi. Scoppiai a ridere.
«Ci hai quasi azzeccato»
«Perché sei così felice? Non avrai mica fatto…»
«Non ho ucciso nessuno, state tranquilli», borbottai, tornando seria. Davvero facevo così paura? Davvero ero così incazzata da far credere che stavo andando ad ammazzare qualcuno?
Sì…
«Ho solamente chiesto a Fred chi l’avesse mandato. Ma non me l’ha voluto dire. Così ho iniziato ad insultarlo. Sai, ora mi vergogno un po’: ero completamente fuori di me, un’altra persona! Sputavo quelle parole con così tanta rabbia e odio che… non voglio più essere così. Gli ho lanciato contro dei soldi, dicendogli che non era nessuno, che sarebbe stato sempre la scelta di qualcun altro. Poi gli ho stretto l’asciugamano intorno al collo e ho minacciato di strozzarlo: l’ho fatto per finta, giusto per fare scena e spaventarlo», scoppiai a ridere. «E ci sono riuscita! Gli ho minacciato che se l’avrei rivisto avrei sparso il suo sangue. Poi gli ho rotto un paio di cosette…», feci spallucce. «Volevo solo essere sicura che uscisse definitivamente fuori dalla mia vita». Marylin e Charlie si guardarono negli occhi diversi secondi, prima che scoppiassero a ridere.
«Oh Dio, volevo vedere la faccia di Fred!», rise Marylin.
L’ultima parte è stata davvero dolorosa ç____ç  Mi dispiace dirlo, ma Johnny non ha capito proprio un tubo XD eheh XD

Al prossimo capitolo ;)

Recensore Junior
02/09/14, ore 13:47

Eccomi ;)
Allora… che dire….Vanessa, Fred e Charlene sono davvero… crudeli! Per non dire di peggio! Mi sono trattenuta dal scrivere una lista moolto lunga di insulti!!!! Mamma mia, meglio che non ci penso!!! Grrrrrrrrrrr!!
E la reazione di Johnny??!! O.o
Comunque… Denise è incinta!!! *____* Wow!!!! *___*
Denise mi ha fatto davvero tanta tenerezza ma mi è venuto il panico anche a me mentre leggevo!! XD =P Insomma, scoprire in quel modo di essere incinta non è il massimo!! =P XD E neanche in un momento simile!!
Questa parte l’ho ADORATA!!! *___*
«Ho paura», sussurrai infine, mentre le lacrime tornavano a scendere. Marylin mi sorrise e in quel sorriso ci vedevo già tutta la sua maternità.
«Lo so. Anche io. Siamo ancora una volta nella stessa situazione: credo proprio che possiamo aiutarci a vicenda, no?», sussurrò. Sorrisi anche io, abbracciandola. «Resto da te stanotte? Rimarrai da sola e…»
«No, non preoccuparti. E poi… ho bisogno di riflettere», ammisi, ringraziandola e lei andò via, lasciandomi dopo avermi sorriso di nuovo.
«Questo figlio… sarà qualcosa di meraviglioso per te», sussurrò lei.
Richiusi la porta ed andai in camera. Mi spogliai e, prima di infilare il pigiama caldo, guardai la mia figura nuda allo specchio. Poggiai una mano sul ventre e mi sorpresi del fatto che stavo sorridendo, con una strana espressione da imbambolata sul volto.
Non posso ancora credere che sia vero, che qui dentro ci sia mio figlio. Mi misi di traverso, ovviamente non si vedeva nulla: era troppo presto perfino per i primi sintomi, anche se tra poco sarebbero arrivati sicuramente.
Un bambino. Nel mio ventre c’era un essere vivente, un cuore che batteva, qualcosa di piccolo come un fagiolo o forse anche di più.
E Johnny? Sarebbe stato felice di tutto ciò? Pensavo già al momento in cui gliel’avrei detto, mentre immaginavo che piangesse dalla felicità. Scoppiai improvvisamente a piangere, travolta da mille sensazioni e sentimenti: il pentimento per aver dubitato in primo momento l’esistenza di mio figlio, la paura per tutto ciò che sarebbe venuto dopo, il timore di non essere all’altezza di questo compito, l’ansia che Johnny non accettasse questo bambino, la felicità per il dono che la vita mi aveva fatto. Se c’era una cosa che non avevo mai avuto e che avevo sempre desiderato… quella era la famiglia.
E quella notte, sebbene il letto fosse per metà freddo e l’unico corpo che giaceva era il mio, per la prima volta, non mi sentii sola senza Johnny. Ora c’era lui, il mio bambino. Tutto il resto sarebbe stato fantastico.
Se è femmina voglio che si chiami Ginevra!
Manco morta!! Se sarà una femminuccia, voglio chiamarla Sharon.
Johnny impazzirà dalla gioia!


Al prossimo capitolo ;)

Recensore Junior
02/09/14, ore 13:33

Ciao =)
Come promesso, eccomi qui ;) Grazie al fatto che ho messo su word gli ultimi capitoli di questa storia per poi convertirli e metterli sul mio favoloso ebook, in modo da velocizzare la lettura dato che è moolto comodo, sono riuscita a leggere ben 5 capitoli e ora passo a recensire *___*
Yeeeeeeee *____*
Allora… Questo capitolo mi è piaciuto TANTISSIMO *___* Sarà perché è veramente fatto bene o semplicemente perché ADORO il Natale e tutte le sue feste??!! *____* Entrambe le cose, tranquilla *___*
Che tenero e dolce Johnny all’inizio, quando accompagna Denise per incontrare la mamma e anche dopo, quando la consola quando non ce la fa ad andare e cerca di tirarle su il morale *____* Mamma mia!!!!!!! *____*
«Saprai da sola quando verrà il momento giusto. Sai che ti dico? Ora andiamo a comprare un grosso albero di natale», mi fece l’occhiolino, ingranando la marcia. Risi, osservandolo, mentre quel triste viale che mi aveva provocato una fitta allo stomaco diventava un puntino sempre più lontano.
«Mi stai trattando come se fossi una bambina», mugolai due secondi dopo. Lui alzò un sopracciglio, scettico.
«Ah si?», borbottò sarcastico, prendendomi in giro. Gli diedi una pacca sulla spalla e la macchina sbandò verso sinistra per qualche istante, mentre ridevamo.
L’albero di natale. Lo trovavo la cosa più bella, una delle tante che mi piacevano di più. Il mio non aveva mai superato il metro e trenta ed era di plastica mentre ora Johnny stava scrutando un fusto di due metri esposto fuori e parlottava circa gli addobbi con il negoziante. Io, che ero rimasta a fissare alcune statuette luccicanti raffiguranti degli angeli, mi voltai quando lui mi chiamò.
«Che ne dici di questo?», sorrise infine, indicando l’albero enorme davanti a sé con un sorriso gigante. Uscii fuori dal negozio, affondando i piedi sulla neve fredda e candida, per affiancare i due uomini. Alzai il capo per guardarne la sommità e Johnny scrollò della neve da uno dei rami verdi.
«Non sarà troppo… grande?», mormorai perplessa. In realtà morivo dalla voglia di comprare un albero gigante come quello: l’avevo visto fare molte volte nei film, avevo sognato spesso anche io di divertirmi ad addobbarlo con una scala.
«Nient’affatto! Ho preso le misure dal pavimento al soffitto di casa: ci entra perfettamente!». Il sorriso mi si allargò sul volto.
«È  stupendo!», esclamai. 

Questa parte l’ho ADORATA!! *___* Voglio anche io un ragazzo così!!!! ç____ç Voglio addobbare l’albero con lui, ridere e scherzare per delle “sciocchezze” e cantare canzoncine insieme a lui!! ç___ç Tornare bambina, insomma *____* Tralasciamo l’ultima parte va XD Anche se direi che ci sta XD =P
«Ora ci tocca addobbarlo», sospirò a metà tra lo sconcertato e il divertito.
«Io vado a fare una bella cioccolata…», accennai ma lui mi prese per un braccio e mi puntò un dito contro.
«Tu invece non vai da nessuna parte! Non farò da solo tutta la fatica», borbottò scherzoso. Risi, gettandomi su di lui e facendolo barcollare. Mi diede un bacio affettuoso sulla tempia prima di allontanarsi per aprire gli scatoloni. Tirò fuori una serie di lampadine luminose, dei festoni argentati e delle buste di palline rosse e dorate.
«Guarda un po’ che mi tocca fare alla mia età», bofonchiò mentre saliva sulla scala in legno per arrivare in cima e sistemare le luci. Dalla parte opposta salii io per montarci la grossa stella.
«Un po’ di esercizio ti fa bene altrimenti ti viene l’artrite», lo presi in giro, arrivando ad essere della sua altezza. Lui mi fissò in tono minaccioso.
«Aspetta che abbia finito di sistemare l’albero e che abbia rimesso il piede a terra», sussurrò, afferrandomi per il mento prima di lasciarci un lieve bacio. Risi, canticchiando mentre facevo su e giù per appendere le palline.
«Mantieni un po’ qui», bofonchiai, appendendo attorno al collo di Johnny uno di quei festoni. «Ti dona», aggiunsi divertita.
«Smettila e passami quei cosi lì!», esclamò ridendo. Tra le varie scatole notai una custodia rigida che Johnny aveva preso dalla sua auto e portato in casa. Con curiosità la aprii e guardai sorpresa la chitarra all’interno. Guardai la schiena di Johnny che, dandomi le spalle, borbottava qualcosa in francese perché non riusciva a sistemare come voleva le lucine. Afferrai la chitarra per il manico, mi sedetti sul divano e sfiorai le corde che iniziarono a vibrare. Johnny si voltò e mi vide con la sua chitarra tra le mani. Sorrise.
«Ehi, Joh?»
«Mmh?»
«Mi suoni qualcosa?», chiesi guardandolo curiosa e speranzosa mentre scendeva e si avvicinava a me. Rise imbarazzato.
«Magari un’altra volta…»
«Dai! Non ti ho mai sentito suonare!», lo implorai con voce lamentosa da bambina, guardandolo implorante con il muso inferiore sporgente. «e neanche cantare», aggiunsi.
«Io non canto!», esclamò ridendo di nuovo, mentre si sedeva accanto a me e afferrava lo strumento.
«E ti aspetti che me la beva? Lo so che sei bravo a farlo!»
«Solo un pezzo», farfugliò, iniziando a sfiorare le corde sottili. Johnny era un maestro del recitare così come era un mago della musica. Chiusi gli occhi, poggiandomi alla sua spalla e dedicando all’ascolto attento di quella melodia così perfetta. Iniziò a canticchiare qualcosa che a dir la verità non conoscevo, ma aprii di scatto gli occhi per guardarlo in volto. Lui mi sorrise, continuando a cantare mentre sfiorava le corde. Risi, iniziando a canticchiare con lui, una volta appreso il semplice ritmo e le parole ripetitive.
«Mmh dovremmo pensare di esibirci insieme se falliremo nel cinema», scherzò Johnny, posando la chitarra di lato.
«Uhm-uhm», farfugliai, giocando con il lembo della sua camicia.
«Ah, Denise, lo conosco quello sguardo!», esclamò quasi spaventato.
«Davvero?», sussurrai, avvicinandomi sempre di più alle sue labbra mentre allungavo le mani verso le sue parti basse. «Non credo proprio!», esclamai infine, sgattaiolando via di corsa e lasciandolo con un bacio sospeso a mezz’aria. Da lontano, osservavo la sua espressione confusa e ridevo. Lui si leccò le labbra e mi guardò sorridendo scetticamente.
«Invece penso di sì», replicò, alzandosi dal divano e divorando la distanza tra di noi con grandi passi. Risi, gettandomi tra le sue braccia ancor prima che fosse lui ad afferrare me, baciandolo.
«Grazie», farfugliai. «Mi hai reso ancora una volta felice»
«Stavo per dire la stessa cosa», sussurrò mentre mi stringeva al petto.
Tra un po’ vomito zucchero. Tutti avrebbero dato ragione a Ginevra.

SEMPLICEMENTE BELLISSIMA la cena con tutti i loro amici *_____* Hai ricreato PERFETTAMENTE una tipica serena e gioiosa serata natalizia *____* Mi sono incantata a leggere tutto *___*
Molto tenero anche l’annuncio di Mary!! *___*
E,infine, ho ADORATO anche questa parte *___* Inutile dire che avevo gli occhi a cuoricino!! *____* L’ultimo pezzo… Mamma mia!!! =P XD
Mezzanotte meno due.
Johnny mi aiutò a prendere i bicchieri per il brindisi, ci alzammo tutti all’in piedi e ci mettemmo vicini: Orlando circondava da dietro i fianchi di Keira, Charlie stringeva Marylin per le spalle, Helena e Tim erano l’una accanto all’altro con i loro pargoletti tra le braccia e si guardavano negli occhi come due piccioncini al loro primo appuntamento, Johnny mi stringeva la mano, sfiorandomi i capelli col mento. Iniziammo il conto alla rovescia, partendo da quindici.
In quella manciata di secondi mi passò davanti tutto il mio 2012: dalla proposta di matrimonio di Fred, all’incontro con Johnny, il mio primo giorno di lavoro, il primo bacio con lui, i nostri litigi, il supporto dei miei amici, lo scontro con Vanessa –che non era ancora del tutto terminato-, Lily e Jack, la nostra prima volta in quell’albergo, l’incontro con Tim, il nuovo albero di natale… avevo fatto tesoro di tutte queste esperienze e le ricordavo come se fosse ieri.
Ti sei scordata di me!
Cinque secondi.
Quest’anno è stato il più bello di tutta la mia vita, forse lo ricorderò per sempre. Quasi mi veniva da piangere, ma in quel momento bisognava festeggiare, di lacrime ce n’erano state e ce ne sarebbero state già abbastanza. Ringraziavo Dio per avermi dato la possibilità di costruirmi i castelli in aria che mi ero fatta, ringraziavo Johnny che stringeva la mia mano a volermi dire “Non ti lascerò mai, anche se gli anni passeranno incommensurabilmente”.
Due secondi.
Un secondo.
Stapparono due bottiglie di champagne che avevano portato i nostri ospiti e urlammo felici. Euforica, mi guardai intorno per iniziare a dispensare gli auguri. Incontrai gli occhi di Johnny, poi mi attirò a sé e mi baciò impetuosamente stringendomi forte.
«Buon anno nuovo, amore mio», sussurrò al mio orecchio. Lo baciai ancora.
«Buon anno nuovo», sorrisi. I successivi cinque minuti furono un caotico susseguirsi di abbracci, baci e parole, poi ognuno prese un calice di champagne e brindammo al nuovo anno. Sarebbe stato meraviglioso, me lo sentivo. Un nuovo anno ricco di emozioni mi attendeva.
Quando andarono tutti via, la casa si svuotò di qualsiasi suono. Io ero sfinita dopo aver cucinato così tanto, Johnny pure desiderava il suo letto e lo leggevo nei suoi occhi. Ci guardammo, immobili nel bel mezzo della casa, tutto sottosopra. Avrei pulito domani mattina. Lui mi sorrise e mi porse la mano, io ricambiai e mi avvicinai fino a incastrare le dita nelle sue. Mi trascinò dolcemente nella nostra camera da letto.
«È stata una bellissima serata»
«È stato un bellissimo anno», mi corresse lui sorridendo, osservando la mia schiena nuda. Gli stavo dando le spalle per sfilarmi il vestito e infilare il pigiamone extralarge. Le sue mani si posarono bollenti sui miei fianchi mentre infilavo le maniche. Sussultai, accennando una risatina e lui mi baciò il collo, massaggiandomi le spalle e scorrendo lungo le mie braccia sfilandomi le maniche del pigiama.
«Davvero vuoi passare la prima notte di questo nuovo anno dormendo?», sussurrò al mio orecchio. Fissando un punto nel buio davanti a me, sorrisi impercettibilmente, concentrandomi sulle labbra di Johnny sulla mia pelle e i suoi baffi che mi solleticavano.
«Puoi farmi cambiare idea», mormorai ingenuamente, prima di voltarmi e gettarmi sulle sue labbra. Affondai le mani tra i suoi capelli, arruffandoli, mentre mi stringeva per far aderire il mio seno al suo petto. Mi abbassai a giocare con l’orlo dei suoi pantaloni prima di tirarli giù. Lo sentii ridere, mentre mi spingeva sul letto e mi faceva adagiare al cuscino.
«Dimmi che mi vuoi, Den, ho bisogno di sentirmelo dire», sussurrò rauco con la bocca incollata sulla mascella, massaggiandomi la coscia. Sorpresa dalle sue parole e travolta dalla voglia, boccheggiai per trovare le parole giuste. Non uscirono.
«No, non ne hai bisogno. Perché è passato un anno ma ti voglio ancora, ti desidero con tutta me stessa come dal primo giorno che ti incontrai», farfugliai. Lo vidi sorridere anche nel buio, perché i suoi occhi brillarono, un secondo prima che entrasse dentro di me e mi facesse di nuovo sua.


Passo al prossimo capitolo ;)
 
P.S. BELLISSIMA la fotodi Johnny *___*    *sbav* *sbav*

P.P.S. Dato che tu condividi con me la passione per un idolo e che quindi puoi capirmi perfettamente, ci tenevo a dirti che a luglio ho finalmente incontrato i miei “idoli musicali”, i Backstreet Boys *____* Sono ancora elettrizzata, se penso che ho potuto vederli da vicino e abbracciarli!! *___* Mamma mia che emozione!!!! *___* Scusa l’off-topic ;)

Recensore Junior
26/05/14, ore 13:43

Eccomi! ;)
BELLISSIMO CAPITOLO!!! *_____*
MERAVIGLIOSA la prima parte, con la descrizione di una Denise moolto distratta ma anche tremendamente dolce e con la super telefonata tra lei e Johnny!!! *____*
Denise aveva di nuovo lasciato aperto il rubinetto della doccia sicuramente. Sentivo dal letto lo scrosciare dell’acqua già da un bel po’ e sapevo che lei era già uscita di casa da un’oretta. Mi aveva detto frettolosamente cosa doveva comprare uscendo di casa mentre ero ancora mezzo addormentato e mi accorsi di non aver prestato attenzione alle sue parole perché non ricordavo cosa aveva detto. E aveva lasciato l’acqua scorrere. Mi alzai di scatto dal suo letto, che era diventato ormai il nostro e mi precipitai verso il bagno.
«Shit», borbottai, chiudendo il rubinetto prima che l’acqua uscisse fuori dall’acqua riempita fino all’orlo. Per fortuna non era arrivata ancora a bagnare il pavimento! Tolsi il tappo e il gorgoglio dell’acqua che veniva risucchiata mi fece pensare un po’ al brontolare di uno stomaco vuoto. Denise era la solita svampita!
Appena conosciuta, mi era parsa l’idea che fosse una ragazza fin troppo precisina, una di quelle con le quali non sarei mai andato d’accordo ma mi ero sbagliato di brutto: la nostra convivenza mi aveva dato modo di capire quanto Denise vivesse spesso con la testa fra le nuvole. E mi piaceva. Certo, forse era un po’ colpa mia perché la distraevo spesso da quello che faceva: mi piaceva guardarla alle prese con i fornelli e lei puntualmente si accorgeva della mia presenza, si voltava e iniziava a parlarmi mezza arrossita fino a quando non le facevo notare che dietro di lei stava bruciando tutto. Mi lavai la faccia con acqua fredda, l’unica che potesse svegliarmi completamente dopo Denise, e andai in cucina. Sorrisi all’istante, trovando un angolo di tavolo già apparecchiato per la colazione e un bigliettino che diceva “I love you!” anche se –a giudicare dalla grafia- era stato scritto di fretta. Immaginavo Denise che, mentre infilava velocemente il suo cappotto, si preoccupava di quella piccola dolcezza: non potevo lamentarmi, trovava sempre il tempo per ogni cosa che mi riguardasse. Immerso nei miei pensieri su cosa regalare a Denise per il Natale, masticavo lentamente. Il cellulare squillò, facendomi sobbalzare e risposi, senza badare al numero sul display.
«Hello?»
«Amore sei sveglio?», allontanai leggermente il cellulare dall’orecchio facendo una smorfia, prima di sorridere e appoggiarlo di nuovo, ascoltando le parole confuse di Denise che stava camminando piuttosto velocemente –visto il fiatone che aveva-. «Ah, menomale, mi sarebbe dispiaciuto se avresti trovato la colazione fredda!»
«Grazie»
«Perdonami, sono scappata come una ladra dal letto ma avevo fatto tardi!», esclamò, facendomi ridere.
«Eh già, dovrai farti perdonare»
«In realtà speravo che la colazione servisse a quello…», farfugliò, facendomi ridere di nuovo.
«Sì, ma il mio risveglio non è stato dei migliori: se arrivavo venti secondi più tardi a quest’ora il bagno sarebbe allagato…»
«Perc… oddio la vasca!», esclamò all’improvviso, facendomi allontanare di nuovo il cellulare dall’orecchio per il suo tono di voce troppo alto. Tra trent’anni oltre ad essere un vecchio pazzo sarei diventato anche sordo!
«Sei una smemorata», la accusai dolcemente.
«Oh ma non preoccuparti, non mi dimentico mai le cose importanti», sussurrò abbassando la voce. Aggrottai la fronte.
«Mmh… elencami tutti i tatuaggi che ho», al presi in giro, quasi a volerla sfidare. Di certo non mi sarei mai aspettato che non mi lasciasse neanche finire la frase che attaccasse con le parole.
«Sul braccio destro la scritta “wino forever” e la testa di un nativo americano, hai tre rettangoli sull’indice e un numero 3, un punto interrogativo sulla caviglia, un cuore con il nome di tua madre, un triangolo rovesciato, il nome di tua figlia sul petto, quello di Jack con un uccello che vola, tre cuori rossi, un marinaio e una donna vestita da cameriera, un corvo, un cranio, tre puntini che per me sono insignificanti ma tanto non mi ascolterai mai, una serie di “linee” che non capirò mai cosa significhino, una chiave-scheletro, un piccolo chitarrista, una z capovolta e… mi pare di averli detti tutti! Johnny? Ci sei?», scoppiò a ridere.
«Sì», farfugliai confuso. Non che credessi che Denise fosse superficiale, solo che sinceramente non mi aspettavo che notasse ogni dettaglio di me, perfino tre piccoli puntini!
«Ne ho mancato qualcuno?», mormorò.
«Uno dei più importanti direi»
«E quando hai fatto un nuovo tatuaggio?!?»
«Un po’ di tempo fa… insieme a te». Ci furono diversi secondi di silenzio.
«Oh… il mio nome», sussurrò dolcemente. Immaginai di vederla arrossire adorabilmente.
«Lo dici come se ne fossi dispiaciuta»
«Non l’avevo dimenticato, l’avevo soltanto scartato»
«Questo è l’errore che ti costerà caro stasera», mormorai, prima che scoppiassimo a ridere.

E Marylin incinta??!! Mamma che bello!!!!!!!!!! *____* Anche secondo me è più “giusto” così, per ora! ;) Arriverà il momento anche per Denise e Johnny!!! ;) *____*
Molto bella la parte dei cambiamenti *____*
Era chiaro che tutte e due stavamo guardando l’altra e i cambiamenti che aveva avuto. Anche Denise era cambiata parecchio, c’era da ammetterlo: prima era una femminuccia pelle e ossa –mia nonna credeva ancora che fosse anoressica- mentre adesso era più “piena”, sembrava che le siano cresciute perfino le tette! Aveva dei fianchi degni di una donna e finalmente un po’ di carne da toccare per la felicità di Johnny! Ma mi soffermai di più sul suo volto: sorrideva, con gli occhi e con la bocca. Aveva le guance rosate e il naso lievemente arrossato per il freddo che la rendevano adorabile e un paio di occhi che spruzzavano salute, allegria e felicità da ogni poro. Stare con Johnny le faceva bene: quando era con Fred sebbene dicesse di essere felice vedevo sempre un paio di occhi spenti e un’aria stanca, per non parlare di quando le metteva le mani addosso… adesso invece era bella come un bocciolo di rosa, sapevo che Johnny la trattava come una regina e non c’era bisogno di chiederle “stai bene?” perché lo si leggeva negli occhi che era tra le persone più felici del mondo.
---
«Ti trovo messa bene, Mary. Hai messo su qualche chilo!», notò. Trasalii, guardandola smarrita per un secondo.
«O-oh sì… sai, la nullafacenza», sorrisi imbarazzata: a mentire ero sempre stata una frana e soprattutto non riuscivo a dire bugie a lei che mi conosceva da una vita.
Anche io ADOROOOO il Nataleeeee!!!! *___* Yeeeee!!! *___*
BELLISSIME e DOLCISSIME queste parti *____*
«Erano mesi che non facevamo una cosa “normale” come questa…»
«Hai proprio ragione, Marylin. Mi mancava chiacchierare con te, vedere film insieme, mangiare popcorn, vedersi tutti i giorni e…»
«Ehi, perché dici così?! Possiamo ancora farlo!», esclamai sorridendo. Denise mi guardò e i suoi occhi brillarono, forse perché erano lucidi.
«Chiedimi se sono felice», sussurrò.
«Sei felice?», mormorai perplessa. Lei mi abbracciò di scatto e sospirò, stretta a me.
«Sì. Felicissima»
«Anche io, tesoro», sussurrai, stringendola con un sorriso sulle labbra.
«Sai, è che… sento di non meritare tutta questa felicità! Il lavoro va a meraviglia e mi si aprono sempre nuove porte, ho l’amica migliore del mondo, Johnny mi fa sentire una principessa e vuole avere un figlio da me». Sgranai gli occhi e in quel momento vidi un altro bagliore nei suoi.
«Un figlio?!». Denise scoppiò a ridere.
«Sì… beh… dopo che Lily e Jack sono venuti quel giorno da me… Johnny mi ha detto che vorrebbe che io fossi la madre dei suoi figli. Vuole condividere un figlio con me. E ci abbiamo provato», dissi a testa bassa.
«…e?»
«Ah, non facevamo veramente sul serio. Abbiamo fatto sesso e basta», concluse.
«Ti ricordi quando ti lamentavi perché Johnny non voleva farlo?», dissi all’improvviso scoppiando a ridere. Lei mi fece una linguaccia.
«Non era per niente divertente. Anche perché mi sono persa un Johnny nudo che ce l’ha-»
«Non m’interessa!», la interruppi. «Quello di Charlie mi basta», aggiunsi maliziosa. Denise rise ancora.

---
Ero decisamente nella sezione sbagliata, ma di sicuro una nella quale mi ci sarei ritrovata molto spesso: i bambini. Afferrai un libro spesso un paio di dita con un pancione di donna incinta sulla copertina che non avevo potuto fare a meno di sfogliare. Passarono diversi minuti, mentre leggevo qualche riga presa a caso dalla pagina numero 107.
«Cosa stai facendo con quel libro?!», squittì Denise, spuntando con la sua chioma bionda alle mie spalle. Sobbalzai e chiusi di scatto il libro, guardandomi attorno spaesata. Incontrai lo sguardo perplesso di Denise.
«Oh ehm… io… se comprassimo questo a Keira?», la buttai sullo scherzo e Denise rise, afferrando poi la copertina tra le mani. Parve incantarsi su quell’immagine che aveva stregato già me, conservava un sorriso affascinato sulle labbra e sospirava, sfiorando quel pancione sulla carta. Avrei pagato qualsiasi cosa per sapere a cosa stesse pensando, quasi mi venne il dubbio che fosse incinta anche lei. Ma non era da Denise nascondermi le cose, lei non ci riusciva a tenersi dentro questi segreti grossi quanto una casa. A tre piani, con piscina, giardino e vista panoramica aggiungerei!
«Secondo te com’è sentirsi un bambino dentro?», sussurrò, continuando ad analizzare l’immagine. La guardai smarrita per qualche secondo, prima di sorridere a disagio. In realtà, io non sentivo un granché, erano solo due settimane e il bambino doveva essere grande quanto un fagiolo immagino. Ed è difficile sentirsi un fagiolo dentro!
«Appena sarò incinta te lo dirò», risi e lei mi guardò scettica.
«E chi te l’ha detto che non diventerò mamma prima io?!»
«Ah, fidati, credo che farò prima di te», sorrisi maliziosa, come chi sta per fare una scommessa sapendo già che la vittoria è nel suo pugno.

Molto bello anche il proposito di Denise per il nuovo anno!! ;)
E che cariniii Keira e Orlando!!!! *____* CARIIII!!! *____*
COMPLIMENTI!!!! *___*
Alla prossima! ;)

Recensore Junior
26/05/14, ore 13:13

Ciao =)
Scusa se non ho più commentato, ma sono stata super impegnata!! =(
Comunque, capitolo mooolto interessante!! ;)
La scena iniziale l'ho semplicemente ADORATA!!!! *____* BELLISSIMAAAAA!!! *____*
Sentivo le dita dei piedi ghiacciate, mi allungai in cerca di un corpo caldo al quale avvinghiarmi trovando le coperte gelide. Sospirai, rivoltandomi nel letto e allungando una mano per tastare il materasso vuoto. Sentii un leggero fischiettare e aprii lentamente gli occhi, giusto il tempo di vedere Johnny seminudo, con un misero asciugamano legato in vita e un altro sulle spalle con il quale si asciugava i capelli e il volto per metà coperto dalla schiuma da barba. Mi guardò sorridente. 
«Razza di pirata da quattro soldi! Fuori dal letto pelandrona, Sparrow non ti paga per poltrire!», esclamò imitando la voce di un rozzo pirata, tutt’altro che Sparrow, mentre si avvicinava al mio letto. Scoppiai a ridere, mettendo la testa sotto il cuscino. 
«Non hai sentito bene?», continuò il suo gioco, affondando con le ginocchia nel materasso per sporgersi verso di me e iniziare con un torturante solletico. Scoppiai a ridere di nuovo, dimenandomi e contorcendomi nella speranza di potermi liberare dalle sue mani che mi provocavano un fastidioso formicolio sui fianchi. 
«Basta!», urlai, con i polmoni che mi facevano male dalle risate. «Parlè!», dissi ancora. Johnny si arrestò di colpo. 
«Oh, se la metti così… ora hai il diritto di con-». Approfittai quei pochi secondi di tregua per colpirlo con il cuscino e lo presi alla sprovvista, facendolo cadere all’indietro. 
«Giochi sporco!». Scoppiò a ridere ma nel frattempo mi ero messa già a cavalcioni su di lui e tenevo premuto il cuscino sulla sua faccia. Lui tossì e fece degli strani versi, simili al soffocamento, poi crollò e non si mosse. Lo scrutai perplessa, notando che aveva smesso di respirare. Oddio hai ucciso il capitano! Questa la pagherai cara! Sollevai leggermente il cuscino per dare un’occhiata e in quel momento Johnny diede un urlo, facendo urlare pure me. Scoppiammo a ridere e lui si gettò su di me, come se volesse mordermi. Mi bloccò i polsi e mi immobilizzò. 

«Hai compiuto un attentato al capitano… questo è ammutinamento!», esclamò, iniziando a solleticarmi pure il collo.
Wow!!! L'incontro con Tin Burton non me l'aspettavo proprio!!! =P Hai reso perfettamente l'idea, tranquilla!!! *____* Così simpatico, così dolce ma anche così "pazzo"!!! XD =P ADOROOO i suoi film!!!!!! *____*
Ovviamente, un'altra sorpresa è stata la proposta di Tim a Johnny e Denise di recitare in un suo film!!!!! *___* Doppio WOW!!!! *____*
E la trama mi piace un sacco!!!! *____*
Quindi, complimenti!!!! ;) 
Scappo a leggere il prossimo capitolo!!! ;)

 

Recensore Junior
06/04/14, ore 16:43

Eccomi ;)
Un BELLISSIMO capitolo!!!! *___*
Semplicemente FANTASTICA la giornata passata da Denise con i figli di Johnny!!!! *____*
Sono DOLCISSIMIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!! *___*
È stato super divertente vedere Denise così agitata perché non sa cosa preparare da mangiare e perchè ha paura di non piacere a Lily e a Jack XD =P
Invece, è stata BRAVISSIMA *____*
 Mentre con le mani mescolavo il sugo nella pentola, tenevo appoggiato il cellulare all’orecchio stringendolo con la spalla destra.
«Secondo te gli piace la salsa?», mormorai, al telefono con Marylin già da una buona mezz’ora.
«A tutti i bambini piace la salsa, Den», replicò lei.
«E cosa metto vicino agli hamburger?»
«Patatine fritte, ovviamente!»
«Giusto», risi, infornando le patate. Sospirai, sedendomi al tavolo per una breve pausa nell’attesa che si cuocesse il sugo.
«Tra quanto tempo arrivano?». Guardai l’orologio che segnava le tredici.
«Tra mezz’ora saranno qui. Oh Dio! Questa è l’occasione giusta per presentarmi a loro: se non gli piaccio?», sospirai, alzandomi per sistemare la tovaglia nella sala da pranzo.
«Denise, sei sempre piaciuta ai bambini»
«Ma Lily è grande oramai: se Vanessa le avesse già fatto il lavaggio del cervello su me e Johnny? Potrebbe insultarmi e dirmi che sono la causa della rovina della sua famiglia!»
«Denise, piantala di fare la catastrofica! Nelle peggiori delle situazioni, la sera ritornerà Johnny e sistemerà tutto: credo che sappia come prendere i figli…». Sorrisi, Marylin era davvero un’ottima medicina ed era capace sempre di tirarmi su di morale e incoraggiarmi.
«Sì, hai ragione». Il forno iniziò a fumare e socchiusi si occhi per cercare di capire cosa stesse succedendo. «Oh cielo le patatine! Mary ti devo salutare!», esclamai allarmata.
«Certo. Non credo ti ameranno se servi loro dei carboni», rise.

Comunque, che teneri che sono stati con lei!!! *____*
Molto bello anche il dialogo tra lei e Lily, le chiacchiere, i consigli e quando le ha messo lo smalto!!!!! *___*
E che bel quadretto familiare!!! *___* Soprattutto quando hanno fatto la torta assieme!!!! *___*
BELLISSIMA anche la cena!!!! *___* Hai reso perfettamente il clima di una famiglia felice!!! *____* Hai puntato più che altro sulla quotidianità e questo è ottimo!!!! *___* Complimenti!!!! *___* Dolcissimo il saluto a Lily e Jack!!! *___*
Ci riunimmo di nuovo attorno alla tavola e mi meravigliai di essere così emozionata e felice. Johnny, i suoi figli ed io: vedevo così allegramente la mia futura famiglia quando anche i miei figli si sarebbero seduti attorno alla tavola e avremmo cenato insieme.
Questa parte l’ho semplicemente ADORATA!!!!!!!!!! *____* Mi sono perfino venuti i brividi per l’emozione!!!! *___* Chi non vorrebbe sentirsi dire quelle BELLISSIME parole da colui che si ama… *___* Mamma mia!!!!!!!!!! *____* Anche io un giorno voglio una cosa del genere!!!!!!!!!!! *____*
 Mi rende felice sapere che i tuoi figli non sentiranno mai il bisogno di avere una presenza maschile accanto: sei un padre perfetto». Lui mi accarezzò, stampandomi lievi baci sulla fronte. «Vorrei tanto che i miei figli, un giorno, non avessero mai questo tipo di problema che ho avuto io. Sai, credo che sarò una buona madre, mi piacciono i bambini e… devo confessarti che oggi con i tuoi figli ho fatto finta che fossero miei»
«Denise?»
«Mmmh?»
«Voglio essere io il padre perfetto dei tuoi figli». Le sue parole mi fecero trasalire, lo guardai di scatto.
«Dici sul serio?», mormorai sorpresa e lui annuì, prendendo il mio volto tra le sue mani.
«Non sono mai stato così serio in vita mia. È con te che voglio vivere il resto della mia vita e… credo che un giorno arriveranno anche dei figli perché mi è sembrato di capire che ne vuoi». Distolsi lo sguardo imbarazzata.
«Certo… dicevo in generale io… non ho mai pensato seriamente ad avere un figlio e tu ne hai già due e…»
«Proviamoci», mi propose.
«Eh?». Un sussurro strozzato mi uscì dalla gola, il mio cuore iniziò a battere più forte per l’agitazione, il respiro era mozzato dalla meraviglia. Mi sorrise.
«Proviamoci. Ora. Voglio darti un figlio», ripeté con decisione. Scoppiai a ridere.
«Hai bevuto?», mormorai.
«No», borbottò cupo. Ci furono diversi attimi di silenzio.
«Un figlio è una cosa importante. Hai già i tuoi doveri, non voglio accollarti anche i miei-»
«Non mi accolli proprio nulla. Anche io lo voglio», replicò, sussurrandomi all’orecchio. «Condividere un altro figlio con te è la cosa che desidero di più al mondo», aggiunse. Il mio cuore si riempì di gioia a tal punto che sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro.
«Non se questa è la cosa giusta: potrei non esserne capace e…»
«Ti ho vista stasera con i bambini. E li hai trattati con così tanto amore che non hanno fatto altro che ripetermi quanto sei fantastica. Anche tu sei pronta, lo so», sorrise. Deglutii, cercando di mandar giù quel groppo alla gola che non mi faceva respirare bene.
«E tu vorresti assumerti la responsabilità di mio figlio?», gli chiesi sorridendo.
«Nostro figlio», mi corresse, baciandomi il collo. Percorse i miei fianchi, sollevandomi la vestina e adagiandosi su di me. Incollai la mia bocca alla sua sentendo tutto il suo calore, stringendolo forte a me.
Tutto quello che sarebbe accaduto dopo, era solo un enorme dettaglio.

Ancora tantissimi complimenti!!!! *____*
Alla prossima!!! ;)

Recensore Junior
06/04/14, ore 16:09

Ciao =)
Eccomi qui dopo una lunga assenza… Sorry!!
Comunque, non penso affatto che sia un brutto capitolo, anzi!!! =P
Mmm… Johnny e la cioccolata…. Cosa chiedere di più??!! XD =P Eheh XD XD
Tempo avevo trovato una foto che riassume tutto questo efficacemente ma non riesco ad inserirla :( Comunque, c'è una foto di Johnny e in parte c'è scritto: "If I had a choice between chocolate and Johnny Depp I'd choose chocolate covered Johnny Depp" =P XD Come darle torto??!! XD =P
Ok, ora basta!! XD è meglio se mi metto a recensire, va’!!! XD
Allora….
E potrebbe anche non indossarli: è uno dei pochi che può permetterselo!!
Sono d’accordo con te, Ginevra!

Eheh XD Ha proprio ragione!!!!!!! =P
Vanessa e Fred che vogliono vendicarsi… Aiuto!!! Meglio correre ai ripariiiii!!!!! Mamma mia che antipatici!!! Che rabbia!!!!!!!!! >_<
Questa frase poi, mi ha fatta proprio innervosire!!!! Grrrr!!!! Ma chi si crede di essere??!!
«E ora… sei felice? Intendo… di aver approfittato di lui, di aver rovinato la sua famiglia».
Comunque, scena DOLCISSIMA quella tra loro due!!! *____*
Anche io adoro l’inverno!!! *____* Soprattutto per la neve, per tutte le cose scaldano(in particolare la cioccolata, ancora meglio se è con la panna =P), per le mani gelate che hanno bisogno di essere scaldate da chi amiamo (Magari!!! =P) e per il Natale *____*
«Che sonno», farfugliai ad occhi socchiusi mentre facevo zapping con i canali.
«Aspetta… ferma un attimo!». Il canale ventisei stava trasmettendo “Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna”
«Aaah! Oddio da quanto tempo non lo vedo!», esclamai entusiasta. Johnny si portò una mano alla fronte e sospirò.
«Oh no, per favore», sussurrò implorante. Risi, rifiutando ogni esitazione a cambiare canale. Alla fine ci addormentammo. Quando aprii gli occhi ero avvolta dalle coperte. Johnny mi sorrise, seduto al tavolo con un giornale tra le mani.

Eheh XD BELLISSIMA questa scena!!!! XD
Indossava una maglia a mezze maniche e mi chiesi come facesse a non sentire freddo: aveva addosso una maglia a lunghe maniche io!
Questa è STUPENDA!!! XD =P Ma sai che me lo chiedo sempre anch’io??!! XD Insomma, certi uomini sono con le maniche corte o comunque con qualcosa di leggero, tutti pacifici, e io ho 3000 robe addosso!!! XD Rimarrà sempre un mistero per me!!! XD
«Certo che un freddo così di questi tempi non si è mai visto…», sussurrai, sfregandomi energeticamente  le braccia con le mani, raggomitolata sul divano. Lui si voltò e mi venne vicino.
«Hai freddo?»
«Un po’», mormorai. Mi fu accanto in un secondo e si gettò addosso a me.
«Ti scaldo io», mi sussurrò all’orecchio, mettendosi carponi sopra di me. Risi, attirandolo verso il basso per farmi baciare e lui stramazzò su di me, ridendo prima di baciarmi. Con fatica riuscì a sfilarmi la maglia.
«Se continui di questo passo, per l’inverno dovrò passare i primi dieci minuti a spogliarti, prima di fare l’amore con te», scherzò, baciandomi il collo. Mugolai qualcosa contro le sue labbra ma non mi ascoltò, continuando a baciarmi dappertutto.
«Mmh… amore… Joh?!». Finalmente si fermò per guardarmi dritto negli occhi, quegli occhi che luccicavano quando era eccitato. «Non la senti questa puzza di… bruciato?». Annusò l’aria e piccole rughe comparvero sulla sua fronte aggrottata.
«La cioccolata!», esclamò ad un tratto, staccandosi bruscamente da me. Scomparve in cucina ed io rimasi immobile, perplessa, seminuda. Non avevo mai odiato la cioccolata come ora. Ritornò con un sorriso sornione.
«L’ho recuperata in tempo», mi comunicò. Risi, stringendomi le gambe al petto, lanciandogli uno sguardo carico di malizia.
«Sì ma… ora non m’interessa della cioccolata», sussurrai imbarazzata. Lui mi si avvicinò, mordendo la mia guancia mentre mi abbassava anche i pantaloni. Le mie mani scivolarono nei suoi jeans e lui si ritrasse gemendo.
«Hai le mani ghiacciate!», si lamentò.
«Ops…», sussurrai divertita, spogliandolo.
Credetemi, nessuna tempesta può portare freddo quando si è tra le braccia di Johnny. 

Una scena così ROMANTICA… *sospiro* *___*
Comunque, poveretta!! XD Lasciata così, sul più bello!!!! XD Johnny, mi raccomando…. La prossima volta lascia perdere la cioccolata va’!!!! XD =P
 Mi accoccolai al suo petto e lui mi sorrise, accarezzandomi le braccia.
«La cioccolata però ora la voglio», farfugliai infine e lui rise, infilandosi i boxer e scomparendo in cucina per tornare con due tazze di cioccolata calda. Feci un primo sorso, anche se quella non si poteva proprio definire cioccolata: sapeva più di bruciato che di cacao! Anche lui l’assaggiò, poi mi guardò.
«Fa schifo eh?». Lo guardai esitante, senza dir nulla. Si alzò e afferrò il cellulare. «Chiamiamo il bar», sorrise, facendomi l’occhiolino. Risi, afferrando i miei vestiti. Lui mi incenerì con lo sguardo.
«Non osare rivestirti», sussurrò, puntandomi un dito contro.
«Parlè!», esclamai, alzando le mani in alto in segna di arresa. Scoppiammo di nuovo a ridere.

DOLCISSIMI!!!! *___*
Al prossimo capitolo!!! ;)

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