Okay, cominciamo questa cosa difficile. Come minimo mi dimenticherò alcune cose per strada, appunti o meno.
La prima cosa che mi ha fatto veramente amare Verso l’alba è stata, molto semplicemente, la trama. Nell’anime di Sailor Moon le cose sono molto semplici: nuovi cattivi, mostri, potenziamento delle Sailor, boss finale. Tu non ti sei limitata a questo: non hai semplicemente servito dei nuovi antagonisti – certo, pur con un loro bagaglio di vita e motivazioni – ma hai intessuto una trama di grande portata, andando a riempire tutto quello spazio immenso che la serie ha lasciato vuota. Sì, sappiamo che Crystal Tokyo avverrà, ma quando, come? Ecco, tu stai dando delle risposte. Ci stai dicendo come quel regno verrà creato, come Usagi possa essere cresciuta tanto da divenire all’altezza del ruolo, come è successo che degli abitanti di Nemesis stessero sulla Terra. Sono tanti quesiti che durante l’anime venivano ignorati, e che mi avevano sempre incuriosito abbastanza già da bambina.
La tua è un’idea meravigliosa, supportata da una capacità di world building veramente alta, e questo non è da tutti.
Poi pollici bene bene in alto [cit.] per il realismo apportato in tutta la saga: ci sono mostri e alieni che combattono, e nella serie animata questo non ha mai preoccupato i comuni esseri umani, mentre ora sì. Grazie a te, sì. Ci sono forze dell’ordine che agiscono, vertici di governi che sono – anche piuttosto giustamente – spaventati, e allora non stanno fermi con le mani in mano, ma agiscono. Rapiscono Saturn. Rapiscono una guerriera Sailor, per saperne di più, per poter finalmente capire, per potersi difendere. Non è nella natura dell’uomo lasciare che qualcuno lo difenda dai pericoli: ci intestardiamo per poterci difendere noi stessi. Rapire Saturn è stata un’azione abominevole, ma profondamente umana, e logica, e reale. Come lo sono stati tutti gli scontri avvenuti con forze dell’ordine o l’esercito.
Hai inserito Sailor Moon – una serie animata di guardiane carine – in un contesto reale e vero e credibile. Sono sbalordita.
Poi, la seconda ragione – quella su cui mi dilungherò di più – per cui mi mordo le dita nella continua attesa dei tuoi aggiornamenti sono i personaggi. Gli OC e i personaggi della serie originale.
Io ti adoro per il lavoro che stai facendo. Stai dando spazio a tutti, permetti di capire come ogni personaggio ragiona, le motivazioni che lo spingono e quelle che lo frenano. Ci mostri le Sailor in battaglia – e wow, posso spendere due parole sulle battaglie? Nell’anime sono la parte più noiosa della puntata, ripetitive e lineari, mentre tu le fai diventare veri combattimenti! Ci si ferisce, si soffre, c’è la disperazione di temere di perdere, la stanchezza a fine battaglia, a volte più della gioia della vittoria. Complimenti – ma anche a casa propria, come vivono questa loro doppia identità, il peso di dover mentire ai propri cari, e come questi a volte intuiscano che semplicemente c’è qualcosa che non va, che non torna. Ti soffermi sulle piccole cose, sui dettagli, e sono proprio questi che rendono ricco un personaggio.
Ti dirò, Sailor Moon ha un posto speciale nel mio cuore, ma prima della tua fan fiction era lo stesso che occupava quando ero bambina: amavo alla follia Rei e Setsuna, mi piaceva la storia tragica di Endymion e Serenity, e speravo tanto tanto che Yuichiro si mettesse con Rei. Stop. Usagi non mi piaceva – avrò anche avuto sei anni, ma il suo infantilismo mi urtava i nervi – Ami mi pareva sciatta, su Haruka e Michiru non avevo un vero giudizio, e il destino delle Ayakashi aveva smesso di interessarmi quando erano scomparse dalla serie. Minako mi stava addirittura antipatica, troppo idol e sciocca per i miei gusti.
Da che ho iniziato a seguire la tua fan fiction tutto ciò è cambiato: okay, Ami continua a essere la guerriera che meno mi interessa – ma immagino sia dovuto a traumi infantili. All’asilo giocavamo alle Sailor e io dovevo sempre fare lei perché ero quella intelligente. Sticazzi, io volevo fare Mars – ma ora tutti i vari personaggi mi fanno accendere di curiosità. Mi hai mostrato l’ambiguità e il mistero di Haruke e Michiru, grazie a te mi sono finalmente arrivate la dolcezza di Makoto e la sagacia di Minako, per non parlare poi di come Usagi e Mamoru ora siano divenuti una delle mie coppie preferite: prima li trovavo solo gli stereotipi dei protagonisti innamorati, e mi annoiavano, ma ora so che Usagi ha una capacità di amare così immensa da essere contagiosa, è dolce e innocente, ma quando serve sa prendersi le sue responsabilità, e non perché il mondo glielo imponga, ma perché è nella sua natura quella di voler fare del bene. Mamoru poi… è imperfetto. Si innervosisce facilmente, è arrogante e testardo, i capricci di Usagi gli danno fastidio, come lo darebbero a qualunque persona umana, solo che lui glieli perdona perché la ama. Ai tempi della serie animata mi era sempre parso che non lo tangessero. L’idea che invece si stizzisca pure lui, che addirittura questi due possano litigare, dà tutto un altro sapore alla coppia, un sentore più reale che me li fa apprezzare come mai prima.
È “colpa” tua se sono finita per rivedermi la serie. E stavolta l’ho apprezzata molto di più, l’ho vista con gli occhi di un’adulta, ho notato i piccoli comportamenti dei vari personaggi, ho desiderato sapere di più delle storie di ognuno di loro, anche dopo la loro fine, ho continuato a pensarci. E poi ho apprezzato tantissimo come, dopo questo rewatch, la tua saga mi sia sembrata ancora di più il giusto proseguo dell’anime. Ho visto Demando e mi è scoppiato il cuore pensando ad Anthia e Zenas, Rubeus ed Esmeraude erano così dannatamente Doukas ed Euthasia da farmi stare male. Tutto l’universo da te creato coincide senza sforzo con la storia originale.
Eccezionale. Mi ripeto, ma è davvero eccezionale.
Ora cerco di entrare più nello specifico parlando di cosa ho amato del tuo lavoro sui personaggi della serie: Mamoru, e la sua crescita. Tutti i personaggi, le Sailor, sono cresciute, hanno scoperto nuovi poteri, ma Mamoru è quello che ha fatto il percorso più strabiliante di tutti. Da membro più debole, ora è finalmente pronto, è forte, è consapevole, è un personaggio che posso inquadrare come re della Terra non solo per maturità ma anche per forza, per potenza. Non è più il Milord un po’ inutile e deboluccio che faceva la comparsata, e se non stava troppo attento finiva pure per prenderle. È diventato un uomo, un generale. Lo vedo come un pari di Usagi, può essere un condottiero al suo stesso livello, possono parlare in termini di forza che entrambi comprendono e conoscono.
Le scene in cui il suo potere è mano a mano aumentato sono state le mie preferite tra tutti, anche perché riscoprire il suo potere per Mamoru è equivalso a riscoprire anche se stesso. Non mi vergogno ad ammettere che il passato con la sua famiglia mi ha colpita profondamente e commossa, anche se l’apice è stato verso la fine, quando Mamoru ha pensato che viene da una famiglia pronta a uccidere per amore, che ha la violenza nel sangue. Io magari ho un cuore un po’ splatter e molto angst, ma quello è stato il momento culmine, in cui ho provato per Mamoru tutta la stima possibile. L’amore non è solo dolce, non è solo tenerezza: può anche portare a gesti folli e violenti, può far scaturire una rabbia immane. Ho amato Mamoru nel momento in cui ha realizzato che quell’ira fa anche parte di lui, e a volte è giusto provarla – ora mi vengono in mente le teorie di ira mala e ira bona di Dante, ma non penso tu voglia sentirmi fare un trattato comparato tra Verso l’Alba e la letteratura trecentesca.
Michiru e Haruka, come già ti ho accennato, hanno poi suscitato un fascino completamente nuovo. Mi hai mostrato Haruka al massimo della sua passionalità, del suo temperamento, e hai dato una sfera di emozioni nuove a Michiru, che sembra sempre così fredda e distaccata. E invece è vanitosa, arrogante anche a lei, superba, esattamente come Haruka. E pure loro sono sì, una coppia perfetta, quasi un’unica entità – e qui ricordo la domanda di Alexander e come mi abbia fatto sorridere. “Perché parlano di quelle due come una cosa sola?” “Ah. Beh, perché stanno insieme.” “Sì, anche le ragazze stanno sempre insieme, ma […]” “No, non hai capito. Loro due stanno insieme.” LOL – ma a volte la freddezza di Michiru riesce a esasperare Haruka, che pure legge nelle pause tra le sue parole, nei suoi respiri, tutte le emozioni che trattiene. Di nuovo, sono le piccole cose e i dettagli di cui hai infarcito la tua intera saga a dare nuovo sapore e importanza ai personaggi e i bellissimi rapporti tra di loro.
Poi vogliamo parlare di cosa non hai fatto con la mia diletta? Mars. Mars e il potere al suo interno, che non è Marte, ma viene da Marte. Ecco, quella è una delle cose che più mi hanno incuriosito in Verso l’alba, e ora sono qui che mi mordo le guance perché medito, ma non so, credo ma non sono certa. Posso azzardare che sia una qualche linea di potere perduta? Massì, azzardo.
Rei… nella serie animata l’ho sempre inquadrata come la migliore amica di Usagi. Quella con cui litiga più spesso, ma forse quella che la può capire meglio di tutte. Forse addirittura quella che la ama più di tutte. Questa, ovviamente, è un’opinione personale, eh. Comunque l’ho sempre vista forte e decisa, ma scoprire in Verso l’alba e affini che anche lei ha delle paure, è stato emozionante. Lei è sicura di tutto, ma non in amore. In amore è una bambina spaventata e insicura, passionale e sfrontata all’apparenza, ma in senso più spirituale l’ho trovata quasi timida. Timorosa. È stato bello. È stato bello soprattutto perché ogni volta, o prima o dopo, Yuichiro è sempre stato al suo fianco, pronto a sostenerla prima che cadesse.
Il rapporto tra di loro ha del magico, secondo me. La completa devozione di Yuichiro mi dà i brividi in ogni sua dimostrazione, e - oh! – quanto ho amato seguire la crescita di Yuichiro. Lui che è un cheer up man – e quanto mi piacciono il suo umorismo e le sue battute! Sua sorella vuole un figlio, Ami forse è incinta, i nemici vogliono riprodursi, e lui è capace di fare una sua uscita esasperata. Ma quanto sei bello – ma non solo quello. Ama Marte, ne ama il fuoco, e da qualche parte è fuoco anche lui, anche se a volte è ancora troppo timido per dimostrarlo. Yuichiro è capace di arrabbiarsi, di sentirsi giù di morale, ha bisogno di avere più stima di sé, di apprezzarsi, e più lo fa, più la sua devozione nei confronti di Rei diventa strabiliante, a mio parere. Agli inizi del rapporto, lui si sentiva nulla e vedeva lei come una dea. Era quasi dovuto che le fosse devoto. Ma quando con il tempo Yuichiro si riscopre – si butta in mezzo alla battaglia per salvarla, è disposto a rischiare l’umanità, l’anima e la vita per lei – è quasi costretto ad ammettere di essere forte anche lui. Di essere ambizioso anche lui. Da automa è tornato umano perché ha accettato chi è realmente, e per me ha dovuto ammettere con se stesso che, nonostante servire e vivere umilmente gli piaccia, anche lui è umano, e come tutti gli uomini desidera, brama persino. La sua brama in questo caso è tutta positiva, perché i suoi desideri concernono Rei, il vivere bene con lei, il vivere al meglio con e per lei, però il bello è stato quando ha compreso che è giusto desiderare cose piacevoli non solo per gli altri, ma anche per sé. Un assaggio di questo suo “egoismo”, se così lo vogliamo chiamare, compare ogni volta che lui e Rei si toccano. La passionalità di Yuichiro, nel senso più carnale del termine, mi ha piacevolmente stupefatta in un primo momento, e poi mi è ancor più piacevolmente risultata naturale, confacente il suo carattere, quel lato di lui che tiene più nascosto.
Alla fine, di tutti gli uomini presenti in questa saga, Yuichiro è rimasto il mio preferito. Quando leggo di lui e Rei, sono sempre emozionata e trepidante. Li leggo, e desidero avere un rapporto come il loro, desidero con tutta me stessa trovare il mio Yuichiro. Litigi compresi, non importa. Non esistono coppie che non litighino, gli alti e bassi ci sono per tutti, e ribadisco ancora una volta quanto mi piaccia che tu lo tenga da conto e inserisca qui e là momenti di confronto tra i vari fidanzati, litigi stupidi, e litigi profondi. Come nella vita vera.
Un’altra cosa che hai inserito e che mi ha fatto esultare? Il nonno di Rei. La possibilità – no, la certezza – che lui sappia la verità.
Quando guardavo la serie mi chiedevo sempre come potesse essere che un monaco non fosse sensibile agli sconvolgimenti di potere che gli avvenivano intorno. Avevo covato una mia idea personale che in verità sapesse di Rei e delle Sailor, e ritrovare la teoria nella tua fan fiction mi ha fatta gridare al miracolo.
Ecco, ora parlando dei tuoi OC vorrei ringraziarti per i genitori delle Sailor e dei loro ragazzi. Nella serie è troppo facile dimenticare che sono tutti solo dei ragazzi, quando le uniche figure genitoriali presenti sono Ikuko e Kenji, e anche loro fanno solo comparsate raramente utili.
Come ho già avuto modo di anticiparti, io ho una predilezione per le figure adulti, genitori in particolare. Amo tantissimo Kenji e Ikuko, e tante volte sono andata a rileggermi proprio le scene con loro, e il rapporto conflittuale tra Kenji e Mamoru mi dà sempre tanto da pensare. In senso buono.
Alla stessa maniera sono stata felice di conoscere Saeko, di vedere tutta la sua schiettezza, ma anche la fiducia profonda che ha con la figlia. Il rapporto quasi da pari che c’è tra lei e Ami mi ricorda, per certi versi, quello che ho io con mia madre: non siamo mai state mamma e figlia, ma quasi due amiche. E come Ami anche io a volte soffrivo per la mancanza di una figura che sia solo “mamma” senza nemmeno rendermene conto. Quando Ami ha confessato a Saeko di aver creduto di essere incinta, e loro due si sono abbracciate, confortate, mi sono intenerita molto, e ho desiderato fare la stessa cosa con mia mamma – anche se no. Se mai le sganciassi una bomba simile, sarebbe capace di fare un infarto, visto che l’ultima volta che ho avuto malesseri è stata proprio lei a temere che fossi incinta. Grazie della fiducia sulle mie conoscenze contraccettive, eh.
Dall’altro lato, il genitore da te presentato che mi causa più angosce è il padre di Rei. Ha dei comportamenti con sua figlia che io non riesco a concepire. Insomma, è sua figlia, come può considerarla una specie di mostro? E però come ha detto Rei, è vero che lui sua figlia non la conosce. Si fa riferire da altri come lei stia. Sono due persone che si trattano con indifferenza.
È la cosa più triste che potessi immaginare. Sto male per Rei e per quello che ha perso, con una madre morta e un padre quasi inesistente, - per questo apprezzo doppiamente la rabbia di Yuichiro nei confronti di Masaki – ma dall’altra parte mi spiace anche per lui. Avere figli è una cosa meravigliosa, e lui non capirà mai l’enorme portata di ciò che ha perso, non costruendo mai un rapporto genuino con Rei. D’altro canto, però, ci ha provato. Troppo debolmente per avere effetto con una figlia che si stava caricando di rancore, però si è interessato a come Rei andasse a scuola, ai suoi sviluppi. Non ha fatto finta di nulla. Quando ha scoperto che lei è una Sailor, l’ha protetta. L’ha protetta. Ha voluto sapere se lei lo avesse almeno mai considerato un padre. Ha fatto una domanda crudele e orribile, ma per il semplice fatto che l’abbia posta, a me è arrivata una traccia di sentimento da parte sua. Di disperazione e desolazione. Forse persino una minima comprensione degli errori commessi.
Ah poi, vorrei un plauso speciale per Eve Foster. Quella donna è un danno che cammina, e io la amo. Sviene a Natale, fa dei capriccetti perché vuole che il figlio venga a prenderla all’aeroporto. Vuole arrivare alle spalle di Alex per fargli una sorpresa. Rimane sconvolta quando suo figlio le ricorda suo padre.
Eve è meravigliosa. Stupendamente imperfetta, a volte vanesia, ma dolce e piena di vita e di amore, così piena che sembra non sapere bene come e dove indirizzarlo. Tra i tuoi OC terrestri è quella che apprezzo di più. “Non puoi avere un figlio, sei un figlio!” stamperò questa frase su una maglietta.
Poi ti ci vuole un encomio speciale per Gen e Shori. Per Gen perché… beh, è probabilmente il personaggio più verosimile di tutti. Il mio ex ragazzo gli somigliava molto. All’apparenza, almeno, erano persino identici, come persone e nel rapporto di coppia. Poi ovviamente Gen era sincero, mentre il mio ex no, e questo spiega perché sia ex.
Questo è il motivo per cui Gen riesco ad apprezzarlo solo a livello di costruzione del personaggio, ma non a livello di carattere. Nel senso: hai fatto un lavoro stupendo creandolo, dandogli un certo passato, delle abitudini, dei modi di parlare. E io valuto moltissimo questo tuo raggiungimento. Poi in verità leggo velocemente le parti con lui, perché mi ricorda l’ex e quindi alla fine mi sta antipatico. Ah, come sono volubile xD
Comunque mi ha colpito moltissimo l’epilogo, quando Shori ha compreso l’identità di Makoto, e il disegno di Crystal Tokyo, che fa presagire che Gen starà con Makoto fino alla fine – e okay che l’avevi già detto in tutte le maniere, le sorprese nella tua saga non sono le coppie, che sono palesi, ma ciò che affrontano – e che sarà, beh, una specie di architetto reale, direi. È un ruolo inaspettato. Gradito, però. Molto.
Okay, prima di iniziare a sputare sangue e sentimenti parlando di Nemesis – ecco, se speravi che avessi finito la recensione, stai fresca – faccio un’ulteriore parentesi su quanto, oltre ai personaggi, io ami i rapporti tra di loro. Amo che Gen e Alexander non si possano sopportare. Amo che Makoto senta Alex quasi come un fratello, e che Hotaru provi lo stesso per Mamoru. Amo che lei si sia presa una bottarella per Alexander, amo che Minako sia l’unica a trattare Hotaru come un’adulta, mentre tutti gli altri si sforzano di coccolarla perché sì, sarà anche Sailor Saturn, ma è ancora una bambina. Amo che Alexander e Ami siano passati dall’avere il terrore di diventare genitori, al desiderare un figlio.
Amo come tu abbia delineato il carattere di tutti personaggi, tuoi e non, sia con grandi introspezioni, sia ponendoli in relazione l’uno con l’altro.
Ecco. Ora inizia la parte brutta. La parte in cui non so se riuscirò a rimanere calma e placida, e molto più probabilmente partirò a urlare in capslock per il dolore.
Nemesis.
Mi stanno venendo gli occhi lucidi solo a ripensarci.
Sono sincera, mi hai fatto innamorare. Mi hai fatto innamorare di Zenas in maniera così vergognosa e palese, che tuttora non ho ancora realizzato il fatto che sia morto. Non è morto. No. Non esiste. È un personaggio troppo potente, troppo emblematico per morire. Non sei George Martin che mi ha ammazzato prima Ned Stark e poi Khal Drogo e poi ALTRI MILLECINQUECENTO e ciao. Non sei lui, quindi in verità Zenas non è morto. È tutta un’illusione. Non è vero, non è morto.
Un lato di me vorrebbe strangolarti per aver ucciso il padre di un bambino non ancora nato, lasciando la madre sola e abbandonata a se stessa. Il lato razionale di me invece mi dice di tacere e subire stoicamente, perché io lo stesso trattamento l’ho riservato a ben due miei personaggi, e quindi sto solo venendo punita dal karma per quel che ho osato fare.
Che è una cosa bruttissima, e l’hai fatta anche tu. Quindi non sei una bella persona. Sei una meravigliosa autrice, ma sei crudele. Sei Chaos.
Ho amato Zenas. Lo amo tuttora. In tutti i suoi pregi superstiti, e tutti i suoi difetti. Ho il cuore a pezzi per Anthia, che era la mia preferita di tutta la saga, fino a che Zenas non ha ceduto a lei, e allora sono diventati entrambi i miei preferiti a pari merito, con Kendeas a mezzo gradino più in basso. Ma solo mezzo.
La tristezza di Anthia e la depressione – e parlo di depressione clinica – di Kendeas mi atterriscono. Anthia che non sembra voler vivere, e Kendeas che appare in forze, ma in verità è già morto da lunghissimo tempo.
Ogni volta che Kendeas ha ricordato, e tu hai parlato di Kyros e Leda tramite lui, io sono stata male. Ho sofferto, ho avuto il fiato rotto dalla drammaticità di tutto. Leda era una creatura bellissima, degna sorella di Zenas: una stratega, una donna forte e piena di affetto. Leda non era la metà di Kendeas, ma era la sua compagna, e per questo altrettanto importante.
Mi ha devastato Kendeas che sentiva la sua mancanza, che era stanco. Kendeas che non fa male al bambino di nessuno, non lui.
Maledico te, e la mia irrefrenabile attrazione per tutte le cose rotte e spezzate. Il personaggio di Kendeas ha parlato a parti di me che avevo seppellito a molti metri di profondità.
Con i personaggi di Nemesis hai dato pieno sfogo a tutti i sentimenti di delusione, di ingiustizia che si provano quando le cose brutte accadono alle persone belle. Le Sailor combattono per i loro sogni, ma alla fine si realizzano. Gli uomini di Nemesis hanno visto venir loro strappata ogni speranza, ogni gioia, senza la possibilità di poterla riottenere.
Gli alieni di Nemesis sono i personaggi più importante di tutta Verso l’alba, non perché sono gli antagonisti, non per quello che causano, ma per quello che rappresentano.
Anthia e Kendeas e Zenas sono il declino. Sono dei valori che vogliono ancora sopravvivere, ma che sono stati spazzati via da una forza maggiore. Euthasia e Doukas sono la perversione, sono ciò che diventano le persone quando sono troppo cieche per vedere che la vita sta offrendo loro, finalmente, una possibilità.
Euthasia è stata cresciuta nell’odio, nella superbia, è la spada di sua madre, però lei porta con fierezza il cognome Igàn, non l’eredità di Sotiria. È un particolare che ho trovato molto dolce, per quanto fosse affogato in una situazione di disprezzo. E forse sono allucinazioni mie, ma credo che Doskos sarebbe potuto essere la possibilità di Euthasia di staccarsi dal retaggio di Sotiria, se solo fosse stata capace di capirlo.
Invece è stato empia e cieca, e ha finito per ricreare con Doukas un rapporto malato in cui entrambi erano lo specchio dei loro genitori folli.
La relazione tra Euthasia e Doukas è stata orchestrata fin troppo bene. Mi disgustavano per la loro bassezza, e allo stesso tempo mi affascinavano per la bestialità tra di loro. La fisicità era così estrema dal diventare un riflesso totale dei loro problemi mentali ed emotivi, e io ero ghiotta di ogni scena nuova in cui scrivevi di loro.
Doukas… Doukas inizialmente mi ha attirato solo in qualità di antagonista ben costruito. Sono sempre felice di ritrovare il caro vecchio cattivo crudele e senza scrupoli, dispotico e arrivista. Ero felice già così, ma quando è uscito il suo background, ho scoperto di poter soffrire immensamente anche per lui. È salito anche lui nel podio dei personaggi che ho amato sconfinatamente, e per cui sono stata in pena.
Tu poi hai dimostrato di essere una maestra nel dare tante piacevoli fitte al cuore, facendoci sapere di Meris. Meris, come Doskos per Euthasia, era la possibilità di Doukas di essere felice. Ancora di più, per Euthasia la felicità è passata fuggevolmente, mentre Doukas l’ha tenuta tra le mani, ne ha assaporato il gusto, e poi ha compiuto l’abominio di voltarle le spalle, di ripudiarla. Ho quasi pianto per tanta stoltezza.
Poi, non so, forse sono una sognatrice ancor più di Usagi, ma la curiosità e l’attenzione che Minako aveva risvegliato in lui, mi avevano dato un barlume di speranza. In due frasi mi sono ritrovata a shipparli, e immaginare una realtà in cui la guerriera dell’amore sarebbe riuscita a insegnare l’amore a un essere corrotto e devastato come Doukas.
È stato un sogno carino, irrealizzabile, ma mi è piaciuto giocarci per ogni volta che Doukas l’ha chiamata kalèis, e per la voglia perversa che aveva di baciarla ancora e morderla a sangue. Chissà, magari sono stati i kink che ho covato per colpa di fandom sui vampiri. Sta di fatto.
Bene dai, ti deformerò la pagina recensioni, ma arrivo all’ultimo punto. Zenas e Anthia. Sì, sono un punto a parte.
Ecco, se dovessi fare una scala delle OTP che mi hai creato in questa fan fiction, Rei/Yuichiro e Usagi/Mamoru sarebbero pari merito al secondo posto, ma al primo ci sarebbero proprio Zenas e Anthia.
Del resto, come avrai capito e come ti avevo anticipato, i personaggi di Nemesis sono la cosa che più mi ha stretto il cuore di tutta la fan fiction.
Quando Usagi ha visto Zenas e ha capito… beh, non so quale dio mi abbia aiutato a non scoppiare in lacrime. Perché è stato solo in quel momento che ho veramente realizzato cosa sarebbe successo, quanto sarebbero stati gravi i danni di questa ennesima battaglia.
Usagi ha combattuto il padre, dopo averne già annientato il figlio che nemmeno è ancora nato. Al tempo non era stato nemmeno concepito. È una tristezza, un’amarezza troppo grande per poterla descrivere. È davvero la fine di tutte le speranze, di tutti i sogni per questa nuova Nemesis che è morta prima ancora di nascere.
Quando ho cominciato a leggere Verso l’Alba non mi aspettavo di venirne colpita così duramente e nel profondo.
Anthia e Zenas mi hanno fatta disperare di continuo. Ogni momento in cui loro erano felici mi faceva star male ancora di più perché sapevo come sarebbe finita. E lei ha cominciato a chiamarlo “amore”, dopo esser stata così duramente punita proprio dallo stesso sentimento che aveva provato a lungo per il medesimo uomo. E Zenas non era più un re, era appunto un uomo con Anthia, era disposto a essere solo un uomo con e per lei, a creare una famiglia, a essere felice. Felice. Perché lei lo conosceva meglio di quanto pensasse. Questa cosa fa ancora più male, perché automaticamente ho pensato che se Zenas su Nemesis si fosse preso il tempo di ascoltare, di accettare l’amore di Anthia, allora forse ci sarebbe stato un epilogo diverso. E se anche così non fosse stato, almeno loro due avrebbero avuto più tempo insieme per amarsi, non come Ariadne e Narsis, ma almeno come Kendeas e Leda. Compagni, complici. Perché Anthia – che sia per il suo potere, o solo per il suo carattere – era davvero in grado di comprendere Zenas, e insieme si sarebbero bilanciati, si sarebbero aiutati. Avrebbero raggiunto un equilibrio che Kalliàn, questa grande metà di Zenas, non avrebbe mai potuto offrirgli. Sono arrivata persino al punto di pensare che Kalliàn non fosse davvero la metà di Zenas: lei aveva già trovato la sua, quindi non poteva essere quella di Zenas. La metà di Zenas era Anthia. È sempre stata Anthia. E lui l’ha assaporato così tardi da non essere nemmeno arrivato a comprenderlo.
Poi questo è il mio pensiero. Tu sei l’autrice e sai, e puoi venire a gettarmelo fuori da una finestra quando vuoi, ma lo struggimento che provo per loro due non cambierà.
Li ho amati così tanto da desiderare sinceramente che Sailor Moon perdesse. Ha sempre vinto, ha sempre trionfato, per una volta non può essere di qualcun altro la vittoria? Zenas e Anthia non possono essere felici? Possiamo fare che Doukas verrà redento, Kendeas verrà guarito.
Quando hai scritto i pensieri di Zenas, di lui che aveva portato la pace, non aveva quindi diritto ad averne per sé? Ecco, lì il mio cuore si è spezzato definitivamente, anche negli ultimi rimasugli.
Sono felice di quello che mi hai detto, di sapere che Anthia ha ancora qualcosa da dire, sono felice di aver scoperto nell’epilogo che Kendeas è vivo ed è con le Ayakashi. Sono felice di sapere di Kaeru, anche se lui, come Demando, è un figlio senza padre. Guarda com’è ciclica la storia: il primogenito è orfano di padre, il secondogenito vive comunque con una madre che ha perso l’amore della sua vita.
È triste, immensamente triste.
Posso solo sperare che con il seguito di Verso l’alba l’arrivo di Setsuna – l’altra mia diletta insieme a Mars – e le altre cose che ci hai detto o fatto intuire mi rimanga un po’ più gioia.
Ecco, per ora direi che ho concluso di ringraziarti e complimentarmi a profusione sull’opera magistrale che hai prodotto. Sarai anche stufa di leggere questo papiro, però spero ugualmente di non averti annoiata. Io ti ringrazio per l’ennesima volta. |