Recensioni per
Pur
di Capo Rouge

Questa storia ha ottenuto 863 recensioni.
Positive : 859
Neutre o critiche: 4 (guarda)


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Recensore Veterano
26/04/24, ore 20:21

Mi sono risolto.
Mi sono voltato indietro.
Ho scorto, uno per uno negli occhi i miei assassini. Hanno – tutti quanti – il mio volto. ~ Giorgio Caproni ~

Per poi riscoprirsi vivo all’improvviso, rovente di un nero gangiante, inaspettato quasi come quel treno nel campo di girasoli, come il solitario iris in barca al largo del cielo stellato, gli scarponi dismessi adesso calzati, il letto, una volta solo, ora coltre di ricordi, vivo in quadri che per strada hanno perso bordi e cornici. Si riscopre con la stessa vecchia faccia ma che ha mangiato polvere, medesima eppure impallidita stella, certa di tutto e nulla, e che pure taglia vivo labbro e sapore dell’errore, espone il dente lucido di speranza. È l’unica a sorreggere il bianco lillà colto oltraggioso e bello sul suo sentiero ma a metà tra partenza e arrivo, mai giunto in nessun dove se non nel paese più straziato del suo cuore, con tutto il trascorso, un tempo illuminato davanti agli occhi, adesso cane che lo morde e insegue.
Sola, ora la tegola di un tempo a tempo gli casca addosso, tagliente e già sbrecciata, con la sabbia al fondo della clessidra, cenere della sua voce bruciata, richiamo caduto nel vuoto per chi può averla udita ma, forse, non ascoltata.

Ti abbraccio,
Sabrina
(Recensione modificata il 26/04/2024 - 08:27 pm)

Recensore Veterano
26/04/24, ore 14:21

Allora, pensava a Lei, ogni istante, e Lei non lo sapeva ma la viveva ogni giorno.
Non era mai solo, come non lo era mai stato finché aveva pronunciato muto il suo nome.
Ripiombava dentro di sé l’incubo, che era stato il nome, un semplice nome a tenerlo aggrappato alla vita, a non farlo precipitare nell’incubo oscuro e vuoto.
Diventava incubo il nome pronunciato, gridato, muto, che non aveva ottenuto risposta.
Incubo e realtà si confondevano in una unica visione.
Sorgeva un’altra alba, incurante del buio nell’anima.
Sorgeva un’altra alba incurante dell’assenza che oscurava la luce.
Il Tempo fermato in quell’istante, ove Lei era ombra di luce, ove il suo nome gridato era stato unica possibilità di Amore.
Il Tempo fermato in quell’istante, la mente a inseguire un’immagine, un sogno.
Che Lei avesse ascoltato la lontana eco.
Il Tempo a cancellare quell’istante ove Lei era diventata assenza. Mancanza.
L’istante ove Lei era diventata sogno e incubo.
Era stato un folle.
Ché Amore é magia.
Era stato un idiota.
Ché Amore é, non chiede calcoli, vive.
Ché Amore é libero e vive. Nonostante il silenzio, il tempo, le scelte.
Se… dimenticare. Ché la vita continuava a scorrere.
Se… dimenticare Lei. Ché Lei continuava a vivere.
Se… il Tempo avesse potuto fermarsi. Ché il sogno era stato realtà.
Oltre il Tempo che era stato concesso. Amore vive.
Oltre la realtà che era stata sogno. Amore vive.
Oltre la vita che era stata concessa. Amore vive.
Lui, l’aveva lasciata andare, Lei, dolce ferita che tagliava il cuore.
Quel male non faceva male, ché Lui poteva ancora vederla.
Ché Lei era dentro di Lui.
Vivere era amarla. Ché Amore è oltre la sofferenza.
Pensava a Lei, ché era tutto. Unico pensiero.

Recensore Junior
25/04/24, ore 14:41

Questo capitolo mi ha emozionato tantissimo, André è bellissimo nel suo modo di amare Oscar, continua a cercarla perché non può e non vuole rinunciare a lei.
Girodel sembra continuare la sua vita di sempre, mi sono domandata se davvero sa dove sia Oscar o se anche lui non sa nulla.
Il dialogo di André con il Generale è bellissimo, il Generale è un uomo concreto, neanche le dichiarazioni di Jeanne hanno scalfito la sua imperturbabilità. Nemmeno il Generale sembra sapere dove sia e cosa faccia Oscar e questo getta ancora più dubbi su ciò che è successo veramente.
André in tutto questo non è solo, ha trovato un buon amico in Alain, e anche gli altri soldati che sono stati con André in America mi sembrano degli amici su cui contare.
Aspetto con impazienza il prossimo capitolo e ti ringrazio per la tua storia.
Ortensia 🌸

Recensore Junior
25/04/24, ore 14:40

Ora che Madame Roma è sparita, ho cambiato idea, preferisco sapere cosa fa e dov’è, perché dopo la sua ultima trovata mi preoccupo tantissimo per la sua scomparsa repentina.
André è sempre più grande ad ogni capitolo, ora ha la consapevolezza che non ha importanza come o dove ma vuole solo stare con Oscar, ha fatto tutto ciò che poteva per starle lontano ma non è servito a niente perché quello che prova è amore vero.
Mi piace molto Alain, un vero amico che ha cercato di scuotere André e non lo ha lasciato solo davanti a Girodel.
Girodel mi è sembrato molto arrabbiato, non proprio un novello sposo appena tornato da un viaggio con sua moglie, la mia speranza è che abbia preso un sonoro due di picche da Oscar.
È solo una speranza, lascio che a parlare sia la storia.
Ovunque sia Oscar, sono sicura che non sarà stata né la cattiveria di Madame Roma, né le sporche bugie di Jeanne a piegare il suo carattere, la sua forza, la sua determinazione.
Questo è un capitolo davvero molto coinvolgente che mi lascia con il fiato sospeso, tutto può ancora succedere e chissà cosa è successo davvero.
Ortensia 🌸

Recensore Junior
24/04/24, ore 18:31

Questa è una storia calata egregiamente nel suo tempo, è rispettosa di un tempo che non c’è più e si presta benissimo e giustamente ad una lettura fedele e, perdona il termine, “credulona” delle verità incontrastate, per lo più assolute, del periodo in cui è ambientata. Non di meno si presta anche ad una lettura diversa e ironica sotto  gli occhi di una generazione futura (la nostra) consapevole che le certezze di Alain e dei suoi compagni su certi ruoli definiti e immutabili sono state confutate e rivoltate scientificamente.
Come non ridere sotto i baffi e con le lacrime agli occhi (di gioia o tristezza lo lascio decidere ai posteri) a quella verità che non c’è più, dove la scelta di Dio o di madre natura (anche questo lo lascio decidere ad altri) era allora immutabile ma adesso lo è? Quanta verità e quanta ironia, cara Capo Rouge! Vorrei vederli, Alain e compagni, ai giorni nostri perché sono così reali, col quel loro senso di praticità invidiabile e quelle maniere spicce, che starebbero bene in tutte le dimensini, perfino sulla luna.
Magnifica lettura
GdM

Recensore Junior
24/04/24, ore 14:46

Ciao Capo Rouge,
in questo capitolo i protagonisti sono gli uomini, André e Alain.
André ha ora la consapevolezza incrollabile di non poter lasciare Oscar, per lui non può esistere niente di più importante che il suo amore per lei.
Alain in qualche modo lo ha scosso, gli ha fatto capire molte cose che André conosce da sempre ma che hanno un valore diverso se messe davanti alla realtà.
Alain è un personaggio che ha molto da dire, non è superficiale come spesso viene descritto o considerato, e tu stai facendo emergere tratti che lo rendono un personaggio davvero unico e bello.
André ha bisogno di un amico, di un compagno che possa stargli vicino, mi ha fatto tenerezza il modo un po’ protettivo con cui Alain interviene nello scambio tra André e Victor.
In sottofondo le voci femminili si fanno sentire, ora è l’assenza di Oscar a essere il perno di tutti gli eventi che potrebbero, perché non ho la certezza che alcuni eventi siano avvenuti, aver avuto luogo.
Madame Roma resta una sorta di spada di Damocle sulla testa di Oscar e André, se è sparita avrà una motivazione più che valida e di certo non rassicurante.
Come sempre non mi lascio fuorviare da supposizioni o da inutili fantasie, lascio che sia la tua storia a raccontare, capitolo dopo capitolo.
Ipazia

Recensore Master
23/04/24, ore 13:46

Ciao Capo Rouge,
con questo nuovo passaggio siamo stati testimoni della calata di André Grandier nel suo personale inferno in terra. C’è un dubbio, o meglio un tarlo, che lo divora e del quale deve cercare di venire a capo: Oscar ha davvero acconsentito a quelle nozze liberamente o no? Questo tarlo sta inficiando persino la sua capacità di giudizio, indipendentemente da ciò che gli dicono le persone a lui vicine, indipendentemente da chi gli si dimostra amico, indipendentemente dalla logica della situazione in cui si è ritrovato a dover vivere, indipendentemente dalla realtà che gli si è palesata di fronte e lo ha schiaffeggiato con forza. Lentamente, ma duramente e inesorabilmente, si sta rendendo conto che non ha solo relegato e condannato Oscar a vivere in una gabbia ma in un altro tipo di gabbia ci si è intrappolato lui stesso. Ogni sua azione sta rasentando la follia e quando uno è folle, d’amore o di dolore, diventa impavido e quasi sprezzante del pericolo in cui potrebbe incorrere. I soldati della guardia metropolitana, di cui vorrebbe entrare a far parte con la recondita speranza di poter tornare quanto meno ad essere vicino ad Oscar, che pare essere scomparsa dalla faccia della terra in quanto nessuno ha più notizie, cercano di farlo ragionare anche in maniera decisa e sono anche stati pronti ad intervenire per andargli in aiuto. Però André non è disposto ad ascoltare alcuno se non il dolore che sente stringergli il cuore. Temerario davvero il suo comportamento quando ha deciso di assecondare le avventure intraprese da Bernard come Cavaliere Nero, una sorta di Robin Hood ante litteram, che rubava ai nobili distribuendo il mal tolto a tutti coloro che più avevano bisogno e che si trovavano in quella situazione di necessità proprio per l’atteggiamento distaccato e sprezzante della nobiltà nei confronti della popolazione. Molto avventuroso e avvincente, pertanto, tutto l’intermezzo di André, nella casa di Girodelle, quando ha voluto sincerarsi di persona, anche se non avrebbe dovuto farlo come concordato con Bernard, come stesse trascorrendo la notte, per vedere se Oscar era davvero insieme a lui e magari solo così avrebbe potuto mettersi il cuore in pace ragionando che ormai tutto fosse perduto. Ma la sorpresa è che Victor era in compagnia di una donna bruna, lasciando basito e amareggiato André che lo provoca ricordando tutto il sentimento che ha sempre professato nei confronti di Oscar, ora sua moglie, che però sta svilendo con quel suo comportamento. Entrambi in questo confronto non se le sono mandate a dire, riportando questioni vecchie ma quanto mai vivide nel corpo e nella memoria, e hanno rischiato tanto: l’uno perché nobile avrebbe potuto far valere le sue ragioni su un povero plebeo e l’altro perché ormai non aveva più niente da perdere, poiché il suo bene più prezioso lo aveva allontanato da sé credendo di farlo per il suo bene. Oscar non era, pertanto, neanche in quella che avrebbe dovuto essere la sua nuova casa. Ma quello che fa più male ad André delle tante parole gettategli in faccia da un adirato Victor è il fatto che non sarebbe riuscito a ritrovare Oscar mai più, consegnandolo di fatto alla sua libertà e soprattutto al vuoto che quella libertà significava.
Un ultimo tentativo, dopo il pericolo corso in casa di Girodelle per cercare Oscar, è appellarsi ancora una volta, come tanti anni prima, al Generale Jarjayes affinché mettesse una buona parola per farlo entrare nel corpo dei Soldati della guardia.
Tornare a Palazzo Jarjayes gli riporta alla memoria una marea di ricordi, ricordi condivisi, ricordi di quando erano insieme, lui ed Oscar, tanto da aver la sensazione di poterla vedere. Tutto sembra essere rimasto sospeso ad otto anni prima, nulla pare essere cambiato, salvo il fatto che il Generale viva pressoché solo in quella grande casa, ma che niente potrà tornare come era una volta, dati i troppi dolori sofferti, le troppe vicende trascorse e persino il tempo divenuto ostile perché segna gli attimi di quella mancanza che si ingigantisce di minuto in minuto. Il Generale è stupito del ritorno presso la sua casa di André ma lo riceve e ascolta le sue richieste promettendo di fare il possibile; d’altronde i tempi richiedono una maggior sorveglianza della città divenuta più pericolosa con sentori di ribellione sempre più manifesti. È una fortuna che Oscar non sia stata costretta a ritrovarsi in questa situazione potenzialmente esplosiva ma si trovi, invece, al sicuro in Inghilterra e poi, ora che è sposata, avrà un marito pronto a prendersi cura di lei ed, eventualmente, anche a farle mettere la testa a posto. Affermazioni che lacerano il cuore di André che mai potrà dimenticarsi di lei in quanto la ama, l’ha amata e sempre l’avrebbe amata, poiché lui apparteneva a lei e ogni fibra del suo essere gridava questa sua condizione. Purtroppo ora gli è chiaro che l’Inferno si sia spalancato sotto i suoi piedi non sapendo a cosa potrà condurlo in quel futuro oscuro poiché privato della presenza di lei.
Un caro saluto.

Recensore Junior
23/04/24, ore 10:09

È bello vedere André che non si arrende nel cercare Oscar, esaltante il confronto con Girodel, dolce e malinconico il ritorno nel posto dove tutto era iniziato, discreta, così da non avere scomode conferme a timori e sospetti, la conversazione col generale ma, finora Oscar non si trova e intanto il tempo passa e l’assenza si fa pesante. 
Ma Oscar che ha combinato? Che si é inventata? 
Veramente un bel capitolo, brava e grazie.
Claudia

Recensore Junior
23/04/24, ore 10:06

Buongiorno, chiedo scusa se arrivo solo ora a recensire quanto appena letto, in effetti era un po’ che non visitavo il sito.
Ritrovare il “nostro” André in ritardo sulle orme di Oscar mi ha fatto riflettere su quanto la sua vita sia andata oltre ogni previsione, si potrebbe tranquillamente dire che gli è sfuggita di mano. Un conto è immaginarsi libero, un conto è immaginare lei, Oscar, completamente libera e al sicuro in quel mondo dal quale lui non aveva voluto che lei uscisse, altra cosa è la realta di una vita senza di lei. 
Che dire se non che ci sarà da soffrire con lui per le scelte di cui si è stato protagnista convincente?

Grazie 
Claudia 

Recensore Master
18/04/24, ore 22:37

E così Oscar è in Inghilterra.. o è soltanto un'altra bugia per tenerla lontana da André? È strano che il novello marito preferisca andare con un'altra, appena sposati..

Recensore Master
12/04/24, ore 21:12

Uomo del popolo, Alain Soisson, uomo che sa perfettamente che il sangue ha lo stesso colore per ogni essere umano, che sa che il rango e il nome sono solo inutili orpelli dietro al quale vengono nascoste e taciute le ingiustizie e le disuguaglianze.
Uomo del popolo, André Grandier, che ha creduto che quella linea sottile e invisibile non potesse essere valicata da un semplice uomo innamorato, che ha creduto che la gabbia dorata fosse l’unico luogo sicuro e adatto ad Oscar François de Jarjayes.
Si scontrano i due diversi modi di credere nel sentimento che non può e non deve essere guidato dal pregiudizio e dall’orgoglio di classe.
Si scontra André con la sua scelta ormai lontana nel tempo, ma che ha dettato altre scelte, altri cammini che hanno incrociato e allontanato dalla sua vita Oscar.
Risulta incomprensibile ad un uomo pragmatico come Alain Soisson, il sacrificio di André, quel suo non chiedere, quella sua determinazione a restare sempre nell’ombra.
Ha creduto di non poter essere abbastanza André Grandier, ha creduto che quel mondo che li vedeva e li voleva diversi, che li voleva fermi e rispettosi del proprio ruolo, fosse l’unico mondo in cui non sarebbe mai stato libero, in cui sarebbe rimasto solo un’ombra persa mezzo passo dietro al Colonnello Oscar François de Jarjayes.
Ha creduto André che il bene, che proteggere Oscar da tutto, anche da se stesso, fosse l’unica soluzione possibile ad un amore impossibile agli occhi del mondo, ed anche ai suoi stessi occhi.
E tornare in quel mondo dorato significa ripercorrere il suo passato, ritrovare ciò che è stato per trovare ciò che è che, André è cambiato rimanendo sempre se stesso, un uomo non corrotto dal mondo che frequentava.
C’è un mondo segreto, nascosto agli occhi dei cortigiani che si muovono entro le sbarre dorate, ciechi e sordi a quel mondo che disprezzano ma senza il quale loro non esisterebbero.
In quel mondo nascosto scaldato dal calore del fuoco, che profuma di inebrianti sapori, André Grandier era stato ciò che era, un uomo gentile e fedele che amava senza speranza.
In quel mondo nascosto agli sguardi del sole dì Versailles, Alain Soisson vede con gli occhi del passato chi è stato davvero André Grandier, chi è davvero André.
Vede, Alain Soisson, la grandezza di un uomo che ha saputo vivere nell’ombra di un amore che non porta con sé la libertà, quella libertà che non si misura con i passi che si possono compiere, ma che è anelito dell’animo.
La libertà di scegliere la partenza è risultata una vana speranza di poter essere davvero libero, perché André sa, ha sempre saputo, che la libertà per lui è sempre stata Oscar.
Diventano certezze le incertezze che hanno sempre accompagnato André Grandier, diventa chiaro ciò che vuole, che ha sempre voluto.
Semplice eppure totalizzante il desiderio di André, poter amare Oscar come solo un uomo può amare una donna, senza titoli, ranghi, pregiudizi o scandali.
È tornato in quel mondo dorato André Grandier, quel mondo aristocratico che non può tollerare che un uomo del popolo possa anche solo sfiorarne le sbarre dorate.
Non può accettare il Tenente Victor Clément de Girodel che un semplice uomo del popolo si ostini a desiderare l’amore, perché l’uomo del popolo deve accontentarsi del semplice fuoco fatto di legno e fiamme, non può aspirare al fuoco caldo e splendente del sole che scalda Versailles.
Se Parigi è l’inferno e Versailles il paradiso, sarà Oscar François de Jarjayes a scegliere perché a volte l’inferno può diventare il paradiso.
Spesso una storia è solo una storia, spesso i personaggi ripetono all’infinito emozioni, situazioni, comportamenti. Talvolta i personaggi escono dagli schemi prestabiliti e si muovono spinti da emozioni vere, non calcolate. Soffrono, crescono in modo imperfetto e reale diventando veri.
Grazie
Anna

Nuovo recensore
11/04/24, ore 21:56

Seguo la storia,perché voglio vedere dove si arriva. André votato al martirio assoluto di anima e corpo. Oscar schiava del ruolo che le hanno cucito addosso da quando è nata. Fersen mi piace anche meno dell'originale ( e ce ne vuole). Salvo madame Roma,di cui apprezzo la personalità e la fedeltà a sé stessa. L'amore di cui si parla non lo vedo: tutti si sacrificano sull' altare dell'amore ,che guarda solo sé stesso. Non mi immagino un lieto fine e non sarebbe coerente con lo svolgimento della vicenda,tuttavia per loro due un po' mi dispiace.

Recensore Junior
09/04/24, ore 13:20

Il “suicidio” personale e pubblico di cui parlavo inizia con una repentina, quanto fantomatica, svestizione dalla vecchia “res publica”, sparendo, le istituzionali carica e grado, sotto i nobili natali del semplice rango. 
Non mi fido di quanto letto, al contrario confido e credo nella determinazione di André pronto a rimediare al torto fatto all’amore.
GdM

Recensore Junior
09/04/24, ore 13:17
Cap. 55:

La fake news è regina, spopola tra la folla pronta ad accoglierla purché racconti la favola che essa vuol sentirsi raccontare e l’imputata doveva essere ben a conoscenza delle dinamiche che la governano, come avesse letto anti litteram Gustave Le Bon o George Orwell di Animal Farm e Nineteen eighty four. L’immagine di Oscar esce dall’aula compromessa ma le sue intenzioni mi paiono solide, come se il sì a fior di labbra sia lo strumento di un atto “politico”, di un “suicidio” personale e pubblico. 
GdM

Recensore Master
07/04/24, ore 21:19

Ciao Capo Rouge,
innanzitutto ti ringrazio per la puntualizzazione circa le parole usate da Jeanne, durante il processo della collana e nella storia dell’anime, sul rapporto tra Oscar e la regina, volte non solo a portare discredito su entrambe quanto, come ben hai scritto tu, a deviare l’attenzione che si era concentrata su di lei, dando così in pasto a Medusa quel colpevole che tanto bramava.
In questo passaggio ci siamo resi conto, con rammarico, che il “sì” di Oscar purtroppo è stato pronunciato ed ella è divenuta di fatto la moglie di Victor de Girodel, il quale ha raggiunto il suo scopo di preservare Oscar sposandola e allontanandola anche dall’onta che ne ha macchiato l’onore e la carriera.
Abbiamo assistito alla presa di coscienza di Andrè che ormai i giochi fossero stati fatti e lui si ritrovava da solo sull’orlo di un baratro che lo avrebbe costretto alla solitudine e alla follia e a guardarne il fondo senza fine. Cercando di fare il Bene di Oscar, allontanandola da sé e dal suo Amore, l’aveva di fatto condannata in una diversa gabbia. Solo ora, che tutto appare come irrimediabilmente compromesso, sembra svegliarsi e reagire, perché non può essere per loro la fine, non possono arrendersi all’evidenza dei fatti.
Intanto Jeanne è stata condannata e marchiata come ladra sulla pubblica piazza, ma qualcuno è stato disposto a farla fuggire e nessuno sa dove si trovi.
La sorte tesse stranamente, talvolta, le sue tele e il compito di ritrovare la fuggiasca è stato conferito proprio ad Oscar, pronta ad ottemperare all’ordine reale, spingendosi persino là dove si pensa possa essersi rifugiata, e dove già si trova il marito Nicolas de la Motte, in Inghilterra.
André non è disposto ad arrendersi anche se viene preso in giro soprattutto da Alain che lo giudica un pazzo e gli rinfaccia di essersi lasciato scappare l’amore della sua vita, quando ancora poteva trattenerlo a sé, poiché con il suo occhio lungo aveva compreso che la donna soldato per lui avrebbe fatto e accettato qualunque cosa.
Intrepido il suo comportamento, guidato da un filo di follia, quando, insieme ad Alain, che vuole rimanergli accanto nonostante tutto e, forse, per vederci chiaro in quella vicenda nebulosa, arriva a Versailles, sperando di vederla un’ultima volta, e magari cercare di confrontarsi con lei, aiutato in questo suo proposito dalle tante persone con le quali aveva intessuto relazioni e condiviso del tempo quando ancora svolgeva la sua mansione di attendente e poteva recarsi nei luoghi frequentati da chi la reggia la serviva mediante il suo lavoro.
Il confronto non è purtroppo con Oscar, bensì con Victor, stupito e seccato di vederselo comparire davanti in un posto a cui non avrebbe potuto accedere, pronto a minacciarlo qualora non si fosse tolto di torno in maniera definitiva come aveva promesso di fare, e con il conte di Fersen.
Ormai è troppo tardi: entrambi hanno fatto una scelta e ora ognuno dei due deve rispettare tale scelta. Oscar è ora una contessa che non si trova alla reggia perché è stata scelta, proprio nella sua qualità di contessa, e anche parte lesa durante il processo, per una missione segreta in Inghilterra sulle tracce di Jeanne per mediarne l’estradizione. E’ Fersen che gli consiglia di dimenticarla per non farla soffrire. Ma per André l’unica cosa che non può fare è proprio dimenticarla: se davvero si dimenticasse di lei le provocherebbe ulteriore sofferenza oltre a quella che già le ha cagionato allontanandola da sé.
Capitolo nel quale dolore, amarezza, rimpianto e rimorso si susseguono in ogni parola pronunciata e negli atti messi in atto, cercando di trovare un approdo che possa calmare la mente dall’imperversare di pensieri e congetture e anche colmare il vuoto di un cuore desolato.
Un caro saluto e al prossimo appuntamento.