Robin lo osservò di sottecchi. Non era del tutto lucido, lo capì dal modo in cui i suoi occhi restavano un po’ troppo a lungo sulle stelle, come se dovesse ricordarsi cosa stava guardando. Eppure, anche così, non perdeva quell’aria vigile che lo rendeva… Zoro.
- Strano vederti quieto, - mormorò lei, inclinando appena il capo - di solito hai sempre una spada in mano.
- Le tengo vicine anche ora. - Borbottò, allungando appena un braccio verso le lame accatastate poco più in là. Poi la fissò di sbieco, un lampo ironico nello sguardo. - Ma tu lo sai bene.
Robin trattenne un sorriso. Non servivano spiegazioni: il sottinteso era chiaro a entrambi, eppure nessuno dei due si affrettò a chiarirlo.
Robin rimase qualche secondo in silenzio, studiandolo di lato. Non aveva bisogno di molte parole per leggere le persone, e in quell’aria di finta compostezza riconobbe una crepa insolita. Zoro non abbassava mai la guardia, eppure quella notte, non sembrava più l’uomo impenetrabile che era solito mostrare.
- Hai bevuto troppo o stai solo pensando troppo? - domandò con calma, inclinando leggermente il capo.