Recensioni per
Pur
di Capo Rouge
Ciao, solo ora riesco a rimettimi in pari e a recuperare i capitoli perduti di questa storia e mi rendo conto che avevo perso punti di svolta importantissimi, anzi essenziali. |
Cara Capo Rouge, bentrovata! |
Ciao Capo Rouge, grazie per questo nuovo, coinvolgente e struggente capitolo. Il nostro André, segnato profondamente dal dolore provocato dalla violenza subita e dalla lontananza, sembra una navicella in mezzo alla tempesta: ondeggia tra la flebile speranza generata da quell'ultima notte a Brest e la disperazione in cui lo getta Fersen facendogli credere che Oscar lo consideri solo un servo, per il quale offrire la vita, ma solo per senso del dovere, con sacrificio, e non invece per amore e, dunque, come un dono. Ondeggia tra il desiderio di annegare e smettere di soffrire e quello di vivere per non farle il torto di morire, anche se poi non sa nemmeno quale futuro potrebbe attenderlo al ritorno, come potranno superare ciò che gli è accaduto. Credo avrebbe davvero bisogno di un abbraccio... ed invece si trova nella più triste solitudine... |
Buona sera Capo Rouge, dire che questo André è immenso mi pare riduttivo, lo è al punto che non provo nessuna nostalgia per Oscar, o quasi. Leggo avidamente di ciò che accade a lui e non ho voglia di tornare a Versailles, tante sono le emozioni sulla nave che nonmi sentirei pronta calarmi di nuovo nell’apatia “sentimentale” della reggia. Non credo che reggerei alla vista di Girodel! |
Afferro le sillabe d’inchiostro, preziosismi di penna sfuggiti con precisa pesatura alla mano forte e delicata che l’impugna. Piccoli Luigi, doppi Luigi, anche loro d’oro, cerchietti, anzi riccioli chiusi, stretti intorno ai nodi nascosti della trama e che incontrano il pettine e lì si fermano. |
Questo capitolo va ben oltre le mie aspettative, non potevo chiedere niente di meglio. |
Allora, il nome, àncora di salvezza per non morire. |
Cara Capo Rouge ben ritrovata, con questo capitolo che ci porta ancora e sempre dentro i pensieri e le sensazioni provate da André. Sembra di essere nella sua testa, con tutti i pensieri che la attraversano e non gli danno un attimo di requie. Un turbinio di sensazioni lo avvolge costantemente, a provare che, anche tentando di mettere un oceano fra lui e Oscar, i ricordi imperversano e diventano padroni di una mente stanca e sofferente. Sofferenza fisica, quella che si porta appresso come un mantello greve, che fa avvertire il suo peso ad ogni movimento. La guarigione dalla violenza subita sta avvenendo, ma con una lentezza che ha il sapore amaro dell’esasperazione. Quella violenza collegata indissolubilmente a lei, a difendere lei, il suo onore, il suo nome, affinché nessuno potesse pronunciarlo in maniera non consona. Il suono delle lettere del nome di Oscar in bocca ad altri è come se lo facessero soffrire, e allora il suo nome continua a riecheggiare come un mantra nella sua mente.Tutto ciò che ricorda, o meglio tutto ciò che lui stesso è, lo riportano inevitabilmente a lei, dalla quale vorrebbe, ma non ne è capace, di allontanarsi, nemmeno con un oceano di mezzo. Ma ora la consapevolezza di essere vivo si sta facendo sempre più forte, aveva scelto di vivere per non farle un torto, nonostante gli eventi accaduti lo avessero provato in maniera indimenticabile. Ma il suo spirito è indistruttibile, sempre legato ai ricordi che la riportano presente, consistente quasi fosse da sempre lì al suo fianco. Mentre lui continua in questo suo modo di essere, qualcuno vorrebbe fortemente sapere, venire a conoscenza di quanto accaduto e soprattutto del perché un nobile come il conte si sia fatto carico di prenderlo sotto la sua custodia. I compagni non vedono di buon occhio la situazione e André, dal canto suo, non fa qualcosa per deviare la loro convinzione che fra i due uomini vi sia qualcosa, di non ben specificato, che potrebbe dare adito a chissà quali congetture in quelle menti semplici che osservano, valutano e decidono di conseguenza. Alain tenta in tutti i modi di intrufolarsi nei pensieri di André, per scoprire le motivazioni del suo comportamento, su chi possa averlo portato ad un passo dalla morte e soprattutto il desiderio di sapere chi sia la persona che ha nominato in continuazione durante il suo delirio. Quel nome, una ossessione. André è recaclcitrante e sempre sul chi vive ma, se desse una minima confidenza ad Alain, teme che forse possa entrare troppo dentro i suoi pensieri e scoprire cosa gli attanaglia il cuore e la mente. Tentativi, per quanto ben concertati da Alain, che però non danno il risultato sperato, avendo conferma che, quand’anche si fosse ritrovato a mal partito, lui e i suoi compagni non si sarebbero prodigati nuovamente per lui. E l’occasione si presenta presto e, anche in questo caso Alain e compagni, anche se con lui in disaccordo di aiutare quella recluta triste che disprezzano per l’atteggiamento tenuto nei loro confronti e che loro fanno afferire alla superiorità, si prodigano ancora una volta, quando André viene preso di mira dai suoi due aguzzini. L’intervento di Fersen e degli altri ufficiali pone fine alla questione, ma il castigo comminato è sproporzionato e solo per i suoi commilitoni e non per lui, che diviene ulteriormente inviso ai suoi compagni di sventura. Fersen afferma di farlo per l’amicizia che prova nei confronti di “Madamigella”, perché il suo servo è una persona a cui tiene molto, anzi immensamente, qualcuno a cui, se accadesse qualcosa, la farebbe soffrire e Fersen vuole preservare Oscar dalla sofferenza, poiché ha compreso che fra loro due esista molto di più di un semplice rapporto padrone servitore, quindi, nella sua logica, se avrà cura della loro amicizia è un po’ come se si prendesse cura indirettamente di Oscar. Questi pensieri arrivati alla mente e al cuore di André non hanno fatto altro che incrementare il suo dolore, nel riflettere che lui per Oscar non potrà mai essere altro, mentre Fersen potrebbe conquistarsi un posto ambito nel suo cuore. Si aggiunge dolore a dolore, sia fisico che morale, senza soluzione di continuità. Bello il pensiero rivolto alla nonna, la quale non sapendo niente di lui, avrebbe potuto anche lei soffrire e quindi quella lettera nella quale, volendo dare notizie di sé, chiede di sapere di Oscar, pregando la nonna di averne cura come se lo facesse per il nipote. Sempre intensi i rimandi al loro vivere insieme, un tripudio di momenti, di odori, di vedute, di sensazioni che, con la tua scrittura, riesci immancabilmente a rendere palpabili e quasi reali. Ci si perde piacevolmente nelle descrizioni che accarezzano frammenti di vita vissuta e che, per un momento, ci riportano in Francia, mentre le navi stanno solcando il mare approssimandosi alla loro meta americana. Ora manca poco allo sbarco e il destino degli uomini imbarcati è segnato, essendo soldati inviati per combattere. |
Sublime, semplicemente sublime, il capitolo e André. Se non lo amassi già tanto mi ruberebbe il cuore ora ❤️ |
Continuo ad apprezzare il tuo stile, il modo in cui, con grande destrezza, affronti il dopo aggressione con tutto il suo “peso” e con tutto ciò che comporta essere sopravvissuti. |
André è in una situazione paradossale: protetto da Fersen per ordine di Oscar, non riesce a staccarsi da lei nemmeno andando in guerra oltre un oceano! E la sua posizione coi commilitoni sta peggiorando. |
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Cara Capo Rouge, il capitolo è testimonianza fedele della tua bravura e originalità, non solo è una pregiata rilettura dell’episodio di Saint-Antoine, come già egregiamente esposto da Sacrogral nella sua recensione (concordo su tutto quanto detto!), ma lo è anche del famoso agguato dell’armeria. Unisce i due momenti di “confessione” in un unico episodio “rivelatore”, con il protagonista che appunto confessa l’inconfessabile, sintetizzando la verità, nascosta e segreta, in un nome dalla potenza micidiale e quasi vuotando il sacco in un sol sospiro a chi non è ancora suo amico. Alain o Fersen, non fa la differenza. |
“Ogni cosa vivente, ogni foglia ogni uccello, è viva solo perché contiene la parola segreta della vita. Questa è l’unica differenza tra noi ed un pugno di creta: una parola.” |
Il capitolo precedente, lo ammetto, mi aveva spiazzato. Tanta l'intensità, tanta la bravura nell'affrontare, senza descrizioni pruriginose o volgari, un argomento così delicato. |