Camminava, correva, scappava. Si precipitava. Era un universo distorto, distorto come i suoni che danzavano intorno a lui. I suoni danzavano. Danza, danse macabre, sabba. Distorto, contorto, malato. Qualcosa non andava. La strada era troppo lunga, troppo larga. L'aveva fatta spianare lui stesso quella strada, insieme ad altre centinaia di migliaia. Le vedeva tutte, le strade che aveva costruito. Le ferite, le cicatrici che aveva inflitto. Eppure lui non aveva mai fatto del male a nessuno. Lui non aveva mai torto un capello ad un bambino... dato fastidio ad un orsetto, tolto il nido ad un'anatra...