Wow wow e ancora wow.
Come sempre mi lasci senza parole con i tuoi capitoli, con le tue parole che mi riempiono il cuore di emozioni devastanti. E devo dirlo, questa volta, in questo capitolo, il cuore non ha smesso di battermi nemmeno per un secondo. Era agitato, così com'era agitata Elena e ogni tanto si fermava per poi riprendere più velocemente.
Lo so, ora penserai che io abbia dei seri problemi - cosa che dopo questo preludio non si potrà mettere in dubbio - però non so come descrivere le emozioni che ho provato leggendo questo capitolo. E la cosa bella è che non sono esaltata per il fatto che Elena e Damon abbiano fatto l'amore (preferisco dire così) più e più volte.
Quello che mi piace è il fatto che Elena si stia facendo trascinare dalle emozioni, dal cuore, che sia in balia di qualcosa che è ben lontano dalla ragione che ha sempre guidato ogni sua azione. Ho come l'impressione che il suo comportamento non porterà a niente di buono per entrambi, però sono comunque felice, perché sta seguendo l'istinto. Sta agendo egoisticamente. Ogni tanto credo che ci voglia. Il suo comportamento mi fa venire in mente quella canzone che fa:«I feel something so right, doing the wrong thing. I feel something so wrong, oing the right thing...».
Non voglio giustificarla, spero che questo sia chiaro, però voglio essere sincera: Elena è un personaggio che amo perché è vero in tutto il suo egoismo e in tutti i suoi sbagli. Vederla andare contro tutti i suoi sani principi razionali è un enorme passo avanti. Ogni tanto sembra ritornare quella ragazzina così insicura, così dolce, che non sa ancora cosa vuole. E' semplicemente fantastica. Mi è piaciuto vederla alle prese con bugie, vederla rispondere istintivamente "sì" a Damon, quel "sì" che forse lui avrebbe voluto sentirsi dire tante altre volte. Ed è un po' timida, un po' bugiarda, un po' innocente, un po' provocante... Insomma è fantastica questa Elena.
Ma tornando al discorso di prima... Stavo dicendo che questo capitolo mi è piaciuto in modo particolare non tanto per il presente, quanto per il passato. Mano a mano che leggevo quei bellissimi flashback, mi sono resa conto che i pezzi del puzzle si stanno incastrando sempre di più. Mi è venuto in mente il prologo di questa storia, con un'Elena che scappava a casa di Damon e ho pensato: "ecco come sono andate le cose! Tutto ha avuto inizio da quella notte". Beh, poi è stato un crescendo.. e ci avviciniamo. Loro due che dormono insieme, che si sfiorano accidentalmente, i battiti, l'odore di un'altra ragazza.. La gelosia. Sentimenti che tra amici non ci dovrebbero essere, strane sensazioni. Insomma, la situazione si sta decisamente complicando per i due Damon ed Elena del passato.. tanto quanto sembra migliorare per quelli del presente. In più c'è quel discorso su New York. A quanto pare Damon alla fine ci è andato e dopo questo capitolo sono sempre più sicura che una delle motivazioni principali sia Elena.
In ogni caso, il mio momento preferito di questo capitolo è stato il secondo flashback. Il pianto disperato che ha sopraffatto Elena, una ragazza così giovane ma sormontata da una quantità di responsabiltà enorme per una ragazzina. Lei non ce la faceva più a reggere tutto, ma soprattutto non se la sentiva di coinvolgere Matt. Mi ha fatto riflettere questo fatto, perché sembra quasi che non voglia farsi conoscere a fondo da Matt. L'unico che veramente sa chi sia Elena è Damon. E io ho amato questo momento e ti quoto direttamente perché non ci sono altre parole per descriverlo, né per descrivere quello che ho provato io. E' stato un crescendo di emozioni, davvero:
Sentii le braccia di Damon circondarmi nello stesso attimo in cui prorompevo in un pianto dirotto e prepotente, incoerente e rabbioso, una della sue mani a circondarmi la schiena, l'altra sulla testa a tenermi salda contro di lui. Protestai. Cercai di allontanarlo. Singhiozzai e mi divincolai premendo con forza contro il suo petto. Odiavo tutto ed odiavo anche lui, odiavo la maglietta che profumava di Michelle, odiavo quanto lo volessi solo per me, odiavo che fosse lì perché un giorno non ci sarebbe stato più, lo odiavo perché voleva andarsene ed io non potevo biasimarlo, ed odiavo perfino il fatto che non lo avesse ancora fatto perché non capivo cosa diavolo stesse ancora aspettando. Lo spinsi e lui strinse, gli tirai la maglietta e me lo lasciò fare, singhiozzai, singhiozzai e singhiozzai, fino a che non mi cedettero le gambe, ed invece di sorreggermi per farmi rimanere in piedi Damon si accasciò con me, attutendo la mia caduta senza lasciar andare il disastro informe che ero diventata lì sul pavimento del locale deserto.
Singhiozzai fino a che non rimase più niente, niente più resistenze, niente più lacrime, niente a cui pensare. Singhiozzai fino a che non divenni vuota e intorpidita, afflosciata sul suo corpo come una bambola di pezza, con la testa docilmente posata sulla sua spalla, mentre la sua mano ancora mi carezzava la base della nuca ed intorno tornava solo il silenzio.
Non mi sarei più mossa da lì. Sarei rimasta lì per sempre e sarebbe andato bene, sarei rimasta lì per sempre e ci sarebbe rimasto anche lui, il resto dell'universo che continuava stupidamente a muoversi potesse essere dannato.
Strinsi la sua maglietta sotto alle dita, aggrappandomi a quella fantasia. Damon posò piano la testa contro la mia.
Accadde inavvertitamente, per sbaglio.
Le sue labbra mi sfiorarono appena la spalla, sulla pelle nuda lasciata scoperta dalle spalline sottili della canotta. Erano calde, e morbide, appena secche in superficie. Rabbrividii ovunque a quell'accidentale contatto, scintille calde nate dai resti del mio vuoto e del mio torpore.
Non mi sottrassi. Spostai appena la spalla per andargli incontro, chiederne ancora, averne di più.
Damon respirò sulla mia pelle - in un modo irregolare, rotto - e poi la sua bocca si posò di nuovo, prima uno sfioramento incerto, poi una pressione più consapevole e più impura, stringendo la sua presa su di me.
Ero liquida dentro. Liquida in testa e liquida tra le gambe, insensibile ovunque se non in quei due punti così vitali, dove la sua bocca premeva sulla mia spalla e dove il centro delle mie cosce premeva contro il suo fianco. Damon salì, salì verso la base del collo, e non c'era più neanche quell'accenno di secchezza, c'erano le sue labbra aperte e inumidite ad assaporarmi la pelle, e c'era ciò che tirarono fuori dalla mia gola, unico suono a risuonare nel locale, un gemito di piacere o forse solo un ultimo singhiozzo liberatorio che aveva tardato ad uscire.
Damon alzò il volto, cercò il mio. Lo misi a fuoco tra lo stordimento e gli occhi gonfi di pianto, e lo vidi, per la prima volta. Quello sguardo nei suoi occhi. Più scuro e offuscato, pieno di qualcosa che sapeva di confini da cui non si torna indietro una volta oltrepassati, allettante e spaventoso.
Sbatté lentamente le ciglia, lo abbassò sulle mia labbra.
Il mio cuore batteva selvaggio, perso, al pensiero di cosa stava per fare. Annaspò in mezzo a troppe cose per poterne uscire vivo, annaspò tra altre persone addosso, tra discorsi su New York e tra tutte le certezze che sarebbero state annullate e riscritte da capo. E tutto sembrava così sbagliato e complicato - io ero sbagliata e complicata, ancora più sbagliata e complicata quando ero con lui e mi guardava così.
Scattai all'indietro, mi allontanai da lui. Goffamente, con le mani all'indietro a tentoni sul pavimento.
Damon sembrò completamente smarrito per un paio di secondi. Ma fu il cambiamento nel suo sguardo dopo quell'attimo di sconcerto ciò che non avrei dimenticato facilmente. Non era il mio rifiuto il responsabile del ferimento che lo attraversò. Vidi il modo in cui io lo stavo guardando riflesso in quello sguardo, e mi tagliò in due.
Credo che al momento sia uno dei miei passaggi preferiti di questa storia, perché ha una carica e una forza tali da cogliere impreparato chi legge, da lasciare senza fiato. Non so come tu abbia fatto, ma l'hai scritto. Non pensavo fosse possibile. E' bello, Ever, troppo. Ma soprattutto è vero. Secondo me per saper scrivere di certe cose, bisogna anche averle provate. E forse mi immedesimo così tanto perché mi ci ritrovo in questo loro rapporto di pseudo amicizia. Ma sono così dannatamente belli e stupidi da far male. Mi si stringe il cuore. Tutto quello che contano l'uno per l'altra è incredibile... Il modo in cui Damon capisce che lei ha bisogno di un appiglio, il modo in cui lui la sorregge, la consola.. O semplicemente il modo in cui lui per lei c'è sempre. Se questo non è amore. Ecco quel passaggio è amore, molto più di qualsiasi rapporto fisico. Amore e indecisione. Amicizia e amore e quel confine non ben definito che le caratterizza. E qui inizi a pensare allora in cosa stia la differenza tra questi due sentimenti.
Beh, che dire ancora? Dio, avrei tanto da scrivere, ma poi rischierei di lasciare un commento più lungo del capitolo. Sì, era lungo, ma è stato un piacere leggerlo, e non me ne lamenterò. Vogliamo parlare della fine? Un altro momento bellissimo. Elena che prende la consapevolezza di essere felice. Elena che è felice. Felice con Damon.
In poche parole, secondo me, hai reso alla perfezione un concetto quasi ovvio, ormai, ossia che Damon conosce la vera Elena, in tutte le sue più piccole sfumature, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. E la cosa più bella è che la ama anche così, anche dopo mille rifiuti, anche dopo il suo egoismo che probabilmente ha caratterizzato la loro relazione:
"Non lo so chi sono."
"Elena," dice Damon a bassa voce, con le labbra così vicine al mio volto, ed io impiego qualche istante a capire che non mi sta chiamando. E' la sua risposta, la sua personale definizione, e lì sulla sua bocca suona davvero come se fosse abbastanza. "Sempre … Elena."
E poi ancora:
"Non farlo," mi sussurra in un soffio roco a pochi centimetri dal mio volto, e niente è mai stato così sfocato e così nitido di me che sono e non sono più come in questo momento. "Non trattenerti. Non ti può sentire nessuno." Così a fondo … "Solo io."
Ed eccola la vera Elena che esce da sotto la superficie, che si scopre, si rivela. Quella che non si vergogna di essere felice con un altro uomo, quella che ha ritrovato se stessa. Perché dopotutto, credo che Damon ormai sia una parte di lei, che l'abbia toccata così in profondità, da averla definita in un certo modo. Elena è Elena con e anche grazie a Damon. O sbaglio?
E anche se ho paura che i momenti felici del presente siano effimeri, sono comunque felice per loro. Sono felice per Elena e per quell'amore perduto che in realtà ha continuato a vivere anche a distanza. Un amore che forse non ha trovato il coraggio di farsi sentire prima, ma che ora non ne può più di nascondersi.
Grazie Ever per questo splendido capitolo. Sono un po' commossa, un po' incredula, perché non pensavo fosse possibile scrivere così, ma tu ci sorprendi sempre. E' davvero un'emozione inspiegabile.
E ora mi fermo qui per il tuo bene.
Un bacione e alla prossima,
Nana |