“Stupido.” Gli urlo.
Ma senza non sentirmi.
“Hai sentito? Sei uno stupido!”
Ma ancora nessuna parola, solo uno sguardo coperto dai RayBan.
“Perché non la smetti di nasconderti? Non ti mangiamo mica! Sei un vigliacco!”
“Allora, il gatto ti ha mangiato la lingua? Perché non parli? Perché non togli quegli stupidi occhiali? Quel cappello? Che cazzo hai da nascondere?”
Lo sguardo era concentrato su di me e lui, ma adesso in quella stanza c‘eravamo solo noi.
E finalmente sento la sua voce,
una voce matura ma dolce,
sensibile, e.. Splendida.
“Se il tuo idolo ti dicesse di smetterla, lo faresti?” Finalmente parlò.
Una frase detta in un contesto in cui non centrava niente.
Eppure l‘ha detta.
Era tutto così strano.
Tutto così confuso.
Poi sfilò via il cappello.
Quei capelli color biondo scuro,
che ti invitano a giocarci per ore e ore.
“N-Non ha s-senso.. Ma s-si.”
Poi sfilò via i RayBan.
Un nodo in gola,
un nodo incapace di farmi sputare qualsiasi parola.
Solo osservare,
osservare ogni minima particella del suo corpo perfetto.
Quegli occhi, quel sorriso. E‘ perfetto.