Recensioni per
Sassi lanciati in uno stagno.
di _Agrifoglio_

Questa storia ha ottenuto 503 recensioni.
Positive : 502
Neutre o critiche: 1 (guarda)


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
30/01/20, ore 18:59

" Muoio innocente" l'ultima frase di un uomo, di un re che manifesta regalità fino alla fine.
Ultima frase che mi fa provare rispetto,più che compassione, per una morte ingiusta.
La sua è stata particolarmente .
disumana,non essendo recisa .
immediatamente la testa.
È uno dei sassolini più belli che hai scritto.
Al prossimo lancio.

Recensore Master
30/01/20, ore 18:00

Molto toccante! Mi ha fatto quasi piangere questo monologo di Luigi XVI davanti al patibolo! Mi è sembrato come un Cristo innocente in procinto di essere ingiustamente condannato a morte per la malvagità degli uomini. Se si possono attribuire a Maria Antonietta sua consorte alcune colpe e soprattutto leggerezze e frivolezze d' ogni genere, a discapito del popolo e del bene della Corona,non si può dire altrettanto di Luigi se non accusarlo di eccessiva debolezza e sottomissione verso i capricci della moglie e gli intrighi e le bassezze della nobiltà disonesta che lo circuiva per poi abbandonarlo al suo destino. Sono contenta che adesso, col passare dei secoli le figure del re e della regina di Francia (forse anche per merito del cartone Lady Oscar)sono state rivalutate. Non erano certo dei mostri e non meritavano la ghigliottina. Non erano né più né meno di tanti politici di oggi che fanno promesse e auspicano uguaglianza e libertà ma poi tutto resta inalterato. Grazie di questo bellissimo ritratto 💕

Recensore Master
30/01/20, ore 14:33

Povero re Luigi, vittima innocente delle trame dei suoi antenati e dell'avidita' dei nobili!

Recensore Master
30/01/20, ore 12:06

Ciao Agrifoglio, in questo ritratto ci hai posto dinnanzi alla figura di colui che è stato il re di Francia, un re amato dal suo popolo del quale però non è riuscito a prendere le parti incidendo maggiormente sulla sua sorte facendo sentire la propria voce in quanto era attorniato da persone che sovrastavano con la loro la voce di colui che era il sovrano; gente che aveva una presenza ed una voglia di emergere anche sul re da relegarlo in un cantuccio quando vi erano decisioni importanti da prendere. Non è riuscito a farsi amare come avrebbe voluto da sua moglie Maria Antonietta che ha invece amato tantissimo senza saperglielo dimostrare. Ora, nel momento in cui il suo destino è arrivato a compimento, riesce ad urlare il suo dolore non solo a sua moglie che dopo poco tempo lo seguirà in questo suo destino, ma anche al suo amato popolo, avendo la capacità di perdonare tutti coloro che lo hanno condotto sull’orlo del baratro e lo hanno lasciato solo a pagare il conto delle azioni compiute durante il corso della sua vita di regnante. Ha voluto bene al suo popolo come se tutti i suoi componenti fossero suoi figli e anche nel momento in cui deve affrontare la morte con le mani legate dietro alla schiena si erge la sua figura che appare in tutta la sua grandezza chiedendo semplicemente di non essere odiato per non essere stato il re che il popolo francese avrebbe meritato. Altro brano incisivo che tramite le parole porta alla luce vari aspetti dei personaggi che via via tratti e ci fai scoprire maggiormente. Qui in questo quadro Luigi XVI appare come un uomo che grida nel deserto, dove coloro che avrebbero dovuto essere suoi alleati non lo ascoltano e lo lasciano alla mercè di una sorte che mai si sarebbe pensato potesse toccare a un re. Complimenti nuovamente.

Recensore Master
30/01/20, ore 09:21

Che pensieri struggenti....
Credo che i sensi di colpa abbiano accompagnato il re fino all'ultimo istante.

Recensore Junior
29/01/20, ore 23:30

Eppure la lucida follia del padre è stata foriera di aver creato un fulgido esempio di eroismo, di coraggio e senso di giustizia attraverso le sembianze di una donna,Oscar, che era il meglio di un uomo e d'una donna messa insieme...... In fondo le decisioni importanti le ha sempre prese lei, anche disobbedendo perfino al Re.... Ha pagato questa sua libertà di azione tutta mascolina vivendo un'eterno conflitto con la sua natura femminile che gridava per voler emergere e così sotto un cielo di lucciole e stelle è diventata finalmente donna sotto il fremente corpo del suo servo amante e ha conosciuto la fine attraverso una scarica di pallottole al grido di libertà, uguaglianza e fraternità, valori per cui ha sacrificato la vita e ha dichiarato tutto il suo amore di donna. E il Generale a luglio ha assistito al crollo sia di un mondo anacronistico oramai in decadenza che alle sue illusioni!!! Finalmente nel dolore Padre e non più padrone..
(Recensione modificata il 29/01/2020 - 11:35 pm)

Recensore Master
29/01/20, ore 23:23

Quanta amara tristezza, che terribile rimorso attanagliava il Re in quegli ultimi, terribili momenti. Si comporto' più da sovrano in quei momenti che in tutta la vita, probabilmente. I suoi ultimi pensieri andarono a lei, alla donna che non riusci' ad amare né a proteggere come meritava e che sarebbe caduta nel baratro poco dopo. Brava.

Recensore Veterano
28/01/20, ore 17:55

Mia cara amica,
Vi ringrazio sentitamente per la dedica a me rivolta.
Ma Vi sbagliate, mia figlia è qui accanto a me, in attesa del mio nipotino, il mio François.
Vi porgo i miei omaggi, amica mia!

Recensore Master
28/01/20, ore 06:47

Mai titolo fu più azzeccato: illusione e realtà. L'illusione di un uomo che ha creduto di piegare il destino, facendo di una figlia l'agognato erede maschio, capace di dare gloria e lustro al suo casato, unico fine della sua vita di un tempo... e la realtà del dolore e della perdita, che annulla ogni passata e inutile velleità, consegnando ai nostri occhi solo un padre distrutto dalla morte della propria figlia. Incisivo e lapidario come pochi, hai saputo condensare in sei righe l'essenza del personaggio. Chapeau

Recensore Master
28/01/20, ore 06:32

Perdona il ritardo con cui arrivo, ma il tempo ultimamente scarseggia e tu corri come un treno nei tuoi aggiornamenti! Allora, che dire... credo che nessuno, a parte sempre tu nell'altra bellissima raccolta, abbia consegnato un ritratto così malinconico ed efficace del povero Luigi. Un uomo che si sentiva fortemente inadeguato, (d'altronde consumò il matrimonio dopo ben otto anni dalla sua celebrazione), mite, di cui mi ha colpito molto la frase del cigno. Sembra sottinteso un confronto con il beau Fersen, che rende questo sfogo ancora più amaro e denso di rammarico. Brava .. passo al Generale!

Recensore Master
27/01/20, ore 17:10

A volte in poche righe si possono esprimere concetti profondi e azzeccati che il linguaggio prolisso non riesce mai veramente a cogliere. Mi è piaciuto molto il tuo generale e, debbo dire, maschilista fino alla fine. Il fatto di aver " perso " una figlia in battaglia non significa che , se fosse nato un maschio, la sorte gli sarebbe stata meno nefasta,anzi.
Ma in quest' ultimo capoverso ci leggo una sorta di debole rimprovero verso Oscar per averlo tradito come genitore e non averlo assecondato quando le chiese di fermarsi....e diventare una donna come le altre. Non lo so, cara Agrifoglio, dimmi tu se sbaglio, io ci ho visto anche questo nel tuo breve ma intenso scritto. I miei complimenti!

Recensore Veterano
25/01/20, ore 16:05

E' bellissima questa dedica al Generale Jarjayes!
E' decisamente ermetica ma intrisa di significato, mi ricorda un pò la famosa poesia di Quasimodo ("Ed è subito sera") perché in tre righe il Generale spiega tutto il senso della vita di Oscar.

"Mi hai colmato di orgoglio: eri mio figlio.
Hai dato nuovo lustro al nostro casato: eri il mio erede."
Il Generale, alla nascita di Oscar, le aveva "pianificato" un futuro perfetto lungo la linea della discendenza del casato e soprattutto, della continuità di carriera: i Jarjayes erano conti, un livello non molto alto nella scala dell'aristocrazia, ma a quel tempo chi copriva importanti cariche militari otteneva una posizione sociale ben superiore in società.

Il Generale aveva da sempre visto la femminilità della figlia come una condanna, una menomazione fisica e professionale da nascondere, e il suo tentativo di "coprire" tale "deformazione" è stato proprio nell'accettare senza indugi la proposta di Luigi XV di arruolare Oscar come guardia di Sua Maestà.

La frase "Ti ho persa in una torrida giornata di estate: eri mia figlia." spiega come questa sua cieca ostinazione gli crolla d'improvviso alle porte della Rivoluzione, quando il popolo arriva alla rivolta e alla fame e tutta quella perfetta società aristocratica era destinata a morire.

Oscar è (nelle tue descrizioni) in parte simile a suo padre: l'ultima frase di questo capitolo mi riporta alla stessa parte finale di Oscar, in "Scorre la Senna, scorre lenta":

"Tramontato il sole, si sgretolò il semidio
e rimase una donna sola,
denudata dell’epica e dell’innocenza
e rivestita di disperazione e di follia."

Questa analogia "tramonto di luglio-fine delle illusioni" è molto simile tra padre e figlia e soprattutto singolare, perché oltre a tramontare la loro utopia, tramontava anche un'epoca.

Molto bello e originale, i miei complimenti!

Recensore Master
25/01/20, ore 01:50

Il generale ha agito assecondando un capriccio.
Oscar per lui è stato motivo di vanto e orgoglio, molto più di quello che avrebbe potuto essere un effettivo erede maschio,con la sua educazione maschile e la sua sensibilità femminile.
Molto breve, ma rende tutto l'amore di un padre.
Buonanotte.

Recensore Master
24/01/20, ore 13:31

Mi hai fatto tremare i polsi. Un padre che si rende conto solo a giochi fatti, solo quando ormai non c'è più possibilità di redenzione, di aver perduto il suo più prezioso tesoro, in poche parole un amaro pentimento arrivato fuori tempo massimo. Ma forse se lui non avesse agito così non sarebbe nata l'eroina che noi tutti conosciamo. Molto brava nell'essenziale.

Recensore Master
24/01/20, ore 13:03

Il Generale ha aperto gli occhi solo al momento della fine. Ma dopo tutto, quest'uomo non era da deprecare completamente: pur con tutti i suoi deplorevoli pregiudizi (comuni però all'intero sistema feudale, marcio sin dalle fondamenta, e non propriamente suoi) ha dato ad Oscar una libertà impensabile per le donne dell'epoca; paradossale ma vero!