Eccomi finalmente per lo scambio! Faccio una premessa: ogni volta che mi imbatto in un autore che non avevo mai letto in precedenza, mi soffermo un po' di più sulla forma - sia per quanto riguarda la sintassi che l'estetica con la quale si presenta il racconto - rispetto a quanto non faccia di norma (dove per lo più mi concentro sul contenuto).
Innanzitutto, ho apprezzato tantissimo che la storia sia ambientata in Italia, poiché ho sempre notato come tra gli scrittori amatoriali (tutti insomma), sia una cosa che spesso viene meno (ovviamente mi riferisco ai racconti originali, dove ho notato che anche in racconti ambientati nella contemporaneità c'è la tendenza ad ambientarli all'estero).
Ho trovato la descrizione interessante e volta a provocare curiosità nel futuro lettore, sebbene ti voglia segnalare la ripetizione dell'avverbio "inevitabilmente" che, in così poche parole, le dà un pelo di ridondanza, ma gusto personale ;)
Dunque, venendo al racconto in sé: innanzitutto, voglio farti i miei complimenti per aver scelto di riprendere una storia che ti era balzata in testa molto tempo fa desiderando di terminarla. Ti capisco perfettamente: anche io ho una serie infinita di racconti iniziati negli anni, per la maggior parte dei quali avevo scritto anche un buon numero di capitoli (tipo tra i 5 e i 10), senza mai però giungere fino alla conclusione... un vero peccato insomma (che poi è un problema a cui ho cercato di ovviare dedicandomi per lo più alle autoconclusive OS eheh).
Da un punto di vista estetico, ti confesso, che come appare il testo non mi fa impazzire, ma anche qua si tratta prettamente di una questione di gusto. Non capisco, infatti, granché il discrimine utilizzato per i vari "a capo" (alle volte sei andata ad ogni frase, altre tenendo uniti più periodi). Non mi è chiaro se fosse una scelta pensata o meno, ecco. L'unico consiglio che però mi sentirei di darti è quello di utilizzare, per i dialoghi, o le lineette (-blablabla-, per intendersi) o le virgolette (e qui intendo loro «»), che rendono il testo più accorto e consentono di discriminare qualora le virgolette alte che hai usato tu (" ") ti servissero per altro (non so: per i titoli di film o libri o appellativi o insomma, tutto ciò per cui vengono utilizzate di norma); ricorda anche servono i due punti per aprire il dialogo nel corso di una frase.
Il racconto si apre con una scena che immagino avvenga in futuro, ancora non ci è dato sapere quanto in avanti possa essere, ma certamente è utile, ancora una volta, a suscitare della curiosità nel lettore.
Siamo poi nel presente e Alba subisce la stessa violenza della maggior parte di noi: la sveglia mattutina, quella che proprio ci fa alzare con la voglia di uccidere e fa partire la giornata proprio nel migliore dei modi (eheh).
I sonni della ragazza non sono i più tranquilli del mondo, ma anzi si ritrova così spesso in preda ad un incubo ricorrente che posso solo immaginare la frustrazione al risveglio, o quanto poco si possa sentire riposata.
Ho trovato le premure di Alba nei confronti del (o dei) ragno molto divertenti, sebbene condivida il pensiero della sua amica: poveri piccoli ragnetti, piuttosto preferisco lasciarvi nella mia casa in estate nella speranza che vi cibiate delle zanzare stronzette, ma nel dubbio se mi state alla larga tanto meglio.
In generale, devo dire che l'immagine iniziale che dai di Alba è estremamente umana, una persona qualunque con abitudini qualunque e non molto diversa da una qualsiasi persona. Questo è ottimo perché consente fin da subito al lettore di empatizzare col personaggio, cosa che ritengo fondamentale.
(confesso che potrei essermi trovata anche in linea col tipo con cui Alba aveva avuto l'appuntamento: sono altrettanto selettiva e tendenzialmente ripudio un po' le serie tv ad cazzummm ahaha Magari se lui l'ha appellata come "una serie per casalinghe frustrate" - tralasciando il sessismo di questa affermazione - forse non era davvero un granché :P Anche se devo dire che la sviolinata super acculturata ha senso solo se sai che di fronte hai una persona in linea con te, altrimenti sei solo sborone e arrogante amiko
Ma balziamo al paragrafo successivo: immagino tu ci stia presentando Azaele, o almeno lo deduco dalle prime righe senza però averne ancora certezza.
"Milo, albanese, anni 28, laureato in ingegneria. Manovale assunto in nero presso l'EdilTurdozzi" devo dire che, provenendo e frequentando tutt'ora l'ambiente accademico, mi auguro e confido nel fatto che il Milo di turno, con una laurea in ingegneria in mano, non si ritrovi a fare il manovale in nero (fatto che di per sé trovo più difficile, sebbene la nazionalità albanese e in un paese che, di fatto, di discriminazioni ne fa in abbondanza, del futuro della sua ragazza - nel senso che è molto più probabile che trovi lui un lavoro affine ai suoi studi, piuttosto che lei... e lo dico da laureanda in psicologia, mio malgrado eheh).
Scherzone, quindi il ragazzo all'inizio era Michele, mentre invece Azaele lo stiamo incontrando solo adesso, giusto? Il rapporto tra i due pare subito altalenante, ma sicuramente molto profondo. Si evince che si conoscano da molto tempo e che ne abbiano passare molto insieme e che, nonostante alcuni attriti (non so se sia il termine più corretto :P) vi sia una leale amicizia ad unirli.
Azaele è dunque lì, ad osservare a distanza Alba, come si preannunciava dall'introduzione al racconto, in quel mix tra il desiderio e la brama di incontrarla e la paura e il timore che lo frenano dal farlo davvero.
La scena successiva è surreale: un susseguirsi di coincidenze angoscianti che portano alla morte di due persone. A me viene spontaneo domandarmi che tipo di ruolo/esseri siano davvero Azaele e Michele, quale fosse la ragione per cui dovevano tenere sott'occhio l'una o l'altra persona (tipo: per evitarne la morte?) e se la loro distrazione abbia avuto un'influenza sull'accaduto. Immagino che le risposte a questo arriveranno in un secondo momento. Adesso sappiamo soltanto che Azaele ha finalmente ritrovato la donna di cui è da sempre innamorato e che lei non è una semplice sosia.
Ah, scherzone, si è capito più o meno quale sia la loro funzione, almeno attuale, e ops: pare proprio che abbiano commesso ancora una volta qualche errore di troppo! :P
Allora, in generale la narrazione è piacevole, sebbene l'abbia trovata un po' troppo colloquiale sia nel modo attraverso cui ti esprimi (la scelta di alcuni termini che di norma si utilizzano nel parlato) che nella forma. Il contenuto mi pare buono e interessante e sicuramente questo capitolo si mostra come un buon inizio per la storia che vuoi narrare, alternando in modo bilanciato le parti che riguardano Alba e quelle che riguardano Azaele.
Ti segnalo, però, prima di concluse, alcuni elementi che potrebbero essere migliorabili: innanzitutto, la punteggiatura che alle volte è carente o non idonea ad una giusta scorrevolezza della frase (io tipo per migliorarla e migliorarmi tendo a correggere i testi che scrivo leggendoli ad alta voce, con l'intonazione dettata esclusivamente dalla punteggiatura: questo consente di comprendere quando essa manca o è di troppo o se sia necessario interrompere un periodo, aggiungere una pausa o al contrario velocizzare il tutto).
Qualora tu utilizzi un pensiero della protagonista in forma diretta, allora esso va trattato come un dialogo (quindi inserendolo tra virgolette) o ovviare alla cosa mettendo la frase in corsivo, per esempio, e facendola poi seguire da una virgola qualora dopo proceda con la narrazione (per farti capire a cosa mi riferisco: "Che significato poteva avere quello stupido sogno ricorrente e perché diavolo non riusciva mai a sapere come andava a finire si domandò stizzita girandosi a pancia in su e fissando il soffitto", dove puoi comunque trasformarlo in forma indiretta e quindi mantenerlo come narrazione).
Spero di non essermi dilungata troppo, alla prossima,
Bongi |