Recensioni per
Pur
di Capo Rouge

Questa storia ha ottenuto 869 recensioni.
Positive : 865
Neutre o critiche: 4 (guarda)


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Recensore Junior
23/03/24, ore 21:47
Cap. 55:

La rappresentazione di Jeanne è perfetta, è una maschera che interpreta al meglio i dubbi, le meschinità, le speranze e i timori di un popolo, di uomini e di donne di un periodo pre Rivoluzionario o semplicemente di ogni tempo.
Gli stessi uomini, le stesse donne, lo stesso popolo, con i loro occhi, le loro orecchie, con i propri dubbi e le loro paure si sostituiscono al giudice del processo che si svolge sotto gli occhi del lettore che, a questo punto, si chiede se la verità esista o se lo diventi quel che pare sotto il trionfo di una rappresentazione convincente, di una partitura “cabarettistica” bene orchestrata. Spetta al sipario, ermeticamente chiuso stavolta, testimoniare l’effetto che lo spettacolo ha avuto su colei che di quella rappresentazione è stata spettatrice pagante e ospite d’eccezione. Si spera, regia permettendo, in una reazione a “soggetto” del personaggio, repentina e autentica come solo il personaggio sa essere.
Complimenti e grazie
Clotilde

Recensore Master
23/03/24, ore 14:39
Cap. 55:

Cinismo, egoismo, rispetto delle regole, del rango, incanta l’uomo davanti allo specchio Medusa.
Il riflesso perfetto di un uomo che ha perseguito il suo scopo fino ad ottenere il bramato assenso.
Immagine impeccabile, rigida, senza sussulti del cuore ad alterarne i lineamenti, senza ombre ad offuscarne il puro rango.
È un uomo che ha saputo aspettare, il Tenente Victor Clément de Girodel, che ha saputo riconoscere ogni crepa e sfruttarla a suo vantaggio.
È un uomo che vive e respira la consapevolezza di appartenere ad un ceto privilegiato, nato da sangue puro, destinato a preservare quella orgogliosa purezza, il Tenente Victor Clément de Girodel ha scelto la sola donna che ha dentro di sé la purezza dell’animo.
È un uomo che riconosce la forza e la potenza dell’amore di André Grandier, il Tenente Victor Clément de Girodel, un amore che deve restare solo fedeltà assoluta e cieca, perché il sangue che scorre nelle vene di André Grandier è diverso dal suo.
Riflette un uomo che ha vinto la sua personale battaglia, lo specchio, un semplice cerchietto d’oro a incatenare a sé la purezza e l’onestà.
Vendetta, cinismo, odio, calcolo, impietrisce il pensiero e il sangue, Medusa.
Ha atteso con pazienza, trasformando il suo amore rifiutato in odio, trasformando i suoi sogni spezzati in un incubo ad occhi aperti per colui che ha cambiato per sempre la sua vita. Con assoluto cinismo, Madame Roma ha seguito la sua vendetta con calma, lasciando che il tempo le fosse amico.
Le sue parole paralizzano il suo interlocutore, impotente il Generale Augustin François de Jarjayes vede il suo mondo crollare.
Umiliazione, disonore, condanna sociale, l’erede del casato, il Colonnello delle guardie reali trascinata in uno scandalo non perché è una donna che ama un semplice uomo, ma semplicemente per ciò che è, una donna.
Distruggere per sempre chi è Oscar François de Jarjayes, il suo spirito, la sua anima, è sempre stato lo scopo di Madame Roma, togliere per sempre qualsiasi possibilità di scegliere, di essere libera. Di aprire la porta della gabbia dorata e vivere.
È bastata una bugia disperata, sporca e dolorosa a distruggere la possibilità di scegliere.
Insinua il dubbio Medusa, basta questo ad una sedicente contessa, a Jeanne de la Motte per infangare una intera vita, una divisa e una donna.
Cercare di salvare se stessa a qualsiasi costo, senza preoccuparsi di nessuno, infangare il Colonnello Oscar François de Jarjayes come ultima occasione per cercare di essere vittima e non artefice di un furto.
Annientare Oscar François de Jarjayes, la donna cristallina e integra, il Colonnello delle guardie reali rispettato e ammirato.
Ferisce la ruvida stoffa della divisa sulla pelle, la morbida seta ora come armatura a paralizzare per sempre le ali.
Riportare indietro il tempo, cambiare, con una sola parola, una sola piccola parola, ciò che si è sempre stato per diventare altro. Insinua la sola scelta possibile, Medusa.
Una sola, piccola, semplice parola ad arginare il fango, e a chiudere per sempre la gabbia dorata.
Una creatura libera e selvaggia, in un volo che ha il sapore della speranza, forse ha capito che lo spirito non è ancora annientato, domato.
Ha paura Medusa, perché Oscar François de Jarjayes è libera.
Può essere ancora taciuta quella piccola, semplice parola, può diventare la chiave per aprire la gabbia dorata.
Sembra possibile uccidere Medusa con una piccola, semplice parola.
Sarà Oscar a decidere.
Il mio plauso va alla figura di Victor Clément de Girodel, è sempre difficile descrivere un personaggio rendendolo così reale, hai saputo cogliere l’essenza di un nobile, di un aristocratico che crede fermamente in una teoria, in un pensiero, che affonda le sue radici nel tempo, che crede fermamente nella purezza del sangue.
Pensiero che ebbe nefaste conseguenze.
Commentando Orwell, Simon Leys scrisse che il diavolo abita più spesso il dominio delle idee che quello dei semplici fatti. È ciò che accadde quando una truffa, un raggiro ordito per semplice avidità, offuscò i semplici fatti, rendendo vero ciò che era semplice fantasia.
Ancora una volta la Storia entra nella tua storia con incredibile veridicità.
Anna

Recensore Master
23/03/24, ore 06:03
Cap. 55:

Mia carissima Caporouge,
che aggiornamento!
Ecco qui il senso della ricomparsa di Madame Aleksandra Roma! La sua vendetta contro il Generale Jarjayes, reo di averla rifiutata anni addietro, si è compiuta, con una colata di fango sulla reputazione della figlia, grazie alla confidenza che proprio Madame Roma ha fatto a Jeanne de La Motte.
E così sei riuscita a riallineare la tua invenzione narrativa, e il personaggio di questa donna affascinante ed esecrabile, nella storia che ben conosciamo, portandoci alle udienze relative al Processo della Collana, da cui Maria Antonietta, e la monarchia francese tutta, uscirono screditate.
Ed ecco che, per smentire le accuse, giunge proprio propizio il matrimonio fra Oscar e Girodel. Mi sia concesso di soffermarmi su questo tuo personaggio, ancora una volta: sono sempre ammirata per come lo tratteggi. Grazie a Lua Pietra Incandescente ha scoperto quanto inebriante sia amare; e ora, questo amore, questa capacità di dedizione, questa voglia di proteggere l'altra, si indirizza verso Oscar: e adesso sì, l'ha capito, lo sa, che le persone non sono né possono essere, che la donna amata, persino lei, non può essere perfetta: ma nell'imperfezione c'è l'umano, e quello è affascinante e ammaliante.
Non manca nemmeno, Girodelle, pur nelle sue considerazioni inalterabilmente tipiche di una certa nobiltà che idolatra il sangue e la sua purezza, di rivolgere, con questa sua maturità cinica se vogliamo, ma anche affascinante, un pensiero ad André. E per Grandier non ha certo solo disprezzo, ma la considerazione, acutissima e sagace, anche dei suoi meriti (segno di grande onestà intellettuale da parte del nostro tenente preferito):" In fondo l’ho giudicato male.
Si è fatto da parte...

Sono convinto che ti voglia bene al punto che darebbe la vita per te, anzi, me lo ha detto lui stesso che per te sarebbe disposto a morire, e allora se io non fossi con te, se io fossi lontano, sono certo che lui ti difenderebbe a costo della sua stessa esistenza.
Sono certo persino che se giacesse con te non oserebbe neppure sfiorarti!": tu scrivi, attribuendo, in fondo, a Girodelle anche una certa quota di illusione. E poi, cavalleresco come, in ogni caso, non può esentarsi di essere, ecco che cosa pensa il nostro tenente, ecco che cosa gli prorompe nell'animo: "Una splendida vittoria, André Grandier!
Non hai vinto il corpo di una donna e neppure il suo cuore.
Hai conquistato la sua vita!

Sono convinto che lui diventerebbe il mio più fedele alleato, il mio guardiano...
Uno spietato cane da caccia..."
Si tratta ora di capire se questo pensiero di Girodelle troverà corrispondenza nei fatti, o se si tratta dell'auto-illusione di un giocatore molto acuto, di quelli che hanno per abitudine di indovinare e prevedere le mosse degli avversari. Ma l'amore, si sa, può essere inebriante come una partita di scacchi, combattuta sino all'ultima mossa, ma può essere anche un gioco a somma zero...
Un saluto caro, e grazie per questo aggiornamento, che mi è piaciuto tantissimo!
Con ammirazione, sempre e sempre viva,
d

Recensore Master
19/03/24, ore 14:10
Cap. 55:

Ciao Capo Rouge,
in una Parigi assetata di notizie e in fermento, seguendo ogni più piccola voce circa l’affaire du collier, che ha travolto la regina Maria Antonietta sempre più invisa al popolo che langue nella povertà, sulla nostra Oscar sta continuando un pressing che in questo passaggio la vede soccombere.
Già qualche capitolo addietro si stava assistendo all’accerchiamento di Oscar su più fronti, che si è composto e chiuso su di lei nella incredibile sequenza che ci hai mostrato.
Victor, mentre si sta preparando con la consueta meticolosità per essere al meglio di se stesso, sta già pregustando il momento in cui potrà coronare, e godere pienamente senza che nessuno più lo osteggi, il suo trionfo portando all’altare Oscar: lo vediamo mentre nella sua mente sta facendo il discorso per minare le ultime resistenze della donna che vuole sposare, certo che solo in questa maniera sarà in grado di preservarne la purezza e l’intangibilità.
Di contro André, venuto a sapere del futuro matrimonio proprio con Girodelle non può che colpevolizzarsi per aver, di fatto, lasciata sola Oscar: lui la voleva libera, libera di percorrere il suo cammino, libera di stare nel suo mondo e libera dal suo amore che le avrebbe portato solo discredito; ora però è consapevole che l’averla liberata della sua presenza e del suo amore l’ha esposta a ciò che sta per accadere. E’ incredulo quando apprende la notizia e in cuor suo non sa darsi pace: l’ha attesa ogni notte in quella casa dove l’aveva incontrata e l’aveva amata, ma di lei nessuna traccia è riapparsa.
Intanto, stanno per essere celebrate le ultime battute del processo a Jeanne de la Motte e al Cardinale de Rohan. E qualcosa di sorprendente, che lascerà un segno indelebile, sta per venire alla luce.
Nel frattempo Madame Roma, dopo aver affilato le armi per anni, sognando la sua vendetta sul generale, una volta amato, sta per vedere la sua lenta opera di distruzione giungere a compimento, certa che lascerà sconvolto anche un uomo temprato come Augustin de Jarjayes, per il quale l’onore della famiglia, del casato, è tutto. Madame Roma ha sempre saputo, quindi, come e dove colpire.
Ciò che non mi aspettavo sono le affermazioni fatte da Jeanne per salvarsi la vita e che gettano una montagna di fango proprio sull’unica persona sulla quale mai si era dubitato, avendo ella sempre mantenuto un comportamento corretto e più che mai cristallino. Su elaborazione di un suggerimento di Madame Roma, Jeanne accusa Oscar di essere una delle amanti della regina: la donna che veste un’uniforme da uomo con la quale la sovrana si sollazza.
Al processo assiste anche André rimasto basito per tutto quel fango che viene gettato su Oscar, la quale non reagisce ma è come inebetita dalle parole che le sono state scagliate contro. Il popolo rumoreggia e segue la corrente, le voci si spandono a macchia d’olio, pronto a gettare la croce su qualcuno anche se di quel qualcuno non conosce minimamente la storia.
Ciliegina sulla torta, il matrimonio, che sarebbe l’escamotage per stemperare le chiacchiere, ed anche in questa occasione è Roma che, offrendo la sua casa per l’evento, fa la parte del leone trionfando, poiché lo scopo è raggiunto: così facendo si distrugge Oscar prima nella sua credibilità di ufficiale e poi come donna. Chi mai potrebbe voler sposare una donna sulla quale grava un’onta simile? L’unico disponibile è Girodelle. In poco tempo il matrimonio viene organizzato e nella scena finale, non appena compaiono Oscar e Girodelle, mi restano impressi il grido di André, il quale, a forza, sbaraglia il drappello di soldati, capitanato da Alain, preposto stranamente come guardia di quella particolare celebrazione fra nobili, e l’intromissione della padrona di casa, Madame Roma, che vorrebbe sbarrargli il passo. Oscar sembra aver accettato supinamente ciò che è stato deciso da altri affinché la calunnia, che è stata messa in giro, possa venire quanto prima tacitata se non dimenticata. Quello che forse non ha ancora realizzato è che un matrimonio riparatore non sempre è la via più ovvia e semplice per definire una questione scottante come quella in cui, suo malgrado, è venuta a trovarsi. Potrebbe essere un peso che non è in grado di portare e pentirsi quando ormai il passo è stato compiuto ed è troppo tardi.
Coinvolgente passaggio di cui attendo le reazioni conseguenti. Un caro saluto.

Recensore Junior
17/03/24, ore 17:00
Cap. 55:

Che cosa rende un matrimonio riparatore accetabile e un altro meno? Riparare ad un oltraggio commesso, che in realtà è una calunnia e per metterla a tacere, piuttosto che ad un oltraggio subito (anche se di oltraggio non si tratta) potrebbe far pendere l’ago della bilancia verso una decisione di cui Oscar potrebbe pentirsi. Non sempre il sacrificio aggiusta tutto purtroppo e ho paura che Oscar se ne renderà conto tardi.
Ciao e grazie.
Claudia

Recensore Master
16/03/24, ore 23:23
Cap. 55:

Oscar è costretta a sposarsi dagli eventi, ma il suo nome è ormai irrimediabilmente compromesso. Le menzogne di Jeanne sono una peste per l'intera corte!

Recensore Veterano
16/03/24, ore 19:35
Cap. 55:

spero che non si sposi. Odio Madame Roma per vendicarsi del generale ha rovinato Oscar

Recensore Master
02/03/24, ore 18:44

"L’amava e l’amava a tal punto d’accettare di lasciarla chiusa in quella gabbia dalle sbarre dorate pur di saperla viva".
La festa offerta da Madame Roma si è rivelata una resa dei conti, oltre che un palcoscenico dove tu metti in scena il dialogo - scontro della scena madre dell'ep. 28. Ma, tuttavia, sei stata perfetta nell'innestare il dialogo nel quadro del tormentoso rovello di André: perseguire il sentimento, la passione, sia pure a rischio di far perdere a Oscar non solo il suo status, ma il suo radicamento nel mondo, o lasciarla entro quella gabbia dorata, ma tuttavia viva... E qui, magistralmente, Madame Roma ha saputo tenere in serbo un colpo da maestra: Girodel pronto a farsi sostegno, consolatore, aspirante marito che strappa una resa sul filo di un bacio, da quel personaggio diabolicamente deciso e determinato che hai saputo tratteggiare nel corso del racconto.
Menzione speciale per i "tuoi" bambini, per come li sai tratteggiare, con tenerezza, ma senza indulgere mai in dolcezza soverchia, e sempre presentando la durezza della vita, che non risparmia ahimé nessuno: perché Victoire, per quanto tenera, composta nel suo abito nuovo, tenerissima nell'inchino che si trova a fare, ha anche il coraggio, il fegato di fare direttamente a Victor Girodel una domanda così diretta, alla quale il Maggiore non può che rispondere in maniera altrettanto diretta. Scabra, forse, ma vera, aspra come la verità. E, decisamente, un padre come Grandier è proprio quanto di meglio si potrebbe desiderare. In questo, anche in questo, Girodel ha ragione.
Un saluto carissimo, e grazie per le tue storie, sempre,
con ammirazione,
d

Recensore Master
23/02/24, ore 15:02

Ciao Capo Rouge,
molto intenso questo capitolo dove sotto il cielo di Parigi, città che accoglie chiunque, nobile o plebeo, ricco o diseredato, bagliori e luccichii di abiti e gioielli che si contrappongono alla disperazione più nera di chi non ha di cosa vivere e sopravvivere, si sta per compiere un dramma nel dramma.
Il ricevimento di Madame Roma, a cui ha invitato André e i suoi figlioli, nonché il conte di Fersen, Girodelle ed Oscar, è proprio atto affinché, finalmente, possa assistere alla debacle della figlia del suo antico amore e assaporare così il gusto dolce della sua vendetta tanto a lungo rincorsa e che, in una scintillante serata nel suo altrettanto scintillante palazzo, sta per avere luogo compiendo il primo importante passo.
Vediamo Oscar incedere vestita da dama, segno che dentro di lei la sua scelta l’abbia già compiuta: rimarrà rinchiusa al sicuro della gabbia dorata, all’interno della quale pensa di potersi muovere e destreggiare come crede, sognando la libertà ma non potendola vivere nella pienezza del termine. Ad una prima occhiata sembra essere un sacrificio ponderato il suo: tutto, qualunque cosa, pur di salvare la vita di André. André non più servo ma uomo libero che tale deve restare. Un uomo libero che mai potrà amare altrettanto liberamente Oscar, che è ed è sempre stata, in sintesi, la sua stessa libertà dal momento in cui si è accorto di amarla. Non sarà di certo un abito da dama a modificare il suo sentire poiché la sua Oscar non è catalogabile, non è una donna comune, lei è altro e soprattutto è sempre stata Amore.
Madame Roma è insieme a Girodelle e i loro discorsi mi mettono sempre un sentore di angoscia poiché disquisiscono sul destino delle persone, andando a toccare la carne viva, la mente e soprattutto il cuore. Loro due appaiono come esseri insensibili e distaccati, poiché ognuno dei due ha un obiettivo da raggiungere: la vendetta, per Madame, che chissà se poi taciterà, una volta compiutasi in toto, quel cuore che ha anelato per una vita intera il suo amore perduto; la conservazione di Oscar, per Girodelle, che vuole che nulla la cambi dall’essere algido, perfetto, bellissimo che ha sempre conosciuto all’interno di un intero concerto di regole che non devono essere mutate.
Sconcertante, anche in questa occasione, il comportamento estremamente cinico e arrogante di Victor quando incontra Victoire, piccola statuina nel suo bell’abitino, che diventa di sale nel momento in cui assiste a parte di un certo discorso e rimane male per ciò che, colui che è il suo padre naturale, le ha detto, asserendo di non aver mai desiderato, e tanto meno ricercato, di diventare padre che, tra parentesi, non saprebbe fare nel suo egocentrismo di uomo, diversamente da André il quale, anche se i due ragazzi non sono figli di sangue, li ha accolti prendendosene cura e proteggendoli come un qualsiasi buon genitore dovrebbe fare.
Diverso il contesto ma lo strappo tra Oscar e André c’è stato comunque: anche in questo frangente riemerge il paragone fra la rosa che mai potrà aspirare ad essere un lillà rivolto da André ad Oscar con tutto il dolore che la consapevolezza delle parole racchiudono in loro. Il bianco della purezza di un sentimento si scontra con il rosso del cuore sanguinante di entrambi che non possono fare altro che soffrire ulteriormente a causa di questa frattura, che si auspica sia solo temporanea.
La scena finale è di quelle spiazzanti in tutti i sensi: Girodelle è pronto ad accogliere tra le sue braccia Oscar, non importa se sconvolta e in lacrime dopo l’addio con André, quasi fosse un trofeo: finalmente lei potrà appoggiarsi a lui completamente e, magari, a questo punto, lui potrà attendersi una resa totale, dato che l’ostacolo principale è stato eliminato dal percorso. Victor, nel voler perseguire questa via, è preda di un egoismo portato all’esasperazione in quanto non ama veramente Oscar ma vuole possederla, nel senso di averne il controllo, sapendo che solo così non sarà mai libera o godrà di una libertà circoscritta e potrà, secondo il suo pensiero, preservarne la vera essenza. Le parole di Lua sull’amore hanno fatto ancora capolino nei suoi pensieri ma lui le mette da parte poiché sente di essere ad un passo dalla conquista.
I giochi parrebbero fatti ma confido nella penna dell’Autrice per il prosieguo affinché porti qualche spiraglio di luce nella loro storia. Un caro saluto.

Recensore Veterano
19/02/24, ore 14:11

Allora, si erano amati.
Nonostante tutto.
Nonostante niente.
Si erano amati nel silenzio di una storia che era la Loro storia.
Si erano amati nell’assenza e nella mancanza.
Si erano amati nel gelo di un mondo imperfetto e puro.
Amanti a rubare il Tempo.
Si erano amati nel cuore di una Parigi viva e pulsante.
Amanti imperfetti a rubare istanti di vita solo sognata.
Ladri di schegge di libertà anelata e sognata.
Ladri di Amore imperfetto e puro, vibrante e vivo.
Il silenzio e l’ombra a proteggere Amore.
Si erano amati…
Amati e Amanti, semplicemente.
Rosso era stato il sangue che aveva bruciato la pelle, il cuore.
Bianco era stato il gelo puro e imperfetto che aveva bruciato il cuore.
Rosso era stata la colpa che aveva spezzato la Loro storia.
Bianco era stato il silenzio che aveva guidato i passi.
Rosso era stato l’affronto che aveva ucciso Lui.
Bianco era stato il tocco lieve a sfiorare la pelle, morbida sera di petalo di rosa.
Rosso era stato un bacio che era stato talismano.
Bianco era il profumo di una estate che moriva.
Rosso era lo strazio, il sangue che ribolliva impotente.
Bianco era l’imperfetta purezza di un Amore puro e imperfetto e vivo.
Rosso era il sangue che piano rallentava i battiti.
Che piano fermava il cuore
Bianco era il gelo che bruciava il sangue, il cuore.
Che fermava i battiti.
Lei, che era bellezza di carne e sangue. Di cuore e istinto. Semplicemente Lei.
La bellezza che sapeva combattere, sempre.
Lui, ché Amore era sempre e per sempre.
Rosso era la rabbia di un imperfetto Amore che voleva vivere.
Bianco era il silenzio di un imperfetto Amore che non poteva vivere.
Si erano amati…
Rosso o bianco Amore imperfetto e puro, voleva vivere…

Recensore Junior
18/02/24, ore 14:48

Cara Capo Rouge, è difficile prevedere chi la spunterà con il gioco di “forze” in atto, perché, oltre alla fiducia, il bel testa a testa è anche fra generosità ed egoismo. L’esemplarità dell’una rappresentata da Oscar e André e quella dell’altro esaltata dal duo Girodel Madame Roma.
Con Girodel che rifiuta in toto l’errore commesso, scaricando ogni responsabilità e addossandola ad altri  ma reclamandone la parternità per fregiarsi di quanto di buono è scaturito da questo, arriviamo all'apogeo del narcissismo, dell'egoismo e del cinismo.
Non mi intendo di fisica ma suppongo che l’opposizione di queste forze, metaforicamente parlando, non è sempre risolvibile. Un Girodel andrà sempre in direzione opposta e contraria rispetto ad una Oscar o un André, con tutto quello che questi personaggi sono per loro stessi e per ciò che rappresentano e incarnano in generale, per questo Oscar deve stare attenta.
Buona domenica e grazie
GdM

Recensore Junior
18/02/24, ore 13:25

Lo strappo s'è compiuto. Ugualmente fondo e doloroso.
Perché forzare la propria natura ad essere una dama accondiscendente che sceglie di spingere i propri passi entro i confini della gabbia dorata è una distorsione tanto quanto voler vivere solo come un uomo.
Ma una rosa non potrà mai essere un lillà.
Constatazione amara di chi si strugge di dolore non per essere servo diventato inutile dopo il rifiuto di un amore acerbo, ma per aver scelto di essere uomo libero ormai irrimediabilmente lontano dalla gabbia dorata in cui vive lei.
Anche nelle pieghe di una storia altra, che esce completamente dal solco originale, Andre’ ha scelto il suo dolore in maniera consapevole e libera. Perché vivere ed esistere non sono la stessa cosa.
E si può scegliere di rimanerle sempre accanto come servo e come soldato oppure di vivere lontano da lei e dal suo mondo, e rimanere sempre e comunque un uomo libero di esistere come detta il proprio cuore e la propria coscienza.
Andre’ sa che la vera natura di Oscar non può essere definita né da un’uniforme di panno né da un candido vestito di seta e che ridurla ad una sola di queste esistenze sarebbe limitare la sua essenza. Ma la lascia libera. Libera di fare le sue scelte, libera di fare i suoi errori. Perché li ha fatti anche lui e solo grazie ad essi ha capito che fuggire è inutile.
Perché la verità è una sola. Amore non si piegherà a nulla e continuerà a sconquassare l’anima.

Recensore Junior
17/02/24, ore 21:51

Ciao Capo Rouge,
si dice che la vendetta sia un piatto che va servito freddo, Madame Roma ha messo la sua vendetta in un congelatore per poi servirlo freddo, anzi freddissimo.
Madame Roma, con una precisione quasi maniacale, ha messo ogni tassello al suo posto per comporre il quadro che desidera da anni.
Madame Roma ora la vedo più chiaramente, e la bomba a suo modo, l’ha fatta esplodere, lasciando dietro di sé solo dolore.
Vuole distruggere il sogno del generale Jarjayes, cioè avere un erede in Oscar, trasformando la stessa Oscar in una dama come le altre che si rassegnano ad un matrimonio senza amore.
Madame Roma per ottenere questo scopo è pronta a tutto, intanto ha fatto a pezzi il cuore di Oscar e André, ed è già un buon risultato per lei.
André ha ragione, Oscar è e sarà sempre una donna, e che donna dico io, appunto per questo voglio credere che i piani di Madame Roma falliranno miseramente.
Oscar saprà superare questo momento e saranno guai per la dama.
Victor è sempre più cinico e preso da se stesso, fa bene a ricordare le parole di Lua, alla fine potrebbe uscirne con le ossa rotte, per me resta uno dei personaggi più affascinanti.
Aspetto il prossimo capitolo.
Grazie
Ipazia

Recensore Junior
17/02/24, ore 13:48

Il sapore acre e malinconico dell’addio misto alla nostalgia per quel che è stato e che forse non sarà piu, oppure che non sarà mai, è pungente. L’incontro tra il lillà e la rosa, reminescente di storia passata, proietta nel presente uno strappo diverso e poco rassicurante, espone il racconto al vento forte del cambiamento.
Il bacio finale a sugello del capitolo potrebbe fungere da ago della bilancia, protebbe illumiare a giorno la sala degli specchi come potrebbe anche spegnere la luce per sempre.
Clotilde

Recensore Junior
17/02/24, ore 13:43

Parigi è già calderone in ebollizione. Uomini, donne, disperati e non, personaggi della storia nella storia si confrontano piu o meno amichevolmente sul palcoscenico di vita privata e pubblica, con le loro tragedie e le loro commedie.
Coi loro vizi, le loro virtù, i loro timori, le loro innocenze, le loro colpe, vere e presunte, le loro ricchezze e miserie, le disperazioni e le speranze, i loro incontri e i loro scontri, si sbracciano e abbracciano sullo sfondo di passioni che regolano e avvincono il mondo. Oscar ed Andrè splenditamente protagonisti, anche loro non esenti da tasse da pagare sul palcoscenico della vita.
Tra i luccichii, veri o fasulli, esposti o nascosti, di nasi e collane, non si può che restare ammaliati dallo “spettacolo”, da tutto quello che è dentro la vita dell’uomo e che questa storia rispecchia in ogni pagina scritta.
Clotilde De A.