«Okay. Non lo fare».
«Dire a mia madre che le volevo bene?» Domandò, divertito.
«No, stupido. Saltare giù».
«Perché dovrei darti retta? Dammi un solo motivo valido», rispose, gelido. Mi stupii con quale rapidità il suo tono di voce era mutato, passando dall’affabile e anche ingenuo al freddo e tagliente. Mi passai una mano fra i capelli, cercando di radunare le idee.
«Perché… perché voglio conoscerti» buttai lì, senza avere realmente coscienza di ciò che stessi dicendo, aggrappandomi alla prima stupida trovata che mi passasse per la mente.
«Vuoi conoscermi?» Ripeté, quasi divertito.
«Sì. Voglio… voglio farti delle domande. E tu dovrai rispondermi. Se saltassi, non potresti rispondermi» spiegai, cercando di dar forza alla mia intonazione vocale, per sembrare convincente. Passarono alcuni istanti di silenzio, in cui temetti che lui non avesse colto il mio tentativo.
«Come in una specie di gioco» commentò. «Chiamiamolo “Asking Alexandria”», scherzò.