...Oddio.
Da quanto tempo è che non recensisco? Sono praticamente diventata una lettrice silenziosa anch'io... no, non va affatto bene, affatto.
Devo recuperare tutto il tempo perso, e sarà una cosa bella lunga, mia cara Eru, preparati!
Dunque, partiamo dall'inizio: ciao! È da quest'estate che non ci si vede, eh? Ma sta' tranquilla, non mi sono persa un capitolo di questa magnifica storia, nonostante la vacanza, il cambio di fandom e l'insolita vita sociale che d'estate mi colpisce.
Vorrei iniziare con uno di quei discorsi mielosi e strappalacrime, tipici da fine storia... ma non posso, perché, effettivamente, la storia non è finita.
Diciamo che ormai i nodi da districare sono ben pochi. Eppure, ci sono ancora. Che sia questo il terzultimo o, addirittura, il penultimo capitolo? Conoscendoti, potrebbe essere tranquillamente ancora la metà dell'opera... ma tranquilla, io sono sempre qui. A volte invisibile, a volte con la strana voglia di recensire. But I'm here.
E devo dire che in realtà non mi pento di non aver recensito i capitoli precedenti... Mi spiego: fin dal momento in cui hai descritto la morte di Elle, sulla tua storia è aleggiato ancora di più il velo di attesa che da sempre l'ha caratterizzata. Se avessi voluto, mi sarei tranquillamente scrocchiata le dita e, come sempre, avrei recensito passo per passo, ipotizzando cose su cose ed aspettando che tu mi dessi la conferma di esse o me le smentissi da capo a fondo.
Eppure, io ho esplicitamente voluto aspettare; ho voluto avere tutti i tasselli al loro posto -o quasi-, e solo allora mi sarei permessa di recensire, a mente fredda ma allo stesso tempo calda del capitolo appena trascorso.
E adesso iniziamo con la recensione.
Partire da questo capitolo sarebbe troppo facile. No, io voglio partire da dove ho interrotto, dal capitolo il quale non è stato recensito dalla sottoscritta e proseguendo con tutti gli altri fino ad arrivare a questo qui. Sarò sintetica, o meglio cercherò di esserlo, ma purtroppo ben sai che ogni volta mi perdo anche io, come Elle ed Emma, in elucubrazioni mentali che spesso e volentieri sorgono nello stesso momento in cui io digito le lettere sulla tastiera.
Partiamo dal momento clou della storia: cinque Novembre.
Partiamo dal fatto che io ho, fin dall'inizio, sempre pensato che Elle non sarebbe sopravvissuto. E questo non perché la mia parte pro-Kira ci sperasse, ma per il semplice motivo che Misora, Ukita, e tutti coloro che Emma ha provato a salvare, alla fine sono inevitabilmente morti. In modo diverso, certo, ma sono pur sempre morti.
E allora mi son detta: "Per quanto Elle possa essere geniale, alla morte non si scampa. Nonostante questa non sia la sua "effettiva" morte, ma quella anticipata, perché ordinata da un quaderno nero, non può sfuggire."
Il paradosso era che, nonostante fosse quello il mio pensiero principale, per dirla con le parole di quel narratore bastardo, "ho continuato a leggere la storia".
Cosa alimentava la mia voglia? Speranza? No, curiosità.
Io avevo già gettato la spugna, alla descrizione della morte di Elle. L'ho vista come diretta conseguenza del fatto che, esattamente come Misora e Ukita, nemmeno il più grande detective mondiale ha potuto scampare alla morte.
Eppure c'era sempre stato qualcosa che non mi quadrava. Qualcosa che stonasse. Anche se era un sensazione incosciente, dentro di me sapevo che non era possibile che tu avessi ideato una trama così rivoluzionaria per poi scoprire che alla fine tutto ritornava sull'asse temporale del manga.
No, non era possibile. Ormai il "nuovo" mondo (Nuovo mondo... che cosa ironica!) di Emma era un mondo a sé stante, che di "Deathnotiano" aveva solamente i personaggi...
A pensarci adesso, infatti, che senso avrebbe avuto, se Elle fosse morto davvero, far fare al detective tutto quel dialogo con Rem? Che senso avrebbe avuto quindi per Elle leggere la trama?
Adoro la tua sempre accurata scelta delle parole. Si potrebbe trovare un significato nascosto in ogni vocabolo da te usato, e solo rileggendo passi precedentemente letti, se ne coglie il vero significato, e si sorride...
"O forse è solo il caso che fa apparire alcuni eventi come predestinati."
Ottavultimo (non so se esiste questo termine, mi prendo una licenza poetica xD) rigo, capitolo 40.
Quanto possa essere vera questa frase?
Già, il caso ha fatto apparire gli eventi, come predestinati. Ha fatto in modo che il lettore, i personaggi e persino Emma, credessero che tutto fosse andato come "da copione", che Elle fosse morto per davvero. Ha fatto sì che anche Elle, come Misora ed Ukita, abbia seguito l'inevitabile corso della trama, seppur lievemente modificata.
Ed invece no.
Si può dire che Elle abbia raggirato persino il fato!
Si può dire che abbia obbedito al fato, ma allo stesso tempo sia riuscito ad inserirci qualcosa di suo.
Ciò mi ha riportato alla mente un film che vidi qualche mese fa, dove alla protagonista veniva predetta la propria morte da un veggente che non sbagliava mai. Sai come finiva? Alla protagonista il cuore si è fermato il giorno predetto ma, appena scoccata la mezzanotte, questi ha ripreso a battere ancora.
Esattamente come Elle, dove ho anche sorriso per la citazione palesemente shakespeariana (Romeo e Giulietta... a pensarci Elle ed Emma sono un po' così!), il quale è morto, ma ha ripreso a vivere.
Passiamo al capitolo successivo. 41. Emma. (Ometto i commenti su Higuchi eccetera, perché ciò che mi preme è raccontarti dei due protagonisti. Posso solo dirti che, come tutto, è stato geniale)
Emma non sa. Come dissi nella mia ultima recensione, Emma sentiva di aver perso. Aveva sì vinto, aveva sì fatto in modo che tutto andasse secondo i suoi piani ma, dal momento in cui, uscita dalla doccia, ha trovato quel mazzo di chiavi, sono sicura che la consapevolezza che non avrebbe mai più visto Elle l'abbia travolta.
Ed è in un certo senso è ciò che accade: Emma non vede più Elle da quando egli si sposta nel nuovo Quartier Generale. Non ha più nessuna sua notizia, non sa se è vivo, se è morto, non sa nulla fino a quel gate.
Emma è... scossa. Vuota. Non sa più a cosa pensare.
Il cinque novembre è passato, e lei non sa nulla. E ciò è estremamente frustrante.
Le sembra quasi di esser ritornata alla sua solita vita. Anzi, lo è. Ha finito il suo periodo di tempo in Giappone, ormai si appresta a tornare in madrepatria, dove rivedrà i suoi amici, la sua famiglia, rivedrà quei posti per lei sempre stati familiari ed accoglienti.
È ritornata alla normalità. Vi è ritornata così totalmente, in un modo così improvviso e radicale, che è riuscita persino a sognare.
Ma, nonostante tutto, è ancora lì. Intrappolata in quel mondo. In quel mondo che, come ci fa notare il narratore bastardo, è ormai diventato il suo mondo. Il mondo di Emma, un mondo ormai a lei conosciuto, a tal punto che ha ripreso a sognare.
E qui scatta una considerazione interessante: è un caso che Emma abbia ripreso a sognare proprio dopo il cinque novembre? Proprio dopo il falso compimento della morte di Elle? Insomma, dopo la finta "fine" dell' "anomalia"?
A ben pensarci, tutta questa storia è un'anomalia. Un'anomalia della trama originale del manga ed un'anomalia del mondo reale, dove entrambi i mondi si mescolano creando qualcosa di nuovo.
E, nel momento in cui questa "anomalia" sembra finire con l'apparente morte di Elle, si può dire che l'ignoranza di Emma, la quale ha creduto che Elle fosse morto, ha fatto in modo che crescesse in lei la consapevolezza che era tutto finito. E quindi ha ripreso a sognare.
Poi, il ritorno alla realtà.
Nulla era finito. Emma se ne è resa conto solo svariati giorni dopo. Se ne è resa conto ascoltando i telegiornali, ascoltando la cronaca: il caso Kira era sì risolto, ma era stato falsato dai media e dalla volontà di qualcuno superiore, che di certo non voleva seminare il panico mondiale facendo sapere al mondo che esistono dei quaderni in grado di uccidere la gente scrivendone solamente il nome.
E chi ha voluto qualcosa del genere? Chi è riuscito a pianificare una messinscena così perfetta, se non Elle, o colui che ne fa le veci?
Ed ecco quindi la consapevolezza di Emma che nulla è finito, che ci sono ancora molte cose da scoprire, e l'unico modo per farlo è andare là, dove una ventina di anni prima un bambino dai capelli corvini oltrepassava un cancello gotico, candido di neve...
E, adesso, possiamo arrivare finalmente all'Ultima Pagina.
Commentare sulla semplice genialità di come tutto è stato architettato da Elle mi sembra inutile, in quanto l'ho già fatto commentando i capitoli precedenti con la consapevolezza attuale.
Voglio solo passare al finale. L'incontro. Il momento tanto atteso. La voglia di tutti noi lettori nel vedere la reazione di Emma alla vista ed alla consapevolezza che il nuovo Elle non è altri che l'Elle che tutti noi conosciamo. Né Mello, né Near, né nessun altro. Semplicemente L Lawliet.
Quello schiaffo è stato così potente che sono riuscita persino io ad udirlo. Be', cosa ci si poteva aspettare da Emma? Io speravo in un bacio, lo ammetto, come ogni volta che Elle si ripresentava dopo lunghe assenze ed Emma non poteva far altro che avvinghiarsi delle sue labbra. Ma non sarebbe stato da Emma, me ne sono resa conto. Per quanto lei lo ami, per quanto sia legata a lui, Elle non ha fatto altro che torturarla psicologicamente, ogni giorno, con l'arma più letale che si possa conoscere: l'ignoranza.
Emma è stata divorata dai pensieri, dalle paure, dalle angosce. Ed Elle ha avuto il coraggio di presentarsi là, ancora una volta, davanti a lei, con la sua voce sfacciata e roca, con i suoi comportamenti un po' goffi, con il suo essere Elle, come se non fosse successo nulla.
Sinceramente, avrebbe fatto mandare in bestia anche me.
Essere consapevoli di essere solo un burattino nelle mani di un sadico burattinaio, al quale poco importa se si rompe un filo, ma gli interessa solo che lo spettacolo vada avanti fino alla fine.
Emma lo sapeva fin dall'inizio, sapeva che Elle giocasse coi suoi sentimenti, sapeva che, ogni cosa che quel ragazzo dalla mente geniale facesse, lo facesse con uno scopo ben preciso, sapeva che mai una persona come egli si sarebbe mai lasciato abbandonare alle emozioni. Eppure, non posso fare a meno di sorridere nel leggere le ultime righe.
Ci stai dicendo che, forse, Emma sia riuscita ad infrangere quella barriera di impescrutabilità di Elle a tal punto da fargli provare determinati sentimenti? Oh, che risvolto romantico, Eru. Ma io credo ci sia qualcosa di più... non so di preciso cosa, lo ammetto, ma Elle non è qualcuno che parla senza nascondere almeno un significato sottinteso al significato sottinteso. Mi sbaglio?~
Quindi, concludo qui la mia recensione. Mi è tanto mancato far lavorare gli ingranaggi del mio cervello e battere così ripetutamente la tastiera solo per tessere per l'ennesima volta le lodi di questa storia che è decisamente la più bella che abbia mai letto in tutta la mia vita. E non lo dico per adulazione: sai che io sono sempre sincera. Io lo dico perché lo penso davvero, perché sei riuscita a stravolgere una trama di per sé complessa come quella di Death Note senza però che qualcosa vada fuori posto. Hai aggiunto al nodo della trama originale un secondo nodo, e poi con abile maestria hai li districati entrambi, creando un tessuto perfetto e puro.
Ma mi fermo qui, perché per le lodi vere e proprie dovrai aspettare l'ultimo capitolo!
Felice di rivederti,
Miku. |