Recensioni per
Pur
di Capo Rouge

Questa storia ha ottenuto 869 recensioni.
Positive : 865
Neutre o critiche: 4 (guarda)


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Recensore Master
30/01/24, ore 13:30

Ciao Capo Rouge,
il tempo si è davvero fermato in quell’angolo angusto nel cuore di Parigi, città dove vivono coloro che ormai sono privi di speranza, in quella casa sbilenca, la Port du Ciel, e noi lettori abbiamo trattenuto un respiro, mentre Oscar e Bernard si fronteggiavano, scrutando ognuno negli occhi dell’altro, cercando, lui il giornalista, di scoprire cosa si nascondesse nelle pieghe del mondo della reggia, quanto mai lontano dalla miseria del popolo, e individuando forse che, proprio una di quelle pieghe, fosse rappresentata da Oscar, durante la perquisizione che veniva effettuata nell’abitazione di André. Oscar è colta alla sprovvista e il suo più grande timore è compromettere André con la sua presenza. Tutto si svolge nella concitazione più totale mentre lei osserva quella scena, o messinscena creata ad arte per scovare un colpevole qualsiasi e comunque, dalla finestra della stanzetta dove si rifugiava per rubare istanti della vita dell’uomo che aveva compreso di amare profondamente, anche se era conscia che mai sarebbe riuscita a ricambiare in egual misura un tale sentimento, così profondo, unico e totalizzante. Ora lei vuole solo permettersi il lusso di poterlo proteggere, poiché la sua presenza e il suo eventuale intervento potrebbero danneggiarlo immensamente e, magari, anche irreversibilmente. Madame Faber è eroica nel prendere la decisione di recarsi nella stamberga, che funge da casa, ed andare a prendere i due bambini, che non avrebbero dovuto assistere a quella situazione quanto mai difficile da comprendere per chiunque, portandoli via affrontando con piglio deciso la soldataglia. Il tempo trascorre lento, sembra infinito, ma alla fine il manipolo di soldati, dopo la devastazione causata non avendo trovato nulla di ciò che, presumibilmente, avrebbero dovuto cercare e trovare, se ne va, ed Oscar può precipitarsi da André lasciando andare il respiro a lungo trattenuto. Molto intenso l’incontro, nonché il dialogo, che si svolge tra di loro, dialogo che porta a galla tutta una serie di verità, rimaste in un limbo e subodorate solo parzialmente, ma che ora paiono trovare i tasselli a cui ricollegarsi per completare il disegno fatto dalla mente sempre al lavoro. Ora ognuno dei due vuole proteggere l’altro fino allo stremo, esattamente come ha tentato da sempre di fare André nei confronti di Oscar, anche a costo di soffrire allontanandola da sé per paura che il suo amore per lei la trascinasse nella stessa melma in cui si trovava impantanato lui.
Intanto tutto accade mentre, contestualmente, scoppia lo scandalo della collana, che vede coinvolta la famiglia reale, nella persona della regina Maria Antonietta, e il Cardinale de Rohan, quale mediatore per l’acquisto del famigerato collier. Il Cardinale era stato arrestato, pur professandosi innocente, affermando di essere stato ingannato da un’abile manipolatrice quale era la Contessa de la Motte, perché aveva infangato il nome della sovrana, già detestata da una buona parte di quel popolo che viveva ai margini di una vita fatta di miseria ed ingiustizie e che la vedeva come la rovina della Francia, tanto che le voci uscite dalla reggia avevano sparso velocemente, passando di bocca in bocca, fiumi di veleno.
Oscar si sente presa tra due fuochi: salvaguardare la vita di André e compiere il suo dovere di soldato e di comandante della guardia reale, preposta appunto alla sicurezza della famiglia reale. E ogni volta deve provare a mantenere la calma, consapevole di sentirsi vulnerabile se provava ad immaginarsi al di fuori della gabbia dorata in cui era costretta la sua vita con tutte le regole che la costituivano. E a tal proposito si fa sempre più strada in lei l’idea che, per salvare Andrè, dovesse liberarlo della sua presenza, separandosi da lui per non danneggiarlo, e facendosi così carico di quel grande Amore che però era anche sacrificio e ora toccava a lei fare la sua parte.
Fersen e Girodelle compaiono il primo nei pensieri e il secondo nella vita vera. Ora ci sarà da affrontare anche quel ricevimento che Madame Roma ha organizzato per il rientro a casa di suo marito e al quale vorrebbe che partecipasse anche il giovane Argo, semplicemente per il desiderio, a suo dire, di rivederlo.
Chissà cosa accadrà al ricevimento in cui André condurrà entrambi i suoi due figli, divenuti inseparabili l’uno dall’altra: forse veramente Oscar e André sarebbero finiti entrambi all’Inferno, ma costretti a viverlo separatamente, seguendo il disegno che Oscar stessa ha tratteggiato per loro.
Un caro saluto.

Recensore Junior
27/01/24, ore 21:20

Molto bello il confronto verità tra Andrè ed Oscar, da incorniciare il momento in cui lei gli fa notare di non essere una cosa disgiunta da questo famoso bene per lei. Oscar però adesso deve fare attenzione a non commettere lei stessa il medesimo errore visto che è lei ora a voler proteggere Andrè per il suo bene.
Ciao e grazie.
Claudia

Recensore Master
25/01/24, ore 21:56

E come una folgore è arrivato lo scandalo della collana, che ha distrutto completamente la regina! E Oscar non riesce a venir fuori dal suo stato di indecisione!

Recensore Junior
20/01/24, ore 19:42

Facile essere uniti e lasciarsi ardere dal soffio caldo della passione forti della consapevolezza di amarsi. Difficile è procedere quasi a fari spenti sulla strada a doppia carregiata dell’amore, tremare cadendo nell’infinito per poi soccombere al dovere di riadattarsi al definito, al contorno di un disegno tratteggiato da un’altra mano, quella di un padre, tornare alla nobile vita di sempre sapendo che la vita di sempre è già mutata perché non piu sola, il pensiero accompagnato da altro pensiero, il cuore da altro cuore, il terrore di perdere non quel che era ma quel che è, non tutto ciò che si aveva ma ciò che si è conquistato.
Girodel, tra un sussurro acido e un soffio velenoso, non si è accorto che il vecchio tempo è stato sorpassato dal nuovo, il passato cambiato nel presente, che i tempi mutano e il tempo non si può fermare.
Ah come sarebbe bello se si potesse organizzare un incontro Girodel Joaquin Desillain!  
Buon fine settimana, grazie 
Clotilde D.A

Recensore Junior
20/01/24, ore 14:44

Ciao Capo Rouge,
l’anno nuovo mi ha portato un bel tassello, ma non solo.
Mi avevano preoccupato i discorsi di Nanny fatti ad André, in effetti è ciò che Nanny desidera, sapere Oscar al sicuro da tutto ciò che l’amore di e per André potrebbe portare, la sicurezza è per Nanny Victor.
La spada di Damocle si fa sempre più pesante e pericolosa se anche Nanny non sarà al fianco di Oscar.
Il tassello del mosaico è la verità su chi sia il vero padre di Victoire, Victor doveva fare davvero molta paura ad Amalie se l’ha spinta a non immaginare nessuna speranza per lei e sua figlia.
Victor è un uomo che, temo, dovrà fare i conti con la realtà che non è fatta di amore reciproco.
Se Madame Roma avrà ragione e Victor vorrà essere “la spalla consolatrice” di Oscar, solo il tempo potrà rivelarlo.
La situazione diventa sempre più complessa per André, se riusciranno a trovare ‘prove’ contro di lui, stavolta non sarà facile trovare una via d’uscita.
Oscar e André sono incredibili nel loro sentirsi vicini, ma soprattutto nel modo in cui crescono ad ogni capitolo.
Aspetto di sapere cosa succederà nel prossimo capitolo.
Grazie
Ipazia

Recensore Junior
19/01/24, ore 17:26

Al ‘biografo’ di Oscar vorrei far notare che per lo più si diventa Santi o leggende solo a morte avvenuta. Dunque, fossi Girodel, darei ancora una speranza di vita a questa reliquia vivente creata dal suo nobile ego, se la figura non fosse pagana ne avrei davanti agli occhi l’icona imbalsamata e dietro il classico vetro. 
GdM

Recensore Veterano
18/01/24, ore 15:08

“LIBERI TUTTI! È il più bel gioco del mondo. Non basta fare a
nascondersi, non basta fare a rincorrersi. È un gioco complicato e  disteso come una rete. Ecco: v'è un centro, punto di partenza, e si chiama «la tana»…

poi arriva il “Trentuno!” ..

Ma non basta andare a scoprire il lepre nel nascondiglio.
Qui il gioco si complica. Il cacciatore nella sua ricerca ha dovuto
allontanarsi, ha fatto qualche svolta, non ha più la via e forse neppure la visuale diretta verso la tana. Ora il lepre scoperto balza e fugge, e se riesce a raggiungere lui la tana, il cacciatore è perduto, l'altro trionfa e può di là proclamar libero chi vuole, anche tutti: «Liberi tutti!». Dunque, snidatolo, bisogna inseguirlo e afferrarlo a tempo. Intanto gli altri saltan fuori, chi di qua chi di là; s'erano affondati nel suolo, incarnati negli alberi, disciolti nell'aria; ora avanti ai suoi occhi si riplasmano, riappaiono; lui s'è voltato, nè riuscito ad afferrarne due, uno per ogni mano, che è già un'impresa grande, e sente la voce d'un terzo dalla tana: «Liberi tutti!». 
Grande gioco, gioco da generali d'esercito. Vi eccellono i ragazzi tra i sette e i tredici anni. Passati i tredici, le qualità di astuzia barbarica e selvaggia prontezza ch'esso richiede si corrompono; il ragazzo si volge a giochi più violenti e meno immaginosi, la fanciulla comincia a impadronirsi del mondo. Prima di quell'età vi riescono ugualmente bene i maschi e le femmine. È bello a giocarsi in parecchi: almeno quattro, non più di sei. Ma i bambini hanno immaginazione e possono fare a meno di tutto, anche del numero. Ho visto più d'una volta un bambino giocare a briscola da solo. Non mi maraviglierei di trovarne uno che inventasse il modo di giocar da solo a nascondersi, a rincorrersi, a «Liberi tutti!». Io non so immaginar come, io non so immaginare che dei romanzi, perché ho più di tredici anni, e dopo quell'età l'immaginazione è meno potente a sostituire in tutto il reale.
Tullia e Remo, partiti i loro piccoli amici perché le governanti sono venute a prenderli per il pranzo, continuano in due a giocare a «Liberi tutti!»
Tullia ha otto anni, Remo sei. È un po' presto per quel gioco, ma Remo è precoce.
È la volta di Remo di andare a nascondersi. Tullia, con le mani sugli occhi e il dosso delle mani appoggiato al tronco di una magnolia, sta contando a voce alta: – uno… due… –. Conta lentamente, forse più lentamente di quanto la tradizione imponga. A ogni numero che Tullia pronuncia, un'ombra di più cade dagli alberi sulle aiuole, avviluppa i rosai che si bagnano e imbrunano. – Trentuno! –.
Tullia alzò il capo, sciolse la faccia dalle mani e si voltò, si maravigliò accorgendosi che il vespero era calato così rapido. Guardò l'aria, e mosse alla ricerca del fratello. Di là dalla pianura, sparsa di pochi pini, un bagliore rosso nell'orizzonte lontano si spense. Tullia seguì cautamente la curva di un'aiuola, si lanciò dritta contro una spalliera di mortella, ivi esitò poi volse a sinistra, ficcò lo sguardo tra due cipressi in fondo a un vialetto. Aveva smarrito ogni facilità. Alzò lo sguardo alle finestre illuminate della villa. Un'onda di profumo salì dalla terra. Tullia fu corsa da un brivido di freddo e tutt'a un tratto si sentì sola, chiamò perdutamente: «Remo» ma nessuno rispose…

~ Massimo Bontempelli ~

Recitano a soggetto fuori dallo spartito della vecchia storia, rispondono solo alle battute dell’amore, si incontrano sulla finestra impossibile. Chiudono così lo strappo della tenda al buio, sul cieco limitare del crepuscolo che declina l’alba senza stelle. Si ama dispari e impauriti ché l’amore è canaglia e non vive di puro sole ma ma impone anche i raggi più scuri. Allora stilla il sangue, si condensa al buio, morde al morso che grida lo sfacciato tradimento mentre la coscienza è già lama nella carne.
Si rimane come portati via, si rimane sotto il cielo inarcato da tinte rare mentre si tenta di sciogliere i grumi nelle trasparenze più pure, i nodi nella libertà legata, il sacrificio prima che si rinnovi, domandandoci se il soppresso torni a vendicarsi, il vissuto a rischiare ancora, se l’imprevisto sorprenda il pre-scritto sul muro già rampicante di storia, se il vorticare del canarino sarà libero fuori dal recinto. 

Grazie e un abbraccio
Sabrina

Recensore Junior
16/01/24, ore 21:44

Oscar e André quando sono insieme sembrano creare una magia, le loro emozioni sono così vere da far venire i brividi anche a me.
La magia viene sempre interrotta dall’incantesimo, o dovrei chiamarlo maleficio, che Girodel e Madame Roma gettano di continuo su Oscar e André.
Girodel è un personaggio che mi affascina, nel manga ha un ruolo rilevante, esattamente come accade nella tua storia.
Il dubbio Girodel lo insinua sempre con naturalezza, ora un’ombra l’ha gettata su Argo.
Ci vuole davvero un pizzico di cinismo e molta determinazione per insinuare che Argo abbia taroccato i calcoli per favorire André.
Ciò che mi ha davvero fatto fare un salto sulla sedia è stato il dialogo tra Girodel e Madame Roma.
Altro che pizzico di cinismo, Madame Roma è davvero determinata a distruggere Oscar e a consegnarla su un piatto d’argento a Girodel.
Avevo detto che il desiderio di vendetta di Madame Roma mi preoccupava, ora mi spaventa a morte visto ciò che sta accadendo a Parigi.
Mi consola, e non poco, la presenza di tante persone amiche a Parigi.
Voglio sperare che Alain e Bernard potranno aiutare André in questo nuovo e grave problema che si è abbattuto su di lui.
Oscar non vuole essere la causa di nessun problema per André, ma ora che la situazione è davvero seria spero che riuscirà a capire chi sta tramando contro André.
L’anno nuovo non poteva iniziare in modo migliore grazie per il nuovo capitolo.
Ortensia 🌸

Recensore Veterano
16/01/24, ore 13:52

Allora, dove erano? Difficile dirlo. Forse in un sogno che era realtà, forse in una realtà che era un sogno.
La notte guardava solo loro.
I gesti eran gesti antichi, sognati e desiderati, e ora scoperti.
Il corpo da scoprire piano, senza fretta alcuna, per essere finalmente al centro del suo cuore.
Dimenticare ogni pensiero, in un mondo di illusioni perdute, di speranze false.
Essere realtà, vita, un inizio e una fine.
Prendere il suo respiro, dimenticare il passato e il futuro, essere solo il presente.
Dimenticare per pochi istanti, le ore rubate che non avevano promesse da regalare.
Dimenticare l’orgoglio e il dovere, ascoltare solo se stessa e Lui.
Ché quella era la Vita, mentre la pioggia cadeva su una Parigi buia, fredda e spietata.
Ché Amare era raggiungere il suo cuore.
Ché amarsi era semplice.
Era accaduto, semplicemente, ché il cuore batteva ed esisteva solo lì.
Essere, esistere, vivere. Impossibile fuggire.
E fu sera e fu mattina.
Dimenticare il passato, lo spazio e il Tempo, il sacrificio dell’assenza.
Lei rendeva bella la notte, la vita racchiusa in un sospiro di piacere.
Lui rendeva viva la vita, la realtà racchiusa in un sospiro di piacere.
Lei guardava per la prima volta, non era mai esistita veramente.
Fino all’istante in cui aveva compreso.
Che Amore era Lui.
Erano…
Esistevano…
Era la loro Vita, sogno reale, vissuto in un altro Mondo, in un altro Tempo.
Lei, era tornata ché solo lì poteva vivere, ed essere, ed esistere.
Era tornata ché voleva Lui… il bacio.
Era tornata.
Lui, saperla lì, che altro non serviva.
Lui, che era Amato, che non pensava ché Lei era tornata.
Un soffio di vento ad accarezzare in un sospiro di piacere.
Attimo di Tempo rubato alle loro vite, a nutrire il Tempo dell’assenza.
Erano un uomo e una donna, l’abbraccio a sconfiggere l’orgoglio.
Erano… chiusi nell’abbraccio, cullati dal silenzio.
Si erano sfiorati come soffio di vento, vivi negli istanti rubati.
Lei, che l’assenza proteggeva Amore, il nome racchiuso nel cuore.
Ché Amore era nel sangue, sulla pelle, nella mente.
Come soffio di vento il destino…

Recensore Junior
16/01/24, ore 12:15

Mia carissima Capo Rouge, i fuochi d’artificio di fine anno si sono appena spenti ed ecco che ne arrivano altri ancora più scintillanti.
Mentre mi avevi portato alle porte del cielo con il precedente capitolo, ora con questo mi hai scaraventata alle porte del purgatorio, è bastato un alito di vento ad invertire la mia rotta anzi la mia destinazione perché il finale del capitolo fa prevedere l’inferno dei prossimi.
Finalmente abbiamo anche avuto riscontro, nero su bianco, della paternità di Girodel e il suo lavarsi le mani da ogni responsabilità ha posto in evidenza un altro lato, poco piacevole, del suo carattere e del suo modo di essere. Magnifico André che gridandogli in faccia la sua ipocrisia (il riferimento è alla questione della “scelta”) mi ha tirato fuori di bocca la stessa contestazione.
Oscar da parte sua ha ben chiaro cosa sia la sua vita, quel senso di responsabilità innato in lei, non può essere cancellato dalla sera alla mattina.
Nessuno le ha chiesto di fare scelte definitive, certo Girodel le ricorda sempre quale sia il posto nella vita e nella società che le compete per natali, ricordandole costantemente che lui prova rispetto per lei e che non le farebbe mai del male, ma penso che Oscar non sceglierà mai Girodel, semmai sceglierà se stessa.
Sono altrettanto sicura che Girodel non voglia farle del male ma forse farebbe bene a non seguire i consigli di Madame Roma, potrebbe finire per fargliene anche senza volerlo. Questo sì che mi preoccupa.
Grazie per questa storia, buona giornata e buon proseguimento.
Lena

Recensore Master
15/01/24, ore 18:37

"Non amare una persona non equivale a prendersi gioco dell’affetto che si nutre per lei": questa è la piena, e anche dolorosa, consapevolezza che attanaglia Oscar.
E se, da maestra della narrazione quale sei, dapprima, all'inizio del capitolo, ci mostri il prosieguo dell'incontro pieno di struggimento e di passione fra Oscar e André, poi ci catapulti alla Reggia di Versailles: e, in fondo, il cuore del capitolo è costituito dal ritorno della piccola Victoire a Versailles, e dall'incontro con suo padre Victor - perché sì, ormai lo sappiamo con certezza, e tu ce ne dai conferma, che Victor è il padre della bambina; ma, soprattutto, dal confronto tra André e Girodel. In fondo, le ragioni dell'uno e dell'altro sono chiare, e tutt'altro che disprezzabile il discorso di Girodel: Oscar è diversa da tutte le altre donne, proprio per quell'anelito alla libertà che la caratterizza; ma non è in fondo disdicevole, anzi, per Victor, volere che Oscar possa vivere, e splendere, al sicuro nel luogo in cui è sempre vissuta, e per vivere nel quale è stata educata, plasmata e forgiata. In fondo, troviamo in questo discorso a confronto le ragioni del cuore e quelle della ragione, o del buonsenso (o, per dirla con una espressione più calzante, del common sense). Nel finale, ecco ripalesarsi Madame Roma, la cui esperienza del mondo trascolora nel cinismo più duro.
E, nel frattempo, è scoppiato lo scandalo della collana, le cui conseguenze tu innesti con la tua consueta abilità nel quadro delle scelte di vita dei tuoi personaggi in questa fase del racconto...Immagino ora capitoli densi di avvenimenti drammatici, e ti aspetto trepidante.
Intanto, grazie per tutto, sempre,
con ammirazione
d

Recensore Master
15/01/24, ore 17:43

Eccomi, carissima Caporouge...
arrivo tardi, tardissimo, lo so, o, come direbbe qualcuno, arrivo "lunga"; ma arrivo, dopo un po' di traversie, ora sono qui, tranquilla, le gambe allungate, il mio the fumante accanto, e mentre la luce del sole declina io mi immergo nello sfolgorìo di questo capitolo.
Oscar che osserva la vita serale di André e della sua neo-costituita famigliola, dalla stanza posta proprio di fronte alla casa di lui, le dita contratte sui braccioli della poltrona posta davanti alla finestra della casa di Monsieur Grandier, è una immagine di grande potenza, che difficilmente potrò dimenticare.
Oscar si è sempre pensata come una donna, come una persona libera: libera di decidere se e come gestire il tuo tempo, mercé della sua condizione, al di fuori degli obblighi imposti dal servizio di Comandante delle Guardie Reali: ma chi sente il suo cuore potentemente avvinghiato a quello di un altro, non sarà mai completamente libero.
E ora Oscar, in questo percorso di crescita e di conoscenza di sé sempre più approfondita che le consente questo amore così travagliato, ecco che ora ha capito la differenza tra il rispetto, profondissimo e innegabile, che nutre per Girodel, e l'amore che nutre per André.
E non solo lo capisce; lo sente nell'intimo, nel profondo del suo essere, in tutte le sue fibre.
Certo, André è fuggito; ma non è mai fuggito definitivamente, anche se, come sempre, ribadisce a Oscar che, nella vita della Parigi del Settecento, al di là di quella sospensione dello spazio e del tempo vissuta nella capanna nel Nuovo Mondo, isolati da tutto e da tutti, amare non vorrebbe dire, almeno per lui, sacrificarsi, quanto, piuttosto, imporre un sacrificio all'altro. Un sacrificio fatto di perdita della dignità, della reputazione, un sacrificio per cui difficilmente avrebbero potuto, Oscar e André, in quel mondo, nella Parigi degli anni Ottanta del Settecento, vivere il loro amore camminando fianco a fianco e non più l'uno a distanza di mezzo passo dall'altra.
Certo, per André scoprire che Oscar ha saputo dove vive, lo guarda (non "lo spia", volevo proprio dire "lo guarda", lo guarda vivere), ogni sera, quando il servizio non le richiede di restare a Versailles, è una rivelazione sconvolgente, come ci fai capire nel teso dialogo con la nonna:
"In realtà, mademoiselle ultimamente non è quasi mai a casa alla sera. Resta a Versailles. Per via dei suoi impegni. Credo s’incontrino là allora, ma non c’è da pensar male...”.

Una congettura estrema, rivelata forse con disprezzo misto a speranza.

Combatteva nanny invocando la pietà di André...

Che lui fosse pietoso verso se stesso. O forse verso l’altra.

Che nanny l’aveva vista la sua bambina, oltremodo cupa, distante, come fosse svuotata. E allora ’unico che pareva donarle un istante di sospensione da sé, da quella specie di abisso che si portava nel cuore, era Monsieur Victor Girodel".
Ma può Girodel donare vero ristoro al cuore di chi ha capito che cosa sia l'amore perché finalmente ne ha vissuto l'enormità?
Il tuo André mantiene tutti i tratti di nobiltà d'animo e megalopsychia del racconto dell'anime: penso solo a come, se anche ha con ottima approssimazione (ne dicam "con quasi totale certezza"), la fondatissima idea di chi sia il padre di Victoire....troppo facile- e vigliacco - sarebbe stato buttare tutta e subito quella responsabilità addosso a Girodel.
E le sue parole a proposito del "dolore di un affetto" sono eccezionali, perché lì è il cuore che parla, e sanguina.
Infine, lasciami esprimere la mia ammirazione per come tu sai raccontare l'eros, l'avvicinarsi delle bocche, lo sfiorarsi dei corpi, il lento montare e procedere della passione, in una lingua tutta immagini, che però non sono mai artificiose, ma con naturalezza estrema, e con una cadenza quasi ipnotica, ci portano dentro i ritmi lenti e inesorabili dell'abbraccio e dell'unione delle anime.
Grande, grande, come sempre; grazie,
D

Recensore Junior
12/01/24, ore 08:38

I cuori sono due.
Devono essere due.
Sacrosanta verità troppo spesso dimenticata. Perché se c’è un cuore solo vuol dire che uno dei due si è annullato. E allora Amore non esiste più. O forse non è mai esistito.
Due cuori, due volontà, due coscienze. Questo è il miracolo che compie Amore. Due vite che pur esistendo nella propria indipendenza ed unicità, lo hanno accolto imparando la resa a qualcosa che è più grande di loro. Qualcosa di così immenso e incomprensibile da dettare gesti e parole che paradossalmente aspirano al bene e non sempre all’immediata felicità.
Perché è così, in Amore alberga anche bene puro.
Impossibile separarli. Difficile distinguere dove finisce l’uno e inizia l’altro.
E allora anche Victor ed Oscar imparano, come Andre’, che Amore è contraddizione e cedono all’istinto di proteggere l’amato dal dolore e dal fango. A costo di sbagliare e generare nuovo dolore.
E non è facile né immediato capire che amare vuol dire lasciare l’altro libero. Libero anche di scegliere il fango ed un dolore che non sono più tali perché appartengono al mondo ma non al loro cuore e alla loro coscienza.
Questa è la sfida più grande di Amore. Trovare la strada per essere liberi e lasciare liberi, nell’unione più completa che sa di eterno. Soprattutto quando questo sembra impossibile.

Recensore Master
11/01/24, ore 09:57

Ciao Capo Rouge, è un piacere poterti leggere e, contestualmente, augurare un sereno anno nuovo.
Libertà, un concetto che Oscar sta comprendendo, forse per la prima volta, in quanto la sta assaporando, nel suo significato più ampio, e la sta vivendo. Anche Vita e vivere non sono più parole, poiché grazie ad André è riuscita ad estrapolarle dal suo vissuto e ora sta coniugando il verbo riflettendolo nella sua nuova essenza, quella che ha scoperto esista grazie alla piccola stanzetta dalla quale ha attinto forza e speranza nell’osservare la vita altrui, dei bambini e soprattutto di Andrè, fino a quando ha compreso che voleva farvi parte, che non poteva più continuare a perdere tempo. Ora, in quell’Hotel particulier, sono finalmente loro due, liberi di amarsi, liberi di sentirsi se stessi e di essere se stessi, uguali eppure distinti. Luce e ombra sempre uniti, cuori che palpitano all’unisono ma che restano scissi l’uno dall’altro, legati però dal bisogno e dalla consapevolezza di appartenersi. In quel luogo, lontano dai fasti della corte e da un’esistenza composta di regole e doveri nonché di banale quotidianità, la libertà è diventata palpabile, mentre c’è comunque qualcuno e qualcosa che la vogliono tenere imprigionata entro una gabbia dorata affinché lei resti immutata e immutabile, pura e inarrivabile per chiunque, preservando così lei da qualsiasi cosa o persona possa sfiorarla, condannandola, in concreto, a non vivere, ma a guardare la vita degli altri scorrere mentre la sua resta ancorata all’immagine che ci si è fatti di lei.
Solo André è in grado di capirla e di volerla veramente libera, anche se ciò dovesse costringerlo a stare lontano da lei. Lui sarebbe, come sempre è stato, disposto a dare la vita per lei purché, però, lei possa essere se stessa e non come gli altri vorrebbero che continuasse ad essere. Chi, invece, vuole che nulla cambi, che tutto resti immutato nel tempo e nello spazio, che lei resti come l’ha dipinta la sua mente, è Victor Girodel, disposto a non farsi amare mai, nonché essere consapevole che lei mai avrebbe potuto amarlo, pur di preservare lei come l’ha conosciuta nella sua aura di perfezione.
Fortemente caratterizzato il duello verbale tra André e Victor nel quale quest’ultimo non si perita di accusare André di voler portare alla rovina Oscar con il suo comportamento. È un amore completamente diverso quello che distingue questi due uomini della vita di Oscar: mentre il primo ama per ciò che ella è, l’altro la desidera e la considera in funzione di quanto ella possiede. André ama anche nella sua veste di padre adottivo di quei due bambini che il Fato gli ha affidato, mentre Victor non ha la minima empatia verso colei che sa ora essere sua figlia, la piccola Victoire. Figlia che ha rivisto, insieme al padre e al fratello, durante la visita per il colloquio con il re, la reggia di Versailles, luoghi che qualcosa le riportano alla memoria, relativi ad un tempo passato proprio fra quelle mura quando ancora aveva la sua “maman” che cercava, come poteva e sapeva, di accudirla.
Anche Madame Roma pare tornata ad essere della partita e lavora ai fianchi di Victor incitandolo a lasciare andare le cose come stanno procedendo, certa che sia Oscar sia André, presto o tardi, si distruggeranno con le loro mani, ma, prima che tutto diventi irreparabile per Oscar, lui avrà l’opportunità di starle accanto e magari di salvarla dallo sfacelo che per lei si profila all’orizzonte.
Ma il botto sta nello sconvolgente finale che ci hai prospettato con quella retata che coinvolge persino André, nella sua veste di giornalista, a causa dell’affare relativo all’acquisto della famosa collana, che tanto ha scosso l’intera corte, e ha posto un’altra seria ipoteca sul capo della regina sempre più distante dal suo popolo, il quale comincia a detestarla e a gettare fango sulla intera famiglia reale.
Il Fato si è pertanto nuovamente posto sulla loro strada dividendoli ancora e vedremo, quindi, cosa ha in serbo per loro.
Oscar, intanto, farà di tutto sia per non tradire André e ciò che sono diventati insieme, anche se sarà una battaglia dura e impegnativa, moralmente, psicologicamente e fisicamente, non avendo aiuti esterni ma un carceriere che pare controllare ogni sua mossa, e sia cercando di trovare il bandolo di quella matassa quanto mai ingarbugliata e infarcita di astio.
Un caro saluto e sempre complimenti.

Recensore Junior
09/01/24, ore 21:14

La luce brilla ancora, brillava prima e brillerà sempre. C’è tanta Oscar in questo “episodio” che mi pare richiami alla lontana il bacio di Girodelle nel manga. 
Un bacio che non avrebbe avuto lo stesso sapore per Oscar che, però, a certe condizioni dell’amore sembra “starci” anzi le conosce benissimo tanto da agire di conseguenza, se prima forse un pò le aveva subite ora non è così.
Brava!
Claudia 
(Recensione modificata il 09/01/2024 - 09:14 pm)