[KaiSoo - traduzione] Storia originale di Sakigami.
Do Kyungsoo era un ragazzo sfortunato. Era uno dei più deboli. Era la superficie piana delle scale su cui la gente passa per salire e diventare qualcuno di successo.
Tutti lo disprezzavano. Nessuno ha mai smesso di fare ciò che gli veniva fatto, e nessuno è mai venuto a salvarlo. Finché non ricevette quel misterioso messaggio.  Ma lui non sapeva cosa si nascondesse dietro.
Cosa succede quando vieni coinvolto nelle cose sbagliate? Kyungsoo si era innamorato.​
"Salve? C'è nessuno qui?"
Non c'era nessun rumore, ma Kyungsoo riuscì a distinguere un volto nel buio dello schermo.
I suoi occhi erano impercettibili.
"Salve? Chi sei?"
Un ghigno si stese sulle labbra dello sconosciuto, e Kyungsoo iniziò a sentirsi a disagio, sgranando gli occhi.
"La tua voce ed il tuo viso non mi ingannano" disse lo sconosciuto. 
"Posso vedere il vero te dietro quei tuoi occhi e labbra."
[ side: hunhan e altri paring a sorpresa ]

Melanie e Douglas, due persone così diverse ma così simili.
Hanno condiviso una storia, un passato, una parte della loro vita da cui Melanie è scappata, è dovuta scappare. Perché? Cos'era successo di così brutto da separarli?
Si rincontrano tempo dopo in un'altra città e anche loro sono diversi. Un'altra Melanie, un altro Douglas che si ritrovano ad affrontare le ombre del loro passato.
Melanie riuscirà a resistere a Douglas? E lui riuscirà a parlare del suo passato mostrandole che ora è cambiato?

*Stavo attraversando il cortile per entrare dall'ingresso principale dell'istituto, quando iniziò a piovere. In pochi secondi ero bagnato come un pulcino. Corsi verso il portico. Lo raggiunsi, poi tornai a camminare lentamente. Non volevo andare di fretta.
Mentre svoltavo l'angolo immerso nei miei pensieri e guardando il pavimento, mi scontrai contro qualcuno.
Bestemmiai e alzai pochi istanti lo sguardo. Vidi una ragazza che scappava via piangendo. La guardai andare via e un grande senso di tristezza mi pervase. Mi ricordava Doniya.. il giorno che se n'era andata. Scossi la testa. Come a voler cacciare quella sensazione cupa che mi aveva macchiato il cuore come fosse inchiostro nero, indelebile.**

Madison che di anni ne ha venti, ma la sua vita sembra quella di una centenaria.
Madison che l'amore, una volta, l'aveva assaporato, ma il modo in cui le è stato tolto, il modo in cui le è stato vietato di amare, non si fida più.
Madison che il futuro non lo sa come sarà, ma il suo passato è nero, oscuro, denso, indistricabile e non lo vorrebbe ricordare, ma deve.
Madison che non può raccontarlo e per il bene altrui.

Quando dai il tuo meglio ma non riesci, quando riesci ad avere quello che vuoi ma non quello di cui hai bisogno, quando ti senti così stanco ma non riesci a dormire, bloccato al contrario.
Le luci ti guideranno a casa e accenderanno le tue ossa, e io proverò a guarirti.

"Lights will guide you home/and ignite your bones/and I will try to fix you."
Shottina-regalo di Natale, su quel capolavoro dell'omonima canzone dei Coldplay.

One shot scritta di getto, ispirata dalla canzone dei Coldplay "Fix you".
"Ma là fuori c'era qualcuno per lei? C'era qualcuno a cui davvero importasse se era viva o morta? Qualcuno che capisse i suoi silenzi, le notti passate a piangere per qualcosa che non aveva e che non capiva cosa fosse, qualcuno che la salvasse dal baratro, che l'aiutasse a non scivolare proprio quando le sue gambe stavano ormai cedendo.
C'era qualcuno, c'era una luce alla fine del tunnel?
Forse un giorno l'avrebbe trovata, la luce. L'avrebbe trovata, una persona che la salvasse. Ma non era quello il giorno."

Non so per quanto tempo ci guardammo negli occhi, ma mi parvero ore. Delle ore meravigliose, perchè guardare i suoi occhi era come perdersi in un oceano: riuscivano ad ipnotizzarti con quel bellissimo colr verde smeraldo. Mi accarezzò la guancia e io feci lo stesso, stando attenta al livido. Ci avvicinammo sempre di più finchè le sue labbra sfiorarono le mie. Ci unimmo in un dolce bacio che prestò diventò più passionale. Era come se le mie labbra avessero un gran bisogno delle sue e viceversa. E non solo le mie labbra. Io lo volevo. Lo volevo amare. E anche lui sembrava volere lo stesso. Le sue mani accarezzarono la mia schiena e i miei fianchi, mentre le mie dita esploravano i suoi ricci. Ci staccammo un attimo, ansimanti e ci guardammo un’altra volta negli occhi.
-Harry...- sussurrai, mentre le mie guance si tingevano di rosso –Ti voglio.-

[JeanMarco Week] Day 4: Candlelight
- Jean. - ripete quella, la voce carica di sincera preoccupazione. - Quella è la mano con cui combatti. -
- È anche la mano con cui ti ho ordinato di andare a crepare come un idiota, e solo. - mormora; la fiamma sta scavando nella sua pelle e lacrime iniziano a formarsi agli angoli dei suoi occhi. Il dolore rende difficile mettere le parole una dietro l'altra, dare loro un senso logico. Non sa perchè Marco si trovi lì, ma più la mano affonda verso la cera della candela, più lui gli appare nitido e visibile. Ogni dettaglio si fa più chiaro, e lui è di nuovo vivo e intatto, tanto vicino che Jean potrebbe allungare l'altra mano e toccarlo.

Esiste l'amicizia tra uomo e donna? Questa è una domanda che molti si pongono.
C'è chi dice che prima o poi tra i due nascerà l'amore, e c'è invece chi dice che esiste e che è una delle cose più belle del mondo. Forse nessuno per ora è capace di rispondere con certezza a questa domanda, nemmeno i più importanti e bravi scienziati della terra. Io però una mia idea me la sono fatta: un rapporto d'amicizia che sia fra uomini o fra donne, è sempre un rapporto d'amore. E in una carezza, in un abbraccio, in una stretta di mano a volte c'è più sensualità che nel vero e proprio atto d'amore.

"Quel giorno il dottore era proprio strano."
[Sherlock/John]

Kushina, seduta su quella panchina, aveva passato tutto il pomeriggio ad osservare quei cavallini girare la loro corsa infinita. La giostra stava chiudendo, adesso. Per le principesse e i cavalieri era ora di cena. Aspettò che la le luci colorate fossero spente. Stranamente, il proprietario non aveva tirato giù il tendone. Aspettò che se ne fosse andato: appena lo vide svoltare l’angolo, si avvicinò alla giostra, salì lo scalino che portava alla pedana e fece scorrere le dita sulla pietra del primo cavallino che si trovò davanti.
Era bello, elegante.
Sembrava dirle: “Fuggi via con me.”

Il filo del suo respiro si delineava di fronte al suo volto, contorcendo la vista, conferendo a tutto intorno a lui un che di mistico, surreale, freddo. E così doveva essere. Così era sempre stato.