Recensioni per
La leonessa di Francia.
di _Agrifoglio_

Questa storia ha ottenuto 1539 recensioni.
Positive : 1537
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Master
27/02/23, ore 17:24

Cara Agrifoglio,
fa un certo effetto pensare a Oscar e ad André nelle vesti di nonni, anzi, di nonni-bis!
Quanto al Generale, mi ha strappato un sorriso immaginarlo, vegliardo, ma ancora lucidissimo, riflettere sulla grande abbondanza di maschi della sua famiglia: meglio tardi che mai, è il caso di dire!
Mi è molto piaciuto il discorso di André al giovane Marchese di Saint-Quentin, in cui afferma che in coscienza mentirebbe se negasse "che il censo e il rango costituiscano un problema. Questi elementi divideranno sempre gli uomini, ma l’importanza di essi è destinata a scemare nei secoli a venire e, già adesso, pesa meno" rispetto ai tempi della sua gioventù: egli parla, insomma, non solo dall'alto della sua età e della sua condizione nei confronti del Marchese, per il quale ha rivestito un ruolo quasi paterno, ma anche alla luce della sua esperienza sentimentale ed esistenziale con Oscar; e, del resto, come fai notare - suppongo con una certa amarezza - una donna di "ben" ventitré anni (età all'epoca veneranda!) non può essere lasciata troppo nell'incertezza.
Infine, molto bello il ritorno di Antonietta nella sua madrepatria, quarantacinque anni dopo averla lasciata: e l'acume psicologico della regina, che ha bene inquadrato Maria Luisa, non può certo essere smentito
In attesa del tuo prossimo capitolo, un saluto e buon inizio settimana,
d

Recensore Master
27/02/23, ore 12:28

Ciao Agrifoglio,
come sempre molto ben articolato e, conseguentemente, narrato questo passaggio che ci hai regalato, che offre un’ampia panoramica di quasi tutti i personaggi.
Apprendiamo della liberazione del Papa, che può così riprendere la sua posizione in Vaticano e incontrare nuovamente i suoi cardinali, quelli che gli sono stati fedeli durante il lungo e difficoltoso periodo di prigionia.
E parimenti apprendiamo, con entusiasmo, di come sia stiano muovendo le cose nella famiglia Jarjayes et de Lille, con l’avvento dei nipoti del capostipite, ormai novantenne ma lucidissimo e lieto di essere stato beneficato dalla buona sorte di quei nipoti i quali non potranno che portare ulteriore lustro al suo casato, così come ha fatto, a suo tempo, e continua a fare Oscar. Mi piace immaginare Oscar e André a questo ambito traguardo della loro vita, con i figli che si sono costituiti una famiglia ma mantengano intatte ognuno le proprie idee e inclinazioni, proprio come Antigone, anticonformista sempre, che sembra vedere oltre il momento e l’epoca in cui vive, sognando e sperando che le donne un giorno, non molto lontano, possano veramente farsi valere e sbaragliare parte dell’universo pensato solo al maschile.
Intensa la conversazione fra André e il Marchese di Saint Quentin, il quale si dibatte fra il sentimento che prova per Bernardette e l’amore che pensa di provare ancora, e che lo tiene legato in corda doppia a Paolina Bonaparte, anche se con lei ha avuto davvero poco a che spartire. Il ragionamento di André è quanto mai lucido e volto a dare manforte a quel giovane che non sa districare i nodi del suo cuore. Ripensa con nostalgia alla sua condizione personale e la propone al giovane, affinché possa ragionarci sopra e trarre le dovute considerazioni. Il Marchese non può che essere grato dell’apertura fatta da André, che considera quasi come un padre, su un argomento tanto intimo che lui difficilmente da solo sarebbe riuscito a toccare mettendosi, di fatto, a nudo.
Intanto, ci porti a conoscenza di una delle lettere scritte da Napoleone a sua moglie Maria Luisa, sempre nell’attesa che lo possa raggiungere nel luogo dove è stato confinato e possa riabbracciare il figlio che non vede da tempo, ma la consorte ed ex imperatrice ha tutt’altre idee e, in questi periodi di solitudine, ha deciso di non voler più rimanere sola e di voler tornare a vivere una vita piena e soddisfacente sotto tutti i punti di vista e a disposizione c’è il conte Von Niepperg con il quale intreccerà una liason.
Uno sguardo anche a Lord Wellesley insignito del titolo di Duca di Wellington che, dopo i successi ottenuti in Spagna, torna in Patria dalla moglie e dai figli, i quali lo percepiscono come un estraneo nonostante le parole di apprezzamento della madre. Kitty agli occhi del marito si rivela sempre più un peso, anche perché tanti anni di lontananza hanno assopito, se non distrutto, quel poco sentire che esisteva fra di loro: troppo diversi hanno voluto condannarsi ad una esistenza che non poteva che dare questi risultati, poiché i ricordi di gioventù erano rimasti appunto nella passata gioventù e, mentre lui era andato avanti conquistandosi una posizione, lei era rimasta ferma ad aspettare, creando di fatto una frattura che il tempo ha solo approfondito.
Intanto in questo panorama le potenze europee si riuniscono a Vienna per ridisegnare l’assetto della nuova Europa dopo la caduta di Napoleone, ma i lavori vanno a rilento e non si raggiunge qualcosa di concretamente importante e utile. Al congresso partecipano insieme alla Regina Maria Antonietta tutto il suo entourage più stretto, con Oscar e André, il conte di Fersen e il vescovo Tayllerand nella sua veste di ambasciatore che, viste le lungaggini di quel congresso che pare non portare ai risultati sperati, sembra trovare un abboccamento con Metternich, ed Oscar, sempre attenta ai movimenti di qualsivoglia natura, li osserva con circospezione e una lieve preoccupazione. Maria Antonietta in quel suo viaggio ritrova parte del mondo che aveva lasciato tantissimi anni prima, uguale e diverso allo stesso tempo, perché nel mentre le percezioni sono mutate così come gli avvenimenti intervenuti in quel lungo lasso di tempo.
Infine, ritroviamo anche il conte di Canterbury, divenuto ambasciatore dello Stato Pontificio che, dopo il rientro in sede del Papa, cerca di riprendere l’assetto che aveva prima che tutto precipitasse a causa di Napoleone. Roma e il Vaticano vorrebbero riportare in Patria le tante opere trafugate dall’esercito napoleonico, così come decretato nel Congresso di Vienna, una delle poche decisioni prese, ed assistiamo pertanto all’incontro con lo scultore Antonio Canova il quale, oltre ad essere un artista era anche un uomo dalle grandi doti diplomatiche, sapendosi destreggiare amabilmente con qualsiasi interlocutore, per cui è la persona giusta per cercare di raggiungere lo scopo prefissato. Insieme a Canova e a Canterbury c’è anche il giovane Marchese di Saint Quentin, che fanno visita a Palazzo Borghese dove il Principe mostra loro la sua collezione, per assicurare che nessuna delle opere trafugate faccia parte della sua privata e immensa collezione di opere d’arte. Ed è qui che, in una delle cantine di palazzo, è stata nascosta la famosa statua di Paolina Bonaparte, scolpita da Canova, proprio perché in questi momenti la famiglia Bonaparte è invisa a tutti a causa di Napoleone, il Marchese si rende finalmente conto osservandola che il sentimento che aveva provato per Paolina era solo una sua illusione per come voleva che si evolvesse, mentre ora vedendola raffigurata bellissima ma fredda, percepisce che il freddo che ha sentito per tanto tempo nel suo cuore sia svanito poiché sostituito e partecipato dal calore di Bernadette con la quale comprende voglia e possa farsi veramente una famiglia, memore delle parole scambiate tempo prima con Andrè, che in un certo qual modo gli hanno aperto gli occhi.
Poi sul finire del capitolo, non poteva non arrivare una nuova ed ennesima notizia che ci lascia interdetti: la fuga di Napoleone dall’Isola d’Elba dove era confinato, che è avvenuta perché qualcuno ha reso possibile il tutto e sappiamo bene quindi di che portata fossero gli argomenti di cui trattavano Tayllerand e Metternich.
Sempre piacevole, nonché interessante poiché imparo ogni volta qualcosa, la lettura della tua storia.
Complimenti ancora e un caro saluto.

Recensore Master
27/02/23, ore 10:23

Sembra che la vista della statua così asettica ed impersonale abbia aperto nel cuore del poveretto la strada a una decisione che c'era già ed aveva solo bisogno di una spinta. Napoleone ha avuto ciò che ha seminato!

Recensore Master
10/02/23, ore 18:10

Ciao Agrifoglio. Continuano le vite dei giovani con avvenimenti importanti. Oscar e André sono presenti nelle loro vite, entrambi con un ruolo che sta evolvendo con la maturità. Mi é dispiaciuto per Victor. Ho letto con interesse riguardo Oscar immersa nella vita privata e in quella bellica. Bello il suo incontro con Alain. Brava come abbiamo scritto riguardo i combattimenti. Ho apprezzato come abbia descritto Napoleone in questo capitolo. Mi ha colpita in modo particolare l'ultima parte con l'immagine associata. Grazie a te per ringraziare chi ti segue. Al prossimo capitolo. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 10/02/2023 - 06:16 pm)

Recensore Junior
09/02/23, ore 01:25

Accidenti, il paragrafo iniziale mi ha proprio tratto in inganno nel senso che mi aspettavo un capitolo gioioso e spensierato ed invece tutto si è concluso con un quasi suicidio! Il titolo però avrebbe dovuto mettermi sulla strada giusta. Io in realtà lo avrei intitolato “La caduta delle aquile” o qualcosa del genere.
Partendo proprio dal primo paragrafo sorgono spontanee alcune riflessioni.
Tutti gli eventi gioiosi richiamano inesorabilmente quelli meno lieti così che il pensiero dei presenti corre al povero Girodelle falciato dai proiettili dei bonapartisti tanti anni prima. Oscar non smetterà mai di combattere prima di avere vendicato il suo secondo. La moglie non se ne fa una ragione, ma il lieto evento e forse l’arrivo dei nipoti la risolleverà un po’ o almeno la distrarrà.
Trovano posto tra gli invitati anche la regina ed il conte di Fersen, lei con uno stratagemma e lui tra gli invitati della famiglia Jarjayes. La loro sorte di genitori occulti non è stata poi così tapina, se si pensa ai tempi.
Coloro che invece non trovano posto fra gli invitati, nel sollievo di tutti, sono i coniugi de Ligne. Lui è un debosciato, lei è una vipera e tutti se ne sono accorti cosicché il biasimo e l’ostracismo verso di loro sono trasversali. Una fine ingloriosa per colui che voleva fare carriera nei salotti più che nei campi di battaglia. Un po’ di servizio militare autentico, forse, non gli avrebbe fatto male.
Il marchese de Saint Quentin e Bernadette fanno tenerezza. Sono come delle anime tormentate che sembrano non trovare un luogo tutto loro nel mondo. Mi dispiace perché, malgrado la differenza d’età, di censo e di rango, sono affiatati, ma non è detta l’ultima parola. In fin dei conti, si vogliono bene e questa dovrebbe essere la cosa più importante.
La giovane nipote di Alain, Giselle, è molto maturata dall’ultima volta che l’abbiamo vista e chi sa se non saranno fiori d’arancio anche tra lei ed il marchese d’Amiens. Geneviève, la madre del ragazzo, ha trovato addirittura un duca, per giunta parente del potentissimo Talleyrand e, se ciò deve sicuramente aver procurato molta gioia nella madre (e chi se la scorda, tutta intenta a trovare un marito alla figlia zitellona, anche a spese del povero André volato a Lille per dimenticare il due di picche rifilatogli da Oscar), ha altrettanto sicuramente indispettito la maligna sorella minore Laure che si è vista surclassata dalla bruttona di famiglia. Sembra strano, ma la bellezza non è tutto nella vita!
Per tornare al tentato suicidio di cui parlavo sopra, le cose si sono messe piuttosto male per Napoleone ed anzi sono addirittura precipitate. Il suo impero ha mostrato tutta la propria fragilità ed alla fine è crollato come un castello di carte al primo soffio di vento. L’imperatore non era più tanto sul pezzo, appariva stanco, meno risoluto del solito ed anche un po’ acciaccato fisicamente. Anche l’esercito non era più lo stesso perché, sterminata la grande armata nelle steppe della Russia, l’armata di Germania annoverava tra le sue file veterani e giovani reclute non del tutto formate. L’abilità strategica dell’imperatore rimaneva intatta ed infatti nel corso della prima giornata sembrava destinato alla vittoria, ma poi le difficoltà materiali si sono fatte sentire: mancanza di riserve, di munizioni, di vie di fuga. Anche i collegamenti tra i vari soldati hanno fatto cilecca, se si pensa alla vicenda del ponte sul fiume Elster, saltato in aria prematuramente per un difetto di coordinamento dei militari. Mi ha fatto pensare al ponte sul fiume Kwai, ancora sento la colonna sonora! Beresina senza il freddo, tradimento, chi più ne ha più ne metta, ma le scene di disperazione dei soldati ed Alain che attraversa a nuoto il fiume impreziosiscono tutto il capitolo.
La situazione precipita, ma Napoleone si rinchiude nella palazzina di caccia di Stupinigi, pensando ad improbabili rimonte e ad impossibili nuove armate. A questo punto, i marescialli lo devono fermare. Ha già messo a ferro e fuoco mezza Europa, non può portare alla catastrofe anche quello che resta della capitale e della popolazione inerme. Napoleone non vede che se stesso ed i suoi sogni di gloria cui non rinuncerebbe per nulla al mondo, perché rinunciarci significherebbe morire. Il confronto tra Napoleone ed i marescialli è drammatico e di forte impatto teatrale. Uno ad uno gli ex fedelissimi fanno sentire al loro capo una voce ed una determinazione che lui non immaginava certo che potessero avere. Soprattutto gli si rivoltano contro e lui mai avrebbe pensato che un giorno del genere sarebbe mai arrivato. Deve arrendersi all’ineluttabile l’imperatore, dopo essersi sentito dare del traditore, del visionario e del guerrafondaio, ma da soli non si fa nulla ed il suo appeal sui sottoposti purtroppo l’ha già perso. L’hanno scavalcato, detronizzato, preparando la documentazione della resa in sua assenza e facendo di lui un uomo inutile. Non può più volere, non può più fare la differenza e come conseguenza di tutto ciò cade nell’abulia, diventa assente e trasandato. Il mondo gli è sfuggito di mano e lo ha schiacciato.
Arriva il carico da undici perché i nemici non vogliono riconoscere la successione del re di Roma e Napoleone vede crollare tutto ciò per cui aveva combattuto e per cui era vissuto. Lo trattano come un criminale comune, con tanto di taglia sulla testa e lo relegano in un angolo sperduto dell’Europa. E’ troppo per uno come lui che non può rinunciare ai suoi sogni di gloria senza rinunciare a vivere. Proprio alla vita lui vuole rinunciare, ricordandosi del veleno che il medico personale gli aveva consegnato due anni prima, alla fine della fallimentare campagna di Russia. Lui si è incoronato, lui si darà la morte. Non vuole l’umiliazione della sconfitta e della prigionia, non vuole che altri – che lui giudica inferiori – abbiano il controllo su di lui. Non vuole un sacco di cose, ma la morte non vuole lui. L’imperatore soffre terribilmente, ma non muore. Ed Elba sarà.
Favolosa la scena in cui Napoleone vuole fucilare Oscar, così come anni prima aveva fucilato Girodelle. André interviene, si salvano entrambi e Napoleone incassa un’altra figuraccia a causa degli alleati che gli si rivoltano contro. Determinata e fiera è questa Oscar che sfida i proiettili che provengono dalla dorsale occupata dai nemici, in cerca di un punto migliore nel campo di battaglia e della salvezza dei suoi uomini. Per lei i soldati non sono pedine né carne da cannone, piuttosto li sfida lei i cannoni.
Commovente è l’incontro tra Oscar ed Alain. Lei è il comandante dell’esercito francese, lui è un ex uomo di punta di Napoleone, poi decaduto a seguito dell’affare del tesoro dei cavalieri di Malta ed ora aspirante traditore e disfattista. Si ritrovano lama contro lama e non combattono, come è ovvio che sia. La loro amicizia, pur messa a dura prova, sopravvive e nessun Napoleone di questo mondo e nessuna guerra potrà infrangerla.
Il capitolo è come sempre bellissimo, particolareggiato, emozionante ed epico. Tutte le scene sono concatenate anche la prima che in apparenza non c’entra niente e ci mostrano come tutti, ma proprio tutti possono veder improvvisamente mutato in peggio il proprio destino e crollare le loro certezze.
Vorrei leggere presto il prosieguo perché la fine si sta approssimando e la curiosità aumenta. Quando questa storia terminerà, lascerà in me un grosso senso di vuoto, ma le cose belle purtroppo finiscono.
Alla prossima!
Match Point

Recensore Junior
09/02/23, ore 01:17

Leggendo questo capitolo viene spontaneo gridare: “Meno male che André c’è”!.
Passano gli anni, ma l’altruismo di quest’uomo, l’amore incondizionato che nutre per Oscar ed anche una certa attitudine alle pratiche sportive estreme permangono. La scena di per sé suscitava apprensione essendo riconoscibilissima la figura di Oscar che cammina davanti ai cannoni, con la chioma al vento e la spada sguainata. Mancava la fortezza da abbattere, ma a ben vedere questa era rappresentata da Bonaparte stesso, il nemico dei nemici, la fortezza delle fortezze. Mancava anche de Launay, ma se vogliamo Napoleone è molto più iconico. Già me la immagino la frase: “Mirate al comandante” pronunciata con la voce tagliente ed imperiosa del grande condottiero corso. Napoleone però non ha fatto i conti con l’amore grande e lo sguardo sempre vigile del Grandier che invecchia nel corpo, ma non nello spirito. E’ stato un piacere vedere la salva dei proiettili mancare entrambi i coniugi mentre nel manga André dava la sua vita in cambio di quella di Oscar e nell’anime moriva in modo inconcludente, preso in pieno da un proiettile che Oscar schivava con destrezza ma che lui non poteva vedere. Tempo poche ore ed anche Oscar lo avrebbe seguito nella tomba. Il sollievo è stato qui di poca durata perché, il tempo di ricaricare ed ecco che il fiero corso comanda di fare fuoco su entrambi. Vanno bene le pratiche sportive estreme, ma ormai Oscar ed André sfiorano i sessant’anni e sono fiaccati a terra ed impossibilitati a muoversi. Ma ecco che una miscela di caso e di opportunismo umano salva la situazione. Alcuni reggimenti di fanteria e di cavalleria sassoni e bavaresi decidono di saltare il fossato e di passare dalla parte del nemico. Mentre caricano all’attacco, vediamo che si voltano indietro all’improvviso e che fanno fuoco su coloro che a loro volta dovevano fare fuoco su Oscar ed André. Un episodio realmente accaduto che ben si sposa con la finzione scenica in modo che i due coniugi più accidentati di Francia sono di nuovo sani e salvi e pronti ad affrontare nuove avventure.
Mi è molto piaciuta anche la scena in cui Oscar incrocia la spada con Alain che, avendone avuto abbastanza di attentati improvvisati ed avventure estreme negli accampamenti dei cosacchi (Turista fai da te? No Alpitour? Ahi ahi ahi ahi!), si è dedicato ad una più proficua carriera da quinta colonna, finalizzata ad indurre generali e marescialli ad abbandonare la scheggia impazzita – Napoleone alla sua deriva. Napoleone si è ritirato ed attraversa la città di Lipsia e dopo uno strenuo combattimento alle porte della città ecco che le truppe alleate riescono ad irrompere e fra queste anche Oscar con i francesi. Oscar attraversa la città ma il suo reggimento si imbatte in una colonna nemica. Iniziano gli scontri, Oscar come al solito è una falciatrice umana finché il suo cavallo non sbatte col fianco di un altro animale su cui monta uno a caso….. chi? L’incontro tra i due è iconico ed emozionante. Certo è anche un poco irreale perché quante possibilità c’erano che i due si incontrassero in mezzo a tanta gente? Nelle storie però una certa sospensione dell’incredulità è d’obbligo specialmente in quelle d’avventura e così i due vecchi amici si ritrovano, un po’ scioccati ma tutto sommato felici dell’incontro. Si rispettano, non si perdono di vista ed arretrano senza voltarsi le spalle. Oscar ed Alain molto guardinghi lo sono sempre stati. Col tempo sono giunti ad apprezzarsi ed a stimarsi, ma erano entrambi persone chiuse e provenienti da mondi diversi. Alla fine dell’anime si sono messi l’uno nelle mani dell’altra, lui ha creduto nel cambio di barricata di lei e lei si è fidata dell’appoggio di lui, ma in questa storia tra loro si è inserita una variabile di non poco conto, rispondente al nome di Napoleone Bonaparte ed è normale secondo me che avendo combattuto per tanto tempo su fronti contrapposti, pur stimandosi e volendosi bene, avessero qualche difficoltà a darsi le spalle come se nulla fosse. Non dimentichiamo che lui è anche stato messo alla porta dalla madre per la sua militanza napoleonica e quindi un po’ di sfiducia nei rapporti umani doveva pur averla. Ma ora che Alain ha convinto i generali ed i marescialli a disertare ed ha quindi raggiunto lo scopo, lo ritroveremo pure a Waterloo o questo step lo salterà?
Se questa era Lipsia io mi chiedo cosa sarà Waterloo! La battaglia finale che condannò Napoleone allo scoglio maledetto di Sant’Elena! Ci finirà anche in questa versione?
Vorrei poi mettere l’accento su altri aspetti.
Girodelle manca a tutti e se vogliamo la sua morte è stata una sorta di ispirazione per Oscar che da essa ha tratto quella grinta e quel furore che la hanno portata fino alla pianura di Lipsia. Il capitolo si apre col ricordo di Girodelle fucilato su ordine di Napoleone e si chiude con quest’ultimo che tenta di darsi la morte quasi che una mano invisibile lo attirasse dall’aldilà.
La moglie di Girodelle ancora non ha requie al suo dolore ed anche questa circostanza è di sprone ad Oscar.
Ritroviamo Geneviève d’Amiens che da bruttina stagionata si è trasformata in una donna di mezz’età di successo, sposata con un buon partito e che è arrivata a suscitare un moto d’invidia e di cieca rabbia da parte della bellezza di casa, una donna molto meschina, stando all’unico capitolo in cui compare.
Anche il figlio di Geneviève d’Amiens sta iniziando a mietere i suoi primi successi, complici un aspetto fisico migliorato dall’irrobustimento dovuto all’età e l’opportunistico e falso comportamento di Albrecht von Alois che ha indotto la giovane Giselle de Bourges a ragionamenti più maturi e concreti e ad un’asticella meno elevata nelle pretese in fatto di uomini.
Vorrei poi spezzare una lancia a favore del tormentato marchese de Saint Quentin. Ha preso in considerazione una ragazza come Bernadette, povera, borghese, con una famiglia discutibile e con un passato alle spalle. Già questo dovrebbe rendercelo simpatico, ma aggiungiamoci anche che uscire vivi e sani di mente dalle spire di Paolina Bonaparte non doveva essere così facile. Mettiamoci pure che lui non è mai stato il leone di Francia, ma un giovane prima ed un uomo poi gioviale, ma forse un po’ troppo suggestionabile. Se ha ceduto al libertinaggio, deve essere stato per un senso di malessere che si è impadronito di lui. Ho molto apprezzato come ne hai tratteggiato il percorso e la psicologia di uomo buono ed ancora sincero ed aperto, malgrado tutto. Vorrei che lui e Bernadette trovassero un po’ di requie perché se lo meritano davvero. Noi lettori dobbiamo fare una petizione perché ciò accada? O basta una prece con la faccia sotto ai tuoi piedi e tu puoi muoverti?
Quanto a Napoleone, l’ha presa proprio male la perdita della corona. A forza di combattere, di attaccare e di sottomettere popolazioni intere, era inevitabile che presto o tardi tutti avrebbero trovato un punto di incontro, malgrado le reciproche pretese e le varie divergenze. Ora è solo ed anche molto giù di morale, ma sappiamo che non durerà. Uno come lui trova sempre una via d’uscita ed in questo caso, sappiamo che l’ha trovata.
Aspetto il prossimo capitolo chiedendomi cosa ci regalerà. Ci sono ancora tante cose in sospeso sia nella storia qui rivisitata sia nelle vicende dei personaggi, canonici e di tua invenzione ed io vorrei arrivare alla fine di questa ampia ed intricata matassa.
Grazie ancora e complimenti!

Recensore Junior
08/02/23, ore 20:09

Andrò controcorrente, ma a me in questo capitolo è dispiaciuto molto per Napoleone, un uomo forte e coraggioso che negli anni è riuscito a distinguersi e ad ottenere quel premio che era follia sperar.
Partito da una condizione di assoluto svantaggio, figlio di una nobiltà isolana alquanto incerta, di oscillanti fortune e di esigui mezzi, cadetto brillante ed emarginato di una prestigiosa accademia militare, è passato da una condizione in cui nulla di lui andava bene, dalle origini, al nome, all’accento ad una in cui era lui a stabilire le regole e le condizioni, a creare una nuova nobiltà, un gotha che fosse figlio del merito anziché della tradizione. Un merito visto da un particolare angolo visuale, funzionale alla gloria dell’imperatore, ma pur sempre un merito.
Diverse cose, nel corso della storia, mi hanno fatto storcere il naso su di lui, dalla fucilazione di Girodelle, al rapimento del papa e di Luigi XVII, al tentativo di eliminazione di André, al comportamento da lui tenuto in Egitto ed in Siria, all’irruzione armata a Versailles per sposare madame royale, fino al trattamento inflitto a Joséphine de Beauharnais, cacciata senza mezzi termini per fare largo a Maria Luisa d’Asburgo Lorena che in questa versione è stata anche rapita. Non si può però negare l’indiscusso valore di un uomo che in mezzo a tanti manichini ha creato una dinastia nuova di zecca anziché gloriarsi di discendere da una preesistente.
Napoleone è stato probabilmente un folle a lanciarsi nella campagna di Russia, ma quali sarebbero state le opzioni alternative? Sarebbe stato possibile contenere lo zar in modo diverso? Allo stesso modo, per la campagna di Germania, è difficile dare un giudizio. E’ facile dire che Napoleone avrebbe potuto trattare, ma bisogna vedere che condizioni gli altri sarebbero stati disposti ad offrirgli. E’ probabile che dopo la disfatta delle grande armata fossero tutti pronti come avvoltoi a banchettare sui resti del gigante e che tutte quelle teste coronate e quei ministri plenipotenziari non fossero affatto disposti a dare la minima chance ad un uomo che consideravano estraneo alla loro cerchia e che per questo disprezzavano, probabilmente anche per mascherare la paura con il disdegno. Diversamente lo avrebbero trattato alla stregua di un criminale comune, minacciandolo di mettergli una taglia sulla testa?
Napoleone avrebbe potuto evitare alcuni errori e mostrare un poco più di umanità, ma è inoppugnabile che si impegnò costantemente nel migliorarsi. Sin dall’infanzia si applicò per diventare il migliore nel suo campo, non si perse d’animo, lavorò sodo e non fu più esigente con gli altri di quanto non lo fu con se stesso. Una cosa che mi ha sempre stupito di lui è che ebbe l’animo ed il cuore di perdonare l’infedeltà della sua prima moglie. Certo Joséphine de Beauharnais era piena di conoscenze altolocate e gli fu utilissima nella scalata iniziale. E’ altrettanto certo che se Napoleone avesse divorziato la sua figura sarebbe stata offuscata dallo scandalo e sarebbe finita sulla bocca di tutti. Sappiamo che dopo il tradimento ed il perdono i giochi si invertirono e da quel momento fu lui a tradire e lei ad inseguire. Tutto vero, però lui perdonò. Quel gentiluomo di Enrico VIII mandava sul patibolo le mogli per adulterio mentre Napoleone perdonò. Certamente i suoi erano altri tempi nei quali fortunatamente alle mogli fedifraghe erano risparmiati i servigi del boia, ma Napoleone ben avrebbe potuto divorziare e non lo fece.
Paragoniamo adesso Napoleone agli altri personaggi che compaiono ad inizio capitolo ed in particolare a quel marchese de Saint Quentin che ad un certo punto rischiò seriamente di diventare suo cognato. Il marchese de Saint Quentin è l’irresolutezza fatta persona, vorrebbe Bernadette, ma piange ancora per Paolina Bonaparte, una donna che, circa dieci anni prima (!!), frequentò platonicamente per pochi mesi e con la quale ruppe perché lei lo cornificò platealmente. Questo pargolo ormai quarantenne non sa se dimenticarla o no ed intanto tiene sulle spine una ragazza che di due di picche ne ha già ricevuti parecchi e che troppe frecce al suo arco non ha. Tralasciamo per carità di patria i due precedenti spasimanti di Bernadette uno dei quali, il più gaglioffo, è citato poco distante dal marchese de Saint Quentin. Napoleone avrebbe fatto polpette di tutta questa gente.
Mi è dispiaciuto vedere Napoleone in stato di evidente difficoltà, sicuramente accecato dal desiderio di conservare ad ogni costo il suo potere, ma anche accerchiato come una bestia in trappola. Lo troviamo da subito ancora determinato e geniale, ma in condizioni fisiche appannate ed alla guida di un nuovo esercito, non all’altezza dei precedenti, ma pur sempre radunato ed addestrato, in modo stupefacente, in pochi mesi. Mi è dispiaciuto vederlo cedere ai nervi e comportarsi in modo tanto umorale davanti a Metternich ed a Talleyrand. Mi è dispiaciuto vedere un così grande generale azzoppato dalla mancanza di munizioni e dalla scarsità numerica.
Il cognato Gioacchino Murat lo ha abbandonato per non mettere a repentaglio quel regno che Napoleone stesso gli aveva posto in mano. Poco dopo, l’imperatore subirà il voltafaccia dei marescialli ai quali, nei tempi passati, aveva dato tutto, grado militare, onori, altisonanti titoli nobiliari, ricchezze e possedimenti. Questi uomini non se lo fanno ripetere due volte e, come sottolinea Napoleone stesso, lo abbandonano nel momento del maggior bisogno. Le loro argomentazioni non fanno una piega perché è vero che Napoleone vede nella guerra un fine e non un mezzo, è incapace di fermarsi ed è il primo a dire “chi se ne importa dello stato, sono io lo stato”, ma è altrettanto vero che lo stato lo fece lui così grande e moderno. Mi viene poi spontaneo chiedermi, così come ha fatto una lettrice prima di me, come mai questi uomini abbiano tardato tanto a far valere le loro proteste. I difetti dell’imperatore li avranno sicuramente notati anche quando la macchina da guerra girava perfettamente ed era ben lontana dall’incepparsi. Perché non prendere le distanze prima? Perché c’erano dei lauti bottini che ancora potevano essere spartiti, un grande osso da spolpare mentre ora si tratta di stare vicino a quello stesso uomo che li beneficò di tutto, ma che attualmente è caduto in disgrazia? Napoleone era carico di difetti, ma la loro parola da gentiluomini valeva ben poco.
La moglie nel frattempo pensava già a come fare per tornare austriaca e per ricongiungersi a coloro che nella versione originale della storia non si erano fatti scrupolo di cederla come moneta di scambio all’anticristo invasore. Sorda ad ogni supplica, snobberà l’Elba, si creerà una nuova famiglia di fatto e non lo rivedrà più.
Mi è dispiaciuto vedere Napoleone, a due passi dalla cancellazione, farsi ancora delle illusioni destinate a diventare di minuto in minuto più fragili e, con le spalle sempre più al muro, ricevere infine la mazzata decisiva mentre gli altri, dalla piccionaia, stavano a guardare. E’ stato doloroso assistere al tentativo di auto annientamento di un così grande genio. Colui che mai aveva ceduto non poteva certo rassegnarsi a diventare un monarca fantoccio sorvegliato a vista dai suoi nemici che tante volte aveva battuto in guerra e che ora giocavano a fare i grandi condottieri con lui. Ho guardato con apprensione quella mano che scioglieva il contenuto della fiala nel bicchiere, ne mescolava il liquido e lo portava alla bocca, confidando in una morte veloce ed indolore. L’ennesima beffa perché quel miscuglio di erbe officinali, nel frattempo, aveva perduto la sua potenza letale per diventare soltanto una strana mistura tossica capace di far contorcere un uomo fra le pene dell’inferno, ma senza ucciderlo.
Al termine di questo periodo orribile, la sorpresa più brutta è nella destinazione che lo attende, un puntino in mezzo al mar Tirreno che nelle mappe geografiche si vede appena e che nei bei tempi andati l’imperatore non avrebbe utilizzato neppure come tappa tra una traversata del Mediterraneo e l’altra. Prendere o lasciare altrimenti scatterà un mandato di cattura internazionale, neanche si trattasse di Cagliostro o del futuro Jack lo squartatore.
Possono i sogni di un uomo come lui spegnersi nell’abulia e nel meschino sopravvivere sotto la sorveglianza del nemico?
Mi è piaciuto molto questo capitolo che ho trovato perfettamente calibrato nell’illustrarci un climax discendente, la parabola finale di un uomo grandioso, padrone del suo destino, per pura fortuna e senza particolari meriti fermato da una banda di nanetti da giardino che lui faceva benissimo a disprezzare.
Mi sono piaciute le descrizioni, le immagini e le parole utilizzate ed ho anche apprezzato molto l’equilibrio e la versatilità con la quale ti sei spostata da una scena all’altra.
Bretzel Salato.

Recensore Junior
07/02/23, ore 21:48

E’ incredibile come in poche righe riesci a tratteggiare, per giunta nelle difficoltà di un’ucronia, pagine di storia che hanno letteralmente cambiato il mondo, in questo caso facendo rotolare nel fango una corona che fino a pochi mesi prima era stata saldamente incollata al capo di colui che più di ogni altro l’aveva bramata. Questa descrizione della battaglia di Lipsia e delle altre, come quella di Dresda, che l’hanno preceduta è avvincente ed al tempo stesso commovente, mostrandoci un Napoleone che da uomo più potente d’Europa si è trasformato in un aspirante suicida derelitto, destinato allo pseudo trono più piccolo d’Europa.
Ma sopra ogni altra cosa ho adorato questa tua Oscar, questa splendida leonessa di Francia che dalla sua posizione di inferiorità tattica sfida l’aquila imperiale appollaiata su una dorsale dalla quale tiene sotto tiro tutti gli eserciti d’Europa.
Da una parte ci sono gli acquitrini e le paludi, alimentati da quegli affluenti dell’Elster e della Pleisse che scorrono paralleli e che, con la collaborazione delle piogge, hanno reso il territorio un pantano inadatto all’attacco ed alla difesa. Dall’altra parte c’è un’immensa pianura che una posizione tattica infelice ha reso un campo di carne umana macellata, messa sotto tiro dagli ultimi sprazzi di vitalità di un uomo che la storia ha già condannato al viale del tramonto.
Il suo aiutante di campo vorrebbe indurla ad un atteggiamento più prudente, ma Oscar, come il suo acerrimo nemico Napoleone, è spesso sorda ai consigli degli altri e fedele soltanto a se stessa, ma con una significativa differenza: lei pensa soltanto all’interesse degli altri e mai al suo, non direbbe mai chi se ne importa dello stato, perché lei vive per lo stato e per gli altri. Con una mossa avventata, ma che poi si rivelerà vincente, Oscar spiazza tutti, decidendo di attraversare diagonalmente il campo di battaglia per non tentare mosse solitarie e pericolose ma per ricongiungersi con gli altri con i quali condividere le azioni. Non ricerca la gloria personale, ma la vittoria condivisa in nome del benessere comune e di qualcosa di più alto. Sembra di vederla a capo del suo esercito con la bionda chioma fluente e la sua uniforme turchese mentre galoppa sul cavallo bianco in testa alla cavalleria.
Sempre affezionata a questi ruoli da prima linea, nonostante l’età che incalza, ecco che il povero lettore già si vede la sua eroina catapultata in una situazione analoga a quella della trentanovesima e della quarantesima puntata della serie originale.
Oscar guida i cannoni con la spada sguainata ed il boato dell’artiglieria pesante le solleva la chioma bionda e la accende di luce e di gloria. Ma ecco che a questo punto introduci la variazione su tema. Dall’altra parte non c’è il segaligno governatore della Bastiglia, lo sfortunato e maltrattato, dai rivoluzionari e dalla storia, de Launay, ma c’è niente di meno che l’imperatore in persona, Napoleone Bonaparte. Mirate al comandante, dice lui ed ecco che a noi lettori è mancato un battito, perché sappiamo tutti come nella storia originale è andata a finire. Qui però introduci una variante del manga sull’anime e della tua fantasia su tutti e due, mettendo in mezzo André che col suo pronto intervento riesce a scansare la moglie, evitandole il peggio. Sappiamo che nel manga la morte ha reclamato una vita in cambio di un’altra, prendendosi quella di André che invece nell’anime era già bello che morto da qualche ora. Qui invece la morte rimane a bocca asciutta perché il salto di André salva entrambi. La morte però è avvezza ai colpi di coda ed ecco che mentre Oscar ed André sono a terra, completamente indifesi, Napoleone ordina di fare fuoco su entrambi.
E’ qui che ci introduci una seconda variabile perché un fatto che tu dici essere vero – ed io non sono nessuno per dubitarne – cambia per l’ennesima volta le carte in tavola. Due reggimenti di fanteria sassone ed alcuni reparti di cavalleria sassoni e bavaresi, prima alleati di Napoleone, decidono improvvisamente il voltafaccia e mentre vanno all’attacco fanno bruscamente dietrofront ed aprono il fuoco sulle truppe napoleoniche a loro volta intente a fare fuoco su Oscar ed André. I due sposi si salvano, ma Oscar non si salva dalle reprimenda del suo stato maggiore che la vorrebbe più prudente e riguardata per il bene di tutti.
Ma la leonessa ha ancora molto da dire in questo capitolo e noi la ritroviamo durante una fase dell’attraversamento di Lipsia. Comanda il corpo più grande del’esercito francese quando ecco che si imbatte in una colonna napoleonica. E’ subito scontro, uno de tanti che in quel drammatico diciannove ottobre contrappose Napoleone al resto dell’Europa, lungo le vie di una città terrorizzata o sotto le porte orientali di accesso ad essa. Le truppe lottano, la leonessa lotta, dimentica dell’età e della morte che soltanto il giorno prima ne stava reclamando la criniera, ma ecco che il fianco del suo cavallo si scontra con quello di un altro militare ed entrambi si mettono in posizione d’attacco. Oscar si volta, l’altro si volta, incrociano le lame e da dietro queste si riconoscono: l’altro è Alain ed entrambi trasalgono. E’ bellissima questa scena di reciproco rispetto. I due eroi rimangono basiti per essere stati contrapposti proprio loro due dalla sorte in mezzo ad una marea di soldati e di possibili combinazioni. Ovviamente non si avventano l’uno contro l’altro, ma si salutano con rispetto dopo il primo sbigottimento e si congedano senza mai darsi le spalle.
La sorte ha giocato con la leonessa per ben due volte nel giro di poche ore, ma per fortuna in entrambe con esito felice. Lo stesso esito felice che è mancato a Napoleone, che un po’ se l’è cercata, perché a dispetto delle molte somiglianze che presenta con la sue nemesi, Oscar, rispetto a lei manca totalmente di empatia e di altruismo e la vita alla fine gli ha presentato il conto. Salato.
Complimenti vivissimi per questa narrazione che non annoia mai, ma che anzi è molto avvincente e che tiene incollato il lettore alla sedia seppure tra un salto e l’altro. Sono belle le immagini, sono azzeccate le situazioni, ben ricostruiti i caratteri ed ottimamente dipinti gli stati d’animo. Le scene di battaglia non annoiano mai, cosa almeno per i miei gusti ben difficile e, cosa ancora più difficile, sono tutte diverse l’una dall’altra. Oscar vi dà il meglio di sé non per la ricerca della gloria fine a se stessa o per apparire – questo appartiene agli anni giovanili – ma per la generosità del vero ed antico nobile che difende il popolo che è chiamato a servire.
L’unico rammarico sta nel fatto che Girodelle non è più della partita, ma, come ho avvertito anche nei capitoli precedenti e come si arguisce da alcuni passaggi di questo, credo che la sua morte sia funzionale ad un senso di rivalsa e ad un dolore pungente che spronerà ancora di più Oscar a dare il meglio di se stessa per vendicare il suo secondo. E, conoscendo il personaggio, ci riuscirà molto bene.
Credo che la situazione presenterà ancora degli sviluppi perché dopo Lipsia viene Waterloo e l’isola d’Elba, per quanto piccola, non è penalizzata dalle carte geografiche come Sant’Elena. Attendo, quindi, anche qui, l’ultima artigliata dell’aquila imperiale. Ma sarà davvero detronizzato pure in questa sede? Lo scopriremo spero presto.
Green Tourmaline

Recensore Junior
07/02/23, ore 21:42

Ho trovato questo novantaduesimo capitolo davvero molto drammatico perché ci mostra nella sua crudezza l’ora più buia di Napoleone che vede sgretolarsi il suo mondo fino alla drammatica decisione di uccidersi.
Il paragrafo iniziale è solo apparentemente spensierato e gioioso, ma in realtà già ci introduce nel dramma. Innanzitutto ci ricorda il vuoto lasciato da Girodelle, fucilato su ordine dello stesso Napoleone e lo strazio ancora provato dalla moglie di questi. Il finale del capitolo sembrerebbe riallacciarsi a questo punto di partenza come se una vita ne chiamasse un’altra e come se il tentato suicidio di Napoleone chiudesse un brano iniziato nel ricordo di una delle sue vittime. Il fantasma di Girodelle aleggia anche quando l’imperatore incontra la delegazione francese e, preso dalla rabbia, insolentisce Talleyrand. In secondo luogo gli stessi Oscar ed André, pur essendo al settimo cielo dalla felicità, sono ben consapevoli che quei festeggiamenti sono pur sempre una parentesi aperta in una realtà in cui saranno presto chiamati a dare il loro contributo ad una guerra sanguinosa. I paragrafi successivi dimostrano che mai profezia fu più indovinata.
Quel che segue il primo paragrafo è un crescendo rossiniano di tracollo e di disfatta, con un Napoleone che finisce sempre più nella trappola per topi, subendo poi il definitivo scacco al re.
Troviamo subito un imperatore in evidente stato di difficoltà, ma ancora tenacemente abbarbicato alla sua idea di grandeur. Rifiuta di arrendersi, ma prima ancora rifiuta di guardare in faccia la realtà. Leggendo mi ha fatto pensare a quei cani piccoli che, non consci della loro modesta stazza, si ostinano ad abbaiare a cani molto più grossi. Napoleone è riuscito a racimolare in pochi mesi un nuovo esercito e ciò è encomiabile e stupefacente, ma non vuole o sembra non volere rendersi conto che quell’esercito non è più la Grande Armata che pure portò allo schianto poco tempo prima. Si tratta di un esercito di dimensioni ridotte rispetto a quello delle potenze coalizzate e soprattutto composto da pochi professionisti e da molti dilettanti allo sbaraglio, ragazzini reclutati alla svelta e non preparati né militarmente né psicologicamente. Napoleone però ragiona come se tutte le possibilità gli fossero aperte, non ascolta i consigli degli altri e prosegue la sua politica muscolare quando, nelle difficoltà in cui si trovava, avrebbe fatto meglio ad assumere un profilo più basso ed a trattare. Che le cose non andassero deve averlo intuito da subito e lo dimostra il nervosismo serpeggiante sin dalle prime scene in cui compare, dalla scenata fatta a Metternich e dall’insulto rivolto a Talleyrand. Napoleone però è ancora convinto o forse si sforza di auto convincersi di potercela fare, rifiutando ostinatamente di aprire gli occhi. Purtroppo per lui però anche un esercito di mentecatti, se molto più numeroso, può avere la meglio su un ottimo esercito di valentuomini condannati all’inferiorità numerica e scarsamente equipaggiati. Napoleone è ancora temuto, la sua reputazione lo precede, ma non è più militarmente fornito come prima ed inizia ad accusare fastidiosi problemi di salute che gli impediscono di essere risoluto ed inesorabile come prima. Si chiude a riccio, ma dopo è costretto ad arretrare, a perdere posizione ed a condurre il suo esercito in una difficoltosa traversata del centro urbano di Lipsia. I suoi si battono come tigri e non mancano i fedeli alleati come i polacchi, ma anche i tradimenti si fanno sentire ed il brusco e plateale voltafaccia dei sassoni e dei bavaresi deve aver fatto infuriare parecchio il prode condottiero. Non tutto va come preventivato, di errori tattici ne sono commessi a iosa e qualcosa non funziona nell’esecuzione degli ordini, se si pensa al ponte esploso troppo presto rispetto ai piani ed al caos che ne consegue.
A questo punto, Napoleone è una fiera braccata, ma si rifiuta di prenderne atto. La capitale è caduta ed assediata e lui si rintana nella palazzina di caccia di Stupinigi crogiolandosi nel suo sogno fuori tempo che la situazione fosse reversibile e che la sua corona potesse essere salvata o perlomeno trasmessa al figlio. In realtà, le potenze vincitrici lo stavano lasciando lì calmo per poter decidere e pianificare bene in sua assenza ed anche la moglie stava già pensando a come piantarlo in asso, tornandosene a casa ed abbandonando la nave che affonda.
Il colloquio con i marescialli è emblematico di una situazione ormai giunta al punto di rottura. Napoleone è ostinato nel negare la realtà e nel pretendere dagli altri fedeltà assoluta anche nel momento della disfatta. “Chi se ne importa dello stato, sono io lo stato”, “Ci sarà sempre una ragione per combattere finché ognuno di noi sarà in grado di impugnare un’arma”. I marescialli però non sono più disposti a seguirlo ad oltranza nel suo delirio di onnipotenza, probabilmente non perdonandogli di non aver salvato il salvabile, anche a loro beneficio, finché era possibile farlo. Cosa impensabile fino a poco tempo prima, gli dicono chiaramente in faccia che lui vede la guerra come un fine e non con un mezzo e lo accusano indirettamente di tradimento, per fare gli interessi suoi e non quelli della nazione. Non solo, uno di essi, il Maresciallo Ney gli oppone un sonoro e secco no. Viene da domandarsi se tutti questi difetti del loro imperatore generali e marescialli li abbiano visti ora per la prima volta o se invece li avessero già notati, tacendo ed ora vuotano il sacco per mero opportunismo, perché era venuta a mancare la gallina dalle uova d’oro.
Adesso Napoleone è completamente solo, ma ancora si illude di poter dare le carte e di poter imporre la sua volontà ai vincitori. Il risultato è deludente ed insieme imbarazzante perché i coalizzati rispediscono le proposte al mittente, dichiarando di accettare soltanto una resa incondizionata, pena l’emissione di un ordine di cattura a suo carico. Di fronte all’intransigenza verso lo sconfitto che in passato era stata anche la sua, l’imperatore non può che cedere ed ammainare finalmente bandiera bianca. Le condizioni che riesce a strappare sono le migliori perché i prussiani avrebbero voluto addirittura fucilarlo.
L’imperatore cede all’abulia, è irriconoscibile, trasandato, con i rai fulminei ormai ridotti ad uno sguardo assente perso nel vuoto. Se non può più circondarsi di un mondo da lui plasmato a sua misura, meglio smettere di volere qualsiasi cosa. Da un estremo all’altro.
Ormai ridotto all’angolo, Napoleone si illude di poter recuperare la facoltà di scelta che gli era stata sottratta, compiendo l’unico gesto di libertà, secondo lui, che gli era rimasto. Da solo si era incoronato e da solo si sarebbe dato la morte. Gesto disperato oppure ultima, estrema, manifestazione di un ego smisurato? Fatto sta che il tentativo non riesce e che l’imperatore deve soltanto soffrire terribilmente ma senza costrutto. Il veleno è vecchio di due anni, ormai ha perso gran parte della sua efficacia e, dopo una notte trascorsa tra spasimi e conati di vomito, gemiti e contorcimenti, non resta che prendere la via dell’isola d’Elba, un misero puntino al largo delle coste toscane, ancora più piccolo della natia Corsica. Solo, abbandonato persino da parenti e congiunti, a Napoleone nient’altro resta che un cumulo di macerie.
Ho molto apprezzato questo capitolo che magistralmente ci mostra la caduta dell’aquila imperiale, di quell’uomo ambizioso, la cui volontà non conosceva confini, ma i cui punti di forza furono rappresentati dalle stesse qualità che poi ne decretarono la caduta.
La narrazione è come sempre gradevole e lineare, col ritmo che sale al punto giusto ed una ricchezza di immagini e di colpi di scena che impreziosiscono la vicenda e lasciano il lettore ammirato.
This chapter is wonder!
D.P.

Recensore Junior
07/02/23, ore 01:27

Questa tua storia ucronica è così realistica che sembra quella originale! Il capitolo si apre con i matrimoni dei giovani de Jarjayes con i giovani Girodel e vi presenziano tutti. Manca Victor ma tutti hanno un pensiero per lui e per la sua esistenza specchiata. Mancano anche de Ligne e la moglie, ma non sarebbero stati graditi. Bernadette forse ha trovato la strada giusta, speriamo che Saint Quintin si decida... Le scene delle battaglie sono insuperabili, sei anche riuscita ad inserire la scena iconica di Oscar che comanda l'attacco coi cannoni senza, però, farla morire. Molto bello e quasi commovente l'incontro tra Oscar e Alain su fronti opposti che si rispettano e non combattono. Adesso passiamo a Napoleone: Non accetta sconfitta. Piuttosto preferirebbe morire, invece si ritrova esiliato. Attendo con estrema curiosità il prossimo capitolo e ti rinnovo i complimenti.

Recensore Junior
06/02/23, ore 21:28

Un altro splendido capitolo cara Agrifoglio che ci mostra la prosecuzione della parabola discendente di Napoleone ormai distante mille miglia dalle realtà e del tutto incapace di vedere e di capire che la storia e la fortuna gli stanno voltando le spalle
Ma procediamo con ordine : il capitolo inizia con i matrimoni dei figli di Oscar e di Andrè coi giovani Girodelle .Si tratta di cerimonie eleganti e sfarzose ma non eccessive caratterizzate dalla presenza in chiesa dei reali Così la regina ha potuto assistere al matrimonio della figlia segreta che ha anche dotato cospicuamente come promesso alla nascita. Ogni ospite è portatore di un pezzetto della sua personalità e così Rosalie come al solito piange mentre il marchese de Saint Quentin come al solito tentenna , ama Bernadette ma pensa ancora alla sorella di Napoleone Grande è la soddisfazione dei nonni degli sposi ed ancora più grande è quella di Oscar e di Andrè che fanno un bilancio delle loro vite ,riconoscendo che il tempo per loro volge alla fine ma che ancora tanto devono fare per la Francia e per la pace universale Persino madame de Girodelle ha una temporanea tregua al suo dolore . Si presentano Talleyrand e Geneviève d’Amiens col suo secondo marito, un parente dello stesso Talleyrand il cui titolo di duca ha suscitato l’invidia e la bizzarra reazione della perfida sorella Laure . Apprendiamo che Giselle ha finalmente capito che la bellezza non è tutto nella vita e che dopo la delusione che Albrecht von Alois le ha inflitto ha rivalutato il marchese d’Amiens che crescendo è diventato meno brutto e sgraziato. Fra le tante presenze brillano due assenze : quella di Victor Clément de Girodelle la cui morte addolora ancora tutti e quella dell’infido tenente de Ligne e dell’indigesta moglie che non dispiace proprio a nessuno
Dopo la parentesi gioiosa si torna alle questioni politiche e belliche e sono subito chiare due cose :1 la disastrosa campagna di Russia ha definitivamente mutato i rapporti di forza europei e quello che
sembrava prima impossibile ( battere l’invincibile Napoleone) ora potrebbe diventare realtà 2 la parola resa proprio non esiste nel vocabolario di Napoleone che come apprendiamo nei paragrafi finali continuerebbe a combattere anche da solo purché munito di una qualsiasi arma .
C’è chi si allea e chi sta a guardare come l’imperatore d’Austria ma Napoleone che è megalomane ma non sciocco ahahahahah!!!!!!! capisce che tira una cattiva aria e cerca di prendere tempo Purtroppo per lui i suoi nervi non sono più quelli di una volta ed insolentisce sia Metternich che Talleyrand dal quale non ottiene l’aiuto sperato Fallite le vie diplomatiche si torna a combattere in uno scenario che potremmo sintetizzare Napoleone vs resto do mundo ahahahah !!!!! ……o quasi……..
Lo schieramento si presenta subito come sbilanciato perché a Bonaparte tocca una dorsale dalla quale tiene sotto scacco tutti mentre ad Oscar toccano le paludi e gli acquitrini…… ma la nostra eroina non demorde e conserva intatta la sua tempra da leonessa La ritroviamo nella consueta versione cannoni avanti!!!!!!!! Senza però mirate alla parte alta della fortezza! Perché qui una fortezza non c’è ahahahahah!!!!!! quello che dice di mirare invece è Napoleone che prende con nonchalance il posto di De Launay e comanda ai suoi cecchini di fare fuoco sull’odiata rivale Il tempestivo intervento di Andrè salva la vita alla moglie senza rimetterci la propria ma come abbiamo sottolineato sopra la parola resa è estranea al dizionario dell’empereur che decide di prendere due piccioni con una fava e di fucilare anche Andrè che tanto simpatico poi non gli sta ahahahahahah!!!!!!! Ma ecco che ci riporti un episodio storicamente accaduto che qui capita a fagiolo :il voltafaccia della fanteria sassone e della cavalleria sassone e bavarese che di punto in bianco si girano e fanno fuoco sulle truppe napoleoniche lasciando l’empereur scioccato ed Oscar ed Andrè vivi per miracolo……….. Ma non sono soltanto i sassoni ed i bavaresi a dare del filo da torcere a Napoleone Gli uomini da lui arruolati sono troppo raccogliticci ,molti giovani sbarbatelli non ancora temprati e dei veterani vecchi decrepiti ahahahahah!!!!!!!! soprattutto mentre gli altri compensano le perdite con i nuovi arrivi per lui ci sono solo le perdite e le munizioni scarseggiano ed anzi stanno proprio per finire…… Non c’è altra soluzione che la fuga per rovine e cimiteri e la ritirata Per ritirarsi però bisogna passare attraverso la città di Lipsia e l’unico ponte sul fiume Elster e qui iniziano i guai perché per entrare ci sono quattro porte mentre per uscire ce n’è una sola ma come abbiamo detto e ridetto la parola resa nel vocabolario napoleonico proprio non c’è
L’attraversamento di Lipsia è un’impresa nell’impresa e pare di vederli i combattimenti alle porte orientali della città dove la retroguardia imperiale ed i polacchi tentano di porre i bastoni tra le ruote ai nemici riuscendoci per un bel po’ Molto bella la scena in cui gli uomini con in testa Oscar incontrano la colonna napoleonica ed Oscar si trova ad incrociare la spada con Alain Nell’anime il duello c’è mentre qui manca ma è bella questa scena di rispetto reciproco ma anche di reciproca diffidenza :i due si guardano fisso e non abbassano lo sguardo Alla fine giunge il momento dell’attraversamento del ponte a Lindenau ma Napoleone deve avere qualche problema con i ponti ahahahahahah!!!!!!!!!!!!!! Perché anche questo salta prematuramente e c’è una nuova Beresina questa volta senza il freddo Drammatiche le scene degli uomini caduti in acqua , annegati o semplicemente abbandonati e portentoso è Alain che insieme ad altri si salva a nuoto
Arriva poi il momento che tu definisci del redde rationem
Napoleone torna a Milano ma i coalizzati lo inseguono Non gli resta che ripiegare su Stupinigi dove ha luogo un drammatico confronto con i suoi marescialli un po’ stanchini (tipo Forrest Gump ) della guerra ad oltranza. Ney prende la parola e per nulla impressionato da Napoleone senza alcun timore reverenziale gli fa capire senza mezzi termini che i giochi sono finiti e che forse è il caso di implementare il vocabolario con una nuova parola ahahahahahah!!!!!!!!!! La reazione di Bonaparte è aggressiva e verbalmente violenta come c’era da aspettarsi : sono tutti dei vigliacchi e no il vocabolario non si tocca ,va bene così Ma ecco che alla voce di Ney si aggiungono quelle di tutti gli altri che con più senso della realtà fanno capire a Napoleone che non ha senso combattere ad oltranza quando lo stato è perso la capitale è assediata e le casse dello stato sono vuote Anche gli altri ufficiali superiori condividono le loro idee se no non avrebbero affrontato l’empereur senza averli prima consultati Di più gli fanno capire che se c’è un traditore quello è lui perché si ha tradimento quando un uomo qualsiasi uomo va contro gli interessi della nazione e lui ci sta pesantemente andando Napoleone è basito ,ma non può farci niente deve prendere atto di essere rimasto solo e che da soli non si va da nessuna parte Deve accettare l’idea dell’abdicazione e con sommo disappunto capisce che i suoi uomini hanno proprio pensato a tutto preparando una bozza della resa senza neanche consultarlo prima
Mentre Napoleone è stravaccato su una sedia intento nella lettura della nuova versione del dizionario ahahahahahah!!!!!!! Gli giunge notizia che i nemici accetteranno soltanto un’abdicazione incondizionata e che quindi il trono non andrà a suo figlio il re di Roma ma resterà vacante fino a nuovo ordine Tutto è perduto e quindi l’ex uomo più potente d’Europa tenta il suicidio Per sua mano si è incoronato e per sua mano troverà la morte Ma –ennesimo colpo di scena – il veleno è vecchio ed ha perso gran parte della sua efficacia ottenendo il solo risultato di farlo soffrire terribilmente Solo e disperato Napoleone apprende il luogo della sua destinazione finale : un misero puntino al largo delle coste toscane che nelle carte geografiche si vede appena : l’isola d’Elba Game over…………
Mi è molto piaciuto questo nuovo saggio della tua scrittura cara Agrifoglio che potremmo riintitolare anche gli imperatori piangono ahahahah!!!!!! D’altra parte a Napoleone non poteva andare bene in eterno e lui con la sua avventatezza la sua testardaggine ed il suo totale rifiuto della realtà ci ha messo del suo nell’accelerare la sua disfatta Si sarebbe potuto salvare? La storia non si fa con i se e con i ma però lui ad un certo punto ci si è spedito da solo a Sant’Elena……
Sono molto incuriosita e spero che il prosieguo arriverà presto con un aggiornamento veloce ed all’altezza delle tante aspettative!!!

Recensore Veterano
04/02/23, ore 14:51

Un capitolo epico!
Ho rivisto l’immagine di Oscar che ordina ai cannoni di sparare sulla Bastiglia e risentito l’ordine di De Launay di mirare al comandante.
Ogni nuovo boato le sollevava la chioma e la accendeva di una luce sfavillante”. Per fortuna André è vivo e la fortuna assiste entrambe.
Geniale l’idea del duello mancato fra Oscar e Alain (che comunque non si fidano a dare le spalle l’uno all’altro (arretrarono senza darsi le spalle e, infine, si voltarono e si allontanarono in due direzioni diverse).
Napoleone ormai non riesce più in nulla, nemmeno nel darsi la morte.
E adesso???
Un caro saluto

Recensore Veterano
04/02/23, ore 10:19

Veder puntare i fucili contro Oscar fa sempre un certo effetto e in questa versione dove la parte avversa è quella di Napoleone, non poteva che esser lui a dar l'ordine di sparare. Come nel manga interviene André, per fortuna con esito diverso grazie alle cavallerie che all'improvviso cambiano bandiera.
La cecità di Napoleone verso il mondo che cambia ne è la rovina e fa quasi pena vederlo in balia di scelte di altri, non riuscendo nemmeno a morire come avrebbe desiderato. Non sapevo del tentato suicidio, come ad ogni capitolo questa storia insegna sempre qualcosa!

Recensore Master
02/02/23, ore 23:16

Un altro capitolo ricco di colpi di scena. Belli i due matrimoni conemporanei con tutte le famiglie riunite, manca Victor ma è nel cuore di tutti, non c'è de Ligne e non manca a nessuno. Durante la narrazione delle battaglie ho perso un battito in due occasioni: quando Oscar e André rischiano la vita, salvati dalla defezione dei Sassoni e dei Bavaresi, e quando Oscar rischia di incrociare la lama con Alain ma entrambi rinunciano. Napoleone tenta di andarsene dignitosamente ma non vi riesce. Grande smacco per uno dall'ego così grande! Complimenti sinceri e al prossimo avvincente capitolo.

Recensore Master
02/02/23, ore 19:17

Accidenti!
Dopo il matrimonio dei figli, che fa, per un attimo, addolcire Oscar, al pensiero di quante vicende, rischi, traversie, pericoli di ogni genere abbia attraversato col suo André, per diventare, ora, suocera e forse, di lì a breve, anche nonna (né poteva mancare, ovviamente, Rosalie nella consueta versione - lacrimatoio), ritroviamo il Generale de Jarjayes nientemeno che sul campo di battaglia di Lipsia, nelle vesti, alle quali siamo sicuramente meglio abituati, di una autentica dea della guerra. E proprio qui hai l'idea, che ho molto apprezzato, di far mirare contro Oscar, non dal governatore De Launay, come accade in RoV il 14 luglio 1789, ma per ordine dell'Empereur. Per fortuna, André, da sempre angelo custode di Oscar (e sappiamo che lei senza di lui non potrebbe stare), la salva da morte quasi certa.
Non conoscevo, invece, l'episodio relativo al tentato suicidio di Napoleone: veramente impressionante. Credo che un suicidio fallito porti con sé una carica di frustrazione e un senso di scoramento e disperazione davvero imponenti. Povero Empereur! Viene (quasi) la tentazione di solidarizzare con lui. Quasi, eh...
Un saluto caro, in attesa della prosecuzione di questa storia che è un vero hapax!
D
(Recensione modificata il 02/02/2023 - 07:18 pm)
(Recensione modificata il 03/02/2023 - 11:50 am)