Splendido, cara Capo Rouge, anche questo capitolo, per il quale ho voluto trovare un momento adatto e tranquillo per dedicargli l’attenzione dovuta e catturare i tanti dettagli che è stato in grado di rivelare.
Ecco che, in quella fatiscente casetta, trovata per mezzo di chi non ci si sarebbe mai immaginati di incontrare nuovamente, Alain, uno dei compagni soldati partiti per la guerra americana, André e i due ragazzini cominciano la loro nuova vita come improvvisata famiglia, riunita sotto lo stesso tetto dalla mano del Destino. Una casa dove potersi sentire liberi e se stessi, e André comincia davvero a prendere le misure delle mosse che dovrebbe fare un buon padre di famiglia: si prende cura di loro, del loro benessere fisico, con le esigenze di ognuno, ma ascolta anche quelli che potrebbero essere i loro desideri. Quella casupola è un rifugio e ognuno sta trovando il proprio spazio nonché l’opportunità di esprimersi serenamente: Argo ha arato il piccolo fazzoletto di terra antistante il caseggiato, mentre Victoire è riuscita a trovare alcuni semi per piantare delle piantine che vedranno la luce con la primavera quando sarà, allora, un tripudio di colori che regalerà leggerezza al cuore e allo sguardo. Per lei è qualcosa di eccezionale, poiché, forse per la prima volta, può fare qualcosa per se stessa, per sentirsi viva e libera. Libera come sembra essere Pur, il falchetto scomparso, per il quale Argo non si dà pace, in quanto André lo aveva affidato a lui, che però non è stato capace di averne cura. Lo cerca in ogni dove, chiedendo a chiunque incontri sul suo cammino, spingendosi ogni giorno sempre più lontano, con lo sguardo rivolto verso l’alto sperando di rivederla e portarla nel luogo che è anche stato approntato per ospitare un essere come Pur, che è, per lui, l’emblema della libertà nella sua accezione più ampia.
In quella stamberga, però, viene rivelato qualcosa che mai avrei creduto possibile: André veramente ha rubato l’oro francese e ora, tornato in Francia, aver ottenuto il condono della pena, avendo a disposizione le lettere spedite ad Amalie, con tanta pazienza e ingegno, aiutato da un sorpreso Argo, recupera dall’inchiostro delle lettere, il suddetto oro che si trasforma sotto i loro occhi in mille foglie dorate. Certamente potrebbero andarsene da quel posto fatiscente, trovare un luogo consono e, magari, cambiare vita, ma ciò significherebbe andare via, lontano da Parigi e, soprattutto, lontano da lei. Lei che è in ogni fibra del corpo che ne anela il contatto; lei che è sempre presente in ogni pensiero della giornata; lei che non potrà più essere avvicinata, perché averla vicina significherebbe disonorarla e incatenarla al suo amore. E’ un pensiero costante che, talvolta, sembra farlo impazzire, ma non può fare a meno di persistere nell’ amarla, pur senza futuro e senza condizioni, affinché lei possa continuare ad essere libera e a vivere la sua vita, anche se, ora più che mai, è ben conscio che il sentimento sia fortemente ricambiato, ma non abbia comunque vie d’uscita. In una delle tante sere, durante le quali il pensiero di Oscar pare farlo uscire di senno, ha incontrato Alain e i ragazzi della brigata partita per l’America, ma solo Alain cerca di farlo ragionare o, quantomeno, prova a comprendere come possano due esseri che si amano stare così lontano per ragioni che, secondo il suo metro, sono fuori da ogni logica. Anche se, a ben guardare, persino lui si era trovato, più di una volta, ammutolito da quello sguardo di ghiaccio, che pareva trapassarlo da parte a parte e che aveva cercato di fronteggiare. Alain e Oscar si incontreranno nuovamente proprio in occasione della ricerca di Pur. Il falchetto è qualcosa che unisce le anime di Oscar e di André in maniera quasi indissolubile. Fa da tramite fra loro, perché viene avvistata sorvolare qualche area da lei conosciuta in mezzo a quella marea di tetti tutti uguali. E infatti, sul finale del capitolo, Oscar trova il falchetto e vorrebbe portarlo ad Argo, così da avere la possibilità di poter vedere anche André, ma senza farsene accorgere. Molto bella la scena finale con Oscar che scruta dal caseggiato di fronte, da una delle stanze prese in affitto per quella serata particolare, le tre persone che abitano la decadente casetta: vede i due ragazzini festanti per il ritrovamento del falchetto e i suoi occhi avidamente si sono riempiti della gioia, quasi contagiosa, che ne è derivata. Ma il suo sguardo si ferma, ad un certo punto, su un altro profilo, quello di André, che vorrebbe poter sfiorare, toccare, accarezzare poiché tutto di lui le manca come l’aria per respirare. Si rende conto che sta rubando le immagini della vita dell’altro, per conservarle e, magari, riviverle quando sarà di nuovo sola. Finalmente può lasciare andare le lacrime che ha trattenuto per troppo tempo, poiché in quella stanzetta Oscar si è ritrovata, come se si fosse risvegliata da un lungo sonno.
Ma in questo passaggio avviene anche l’incontro tra Madame Roma e il Generale Jarjayes: i due si squadrano da principio mantenendo una conversazione apparentemente informale. E’ il generale a chiedere conto di cosa lei voglia da lui dopo tutti gli anni trascorsi. Roma, penso voglia vendicarsi della sofferenza che il rifiuto di lui le ha arrecato, anche se ancora non è chiaro il disegno che ha in mente.
C’è un altro incontro curiosamente interessante, sempre con Madame Roma presente che osserva sia Girodelle sia il conte di Fersen. Entrambi hanno ottenuto che l’attendente di Oscar sparisse dalla circolazione, poiché ambedue ambiscono al bene di Oscar. Il conte non potrà mai amarla in quanto innamorato della regina, non vuole però che Oscar possa venir disonorata da un amore plebeo come quello di André. Girodelle, invece, pazienta, sta accanto ad Oscar, la rispetta come rispetterà i suoi tempi, a piccoli passi pensa e spera che un giorno lei possa capitolare e comprendere il suo sentimento, poiché in amore non vi è né obbligo né dovere ma solo rispetto anche nei confronti di chi non ama e non potrà mai amare. Oscar sta ottemperando alla richiesta di André cercando di vivere, lontano da lui, la sua vita, tentando di imparare ad amare qualcuno che non è lui. Passaggio, come al solito, molto intenso e pieno di sfumature, capace di mettere in luce l’animo dei vari personaggi.
Sempre complimenti e un caro saluto. |