Bellissimo capitolo. La parte ke ho preferito è questa:
Entrai alla DrinkHouse e mi sedetti ad un tavolo non molto distante dal bancone.
C’era ancora la barista della sera prima, la salutai con un cenno della testa. Lei sgranò gli occhi sorpresa e oscillò paurosamente, come se avesse inciampato in qualcosa.
Che strana donna. Non doveva essere del tutto a posto. Probabilmente soffriva di qualche malattia che le impediva il corretto equilibrio.
Una volta che si fu ripresa dallo shock generato dalla mia presenza si avvicinò tremando al tavolo.
Sospirò.
“Posso?” chiese indicando la sedia di fronte a dove ero seduta io. La domanda mi stupì non poco. Insomma, cosa poteva volere una barista completamente sconosciuta da me, se non chiedermi cosa desideravo per colazione?
Io sono una brava ragazza.
Dovevo almeno sforzarmi di essere gentile. Cosa per niente facile.
“Certo!” le sorrisi.
Lei prese posto.
“Ieri sera, per sbaglio, ho sentito che lei diceva il suo nome a quel ragazzo, Dave …”
Annuì senza capire dove volesse arrivare. A dire la verità mi stava un po’ scocciando. Volevo essere lasciata in pace, almeno di prima mattina. Caspita non c’era Rob a rompere e compariva quella strana donna!
Era il fato ad essermi contro.
“Potresti, ecco bè …” continuò faticando a trovare le parole giuste “ … sì … RIPETERLO?”.
Ok. Una perfetta sconosciuta mi importunava alle 7 di mattina per chiedermi di ripetere il mio nome.
Assurdo. Iniziai a ridere.
“E perché io dovrei dirglielo?” articolai tra le risate. Era davvero sciocca!
“Perché il tuo nome mi è famigliare, e forse ti potrà sembrare tale anche il mio!”
Continuai a riderle guardandola scettica. Lei non era offesa dalla mia reazione, sembrava piuttosto confusa. Non capiva il perché di tanta ilarità, probabilmente lei reputava l’argomento di fondamentale importanza.
“E lei come si chiamerebbe?”.
“Jaqueline Jones!”.
Le mie risate cessarono immediatamente. Dentro di me il vuoto.
JAQUELINE JONES.
Non potevo fingere di non conoscere quel nome. Non potevo.
Avevo odiato quel nome e la persona ad esso connessa.
L’avevo disprezzata con tutte le mie forze. L’avevo rinnegata, come a suo tempo lei aveva fatto con me.
Alan si era servito di quei sentimenti distruttivi per rendermi più potente.
Ricordai la meravigliosa donna che si pettinava i lunghi capelli biondi davanti ad uno specchio canticchiando sottovoce.
Ricordai quella piccola bimba dai capelli corvini che guardava ammirata la donna che l’aveva generata. Ricordai i suoi pensieri.
Bellissima. Principessa. Mamma.
Quella bambina ero io, e la donna era …
“Mammina!” esclamai con scherno e sorridendo glaciale “Che bello rivederti!” ghignai.
Mmm com’è dolce il sapore della vendetta.
Lei mi guardò con un sorriso felice e gli occhi le divennero improvvisamente lucidi. Disgustoso.
“Marguerite!”.
Improvvisamente capii perché la sera prima era quasi svenuta dopo che mi ero presentata a quel ragazzo.
Aveva sentito come mi chiamavo e aveva fatto due più due.
“Volevo ringraziarti!” sogghignai perfida.
Lei mi guardò sorpresa e decisamente confusa.
“Come puoi ringraziarmi? Io, io se potessi tornare indietro …” venne interrotta da un singhiozzo.
Che donna debole. Mi faceva ribrezzo essere figlia biologica di quell’essere.
Io erede del grande Alan Black, figlia della peggiore delle donne.
“Shh shh shh! Devo! È grazie a te se ora sono quella che sono!” e mi avvicinai al suo viso sorridendo letale e catturando i suoi occhi con lo sguardo.
Lei improvvisamente assunse un’espressione di puro terrore.
“NO! ANCHE TU NO! Hai i suoi stessi occhi! Hai il suo stesso sguardo!” quasi tremava. Sembrava che avesse appena visto un fantasma, o una scena raccapricciante.
“Lo sguardo di chi?” domanda retorica. Temevo, infatti, di conoscere già la risposta.
“Il SUO. Quello di ALAN BLACK!”.
Stop.
Quello che avevo temuto era la realtà. Ma qualcosa non quadrava. Jaqueline si era accorta del particolare sguardo di Alan.
Ma ciò era impossibile! Gli esseri umani erano convinti di essere loro a prendere le decisioni che noi, gentilmente, assumevamo. Nessuno aveva la consapevolezza di quello che noi, con uno sguardo, eravamo in grado di fare!
“Quello sguardo mi ha COSTRETTA a lasciarti andare …”.
Tali parole furono come una pugnalata. Vidi il nostro segreto, così a lungo nascosto, così gelosamente celato, venir scoperto tutto d’un tratto.
“Menti!” ribattei sprezzante. Negare, negare sempre.
Sapevo perfettamente che Alan l’aveva convinta in quel modo, solo che lei non se ne sarebbe dovuta accorgere!
“E’ la verità! E’ solo dopo che ho conosciuto D…”
“No basta!” alzai un po’ la voce per interromperla.
“Non ho la benché minima voglia di sprecare il mio tempo a parlare con te!” le lanciai uno sguardo sprezzante “Hai ragione. Non devo ringraziare te, ma Alan! Alan mi ha tirata fuori da quel buco di appartamento nel quale vivevamo, e sempre Alan mi ha reso quella che sono!” dissi con orgoglio.
“Sei solo una troia fallita!” esclamai con disprezzo. Sapevo di essere stata dura. Ma a me non importava di ferire le persone. A me importava solo di me stessa. E in quel momento dovevo proteggermi a qualsiasi costo.
Le lacrime iniziarono ad inondarle le guance. Il volto era contatto da un dolore che sembrava provenire dalla profondità della sua anima. Un dolore straziante e totalizzante. Un dolore che non toccò la mia anima minimamente. Avevo passato troppi anni ad odiarla per provare anche solo un briciolo di pietà nei suoi confronti.
A quella vista non potei far altro se non sorridere beffarda. 16 anni prima ero stata io a disperarmi così, era confortante e appagante vedere lei prendere il mio posto.
Provare l’abbandono.
“Ciao Jaqueline!” sogghignai divertita alzandomi dal tavolo e dirigendomi verso l’entrata.
. Secondo me ha fatto più ke bn , cosa si poteva mai aspettare jak, ke le saltasse addosso per di più piangendo, secondo me la freddezza è la miglior arma in questi casi, poikè l'altra persona nn si immagina mai è poi mai questo comportamento. Ma se una ti lascia per una vita più agiata , io personalmente mi sarei comportata anke più gelidamente , più o meno come un iceberg . Bhe corro a leggere il prossimo capitolo. Baci e ciaoooo |