Recensioni per
Doppelgaenger
di Dira_

Questa storia ha ottenuto 794 recensioni.
Positive : 793
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
09/11/22, ore 11:31

"Rose sospirò: aveva passato tutta la sua vita a stare dietro, come spalla tragicamente consapevole, alle follie dei fratelli Potter. Probabilmente era Dna, attitudine o destino, ma non avrebbe mai potuto sottrarsi, esattamente come Hugo non poteva evitare di fare da valletto a Lily.
Aveva scelto Al come Potter di Fiducia perché probabilmente era il più normale dei tre. Fissazione per oscuri personaggi familiari a parte.
Guardò Scorpius e seppe che se non altro, adesso erano in due.
“Sai, tu non ti rendi pienamente conto di cosa significa stare dietro ad un Potter.”
“Dici? Probabile. Ma ho sempre amato il brivido.” Si scostò cavallerescamente. “Prima tu, rosellina.”

Adoro questo passaggio. Amo i richiami a Ron e Hermione e al loro ruolo nella vita di Harry, che era più assoluto, importante e forse a volte stancante di una semplice amicizia.
Amo come hai interpretato i clichè dei "figli che ripercorrono il cammino dei padri" con la devozione esasperata ma mai cieca che Hugo e Rose nutrono verso i tre Potter. Amo il modo in cui hai costruito i rapporti e dipinto le dinamiche tra i tre+due cugini che sono cresciuti a contatto più stretto (dove tre+due vuol dire Al Jamie e Lily più Hugo e Rose, ma anche Al Jamie e Rosie più Lily e Hugo, ma anche Jamie Al e Hugo più le ragazze Rose e Lily).
Il fatto che le scene di Rose che cerca di tenere a bada il casino in cui entrambi i fratelli Potter sguazzano contemporaneamente e parallelamente siano intervallate dalle scene di Ron che corre dietro a quel pazzo di Harry rende tutto più dolce e comico al tempo stesso, come spesso sono gli Weaslry e in particolare i TUOI Weasley.
Amo Rose (nel caso non si fosse capito dal fatto che tutte le recensioni in cui non parlo di Tom è perchè sto scrivendo di lei) e il suo rapporto con i cugini Potter, ma soprattutto (stranamente) quello con James. Rose non idealizza James come fa con Al (da cui infatti crescendo si dovrà un po' staccare, o lui dovrà un po' staccarsi da lei, nonostante continueranno a nutrire infinito affetto l'una per l'altro) ma in un certo senso è con James che Rose si ritrova sempre a fare comunella. Nella loro lealtà assoluta alla famiglia, intesa come insieme dei suoi singoli membri (anche quelli che entrambi non possono soffrire, come Thomas) e senso di appartenenza a qualcosa di più grande e semplice al tempo stesso; nel loro essere la personificazione delle due facce di Grifondoro, quella dei ribelli per partito preso che appena trovano una Causa diventano i più zeloti e ligi al dovere combattenti (James Sr, Sirius, Harry, Ron, Fred&George, Ginny...il tuo Jaime) e quelli assolutamente ligi alle Regole in quanto rappresentazione vivente di una più alta forma di Giustizia, che però quando decidono che una o più regole sono ideologicamente SBAGLIATE sono capaci di aggirarle con metodi da criminali consumati o scatenare le più potenti rivolte (McGranitt, Lily Evans, Remus, Hermione, Neville...Rosie).
Mi piace il fatto che Rosie consideri suo cugino James un troll (lmao) ma finisca per avere le stesse sue opinioni su OGNI SINGOLA PERSONA (a parte forse Al e Lily, ma lì entrano in gioco altri fattori): sono uniti dall'affetto per Scorpius (che per Rose è romantico e per James platonico) e per Ted (vedi parentesi precedente ma viceversa), dalla diffidenza mista a nervosismo che Tom suscita in entrambi (in tante persone, ma in Rose e James in particolare), e in futuro (sto pensando a Oan) anche dall'antipatia per Michel, dalla diffidenza verso il cambio di schieramento Soren.
Mi piace il fatto che Rose non parli mai DAVVERO con James, come a volte non si parlano fratelli e sorelle nonostante passino tutta la vita insieme a battibeccare un giorno e fare comunella l'altro- ma si capiscono lo stesso.


Rose è cresciuta più come sorella dei due Potter che come cugina, forse paradossalmente più di Lily, soprattutto durante l'adolescenza, perchè Lily essendo più piccola aveva la sua vita e i suoi circoli di amicizie diverse da quelli di Al, James e Rose, che invece gira e rigira frequentano sempre le stesse facce anche se in combinazioni diverse.
Amo il modo in cui Rose passa dall'essere esasperata dal fatto che James ha trovato un complice per la sua testoteronica idiozia nel ragazzo di Rose all'essere confortata pensando che in Scorpius Rose ora ha un alleato nel "tenere a bada" James. (Tenere a bada= affiancarsi a lui nei piani più assurdi ma insultarlo ogni tanto per fargli abbassare la cresta. Praticamente quello di cui ogni Potter ha bisogno).
Amo il modo in cui sei riuscita a rendere la scena del mantello disperso allo stesso tempo causa di tensione (perché ci sono troppe cose che non quadrano e i lettori SOSPETTANO qualcosa di storto) e comica (perchè i personaggi, invece, non sanno quello che sta accadendo e sospettano una cretinate di James).

Quella risposta di Al alla domanda di Tom "mi ameresti anche se non fossi umano/se fossi il risultato di un esperimento alchemico" è una dichiarazione potentissima di amore assoluto e lo è proprio perchè è detta con tono casuale, quello di chi sta constatando qualcosa di ovvio che non ci sarebbe nemmeno bisogno di affermare. Al ama Tom per chi è come persona, per la sua mente analitica e la sua curiosità vorace, per l'amore che a sua volta Tom prova per Al e il modo in cui riesce a farlo sentire speciale e degno tra la folla della loro famiglia, per quello che hanno passato insieme, per l'umorismo e il legame che li unisce. Non per lo scopo superiore per cui è nato, per la sua genetica, o per la persona a cui la sua Anima apparteneva prima di venir inserita a forza nel suo corpo. Al non ha iniziato ad amare Tom per nessuno di questi motivi, quindi non smetterà di amarlo per uno di loro. Sono cose importanti per Tom, perché lo portano a scoprire e soprattutto ad accettare alcuni lati di se stesso e della propria storia, ma non per Al, perchè Al capisce e conosce Tom da tanto senza aver mai sentito il bisogno di razionalizzare o trovare una spiegazione ad ogni lato strano della sua personalità e della sua storia. Magari non riesce a capire davvero ogni pensiero dell'altro, ma lo ama e lo accetta così com'è (forse più di quanto Tom faccia e/o possa fare con se' stesso) senza bisogno di altre spiegazioni e soprattutto senza che queste spiegazioni possano cambiare i sentimenti che nutre per colui che è stato il suo primo amore ed il suo migliore amico (e sarà sempre il suo compagno d'avventure).
Davvero, non so se tu sappia quanto alcune sfumature di questi personaggi abbiano significato per me e chissà quanti altri lettori di questa storia...spero di riuscire a dartene un'idea con questi recensioni. Una volta ho letto che gli scrittori e le scrittrici amano i loro personaggi come figli, fratelli o parenti, carne della loro carne e frutto del loro sudore, ma i lettori li amano come si amano i migliori amici che nei momenti più inaspettati la vita ti fa incontrare per farti capire che non sei solo (o sola). È questo che per me sono stati molti dei tuoi personaggi, insieme ad altri incontrati nei libri *veri* di carta e inchiostro. Compagni invisibili ma sempre capaci di darti supporto, che a volti senti il bisogno di tornare a trovare dopo mesi o forse anni che nemmeno ci pensavi più, a loro; e li trovi lì ad aspettarti, e non puoi fare a meno di farti cogliere da un groppo do nostalgia, ma anche di dolcezza, quando leggi di nuovo i loro nomi e i loro pensieri, e visualizzi nella mente i loro volti, che non sono mai invecchiati e mai lo faranno. E nonostante tu sia diversa e ormai quasi un'altra persona, ti accolgono senza fare una piega, senza portare rancore o risentimento per la tua assenza; loro che non sono cambiati di una virgola ma sanno sempre sussurrarti nuovi segreti, svelarti nuovi lati di se' stessi...o forse quello che fanno è svelare ai lettori nuovi lati dei lettori stessi. Chissà.
Un saluto e un abbraccio.

(Recensione modificata il 29/11/2023 - 02:57 pm)
(Recensione modificata il 29/11/2023 - 02:57 pm)

Recensore Junior
09/11/22, ore 07:58
Cap. 40:

Mi piace il modo in cui hai descritto i personaggi PERCEPIRE la scuola in attesa.
Mi piace l'alternanza tra brevi PoV loschi e cupi che ci fanno presagire che la parte mistery della trama sta arrivando ad una svolta, e parti invece riguardanti ansie molto più giovanili e comuni come quella dovuta al dover presentare il proprio ragazzo a una cena-quasi-di-famiglia e il mettere in discussione la propria sessualità. Eppure anche in queste ultime si avverte una sorta di tensione sotto pelle- come se il tempo fosse sospeso, e le varie discussioni e feste stessero avvenendo in un limbo in cui i personaggi affrontano i propri problemi prima che il cappio che Thomas ha contribuito a creare intorno a sé stesso e alla sua amata Scuola si stringa inevitabilmente su di loro, per poi lasciarli andare di botto risucchiandosi solamente Tom. (Per il momento).
Mi piace anche il modo realistico in cui hai descritto l'umanissimo e tenero il conflitto tra la parte razionale di Al che vuole essere felice per la cugina e quella più egoista ed emotiva che invece lo fa sentire solo come un cane per via del litigio con il proprio migliore amico/ragazzo, e non può fare a meno di desiderare che qualcun altro si senta in tal modo because misery loves company.
Inutile dire che ho AMATO tutta la parte tra Tom e Loki, il modo in cui si apostrofano a vicenda, la realizzazione interiore di Tom, il fatto che siano due sedicenni che si credono rispettivamente un anti-eroe tragico a un passo dal patibolo e un brutto ceffo che ha acquisito una cinica saggezza dopo anni di brutti giri (leggasi: l'equivalente magico dell'aristocrazia britannica in cui è nato) e di delinquenza (leggasi: smerciare maschere di Halloween ai compagni di classe). E si esprimono di conseguenza, ognuno pensando a quanto è strambo l'altro. Eppure si capiscono e soprattutto si rispettano perchè riconoscono implicitamente l'un l'altro l'intelligenza reciproca
(Recensione modificata il 09/11/2022 - 08:06 am)

Recensore Junior
09/11/22, ore 07:43

Mi ha deluso.” Il tono era secco, come brusco fu il gesto con cui tolse la mano dai suoi capelli. “Sì, ma perché? Che ti ha fatto?”
Tom rimase a lungo in silenzio. Avevano rallentato le loro andature per poter rimanere soli. In effetti gli altri quattro erano poco più che figure distanti lungo il crinale su cui si inerpicava il castello.
“A dire la verità… non mi ha fatto niente.” Dovette ammettere. “Sono io… che ho sbagliato.”
L'ho già scritto nella scorsa recensione e mi ripeto: amo il modo in cui I personaggi di Doppelgaenger sono così tanto ADOLSCENTI, e pensano e ragionano da tali. Due righe così, di Tom che si sente deluso da Harry ma quando si trova costretto a riflettere a mente fredda sul loro dialogo capisce che la colpa del loro litigio era tutta sua (ma va'???) sono più incisive nel caratterizzare la giovane età dei protagonisti che pagine e pagine in cui un'altra autrice li avrebbe fatti parlare in gergo giovanile per rendere lo.stesso concetto, che tu hai catturato benissimo attraverso l'illustrazione di semplici ma contraddittori passaggi psicologici.

"Lo ammirava: probabilmente era abituato ad esprimersi tramite sguardi muti. La famiglia Malfoy non sembrava una famiglia di emotivi chiacchieroni come la sua."
Il quid in più che le tue storie hanno rispetto alle altre in questo sito è che fai sempre attenzione a evidenziare tratti della caratterizzazione psicologica di alcuni personaggi visti dalla mente di altri personaggi PoV, ma senza distogliere l'attenzione da quello che il personaggio PoV sta affrontando e dalla sue, di caratteristiche psicologiche. Cioè, questo passaggio di Al che nota una caratteristica positiva in Scorpius mi dice qualcosa su Scorpius ma anche su Al, perchè James che pure è molto amico di Scorpius ne elencherevbe altri, di pregi per cui Scorpius è il.suo migliore amico. James ne esalterebbe il coraggio, il senso di fratellanza e la capacità di sapersi divertire, Rose lo spirito cavalleresco, l'altruismo, la generosità e la lealtà ai propri affetti, Tom ne loderà l'intelligenza nascosta dietro l'aria da cialtrone e Al ne nota la sottile capacità empatica. Ogni personaggio nota in Scorpius dei tratti che per il personaggio che lo sta Osservando sono importanti nel suo giudizio su una persona. E così è per tutti i personaggi. Non si ha mai l'impressione che personaggio X stia pensando a personaggio Y in determinati determini perchè l'autrice vuole comunicare qualcosa che su Y che non sa dove inserire se non nel PoV di X, perchè il modo in cui X di turno pensa a Y di turno indica sempre qualcosa su X innanzitutto, prima ancora che su Y. Per esempio, qui Al, che è sempre parso fieramente protettivo del lato Weaslry della propria famiglia (e lo è!) paragona di passaggio la capacità di comunicare silenziosamente di Scorpius ai modi chiassosi dei propri zii, fratelli e cugini, e così capiamo perché Al, nonostante ami ferocemente il Clan Potter-Weaslrye spesso lo difenda Co Tom o i suoi amici Serpeverde, si sente spesso stanco ed emotivamente svuotato dal loro modo di comunicare, lui così timido e riservato. Questo è un punto di contatto con Tom- solo che Tom, probabilmente per il fatto di non essersi cresciuto insieme, non ha lo stesso senso di appartenenza verso il Clan che ha Al, anche se li riconosce come membru della sua famiglia in quanto sono parte della sua storia, nel bene o nel male. Non sono "suoi" come I Dursley ne li idolizza come fa con metà dei Potter, ma sono comunque persone che lo conoscono fin da quando era bambino, e con cui tradcorre dieci mesi l'anno da quando aveva undici anni parte, parte della sua vita e della sua storia personale.

Il fusorario li aveva quasi uccisi.
Sette ore concentrate in una smaterializzazione veloce e immediata non erano un buon modo per viaggiare."

Mi piace come hai teorizzato il fatto che la Smaterializzazione non faccia scomparire il jetlag, ma lo renda più forte. Non so se abbia senso dal punto di vista medico, ma mi piace come in genere hai integrato dettagli tecnologici e medici al funzionamento della Magia.

"Non si era mai sentito così spaventato in vita sua. Dalle conseguenze e dal giudizio di Al e di Harry."

Interessante che, quando su arriva al giudizio degli altri, Tom teme veramente solo quello di Al e Harry, in tutta la famiglia: degli altri o non gli importa davvero (cugini Weasley e altri Potter) o da per scontato il fatto che saranno dalla sua parte (i Dursley, che nella testa di Thomas probabilmente non capirebbero- perché da sempre per scontato i suoi genitori adottivi non possono capirlo, il che è vero entro certi limiti ma non tanto quanto Tom crede- ma si schiererebbero comunque dalla sua parte, soprattutto se l'alternativa sarebbe schierarsi con altre fazioni di MAGHI.) È interessante perchè riecheggia quel "gli eroi non perdonano" che Tom qualche capitolo prima ha pensato sia mentre rifletteva su come avrebbe potuto reagire Harry se Tom avesse confessato sue azioni, sia dopo che Al esasperato dalle sue bugie l'aveva piantato in bagno.

Sentì Al fare un passo. Verso di lui o lontano da lui, non seppe stimarlo." È SEMPRE verso di lui. Ormai dovrebbe saperlo...

"Io sono solo chi mi Harry mi ha fatto essere, facendomi adottare da suo cugino!” QUESTA frase. Questa frase è un pugno nello stomaco e un'illuminazione brillante del conflitto di sentimenti che Thomas nutre verso Harry. Harry che gli ha dato una nuova vita ma in un certo senso ha anche agito da arbitro e; passami il termine, "creatore" nel tracciare il destino di Tom in una direzione piuttosto che un'altra. In futuro, da adulto, Thomas gliene sarà grato. In passato, da bambino, lo ha adorato per questo. Ma ora, da adolescente, prova rancore per lui come qualunque adolescente alla ricerca di se stesso ne proverebbe se si trovasse davanti la personificazione del proprio Destino. L'ironia è che il rancore e il sospetto verso il padrino l'hanno portato a finire tra le braccia di chi DAVVERO vuole usare Tom come una marionetta per un Destino superiore. Solo dopo aver scoperto l'esistenza di Alberich Thomas trasferirà questo rancore malriposto sulla persona giusta. Per ora l'ammirazione e il risentimento che nutre verso il padrino sono tutt'uno.

"Sapere chi era, era stato più importante di tutto quanto.
Della sua famiglia, della sua tranquillità, di tutto."
Tom riassunto in due frasi. In un certo senso lo capisco, o perlomeno lo giustifico per via della sua giovane età e del fatto che quelle (poche) che sapeva su chi era stato prima di diventare Thomas Dursley, primogenito dei Dursley e figlioccio di Harry Potter.
Tom è sempre stato felice per quanto riguardava i FATTORI ESTERNI (una buona famiglia con dei genitoti non lo capivano ma lo amavano lo stesso, dei buoni voti a scuola, una famiglia allargata troppo e numerosa chiassosa per i suoi gusti ma che ricopriva un ruolo abbastanza importante nella Società Magica da non farlo sentire da meno dei suoi compagni di classe Purosangue) ma per quanto riguarda i fattori interni, invece, la situazione era diversa, poiché era agitato da interrogativi su se stesso che non lo facevano dormire la notte, e che di giorno reprimere a furia di apparenze e manie di perfezionismo. Alcuni complessi e dilemmi esistenziali riguardanti la propria identità sono naturali durante l'adolescenza, età del melodrammatico e dell'egocentrismo per eccellenza, ma vengono ridimensionati dalla realtà e dalla razionalità. Nel caso di Tom, però, tutti gli indizi proveniente dal mondo esterno, reale e concreto (quel mondo che di solito moderano i patemi adolescenziali )non facevano che confermare la sua particolarità. E quando sai di avere una particolarità, non puoi fare a meno di cercare di capire se si tratta di un'eccezionalità o di un enorme difetto, specie nel caso di un carattere particolarmente competitivo e perfezionista come quello di Tom.
Tom ha sempre vissuto di logica e razionalizzazione ma l'unica cosa che non riusciva a razionalizzare era se stesso, il proprio passato, l'origine della propria diversità (anche fisica) e dei propri impulsi. (Bellissima metafora dell'adolescenza e della difficile ma entusiasmante scoperta di se' che avviene in quest'età: Tom funziona come protagonista di un romanzo di formazione, o pseudo-tale, perchè si trova ad affrontare in modo concreto determinate cose che tutti i ragazzi, compresi i tuoi lettori e gli altri personaggi protagonisti della tua storia, si sono trovati ad affrontare metaforicamente: il sentirsi preda di impulsi e scatti di rabbia che sembrano venire, più che noi stessi [mi ci metto dentro anche se l'adolescenza l'ho passata da qualche anno] da un'entità "malvagia" che forse ha sempre abitato dentro di noi e solo ora su sta risvegliando; l'incertezza su chi si è, i dilemmi sulla propria identità; la presa di coscienza della differenza tra ciò che si prova/pensa e che ci definisce con noi stessi e ciò che si fa/dice e ci definisce in rapporto con gli altri; e poi l'allontanamento dal nido genitoriale, il bisogno di fuggire da chi ci ha cresciuto e amato per ritrovare sé stessi, di sfidare a duello i vecchi idoli e poi riappacificarvisi. Per non parlare di tutto il tema del desiderio di uccidere il padre e della sua mancata attuazione, che un'autrice diversa avrebbe gestito in modo freudiano e filosofico, inadatto ai toni di questa storia, e che tu invece hai trattato in Aul con leggerezza, come una parte di trama fondamentale ma comunque funzionale alla riuscita della storia nella sua interezza. E concentrandoti sulle singole caratteristiche psicologiche di ogni personaggio, piuttosto che sui modello che avrebbero dovuto incarnare, sei paradossalmente riuscita a renderli tutti universali.)
Mi piace che la motivazione di Tom non sia esattamente "volevo avere la conferma essere normale" ma nemmeno "volevo avere la conferma di essere speciale", ma un misto tra le due cose. Tom vuole la conferma che le sue particolarità siano pregi e non difetti, ma quello che vuole a livello inconscio è la prova del fatto di essere UMANO. A voler fare il pelo nell'uovo, si potrebbe dire che il desiderio di Tom di essere visto e percepito come *speciale* (prima di tutto da sé stesso) derivi da una malcelata insicurezza dovuta al fatto di sospettare di essere sì diverso, ma nel modo sbagliato.
La maggior parte degli adolescenti di solito riceve una svegliata, brusca ma necessaria, che gli faccia capire che i suoi problemi non sono poi così tanto unici, e che quella precisa situazione emotiva e psicologica che stanno vivendo è stata vissuta da molti altri ragazzi prima di loro, e continuerà ad esserlo in futuro. Che non sono poi tanto speciali, insomma. E sebbene detta così possa sembrare una cosa antipatica, in realtà si tratta di una consapevolezza salvifica. Che a Tom (come a Harry prima di lui) non può arrivare. Perchè Tom (come Harry prima di lui) è davvero *speciale*, e non perchè è particolarmente intelligente o bello o "maturo" (che poi non lo è, anche se si considera tale), ma perchè la sua stessa esistenza sulla Terra, il fatto stesso che sia vivo è una contraddizione alle leggi della Magia/Natura conosciute in entrambi i mondi a cui appartiene (come lo era, molti anni prima, per Harry il fatto della sua stessa sopravvivenza oltre l'anno di età). E per quanto Tom vorrebbe credere che la sua nascita sia frutto di un positivo miracolo (come lo era stata la sopravvivenza di Harry molti anni prima), il suo carattere tendente al pessimismo e gli indizi che riceve dall'esterno gli fanno credere tutto il contrario.
E questo gli causa un'associazione interiore che non può gestire, e che avvelena la sua vita esteriormente felice e senza ombre.
Ma si può davvero essere soddisfatti la propria felicità per le cose belle che la vita ci ha dato senza risolvere prima le proprie ansie interiori che ci impediscono di godercela, questa felicità? In un certo paradossale senso, non è solo che Tom ritiene che conoscere il suo passato sia più importante della propria famiglia, della propria carriera scolastica e della propria felicità, ma c'è anche il fatto che proprio perchè Tom riconosce, almeno a livello inconscio, che queste cose SONO importanti lui sente che DEVE conoscere il proprio passato per potersele gustare senza ansia, sensi di colpa o paura che gli vengano tolte.
Il problema è che ottiene tutto il contrario. Però impara anche qualcosa sul non sopravvalutarsi, sul calcolare i rischi e i benefici delle situazioni con meno arroganza ed egocentrismo, e sull'importanza di avere accanto a se' le persone GIUSTE- non quelle ricche, importanti, o con cui si condivide il corredo genetico, ma quelle che gli vogliono bene, che mettono la sua sicurezza al primo posto (anche se talvolta questo vuol dire andare contro i suoi desideri di bambino prima e ragazzino poi) che si preoccupano del suo benessere psicologico oltre che fisico, che l'hanno o scelto o accettato e continueranno a farlo sempre, senza chiedere nulla in cambio.
(Recensione modificata il 09/11/2022 - 09:28 am)
(Recensione modificata il 09/11/2022 - 09:45 am)
(Recensione modificata il 09/11/2022 - 05:53 pm)

Recensore Junior
29/10/22, ore 10:34

"E il giovane, affascinante, autoproclamatosi tale" rido.
Doppelgaenger sa così tanto di scuola superiore, nel modo in cui i personaggi pensano, si muovono e interpretano la realtà che mi dà una fitta di nostalgia.
Adoro il dialogo di Tom e Loki- "conosci te stesso", diceva John Doe a Tom, e Loki è un altro di questi personaggi-sfinge che aiutano Tom in questo compito. Azzeccata la scelta di far avvenire la loro scena nel "punto in cui tutto è iniziato", dove Tom ha incontrato il Naga. Azzeccatissimo anche il fatto che Tom creda che tornare in quel punto gli possa schiarire la mente. Così, a caso. Perchè è così che funziona nelle storie. Anche se una volta tornato sul "luogo del delitto" si accorge che una volta lì non sa cosa fare ne' che cercare, e che era solo una scusa per allontanarsi da Al e dalla scuola. Quando dico che i personaggi pensano e si comportano da sedicenni, con tutta l'assurdità e il melodramma del caso, intendo anche e soprattutto in questi piccoli dettagli psicologici.
Gli appunti di Remus che james regala a Ted sembrano di nuovo rievocare quel passato con cui i tuoi ragazzi saranno presto chiamati inconfrontabilmente a confrontarsi, a ripeterlo o forse cambiarlo.
Tutti i personaggi sono la somma delle ombre che li hanno preceduti, e hanno il doppio, ambivalente compito di portare avanti l'eredità dei loro morti, o dei morti dei loro genitori da cui prendono il nome, capovolgendone però la storia.
Sono i bambini nati dopo la guerra e hanno ricevuto in dono il peso di tutti i fantasmi che essa ha causato sulle loro spalle, nei loro nomi,o cognomi, nei tratti del volto, e allo stesso tempo hanno la possibilità (o forse il dovere) di evitare gli errori che hanno reso questi fantasmi tali, prevenire le tragedie che i loro genitori e nonni hanno vissuto, curarne le ferite che hanno causato anche nelle famiglie più amorevoli profondi traumi intergenerazionali.
Tutti i tuoi personaggi (nessuno escluso) portano questo fardello e questo senso di speranza dentro di se, e trovo che sia particolarmente bello e coerente col fatto che siano tutti bambini nati nel periodo successivo a una guerra civile, il cui esito ha portato una ventata di speranza inimmaginabile e potente, ma i cui strascichi sono ancora sentiti dopo venticinque anni da chi dalla guerra è stato colpito in prima persona, e non può fare a meno di trasmettere inconsciamente certe questione irrisolte ai figli.
Nessuno più di Tom, però, incarna dal punto di vista narrativo questo concetto: è la seconda opportunità del Mago Oscuro che la guerra l'ha causata, e che non avrebbe dovuto averne una, di seconda opportunità. È la possibilità mancata di Harry Potter di vivere un'infanzia felice, costruendo memorie positive in quegli stessi luoghi che per Harry sono stati sinonimo di mancanza d'affetto, disprezzo e desolazione. È il riscatto di Dudley Dursley, il cugino brutto e cattivo che bullizzava Harry e che ora, dopo esser stato per anni terrorizzato dalla magia, ha l'occasione di mostrarsi diverso e migliore dei suoi genitori diventando a sua volta genitore d piccolo Thomas.
Belle belle belle le riflessioni di Harry su Thomas. Adoro il loro rapporto, più intricato di quanto sembri, più paterno che tra altri zii e nipoti, senza davvero essere un rapporto padre-figlio perché Tom è sempre chiaro che suo padre adottivo è Dud, non Harry, e Harry stesso tratta Thomas in maniera leggermente diversa dai suoi figli, anche se dal punto di vista dell'affetto dice sempre che gli vuole bene come se lo fosse. Comunque, siamo tutti d'accordo che proprio per questo trattamento speciale che Harry riserva a Tom, un trattamento di piedistallo ma anche di controllo, Harry ha fatto non bene ma benissimo a far crescere Thomas dal cugino invece di tenerlo con se' o affidarlo a un'altra famiglia magica. Meglio che Thomas sia cresciuto tra gente che non conosce nulla di Voldemort o alchimia, e che sintetizza tutte le sue stranezze con "è ovvio che è diverso, è un mago", non accorgendosi che alcune delle stranezze di Thomas sono strane anche tra i maghi. Anche se, devo dirlo, il modo in cui Harry ha scaricato Thomas neonato al cugino ha violato qualsiasi definizione di consenso o diritti dell'infanzia- non puoi condurre un'adozione così! Non puoi obbligare qualcuno a diventare genitori di un bambino che non hanno nemmeno procreato, premendo su sensi di colpa del.passato! Non puoi "incastrare" un padre a diventare tale adottando un bambino facendo leva sul desiderio di maternità della moglie! È una ricetta per un disastro!
...meno male che non lo è stato, però. I coniugi Dursley potranno non essere sempre stati capaci di capire Thomas, e certo, Tom e Dudley non hanno il rapporto padre-figlio migliore di sto mondo, almeno a sto punto della storia, ma è comunque andato meglio di come sia i precedenti sia i presupposti dell'adozione di Tom avrebbero potuto indicare.
Il fatto che Harry abbia scelto i Dursley la famiglia adottiva di Tom per motivi poco altruistici, ma mascherano il tutto come una buona azione generosa e vantaggiosa per tutte le parti coinvolte, sarà anche moralmente discutibile ma è coerente con la caratterizzazione che hai dato al tuo Harry adulto- quella di uomo che ha perdonato Silente e ha persino dato il suo nome ad uno dei suoi figli (casualmente quello nato poco dopo il ritrovamento di Tom) e dunque inevitabilmente si ritrova a percorrere gli stessi passi (e talvolta gli stessi errori) del suo vecchio e ambiguo mentore. Perchè riconoscere gli errori di chi abbiamo ammirato durante l'adolescenza a volte è l'unico modo per diventare diversi- e Harry non ha mai voluto o potuto riconoscere molte mancanze di Silente, perchè era semplicemente una figura troppo imponente, onnisciente e più grande della vita stessa per poterlo fare. Quindi inevitabilmente finisce per emularlo involontariamente nell'approcciarsi a Thomas. Tuttavia, Harry è anche diverso da Silente, e non solo perchè non è altrettanto onnisciente del vecchio preside, ma anche perchè, nonostante abbia adottato inconsciamente parte del suo modus operandi, a livello conscio non è altrettanto capace di distacco emotivo- e questo si rivelerà un bene, andando avanti. Nel frattempo, questo dettaglio è dimostrato dal fatto che Harry, pur avendo affidato Tom ai Dursley come un tempo Silente fece con lui, è sempre stato attento al controllare che Thomas venisse trattato bene dalla famiglia adottiva, e che non vi fossero segnali di abuso o maltrattamento nei suoi confronti- e non ci sono dubbi sul fatto che avrebbe cambiato casa a Tom se ne avesse mai trovati, cosa che Silente non aveva fatto con lui.
Mi piace anche il dettaglio di Harry che prima dei trent'anni non ha mai imparato a mediare. Lo so che mi ripeto continuamente sull'IC e la credibilità del tuo Harry adulto, ma davvero Harry nei libri era così, a volte troppo brusco e dittatoriale altre volte troppo insicuro ed esitante- e tu, nel suo rapporto con I vari membri della sua famiglia più o meno allargata, hai saputo rendere benissimo entrambi questi lati.
Ah, un'ultima cosa: Ginny dice che Tom è cresciuto in mezzo ai Babbani MA ha sempre saputo di essere speciale, mentre secondo me Tom ha costruito gran parte della sua identità intorno all'essere speciale anche PERCHÈ è cresciuto come unico mago tra i Babbani (riflessione valida per entrambi i Tom). Quando cresci con la consapevolezza di essere diverso dalla tua famiglia e dagli altri bambini a scuola, o finisci per crederti intrinsecamente sbagliato, o segretamente migliore di tutti. Tom Riddle e Thomas Dursley, per diversi fattori ambientali e simili fattori genetici, gravitano versi la seconda opzione.
Perchè alla fine quel senso di superiorità e bisogno di sentirsi speciale, di primeggiare in tutto e su tutti, che governa gran parte dei comportamenti di Tom e lo rende spesso poco simpatico, non è altro che l'altra facciata di quella paura inconscia o forse repressa di essere "diverso, è non nel modo in cui avrebbe voluto".
Davvero, quel pezzo mi da i brividi ogni volta che lo rileggo. E penso sia magistrale il modo in cui descrivi i meccanismi psicologici dei personaggi- fai fare o ammettere loro importanti riflessioni su se stessi e sulle proprie inconscie motivatizioni dopo capitoli e capitoli in cui il lettore ha avuto la possibilità di interrogarsi su queste motivazioni insieme ai personaggi, ma anche di indovinarle grazie alle azioni, ai pensieri fulmini e scollegati e alle parole dei personaggi, prima dei personaggi stessi. Come in un giallo la soluzione viene rivelata dopo che il lettore ha avuto la possibilità di fare le sue ipotesi e congetture, ma prima che la risposta sia diventata ovvia. In pratica è una gara tra i lettori e i personaggi stessi tra chi capisce meglio e prima la psiche dei personaggi. (Spoiler: vince Loki Nott).
Mi piace il fatto che, soprattutto in Doppelgaenger, la presa di coscienza di sé stessi di molti personaggi avvenga più o meno in contemporanea al precipitare della trama verso l'abisso. Tra tutti i personaggi che "prendono consapevolezza di se'", bello lo stacco su Ainsel Prynn, che invece crede di averla e la sta perdendo, sopravvalutandosi e andandosi a cacciare in un gioco più grande di lei. (Gioco che stava già giocando, ma farlo da sola pensando di poter agire solo secondo i propri interessi facendo il doppio triplo e quadruplo gioco mille volte più pericoloso). La frustrazione verso il modo in cui l'America sta gestendo la faccenda di Thomas e della Thule è comprensibile, e anche condivisibile, ma reagire pensando di poter allearsi con la Thule è non solo moralmente sbagliato, ma anche idiota.

Quel “Perché no, Doe. Scegli tu per me.” hai sapore di un patto col diavolo. E si sta che questi tipi di patti non finiscono mai bene.

(Recensione modificata il 29/10/2022 - 10:42 am)0
(Recensione modificata il 14/12/2022 - 10:13 pm)
(Recensione modificata il 14/12/2022 - 10:29 pm)
(Recensione modificata il 24/01/2023 - 05:13 am)
(Recensione modificata il 24/01/2023 - 05:17 am)

Nuovo recensore
29/03/21, ore 05:04
Cap. 1:

Bello l'inizio, scrivi bene e questo prologo suona un po' come "La Pietra Filosofale": una storia di magia che inizia dal mondo non magico. Mi è sempre piaciuta l'idea che Harry e Dudley siano riusciti a mantenere rapporti civili, crescendo, ma devo dire che faccio un po' fatica ad immaginare che addirittura Harry arrivi ad affidare a Dudley un bambino magico. 

Recensore Junior
28/01/21, ore 02:24

Fun Fact: se Harry fosse morto nell'incendio, non solo Tom non sarebbe stato salvato e poi adottato, ma non sarebbe neanche nata Lily.
Senza questi due personaggi, Doppelgaenger e Ab Umbra Lumen sarebbero due allegre storie senza segreti pericolosi, drammi alla Romeo e Giulietta (Lily) o al sapore di Amleto o Macbeth a scelta (Tom), assassini psicopatici. Neanche soldati in crisi di coscienza, perchè no fanciulle dai capelli rossi no storie d'amore stracciacuore, e niente cugino adotatto, niente cugino biologico che salta fuori dal nulla a portar sfighe e aria lugubre.
Gli altri personaggi vivrebbero delle vite TRANQUILLE.
Al non sarebbe finito a Serpeverde, probabilmente. E non avrebbe fatto il Guaritore, dato che l'intera storia di "How to become a healer" non sarebbe mai avvenuta.
James forse non avrebbe fatto l'Auror.
Toh, forse Rose non si sarebbe nemmeno messa insieme a Malfoy, visto che la miccia che ha fatto scattare la scintilla (è superare la diffidenza reciproca) fu indagare sui misteri dei Naga e del passato di Tom.
Niente John Doe in giro per Hogwarts sedici anni dopo, gente! Niente professori morti! Niente partire di Quidditch sospese!...
E niente James Potter aggredito in strada a Hogsmead, quindi niente primo bacio tra lui e Teddy dopo il Memento. Niente rischio di morte per Teddy in un incendio qualche mese dopo, qui di niente James che gli si infila nel letto con la scusa di far l'infermierina.
Decimando la famiglia Potter, dei casini che nella tua Saga hanno coinvolto il Mondo Magico NON SAREBBERO SUCCESSI.
Dannazione a Ron Weasley e alla sua abitudine di guardare le spalle del suo migliore amico.
Kill Harry Potter Now and everything will be okay.
...Ovviamente sono contenta che questo non sia successo perchè altrimenti non ci sarebbe una storia di cui parlare. Sono ALTRETTANTO consapevole che questi personaggi non esistono nella realtà, o davvero in nessun altro posto che non sia lo schermo da cui si legge la fanfiction, quindi è inutile stare a far congetture. Ma è più divertente così.
(Recensione modificata il 09/11/2022 - 06:05 pm)

Recensore Junior
28/01/21, ore 01:42
Cap. 13:

Rose e Scorpius sono un clichè da commedia romantica che a quattordici anni mi causava smorfie disgustate, ora mi fa sorridere.
Lily, vista dagli occhi di Rose, è sempre divertente: metà oracolo onnisciente, metà marmocchia viziata. La piccola di casa Potter, prima dei casini che la coinvolgeranno e cambieranno per sempre la sua vita e il modo in cui la vedono gli altri, è la divinità capricciosa del focolare Potter-Weasley, creatura capricciosa e saggia al tempo stesso. La piu sorridente (e meno scorbutica) tra le cugine del Clan, ma anche la più dispettosa. La più piccola e dolce, ma anche più maliziosa. La più sregolata ed edonista, ma anche quella più consapevole.
Spassosa, soprattutto nel confronto con Rose.
A proposito di cose spassose: le interazioni tra Tom e James.
Sono talmente opposti, caratterialmente, da essere anche loro un duo comico.
Non si sopportano, sono uno l'emblema di quello che l'altro detesta, non riescono a conversare per più di due secondi senza insultarsi. E ognuno dei due prova piacere ad insultare l'altro, e l'altro lo sa benissimo, ma fa finta di niente, per poi fare la stessa cosa due minuti dopo. Eppure, secondo me, si conoscono a vicenda più di quanto entrambi credano: si sono sempre malsopportati, ma hanno comunque trascorso molto tempo insieme, soprattutto da bambini. Per cui ognuno dei due ha un'idea abbastanza chiara dei difetti e dei punti deboli dell'altro.
"Anche se a quanto pare hai le idee un po' un po' confuse in materia, Jamie" Vs "come se ti interessassero le ragazze, Tommy". Ognuno dei due nella propria mente, ovviamente. Nello stesso momento.
Spassosissimo.
Tra l'altro, James capisce a pelle che Tom non è interessato alle ragazze. Intuisce anche non solo la profondità ma la potenziale morbosità intrinseca del rapporto tra Tom e Al, che in Doppelgaenger sarà un tema sempre più importante. Perchè questo è il modo che ha James di capire le persone e le situazioni: non è un grande osservatore, e nemmeno una persona sensibile, ma non si può dire che non abbia un certo fiuto nel capire gli altri. Possiede il tipo più primitivo (ed efficace?) di empatia, quella che gli consente di trovare subito i suoi simili o i suoi opposti, di sentirsi sempre a proprio agio nelle occasioni sociali, di prendersi naturalmente le luci dei riflettori (in questo è simile a Lily)
Può essere un coglione insensibile molte volte, ma ciò non toglie il fatto che spontaneamente sia un animale sociale, nonostante i suoi difetti caratteriali. Il tipo di persona che, in un momento di crisi, può assumere il comando di un gruppo senza che nessuno lo contesti, perchè nonostante tutte le cazzate dette o fatte da comunque un'impressione di stabilità.
L'empatia di James non è raffinata perchè James non ha mai avuto bisogno di raffinarla in qualcos'altro (gentilezza, compassione) per renderla più efficace. Non ha mai avuto bisogno di riflettere o ascoltare molto, per gestire i suoi rapporti personali, ci riesce in modo intuitivo. Si affida molto alle sue sensazioni "di pancia", che raramente sbagliano. Pero questo, se da un lato lo porta a capire subito quando qualcun altro ha qualcosa che non va , dall'altro lo fa apparire superficiale, perchè, affidandosi troppo all'intuito, spesso confonde l'antipatia a pelle (legittima e normale, ma pur sempre immotivata) con il reale sospetto.
Tom è l'opposto: non avrebbe mai indovinato da solo che James è gay (bisessuale per la precisione), ma collega tutti gli indizi tra loro, la conversazione con Zabini, la sua ansia per l'eccessiva curiosità di Al, il linguaggio del corpo di James.
È un po' la sintesi del modo in cui Thomas decifra le persone, secondo me: non entra spontaneamente in relazione con i sentimenti degli altri, ma riesce a fingere di farlo eccezionalmente perchè nota in modo intuitivo i dettagli dei comportamenti altrui, che riesce senza sforzo a collegare ai loro stati emotivi.
Tradotto, ha una bassa empatia affettiva e un'alta empatia cognitiva. Alta empatia cognitiva perchè capisce abbastanza in fretta lo stato d'animo della persona con cui sta parlando, e anche se razionalmente non comprende le sfumature di una determinata emozione, le coglie abbastanza bene da volgere quell'emozione a proprio a vantaggio.
Bassa empatia affettiva perchè non capisce in modo autentico e non *sente* davvero sulla sua pelle le emozioni altrui. Il che, dal suo punto di vista, non è del tutto male: gli consente di manipolare con successo le persone (senza empatia cognitiva non ci riuscirebbe) senza sentirsi in colpa, perchè non si immedesima nel manipolato, dunque nessun rimorso.
E che Tom di Serpeverde sarebbe se non si dilettasse almeno un po' nella nobile arte della manipolazione?
Ma si può notare una differenza tra il modo di manipolare di Riddle e quello del nostro Dursley Junior: entrambi si basano sulla persuasione, ma mentre Tom Riddle si metteva addosso una maschera di simpatia, convincendo l'interlocutore con la farsa del bravo studente modesto, Tom non ha bisogno (o crede di non aver bisogno) di fingersi ciò che non è per ottenere ciò che vuole. Il suo metodo si basa sull'analizzare analiticamente e i punti deboli dell'interlocutore, e, facendo leva su quelli, esporre poi i motivi per cui converrebbe anche a lui allearsi con Tom. Il messaggio subliminale di Riddle era "guardami, sono un bravo ragazzo, sto agendo nel tuo interesse perchè voglio il meglio per te, tu in cambio potresti aiutarmi a ottenere ciò che voglio, giusto? Perchè sono una brava persona, ti offro ascolto e supporto, saresti un egoista se non mi aiutassi, e di certo non lo sei, vero? Poi quello che ti chiedo non è molto, guarda, ci metti un minuto, una roba da niente"
Mentre il discorso subliminale delle manipolazioni di Tom è: "Ok, sono uno stronzo, e non ho intenzione di fingere altrimenti. Ma sono uno stronzo più intelligente di te. Ti mostrerò perchè fare quello che dico io va a tuo vantaggio. Certo, ho bisogno di te per raggiungere il mio obiettivo, ma questa cosa può volgersi anche a tuo vantaggio, perchè grazie al mio cervello potrai finalmente permetterti di fare cose che avresti sempre voluto fare, ma non hai mai trovato il coraggio per paura di non essere beccato." Fa credere alla persona che sta manipolando che hanno un interesse in comune, anche se due motivazioni diverse. James sa benissimo che Thomas ha per forza dei secondi fini, e Tom sa benissimo che James lo reputa una persona sgradevole ed egoista.
Eppure si stringono la mano perchè Tom sa che il punto debole di James è il brivido dell'avventura, e fa leva su quello. E James sa che Thomas, nonostante sia un "cretino inquietante" (cit.) ha un "cervello di primo ordine". E, in un impeto di egoismo ben poco grifondoro, decide di non questionari troppo i suoi metodi o la moralità delle sue motivazioni, finché questo cervello lavora anche a suo vantaggio. James qui si dimostra molto Grifondpro nell'amore per il rischio e per la spericolatezza, ma molto poco per quanto riguarda la nobiltà d'animo, perchè i motivi che lo spingono ad andare a trovare il Naga di nascosto sono altrettanto egoistici e superficiali di quelli di Thomas. Uno è un basterdello furbo calcolatore, l'altro un coglioncello ribelle senza causa.
Ovviamente appena inizia la MissioneAdolescentiFiccanasoTM iniziano i problemi, perchè Tom ha la convinzione di essere sempre il più intelligente, James quella di essere il più dinamico e bravo in azione, dunque ognuno dei due si ritiene il più adatto a prendere il comando della "spedizione". Collaborare alla pari non è un'opzione: Tom ha una personalità dominante e James il complesso del MachoAlfaTM, e le due cose non vanno molto d'accordo.
E infatti il massimo che riescono a escogitare è tirare caccabombe. No, ripetiamolo: TIRARE CACCABOMBE. Il grande piano criminale di quelli che dovrebbero essere rispettivamente il più grande combinaguai e lo studente più brillante della loro generazione. Cose da Grifondoro al secondo anno. Anzi, al secondo anno il Magico Trio per ficcanaso indisturbato aveva organizzato un piano che prevedeva sequestro di persona, scambio di identità e occultamento di corpi. (Più riguardo la Camera dei Segreti, più mi rendo che Caramell e Lucius Malfoy avevano ragione a voler far chiudere Hogwarts, perchè il concetto di sicurezza di Silente era...preoccupante.)
Comunque povera Stump, che sedici anni prima prima ha contribuito al salvataggio di un neonato ad opera di Harry Potter solo per venir sommersa di caccabombe da suddetto neonato ormai cresciuto e dal figlio di Harry Potter.
Ah, il dettaglio del mantello che non è abbastanza grande per avvolgere più di un ragazzo adolescente me lo ricordavo dal Principe Mezzosangue.
Uh, il ritorno del dopobarba di James! Quanto (non) ci era mancato!
Ho trovato molto incisiva e realistica la descrizione dell'irritazione di Thomas quando James continua a parlare, parlare, parlare, mentre lui vorrebbe soltanto godere il suo momento di riflessione e osservazioni *in silenzio*. Ah, il destino di noi introversi durante gli irritabili anni dell'adolescenza.
E poi arriva il medaglione. Tom vuole il medaglione, Tom prende il medaglione. Tom è abituato a ottenere ciò che vuole perchè A) è viziato B) gli da un senso di controllo. Non sa che questo furto, più che dargli controllo, glielo toglierà definitivamente. La stessa attrazione per l'oggetto, dopotutto, è qualcosa che Tom non capisce e non controlla.
Credo che ciò che il motivo per cui Thomas è così attratto dal medaglione sia che la Pietra della Resurrezione risveglia quella parte di Voldemort che c'è in lui, che ora è parte del suo inconscio. Infatti ciò che lo spinge a rubarla è un impulso irrazionale e improvviso, che non si sa spiegare e non riesce a combattere. O forse non vuole farlo, o non ci prova nemmeno, perchè in Dp Tom è un ragazzo molto centrato sul proprio ego, sull'ottenere tutto ciò che può per soddisfarlo (controllo, buoni voti, ammirazione, potere sugli altri), dunque non si pone nemmeno il problema di controllare i suoi impulsi. È un rapporto strano, quello tra Tom e i suoi desideri inconsci: da un lato ne è schiavo, e non sempre riesce a controllarli, il che gli da fastidio, dall'altro è stato abituato ad avere intorno che persone che, fin da quando era piccolo, per tenerselo buono accontentava ogni suo desiderio, quindi non solo non è abituato a sentirsi dire "no" dagli altri, ma non è neanche abituato a dirlo a se stesso, a negarsi ciò che vuole. È anche vero che finora i suoi desideri sono stati abbastanza innocui: l'impulso di rubare la pietra-medaglione e quello di uccidere il Naga sono i primi desideri assolutamente feroci e apparentementi incontrollabili. Nel corso della storia, e secondo me anche grazie all'influenza della Pietra, gli impulsiTe i desideri segreti di Tom diventano sempre più rabbiosi e violenti, fino al punto in cui lui stesso ne sarà spaventato. Una volta scoperto da dove derivano questi impulsi, capirà anche che deve imparare a controllarli. Non solo per gli altri, ma anche per se stesso: perchè non farlo vorrebbe dire farsi governare da qualcun altro, dall'anima di un mago oscuro ormai morto e sconfitto. E sappiamo bene quanto Tom odi farsi controllare da qualcosa. Anche se questo qualcosa è una parte di se (una parte di Tom oscura e profonda e pre-esistente, ma comunque parte di lui). Per questo, alla fine penso che scoprire la storia della sua nascita sia stato un bene per Tom: certo, è stato traumatizzata e un sacco di persone sono morte nel processo o hanno sofferto immensamente per lo svolgersi degli eventi, ma alla fine credo che Thomas sia diventato una persona migliore di Tom Riddle non solo perchè ha ricevuto amore durante l'infanzia dalla famiglia adottiva, ma anche per puro spirito di bastian contrario verso la famiglia biologica, che l'ha creato e poi tormentato con il solo scopo di farlo diventare un novello Voldemort. Tom rimarrà anche da adulto (in Oan) una persona concentrata sui propri bisogni, desideri interessi, ma imparerà ad ignorare quelli che vengono dalla parte più oscura di sé; perchè non vuole trasformarsi in quello che Alberich, suo creatore e incubo personale, ha dato per scontato che sarebbe diventato.
Non vuole diventare ciò che chi lo ha sempre detestato ha dato per scontato che fosse. Credo che nel percorso che porterà pian piano Thomas a diventare un membro funzionale della società e rispettoso della legge, il puro orgoglio, l'individualistico senso di auto-affermazione, sia altrettanto importante dell'affetto per e degli altri (senza il quale comunque non avrebbe trovato un motivo sufficiente per impegnarsi.)
Ma tutto questo è ancora lontano. Per ora, Thomas crede di essere una persona razionale e in controllo di tutto, ma non sa ancora controllare i suoi impulsi, perchè li asseconda senza chiedersi da dove provengono. E in questo capitolo lo dimostra con il furto del medaglione. Il peccato originale da cui avranno inizio tutti i guai.
(Recensione modificata il 28/01/2021 - 02:06 am)

Recensore Junior
29/12/20, ore 18:05
Cap. 10:

Il bosco, luogo in cui ci si perde e ci si ritrova.
Nel bosco ci sono creature magiche e sentieri, ma per trovare le prime devi allontanarti dai secondi.
Nel bosco ti puoi smarrire, sempre. Non importa quanto tu sia esperto, ci saranno sempre delle cose che non conosci.
Perchè nel bosco ci sono segreti: quelli millenari, come i nascondigli delle Fenici, quelli pericolosi, come il luogo in cui è nascosta la pietra filosofale, e quelli sussurrati a mezza voce dai ragazzi, tra le fronde gli alberi.
E insieme ai segreti, i misteri: quello della vita che si riproduce continuamente tra gli arbusti, e quello dei piaceri proibiti, ma squisiti, che si incontrano nel fondo della foresta, dove il sole non arriva per via della fitta vegetazione, e il buio protegge da sguardi indiscreti.
Nel bosco ci sono i primi interrogativi sulla propria sessualità.
Nel bosco c'è la spensieratezza dell'infanzia o della prima adolescenza che viene tentata da nuove esperienze e poi bruscamente interrotta da un evento traumatico.
Perchè nel bosco c'è il pericolo, quello vero, che ti può uccidere.
E di fronte al pericolo puoi scoprire lati di te stesso che non conoscevi, o emozioni che non ti piacciono: la paura, o l'odio. La codardia che ti costringe a scappare o la sete di sangue, la voglia di uccidere.
Di fronte al pericolo puoi scoprire che il ragazzo che fino a poco fa bollavi in modo infantile come tuo nemico, è in realtà un tuo simile, un alleato. Un amico, addirittura, o qualcosa di più; qualcuno che può salvarti la vita.
Da sempre, l'attraversamento del bosco nelle fiabe equivale a un rito iniziatico.
Il bosco è uno di quei luoghi in cui si entra con leggerezza e da cui si esce trasformati.
Non è un caso quindi che per i ragazzi di Doppelgaenger il primo passo verso la conoscenza di sé inizi proprio nel bosco.
O meglio, nella Foresta: la stessa Foresta dove Harry ha visto per la prima volta Voldemort bere il sangue dell'unicorno, simbolo di innocenza perduta, dove è tornato per essere ucciso, accettando la morte come parte della vita, e dove si è risvegliato vivo.
Ah, la ciclicità della Storia, e delle storie.

Recensore Junior
24/12/20, ore 21:01
Cap. 9:

Capitolo molto Tom-centrico. Non che me ne lamenti, perchè tra tutti i personaggi di Doppelgaenger (prima parte) Tom è secondo me quello costruito meglio. Può stare simpatico o molto antipatico, ma non si può negare che già dai primi capitoli abbia una psicologia ben costruita, che viene svelata mano a mano, e delle caratteristiche interessanti, bilanciate tra pregi (l'intelligenza, la dedizione allo studio, la lealtà ad Al) e difetti (il senso di superiorità, l'egocentrismo, l'arroganza). Anche gli altri personaggi hanno pregi e difetti, solo che per adesso sono ancora un po' troppo "ragazzini": molti di loro acquistano spessore più tardi, andando avanti nella lettura, perchè per ora non sono ancora stati mostrati i lati più nascosti del loro carattere, le loro contraddizioni, non è ancora avvenuta la loro evoluzione. Mi stanno tutti simpatici (forse James un po' meno) ma crescono nella caratterizzazione con il procedere della trama. Tom invece fa la parte del leone proprio in questa prima storia.
Forse perchè è un personaggio che parte GIÀ problematico, contraddittorio e in preda a un conflitto interiore, anche se inconsapevole. (Come Soren in Aul. O Alina e Maddalena nell'originale)
In questo capitolo la caratterizzazione di Tom avviene attraverso i suoi piccoli gesti quotidiani, i suoi pensieri distratti, i suoi comportamenti intorno agli altri, un suo ricordo. Ti ho già scritto quanto amo il modo in cui riesci a spiegare i meccanismi mentali dei tuoi personaggi pur seguendo la regola dello "show don't tell"?
Il conflitto di Thomas, diviso tra il legame con la famiglia adottiva (allargata) e la voglia (anzi no, il *bisogno*) di scoprire le sue origini è sempre più evidente agli occhi del lettore. Anche se Tom non ne ha ancora preso piena consapevolezza.
La scena in cui esamina allo specchio il proprio corpo nudo mi piace perchè durante l'adolescenza il corpo, con tutti i suoi cambiamenti e i suoi difetti, diventa uno dei punti cardine su cui costruire la propria identità. Dopotutto, una parte dell'Io è costituita anche dal modo in cui crediamo di venir percepiti dagli altri, e la prima cosa che gli altri vedono di noi è l'aspetto esteriore. Cioè il corpo.
Ho molto apprezzato il fatto che Thomas, che viene considerato uno dei ragazzi più attraenti del suo anno, riflesso allo specchio non veda l'immagine di un modello ma quello di un ragazzo normale, un po' troppo pallido, un po' gracile. Perchè la stragrande maggioranza degli adolescenti, compresi quelli che vengono considerati belli dai compagni/e di classe, NON sono modelli.
È emblematica l'attenzione quasi ossessiva che Tom dedica al suo ombelico mancante perchè l'ombelico, di fatto, non serve niente, ma la sua mancanza impedisce a Thomas di dormire sereno. Non è una cosa a cui pensa spesso, perchè è nato così e ci è abituato, ma quando ci si sofferma sprofonda in un vortice di ansie e nervosismo. E non solo perchè, come ho già scritto, durante l'adolescenza il corpo diventa uno specchio della propria identità, e ogni sua singola diversità o imperfezione è vista come un problema. Ma anche perchè l'assenza dell'ombelico è il simbolo di un'altra mancanza nella vita di Thomas: quella della conoscienza del proprio passato. Un altro aspetto su cui si costruisce l'identità è infatti proprio la storia personale. Certo, nessuno ricorda i primi anni di vita, ma per la maggior parte di noi, ci sono adulti che se li ricordano e ce li possono raccontare. Per alcuni no. Spesso (ma non sempre) i ragazzi che per via di un lutto o di altri problemi hanno perso del tutto i contatti con i loro primi anni di vita (niente foto, ricordi, parenti in vita) si sentono come se mancasse qualcosa, non importa quanto felice sia stata la loro vita dopo. Quel "qualcosa" è il capitolo iniziale di una storia, una storia unica e irripetibile come tutte le storie personali.
In questo caso, Thomas ha abbastanza notizie su se stesso e sul suo ritrovamento da capire che la sua nascita e i suoi primi mesi di vita devono essere stati abbastanza fuori dal comune, ma non abbastanza da capire in che modo.
E per uno come Tom, che ha bisogno di controllare tutto quello lo riguarda e dunque di sapere tutto nei minimi dettagli (la conoscenza è potere, cit. Zabini) non sapere una cosa così fondamentale su se stesso è causa di angoscia. Da un certo punto di vista, mi chiedo se il bisogno di Tom di conoscere tutto ciò che lo circonda serva a colmare questo senso di mancanza, dovuto al presentimento di non conoscere se stesso. Tutto a un livello molto inconscio, ovviamente. Non lo so, è un'ipotesi di cui non sono completamente sicura, ma dal punto di vista psicologico avrebbe senso.
A proposito di aspetto psicologico, a volte gli scrittori, soprattutto di fanfiction, fanno saltare i pensieri del loro personaggio di palo in frasca per dare al lettore tutte le informazioni di cui credono abbia bisogno. Il flusso dei pensieri di Tom nel bagno invece è sensato e credibile: divaga su vari argomenti, ma sempre collegati tra loro. Dal corpo riflesso, all'ombelico, dall'ombelico alle volte in cui ha chiesto chiarimenti sulla sua nascita. Interessante che entrambi gli episodi in cui Thomas chiede spiegazioni su se stesso vedano come co-protagonista Zio Harry.
Tom ama i suoi genitori adottivi, ma li reputa troppo Babbani e ignari per interrogarli su queste cose. Troppo diversi da lui per affrontare l'argomento della sua diversità. Ha stima di Hermione, ma non abbastanza confidenza per parlare con lei di un argomento per lui così personale. Ancora peggio i professori.
Rimane dunque solo Harry. Harry, essendo un uomo d'azione, non ha una grande conoscenza accademica della magia. Eppure è l'unica figura di riferimento a cui Thomas può rivolgersi per i suoi dilemmi: è abbastanza vicino a lui, gli vuole bene ma non è un genitore preoccupato e apprensivo. Oltre a ciò, Tom conosce della storia personale di Harry quanto basta per intuire che, su certi argomenti, il padrino può capirlo: anche Harry è stato a lungo tenuto all'oscuro della verità su se stesso, anche Harry si è sentito diverso da tutti gli altri, anche Harry ha subito da piccolissimo un evento che ha cambiato il corso della sua vita.
Harry è anche, in un certo senso, l'unico personaggio che rappresenta un ponte, sia pur flebile, con il passato di Tom. Con Tom prima che diventasse Thomas Dursley.
E non perchè lo ha sconfitto in una vita precedente (cosa di cui nessuno di loro, per ora, è a conoscenza), ma perchè è l'uomo che l'ha sognato prima ancora di vederlo, che l'ha salvato da un incendio quando ancora non aveva un nome e che lo ha affidato ai genitori che l'hanno cresciuto.
E per questo che Tom si sente legato a lui, ma è anche per questo che un po' lo odia, forse, perchè lo vede come il custode del suo destino. Un destino che gli piace, ma di cui non si sente artefice ne padrone.
Un po' come Harry vedeva Silente.
Nel flashback di Tom in cui lui e il padrino camminano in mezzo ai campi di grano emergono bene i sentimenti contrastanti di Thomas verso Zio Harry. Un misto di rabbia e fiducia, complicità e ammirazione. In quel ricordo Tom è così adolescente, così tredicenne, con il suo essere spigoloso e fiero di vestirsi di nero, il suo atteggiarsi che però nasconde un reale malessere; così contraddittorio mentre si crogiola nella sensazione di essere incompreso, e allo stesso tempo si arrabbia perchè nessuno lo comprende. E si arrabbia di più con Harry che si comporta come se lo capisse, che con gli altri adulti che non lo capiscono e non sanno come prenderlo.
Con l'egocentrismo tipico della sua età, invidia Harry perchè ha qualcosa in più (la cicatrice, simbolo di fama) e non qualcosa in meno (l'ombelico, la cui mancanza è simbolo di incertezze). Tom non si rende conto, perchè non lo sa o forse perchè non gli interessa, di avere in realtà molte cose che il padrino alla sua età non aveva: una famiglia che lo ama, due genitori adottivi che potranno spesso non capirlo ma comunque gli vogliono bene, e che si sono assicurati che crescendo Tom avesse sempre tutto ciò di cui aveva bisogno, differentemente da come i Dursley Senior avevano fatto con Harry. Senza contare il fatto che, essendo la "particolarità" di Tom sconosciuta a chi non fa parte della sua famiglia (per ora), non vive nell'attenzione mediatica a cui era sottoposto Harry da ragazzino, ne si ritrova a rischiare la vita ogni anno scolastico (per ora). Inoltre Harry, come figura di riferimento di Tom nel Mondo Magico, non lo sacrificherebbe mai come Silente ha fatto con lui.
Ripensandoci, il pensiero "Harry aveva qualcosa in più, lui qualcosa in meno" può essere una metafora ddl fatto che entrambi abbiano dentro di se' l'anima di Voldemort, ma in modo diverso. Harry, il Bambino Sopravvissuto, riceve il frammento dell'anima di Voldemort quando è vivo da un anno. L'ottava parte dell'anima di Voldemort si fonde insieme a quella già formata del figlio di Lily Evans e James Potter. Invece a Tom, il Bambino Nato Due Volte, viene inserita dopo la sua morte (avvenuta nello stesso momento della nascita). Cioè quando l'anima del figlio primogenito di Von Honhemein è già svanita. L'anima di Voldemort- o quel che ne resta, frammentata e ammaccata- è dunque l'unica che possiede. Non c'è dunque da stupirsi, dunque, che Tom faccia fatica a vivere pienamente le sue emozioni e ad assimilare i concetti che, nella tradizione, sono legati all'Anima: la compassione, l'altruismo, l'amore.
Harry è stato capace di sconfiggere Voldemort perchè, a differenza sua, provava e capiva questi sentimenti. Tom deve imparare a decifrarli e ad accettarli, e non è facile avendo come unica anima quella del Mago Oscuro che li ha sempre rifiutati.
Nel settimo libro, Harry si libera della parte di Voldemort che racchiude in se' e per la prima volta diventa libero. Se Tom si liberasse del Voldemort che c'è in lui, rimarrebbe solo un guscio vuoto.
Da questo punto di vista, la rabbia di Tom verso Harry che è in qualche modo come lui, ma ha anche qualcosa in più di lui, è quasi profetica.
Ultima cosa, poi giuro che smetto di parlare del rapporto Tom-Harry: mi piace come Tom non menta a Zio Harry, non ancora, e confessi di aver cercato anche nel reparto proibito. Perchè sa che dallo studente più impiccione nella storia di Hogwarts non riceverà una ramanzina per la sua curiosità. E anche perchè Zio Harry lo conosce bene, e Tom lo sa, sa che un'eventuale bugia verrebbe subito sgamata. Thomas vuole che Harry si fidi di lui con quello che scopre, e capisce di dover fare altrettanto. Carino anche l'accenno alla Pince che gli sta col fiato sul collo ogni volta che lui cerca di avvicinarsi troppo ai libri proibiti, perchè, oltre ad essere un richiamo alla Saga originaria, ci ricorda che Tom in fondo è un ragazzino di tredici anni, e come tale NON autorizzato a leggere libri riservati ai professori, o al massimo agli studenti del Settimo Anno muniti di permesso. Mi ricordo bene la frustrazione che mi coglieva alla sua stessa età quando gli adulti mi impedivano di leggere libri giudicati troppo complessi per la mia età. (E ora a vent'anni sto perdendo ore a recensire una fanfiction su Harry Potter...che strana la vita a volte.)Tramite un breve pensiero di Tom, sei riuscita a farmi immergere di nuovo in questa sensazione.
Un altro momento che mi è piaciuto è quando Tom è quando pensa al suo rapporto col contatto fisico, con Al e col contatto fisico di Al.
Al è affettuoso di natura, ma non invadente. Tom è poco incline al contatto fisico, ma non ne è totalmente restìo.
Non è che non sopporta il contatto umano per via di qualche trauma, (come avviene al 99% delle volte nelle storie, dove se un personaggio non è particolarmente affettuoso deve PER FORZA avere avuto dei pessimi genitori. Non dico che non ci siano persone che non sono portate il contatto fisico per questo motivo. Ma non TUTTE le persone che non amano essere stritolate da abbracci sudati ogni due per tre hanno avuto un'infinità strappalacrime.
A Tom semplicemente non piace granchè venir toccato o abbracciato, e di solito lo evita, ma fa un'eccezione per chi fa parte del suo nucleo famigliare ristretto. Inconsciamente, associa il contatto fisico a un legame affettivo importante, per questo gli da fastidio riceverlo da estranei o conoscenti. Non capisce il senso di questo tipo di contatti, e dunque lo innervosiscono, perchè li vede come un'invasione ai suoi spazi e alla sua persona.
La fisicità di Al non lo minaccia perchè con lui condivide un rapporto molto forte. Conosce la sua gestualità, le sue intenzioni. Il contatto fisico con lui non è un fastidio, ne' un pericolo, è qualcosa di naturale tra loro. Anzi, Tom è stato esposto fin dalla più tenera età alla fisicità di Al, quindi vi è abituato, e dunque come tutte le abitudini lo fa sentire al sicuro.
Infatti, per ora è nella maggior parte dei casi Tom che inizia il contatto fisico tra loro, pur essendo il meno affettuoso. E lo inizia anche in modi che vanno oltre il canonico contatto fisico tra due migliori amici. Ad esempio, nella scena in cui gli tocca distrattamente lo stomaco e l'ombelico. (Tra l'altro: curioso che la sua attenzione si concentri spesso sull'ombelico di Al, ovvero quella parte del corpo che manca allo stesso Tom. È quasi come se l'ombelico diventasse metafora di tutte le qualità che Al ha e a Tom mancano, e per questo motivo quest'ultimo se ne sente attratto, o perlomeno incuriosito.)
L'intera scena è a metà tra la tenerezza e la sensualità inconsapevole, sospesa tra la tranquillità mattutina e il sentimento vago e indistinto che qualcosa sta per accadere, che le cose cambieranno presto.
Mi piace il modo in cui Tom pensa al suo rapporto con Al senza analizzarlo davvero. Tutti si accorgono di quanto strano e totalizzante sia il loro legame, ma per loro è una cosa scontata, come respirare. Tom conosce di Al i dettagli più intimi, come il fatto che dorma ancora con un peluche o i motivi per cui dorme in una posizione piuttosto che un'altra. Ma conosce anche i lati più nascosti e Serpeverde del suo carattere, quelli di cui nessuno si rende subito conto: la scaltrezza, la bravura nel mentire, la testardaggine.
Tutto il capitolo è pervaso da un'attenzione alla quotidianità, ai piccoli riti e dettagli che sembrano insignificanti ma attraverso cui si delineano i caratteri dei protagonisti.
(Recensione modificata il 24/12/2020 - 09:34 pm)
(Recensione modificata il 25/12/2020 - 11:51 am)
(Recensione modificata il 26/01/2021 - 06:41 am)

Recensore Junior
22/12/20, ore 03:19
Cap. 8:

Di questo capitolo mi piace l'ironia pacata che allenta la tensione dovuta alla morte di Ziel: le condoglianze esagerate di Poppy, che si zittisce imbarazzata quando si rende conto che per la morte Ziel sta usando le stesse parole che ha usato per Lupin Senior (di fronte alla morte, diventiamo tutti banali, oppure muti.); l'esasperazione affaccendata di Vitious, che sembra più preoccupato del fatto che la cattedra sia rimasta vuota, che della morte del collega, e poi si imbarazza quando glielo fanno notare; Ted che aveva messo in conto che la cena in sala grande sarebbe potuta diventare imbarazzante, ma non al punto tale da comprendere un omicidio (è così british quando lo pensa); il pessimo dopobarba di James, notato da tutti nei momenti meno opportuni; Al e Tom che volevano seguire James per toglierli punti, nelle loro nuove e scintillanti vesti di prefetti, e si trovano a dover subire la ramanzina insieme a lui, in veste di ragazzini indisciplinati e impiccioni (cosa che in realtà sono).
Eppure, nonostante tutte queste divertenti note di colore, si avverte tra le righe del capitolo una tensione sinistra, strisciante, che continua a crescere sempre di più mano a mano che si procede nella lettura. Inizia con il disordine sospetto nella stanza di Ziel, aumenta con Thomas che nota la macchia sul tappeto, esplode nella scena tra Rose e Scorpius, quella inizialmente più leggera.
L'avvistamento della cometa verde spezza l'atmosfera "teen" dei battibecchi tra i due neo-prefetti Grifondoro.
Non solo perchè è il primo, vero mistero dall'inizio della storia (dopo la nascita di Thomas). Ma anche perchè, di fronte a quella cometa, i due ragazzi perdono le maschere adolescenziali e si vedono per la prima volta l'un l'altra per quel che sono davvero: non più Rosie l'inflessibile secchiona e Sy il ridanciano belloccio, ma Rose Weasley e Scorpius Malfoy, due ragazzi intelligenti con alle spalle due famiglie con storie complicate di lutti, guerre e paure. Rosie e Scorpius trovano un terreno comune nella preoccupazione per le loro famiglie, che hanno combattuto su fronti opposti, ma sarebbero entrambi minacciate da un eventuale ritorno dei Mangiamorte. I Malfoy addirittura più degli Weasley, perchè se c'è una categoria di persone che i fanatici rispettano meno degli storici avversari, sono gli ex-alleati "traditori".
In quel momento, si scambiano i ruoli: Scorpius, in preda all'ansia, diventa serio e quasi scostante, mentre Rose, di solito brusca, diventa più comprensiva. Non capisce cosa prova Scorpius ad essere bollato come figlio di Mangiamorte, ma capisce fin troppo bene come ci si sente ad amare la propria famiglia, anche quando sbaglia, e a volerla difendere da qualsiasi male. È il primo e forse più importante punto di contatto tra loro.
La tensione che sale mentre il capitolo procede non è solo legata al mistero, ma anche emotiva.
Nella scena dello studio di Ziel, attraverso il PoV di Ted mostri le differenze caratteriali tra James, Al e Tom. Non scrivi mille righe di introspezioni in cui Ted riflette su come i tre ragazzi siano diversi, ma mostri in successione le loro tre reazioni di fronte al corpo morto dell'ex-professore. Il dispiacere di James è spontaneo, immediato ed esplicito come tutto in Jamie, ma anche rapido ad andare via, in favore di altri sentimenti o pensieri. Perchè James è un ragazzo genuino, ma per ora non particolarmente profondo (tranne che per alcune cose che scopriremo in seguito).
Tom è emotivamente indifferente, anzi, più che essere turbato dalla morte del professore, sembra interessato a guardarsi intorno per cercare eventuali indizi che gli facciano capire *come* è avvenuta. Per Tom, la curiosità sarà sempre più forte della compassione. Tuttavia, è Tom, e non Ted o James, ad accorgersi che Al è turbato e a fare un gesto per consolarlo- un gesto che possono capire e vedere solo loro due, ovviamente, perchè fa parte dei loro codici di comunicazione segreti. Perchè Thomas non riuscirà mai a soffrire sinceramente per le disgrazie di uno sconosciuto, o di una persona a cui non è legato affettivamente; ma per quanto riguarda quelle che considera le "sue" persone, la questione è diversa. Tom si sente disturbato e agitato quando vede Al soffrire, e allora in questi casi cerca sempre di consolarlo o di distrarlo.
Al che impallidisce e rischia di mettersi a piangere, però non esprime la tristezza in maniera diretta come il fratello. Perchè è un ragazzo sensibile, ma come molti adolescenti (maschi soprattutto, ma non solo) si vergogna di questa sensibilità e cerca di nasconderla, o al minimo dissimularla.
La tristezza tuttavia gli rimane attaccata addosso, sotto forma di un indefinito malessere, e una volta usciti dallo studio del defunto si trasfotma in rabbia, in veleno sparato contro i giudizi trancianti del fratello maggiore.
Il litigio tra Al e James è magistrale non solo perchè sembra realistico (come al solito: giuro che è l'ultima volta che ti faccio i complimenti per il realismo) ma perchè, come in tutti i litigi, entrambi hanno sia ragione che torto: è vero, Al è debole e incline a trovare giustificazioni per se stesso e per chi ama, ma è anche più sensibile e riflessivo di suo fratello; James ha una visione del mondo troppo superficiale e manichea, che si accompagna a un'eccessiva facilità di giudizio, ma è anche piu limpido e meno ipocrita di Al. Come spesso accade alla loro età, Albus e James non riflettono sui propri difetti, ma notano l'uno quelli dell'altro. E non se li rinfacciano esplicitamente, ma si scambiano altre parole, meno gravi e più generiche, in quello che sembra un normale bisticcio fraterno ma in realtà cela la loro profonda incompatibilità. Al e James non litigano per la morte del povero Ziel: litigano perchè hanno due caratteri profondamente diversi, perchè il maggiore non capisce o trova fastidioso il carattere del minore e viceversa. Perchè a sedici e diciassette anni stanno cominciando a sviluppare due visioni del mondo differenti, esasperate dal fatto di essere stati smistati in due Case che si basano su valori opposti.
Tom finge di intervenire in qualità di paciere imparziale, ma in realtà ama soltanto far sentire James un idiota dall'alto della sua razionalità imperturbabile.
James, che è un po' idiota, ma non così tanto, se ne accorge. E tuttavia chiede scusa ad Al, perchè in fondo è un bravo fratellone, a modo suo, e sebbene tiranneggi il fratello in ogni occasione possibile, litigare seriamente con Albus gli lascia più amarezza che soddisfazione.
La chiusura del litigio, con James che tende la mano ad Al e quest'ultimo che la rifiuta, fa capire come, nei loro scontri, il più competitivo e rancoroso tra i due sia il fratello minore, quello apparentemente più umile, indifeso e gentile.
Credo che tu sia davvero molto brava a riportare su carta i conflitti, in un modo che evidenzia sia la psicologia dei personaggi, sia le loro emozioni.

E ora, il mio grande dubbio:
Ma alla fine, chi e perchè ha ucciso Ziel?
La Thule? Ma perchè, e come? Non avrebbero potuto cercare di corromperlo per farsi dare notizie di Thomas, invece? (Noi sappiamo che le ricevevano già da "altri", ma comunque?)
Forse ci avevano provato l'anno prima, ed era per questo che Ziel si sentiva così sotto pressione? Oppure aveva ceduto e rivelato qualcosa su Tom, fosse anche la conferma sulla sua identità, e beveva per placare i sensi di colpa? Considerato che Lily ha iniziato la sua corrispondenza con l'informatore di Alberich durante il suo terzo anno, ovvero l'anno prima di Doppelgaenger, questa teoria avrebbe senso. Alberich potrebbe aver affidato quel determinato incarico a S. L. dopo aver cominciato a sospettare che il figlio perduto si trovasse nel Clan della famiglia Potter. Ma come ha fatto a scoprirlo? Forse in seguito alla soffiata di qualcuno. E chi potrebbe aver mai fatto questa soffiata, se non qualcuno a Hogwarts? Improbabile uno studente, visto che Thomas non aveva sta gran vita sociale e non rivelava a chiunque di essere stato adottato. E le uniche persone che Tom vedeva fuori da scuola di cognome facevano Potter, Dursley o Weasley, per cui sono fuori da ogni sospetto.
Quindi rimangono solo i professori. Essendo di origini tedesche, è probabile (anche se non certo) che Ziel avesse studiato a Dumstrang. Potrebbe aver conservato dei contatti con la scuola...e sappiamo da Aul dell'influenza che la Thuke aveva su Dumstrang...
....Okay, sto diventando davvero complottista.
Però: Ziel, nonostante le origini tedesche, era americano come l'agente Hardcastle no? Dunque perchè, invece di nascondere i diari in cui annotava le informazioni su Tom, non le mandava al suo governo?
Scusa ma mi ha sempre incuriosito la sottotrama della sua morte...è un personaggio che viene dimenticato quasi subito, e su cui non vengono mai fatti chiarimenti in seguito, e a me in fondo dispiace. Mi dispiace che sia servito solo per far andare avanti la trama e che non si sia mai saputo nulla di lui, come persona, ma anche come agente/diplomatico. È un po' il Jon Arryn della Dp Saga. #teamZiel #teamArryn (#teammortidimenticati dagli autori=questo elemento piace a Tobia Neri)
(Recensione modificata il 22/12/2020 - 02:20 pm)

Recensore Junior
22/12/20, ore 01:04

Una cosa bella di questa storia è il tono della narrazione che riflette lo stato d'animo dei protagonisti: all'inizio è scanzonato, leggero, ironico, perchè le vite dei ragazzi sono ancora spensierate; andando avanti, diventerà più serio, riflessivo, a tratti angosciante. L'ironia rimane, ma diventa più misurata quando le cose si fanno più difficili.
Non so se sia un espediente narrativo meditata per far entrare i lettori nell'atmosfera che vivono i personaggi, o qualcosa che ti è venuto naturale, ma in ogni caso è molto efficace.
A dire il vero, visto il tono leggero di questi primi capitoli, ancora pieni di teen drama, mi sento un po' ridicola a fare commenti così lunghi.
Però scrivere recensioni lunghe è una cosa che mi diverte, in questo periodo non proprio divertente, quindi continuo a farlo.
Inoltre, quando si rilegge dall'inizio una storia, si trovano sempre nuovi dettagli.
Ad esempio, ci sono sfumature della prima storia di questa serie che non avevo colto e che noto ora:
1) Tom, all'inizio di Dp, definisce "stancante" la costante richiesta di attenzioni di Albus.
È strano leggerlo dopo aver letto tutto il resto, visto che nel seguito si capisce che, alla fine, tra i due quello più bisognoso di supporto e attenzioni costanti è proprio Tom.
Comunque credo che siano semplicementi entrambi molto dipendenti uno dall'altro, non perchè non sappiano vivere da soli, ma perchè non vogliono. Infatti ognuno dei due si innervosisce quando l'altro lo ignora.
2) Al sa riconoscere quando Tom è invidioso solo dalla sua espressione. E viene detto più volte che Tom non sia un tipo particolarmente espressivo. Da qui si intuisce quanto è profonda la conoscenza di Al del suo migliore amico. E questo prima di iniziare con lui una relazione romantica- il loro rapporto era estremamente profondo e complesso anche quando si trattava ancora di un'amicizia platonica.
3) Conoscere profondamente una persona non vuol dire esserci sempre in sintonia.
Al all'inizio si arrabbia con Tom perchè l'altro non riesce ad essere contento per la nomina di Ted a professore.
Mi piace che nel loro litigio prima sia nel torto Tom, che, invidioso per la nomina di Ted, fa insinuazioni sul fatto che non se la sia davvero meritata; e poi Al, perchè quando si arrabbia (giustamente) con Tom, gli impone di essere felice ed orgoglioso per Ted- come se la felicità fosse qualcosa che si può provare a comando.
4) Michel non solo fa da confidente ad Al per quanto riguarda i suoi problemi con Thomas, ma gli da pure il consiglio giusto- dimostrando, questa singola volta, di capire i meccanismi mentali di Tom più dello stesso Al. Sapendo tutto quello come si evolveranno i loro rapporti dopo, è strano.
5) Dopo essersi confrontato con Michel, Al arriva alla conclusione che non può costringere Tom ad essere felice solo perchè è giusto esserlo, o perchè Albus stesso lo è.
Il succo del discorso che fa a Thomas mi piace molto: Al capisce che non può impedire a Tom di essere arrabbiato o invidioso se qualcosa lo fa sentire in questo modo; ma può fargli capire che questi sentimenti non sono razionali, perchè il successo di qualcun altro (in questo caso Ted) non preclude il suo. Tom fa fatica a rendersi conto di questa cosa perchè è molto competitivo, credo.
Dopo il discorso di Al, Tom decide che si congratulerà con Ted. Anche se è ancora invidioso.
Credo sia un po' questo il senso del personaggio di Thomas: non è il classico personaggio stronzo che nel corso della storia scopre i valori importanti della vita e cambia radicalmente carattere. Tom rimane stronzo, nei pensieri e negli atteggiamenti, ma soprattutto continua ad avere dentro di se' un grumo di brutti pensieri e cattive emozioni che rischiano sempre di prendere il controllo di lui quando è sotto stress o si arrabbia. Però impara che, se non può controllare i suoi pensieri e le sue emozioni, può farlo con le sue azioni. Non può impedirsi di provare invidia verso Ted, ma può riconoscere questo sentimento come irrazionale e dannoso, e andare a congratularsi con Ted per la nomina.
In questi primi capitoli di Dp, Tom sedicenne sembra avere il controllo su tutto, ma in realtà non ha il controllo di nulla, perchè lascia che le emozioni che reprimere e i desideri e le insicurezze che non ammette neanche a se stesso governino le sue azioni, annebbiando il suo giudizio. È, paradossalmente, solo accettando le proprie emozioni (con tutta l'irrazionalità che ne deriva), che Tom comincerà ad avere più controllo su di loro.
Ma questo avverrà più avanti nel corso della storia.


6) LOKI NOTT
"Cosa ci guadagno"
"Ho un succo di zucca sulla tua testa"
Il modo spiccio e serpeverde con cui Al si fa rispettare da Loki, che ovviamente non fa nulla senza chiedere qualcosa in cambio, nemmeno cambiare sedia- è praticamente deformazione professionale per lui, ormai.
Ah, e ogni accenno di amicizia tra Loki e Tom è sempre ben gradito.
Ogni accenno di Loki in generale è sempre ben gradito.


Andiamo ora al tavolo dei Grifondoro:
1) Ogni volta che qualcuno sminuisce Hugo, a me viene da ghignare. Perchè questo adolescente goffo e impacciato diventerà il primo mago in Gran Bretagna a far collaborare magia e tecnologia, in un laboratorio scassato, a soli vent'anni.
Mi piace il fatto che in Oan venga dipinto come un genietto nel suo ambito, e qui come un semplice adolescente. Perchè non tutti i geni, o comunque le persone che nella vita si dimostreranno brave nel loro ambito e di successo, si dimostrano tali già sui banchi di scuola. Hugo è l'adolescente su cui nessuno avrebbe scommesso che, una volta diplomato, riesce a trasformare in un lavoro la passione per cui era stato preso in giro. E proprio per questo, diventa l'eccellenza nel suo campo. Ho già detto che amo Hugo?
2) tutta la storia di Sy che fa il donnaiolo e di Rose che è una brava ragazza e lo guarda male ma in realtà ne è attratta è un po' clichè. Un po' tanto. Okay, in generale in questi primi capitoli c'è molto clichè: anche la storia di Al e Tom che sono migliori amici da sempre e scoprono di piacersi è un clichè. Ma ci solo alcuni clichè che mi piacciono, altri meno- credo sia così per tutti. In particolare, il clichè "ragazze che se la fanno col ragazzo che piace alla protagonista femminile= oche di facili costumi" mi ha sempre irritato. (Per questo ho molto apprezzato, in Opera Al Nero, il triangolo Ama-Soren-Lily: perchè la "rivale in amore", pur non essendo un mostro di simpatia, è molto più concreta, seria ed "empowered" sia del protagonista maschile che cerca di corteggiare sia della protagonista femminile di cui lui è cotto da anni. Tra l'altro, solo io penso che Ama e Rose sarebbero potute essere ottime amiche? Ama è molto più simile a Rose di quanto lo sia Lily.)
Mi ricordo che durante la prima lettura le scenette tra Sy e Rosie-Posie non mi avevano appassionato particolarmente, nonostante trovassi molto interessanti i due personaggi, presi singolarmente. Loro due inizieranno a piacermi come coppia più avanti, nel corso della storia.
Però adesso, sapendo della loro evoluzione, i clichè dei primi capitoli non mi infastidiscono più tanto, ma mi fanno sorridere. Non so se sia stato intenzionale, ma il presentare i personaggi come stereotipi comuni nelle fanfoction e poi analizzarli piano piano, mostrando i loro strati di profondità nascosta, secondo me è stato uno dei punti di forza di questa fanfiction. Perchè quando si è adolescenti, a volte si crede davvero che il mondo sia stereotipato e facile da leggere, e poi a una seconda occhiata si scopre che non è così. Che c'è sempre un nuovo grado di profondità a cui ambire, e nonostante ciò non si potrà mai arrivare alla verità assoluta che si pensava di possedere già. Credo che questo (correggimi sempre se sbaglio) sia il succo del cammino di Rose in Doppelgaenger: perchè all'inizio ha una visione del mondo molto manichea, a volte quasi macchiettistica. Nel corso della storia, Rose non rinnega i valori che le hanno insegnato, ma impara che non possono essere l'unica chiave di lettura per decifrare il mondo che la circonda. Perchè la psiche e i rapporti umani sono molto più complicati di quanto creda la sedicenne Rosie. In nome di questa complicazione, può esistere un ragazzo come Scorpius, belloccio, sportivo e civettuolo, che al momento giusto può rivelarsi anche riflessivo, empatico e coraggioso.

1) È ad Al, e non a Tom, che viene in mente di seguire James per vedere cosa è successo a Ziel, mentendo a se stesso e agli altri sui motivi per cui lo fa. Segue suo fratello perchè è curioso come lui, ma dice a Tom che lo fa per toglierli dei punti, a James per controllare che non si stesse cacciando in qualche guaio, in veste di prefetto. Nessuno dei due ci crede, ovviamente, e per il momento la cosa viene accantonata lì. Ma questo dettaglio tornerà importante in Opera al Nero, quando Al diventerà un personaggio sempre più contorto, sebbene rimanga perlopiù positivo.
In Oan tutti si stupiscono perchè Al, quello tranquillo, cerca in tutti i modi di venir coinvolto nella vicenda Demiurgo, mentre Tom, che nella visione comune di famiglia e amici è quello che trascina sempre Al in situazioni complicate, vorrebbe invece starne il più lontano possibile perchè è convinto che porterà solo guai. Ma la curiosità e il bisogno di controllo, così come l'abitudine ad essere poco limpido nei suoi intenti, soprattutto con se stesso, sono tratti già presenti in Albus in questi primissimi capitoli. Certo, questi tratti non sono preponderanti nella personalità di Al sedicenne come in quella di Tom sedicenne, in cui sfiorano quasi un livello patologico; tuttavia, se in quest'ultimo il bisogno di sapere tutto e di avere il controllo su tutti si ridimensionerà col tempo, anche a causa dei guai in cui Thomas si caccia per colpa di questi ed altri suoi difetti, in Al invece queste due caratteristiche aumenteranno sempre di più.
Perchè è un personaggio a 360 gradi, che evolve fino a diventare quasi irriconoscibile, ma, se si guarda attentamente, senza mai stravolgersi.

Perchè alcuni lati del suo carattere emergono solo più tardi, ma non compaiono all'improvviso, erano già presenti durante la sua adolescenza, solo in misura minore.
2) Ma i fantasmi e i Poltgesteir come Pix, essendo fatti di una sostanza più simile a quelle delle anime che dei corpi, avvertono in Tom una presenza "sbagliata", un legame con Voldemort o un qualcosa che lo rende diverso dagli altri maghi? È per questo che Pix chiama Tom "cattivo ragazzo" e dice che al Barone Sanguinario Thomas non piace?
La scena è comunque molto evocativa, anche a distanza di anni: l'eco stridula della risata di Pix nel corridoio vuoto, la vernice rosa che lo tiene intrappolato, il disagio e il fastidio di Al contrapposti alla calma di Thomas.
Lo stratagemma di Tom, che da bravo Serpeverde non si limita a vagare sperando di capitare nel luogo del delitto come faceva il suo padrino ai tempi, mette bene in risalto il modo in cui funziona la sua mente, geniale e machiavellica: la sua attenzione per i dettagli e la velocità nel fare collegamenti gli consentono di realizzare (o scoprire) piani complessi con la massima lucidità, ma a volte sembra dimenticare che esistono soluzioni più semplici. O più morali.
(Recensione modificata il 22/12/2020 - 01:12 am)
(Recensione modificata il 22/12/2020 - 11:31 am)

Recensore Junior
18/12/20, ore 15:47

Leggo dei giovani Potter-Weasley che aspettano di prendere l'Espresso per la prima volta e torno ad avere undici anni, con un nodo in gola e un formicolio d'impazienza sotto pelle davanti al portone di una nuova scuola. Avverto tutta la loro tensione, la loro paura e la loro eccitazione. Si viene catapultati nel loro mondo di undicenni, impazienti, convinti di sapere tutto e ancora un po' infantili: i bisticci, le prese in giro di James ai danni del fratellino più piccolo e la sua abitudine di fare i dispetti alla cugina, Rose che è la cugina "buona" in contrapposizione a Tom che è quello "antipaticissimo" oppure "mezzo matto"....l'ammirazione di Al per Thomas, il suo rapporto affettuoso con Rosie, i capricci di Lily che fin dalla prima apparizione dimostra già un bel caratterino.
E ancora James che dice i Malfoy sono brutta gente perchè l'ha sentito dire in famiglia ma in realtà non sa davvero chi sono o cosa hanno fatto i Malfoy, Rose che è una ragazzina studiosa ma non ha letto TUTTA Storia di Hogwarts perchè in TV c'erano i cartoni, Tom che invece l'ha letta tutta e non accetta imprecisioni di nessun tipo...
È incredibile come in pochissime righe tu sia riuscita non solo a cogliere i tuoi personaggi in quel periodo delicato che non è ancora adolescenza ma non è più del tutto infanzia, ma anche a tratteggiare un microcosmo credibile, ricco di sfumature. Le versioni-bambine dei personaggi sono coerenti con le loro versioni di adolescenti e poi di giovani adulti, ma allo stesso tempo sono diverse, perchè, col tempo, si cambia.
Mi piace molto anche come hai integrato il tuo prologo all'epilogo della Rowling.
Hai lasciato più o meno tutto ciò che lei ha scritto sul primo settembre alla stazione di King Cross, senza però fare un copia-incolla. Perchè hai cambiato il punto di vista, lasciandoci seguire i pensieri degli undicenni e non di Harry adulto, e così hai potuto aggiungere nuove battute a tuo piacimento: dopotutto, è credibile che Harry non stesse lì ad ascoltare ogni singola parola che si scambiavano Al e Rose, per cui ha senso che i discorsi che ragazzini fanno tra loro non siano riportati parola per parola nell'Epilogo dei Doni della Morte.
E in più, ovviamente, hai aggiunto Tom. Hai integrato le sue parti al resto in modo perfettamente armonico.
Ad esempio, hai mantenuto intatto il discorso tra Al e Harry sul finire a Serpeverde, ma la presenza di Tom (già sicuro di finire in quella casa) ne stravolge il senso: infatti, Al non chiede al padre cosa succederebbe se venisse smistato in Serpeverde solo perchè ha paura che succeda ciò; ma anche perchè ha sentito Thomas affermare di voler essere smistato a Serpeverde, e vuole sapere quale sarebbe la reazione di Harry se Al decidesse di seguirlo.
In quel "e capì" di Harry c'è tutta l'accettazione e la comprensione del mondo.
Harry accetta che Al probabilmemte sceglierà di stare con Tom, dovunque lui vada, e non solo gli va bene, ma ne è addirittura contento. Perchè sa che, qualunque cosa accada, potranno contare l'uno sull'altro. In questo modo, il più timido e sensibile dei suoi figli e il ragazzino complicato e chiuso che ha salvato da un incendio (e di cui si sente responsabile) non saranno mai soli.
Ho scelto di commentare prima la scena del binario nove e tre quarti perchè leggendo le scene tra Harry e Tom, o Tom e Dudley, o addirittura Dudley ed Harry adulti, vengo sempre investita dai cosiddetti "feels".
Non ti ringrazierò mai abbastanza per aver creato delle dinamiche familiari amorevoli ma tuttavia complicate, per aver circondato il tuo personaggio originale di familiari che lo amano, ma che a volte non lo capiscono
Di adulti che si sforzano di crescerlo ed educarlo nel migliore dei modi possibili, e tuttavia sbagliano. Davvero, grazie. È fastidioso leggere, nelle opere di fantasie, solo di famiglie assolutamente negative, al limite della negligenza o dell'abuso, oppure sempre infallibili, insomma perfette sotto ogni punto di vista. Anche perchè non è realistico: la maggior parte delle famiglie che conosco si trovano in una zona grigia tra le due, in cui l'amore non manca ma nemmeno i problemi, a volte più seri altre meno.
Qualcuna tra le famiglie dei miei amici (per fortuna non tante, in realtà solo una) è un ambiente quasi completamente negativo, ma nessuna è un ambiente sempre e completamente positivo, dove tutti sono sempre allegri, affettuosi e comprensivi gli uni con gli altri...Perchè è praticamente impossibile esserlo.
Le famiglie felici esistono (e i Dursley e i Potter della tua storia lo sono) ma sono tali perchè affrontano i problemi, non perchè non ne hanno. Sono, in sostanza, molto più incasinate di come appaiono nella pubblicità del Mulino Bianco. Perchè affinché un ambiente sereno sia tale, tutti devono fare uno sforzo, dal punto di vista emotivo, per essere la versione migliore di se stessi. E ciò non è realisticamente possibile sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro. Gli esseri umani- tutti quanti- hanno dei lati negativi, dei difetti che ogni tanto vengono fuori, e il massimo che si può fare in questi casi è scusarsi. Gli esseri umani sono fallibili e non onniscienti, per cui a volte fanno errori convinti di fare la cosa più giusta. E non è che diventare genitori può cambiare questo fatto.
A proposito di errori nel modo crescere i propri figli, rileggendo la prima parte del capitolo, mi viene in mente che mentire a un bambino su qualcosa che lo riguarda, specie per tanti anni, è una mossa abbastanza rischiosa, dal punto di vista pedagogico. Anche se viene fatto a fin di bene, soprattutto se viene fatto a fin di bene. Perchè il ragazzino potrebbe o perdere la fiducia negli adulti quando scopre la verità (perchè se gli hanno mentito una volta su una cosa così importante, perchè non potrebbero farlo ancora?) oppure, al contrario, perdonarli assolvendo la bugia, e interiorizzando dunque l'idea che le bugie, se dette a fin di bene o comunque senza fini malvagi, sono "giuste". ("Perchè se i grandi possono mentire e rimanere intoccabili, allora posso farlo anche io!"). Thomas si trova un po' a metà tra le due reazioni, e infatti crescendo spesso l'atteggiamento che adotterà nei confronti dei suoi genitori e di Zio Harry sarà quello di nascondere loro le cose, non perchè abbia paura della loro reazione, ma semplicemente perchè può farlo. L'abitudine a mentire, o a nascondere, che diventa assuefazione.
Non sto condannando Harry, Dudley e Robin, ne li sto accusando di essere la causa del cattivo rapporto di Thomas con l'onestà. Penso anzi che abbiamo fatto del loro meglio nel crescere un tipetto difficile come Thomas: ma quello che amo delle figure genitoriali delle tue storie è che fanno sempre del loro meglio, infatti sono generalmente figure positive, eppure a volte "il loro meglio" non è abbastanza. A volte credono di aver preso la decisione giusta e poi, anni dopo, pensano che col famoso senno del poi avrebbero agito diversamente. Ma questo non li rende meno positivi, meno padri e madri amorevoli. Li rende semplicemente umani. Dopotutto, ha più possibilità di essere un pessimo genitore colui che non ammette mai di sbagliare, piuttosto che fa errori, se ne accorge e chiede scusa.
Il tuo Harry adulto, prima di tutti gli altri personaggi, è secondo me l'emblema della figura genitoriale buona ma imperfetta. Mentre crescono i suoi figli (e gli altri ragazzi verso cui ha assunto più o meno consapevolmrnte un ruolo di figura paterna, come Ted e Thomas), Harry stesso cresce come uomo, nella consapevolezza di sé, ammettendo i propri errori come padre e accettando di essere fallibile. Con fatica, certo, ma lo fa. Lo farà sempre di più nel corso delle tue storie, errore dopo errore, scusa dopo scusa, passo dopo passo. Con Thomas e con Dudley in questa fic, con Ted, con Albus, con James dopo il suo coming-out, con Lily più e più volte. (Tra l'altro, mi viene da chiedere: la difficoltà del tuo Harry nell'accettare che non potrà mai essere un padre perfetto, perchè padri simili non esistono, dipende forse dal fatto di aver avuto molte figure genitoriali tutte fallimentari, che però lui ha sempre idealizzato?)
Ad esempio in questo capitolo Harry ha il presentimento di star sbagliando, nel portare via Tom dai Dursley e tenerselo fino all'inizio della scuola, eppure si auto-assolve subito.
L'errore vero di Harry, secondo me, non è tanto invitare Thomas a casa sua fino all'inizio della scuola. Si tratta di un incomprensione più profonda, che verrà esplicitata solo tra una cinquantina di capitoli (quando Harry stesso si accorgerà del suo sbaglio) ma che si comincia ad avvertire già in questo prologo. Il problema VERO è che Harry non ha ancora capito che la storia personale di Tom, seppure abbia dei punti in comune con la sua, NON è uguale alla sua. Harry a undici anni non vedeva l'ora di andarsene dai Dursley perchè lo trattavano male. Erano negligenti e abusivi nei suoi confronti, punto e stop. Tom invece vuole andarsene da Privet Drive semplicemente perchè, in questo momento, e sottolineo in questo momento, è arrabbiato coi suoi genitori, come a tutti capita almeno una volta nella vita. E poi come per quasi tutti i pre-adolescenti, l'idea di andare via di casa stuzzica il suo senso d'indipendenza. Inoltre è talmente tanto eccetto all'idea di far parte finalmente del Mondo Magico che non riuscirebbe ad aspettare altre due settimane tra i Babbani.

Comunque sia, adoro il tuo Harry adulto, così benintonziato e allo stesso tempo pieno di traumi irrisolti, che rimangono annidati sotto la superficie ed escono fuori ogni tanto a fare danni. Così tante sfumature di un uomo apparentemente tutto d'un pezzo, adorato dai propri figli tanto quanto dalle masse. Così umano, mai del tutto dalla parte della ragione, mai del tutto dalla parte del torto.
Dudley è tutt'altro che un martire, per carità, qui è antipatico e anche lui, come Harry, non affronta la cosa nel modo giusto. Ma ha le sue ragioni. E i suoi torti. Come tutti noi.
Anche lui, come Harry, è semplicemente umano.
(Recensione modificata il 19/12/2020 - 07:50 pm)

Recensore Junior
15/12/20, ore 22:21

Mi ero dimenticata di quanto fossero coinvolgenti i primi capitoli di Doppelgaenger!
Incalzanti, ironici, ma con un pizzico di mistero.
Il modo migliore per iniziare un possibile seguito di Harry Potter, direi!
È un mistero che sa di incendi, Mangiamorte e neonati senza ombelico, ma anche di incubi, legami col passato e segnali dell'inconscio.
Si sente che lo stile è molto diverso da quello dei primi capitoli della Selva Oscura e in generale delle tue storie più recenti: ci sono meno introspezioni e descrizioni, la lente della scrittura è puntata invece sull'azione, sulla dinamicità dei personaggi.
Senza che questo vada però a discapito della caratterizzazione dei personaggi: attraverso i loro gesti, il loro modo di parlare e i piccoli dettagli lasci infatti trapelare lati più o meno nascosti del loro carattere. Sembra di "vederli", più che di sentirseli raccontare. In questo senso penso che si possa dire che i primi capitoli di Doppelgaenger ricalcano un po' lo stile della Rowling, che a me è sempre stata antipatica (umanamente) ma è sicuramente una grande maestra nello "show don't tell" (dopotutto lei si è sempre definita una scrittrice di gialli prima ancora che di fantasy, e questa regola è molto più applicata nei libri della prima categoria che in quelli della seconda).
Questa vicinanza allo stile della Saga originaria però non toglie valore alle tue opere: in primo luogo, perchè col passare dei capitoli l'originalità emerge tutta, anche dal punto di vista dello stile di scrittura, che è incredibilmente vivido, strabiliante perchè non si limita a descrivere le sensazioni di un personaggio, ma te le trasmette.
In secondo luogo, quest'iniziale somiglianza con i libri di Harry Potter, presente soprattutto nel Prologo, rafforza nel lettore la perceione di star leggendo un possibile seguito, che riprende il tono delle storie precedenti cambiandolo appena un po', ma senza stravolgerlo completamente.
Questa sensazione è rafforzata dai continui rimandi a luoghi e persone importanti nei sette libri. Sono rimandi frequenti, ma lievi, non fastidiosi: perchè Harry è la stessa persona dei libri, ma con una vita diversa. Ha ormai una quotidianità diversa da quella che aveva nei libri, e tu ce la presenti subito con pochi pennellate, questa sua nuova dimensione domestica in cui si muove l'ormai ex-bambino sopravvissuto: la casa vicino alla tana in cui regna la dolcezza familiare che Harry ha sempre voluto e non è mai riuscito ad avere; il neonato primogenito, amatissimo ma insopportabile, che strilla e tiene svegli i genitori; la sua euforia, piena di insicurezza ma anche di gioia, legata al diventare padre per la seconda volta; la sua insofferenza per gli appellativi eroici che gli sono stati attribuiti e a cui si sta abituando suo malgrado; i colleghi di lavoro, alcuni simpatici altri meno, ma tutti caratteristici, tra cui spicca-manco a dirlo- l'imprescindibile e inseparabile Ron; e Ginny, che non è più la ragazzina tosta e ribelle della loro adolescenza, ma non ha perso nulla della sua tempra, pur essendosi addolcito con l'età adulta. Ginny racchiude in se una forza d'animo di cui Harry si è innamorato, e che ora si manifesta nell'ascoltare gli incubi del marito cercando però di minimizzare le sue (apparenti) paranoie, perchè in fondo ora sono felici, e questo dovrebbe bastare a entrambi, il passato è passato e sta bene dove sta.
Però il passato ritorna, in altre forme e altri momenti, e quando capita non si può far altro che affrontarlo. In questa storia ritorna molto spesso.
Se la narrazione che comincia a Privet Drive, luogo in cui si svolgono anche i primissimi capitoli di Harry Potter e La Pietra Filosofale, è un tocco di classe che promette ciclicità, l'idea di collocare l'inizio cronologico della storia di Thomas a King Cross non è da meno.
Privet Drive è il luogo dove Harry è cresciuto, ma il limbo di King Cross è il non-luogo in cui, dopo sette anni di avventure e traumi, ha trovato molte delle risposte che cercava da sempre.
Ora in quel limbo trova invece una domanda.
"Non provare pietà per i morti, ma per i vivi e per chi vive senza amore" gli aveva detto allora Silente, quando Harry si era lasciato impietosire dal neonato scorticato che era stato parte di Voldemort. Ma se quel neonato fosse stato vivo? Cosa avrebbe dovuto adottare Harry, l'atteggiamento del giustiziere che lo condanna alle fiamme eterne, mosso dallo spirito punitivo, o quella del Salvatore che offre una seconda possibilità, mosso dalla compassione? È un dilemma che il tuo Harry adulto si troverà ad affrontare più volte, e non sempre consapevolmente. (Harry Potter, secondo me, è il topos dell'eroe che incarna valori più grandi di lui e affronta dilemmi universali, ma vive la sua vita rendendosene solo parzialmente conto, concentrandosi sulle sue scelte e sulle loro conseguenze, più che sui condizionamenti che l'hanno portato a compierle. Il suo potere risiede proprio in questo, nell'essere un uomo d'azione e non di riflessione, motivo per cui riesce a far progredire la Storia e a non lasciarsi schiacciarsi dal peso del suo ruolo. Non so se sia anche la tua visione del personaggio, ma io l'ho parzialmente ritrovata nelle tue fanfiction, molto più che in altre.)
Mi ha sempre affascinato il Limbo, questa stazione che forse è la soglia dell'Aldilà, da cui parte un treno per una destinazione sconosciuta, forse il subconscio di Harry, che prende la forma di un luogo a lui caro. Qui alla fine della Saga della Rowling il protagonista ha incontrato Silente, nel prologo della tua invece incontra il prossimo ragazzino protagonista, verso cui Harry sarà una figura simile a diversa a quello che Silente è stato per lui.
Il fatto che Harry ci ritorni, in sogno, nel periodo che intercorre tra la (seconda) nascita di Thomas e il suo ritrovamento, mi incuriosisce. Possibile che l'aver riportato sulla terra, per mano di un certo alchimista, l'anima di Voldemort abbia risvegliato quella parte di Harry che per tanto tempo è stata vigile a cogliere ogni minima presenza del nemico? Quella parte di Harry che riusciva a sentire i pensieri di Voldemort e a capirne i meccanismi mentali, perchè in fondo conviveva a stretto contatto con una parte della sua anima?
E se è stato il ritorno di una parte di Voldemort, sia pure in un altro corpo, a risvegliare in Harry certi sogni, perchè una volta che il piccolo Tom viene salvato, questi sogni scompaiono? Forse perchè più di un avvertimento, questi sogni erano un grido d'aiuto?
Trovo che il neonato scorticato sia un ottimo modo per rappresentare oniricamente Tom, con la sua anima mutilata dalla nascita: un'anima appena arrivata sulla terra, e dunque innocente e spaventata per definizione- il neonato che piange- eppure rovinata, già scorticata da colpe passate- e che dunque causa istintivamente un ribrezzo, paura.
Tra l'altro, mi è piaciuto come Ginny tenti di rassicurare Harry dicendo che il neonato da cui è perseguitato in sogno altro non è che una proiezione delle sue paure di diventare padre per la seconda volta; quando prende in braccio per la prima volta Tom, in Harry nasce un senso di protezione, che non è dovuto solo al ricordo di se stesso bambino, orfano, speciale e perseguitato dai cattivi, ma anche e soprattutto al pensiero del figlio che nascerà tra poco.
In questo modo, è come se fosse Harry stesso a stabilire mentalmente una connessione tra Tom e Al, prima ancora che questi due si incontrino.
Mi piace anche il fatto che sia Ron, tuttavia, il primo a ricordare a Harry che il neonato è un bambino, non una prova (e non un riflesso del passato).
Perchè Ron è forse il più superficiale e sempliciotto del Trio, ma anche quello più legato alla concretezza e agli affetti: Harry e Hermione, invece, spesso tendono a perdere contatto con la realtà inseguendo piani o concetti troppo assoluti di Bene-Male. Ron sarà pure quello con più pregiudizi, anche nel canon, ma è anche più scettico di Harry verso l'idea che il fine giustifica i mezzi, e meno predisposto di Hermione ad autoeleggersi dispensatore e portavoce della Giustizia (spesso vendicativa)
Ho apprezzato anche il dilemma di Harry tra il fare la cosa moralmente giusta e quella corretta, che lo perseguita da quando ha undici anni, e il breve cameo di Flannery.
Sono cose come questa, l'inserimento di un personaggio secondario durante il Prologo della prima parte, e il suo ritorno, assolutamente coerente e naturale, nel Prologo della terza parte, dopo un centinaio di capitoli e svariati spin-off, a dar l'idea di quanta cura per i dettagli ci sia in questa serie di fanfiction. La cura per i dettagli, per i luoghi, per i personaggi secondari che ha reso il mondo della Dp Saga un mondo vivo, coerente con se stesso ma sempre in movimento, in cui è facile perdersi e necessario ritrovarsi.


Ps- "Se fosse stato maschio aveva già in mente il nome."
No, ma lo pensa pure tutto orgoglioso, sto coglione. Massa, dagli pure un nome lunghissimo, antiquato, con due assonanze, e pieno di rimandi a figure controverse non solo del tuo passato, ma del passato di tutta l'Inghilterra Magica. Abbinato ad un cognome non proprio semplice da portarselo, poi. Sono sicura che crescerà senza complessi e che soprattutto non verrà preso in giro per il nome che porta.
Harry, sei un bravo papà, ma forse i nomi avresti potuto farli scegliere a Ginny
(Recensione modificata il 16/12/2020 - 04:01 am)

Recensore Junior
29/11/20, ore 16:39
Cap. 1:


Eccomi qua! 
Dopo aver cercato di scrivere una recensione completa per ogni fanfiction della Saga e aver fallito miseramente (non ho il dono della sintesi) ho deciso di commentare dall'inizio. (E iniziare la quarta rilettura, yep!). Non so se lascerò una recensione per ogni capitolo, ma alcuni capitoli sono così ben fatti e importanti che *meritano* una recensione apposita. 
Come ci riesci? Come sei riuscita a scrivere un prologo così corto, che dia così tante informazioni essenziali e allo stesso tempo faccia nascere così tante domande nel lettore, il tutto senza risultare didascalico, ma vivido ed umoristico. 
Da queste poche righe, sappiamo che: 
- Privet Drive d'estate è ancora così orribilmente calda e noiosamente borghese e banale come negli anni Novanta, e i vicini sono così annoiati da trovare qualsiasi pretesto buono per spettegolare. Diventa più comprensibile l'ossessione della non-troppo-cara Petunia per quanto riguarda "quel che pensano i vicini", visto quanto è ficcanaso la dirimpettaia Joanna.
-I Babbani non hanno ancora idea di chi sia o cosa abbia fatto Harry Potter, storpiano il suo nome e si ricordano di lui come "il cugino teppista di Dudley Dursley" (lol)
- Quest'ultimo ha messo la testa a posto, è diventato "un avvocato di modesto successo"
-Lui e Harry sono in rapporti civili, ma tra loro c'è una certa, comprensibile tensione, dovuta sia al rifiuto di Dudley verso la magia, sia ai ricordi poco felici di Harry sulla sua infanzia con Dudley. Tuttavia, a differenza di quando erano bambini, ormai è Harry ad avere il coltello dalla parte del manico. Non solo perchè Harry è un mago ed un eroe e Dud un Babbano piccolo borghese, ma anche perchè Big D sa di essere tre volte in debito con Harry: primo, perchè i suoi genitori l'hanno trattato da schifo quando era bambino, eppure Harry si è preoccupato che venissero protetti e tutelati dai suoi nemici durante la guerra; secondo, e scusate se è poco, perchè il cugino che aveva sempre disprezzato gli ha salvato l'anima, quindici anni prima. Il terzo motivo è quello principale ed è il motivo per cui Harry e Dudley si trovano lì a parlare, ma non è ancora comparso, anche la sua presenza si avverte in tutto il dialogo come una tensione sottile, carica di aspettativa. (Ci abitueremo: Tom è fin dal prologo uno stronzetto magnetico ed egocentrico che fa sentire la sua presenza anche quando si rifiuta di entrare in scena. Ed è per questo che, irrazionalmente, lo amiamo)
-Finalmente capiamo  che c'è un bambino, un giovane mago, che ha appena ricevuto la lettera per  Hogwarts. Beh, è una buona notizia, no? Perchè quest'aria funebre? 
- okay, subito spiegato problema. Non è la lettera il problema, anche perchè i primi segni di mah
gia erano già arrivati da tempo e la conferma che il ragazzo fosse un mago non è stata una sorpresa per nessuno. È la rivelazione-bomba che la lettera ha portato con se'.  Dudley gli ha appena rivelato che in realtà è stato adottato, e noi scopriamo che è stato Harry a far sì che ciò accadesse. Ci chiediamo cosa, quando, dove,e soprattutto perchè, ma al momento tutto ciò non viene spiegato. Rimangono domande. Al momento, la priorità dei due uomini sembra essere il fatto che il ragazzino non ha preso bene la notizia.
- Dal fatto che Dudley abbia chiamato proprio Harry per aiutare il figlio adottivo a superare lo shock, intuiamo che tra padrino e figlioccio c'è un legame abbastanza forte. Harry, a sua volta, non ha cresciuto questo bambino, ma se ne sente responsabile, perciò accetta di mediare i problemi di comunicazione e comprensione tra padre e figlio. Dice a Dudley che avrebbe dovuto aspettare che ci fosse anche lui per spiegare tutto. Dudley fa una smorfia. 
- Dudley esce di scena. Entra in scena il Dursley che ci interessa davvero ( Scusa Big D, in realtà la versione che da Dira di te mi piace un sacco, e ho in mente di scriverci tante recensioni. Ma lo sai anche tu che non sei la star della famiglia. Dai, andiamo, nessuno riesce ad essere la star quando c'è *lui*) 
- Prima di vederlo sentiamo il suo nome. Pronunciato dalla bocca di Harry, e appena quelle tre lettere escono dalla sua bocca il cuore di tutti i Potterheads manca un battito, le orecchie cominciano a fischiare, il sudore si gela sulla nuca.
- Mistery Child (che non è Cursed Chi,d, blesa) si chiama Tom. Guarda un po'... sarà mica un caso...no, calmi, fermi tutti. Probabilmente è un cAso. Sicuramente. Andiamo, Tom è un nome comunissimo. Lo diceva anche l'amabile Faccia da Serpente, talmente comune che ha dovuto inventarsi un anagramma astruso e pretenzioso per evitare che nemici, seguaci e giornalisti  lo scambiassero con Tom del Paiolo Magico. 
- Il bambino si gira. E se prima le orecchie ci fischiavano un po', mentre leggiamo la sua descrizione, fischiano fortissimo. Perchè le parole che usi per descriverlo, osservatore, attento, silenzioso, persino "alto per la sua età", sarebbero in teoria parole innocue, se non fossero esattamente le stesse che la Rowling ha usato nel sesto libro per descrivere Tom Riddle undicenne. 
- Harry, però, mentre guarda il bambino non pensa al paragone con Tom Riddle. Pensa al paragone con se stesso. Nota le differenze e le somiglianze tra Tom Dursley e Harry Potter, e non tra Tom Riddle e Tom Dursley. A livello inconscio è consapevole anche di queste, ma allo stesso livello in cui da ragazzo era consapevole delle somiglianze tra se stesso e Voldemort- un livello molto profondo su cui non riflette spesso. Può sembrare un dettaglio insignificante, ma è, secondo me, la chiave di lettura di tutto il rapporto Tom-Harry nel corso della Saga. E, in un certo senso, anche della storia di Tom. 
- Se Harry vede se stesso in Tom, in se stesso vede Silente. E, nonostante tutto, non si sente all'altezza di Silente di fronte a Tom e ha paura di deluderlo- come Silente ha deluso lui, quando da nonno benevolo è diventato generale freddo e spietato, e poi vecchio essere umano sofferente è fallibile.
- Tom, esattamente come un altro Tom, sa di essere speciale, e ne è felice e orgoglioso. Anche questa è una chiave indispensabile per capire il personaggio. Non c'è la rabbia di Tom Riddle nella sua affermazione di essere speciale, ma la sicurezza di un ragazzino che essendo intelligente ha notato di essere diverso dagli altri, ma che, essendo stato cresciuto da adulti che lo hanno sempre amato e supportato (e pure un po' viziato), non vede la sua diversità come un problema ma come un dono.
- Quanto diverso? Da-daaan altro colpo di scena. Evidentemente essere un mago non è l'unica peculiarità di Tom. Con questa battuta, insieme a quella di Harry "per la tua sicurezza" hai chiarito che c'è altro in ballo, oltre a rapporti famigliari e paragoni più o meno appropriati con morti non troppo compianti.
Hai attirato la curiosità del lettore. E, attraverso il racconto di Harry, si entra nel vivo della narrazione. 
Un altro lettore ha detto che il momento in cui si è convinto della qualità di questa storia, sia stato quando ha letto dell'"inspiegabile nostalgia" che nasce in Harry quando rimette piedi a Privet Drive. Sono d'accordo. Non è un sentimento razionale e giustificato. È un dettaglio che sembra stonato con la storia personale di Harry, ma che in realtà rivela quanto l'autrice della storia sia consapevole di come la psiche umana sia complessa, contorta e a volte misteriosa, e rifugga da ogni visione manichea della realtà. 
Mi ricorda un po' la nostalgia di cui Harry è preda nel settimo libro, quando i Dursley partono lasciando la casa vuota, e lui ripensa a se stesso bambino bei pochi momenti di libertà. Non era stato felice davvero, in quei momenti, solo meno infelice del solito. Eppure l'animo umano, nei momenti di difficoltà, torna sempre a ripensare al passato, idealizzandolo in contrapposizione al presente. 
La nostalgia di Harry adulto è diversa, forse più consapevole. Non è nostalgia di quello che è stato, ma di ciò che sarebbe potuto essere. Tom è, in qualche modo contorto, l la realizzazione per Harry di questo condizionale mancato. Nessuno potrà mai ridare ad Harry Potter la sua infanzia, eppure Harry ora ha il potere di far crescere un giovane mago con una storia simile alla sua nei suoi stessi luoghi, a diverse condizioni. Come un modo per ripetere la Storia, migliorandola però. 
La ciclicità della Storia che si ripete e allo stesso tempo non è mai uguale è uno dei temi ricorrenti nella Dp Saga: mi piace pensare che la Storia si ripeta perchè tutti noi siamo influenzati dalle azioni di chi viene prima di noi, ma allo stesso tempo sia sempre diversa perchè, diventando consapevoli degli errori di chi ci ha preceduto, possiamo scegliere quando e come distaccarci dai nostri maestri. Così, Harry è uguale a Silente nel suo modo di agire, poichè affida Tom ai Dursley non perchè pensa che siano i genitori migliori per lui, ma perchè così facendo può allontanare Tom dal Mondo Magico (e quindi dai suoi rapitori) e allo stesso tempo tenerlo abbastanza vicino a se' da poterlo controllare. Per il Bene Superiore, il Bene del Mondo Magico che non può permettersi un altro dittatore. E allo stresso tempo è diverso da Silente, perchè il vecchio preside per il Bene Superiore era disposto a tollerare gli abusi dei Dursley e ad ignorare la sofferenza emotiva di Harry. Harry invece si preoccupa di Tom, non solo in quanto "Problema", ma anche in quanto essere umano. Ha affidato il neonato al cugino forse con leggerezza, ma, nel corso degli anni, si è sempre preoccupato di monitore la situazione, per controllare come venisse tratttato. Se l'ha lasciato con Dud e Robin per 11 anni, non è stato per leggerezza, ma perchè Tom con loro (soprattutto con Robin) ci stava davvero bene. Harry a volte sbaglia con Tom, come Silente ha fatto con lui, e ne farà ancora tanti, ma considera il benessere non solo fisico, ma anche emotivo e psicologico di Tom, la sua priorità assoluta. Come Silente (che a me come personaggio come piace, perchè mi piacciono grigi e contorti) NON faceva con lui. 
Anche Dudley non è perfetto, a volte non capisce Tom, ma SI SFORZA di farlo.  A volte ha paura del suo mondo, della magia, esattamente come i suoi genitori, ma a differenza loro, lui si impegna ad andare oltre i pregiudizi e tutto ciò che gli hanno insegnato per amore di suo figlio. Forse è vero che le buone intenzioni non bastano per essere un buon genitore, però sicuramente tracciano la linea tra una figura genitoriale abusiva, verso cui non si può provare altro che ribrezzo, e una imperfetta, ma umana, verso cui si può provare empatia. Dudley potrà assomigliare a Vernon, ma non è la sua copia, così come Harry non è la copia ne di Silente ne di Sirius, sebbene con entrambi condivida alcuni atteggiamenti.
Forse è questo il Destino di cui parla Lily in Aul, l'eco e le conseguenze delle azioni di chi ci ha preceduto che influenzano la nostra vita, non obbligandoci in una direzione, ma tracciando un sentiero che possiamo scegliere se continuare o interrompere. (Come dice Lily Luna, le famose "scelte più grandi di noi") Qui il Destino è inconsapevolmente impersonificato da Harry, Padrone della Morte per caso e Salvatore del Mondo Magico per una serie di fortunate coincidenze, che agisce come suo solito impulsivamente, dando retta più al cuore e al suo istinto che alle regole e alla ragione: salva un bambino da un incendio (cosa buona e giusta) e poi invece di affidarlo alle cure anonime di sconosciuti o di rintracciare i parenti biologici, decide di affidarlo al cugino. Così facendo stravolge il corso di molte vite, e cambia il destino di molte persone, alcune delle quali non conosce nemmeno. Chissà come sarebbe stato diverso il destino dei Dursley senza Tom, chissà come sarebbe stato quello dei Tre Potter Junior, ma anche quello di Soren Prince, di Soren Luzhin, di Parva Duil, di Ainsel Prynn, di tutte quelle persone le cui vite sono state sconvolte dalla vicenda "Recupero Thomas". È la teoria del battito delle ali della farfalla che provoca un terremoto, Harry fa una scelta, che non è libera dal condizionamento che in lui causano i traumi non risolti della sua infanzia, e questa scelta influenza per sempre la vita di almeno una decina di persone lontane da lui nel tempo e nello spazio. È un concetto un po' destabilizzante. È questo che mi piace della tua Saga, che offre lo spunto per riflettere su questioni complesse, di tipo etico, filosofico o psicologico, senza mai diventare pesante o pretenziosa. È una dote che hanno solo i migliori romanzi per ragazzi, quelli che parlano e si rivolgono a una determinata fascia di età, ma possono venir letti e apprezzati anche dai più grandi o dai più piccoli. Di solito, quando succede, vuol dire che la storia ha più piani di lettura, e che può essere apprezzata sia al suo piano più superficiale che al più profondo, È la qualità che ai tempi ha dato così tanto successo i libri di Harry Potter, e spero che anche a te che un giorno venga riconosciuta, perchè te lo meriti. 

Recensore Master
01/07/20, ore 23:57

Non posso credere che sia “finita”... fortuna che c’è un continuo!!!*___*
Cominciamo con calma, di cose da dire ce ne sono tantissime!!!
Prima di tutto non credevo che potessero fregare John Doe a questo modo. Grande mago malandrino, pronto ad uccidere chiunque gli sia d’impiccio e poi si fa fregare da due ragazzini... complimenti davvero! Che pollo. Se Al e Harry non si fossero distratti con Fanny non sarebbe riuscito a scappare (che poi chissà se di è riuscito visto che è finito con Thomas nella Passaporta Rotta. Non voglio pensarci... deve essere come spaccarsi in una materializzazione... no? Però se Thomas si è salvato... forse anche lui... certo è che paiono essere finiti in mezzo ad un mare od oceano... dal “OMA” detto dalla piccola Meike - bambina a quando leggo - penso siano finiti in Germania... quindi baltico o mare del nord... col freddo che fa e se davvero c’è stata una tempesta, probabilmente è già tanto se si è salvato Thomas - così mi è parso dalla descrizione fisica anche perché Doe avrebbe avuto certamente le sue sembianze dopo tanta fatica. Forse finalmente ce lo siaMo tolto dalle palle!xD)
I finali aperti sono sempre una gioia da leggere, perché ti danno la consapevolezza che ci sarà un ottimo e splendido continuo.
Certo, ora che Al e Harry sono salvi, che i doni sono al sicuro chissà dove, ci si aspetta solo che Thomas torni e che tutto riprenda la classica routine. Come spedato da Al e pronosticato da Rose, Tom deve ritrovare la strada e spero, questa Meike e sua nonna possano aiutarlo a riprendersi ( perché sarà sicuramente uno straccio dopo tutto questo! Non so neppure come sia potuto sopravvivere anche ad una passaporta rotta!) e a tornare a casa. Dalla citazione di Numerngrad direi che devono essere maghi per sua fortuna. Con qualche pozione, se capiranno che lui è un mago come loro (immagino possano sentire la sua “aura”), dovrebbe riprendersi del tutto no? Sopravvissuto a tutto questo, sarebbe ridicolo morire proprio ora!XD
Detto questo, analizzato anche questo splendido capitolo ho adorato un paio di frasi dette da Harry: “Una volta una persona mi disse che siamo le nostre scelte” ( credo fermamente in queste parole! Sono la verità più assoluta!) e la citazione da Silente.
( un dubbio su quando hai detto: “Solo una volta l’aveva scagliata, contro Bellatrix Lestrange, fuori di sé dalla rabbia. Ma non aveva funzionato.” - io ricordo che Harry, se si parla del “crucio” lo usò anche nel 7 libro per salvare la McGranitt nella sala comune di Corvonero da uno dei fratelli Carrow. Ricordo anche che disse che aveva finalmente compreso la realtà delle parole di Bellatrix nel dire di volerlo perché funzionasse a dovere, la maledizione intendo).
Comunque parlando più in generale... tralasciando il fatto che se avessi dovuto attendere come le lettrici che hanno letto per prime questa splendida storia sarei morta dall’attesa (si sono una persona impaziente, ancora di più se adoro qualcosa), credo che non avendo una vita da vivere avrei passato le ultime settimane solo a leggere. Non hai idea quanto mi maledico mentalmente per la stanchezza che provavo mentre, andando a dormire, avrei voluto solo continuare a leggere.
Della storia fino ad ora ho adorato sicuramente le parti romantiche (hai creato delle coppie molto belle... davvero), ma più di tutto ho adorato la trama ricca, misteriosa, liberare e piena di Colpi di scena. Mai nulla è stato noioso. Nulla lasciato al caso. Ogni descrizione, indizio, parola aveva un significato e una spiegazione anche se non subito chiara. Ho adorato ( sappi che sciuperò questa parola fino all’inverosimile perché la userò ancora un centinaio di volte per descrivere ciò che penso) il fatto che tu abbia voluto descrivere sempre date e luoghi dei capitoli perché, anche se sembra una cosa quasi Superflua per alcuni - quasi certamente -, mi aiutava sempre a non perdere il filo della storia e rimanerci saldamente dentro. È stato quasi un bellissimo e lungo sogno ad occhi aperti.
Devo dire che, preoccupata all’inizio di “nuovi personaggi” perché spesso non hanno particolare mordente, qui ho amato infinitamente Thomas ( anche se sembra un gran stronzo supponente che non si sa per quale motivo ha fatto perdutamente innamorare Al. I tea di misteri della vita.) e anche Michel (che trovo un ragazzo davvero gentile e buono a modo suo... tutto serpeverde xD). Loki è alquanto ambiguo e sfuggente ma fondamentalmente simpatico.
L’unica di cui ancora non mi capacito la scomparsa, perché ad un certo punto non Ne ho più sentito parlare è Roxanne (comparsa abbastanza assiduamente nei primi capitoli come Corvonero del 7 anno e poi mai più sentita, neppure nei ragionamenti o avvenimenti potter/weasley - lei se ricordo bene è figlia di George... ). Anche Hugo e Lily sono state delle “comparse” qui. Spero parlerai anche di loro più avanti. Per farmi una idea anche si di loro. Per ora mi sembrano: la diva e il lacché! XD
Degli altri, il mio preferito rimane Scorpius, il Figo e genio del gruppo, grifondoro nell’anima che morirebbe per salvare il prossimo, sempre pronto a eliminare le ombre della sua famiglia e a far vedere il suo valore.
Ammiro anche Albus, che da bambino all’inizio dell’anno è dovuto crescere suo malgrado sia in ambito amoroso che umano. È come se Tutta la sua fanciullezza improvvisamente fosse morta con il rapimento di Tom ( e sparizione). Difatti chiunque ha visto ed è rimasto sconvolto dal suo quasi repentino cambiamento. Povera anima tormentata. Spero possa riprendersi e riprendere un po’ di quella innocenza quando Thomas tornerà da lui ( perché tornerà vero?! *___*).
Rose mi sta un po’ sullo stomaco, non certo come Thomas ma similmente, perché è troppo “so tutto io” come la madre. Mi domando come evolverà la storia di lei e Scorpius con Ron sempre a remare contro...
James è talmente simile a suo nonno che il commento e presto detto: odioso, ma con qualche uscita geniale e decente. Sono sinceramente felice della sua sofferta ma ora stabile relazione con Teddy.
Ted di certo è un personaggio davvero buffo. Adoro i suoi capelli multicolor. È divertente capirlo guardando loro. Un libro aperto praticamente! Chissà quando lui è James faranno outing? Immagino dovremo aspettare la fine dell’anno scolastico... perché se no saranno cavoli Per tutti... conflitto di interessi o qualcosa del genere... non pensò lo accuserebbero di violenza su minore ( che poi dovrebbe essere già o quasi maggiorenne) ma sicuramente non farebbe più il professore. Bel casino.
Concludendo...
Ho adorato oggi parte di questa storia, le citazioni ( quelle un sacco), le musiche, le ambientazioni ( sempre particolareggiate è molto fedeli all’originale), gli incantesimi ( anche quelli inventatati da te che ho trovato davvero interessanti), per non parlare del lato “americano” della magia (di cui poco si sa e a cui ci hai fatto dare una “occhiata” con la tua storia; perché a volte Ci si dimentica che ci sono maghi anche fuori dall’inghilterra! Ed è bello sapere anche di loro.) e non solo... direi, davvero senza voler sembrare esagerata, che questa può essere una degna continuazione della nuova generazione Potter/weasley. Sono certa che anche il proseguimento non mi deluderà e anzi mi farà rimarcare la cosa.
Sono certa che anche le 73 recensioni prima della mia siano dello stesso avviso. XD
Corro a leggere, pensando intanto se mi sia dimenticata di dire qualcosa ancora... ^___-
Complimentissimi! Sei una grandissima scrittrice