Recensioni per
Pur
di Capo Rouge

Questa storia ha ottenuto 869 recensioni.
Positive : 865
Neutre o critiche: 4 (guarda)


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Recensore Junior
04/09/21, ore 18:07

Ciao Capo Rouge, trovare un nuovo capitolo dopo così poco tempo è stata una sorpresa graditissima, così come è stato bello leggere dell’affascinante Girodel. 
La prima parola che mi è venuta alla mente è stata “opportunista” con un aggettivo poco lusinghiero, cioè viscido opportunista, e mi sono detta che ci può stare benissimo fra tutte le cose che questo personaggio non aveva mai finora mostrato.
Non aveva forse, anche nel cartone animato, avanzato quatto quatto e da vero opportunista una richiesta di matrimonio?
Mi piace sempre di più perché è un personaggio e ed è un uomo convinto dei propri mezzi, che si dà da fare per avvicinarsi alla donna che ama, e convince, anche se al momento usa mezzi poco puliti. Comunque, a prescindere dai possibili risvolti della trama, stai dando smalto a un personaggio che nell’originale era stato poco “sviluppato” e che Oscar si sarebbe dovuta aspettare di sposare senza che lui provasse almeno a conquistarla! Io sono una romanticona e non ho che potuto notare questa sua mancanza.
Il personaggio di Girodel ti era riuscito benissimo anche in Paris e che non è proprio impresa da tutti i giorni.
Però povera Nanny! Manipolata da ‘sto conte che si mostra pure magnanimo! Ma è frastornata e non ha ancora capito che di suo nipote al conte interessa poco, anzi, se restasse in America e ci lasciasse le penne il conte non perderebbe sonno e appetito!😡
Mi viene voglia di abbracciala e dirle un paio di verità, non ha nemmeno capito di chi parla André nella sua lettera, ma il suo stato è comprensibile, la mancanza del nipote si sta facendo sentire.
Discorso simile andrebbe fatto per la nostra Oscar, è frastornata pure lei dall’assenza di André ed è troppo impegnata a guardarsi dentro per darsi pensiero di Girodel, lui è la mosca (povero non lo penso davvero 😉!) sul muro che nessuno nota finché rimane al suo posto ma poi, a prestargli attenzione e a guardalo bene, diventa il “ragno” che tesseva la sua tela nell’angolino di Paris. Qui intercetta corrispondenza e riesce anche a salvare Oscar che si era già salvata da sola!! Mi fa rabbia ma è splendido come è splendida questa fanfiction.
Brava!
Al prossimo capitolo,
Gattina 

Nuovo recensore
03/09/21, ore 14:40

Ciao Capo Rouge, bello ritrovarti così presto! E con un capitolo davvero coinvolgente... è proprio un gusto leggerti, non si smetterebbe mai...
Complimenti per come ci descrivi il modo in cui lentamente O. sta facendo chiarezza su ciò che è accaduto a Brest con Andrè e su come lo stia scoprendo presente dentro di sè nonostante fisicamente sia lontanissimo.
Alla fine O. sta comprendendo che "Più si è in fondo all'altro e più si è liberi. La solitudine non è libertà. E solo solitudine...".
Io aggiungerei che spesso la solitudine, quella vera e più profonda, si verifica quando si è schiavi di se stessi, delle proprie paure, del proprio orgoglio, finanche della propria integrità. Schiavitù per O. è rinunciare a sapere se arriveranno lettere di A. perchè non sarebbe "opportuno" chiedere. Questi limiti che si pone la stanno, lentamente, legando a Girodel in un rapporto che non è di libertà, ma basato sulla menzogna e sul sotterfugio e che non credo potrà colmare la solitudine che sta provando.
Viene spesso da chiedersi se ci voglia più coraggio a partire o a restare: non so se troveremo mai la risposta e forse non è nemmeno importante trovarla. Certo è che c'è modo e modo "di restare": il "restare" di Girodel ad esempio è ben diverso dal "restare" di A. nell'anime. A. amava a tal punto O., addirittura sopra se stesso, da non averle mai taciuto notizie su Fersen e anzi andandole a cercare per lei.; l'esatto opposto di Girodel! Quello di G. non è il modo per "entrare a fondo nell'altro", ma per "tirare sul fondo l'altro", ossia di approfittare del dolore dell'altro per avvicinarglisi...
E poi ci insegni che c'è anche modo e modo di "restare lontani": commovente il fatto che A. nella nonna "induceva la speranza dell'attesa, anzichè imporre il dolore della separazione". Un animo davvero grande ed altruista... che, nonostante la lontananza, non si può non amare!
Grazie infinite come sempre per il tempo che ci dedichi! Ciao
(Recensione modificata il 03/09/2021 - 02:41 pm)

Recensore Junior
02/09/21, ore 20:56

Il rapporto tra Oscar e Girodel è ormai quasi consolidato. La stima reciproca ha fatto in modo che Girodel potesse lentamente entrare nella vita di Oscar.
Girodel è un uomo di cui Oscar si può fidare nell’ambito lavorativo, anche se lei non gli ha concesso una vera e propria amicizia, è stato inevitabile il rapporto che si è creato.
Questo tuo Girodel è una figura forte, ha mostrato il suo cinismo nei precedenti capitoli, ma anche molto pragmatismo e un reale interesse per Oscar.
Ci sono lati oscuri, ancora non molto chiari nel suo modo di agire, resta un Girodel che ha un suo fascino notevole.
Questo fascino lo usa sulla nonna, è comprensibile che lei abbia il cuore spezzato per la partenza di André da cui non riceve notizie, almeno fino a quando Girodel non le consegna l’agognata lettera.
Quella finestra aperta sul passato di André che lo mostra bambino timoroso al suo arrivo a Palazzo Jarjayes è molto tenera, un piccolo tassello che mostra il legame che Oscar e Andre hanno costruito nel tempo e che ora una guerra ha reso più intenso e confuso.
È davvero emozionante vedere come la separazione imposta da André stia lentamente sgretolando le certezze di Oscar, non posso che sperare che lei apra gli occhi e capisca cosa realmente André rappresenta per lei.
La mia fiducia in te resta incrollabile, e confido anche in Girodel, personaggio dalle mille sfaccettature.

Recensore Veterano
01/09/21, ore 14:32

Allora, il silenzio che assorda, che impedisce di ascoltare il tempo che scorre e si dilata. Che lento ha allontanato lui, che inghiotte il passato trasformandolo in ricordi. Quasi vestigia di una vita che sembra non appartenere più a lei.
Il silenzio che parla di lui, di gesti che erano parole non dette. Di labbra assaporate fugacemente.
Lui che era ombra sfolgorante, che era presenza costante discreta e inevitabile.
Lui che ora è il ricordo di un sorriso distratto, di uno sguardo furtivo, di un volto che il tempo non ha cancellato. Un volto impresso a fuoco nella memoria ad accompagnare lo scorrere del tempo, ormai vuoto senza di lui.
Lui che sapeva interpretare i suoi silenzi piuttosto che le parole.
L’assenza ha reso la presenza assordante, il silenzio opprimente, incombente, rendendo il ricordo doloroso pensiero che graffia il cuore e la mente.
Lei, persa nel silenzio, comprende per la prima volta la solitudine.
Sola, ora che lui non c’è, sola, ora che la sua presenza invade il suo animo e il silenzio. Ora che il ricordo diventa ombra che accompagna i suoi passi, lei è veramente sola.
Lui che ora le offre il silenzio più assordante, una eco il suo nome sussurrato sulle labbra, per riempire il vuoto. Il suo nome che resta appiglio della sua presenza.

Recensore Master
01/09/21, ore 14:09

Cara Capo Rouge,
Dopo tanto tempo faccio ritorno da te...
Non sono sola, bensì accompagnata dalla mia, immancabile, ammirazione per i tuoi scritti e da alcune osservazioni, sconfinanti, a tratti, nel dubbio, che intendo sottoporti (con intenzioni del tutto pacifiche).
Parto con quella più abbordabile: che sia veramente "riuscito" un Victor come questo tuo?!
La mia opinione è che lo sia soltanto a metà, che il personaggio, cioè, sia percepibile ma non del tutto credibile. Non è credibile soprattutto vederlo/sentirlo dare tranquillamente del "tu" al suo comandante.
La tua trama ha visto il Generale costituire il visconte attendente di Oscar, avvenimento eccentrico eppure accettabile, cambiamento che ha aperto a Victor vie di frequentazione "all' universo Jarjayes" prima a lui impraticabili, ma questo non può trasformarlo, praticamente di botto, in una specie di "altro Andrè".
Non può certo permettergli di interloquire col suo comandante, addirittura, su di una missione affidatale personalmente e segretamente dalla regina!!!
Questi suoi modi sarebbero, oltre tutto, più congeniali ad un animo gretto e infinitamente ambiguo e "calcolatore", piuttosto che alla natura amabile e speranzosa in un matrimonio "leggibile" sulle righe di questo tuo "Pur".
Poi... vengono le osservazioni più "scomode", non molte e tutte riferite al tuo personaggio "Oscar".
Ne stai tracciando un efficace ritratto di donna finalmente innamorata e, allo stesso tempo, di infelice innamorata, abbandonata a tutte le disgrazie che in tale campo d' affezione possono verificarsi: abbandono, silenzi, incomprensione/i, paure, solitudine, dubbio/i, dispiacere/i, rancore/i, rimpianti...
Tutto questo non può che meritare apprezzamento da parte del lettore.
In "tutto questo", però, allo stesso lettore accade di non trovare più traccia del "Comandante delle Guardie Reali" e della sua intima essenza adamantina. Un vero peccato!
Sinceramente, e lo scrivo da ammiratrice, al contempo di Oscar e tua, vedere la nostra eroina calata nei panni di una giovane donna del tutto isolata ed inerme al cospetto del destino e degli altrui (proprio di chiunque) voleri non può che apparire una scelta narrativa poco riuscita. L' abbiamo vista, in alcune occasioni, "ritornare almeno un po' alle origini", con quella galoppata a Brest e quella sua vera ricerca di verità, ma sono stati soltanto brevi sprazzi di luce su di un mare oscuro. Troppo poco di lei, credo, anche per i "non-ultrà" del suo personaggio.
Erano osservazioni che ti dovevo, obbligatoriamente, manifestare, essendo troppo grande il sentimento che mi lega a questi personaggi e questo tuo pregevole racconto, che tanto ammiro e appezzo e che anche in questo capitolo, tra ambientazioni e intrecci di eventi, ha dimostrato tutta la sua efficace validità letteraria.
Un caro saluto
Ciao Cape Rouge
"Coerenza intellettuale"... è ciò che mi spinge a scriverti da qui.
Qualcuno, tempo fa, mi ha "insegnato" che questo non si dovrebbe fare. Io lo faccio e lo farò comunque. E... per prima cosa ti scrivo che, sinceramente, non so proprio in che cosa consista l' "obbligo" di cui ho letto nella tua risposta. Poi... che il "colore" delle mie recensioni è mia abitudine sceglierlo personalmente, facoltà, del resto, concessami dal regolamento di questo sito.
Inoltre... che ciò che sta scritto nella mia recensione è rapportato solo e solamente a quanto da me letto in questo tuo racconto e che in tali mie parole non rientra alcuna intenzione malevola o oscura.
Che il termine "adamantina" è stato da me inserito nel testo soltanto nella sua qualità di aggettivo, cioè che con esso intendevo alludere alla grande determinazione interiore del personaggio Oscar "classico".
Che la mia espressione "è un peccato" non ha nulla a che fare col "peccato" di biblica o etica natura.
Che la mia, ulteriore, espressione "di botto" è stata da me utilizzata sotto un segno "più ampio" del termine rispetto a quello solo e strettamente di tipo temporale e che non ha inteso affatto alludere al tempo intercorso dalla partenza di Andrè o dalla durata del nuovo tipo di frequentazione sviluppatasi fra Victor e Oscar e viceversa, né a quanto si potrà verificare nell' evolversi di tale frequentazione.
Che l' atto del Generale, a suo tempo, era stato da me percepito proprio a quel modo: l' intenzione di sostituire Girodel ad Andrè e che il tutto non fosse stato deciso in clima di amicizia o libertà.
Altro ancora potrei aggiungere, ma voglio finire con quanto segue:
E' la seconda volta in poco tempo che mi vedo richiamare all' ordine con quel "Lenovo è un lettore come tanti. E' uno... Vale per uno... Vale come ogni altro...", fin troppo vicino (ma nel primo caso occorsomi anche "contiguo") ad un "nemmeno è detto che Lenovo arrivi a capire"...
Non so che dirne, tranne che ritengo il tutto poco amabile e assai ingiusto nei miei confronti.
Ho sempre recensito a nome personale e sorretta dalla più grande stima verso racconti ed autori.
Purtroppo, invece, nei miei commenti molti preferiscono leggere e rintracciare il contrario.
Niente di ciò che appare nelle mie recensioni è ritenuto degno di stima: né lode, né critica e nemmeno suggerimento/osservazione.
Un addolorato saluto
(Recensione modificata il 03/09/2021 - 05:13 pm)

Recensore Master
31/08/21, ore 17:56

Ben ritrovata Capo Rouge con questo capitolo che, nel leggerlo, mi ha lasciato un senso di apprensione. L’ho provata lungo tutto il corso della lettura. Questa corrispondenza che lascia tanti dubbi, molti interrogativi, altrettante aspettative, un mare di congetture sia nella mente di Oscar che in quella di Nanny. Un capitolo nettamente diviso in due parti con assolute protagoniste Nanny prima ed Oscar poi. In questa prima parte hai fatto risaltare la figura della governante di casa Jarjayes, di come abbia iniziato ad osservare i fatti che accadevano a Palazzo e del posto che, giorno per giorno, stava lentamente ricoprendo il tenente Girodel nei confronti di Oscar. Lei osserva il tutto da dietro i suoi occhialini, ma qualcosa ancora non le è chiaro e le sfugge. Come ad Oscar, presa da altri pensieri, sembra essere sfuggito lo strano atteggiamento assunto sia da Nanny che da Girodel. Quest’ultimo sta tentando di insinuarsi sempre di più nella vita di Oscar, vuole cercare di fiaccare le sue difese, fino a quando, forse, lei si accorgerà di non poter fare a meno della sua presenza, di appoggiarsi a lui come faceva con qualcun altro. E questo “altro” continua ad essere costantemente nei pensieri di Oscar, una assenza assillante, che le fa guardare con altro occhio alla sua vita, che vede vuota e solitaria, come se lui avesse sempre fatto di tutto per preservarla da certe sensazioni, colmandole con il fatto di esserci sempre. Ora invece è talmente lontano da farle sentire quasi un dolore fisico. Talvolta lo cerca dietro di sé, sempre un passo dietro a sé, ma ciò che trova è un vuoto che si sta ingigantendo man mano che il tempo passa. La figura di Girodel viene fuori a tutto tondo, in questo tuo lavoro, un uomo che vuole avere un posto predominante nella vita di Oscar, però è disposto ad aspettare i suoi tempi, a seguirla senza irrompere e interferire nel suo modo di agire; per raggiungere i suoi scopi occorre pazienza e lui sta mettendo in campo una vera strategia della pazienza e della condiscendenza verso di lei. Mai una parola o un gesto fuori posto, tanto da far pensare alla vecchia governante che forse Madamigella, “la loro Oscar” potrà sempre essere al sicuro, anche se il compito di proteggerla era sempre stato di André. André che pensa non le abbia mai scritto ma che, per mezzo di Girodel, dimostratosi generoso nei suoi confronti, forse potrebbe riuscire a sapere se qualche lettera giunta dalle Americhe sia ferma presso le poste parigine. E poi nella seconda parte vediamo Oscar alle prese con la burocrazia del tempo, districandosi con i funzionari delle poste, e i loro modi di fare e di atteggiarsi, sfacciati e molto poco collaborativi, per cercare nuovamente una missiva diretta alla regina e che quest’ultima ha chiesto a lei, e solo a lei, di recuperare, per mantenere il riserbo più completo intorno a quella corrispondenza. Ma un tarlo si è insinuato nella mente di Oscar, la quale vuole provare a tastare con mano se esista della corrispondenza anche da parte di André indirizzata alla nonna, tanto per essere certa che sia ancora vivo, anche se le lettere restano depositate in quegli archivi per mesi da quando giungono e pertanto potrebbero recare notizie ormai non più fedeli alla realtà. Ma per lei c’è un imperativo che la muove a cercare, facendo scorrere le dita fra tutti quei nomi che compaiono nei vari registri messi a disposizione, con non tanto garbo da arroganti funzionari. Il non trovare nulla circa André la destabilizza notevolmente, creando una sorta di stizza, impotenza, rabbia e smarrimento. Smarrirsi tanto da ricordare un bacio, un abbraccio, nel quale aveva trovato una completezza mai provata. E poi quella visione di quel volto irriconoscibile che torna a ripresentarsi alla sua coscienza addormentata.
Anche sul finale vediamo l’intervento quasi salvifico di Victor, il quale si fa decisivo e perentorio, nell’affrontare prima il funzionario e poi con la decisione che sarà lui a trattare, da ora in avanti, con determinati personaggi, in modo che non possano mettere in relazione la figura conosciuta di Oscar con quella della regina, avendo compreso quale fosse l’intento della visita di Oscar per recuperare una lettera, possibilmente compromettente, del Conte alla regina e, di fronte a queste argomentazioni, Oscar non tenta di opporsi, facendo fare così un ulteriore balzo in avanti a Victor stesso, che potrà portare avanti il suo sottile gioco di potere per legarsi a lei sempre più.
Incredibile come un intero passaggio dedicato alla corrispondenza tanto attesa da oltre oceano abbia fatto pervenire al lettore tutta una serie di sensazioni, che sono salite lentamente come una marea, inondando la mente che ha percepito il lavorio interiore dei vari personaggi presentati, i pensieri, il senso di apprensione e di attesa, la solitudine e anche il lento avvicinarsi della meta.
Sempre sorprendente la tua scrittura che cattura ad ogni parola. Un saluto e a risentirci presto!

Recensore Veterano
31/08/21, ore 13:56

Cara Capo Rouge,
che bellezza ritrovarti già con un altro capitolo di "Pur" che, come sempre, ho apprezzato molto in tutti i suoi aspetti: per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, l'ambientazione, la trama e lo splendido utilizzo delle metafore e delle altre figure retoriche che contraddistinguono da sempre il tuo stile.
Il capitolo si apre dal punto di vista di una strabiliante Madame Glacé, angustiata sia per la sorte del nipote che per lo stato d'animo di Madigemella Oscar e con l'insistente consapevolezza che qualcosa le sfugge. 
Oscar, apparentemente fredda e rigida come una lastra di ghiaccio che però al contatto scotta, e' ancora più sola, disperata e angosciata consentendo così a un sempre più astuto Girodel di insuanarsi con pazienza e maestria. 
Il tuo Girodel è un personaggio a tutto tondo, semplicemente sublime, un abile stratega: scaltro, ponderato, calcolatore e paziente come un cacciatore che attende l'agognata preda. Il controllo della corrispondenza di Andre' e la voluta ricerca di complicità con Nanny sono mosse semplicemente diaboliche. Ma, d'altronde, "in guerra e in amore..". Non so se Andre', partendo, avesse ipotizzato una tale eventualità (in "Pur" è ancora molto giovane e avventato).
L'ultimo paragrafo, quello sul sottile gioco di potere, mi ha fatto venire la pelle d'oca. Una parte di me, per partito preso, tifa per il bel Andre', anche se in questo caso la vedo molto dura per lui, più che nelle altre tue storie (dove le difficoltà comunque non mancavano); l’altra, invece, tifa per questo intenso Girodel, che è rimasto, ha saputo colmare un vuoto e lotta senza quartiere per ciò che vuole (o meglio per "chi").
Viscido e ambiguo l'incaricato delle Poste, tipico esemplare del funzionario corrotto.
Graditissimi i richiami a "If" ("Mia figlia... la più piccola") e alle splendide ambientazioni e atmosfere di "Paris" nella descrizione dei luoghi e delle vie della città (le Campane di Notre Dame, Île de la Cité, l'Hotel del Ville ecc).
Grazie di tutto e spero a presto con un nuovo capitolo (anche perché sono molto curiosa di leggere come se la passano Andre' e Fersen, ormai sbarcati da alcuni mesi).
Complimenti e un caro saluto, 
Galla88
(Recensione modificata il 31/08/2021 - 02:06 pm)

Recensore Master
30/08/21, ore 19:25

"André Grandier fino a quando le era stato accanto l’aveva di fatto tenuta al sicuro ma, soprattutto, aveva tenuto lontano da lei la solitudine. (...) Oscar François de Jarjayes intuì il progressivo disgregarsi delle forze".

Recensisco per la prima volta, con enorme ritardo, questa storia che mi ha conquistata, avvinta, monopolizzata, oltre che introdotta nel mondo delle FF. Un ottimo viatico, direi.
Questo capitolo, come il precedente, riprende fili intrecciati nei precedenti, e su cui eravamo stati lasciati a meditare durante il racconto della terribile traversata dell'Oceano: chi possa essere l'uomo misterioso di Amélie, e il padre della piccola Victoire; quale potrebbe essere il ruolo di Girodel, che qui acquisisce smalto e statura, mettendo meglio in luce le qualità che già ci avevi fatto mettere a fuoco durante il lungo viaggio verso la Bretagna al fianco di Oscar nei capitoli precedenti: mondano, ma non fatuo, consapevole che anche il pettegolezzo è informazione; e l'informazione, a Corte - e non solo - è vita.
E questa incursione nell'Enfer Parisien delle Poste, negli abusi di potere e negli amari scontri con un funzionario, Ideal-Typus di chi utilizza il suo potere, minuscolo o grande che sia, per spadroneggiare e insolentire, è una insolita declinazione delle imprese cui è chiamata la nostra eroina.
Soprattutto, Oscar comincia a mettere a fuoco la sua situazione, quella su cui, lei, fredda come il ghiaccio su cui si addensa un caleidoscopio di colori riflessi, non si è mai soffermata; e proprio in virtù della assenza di André: "S'intuì sola, per davvero, per la prima volta". Assenza più acuta presenza? La partita si complica, ed è una partita cui è intellettualmente affascinante assistere.
Grazie per questa lettura, che spero duri per molti, molti, molti episodi ancora.
Dorabella

Recensore Junior
30/08/21, ore 19:08

“La scortesia è un abominio intollerabile” diceva, più o meno, un uomo degno, più o meno, di stima.

Avrei voluto farlo io presente a quel brav’uomo , a quel funzionario, che mi appariva fra l’altro un sacco di immondizia e un lumacone, come si dice dalle parti mie. Buona idea, quella del buon Victor, di farglielo presente lui e con parole sue.

Comunque vada a finire, ognuno gioca per sé, e con le proprie carte. E l’amore è sempre un gioco di potere – conquistato, perduto, donato, a seconda dei casi.

Victor non se la sta giocando male, comandante Rouge. Pure l’dea di intercettare le lettere, di esser fin troppo compiacente con la signora Marie – d’altronde, chi se ne va lascia il posto vuoto.
Napoleone , che non era l’ultimo degli strateghi, sosteneva che l’amore fosse l’unica battaglia che si vinceva indietreggiando. Non è detto che avesse torto, né che avesse ragione.

A Josephine scriveva cose tipo: “Domani torno. Non lavarti”; cosa scrivesse a Maria Luisa lo ignoro, ma che aveva voglia di tornare dalla prima si vede.
Tornare, comandante. Ci vuol più coraggio a partire o a restare? Cosa si cerca quando si desidera quello che si è lasciato, o quello che ci ha lasciato?

Un capitolo che potrebbe sembrare interlocutorio, ma in cui non mancano gli accadimenti, quelli quotidiani della vita, perché alla fine la vita sono le persone che ci sono, o che hanno il buon gusto di tornare, come il sole, tutte le mattine. Quant’è forte un legame che ha un oceano a far da spartiacque? E quanto consola il ricordo?

Io mi son seduto a bere a un tavolo vicino a Victor e a madamigella. Ho pensato che in borghese sta bene, ma anche che, in effetti, a uno sguardo distratto può sembrare un giovanotto. Non sembrava triste, ma pensierosa sì. E pareva sola fra la gente.

Io prendevo appunti e mi segnavo due cose:

1) Perch’era accaduto che lei avesse/ ricordato di quell’abbraccio – endecasillabo + endecasillabo breve (con licenza). Quasi l’incipit di una poesia.
2) “Spine di luce”. Ossimoro. E bella immagine.

E poi, comandante, mi son messo a pensare ai fatti miei. E soprattutto al valore dell’attesa.

Ma pure a quanto ‘sta recensione sia fallimentare, al contrario del capitolo uscito dalla vostra penna di ricordi e di presenza.

Omaggi devotissimi,

Sacrogral

Recensore Master
30/08/21, ore 16:14

La lontananza di André sta facendo chiarezza dentro al cuore di Oscar, in modo doloroso.

Recensore Junior
27/08/21, ore 14:13

Contrasti e contrapposizioni evidenti contraddistinguono le pagine di questo nuovo e atteso capitolo: l’interesse di Giroledel per Oscar e l’evidente disinteresse di lei per lui, l’interesse di quest’ultima solo per André, per lui che non c’è ma che sembra non essersene andato anche se manca, il machiavellismo del conte e la sua presenza discreta ma asfissiante, il pressing stavolta palese e allo stesso modo asfissiante di Oscar su Amalie, il contrasto della calma del sonno e della culla con la rabbia del Colonnello e dell’amica che si sente tradita, del soldato con
a donna, tutti “dissidi” da riaccordare in qualche modo per vivere un po’ meglio.
Sempre molto intenso e avvolgente il tuo modo di scrivere ed esprimerti, attendo impaziente gli sviluppi.
Ciao

GdM

Recensore Junior
22/08/21, ore 13:12

Carissima Capo Rouge,
è stata una piacevole sorpresa tornare dalle vacanze e trovare l’aggiornamento di questa fanfiction. 
Non me ne voglia André, ma Oscar iniziava a mancarmi, ho immaginato tutto e il contrario di tutto su ciò che faceva a Versailles, se avesse trovato un nuovo attendente e se Victor, nonostante il due di picche riservatogli a Saint Jouan, la stesse ancora “seguendo”.
Oscar piace molto così decisa e anche un po’ confusa, decisamente molto umana e anche molto fuori strada nella sua consapevolezza del suo amore per il bel conte svedese.
Per fortuna dico io, non è a lui che pensa, ma da André, quell’ultimo giorno a Brest ha lasciato il segno e se sapesse cosa è successo a lui, la sua reazione sarebbe ben peggiore del dolore che prova al racconto un po’ confuso dì Amalie.
Oscar è gelosa, non ci sono altre definizioni per descrivere il suo comportamento, il pensiero che Andrè possa essere il padre di Amalie è doloroso e inaccettabile, un affronto bello e buono alla loro fraterna amicizia e al loro vecchio mondo fatto di confidenza e confidenze. Bisogna solo capire se lo è solo da amica che si sente tradita da una mancata confidenza o se è gelosa come solo una  donna innamorata può esserlo.
E poi c’è Girodel, detestabile e affascinante allo stesso tempo, è paziente, cinico, decisamente poco idealista e soprattutto sfacciatamente opportunista.  Lo stai tratteggiando con tratti decisi e mi piace, sembra avere ben a mente ciò che vuole, quel che gli interessa, sa benissimo come va il mondo a Versailles, non si illude ma ci prova.
Lui conosce Oscar, anzi la sta studiando attentamente, e si insinua in ogni breccia della corazza che la protegge mentre lei è distratta dal cambiamento che è stato imposto alla sua vita.
Perché Girodel lo fa, cosa in realtà voglia è per me un mistero, Girodel la ama e vuole sposarla così proprio come nell’originale oppure c’è dell’altro? È animato da altro scopo e intento? Al momento è evidente che per lui è una donna, diversa e più complicata delle altre, ma decisamente una donna e non di certo “il suo migliore amico”! E lei deve stare attenta anche perché perché lui ha un segreto, cerca una donna che ha lavorato in quella locanda, che a rigor di logica dovrebbe essere Amalie ma lo nasconde. Perché?
Come vedi ho molte idee e tutte confuse e la tua penna è fantasiosa e imprevedibile, credo che dovrò arrendermi e lasciarmi semplicemente trasportare dalla tua storia.
Buona domenica, Lena

Recensore Veterano
20/08/21, ore 22:37

Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.
~ Galileo Galilei ~

Quella mancanza di profumo, di sapone, di buono, che sempre si perde e annulla nel sogno, si traduce in mancanza di un senso al risveglio mentre la parola, a sua volta, stecca il canto della realtà.
E il tempo impara a far visita ad Oscar, pieno di poco e di niente, di un istante fuggito e un gesto immaginato e poi replicato, della presenza di un abbraccio caldo ma vuoto e dell’assenza di quello che c’è sempre, compagno di un pensiero lineare, cosciente e ancora innocente.
Respira invece il sentore, non ancora profumo di verità, carpito nella pelle con la bocca di labbra schiuse, la lingua languida e a lavare via tutto, anche l’oscuro senso che fugge dove un solo senso non arriva e dunque muore.
Così lo scritto si anima di grida sorde e pure di silenzi che tacciono il cenno di inizio, non annunciano quel mutamento senza il quale, e  se tutto fosse davvero immobile, il mondo sarebbe privo delle ali di velo delle farfalle, del loro brusio dalla melodia muta e al momento sopraffatta dal ronzio nascosto del calabrone tra le sciolte pieghe di San Gallo e nobiltà.   
Oscar non lo vede il vento odoroso del suo roseto, il bocciolo trafitto dallo spiffero di lillà che è inchiodato all’uscio, insidiato dal narciso odoroso e dallo sterile pungitopo, non riesce ancora a dare a ogni emozione una personalità, a ogni stato d’animo un’anima.

Un abbraccio,
Minaoscarandre 

Nuovo recensore
20/08/21, ore 09:46

Cara Capo,
un altro capitolo che ho molto amato. Gli avvenimenti filtrati dal sentire di Oscar che tu descrivi così bene, tanto che è facile immergersi e farli propri. Grazie

Recensore Veterano
19/08/21, ore 15:37

La resa è proporzionale all'attesa; capitolo ricco che ci porta dentro i pensieri di lei. E sono pensieri da donna, sempre di più...da donna si chiede come sia possibile amare un uomo, stare con lui e non ricordare il suo viso, il suo tocco, il suono della sua voce. Lei che sente quel bacio bruciare sulle labbra, che riconoscerebbe il suo odore ad occhi chiusi, che lo "sente" così forte da percepire, a distanza, il pericolo. Eppure manca la consapevolezza di sè...non la sfiora nemmeno l'idea che potrebbe essere lei "quella donna", causa della partenza.
E c'è Victor in agguato...
Grazie CapoRouge per questo nuovo, bellissimo capitolo.