Ciao bellezza! Si lo so, adesso mi starai uccidendo mentalmente perchè ti ho chiamato così, ma poco m'importa ; ) Bueno, tu aggiorni e io recensisco: una catena interrompibile ; )
Comuuunque...
Amo questo capitolo. Okay, tu avrai tutte le ragioni di questo maledetto mondo per dire che non ti piace, ma io lo adoro. Finalmente, viene a galla la verità che è sempre stata nascosta nei capitoli precedenti; si, mi avevi accennato qualcosa e l'avevo capito, ma l'hai descritto troppo bene! La parte del matrimonio... cazzus, leggendola sono rimasta a bocca aperta tipo <<Ho perso qualche passaggio, vero?>>
In quell'istante, un lampo. Il cielo s'illuminò in modo quasi sovrannaturale, la sera di trasformò per un attimo, un attimo solo, in giorno. Poi uno, due, tre... Otto secondi ed un rumore, così potente da penetrare nelle orecchie e rimbombare in tutto il corpo, sorprese Allin, che scattò immediatamente in piedi. Era appena scoppiato un temporale.
La ragazza si asciugò per la centesima volta il viso e si andò ad inginocchiarsi vicino alla finestra del caldo abitacolo, cominciando a guardare la pioggia scendere impetuosa, sfogandosi come avrebbe voluto fare lei, se solo ne avesse avuto la forza fisica. Dapprima si limitò a lasciarsi distrarre dal rumore incessante, a volte forte, a volte più delicato, delle goccioline che s'infrangevano nel terreno, giocherellavano tra le fronde degli alberi, rimbalzavano sul tendone, picchiavano tetto della sua piccola roulotte. Poi, pero', Allin non poté far a meno di guardare il calendario affisso su una parete.
252
Eh sì, mancavano duecentocinquantadue giorni al suo diciottesimo compleanno. La ragazza rimase imbambolata a fissare quel numero che in quel momento apparì così piccolo, così vicino allo zero.
Ammetto di adorare queste poche righe... Ti giuro, mi piacciono troppo! Lo sai: adoro i dettagli. E cavolo il modo in cui tu li descrivi in ogni capitolo, senza tralasciarne alcuno, mi sorprende ogni volta...
Niall. Per lei c'era solo Niall.
Con questo nome fisso nella mente, la giovane si alzò da terrà, indossò un impermeabile ed uscì all'aperto.
Immediatamente, neanche a raccontarlo, la pioggia l'avvolse nel suo fitto manto. Allora, Allin, alzò lo sguardo al cielo, godendosi la sensazione di pace che le regalava il fresco scorrere dell'acqua sulle sue guance surriscaldate dal pianto.
E così, tra la pioggia, saltando da una pozzanghera all'altra, Allin si sentì per un po' bambina e, quando catturò una goccia con la lingua, le sembrò di assaggiare il sapore della libertà che credeva avrebbe raggiunto a breve. Illusa, non pensava neanche a cosa il destino le avrebbe riservato. Nella sua mente esisteva solo lei, ferma in quell'istante, e la pioggia, che continuava a cadere. E si definì pazza, quando in quelle gocce iniziò a vedere riflesse scene di vita passata, momenti vissuti con Niall, ovviamente. I tanti pomeriggi passati a fantasticare sulla forma delle nuvole sdraiati sul prato. La volta in cui, divertita, gli preparò una coroncina di margherite, posizionandola tra i suoi capelli biondi che, ai suoi occhi innamorati, sembravano attirare i raggi del sole per creare giochi di luci mai visti prima d'ora.
"M'ama... Non m'ama... M'ama." Dolce il fatto che Allin credesse a questo giochino, pensando che la verità fosse davvero celata tra i petali di un fiore.
Inutile raccontare dell'espressione, del sorriso che le illuminò il viso, quando ebbe un'ulteriore conferma del sentimento provato per lei dal ragazzo, che la guardava imbambolato, ammaliato da ogni suo piccolo gesto, sospiro. E poi ancora, quando erano andati al mare, coperti dall'appoggio di Marie. Fu lì che la bionda si ricredette sul colore dei suoi occhi. Altroché brutto, altroché di un azzurro smorto. Niall riuscì a farle capire che erano bellissimi, per un attimo riuscì a farle amare se stessa quanto lui l'amava. A questi due diabetici ricordi se ne susseguirono tanti altri, poi la pioggia finì e tornò la calma, il silenzio e le sue paure, le sue preoccupazioni, si fecero sentire inesorabilmente.
Sai anche quanto io possa amare le cose dolci e diabetiche quindi mi sembra inutile ribadirti quanto ami questa parte. Non solo perchè è diabetica e veramente dolce, ma soprattutto perchè porta noi lettrici a conoscenza di certi momenti della coppia che noi non abbiamo "vissuto", il che mi piace alla follia.
Mentre si truccava nel solito caos più totale, causato dal dividere il camerino con una decina di persone, mentre indossava il suo nuovo body, che lasciava alla fantasia ancor meno di quanto non facesse il precedente, Allin cercò di liberare la mente da ogni cosa che non riguardasse le acrobazie da compiere, promettendosi pero' di parlare di questa scoperta almeno con sua zia, che sicuramente, a suo parere, avrebbe potuto raccontarle qualcosa in più del suo vero padre e del danno causato da sua madre. Le mezzepunte ai piedi, le mani coperte di polvere di gesso, la coda alta fatta alla perfezione: ci volle poco prima che Allin fu pronta per la sua esibizione che stava per iniziare. La musica partì, l'acrobata si avvicinò alle quinte della pista, prendendo due profondi respiri. Si guardò intorno, in cerca dello sguardo di Gonzalo, che la squadrava con indifferenza, come se nulla fosse accaduto poco prima. Così, quando poi lui le diede un colpetto sulla schiena nuda, la ragazza, al buio, raggiunse il centro della pista, dove l'aspettava, raso terra, il suo cerchio azzurro. Come al solito, contò fino a tre, poi lo afferrò, aspettando che i tecnici iniziassero a farlo salire in aria, cosa che avvenne dopo poco. Allora un faro illuminò la sua esile figura, la musica si fece più decisa e lei iniziò ad eseguire le sue acrobazie, mentre l'attrezzo veniva fatto scendere e risalire d'altitudine, seguendo il ritmo della musica che faceva da base alla coreografia. Fu quando si ritrovò a testa in giù, con le gambe incrociate, strette al cerchio che ruotava velocemente a circa tre metri da terra, che Allin colse Gonzalo intento a salutare calorosamente un ragazzo dall'aria malsana e misteriosa. Faticando un po', seppur agevolata dal ritmo lento con cui prese a muoversi il cerchio lungo la circonferenza della pista e socchiudendo gli occhi, riuscì a vedere più chiaramente il giovane. Alto, muscoloso, con tanto di spallone tipiche dei giocatori di regby e una sigaretta accesa stretta tra indice e medio, il ragazzo si tirò su le maniche della maglia fino ai gomiti, mostrando i tanti tatuaggi che ricoprivano la sua pelle. Ad Allin bastò vedere il suo gesticolare e il suo atteggiamento capire le sue origini. Il giovane era uno zingaro. Continuando a fissarlo, la ginnasta rischiò di cadere più volte e rendendosene conto, riprese a concentrarsi esclusivamente sull'esibizione. Due giravolte, qualche intricato esercizio e poi Allin si accoccolò nel cerchio, lasciando le gambe penzolare nel vuoto a giusto poco meno di due metri da terra. Dovendo eseguire per un po' solo banali movimenti con le braccia, ebbe anche la possibilità di riconcentrarsi sul gitano, sedutosi in prima fila, accanto al padre. Fu quando incrociò il suo sguardo eccitato che capì tutto. Quello sconosciuto stato il suo futuro sposo. Allin spalancò gli occhi, portandosi una mano alla bocca, facendo sembrare il gesto parte integrante della coreografia. La testa le iniziò a girarle vorticosamente, lo stomaco sembrò annodarsi, obbligandola a chiudersi in se stessa. Proprio in quel momento, fortunatamente, la musica divenne sempre più silenziosa, sfumandosi con i mormorii della gente, per infine concludersi. La bionda quindi venne riavvolta dall'oscurità e lentamente scese dal cerchio, sapendo di avere due buoni minuti a disposizione per uscire dalla pista, intanto che la zia, sostituta della madre, presentava la prossima esibizione.
Dettagli, dettagli, dettagli e ancora dettagli! Questa descrizione dell'esibizione la amo! Trovo fantastico il modo con cui hai fatto combaciare alla perfezione le sensazioni di Allin e i suoi movimenti col cerchio. Li trovo una combinazione perfetta!
Il finale? Beh, conoscendoti non so che aspettarmi... ahahah
Ci sentiamo su whats fantastica Gio <3
Adrixx |