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Tra l'odio e l'amore c'è la distanza di un bacio
di _Bec_
-Oddio...- Oh no, quel sorriso non presagiva niente di buono, stava per dire una delle sue minchiate...e davanti al padre di Angie! -Un po' lo capisco, in fondo è stato abbondantemente...ricompensato. Non sono un tipo troppo paziente, ma ti sopporterei anche io se poi...- |
-Veramente?- Sembrava sorpreso. Strano, sorpreso per cosa? -Ho davvero fatto canestro?- Mi voltai verso di lui incredula; poteva una persona stupire due volte con le sue cazzate nel giro di pochi secondi? Evidentemente sì.
-Ero sicuro di aver centrato la maglietta, ma pure il reggiseno...!- Si stava pavoneggiando il cretino! Come un bambino che aveva vinto il suo giocattolo preferito! Avrei voluto abbassare la testa e sfuggire ai suoi occhi, ma...era praticamente impossibile, mi avevano inchiodato sul posto, furenti edeccitati. Io gli interessavo, certo, ma in che senso? Solo dal punto di vista fisico? Voleva solo continuare a scoparmi quando gli faceva più comodo? Le cose. Mi aveva paragonato di nuovo ad un oggetto? L'aveva fatto di proposito? Non c'era cattiveria nel suo sguardo, né l'intento di ferirmi. C'erano solo rabbia e voglia di...me. Lorenzo non ne fa una giusta è? continua a definirla come un oggetto anche se sono sicura che per lui sia molto di più, se solo riuscisse a dirglielo invece di rovinare sempre tutto! Indietreggiai senza nemmeno accorgermene, trascinata solo dalla sua passione e dal mio desiderio. Quando avvertii il bordo di un qualcosa di indefinito dietro le ginocchia, persi l'equilibrio e caddi su una superficie fredda e dura. Era...una panchina. Non ebbi il tempo di esaminarla troppo, perché lui fu subito su di me, più famelico di prima. -Non ci sei andata a letto, vero?- Mi costrinse a sdraiarmi completamente di schiena, mentre lui mi imprigiova poggiando i gomiti ai lati del mio corpo. cioè, dopo averlo fatto sulle scale anche su una panchina? Dio, in un luogo più in vista no eh?! Nonostante le mie mani stessero trattenendo il suo viso con tutta la forza di cui ero capace, ci mise un attimo lui ad alzare la testa per incontrare i miei occhi. Non mi diede molto tempo per esaminarli, perché catturò nuovamente le mie labbra l'attimo dopo, con più slancio, ma anche più...dolcezza. Eppure quello che vidi per quel quarto di secondo riuscii lo stesso a spiazzarmi del tutto.
Era felice. No, la parola felice non rendeva nemmeno un po' l'idea, lui era molto più che felice. Tralasciando il fattore fisico che premeva sulle mie gambe, i suoi occhi mi erano sembrati così...gioiosi. |
Via Mazzini. Matteo abitava lì. Domenico abitava lì. Una macchina aveva preso fuoco, dei ragazzi avevano dato fuoco ad una macchina! Il gesto di Lore era chiaramente intimidatorio, una minaccia, una promessa, un “stai lontano da mia sorella o a prendere fuoco sarai tu”. Un meraviglioso stronzo, ecco cosa era. Quanto potevo essere patetica io ad essermi così disperatamente innamorata di un ragazzo che non mi avrebbe mai considerata più di un giocattolino? Un ragazzo che per me non avrebbe mai fatto niente del genere, che mi aveva umiliata e ferita più volte... Io non ci giurerei, sono sicura che Lore per Alice darebbe fuoco ad un'intero palazzo! Che ragazzo dolce, peccato che il suo lato docle sia seppellito da chili di ogoglio, sarcasmo, strafottenza e arroganza! Dopo un attimo di smarrimento, lui proseguì da solo con quelle carezze, mentre sentivo la sua erezione crescere a dismisura sulla mia gamba. Seguì il percorso intrapreso dalle dita con la lingua, fermandosi all'elastico delle mie mutande nel momento in cui, in preda al piacere, mi feci scappare la prova delle mie bugie, l'unico motivo che mi spingeva ad accettare quelle carezze. Un nome. Strappato con forza al mio cuore. -Lore...- Ok, qualcosa mi dice che Matteo sta per incazzarsi seriamente, ma il fatto che quel nome sia affiorato così spontaneamente dalle sue labbra significa solo che lei non può imporre al suo cuore di farsi andr bene matteo, lei vuole Lorenzo e questo non cambierà! Matt schioccò la lingua incredulo, -Mancavi solo tu guarda per completare la fiction “La puttana e il puttaniere”.- Mimò il titolo sprezzante, inchiodandomi sul posto con i suoi occhi di fuoco. non mi sarei mai aspettata una simile uscita da parte di Matteo, l'ho sempre odiato ma non credevo fosse così crudele! -Te lo scordi che io me ne vada. Sono sicuro che questa vostra inutile conversazione si possa pure rimandare.- L'aggettivo minaccioso non rendeva giustizia al sorriso di Lore, era da...brividi, -Per non dire cancellare.- Ok, amo Lorenzo Latini, è ufficiale! -Non ti basta sapere che la tua puttana ti è fedele?!- Ringhiò ancora esasperato. Ovviamente la puttana in questione ero io, l'avevano capito tutti. Dopo un attimo di smarrimento, Lore riuscii a scattare in avanti nonostante la mia mano non si fosse ancora mossa. La scostò semplicemente con un gesto brusco della sua di mano, dettato più che altro dalla rabbia incontrollata che lampeggiava nei suoi occhi.
Lo vidi afferrare Matt per il colletto della camicia e spingerlo con forza contro il muro. -Puttana sarà tua madre, stronzo.- |
Oltretutto aveva il fiatone, lo sguardo stralunato e le guance leggermente arrossate, sembrava avesse appena finito di correre.
Correre? Da casa di Matt? Ma...era un bel po' distante da casa mia! -E sei venuto qui di corsa?- Fu inevitabile per me sorridere compiaciuta e vittoriosa. Poteva dire quello che voleva ma le cose stavano così.
Dopo un attimo di stupore iniziale, arretrò di poco con la testa, guardandomi come se fossi stata una povera pazza, -Scherzi? Certo che no.- Assottigliò gli occhi sicuro di sé, -Stavo facendo ginnastica in casa.- Non ci stavo capendo più niente, avevo il cervello in panne. Ci teneva a me? Perché aveva corso così tanto? Perché lo aveva fatto dopo tutte le cattiverie che mi aveva detto, dopo tutte le volte che mi aveva usata e gettata, che mi aveva ignorata? Dopo quella dimostrazione di forza...? Che cosa sarebbe successo se mi fossi lasciata andare con lui? Che cosa sarebbe cambiato? La risposta era una sola: niente. Mi avrebbe di nuovo lasciato da sola dopo avermi avuta, mi avrebbe di nuovo ignorata, per poi riprendermi a suo piacimento quando voleva. Avevo fatto bene a fermarlo. sono felicissima che Alice lo abbia allontanato, mi sento letteralmente orgogliosa! Non deve più lasciarsi ferire da Lorenzo, lui la fa solo stare male, la prende e la getta via come un gli pare e questa situaizone deve finire! -Beh...Teo era praticamente il suo migliore amico...- Per un attimo fui certa di aver compreso male, poi battei il palmo della mia mano sulla fronte. Di quella Eli, certo! Teo doveva essere il migliore amico della zoccola. -Ecco perché lei ha chiesto di lui...- Tutto tornava da quel punto di vista... -Nono.- Poggiò svogliata il gomito al tavolo e sostenne il mento con la mano, -Di Lore. Era il migliore amico di Lore.- Dopo...uno, due, tre secondi di silenzo, scoppiai a ridere istericamente, tenendomi la pancia in modo poco fine, -Oddio! Scherzi?!- Mi stava prendendo in giro per forza! Teo e Lore non avevano praticamente niente in comune, non sarebbero mai potuti essere amici! Nemmeno se avessero avuto ancora due anni ed il pannolone!
-No, è vero.- E lo diceva con tutta quella tranquillità?! |
Ma il vero sollievo, fu scorgere proprio il giorno dopo un qualcosa che avevo sempre odiato, ma che in quei giorni attendevo ansiosa. Non avevamo usato nessun...preservativo sulle scale e l'arrivo del mio ciclo mi fece tirare un lungo sospiro di sollievo. Come se la mia vita non fosse già stata abbastanza incasinata, mi mancava solo un pupetto... Il postino aveva recapitato un enorme mazzo di rose rosse, degne delle più tristi telenovelas americane. Mi ero sentita addosso lo sguardo indagatore dei miei genitori, quando con un sorriso di scuse mi ero chiusa in camera mia per leggere il biglietto:
3 gennaio 2004, ho incontrato una stella senza bisogno di alzare gli occhi al cielo. M.
-Per me va bene ritornare insieme.- Esordii tutto d'un fiato, dopo aver liberato il labbro inferiore dalla morsa che lo attanagliava.
Vedere i suoi occhi illuminarsi di gioia mi causò una fitta fastidiosa allo stomaco. Era contentezza, mi dissi. Non sensi di colpa. Non lo stavo prendendo in giro; se lo avevo amato una volta, potevo amarlo di nuovo. -Non so se lo sai...- Oddio, no. Matt giuro che ti ammazzo se dici una cosa del genere...
-Ma noi due stiamo insieme adesso.-
-Forse mi sono perso qualcosa...o forse te la sei persa tu.- Socchiuse gli occhi minaccioso, -Non mi sembra che tu ci fossi l'altra sera quando me la sono scopata, proprio qui,- Con un cenno del mento indicò il punto, -Sulle scale.- Il ghigno che sfoderò mi inferse un'altra dolorosa coltellata al cuore che, stupido ed innamorato, si stava nuovamente lasciando prendere in giro ed ammaliare.
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Ciao principessa :) Giornata pesante a scuola? A che ore esci oggi? Mi piacerebbe venire a prenderti se riesco! Fammi sapere, un bacione, Matt
La mia faccia scocciata e sorpresa doveva essere molto simile a quella di un bradipo, ne ero quasi certa. Negli ultimi giorni aveva iniziato a bombardarmi di messaggi nel vero senso della parola, ne ricevevo uno almeno ogni mezz'ora! Ed era decisamente asfissiante, non mi lasciava proprio respirare!
Principessa.
Non mi diede il tempo di dire nulla, si avventò nuovamente sulla mia bocca come un felino affamato. Un gatto ed un leone insieme, in un unico corpo. Un gatto perché ruffiano, furbo e bravo a cacciare. Un leone perché forte e affamato. E un gatto da quel punto di vista non gli avrebbe reso giustizia. Se non uccide, fortifica. Lo speravo davvero. Peccato che in quel momento non mi sentissi più forte, al contrario, mi sentivo a brandelli. Mi aveva presa e mi aveva lasciata lì da sola senza una parola, senza nessuna premura. Come una puttana. Ed io? Mi uscì un altro singhiozzo, più simile ad una risata. Io mi ero lasciata usare di nuovo. Ero stata completamente consenziente e quello mi faceva ancora più male. Mi ero lasciata scopare e gettare via, come un oggetto. Un giocattolino. Strinsi le mani a pugno, con forza e rabbia, ed iniziai a salire le scale tutte di corsa, guidata dall'odio che si stava annidando dentro di me.
Quella storia del padre, della madre, di Glenda...non mi sarei affatto stupita se si fosse inventato tutto solo per...incastrarmi e arrivare ad avere solo quello a cui agognava. Una viscida e triste scopata.
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Cazzo, come ero messa male. Mi sembrava di essere dimagrita, di avere pesanti occhiaie sotto gli occhi -logico, ero andata a letto tardi e mi ero svegliata alle sei per colpa sua; non facevo che sognarlo di notte- e le guance pallide e smorte, nonostante il fard.
Non mi piacevo. Non mi piacevo proprio per niente e non mi era mai capitato prima di allora. Pure insicura del mio aspetto iniziavo a diventare, che bello! 'Fanculo, che stronzata. Uno faceva una gentilezza ad una vecchia e si ritrovava pure a doverci conversare. Stesi le labbra in una perfetta imitazione del sorriso di Jack in Shining. Da pazzo omicida. -Stai andando a scuola?-
Ma cazzo, comprati un pappagallo se hai tanta voglia di parlare! Patto o non patto...- Fece qualche passo in avanti e nel tentativo di indietreggiare andai a sbattere contro qualcosa. Merda! Ero bloccata fra di lui e il cofano di una stramaledettissima macchina! -Tu.- Le sue mani si poggiarono sui miei fianchi con una delicatezza insolita, -Resti.- Premette il suo corpo al mio e... Oddio. Stavo avendo vampate di calore in inverno. Non era normale, no. -Mia.- L'ultima parola la soffiò a pochi centimetri dalla mia bocca, facendomi rabbrividire, di certo non per il freddo. Sentii gli occhi appesantirsi per il languore, l'istinto di chiuderli e di lasciarsi andare a quel dolce contatto fisico stava prevalendo. Dovetti mandar giù un bel po' di saliva e sforzarmi con tutta me stessa di ignorare il suo bacino a contatto con il mio, per riuscire a formulare una risposta degna di essere chiamata tale: -Tu non sei nessuno per dirmi chi può o non può toccarmi.- Grosso errore. Quella mia risposta non aveva fatto altro che dargli un motivo in più per avvicinarsi ulteriormente, sia con il viso che con il corpo. -Perché non te ne ritorni dalla bionda tettona e non mi lasci in pace?- Gemetti esasperata. La mia sembrava quasi una supplica.
Quello parve stupirlo abbastanza da farlo allontanare di poco, -Cosa?- Il suo sopracciglio si alzò, prima di ritornare al suo posto a contornare una perfetta espressione allietata, -Sei gelosa forse? |
-Ali!- Sentire la voce di Mel a metà strada, mi sollevò parecchio il morale. -Mel!- Mi abbracciò con foga, dondolandosi pian piano con il busto. Si staccò da me con lo stesso entusiasmo, tirando fuori qualcosa di non bene identificato dallo zaino. -Sono attrezzata.- Mi mostrò un paio di forbici tutta gongolante. Boccheggiai per qualche secondo, prima di essere in grado di formulare una frase di senso compiuto. -Mel, ma che cavolo...?- O quasi...
-Castrazione in arrivo.- Ghignò, in perfetto stile serial killer. Un grido lancinante mi fece spaventare, costringendomi ad abbassare lo sguardo verso il piccolo gruppetto che si stava riunendo intorno a qualcosa vicino al centro del campo. Corsi veloce -unico movimento fisico durante quell'ora di ginnastica- per raggiungerli e vedere che cosa fosse successo. Quando identificai l'artefice di quell'urlo addolorato, sgranai gli occhi incredula e preoccupata. -Teo!- Strillai, chinandomi per constatare meglio le sue condizioni. Era paonazzo in volto e la sua espressione sofferente riusciva a far star male anche me che non avevo niente. Si teneva la caviglia, rossa e già lievemente gonfia, dondolandosi con il fianco per poi appoggiarsi con il volto sull'erba. -Latini!- La voce acuta ed incredula del prof mi fece distogliere lo sguardo dal suo volto agonizzante, -Si può sapere che diavolo ti è preso?!- Spostai lo sguardo verso di lui così velocemente che la testa iniziò a girarmi. Lui si limitò a scrollare le spalle, le labbra piegate in una lieve smorfia infantile. -Miravo alla palla.- Si giustificò tranquillo. che gran bastardo! Dio ma come si fa a far male così ad un compagno di classe solo per una ragazza? Il povero matteo ci è andato di mezzo anche se non c'entrava nulla, quanto mi dispiace per lui! Ma lei rimaneva mia, patto o non patto, lui non poteva permettersi di toccare qualcosa di mio.
Dio, stavo seriamente rischiando di impazzire; lei era quanto di più provocante ed eccitante ci fosse ed io non potevo toccarla! Con che faccia avrei potuto farlo, ora che non c'era più la “scusa” del patto?! Non avrei fatto la figura del patetico sfigato che la implorava di ritornare sui suoi passi e di ripensarci. Quando con quelle semplici parole aveva chiuso la storia del sesso il giorno prima, per un attimo ci avevo pensato. Per un attimo ero stato tentato di baciarla, di scusarmi per aver detto quella cazzata sul “giocattolino” e di chiederle di non farlo...Mi ero insultato mentalmente più volte per quello stupido e cazzuto pensiero e le avevo risposto in un altro modo, più freddo, più distaccato, piùgiusto. Anche se...l'idea che non l'avrei più potuta baciare e toccare a mio piacimento mi stava uccidendo. Spero che Lorenzo non vada veramente con un'altra per cercare di rimpiazzarla, sa di non poterla sostituire così! |
-A quanto pare tu e Valenti siete diventati...- Si bloccò, alzando di poco il mento pensieroso, -Amichetti.- Nonostante stesse sorridendo, o meglio, ghignando, mi accorsi subito del suo tono di voce irritato. La sua sembrava quasi un'accusa. -E se anche fosse?- Incrociai le braccia al petto decisa. -Vi scambiate pure effusioni in pubblico, ma che carini...- Ignorò la mia domanda e proseguì, sempre con quel tono di voce gelido e distaccato. Se la sua voce era ghiaccio, i suoi occhi erano fuoco. Un'antitesi allarmante, quasi più del fatto che non avesse ancora arrestato la sua camminata. -È stato solo un abbraccio, una dimostrazione d'affetto.- Precisai, alzando il mento determinata. Evitai accuratamente di accennare al bacio sulla guancia, sperando se ne fosse dimenticato. -Al diavolo, se ha tanto bisogno d'affetto che si compri un cane.- Sbottò d'un tratto, alterandosi di poco. Amo leggere della gelosia di Lorenzo, finalmente si espone e mostra che un pò gli interessa!! -Forse non l'hai ancora capito Alice, ma tu sei mia.- Fino ad un attimo prima ero decisa a ribattere, a far valere i miei diritti, ad impedirgli di “comandarmi” a bacchetta...nell'ultimo istante in cui aveva parlato però, era svanito tutto, crollato, distrutto. Deglutii a vuoto, sentendo il cuore contorcersi e battere in modo anormale. Quelle fitte non erano normali di sicuro ed il battito era troppo, troppo veloce, quasi stesse per scoppiare. Quasi mi stesse avvisando che non avrebbe resistito ancora per molto. Come il bip bip sempre più veloce di una bomba che stava per esplodere. Sei mia. Non riuscivo a respirare ed ero sicura che non fosse il suo petto così schiacciato al mio ad impedirmi di farlo. Un doloroso piacere proveniente dal basso, molto in basso, mi avvolse tutta e mi scosse le spalle. La sua frase mi stava facendo bagnare neanche mi avesse toccata o baciata, mi aveva completamente sconvolta, eccitata. Com'era possibile che quelle parole, invece di indignarmi com'era giusto che fosse, mi avessero fatto così piacere? Aprii la bocca per parlare, ma non uscì niente. Solo un rantolo silenzioso. -Finché dura questo patto.- Con quell'ultima frase aggiunta frettolosamente, distrusse definitivamente tutto quello che avevo provato in quei pochi secondi. Voleva precisare, certo. Quando il patto sarebbe finito, sarebbe finito tutto.-Beh una soluzione a questa cosa bisognerà trovarla.- Disse fra i denti, stringendo di più la sua presa. -Non ho nessuna intenzione di dividere un mio giocattolino con Teo, che se ne trovi un altro.- questa frase poi sarebbe stata dolcissima se non l'avesse rovinata con il suo cazzo di orgoglio! Questa frase è da gran bastardo! |
Il pensiero che lei per tutto quel tempo avesse conservato in mente l’immagine di me che mangiavo il gelato, mi fece sorridere. Come me ne accorsi, mi irrigidii di botto. |
Ignorai le risate di un cretino appoggiato al calorifero e ripresi a camminare cercando di darmi un minimo di contegno. |
Con tutta la forza di volontà del mondo, riuscii ad allontanarmi da lui con le braccia; per quanto fosse possibile, visto che la sua presa era sempre più salda. Avevo le guance che ormai stavano andando più a fuoco di legna cosparsa di benzina. |
Mi sporsi di poco con la testa per sbirciare di nuovo fuori, ma nell’attimo in cui lo feci, lo sportellino dell’armadietto si aprì, spaventandomi a morte. |
Ehi bella! |
Tu non sei in cerca solo di sesso |