Cara Blue,
questo è un capitolo importante. Lo sapevo, ecco perché ho aspettato di essere veramente libera per leggerlo. Ecco perché ho aspettato il momento giusto. È il tuo capitolo, vero. E proprio per questo forse, come tu avevi timore di pubblicarlo io adesso ho paura di recensirlo. Sento che qualsiasi cosa potrò dire non riuscirà ad esprimere quello che è questo capitolo. Sento che basterebbero poche parole, essenziali, proprio come le tue, che arrivano dritte al cuore. Ma io non sono brava come te e forse ho bisogno di girarci attorno prima di arrivare a quello che vorrei veramente esprimere. Ci provo lo stesso.
Non sono riuscita a iniziare questa recensione appena finito di leggere il capitolo. Strano, l'ho sempre fatto. Anche questo fa parte del fatto che questo capitolo è IL capitolo.
Oggi (19/12/2013) ho riascoltato la Ciaccona. Mi viene da piangere. Mi tremano le mani e ogni volta che arrivo all'ultima nota mi accorgo che mi manca il respiro. Io non smetterò mai di ringraziarti per avermi insegnato ad amare tutto questo, per avermi trasmesso l'amore che provi tu. Certe volte guardo a com'ero anni fa, prima di iniziare a leggerti. Mi hai arricchita tanto, di qualcosa di prezioso. Mi hai insegnato ed emozionarmi per l'amore che metti tu in quello che scrivi, in quello che vuoi dire e condividere con noi. Mi hai insegnato a notare, scovare, la bellezza in tante cose. Sicuramente in molti anni non è stato solo questo a farmi cambiare o migliorare il modo di vedere le cose, ne sono consapevole, ma ecco, le tue parole hanno avuto una parte importante. Volevo che lo sapessi.
Sto pensando a tutto la storia di Davide e Sasha. Dall'inizio. Ai no che erano sì. Ai loro primi sguardi, incantati entrambi, l'uno dall'altro. C'è stata magia tra loro, fin dall'inizio. Perché Sasha era (è) un mago? Perché solo lui poteva compiere la magia, per tutti? "Simone e Tony, Tony e Peter, Peter e lui, lui e Sasha, e la prigione si allungava, nessuno era libero, ognuno era prigioniero dell'incompiutezza di un altro, e sarebbe andata avanti così, in un declino di bellezza, a meno che qualcuno non avesse rotto la catena e spezzato l'anello giusto." Ed è stato Sasha a spezzare questa catena di sofferenza, è stato lui a rompere l'anello giusto. Questo ragazzo forte e orgoglioso, fin dall'inizio. Non è stato mai debole, neanche quando ha "ceduto" all'amore per Davide. Perché l'amore rende forti, ancora più forti, sempre. Quando si dà e quando si riceve. E questo ce lo hai insegnato benissimo, Blue. Sono storie, sono parole, ma quanto ci entrano dentro, quanto ci scuotono, quanto raccontano di noi, della vita, quanto sono vere?
“Tu hai bisogno di me? Perché?” disse con le labbra schiacciate contro il suo collo.
“Come perché?”
“Sì, perché.”
“Perché te l'ho detto, fai fare le capriole al mio buon umore.”
“Sei felice davvero?”
“Sì, guarda.” Gli prese la mano e la strinse, palmo contro palmo, con le dita tra le sue. “È come se tutti i miei desideri si concentrassero in qualcosa di puro, trasparente. La mia felicità è come un diamante, Sasha, e sta qui dentro.” Indicò le mani chiuse. Sasha sorrise e serrò le dita con forza."
Già qui Davide e Sasha erano fortemente legati, l'uno aveva bisogno dell'altro ma forse non ne avevano ancora piena consapevolezza o non avevano ancora capito quanto. Ma brillava già come un diamante la loro felicità, il loro legame, era puro e forte.
"Allora ti curo io."
Lo aveva detto, mentre erano in spiaggia, con la determinazione del ragazzo che aveva deciso di arrivare sulla vetta del mondo inseguendo il sogno più difficile di tutti. Chi sa, forse era davvero abbastanza mago da riuscire in entrambe le cose, liberarlo dal passato e diventare il più grande violinista del mondo."
Eh sì, Sasha ci è riuscito. Ha liberato Davide dalla sua gabbia, ha così tanta forza che può sostenere anche lui, può far sì che anche lui apra di nuovo le ali. Ha ricomposto la sua spada spezzata. Il mago ha liberato il cavaliere ed ha conquistato la vetta, ha vinto il concorso. È il più gran violinista del mondo. Un "ragazzino". Un ragazzino indisponente, testardo, orgoglioso. (La testardaggine fa fare grandi cose). Un ragazzo che è maturato tantissimo perché ha accettato di "scendere sulla Terra, qualche volta". Un ragazzo che ha "assorbito strati di vita senza rendersene conto". Che ha capito che la "perfezione è vuota". Che siamo esseri umani e imperfetti, tutti quanti, e sta qui la nostra bellezza. Vedi quanto riesci a scuotere ogni volta? Mi sento sempre scossa nel profondo.
"Adesso che hai vinto la cosa più grande". La cosa più grande è il concerto, certo, ma anche l'amore di Davide, che non ha più paura di vivere, non ha più paura di amare. Non con lui accanto, non con Sasha che lo sostiene. "Un dito, un tasto, un'altra nota, mentre capiva di non voler più stare nella bolla di vetro. Che se là fuori la vita scorreva, col suo mistero inafferrabile, lui voleva tornare nel flusso. Vivere. Con tutta l'anima. Anche se il ghiaccio avesse formato una crepa, anche a traballare, forse a cadere.". "Quel giovane strano e bello era la soglia da superare dopo il suo improvviso risveglio." Sasha gli ha dato la spinta definitiva per tornare nel flusso, per tornare a vivere. "Prima o poi, chi sa, qualcuno lo avrebbe amato davvero, senza compromessi. Come aveva bisogno lui. Come nemmeno sapeva. Qualcuno che lo spingesse giù da quel ramo, col rischio di farlo schiantare per terra. Qualcuno così forte da sorreggerlo e riportarlo in alto..." A costo di cadere. "Possibile che quella forza ce l'abbia proprio lui? Lui che è atterrato da un altro mondo, un altro pianeta, solo per me, per salvarmi?". Sasha ha questa forza. Lo ha liberato dalla paura. Lo salva. E sto pensando a quanto è ricorrente l'immagine della soglia da superare in questa storia. Non viviamo forse di soglie da superare? Ancora, in questa storia ci siamo tutti noi.
"Sasha sembrava dire – cantare col violino – che vivere era sollevarsi, cercare il cielo come una pianta cieca che continuava a crescere in alto perché sentiva il calore del sole. E gli diceva: sei con me, lo facciamo insieme, perché sei come me, anche se ti ostini a rimanere fermo come un seme addormentato nella terra."
Sono queste immagini meravigliose che emergono fra le tue parole che non dimenticherò mai. Quelle immagini che rimangono impresse nel cuore.
Ripensare ad alcune parti della storia che preludevano già a questo è una cosa bellissima. C'era già questo finale in quelle emozioni di Davide:
"Un cielo perfetto per la musica essenziale del violino. Si sentiva bene con Sasha accanto, leggero come quelle nubi. Il sangue circolava più puro, il respiro più vivo. In poche settimane aveva attraversato una metamorfosi, accompagnato per mano dalle emozioni da adolescente che Sasha gli ispirava. Era uscito dalla gabbia, anche se si sentiva troppo fragile per aprire le ali. Era certo che lo avrebbe fatto. Lo sapeva, perché percepire a un millimetro dalla spalla il respiro caldo di Sasha che attenuava la carezza vetrosa del gelo lo faceva sentire parte del mistero, non più un escluso, uno imprigionato dalla paura. Sasha era il mago che dominava quel mistero, ma non era più lontano, niente era lontano, niente era abbastanza lontano da non potere essere toccato dal suo bisogno di amare."
Che emozione.
“Quello che ha smesso di credere nella vita sono stato io,” diceva Davide “finché non ho incontrato questo ragazzino così pieno di passione per ciò che ama e per il suo grande sogno, che mi ha scosso."
Infatti è la passione di Sasha per lui, il suo amore così forte che può salvarlo. Che lo sta salvando. "Qualcuno venga a salvarmi" aveva pensato Davide in uno dei suoi momenti più bui, quando era ancora intrappolato dall'anello di Peter, dal passato. Ed è arrivato Sasha. A sciogliere tutti i nodi e a spezzare le catene. Non ha creduto nel suo amore, lo ha sottovalutato, perché era disilluso. E quando sei disilluso non riesci più a credere a niente. Per fortuna Sasha è stato forte per entrambi.
"Qualche mese prima si sarebbe rifiutato di affrontare una cosa del genere insieme a chiunque. Era una questione di principio, lui, Alexandr Fyodorovič" Yurakin, era sopravvissuto a tutto con le proprie forze, perciò non avrebbe ceduto proprio alla fine, non si sarebbe comportato da debole che se la faceva addosso per la finale del suo grande concorso, perché tanto suonare per sé o suonare per una giuria severissima non cambiava il fatto di essere bravo o di suonare da cani.
Ma la verità era che stava morendo di paura.
Tremava, dentro, intorno alla spina dorsale. Aveva un filo elettrico avviluppato alle vertebre. Tremava perché era alla finale del fottutissimo concorso di Lipsia. E sì, se la faceva addosso. Ma lo accettava. Una delle cose che Davide e quel primo anno a Roma gli avevano insegnato era che il meglio nasceva dai sentimenti, non dalla sua paura dei sentimenti. E la musica si nutriva di questo, delle sue debolezze, del suo bisogno degli altri, persino della paura.
Ecco perché la sua musica era cambiata. In quei mesi, aveva preso colore e forza. Era cresciuta come una conchiglia lucente intorno al suo corpo molle. Non era più una musica trasparente, perfetta ma esile; no, la sua adesso era una musica ricca di materia e di espressione, che strappava da terra quelli che ascoltavano, li trasformava in desiderio e aspirazione. Era come uno specchio dentro cui ognuno poteva contemplare stupito la parte migliore di sé. Almeno, sperava che fosse così. Avrebbe dato l'ultimo respiro, l'ultimo grammo di carne, perché fosse così. Era fondamentale. Sperava che anche i giudici del concorso se ne accorgessero. Aveva lavorato sodo, giorno e notte, col violino ma soprattutto dentro se stesso. Si era torturato per strappare dall'anima dei suoni mai uditi, dai suoi ricordi, dal nucleo di se stesso in cui senza sapere aveva assorbito strati di vita. Si era girato all'indietro, aveva guardato in faccia i mostri del passato. Aveva ingoiato altro dolore, aveva tremato d'amore, per la prima volta aveva suonato gridando e piangendo.
Era sprofondato nel punto più basso e da lì era schizzato in alto, dove nessuno poteva arrivare. Solo lui. E lo avrebbero visto. Sì, avrebbero guardato dritto nel sole, mentre suonava."
Questo Sasha, così umano, il vero Sasha perché ha attraversato una metamorfosi anche lui, mi piace tanto. È pieno di debolezze e consapevolezze che arrivano solo dopo un lungo percorso. Uno di quei percorsi che attraverso la sofferenza ci rende migliori. Quelli che fanno crescere.
"Tu sei fatto per questo, Sasha. Tu dai il meglio quando combatti.” È proprio così. Sono contenta anche per questo bel legame fra lui e Sonia. È un filo d'oro anche questo.
"Non c'era bellezza senza battaglia. Sempre. Come l'amore." Sto sorridendo di emozione e commozione. Come fai a parlare così bene al cuore? Come?
"Sasha ci era riuscito. Aveva fatto il passo, superato la freddezza. Aveva compreso l'amore e l'aveva fatto suo. Aveva accettato il dolore e l'aveva suonato per loro. Nessuno aveva mai suonato così la grande Ciaccona di Bach. La Luna che scendeva a baciare la Terra.
E lui, annientato, si era ritrovato a piangere.
Gli altri ascoltavano il mago, lui sentiva anche il ragazzo che si addormentava tra le sue braccia. Il suo infinito coraggio, la sua forza, la tenacia, i brividi della sua pelle, i suoi piedi scalzi. Ecco, Sasha, ce l'hai fatta a domare il violino. Come nessuno di noi, lottando col tuo drago ce l'hai fatta, hai unito la perfezione e la vita. Hai fermato in aria il volo di Ivan, hai accarezzato il cuore di Yuki, hai unito le mani di Simone e Christian, hai riscattato Peter e Tony, e a me... a me Sasha hai riportato la musica. Mi hai donato il tuo nome e la musica." Queste parole le ho rilette adesso, prima di inviarti la recensione. E il brividi lungo la schiena fanno parte della stessa identica emozione che mi ha colpita alla prima lettura e mi ha portata sull'orlo delle lacrime. Questa sei tu, che da anni mi fai sentire così, al tuo culmine. Non ho altro da aggiungere. È un'emozione che non si può spiegare, sta tutta nelle tue parole.
Il confronto in albergo è tutto uno spettacolo. Sono fiera di Sasha per aver preso in mano la situazione. Per essere stato così forte e coraggioso. Per essere stato lui "l'adulto". Per essere così com'è. È perché è lui che ha agito così. Perché è forte e determinato. Perché è Sasha.
"Sei stupido, Davide. Sei così intelligente, ma anche tanto stupido!”
“Grazie.” Li ho adorati anche qui. Oddio.
Che posso dire ancora? Grazie per averci fatto sognare con la storia di queste due anime affini che si sono trovate. È bello, è straordinario vivere certe emozioni sulla propria pelle attraverso le tue parole. Grazie è l'unica parola che mi viene in mente adesso. I complimenti te li faccio da anni, non servono più, poi sembro ripetitiva, ma lo sai che amo il tuo modo di raccontare e ti stimo tantissimo.
Sai perché ho bisogno di scrivere recensioni lunghe? Perché questa storia -tutte le tue storie ma forse questa più delle altre- riesce a fare una cosa straordinaria. Non so se ci incontreremo mai ma io sono una persona di poche parole. Non riesco ad essere tanto espansiva ma soprattutto non riesco a sciogliermi e ad emozionarmi spesso. Qualcuno dice che sono "congelata", fredda. Io dico che sono dura forse, che faccio fatica a lasciarmi andare per tante, troppe cose. Però quando ti leggo, accade una cosa magica: mi emoziono. Il cuore mi si riempie di calore, rido, mi arrabbio, soffro e gioisco con i tuoi personaggi. E ho tanto, tanto da dire, da esprimere. Ecco perché ti dico sempre che quando ti scrivo lo faccio soprattutto per me. Ho sempre pensato che la parola scritta avesse un impatto e una forza ancora maggiore delle immagini, soprattutto se descrive bene le cose. Le tue non sono solo parole. Sono un mondo. E io sono contenta di farne parte almeno un pochino, o è questo tuo mondo che ormai fa parte del mio, chi lo sa. Posso solo continuare a dirti grazie, per tante, troppe cose. Tu costringi a guardarsi dentro. E ti ringrazio anche per questo. Oggi pomeriggio mi sono scordata del mondo e ho finito la recensione. Ecco perché ti scrivo. Perché mi fa sentire bene. Grazie ancora. Grazie sempre.
Sempre con affetto,
Jashder |