Recensioni per
Pur
di Capo Rouge

Questa storia ha ottenuto 869 recensioni.
Positive : 865
Neutre o critiche: 4 (guarda)


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Recensore Master
18/04/24, ore 22:37

E così Oscar è in Inghilterra.. o è soltanto un'altra bugia per tenerla lontana da André? È strano che il novello marito preferisca andare con un'altra, appena sposati..

Recensore Master
12/04/24, ore 21:12

Uomo del popolo, Alain Soisson, uomo che sa perfettamente che il sangue ha lo stesso colore per ogni essere umano, che sa che il rango e il nome sono solo inutili orpelli dietro al quale vengono nascoste e taciute le ingiustizie e le disuguaglianze.
Uomo del popolo, André Grandier, che ha creduto che quella linea sottile e invisibile non potesse essere valicata da un semplice uomo innamorato, che ha creduto che la gabbia dorata fosse l’unico luogo sicuro e adatto ad Oscar François de Jarjayes.
Si scontrano i due diversi modi di credere nel sentimento che non può e non deve essere guidato dal pregiudizio e dall’orgoglio di classe.
Si scontra André con la sua scelta ormai lontana nel tempo, ma che ha dettato altre scelte, altri cammini che hanno incrociato e allontanato dalla sua vita Oscar.
Risulta incomprensibile ad un uomo pragmatico come Alain Soisson, il sacrificio di André, quel suo non chiedere, quella sua determinazione a restare sempre nell’ombra.
Ha creduto di non poter essere abbastanza André Grandier, ha creduto che quel mondo che li vedeva e li voleva diversi, che li voleva fermi e rispettosi del proprio ruolo, fosse l’unico mondo in cui non sarebbe mai stato libero, in cui sarebbe rimasto solo un’ombra persa mezzo passo dietro al Colonnello Oscar François de Jarjayes.
Ha creduto André che il bene, che proteggere Oscar da tutto, anche da se stesso, fosse l’unica soluzione possibile ad un amore impossibile agli occhi del mondo, ed anche ai suoi stessi occhi.
E tornare in quel mondo dorato significa ripercorrere il suo passato, ritrovare ciò che è stato per trovare ciò che è che, André è cambiato rimanendo sempre se stesso, un uomo non corrotto dal mondo che frequentava.
C’è un mondo segreto, nascosto agli occhi dei cortigiani che si muovono entro le sbarre dorate, ciechi e sordi a quel mondo che disprezzano ma senza il quale loro non esisterebbero.
In quel mondo nascosto scaldato dal calore del fuoco, che profuma di inebrianti sapori, André Grandier era stato ciò che era, un uomo gentile e fedele che amava senza speranza.
In quel mondo nascosto agli sguardi del sole dì Versailles, Alain Soisson vede con gli occhi del passato chi è stato davvero André Grandier, chi è davvero André.
Vede, Alain Soisson, la grandezza di un uomo che ha saputo vivere nell’ombra di un amore che non porta con sé la libertà, quella libertà che non si misura con i passi che si possono compiere, ma che è anelito dell’animo.
La libertà di scegliere la partenza è risultata una vana speranza di poter essere davvero libero, perché André sa, ha sempre saputo, che la libertà per lui è sempre stata Oscar.
Diventano certezze le incertezze che hanno sempre accompagnato André Grandier, diventa chiaro ciò che vuole, che ha sempre voluto.
Semplice eppure totalizzante il desiderio di André, poter amare Oscar come solo un uomo può amare una donna, senza titoli, ranghi, pregiudizi o scandali.
È tornato in quel mondo dorato André Grandier, quel mondo aristocratico che non può tollerare che un uomo del popolo possa anche solo sfiorarne le sbarre dorate.
Non può accettare il Tenente Victor Clément de Girodel che un semplice uomo del popolo si ostini a desiderare l’amore, perché l’uomo del popolo deve accontentarsi del semplice fuoco fatto di legno e fiamme, non può aspirare al fuoco caldo e splendente del sole che scalda Versailles.
Se Parigi è l’inferno e Versailles il paradiso, sarà Oscar François de Jarjayes a scegliere perché a volte l’inferno può diventare il paradiso.
Spesso una storia è solo una storia, spesso i personaggi ripetono all’infinito emozioni, situazioni, comportamenti. Talvolta i personaggi escono dagli schemi prestabiliti e si muovono spinti da emozioni vere, non calcolate. Soffrono, crescono in modo imperfetto e reale diventando veri.
Grazie
Anna

Nuovo recensore
11/04/24, ore 21:56

Seguo la storia,perché voglio vedere dove si arriva. André votato al martirio assoluto di anima e corpo. Oscar schiava del ruolo che le hanno cucito addosso da quando è nata. Fersen mi piace anche meno dell'originale ( e ce ne vuole). Salvo madame Roma,di cui apprezzo la personalità e la fedeltà a sé stessa. L'amore di cui si parla non lo vedo: tutti si sacrificano sull' altare dell'amore ,che guarda solo sé stesso. Non mi immagino un lieto fine e non sarebbe coerente con lo svolgimento della vicenda,tuttavia per loro due un po' mi dispiace.

Recensore Junior
09/04/24, ore 13:20

Il “suicidio” personale e pubblico di cui parlavo inizia con una repentina, quanto fantomatica, svestizione dalla vecchia “res publica”, sparendo, le istituzionali carica e grado, sotto i nobili natali del semplice rango. 
Non mi fido di quanto letto, al contrario confido e credo nella determinazione di André pronto a rimediare al torto fatto all’amore.
GdM

Recensore Junior
09/04/24, ore 13:17
Cap. 55:

La fake news è regina, spopola tra la folla pronta ad accoglierla purché racconti la favola che essa vuol sentirsi raccontare e l’imputata doveva essere ben a conoscenza delle dinamiche che la governano, come avesse letto anti litteram Gustave Le Bon o George Orwell di Animal Farm e Nineteen eighty four. L’immagine di Oscar esce dall’aula compromessa ma le sue intenzioni mi paiono solide, come se il sì a fior di labbra sia lo strumento di un atto “politico”, di un “suicidio” personale e pubblico. 
GdM

Recensore Master
07/04/24, ore 21:19

Ciao Capo Rouge,
innanzitutto ti ringrazio per la puntualizzazione circa le parole usate da Jeanne, durante il processo della collana e nella storia dell’anime, sul rapporto tra Oscar e la regina, volte non solo a portare discredito su entrambe quanto, come ben hai scritto tu, a deviare l’attenzione che si era concentrata su di lei, dando così in pasto a Medusa quel colpevole che tanto bramava.
In questo passaggio ci siamo resi conto, con rammarico, che il “sì” di Oscar purtroppo è stato pronunciato ed ella è divenuta di fatto la moglie di Victor de Girodel, il quale ha raggiunto il suo scopo di preservare Oscar sposandola e allontanandola anche dall’onta che ne ha macchiato l’onore e la carriera.
Abbiamo assistito alla presa di coscienza di Andrè che ormai i giochi fossero stati fatti e lui si ritrovava da solo sull’orlo di un baratro che lo avrebbe costretto alla solitudine e alla follia e a guardarne il fondo senza fine. Cercando di fare il Bene di Oscar, allontanandola da sé e dal suo Amore, l’aveva di fatto condannata in una diversa gabbia. Solo ora, che tutto appare come irrimediabilmente compromesso, sembra svegliarsi e reagire, perché non può essere per loro la fine, non possono arrendersi all’evidenza dei fatti.
Intanto Jeanne è stata condannata e marchiata come ladra sulla pubblica piazza, ma qualcuno è stato disposto a farla fuggire e nessuno sa dove si trovi.
La sorte tesse stranamente, talvolta, le sue tele e il compito di ritrovare la fuggiasca è stato conferito proprio ad Oscar, pronta ad ottemperare all’ordine reale, spingendosi persino là dove si pensa possa essersi rifugiata, e dove già si trova il marito Nicolas de la Motte, in Inghilterra.
André non è disposto ad arrendersi anche se viene preso in giro soprattutto da Alain che lo giudica un pazzo e gli rinfaccia di essersi lasciato scappare l’amore della sua vita, quando ancora poteva trattenerlo a sé, poiché con il suo occhio lungo aveva compreso che la donna soldato per lui avrebbe fatto e accettato qualunque cosa.
Intrepido il suo comportamento, guidato da un filo di follia, quando, insieme ad Alain, che vuole rimanergli accanto nonostante tutto e, forse, per vederci chiaro in quella vicenda nebulosa, arriva a Versailles, sperando di vederla un’ultima volta, e magari cercare di confrontarsi con lei, aiutato in questo suo proposito dalle tante persone con le quali aveva intessuto relazioni e condiviso del tempo quando ancora svolgeva la sua mansione di attendente e poteva recarsi nei luoghi frequentati da chi la reggia la serviva mediante il suo lavoro.
Il confronto non è purtroppo con Oscar, bensì con Victor, stupito e seccato di vederselo comparire davanti in un posto a cui non avrebbe potuto accedere, pronto a minacciarlo qualora non si fosse tolto di torno in maniera definitiva come aveva promesso di fare, e con il conte di Fersen.
Ormai è troppo tardi: entrambi hanno fatto una scelta e ora ognuno dei due deve rispettare tale scelta. Oscar è ora una contessa che non si trova alla reggia perché è stata scelta, proprio nella sua qualità di contessa, e anche parte lesa durante il processo, per una missione segreta in Inghilterra sulle tracce di Jeanne per mediarne l’estradizione. E’ Fersen che gli consiglia di dimenticarla per non farla soffrire. Ma per André l’unica cosa che non può fare è proprio dimenticarla: se davvero si dimenticasse di lei le provocherebbe ulteriore sofferenza oltre a quella che già le ha cagionato allontanandola da sé.
Capitolo nel quale dolore, amarezza, rimpianto e rimorso si susseguono in ogni parola pronunciata e negli atti messi in atto, cercando di trovare un approdo che possa calmare la mente dall’imperversare di pensieri e congetture e anche colmare il vuoto di un cuore desolato.
Un caro saluto e al prossimo appuntamento.

Recensore Junior
07/04/24, ore 16:53

Carissima Capo Rouge, soltanto la tua impareggiabile penna poteva riescire con tale e tanta abilità a ribaltare quella certa visione dei personaggi che conosciamo da sempre, in punta di penna hai infatti giocato con la luce e l’ombra. Ecco che Oscar è diventa, al girare di una pagina, l’ombra della quale non si riescono più a vedere i movimenti e le intenzioni, Oscar che insegue a sua volta inseguita e con André che resta in piena luce ad affrontare se stesso e le sue scelte.
Ci hai raccontato come Oscar sia all’inseguimento dell’ombra della La Motte, svanita anche lei come in un gioco di prestigio e mi chiedo se il mago o la maga non sia la sulfurea Madame Roma, anch’essa a sua volta svanita in uno sbuffo di fumo.
Dicevo che Oscar è diventa ombra, avvolta anche dalla nostra incertezza sul sì pronunciato lontano dalle nostre orecchie, dai nostri occhi e da quelli di Andrè, ma guida a distanza i passi di André, lui che in piena luce non ha paura di affrontare le conseguenze delle sue scelte e il suo passato di fronte a tutti e non avendo paura di nessuno.
Mi convince inoltre ad ogni battuta e sempre più questo Alain a cui noto stai riservando un ruolo decisivo, da consigliere indesiderato, da amico discreto che discreto non è! Con il suo solito modo schietto e diretto è il solo che possa far affrontare ad André la realtà scuotendolo dal suo dolore e dal torpore di convinzioni incancrenite.
Pur fidandomi molto poco delle parole di Fersen e di quelle di Girodel, ho notato anche, con un pizzico di cattiveria e un tantino di piacere, come quelle di Victor abbiano perso un po’ di smalto, o meglio di come abbiano perso l’arroganza smaccata del vincitore. La mia è puramente una sensazione, che sarà pure sbagliata ma che c’è e rimane netta a capitolo letto e concluso.
Ti ringrazio e ti rinnovo gli auguri di buona domenica .
Ciao
Maddalena 

Recensore Junior
07/04/24, ore 10:09
Cap. 55:

E dunque, cara Capo Rouge, il teatro era davvero pieno di pubblico scalpitante perché lo spettacolo promesso era di quelli che non si potevano scordare tanto facilmente, ed infatti non è stato mai dimenticato.
A spettacolo finito gli spettatori sono andati via soddisfatti e metitabondi ma, in realtà, gli spettacoli erano due, uno in un tribunale pubblico e l’altro, più ristretto e nascosto in un giardino.
Dando luogo ad un gioco stilistico bellissimo, ciò che è accaduto sul palcoscenico principale e che interessava un popolo si è avvicendato con il dramma ancora più intenso che invece concerne e travolge il privato e la vita di un uomo e le sue scelte che, adesso, inviperite, gli si sono rivoltate contro e lo hanno morso piene di veleno.
Scelte di una vita che finora si erano rivelate di successo e a dir poco lungimiranti per padre e per figlia ma che, adesso, sono deleterie, spero vivamente che il generale sappia trovare l’antidoto giusto ai morsi della vipera, perché alla Madame Roma andrebbe tagliata metaforicamente testa e lingua.
Questa volta però la protagonista assoluta del capitolo non può che essere (e qui non c’è sorpresa) non la contessa de La Motte ma la menzogna, orchestrata magnificamente da un personaggio che a me ripugna da sempre, in fin dei conti una poveretta, un'illusa afflitta da manie di grandezza, bugiarda, ladra e soprattutto assassina, usata e spremuta a dovere da un popolo a cui ha fatto comodo per alimentare l’odio antico covato da tempo. Il classico personaggio negativo e cattivo, un comprimario che sta sempre bene in un film o libro qualsiasi anche di storia vera. 
Abbiamo visto invece la nostra protagonista, la sola e unica, Oscar, impegnata e in procinto di pronunciare il sì più importante della sua vita, l’abito azzurro indossato, non da contessa, ma da ciò che è sempre stata, una donna che può anche vestire da uomo se vuole e che ugualmente non ha bisogno di seta e gioielli per essere una donna, ne ha tradito la vera essenza e anzi mi è parso anche che ella avesse ascoltato le parole, il rimprovero di Andre al loro ultimo incontro.
In tutto questo però io continuo a chiedermi se Girodel abbia davvero capito chi è Oscar perché ne sto seriamente dubitando, sembrerebbe che Girodel l’abbia catalogata senza prenderne veramente le misure, ammesso sempre che si possa fare una cosa del genere vista la grandezza del personaggio.

Augurandoti una buona domenica ti ringrazio e per ora ti saluto.
PrincessLena 

Chiedo scusa per aver pasticciato con il numero dei capitoli, avevo inizialmente inserito questa recensione al successivo che sto per leggere solo ora.
Grazie e di nuovo scusa.
(Recensione modificata il 07/04/2024 - 10:12 am)

Recensore Veterano
06/04/24, ore 22:33
Cap. 55:

Allora, era scorso il Tempo, immobile.
Nel silenzio assordante di parole pronunciate e rimpiante, nel silenzio che accompagnava ogni passo, ogni pensiero.
Era scorso il Tempo, immobile.
Nel buio accecante ove la luce non esisteva più, inghiottita dall’assenza e dal dolore.
Lo sapeva, lo sentiva che quella era la Vita, nel suo bene e nel suo male, ché quella era davvero la Vita nel suo scorrere e nel suo fluire, era la Vita.
Amore era diventato Paura, aveva inghiottito il Tempo, il sogno, la luce.
Amore era diventato nostalgia, fonda, cupa, aveva inghiottito Loro.
E il buio a ricordare le labbra spontaneamente offerte, la pelle sfiorata sotto le dita.
Ché Lui viveva Lei ogni giorno, nel silenzio, nel buio.
Amore non sapeva fare calcoli, eppure spesso li aveva sbagliati i calcoli.
Lui, si era perso nell’assenza, perdendo Lei si era perso.
Lei, restava nei suoi pensieri, nei suoi sogni, non andava via.
Incancellabile.
Lui, aveva lasciato che Amore diventasse sacrificio, che Amore fosse celato, negato, rifiutato.
Lui, non era riuscito a vivere senza Amore, senza Lei.
Nonostante tutto, nonostante Loro, nonostante il Tempo, l’assenza, la Vita.
Ché Lei era Amore, da sempre e sempre, incancellabile.
Correva veloce il Tempo, per fermare il Tempo.
Ché Lei era Amore, chiunque fosse stata, era semplicemente Amore.
Lui, il suo nome, null’altro che il suo nome, a fermare il Tempo.
A fermare il cuore.
Incancellabile Lei.

Recensore Junior
06/04/24, ore 19:09

Carissima Capo Rouge, insomma con questa storia si passa sempre dalla padella rovente alla brace viva e cocente🔥. Stavolta ho tenuto il fiato sospeso per, chiamamola così, la sparizione di Oscar dopo un matrimonio fantasma 😱. Mi hai stupita, mi aspettavo un’entrata spettacolare, da moschettiere di André, da “questo matrimonio non sa da fare” oppure Girodelle ed Oscar in viaggio di nozze 😨😨😨😨 e invece in tutto quel crescendo dove vediamo un André fantastico, bellissimo, fantasmagorico, amorevolissimo, intergalattico, idiotissimo, testonissimo, vigliacchissimo, pentitissimo, eccetera eccetera… il culmine, l’apoteosi di tutto, arriva verso la fine del capitolo quando incontriamo quel conte di Girodelle improvvisamente diventato “marito di carta”, una definizione da guerre stellari e un Andrè che parla chiaro ai due conti.
Comunque mentre trovo molto preoccupante che Oscar, anche lei improvvisamente, è diventata contessa a tutti gli effetti e nulla più, trovo molto molto rassicurante la presenza di Alain accanto ad André. Un Alain da baciare… in bocca 👄 se mi è consentito! Comunque questo André è ultraaaaaa! 

Bene, brava, un capitolo meraviglioso! Al prossimo
Gattinapelosa 😻

Recensore Junior
03/04/24, ore 20:57
Cap. 55:

E ora? Mi ero chiesta alla fine del precedente capitolo, la domanda mi tocca ripeterla.
Madame Roma è davvero una donna a cui poco importa di far del male pur di ottenere ciò che vuole ossia la perdita completa della famiglia Jarjayes.
Bellissimo l’intreccio tra la storia di Jeanne e ciò che accade in Pur.
Girodel resta per me nota dolente, perché proprio non riesco a detestarlo, non ancora almeno.
Ciò che è accaduto stravolge ogni cosa, ora davvero Girodel potrebbe essere la via di uscita di cui parla con tanta cattiveria Madame Roma.
André è sempre più grande nel suo modo di amare Oscar, sa che Oscar è libera e che nessuno può davvero costringerla a fare qualcosa.
Confido in questo, in Oscar e nella sua incredibile forza morale.
André è un vero padre, sempre protettivo con Argo e Victoire, anche in un momento così difficile e delicato per Oscar.
Non mi resta che aspettare il prossimo capitolo e sperare che qualcuno tolga di mezzo Madame Roma, comunque io credo fermamente in Oscar.
Sono molto curiosa di leggere il prossimo capitolo, grazie per aver aggiornato.
Ortensia 🌸

Recensore Junior
03/04/24, ore 08:38
Cap. 55:

Mia carissima Capo Rouge, stavolta la suspance ha raggiunto  livelli altissimi, ma non pensi al trauma che puoi provocare interrompendo così, improvvisamente, il capitolo?😢
È un attacco alle mie coronarie offrirmi una lettura meravigliosa per poi interromperla sul più bello, così non si fa! Confesso addirittura che a volte mi capita di desiderare che i capitoli siano più lunghi. Comunque vediamo adesso di commentare l’accaduto in questo qua.
Qui c’è davvero da pensare ad un modo per eliminare drasticamente (ahimè!!!) e per sempre il caro Girodelle, ma altro che batacchio ci vorrebbe! 
Dico, ma quanto è bello e pieno di sé davanti allo specchio, se ne infischia altamente di ciò che vuole realmente Oscar, o del motivo per cui lei vuole quel che vuole, non gli intressa veramente cosa sente lei per lui, rispetto senza ombra di dubbio ma non mi pare amore, basta che Oscar lo sposi.
No, dico! Girodelle paragona André ad un cane fedele, ma non è degno neanche di pulirgli le scarpe, altroché. Però devo dargli atto che finalmente ha capito di che pasta è fatto il nostro André e, chissà, forse un po’ lo teme anche, anzi, meglio dire che nonostante gli anni e tutto ciò che è successo lo teme ancora.
E poi ma quando deve essere grande il batacchio da dare in testa a Madame Roma?  La madame è  la sensibilità incarnata! Non ha voluto avvertire il Generale di ciò che sarebbe successo in tribunale? Si vede che ci tiene molto a tutta la famiglia del suo ex innamorato, spasimante non direi .🤬
Veramente non so se definirla ipocrita o peggio, spero tanto che prima o poi qualcuno le darà ciò che si merita, ora capisco anche perché suo marito è sempre in viaggio.
Mettendo da parte questi due simpaticoni, che posso dire del meraviglioso André anche se forse è solo adesso che si è ritrovato davanti ad un matrimonio inaccetabile si è accorto che la libertà ha un prezzo alto da pagare. 
Oscar al momento sembra travolta da colpe che non ha, non dubito che saprà venirne fuori e sono certissima che si caverà dall’impaccio. 
Grazie infinitamente e al prossimo capitolo e recesione.
Gattinapelosa 😻

Recensore Veterano
02/04/24, ore 17:21
Cap. 55:

Cosa è costante, al mondo?
Fritillarie in un vaso di rame. Due logori
scarponi, segnati da piedi deformi. Un iris solitario.
Farfalle. Erbe indolenti.
Quattro anni ancora, ignaro della data
finché vorticose sbanderanno le stelle
dentro il cielo notturno, 
i corvi tempesteranno il tuorlo del mezzogiorno, tutto si altererà, avanzerà, traboccherà…

Per ora cerca di comportarti normalmente.
Cerca di guadagnare, sii fermo, indipendente.
Le stampe giapponesi sono in gran voga.
Imitale: le loro quiete, rigide
ombre pastello, il loro formale, piatto
– qualcosa intorbida il fondo, rotola in onde
più vicino, qualcosa dentro, qualcosa sotto
quattro anni ancora –

Sottobosco, allora. Tornato di moda
ma in stile tradizionale. Esercita
il tuo mestiere, l’arte di disegnare, la disciplina,
trattieni il timore per quanto intorbida e si torce turbinando al fondo. Sottobosco. Sì. Però domato, ordinato.
No, la tua tavolozza-coltello sfregia il sensibile.
Il tuo imbrattare percola una forza che si inarca,
si attorciglia, tre anni ancora 

preme ogni lama d’erba e la piega
a un vento senza uguale.
Il sottobosco dilaga dal basso
da ciò che non può essere visto là dove
le radici degli alberi avvitano le nocche ad afferrare –
Gli alberi, oggi, fanno tendenza. I viali. Imponenti, solenni,
maestosi. Truppe in formazione.
Cerca di comportarti normalmente, dipingi alberi.

Ma questi rami e tronchi si annodano e deformano,
li aggroviglia una forza che sconvolge
le linee rette, nel lavorio, sotto la spinta
del crescere. Non è normale? Forse,
ma non è popolare. Oppressa
la gente non vuole vivere con queste storpie
tenebre alle linde pareti. Cerca
di comportarti normalmente. Non c’è sicurezza, non indipendenza

possibile, soltanto questo andare ai margini di un campo di –
Guarda! Guarda che cosa irrompe! Grano radioso, spighe
languide gru giallo limone dal lungo arco del collo tuffato in uno stagno.
Nature morte, allora. Sempre affidabili. Frutta in una coppa. Fiori
pastello amabili. Ma guarda! Volgari, sfrontati girasoli, spigolosi
comuni – un’offesa, per chi colleziona. Due anni ancora.
Pere, allora. Pesche, una mela. E quiete
finalmente. La coppa posa immobile. Qualcosa da comprare, appendere

conservare… ma l’aria, guarda, e lo spazio
che accerchia la frutta, che assedia la coppa:
sfregi di tavolozza-coltello a centinaia, fitti segni pulsanti
che fanno crepitare la bufera soffiando da vicino. Un anno ancora.
La norma non si trova, la retta in natura
non esiste, la natura non è morta, la tela non è piatta,
perché qualcosa avanza a ondate, percolando
da sotto. Muoverà le stelle a stravolgere il cielo notturno,

i neri uccelli a tempestare il mezzogiorno, a denudarsi l’aria.
Quando una sola fucilata spaventerà i corvi
non ci sarà più attesa, non resterà più tempo. È ora
di entrare nel campo di grano, nei gialli fulgenti
ai cui bagliori ancora trasaliamo, nei blu bui come bruma
nei bianchi grigi di sfinimento. Entra nell’energia
che si srotola nella tua mente, osserva più dimensioni
arcuarsi nella prospettiva, entra nel grido

del colore, nel momento di torsione che diranno follia
ma che tu saprai essere salute, entra dentro il vigore
che darà centinaia di opere in quelle ultime
settimane: per ciascun giorno, un capolavoro.
Accogli il turbine del vento
lascia che la bufera ti rompa
nella testa, ti rompa
dentro il cuore
e lascia andare il resto, così che
la pioggia
una pallida cortina che altera
teneri verdi fradici di blu fantasma
possa slavare il dolore in una grazia
oltre la pace o l’abbandono
infine
vinto.


Robin Morgan ~ Ai margini del campo di grano ~


Anno più, anno meno, quattro, tre, due, l’inesorabile conto ne rovescia ancora uno e forse un altro ancora ad accorciare spazio e tempo, mezzi passi dallo zero di un luglio feroce, impietoso cecchino di vita e padre d’eterno. Incalzante sornione, il conto, presenta, con urgenza prepotente, a storia e Storia un debito di nuovo colore e di futuro, di rosso e di sangue, da saldare ed estinguere, o forse, a seconda, credito da mettere in banca.
Affilato, il tacito sguainare della lama intanto non sgozza il sottile cordame rozzo di parole intorno al collo e, allora, un alfabeto di miserie scandisce la sua maiuscola viscosità di melma e fango su maschera e volto, ché l’identità forse è definita dal tratto scuro e profondo dell’azione piuttosto che da quello dell’essere.

Ed è ad occhi chiusi che il frinire sordo degli eventi canta incessante sul limitare di un’estate che verrà e incenerisce inclemente il passato di giallo e di oro.
Regina, esplode rabbiosa nel narrato la Narrativa e di contro al fuoco dell’affidabile bugiardo, convincente narratore per accumulo di infranta immagine ma, ancora, incapace di salvare se stesso. In una piazza dove i timidi e dubbiosi interrogativi scompaiono al cospetto di esclamativi puntuali e ingannevoli, la realtà purtroppo è un processo senza appello mentre nel sangue scorre filato il veleno con lo zucchero, amaro di libertà piena e di scelta.
Mentre il silenzio, opposto come unico scudo alla finzione narrata, non ricompone l’immagine di maschera e volto, non è il sì della ragione che permette la riconciliazione del quieto vivere nello zoo con la sopravvivenza libera nella giungla; il no antico, oscuro e del sangue, è in erba ai margini di un giorno di luglio come se quei fili verdi e lunghi fossero trasfigurati di giallo, ai margini di un campo di grano che prende fuoco e arde.

Un abbaccio e grazie.

Minaoscarandre 
(Recensione modificata il 02/04/2024 - 05:37 pm)

Recensore Master
01/04/24, ore 22:08

André non molla, ma Victor è un osso duro, soprattutto adesso che è divenuto marito di Oscar. Forse lei è davvero in Inghilterra, per dimenticare tutta la sua situazione.

Recensore Junior
27/03/24, ore 15:00
Cap. 55:

Ciao Capo Rouge,
tutto ha un senso ora, ogni tassello inizia ad andare al suo posto, Madame Roma che cercava di far scoprire ad Oscar la sua femminilità durante il viaggio verso l’America, ha sempre avuto uno scopo ben preciso.
Madame Roma lo rivela con assoluta calma, come se fosse la cosa più naturale del mondo, vuole trasformare Oscar in una donna nobile qualunque, sposata ad un conte qualunque, e per ottenere questo ha sfruttato ogni avvenimento a suo vantaggio, senza il minimo scrupolo.
Ha annunciato il suo scopo proprio al Generale, mettendolo davanti al fatto compiuto e anche alle responsabilità che, secondo lei, come padre ha nei confronti della figlia.
Il generale è stato travolto dalle parole di Madame Roma, così come Madame Marguerite, c’è da chiedersi se davvero lasceranno che sia Madame Roma a prendere in mano la situazione.
Madame Roma ha una incredibile capacità di manovrare gli altri, neanche Victor ha capito di essere solo una piccola tessera in un puzzle di cui non conosce l’esistenza.
Victor ormai crede di avere tutto sotto controllo, di aver saputo essere ciò di cui Oscar ha avuto bisogno e di cui avrà bisogno per sempre; ha ben chiaro chi è lui e chi deve essere Oscar, tutto perfetto insomma.
Ma forse Victor non è così sicuro ,in fondo ,se ha bisogno di soldati per non fare entrare nessuno, ma cosa più importante, non far uscire nessuno.
André ha ragione, Oscar è e sarà sempre libera, non saranno certo delle maldicenze a cambiare la vera natura di Oscar.
Un capitolo che fa scintille, aspetto con impazienza il prossimo.
Ipazia