Recensioni per
La leonessa di Francia.
di _Agrifoglio_

Questa storia ha ottenuto 1539 recensioni.
Positive : 1537
Neutre o critiche: 2 (guarda)


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
09/07/23, ore 18:43

Ciao Agrifoglio. Napoleone non si arrende mai. Emblematica nel finale l'espressione "crescente esaltazione" ed é interessante quanto abbia scritto riguardo questo personaggio, il suo destino a differenza della realtà. Cosa farà adesso e quali saranno le conseguenze? In questo capitolo quello che mi ha più colpita riguarda il dottor Lucilio Vianello, mi è dispiaciuto e ho pensato a quanto abbia provato André. Ho apprezzato la decisione di Re Luigi. La Principessa ha delle similitudini con Oscar. Ho letto con interesse riguardo Bernadette. Grazie a te come sempre. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 09/07/2023 - 06:44 pm)

Recensore Junior
07/07/23, ore 21:23

L’eredità dei grandi citata nel titolo del capitolo è quella di Oscar e di Napoleone. Si tratta di due eredità molto diverse ed anzi diametralmente opposte ed infatti l’eredità di Napoleone è profondamente divisiva mentre quella di Oscar è unificante ed è ispirata ai valori della pace e della difesa della nazione.
Napoleone come al solito divide, piace o non piace, non ci sono vie di mezzo.
Non piace al governatore dell’isola di Sant’Elena che non perde occasione di contrariarlo, provocarlo e rintuzzarne l’orgoglio. Si tratta di un ometto insignificante, meschino e mediocre, ma con il coltello dalla parte del manico. Se munito di un cannone anche un nano può angariare un gigante, pestargli i calli e fargli un gran male ed è quello che Hudson Lowe – questo il nome del simpaticone- è ben deciso a fare. Nega all’ex imperatore la libertà di camminare, cavalcare, persino dormire in santa pace, gli nega la segretezza della corrispondenza e la facoltà di trattare coi commercianti, gli nega una dimora dignitosa, la copertura totale delle spese di mantenimento e finanche il titolo di imperatore sebbene emerito.
Napoleone di rimando è superbo con lui, lo disprezza e se Lowe non lo chiama imperatore, lui non lo chiama sir, in un crescendo di dispetti da prima media che non fanno onore a nessuno.
Insomma l’odio è pienamente ricambiato, ma ad uscirne vittorioso è Napoleone perché la tenuta psicologica di Hudson Lowe è viziata dalla paura –della fuga, di fantomatici pugnali occultati nelle vesti, della sua ombra- ed egli inoltre da buon ottuso non si avvede dei danni che fa e fornisce anzi al suo rivale materia di cui lagnarsi col mondo. Una pessima scelta per dirla col duca di Wellington.
Napoleone è confinato nell’isola del suo secondo esilio, dopo essere nato su di un’altra isola, ciondola per la casa, fa la spola dal letto alla poltrona in un’alternanza frenetica che si protrae fino all’alba ed intanto litiga, pesta i piedi, ordisce e muove i fili.
Nel resto dell’Europa c’è chi lo esecra e ritiene che sta bene dove sta e chi lo venera e lo vorrebbe sul trono. L’eco di tutto ciò che succede a Sant’Elena ha l’effetto di mettere a rischio la pace faticosamente ritrovata e di esacerbare i rapporti e dove regna il caos più facilmente si va all’arrembaggio. In questo modo ai monarchici ed ai bonapartisti si uniscono anche i giacobini di prima fede e tutte queste correnti rischiano di far traballare il trono già notevolmente pericolante di Luigi XVII.
Al contrario, Oscar unisce. Ha rinunciato alla guerra –che già accettava da tempo solo come strumento di difesa- all’indomani della battaglia di Waterloo ed adesso è ministro della difesa e comandante supremo delle guardie reali. Dopo anni vissuti sempre in balia dei suoi impulsi e della facile collera ha capito, anche grazie ad André, il valore della calma e della riflessione. Esorta perciò la regina a non cadere nella trappola di chi vuole buttare sempre tutto in caciara e di mantenere invece il sangue freddo al fine di evitare le reazioni dei bonapartisti e l’inasprirsi del conflitto.
Oscar non ha paura di riconoscere la grandezza di Bonaparte sia come condottiero che come uomo politico, non essendo mossa da invidie, ma ha anche capito quali sono i grandi difetti dell’uomo Napoleone, parte dei quali è emersa ad inizio capitolo e nello scontro col governatore di Sant’Elena.
Nel tempo Oscar ha avuto modo di crescere, di maturare e di mutare il punto di vista e la grandezza umana che ha conquistato sarà alla base della sua nuova missione: formare la prima regina donna di Francia.
La principessa Elisabetta è infatti destinata a rimanere l’unica figlia della coppia reale e Luigi XVII comprendendo i talenti della figlia ha deciso di svecchiare la monarchia e di abolire la legge salica. Che l’esempio di Oscar abbia inconsciamente portato il monarca a prendere questa decisione? Di certo la regina Maria Antonietta ha compreso che la nipote dovrà svolgere un lavoro da uomo e quindi perché non avere come guida una donna che da cinquant’anni fa anche lei un lavoro da uomo?
I punti in comune con la giovane principessa si sono visti anche nel secondo paragrafo quando Oscar dava alla bambina delle lezioni di equitazione. Entrambe sono state una delusione perché donne ed entrambe si sono dovute reinventare in un mondo di uomini. Nulla di più normale che adesso la giovane principessa diventi la discepola dell’anziana donna soldato e la depositaria dei suoi valori. Questa è dunque la seconda eredità, quella che Oscar lascerà alla prima regina regnante di Francia.
Mi sono piaciuti anche gli altri pezzi del capitolo, specialmente quello dove ricompare Bernadette. La Cenerentola della storia è diventata una marchesa bella ed elegante ed in questa nuova veste lei rincontra il suo antico amore di gioventù, quel giovane Antoine Laurent de Lavoisier che non aveva avuto la forza ed il carattere di combattere per loro due quando si profilava la possibilità di un avvenire insieme. I ragionamenti legati alla convenienza ed alla pace familiare erano prevalsi ed il ragazzo si era adeguato a lasciare Bernadette per impalmare una fanciulla gradita alla madre. Negli anni la sposa si è rivelata docile e gentile, ma priva di quel quid pluris idoneo a trasformare un’unione serena in un matrimonio felice. Anestetizzato dal suo matrimonio scialbo ed un po’ noioso il giovane Lavoisier ha accantonato gli slanci del passato ed il ricordo di un’epoca in cui si era sinceramente innamorato in una ragazza piena di virtù che lo contraccambiava appassionatamente. Rivedere Bernadette ad un ricevimento però rompe la sua quiete e lo mette di fronte ad un triste bilancio in cui deve confrontare il suo insulso presente con un passato più felice e più pieno e peggio ancora ciò che non è stato con ciò che sarebbe potuto essere. Bernadette invece non ha rimpianti perché il suo matrimonio non è stato un ripiego né una scelta di convenienza né un’imposizione altrui, ma il culmine di un percorso che l’ha vista sbagliare, soffrire, crescere e maturare per poi divenire quella che attualmente è. Diverso è lo stato d’animo di Bernadette nel vivere quell’incontro. Rivede con curiosità e senza imbarazzo un vecchio amico, meno spontaneo ed allegro di un tempo, ci scambia senza problemi qualche parola e poi se ne va.
Molto triste è la parte dove è narrata la fine dolorosa e prematura di Lucilio Vianello. E’ dolorosa perché la morte per colera non è uno scherzo. E’ triste per tutta una serie di motivi, innanzitutto per le modalità. Il suo antico amore Clara di Fratta, sentendosi ancora vincolata ai voti monastici pronunciati in gioventù rifiuta di vederlo e di confortarlo e prega per lui dalla stanza accanto. La fine del brillante medico è triste anche sotto altri aspetti perché con lui finiscono un talento ed un intelletto inarrivabili. Questi doni finiscono in solitudine dal momento che un carattere tanto bisbetico non aveva lasciato spazio a relazioni umane soddisfacenti. Questa fine è molto triste anche per un altro motivo: Lucilio Vianello era probabilmente l’unico medico capace di curare i malanni di Oscar e di André che adesso dovranno rassegnarsi a non guarire.
Alla fine però qualcuno a cui le cose vanno bene lo troviamo. Si tratta di Napoleone che contro ogni previsione, il 5 maggio 1821, anziché morire riesce a gabbare la sorveglianza dell’odioso governatore ed a fuggire. Madrine della fuga sono la madre, la sorella e l’ex amante che per una volta hanno sotterrato l’ascia di guerra ed hanno unito le forze per salvarlo. Artefice della fuga è il duo criminale composto da Jeanne de Valois e dal figlio Albrecht von Alois. Quest’accostamento Napoleone – Jeanne de Valois è inedito, ma molto ben riuscito visti i caratteri ribelli, ambiziosi ed eccessivi di entrambi. Meta della fuga sono gli Stati Uniti d’America di cui Napoleone vuole diventare tmperatore armando un esercito di ex schiavi. Non c’è che dire, il grande corso non si arrende e mai si arrenderà!
Ho trovato questo capitolo molto interessante e ben sviluppato. Realtà e finzione, storia e fantastoria, finali prevedibili e colpi di scena, conclusioni e nuovi inizi si fondono mirabilmente e con grande naturalezza. Complimenti!
This chapter is wonder!
D.P.

Recensore Master
07/07/23, ore 11:42

Cara Agrifoglio,
la vecchiaia arriva implacabile per tutti, e con essa il declino fisico: Oscar ormai ìè ultrasessantenne, come André, e, da amante di Nievo ho tanto apprezzato il cross over con il personaggio del Dottor Vianello.
E, un po' come nei "Vestiti nuovi dell'ìimperatore", ecco che il tuo Napoleone riesce a evadere dall'Elba, con l'aiuto dell'avventuriera più avventuriera - passami l'espressione - che c'è: JEANNE VALOIS. Da amante del personaggio, non posso che complimentarmi, apprezzando il ruolo che hai dato a questa figura femminile così carismatica, la vera dark lady del racconto, alla quale ben si addice un cimento simile, in luogo dell'anonima e squallida morte londinese che la colse, nemmeno quarantenne, nel 1791. Il tuo Napoleone, poi, che si agita e freme come una tigre in gabbia nell'angusta isoletta atlantica, mi ricorda molto quello manzoniano: in filigrana vedo, con gran piacere, il ricordo dei versi di Manzoni ("E dei dì che furono l'assalse il sovvenir! /E ripensò le mobili tende, e il ripensò le mobili
tende , e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio,
e il celere ubbidir ". cfr. "i ricordi lo assalivano, e ripensdava all'ansia febbrile della gioventù, al rombo dei cannoni, alle lunghe marce, all'inneggiare dei soldati": splendido lavoro di variatio, il tuo! Mi piace tanto!). Ora, invece, Napoleone è ridotto all'inattività, forzata, a ciondolare, nelle notti insonni per il caldo, dal letto alla poltrona, e viceversa. Molto dolorosa, e molto vera, anche la sequenza in cuiu ti soffermi sul contrasto col governatore dell'isola e suo carceriere, sir Lowe: questi gode nel maralmaldeggiare, compiacendosi di chiamare IL PRIGIONIERO solo con grado di Generale, negandogli la dignità del titolo imperiale; ma Napoleone, di suo, ci mette la sua superbia, che noi italiani tendiamo a volte a dimenticare, dato il modo con cui egli, strumentalemente, com'è ovvio, e come ben sottolinei, si è fatto scudo per la sua ascesa dei principi di libertà e uguaglianza e autodeterminazione dei popoli emersi dalla Rivoluzione. E, sai, leggendo le parole di Oscar, che, parlando con la Regina, paragona la statura di condottiero di Napoleone a quella di Alessandro, Cesare, Gengis Khan, e Annibale, mi è venuto in mente, per contrasto, il titolo di un saggio di Basil Liddell Hart, dedicato però al nemico per definizione di Annibale:" Scipione, un uomo più grande di Napoleone" (1926) Menzione speciale per la principessa Elisabetta che, per motivi stranamente simili a quelli che fecero impartire a Oscar una educazione maschile, dovrà essere re e capo militare e politico per il suo popolo: ed ecco dunque che la nostra protagonista diventerà non solo educatrice della principessa per quanto riguarda l'equjitazione, ma anche per quanto concerne l'arte militare, e ne sarà la consigliera: e chi meglio di lei, con la sua lealtà specchiata e nobile fermezza, potrebbe incarnare al meglio la figura del consigliere, colui che, per dirla con Castiglione, può "dire la verità al principe"? Tutto sta a vedere se la salute però la sosterrà ancora... il capitolo, avrai capito, mi è piaciuto davvero molto: aspetto solo, insieme ai complimenti, che tu possa aggiornare presto! Ciao e buon w.e.!
d

Recensore Junior
06/07/23, ore 22:48

Un altro capitolo splendido cara Agrifoglio che ci parla dell’eredità dei grandi e cioè di Oscar e di Napoleone
Napoleone è prigioniero nell’isola di Sant’Elena ed è intento a guardare in direzione dell’oceano come nel celebre dipinto . I problemi sull’isola sono molteplici perché Napoleone si trova in una situazione di ozio e di avvilimento e teme che il suo nome celeberrimo cada nell’oblio Ciondola per la casa ,soffre di insonnia ed il suo umore peggiora di giorno in giorno La sistemazione che gli è toccata in sorte è inadatta perché Longwood house è una semplice dimora di campagna riarsa dal sole e flagellata dai venti con stanze troppo piccole e spesso invase dai roditori ed inoltre ci sono le zanzare che mettono a dura prova la già esasperata pazienza dell’imperatore e del suo seguito .La cosa peggiore che aggrava tutto però è il rapporto di reciproco odio che si è instaurato tra Napoleone ed Hudson Lowe il governatore dell’isola di Sant’Elena che non perde occasione per angariare il suo prigioniero. Hudson Lowe è un individuo meschino ,sospettoso privo di educazione e di tatto e vive nel costante terrore che Napoleone gli sfugga di mano .Proprio per questo ha escogitato un insieme di misure sempre più restrittive come la sorveglianza continua anche di notte la lettura della corrispondenza , l’impossibilità di avere a che fare con i commercianti ed il rifiuto di spostarlo da Longwood House ad un’ altra dimora più confortevole .Napoleone dal canto suo non è disposto a sopportare tutti questi affronti e tratta il suo carceriere con superbia e disprezzo. Questa situazione incandescente ha generato degli alterchi come quello che tu ci hai descritto :Napoleone ha chiesto ad Hudson Lowe di allentare la sorveglianza cercando di ricorrere alle buone maniere ma quando queste hanno fallito ne è nata una lite coi fiocchi ahahahahah!!!!!!!!! Napoleone ha iniziato ad insultare Hudson Lowe ed a trattarlo come feccia ,Hudson Lowe continuava a chiamare Napoleone generale negandogli il riconoscimento della dignità imperiale e si trincerava dietro il puntiglio ed i dispetti Al culmine della lite Napoleone ha accusato Hudson Lowe di volerlo avvelenare e lui ha iniziato ad urlare indispettito ma poi se n’è andato immaginandosi e temendo che Napoleone volesse pugnalarlo con uno stiletto nascosto nei vestiti
Tutti questi screzi hanno avuto delle conseguenze pure in Europa perché Hudson Lowe ha imposto all’imperatore un tetto massimo per le spese di mantenimento della corte in esilio a carico della corona inglese Il supero avrebbe dovuto pagarlo Napoleone di tasca sua .Napoleone protestò come di consueto e poi pur essendo ricchissimo, organizzò la vendita della sua argenteria a ridosso del ritorno in Europa di alcuni ufficiali inglesi che diffusero la notizia dell’ex imperatore costretto a vendere l’argenteria perché ridotto alla fame
Ed è proprio di questo che Maria Antonietta vuole parlare con Oscar Il timore della regina madre e del figlio re infatti è che Napoleone con queste messinscene, rinfocoli i contrasti tra monarchici, bonapartisti e giacobini della prima ora ,facendo di se stesso un martire e degli altri i suoi aguzzini Oscar consiglia alla regina madre di esortare il re figlio a non cadere nella trappola di esacerbare il contrasto e di mostrare al popolo di essere la scelta migliore con atti di buon governo .Oscar è cosciente che Napoleone non è un semplice guerrafondaio ,ma un genio che ha molta presa sulle masse .Napoleone è un grande ,un vero genio militare ed un ottimo politico ed Oscar è convinta che malgrado i difetti che lo hanno perso è destinato ad avere un posto nella storia ed a lasciare la sua eredità all’umanità
Ma non è solo di Napoleone che Maria Antonietta vuole parlare ad Oscar Il re e la regina infatti hanno ormai abbandonato l’idea di mettere al mondo un erede al trono e siccome la loro unica figlia ,la principessa Elisabetta è una bambina di nove anni sveglia studiosa ,ligia al dovere e capace di farsi obbedire il re vorrebbe fare abolire la legge salica per spianare l’ascesa di sua figlia al trono quando lui non ci sarà più E già stato deciso che la bambina riceva un’educazione adatta al ruolo che l’attende ed è proprio qui che entra in scena Oscar che già si trova in sintonia con la piccola principessa .Oscar le darà lezioni non soltanto di scherma e di equitazione ma anche di strategia militare ed inoltre ,cosa più importante di tutte curerà la sua formazione umana Se la principessa Elisabetta dovrà fare un lavoro da uomo quindi è volontà della regina Maria Antonietta che Oscar ,la maggiore esperta sulla faccia della terra di donne che fanno un lavoro da uomo ahahahahahhah!!!!!!! la forgi e le trasmetta tutti i valori che per tanti anni ne hanno informato l’operato. Anche Oscar è una grande ed anche lei dovrà lasciare la sua eredità alla prima regina regnante che la Francia avrà
A questo proposito è proprio carino il quadretto in cui Oscar insegna l’equitazione alla principessa .Questa scena ci mostra anche la grande maturità della bambina perché attraverso la metafora del pony lei riesce a far capire di avere centrato la sua condizione La gente non apprezza ciò che ha e vorrebbe qualcos’altro ,in questo modo perdendosi i pregi di cui c’è disponibilità .Oscar capisce tutto ed ha una stretta al cuore
La scena si sposta in un ricevimento parigino in cui sono ospiti il marchese de Saint Quentin e sua moglie Bernadette che adesso è una bella donna trentenne che ,dopo cinque anni di matrimonio ha messo al mondo tre figli Ad un certo punto la padrona di casa ha la bella idea di presentare Bernadette al suo ex fidanzato ,quel giovane Lavoisier che tanti anni prima l’aveva lasciata senza troppe spiegazioni per accontentare la madre ostile a quell’unione .Antoine Laurent de Lavoisier iunior ha sposato una donna accondiscendente e gentile ,scelta da sua madre con la quale ha avuto un ménage tranquillo ma piatto perché lei non è capace di grandi slanci nè è donna di spirito e di acume Il giovane Lavoisier aveva avuto notizia del matrimonio di Bernadette ma non ci aveva pensato più di tanto ,trattandosi di un fantasma del passato Rivedendo la sua ex fiamma in splendida forma e col rango di marchesa e confrontandola con la sua scialba moglie ,l’uomo capisce il tragico errore che ha commesso a causa della sua debolezza di carattere .Bernadette viceversa non è negativamente colpita da quell’incontro Nota che il suo ex è un po’ invecchiato ed è meno spontaneo ed allegro di un tempo, ma essendo ben felice con suo marito e non dovendosi rimproverare nulla non ha rimorsi né rimpianti Quell’incontro le scivola addosso senza particolari conseguenze psicologiche
Ritroviamo poi André che riceve la pessima notizia della morte del dottor Lucilio Vianello ,vittima del colera Quel medico bravissimo e molto strano lo aveva salvato dalla cecità operandolo ed aveva anche escluso che Oscar fosse affetta dalla tisi In Inghilterra aveva anche operato agli occhi Carlo Altoviti restituendo la vista pure a lui – Lucilio Vianello sarebbe stato quindi il candidato ideale a risolvere i problemi di appannamento alla vista di Andrè caduto sul campo di Waterloo dove aveva battuto la testa e di Oscar che a causa del perforamento del polmone con la lancia accusava a volte dei problemi respiratori . La morte di Lucilio Vianello distrugge le speranze di Andrè che cede allo sconforto Andrè ricorda le doti intellettuali del suo amico ,lo onora nella sua memoria e si augura che Dio nella sua infinita misericordia lo ricompensi per i meriti e gli perdoni gli infiniti peccati di orgoglio ( avevo pensato anch’ io ad Umberto Eco ahahahah!!!!! ) e l’ateismo ,conseguenza del secolo dei lumi e non colpa individuale di chi in quell’epoca era vissuto
Alla fine c’è un what if coi fiocchi :Napoleone evade da Sant’Elena!!!!!!!!!! Maria Letizia Ramolino (la madre ) Paolina Borghese ( la sorella ) e Joséphine de Beauharnais (l’ex amante ) anche se le prime due detestavano la terza e viceversa ,uniscono le forze ed ingaggiano niente di meno che Jeanne de Valois ed Albrecht von Alois per fare evadere l’ex imperatore dall’isola……. Questi due lestofanti organizzano quindi un piano meticoloso facendo appiccare il fuoco alla casa del governatore da due finti domestici arrivati lì qualche settimana prima .Vedendo le fiamme, le guardie di stanza a Longwood House lasciano il loro posto e vanno a dare una mano a spegnare l’incendio anche perché Napoleone aveva simulato una grave malattia e tutti lo credevano moribondo ed innocuo .Invece…… L’ex imperatore ora di nuovo sul pezzo fugge quindi col favore delle tenebre , nel travaso di bile di sir Hudson Lowe che non aveva gradito che le sentinelle abbandonassero le loro postazioni di guardia .La nuova destinazione è gli Stati Uniti d’America
Jeanne de Valois è orgogliosissima della sua nuova impresa e guida personalmente il vascello Libertas manovrando il timone .Con gli occhi sempre più scintillanti si congratula con se stessa per il buon esito della sua missione ed anche per il bel gruzzolo guadagnato che si aggiunge ai suoi fratelli maggiori frutto delle imprese precedenti!!!!!!!!!!!!!!!
Napoleone invece guarda in avanti le acque dell’oceano sempre meno nere per effetto dell’alba e già pensa a tutto quello che potrà fare :incrementare le sue ricchezze e la sua fama svolgendo attività di impresa ,farsi eleggere in parlamento ,abolire la schiavitù e costruirsi un esercito di ex schiavi riconoscenti e forti con cui fare il colpo di stato ,prendere il potere ed autoproclamarsi imperatore delle Americhe….. Auguri!!!!!!!!
Questo capitolo è davvero strepitoso carissima Agrifoglio ,perché c’è dentro di tutto e perché si conclude con un evento assolutamente imprevedibile che può cambiare di nuovo le cartine geografiche e le pagine della storia….. Ti prego non farci attendere troppo con gli aggiornamenti , scrivi presto il seguito e continua a stupirci così bene!!!!!!!!!

Recensore Veterano
01/07/23, ore 21:41

Buonasera Agrifoglio,
da incorreggibile romantica, ho amato il dialogo fra Madame Royale ed Oscar. Oscar non può non pensare al suo passato, quanto ascolta la bambina, già tanto saggia, che ha ben chiaro che spesso non ci si accorge del valore di chi ci sta accanto, del valore di chi, accanto a noi, é paziente, leale e generoso. Pensare ad André è inevitabile.
Da amante dei romanzi d’avventura invece, la fuga di Napoleone dall’esilio (e la sua abile pianificazione...fingersi malato)  è un vero colpo di genio, così come i suoi piani per il futuro. Bonaparte alla conquista dell’America dunque?!
Sono curiosissima di leggere il seguito!

Recensore Master
01/07/23, ore 12:08

No, ma a Napoleone le cose vanno proprio tutte bene.. non a quello storico almeno, ma a questo qui.. È una mina vagante, ora vuole infettare anche l'America.. ma mi sa che lì troverà pane per i suoi denti, gli Americani sono tosti e non amano gli invasori! Invece apprezzo molto la saggia decisione di re Luigi, abolire la vetusta, irragionevole ed arcaica legge salica dimostra intelligenza e saggezza.

Recensore Master
01/07/23, ore 11:48

Davvero, cara Agrifoglio, ci hai regalato un altro capitolo fantastico, nel quale possiamo vedere l’evoluzione di alcuni personaggi nonché di situazioni in cui sono venuti a trovarsi, e come queste ultime influiscano su di loro.
Mi è piaciuta la tua trattazione di Napoleone, confinato nell’ostica e brulla isola di Sant’Elena: le sue giornate trascorrono tutte uguali, senza mordente, e lui teme che quell’obbligato soggiorno non possa che concludersi con l’oblio, poiché il suo nome sarebbe stato accantonato e, conseguentemente, dimenticato. L’uomo che è stato, grande e arrogante, ma sempre comunque vincente, ora si trova ad essere ostaggio della Corona inglese, impersonata da un uomo di scarse qualità sia intellettive sia personali, il governatore dell’isola, Sir Hudson Lowe, il quale, dalla comparsa di Napoleone sul territorio di sua competenza, lo aveva preso in odio e con lui intratteneva rapporti sempre tesi fino allo spasimo, godendo, nella sua piccolezza di uomo meschino, del dolore per i piccoli dispiaceri che poteva infliggere all’ex Imperatore. A nulla erano valse le conversazioni di quest’ultimo per cercare di mediare, anche se lui aveva dovuto imparare questo termine, per ottenere una vita che rispecchiasse chi era stato, mentre si ritrovava ad essere considerato alla stregua di un qualunque detenuto, sorvegliato a vista, per la paura del governatore che avesse qualche possibilità di fuga, pur avendolo dislocato nella dimora più insalubre e dimenticata dell’intera isola, di non facile accesso e perciò più agilmente controllabile dai suoi uomini. Ma un uomo dell’intelletto e della sete di rivincita come Napoleone, fino a quando sarebbe rimasto inerte a vedere sfilare i giorni, mentre osservava quell’immensa distesa di acqua che aveva di fronte, senza pensare a come riemergere da quella situazione? Intanto in patria le notizie sulla carcerazione di Napoleone rischiavano di alimentare la sua figura, diffondendo la voce che gli inglesi gli avessero tolto tutti i privilegi costringendolo a mettere all’asta i suoi averi per poter sopravvivere decentemente, e questa situazione a lungo andare avrebbe potuto trasformare l’ex Imperatore in un martire, creando nuovamente dei sostenitori. La preoccupazione della Regina madre a colloquio con Oscar si svolge proprio su questi argomenti: il timore che la fama di Napoleone possa alimentare nuovamente moti contro la monarchia e quella pace ottenuta con tante difficoltà dopo anni di guerre, è un pensiero ormai costante e preoccupante. Oscar però ha una sua visione di Napoleone, del quale non contesta la grandezza e la genialità: egli è un grande, che sicuramente passerà alla storia, l’unica cosa da fare è non alimentare le voci dei sostenitori che ancora lo rivorrebbero sul trono, e il Re dovrebbe evitare di cadere nella trappola di dar loro corda dimostrando invece che la scelta che è caduta su di lui per governare sia stata la migliore, dimostrata dal suo operato e dai risultati conseguiti. Ma Maria Antonietta non voleva solo parlare della problematica inerente a Napoleone, bensì anche della nipotina che a breve avrebbe compito nove anni. Sa che Oscar abbia cominciato ad assisterla e ad insegnarle i primi rudimenti dell’equitazione; sa anche che la principessa Elisabetta ha molta stima di Oscar e tiene in conto tutto quello che le dice, pertanto, stando così le cose, la regina madre mette a parte Oscar del desiderio di suo figlio il re di cancellare la legge salica per poter far salire al trono una donna, dato che dopo svariati tentativi i due regnanti hanno compreso di non poter avere altri figli. Ci si sta preparando per questo passaggio in modo che, quando i tempi saranno maturi, la Francia possa accogliere la prima regina della nazione: per questo motivo alla principessa Elisabetta verranno insegnate tutte le materie atte a farne una persona colta, ma quello che le serve è apprendere anche la saggezza che viene dall’esperienza e dall’onore e per questo prega Oscar di continuare a prestare la sua opera affinché questo traguardo, quando sarà venuto il momento, possa essere raggiunto. Chi più di lei, con la vita che ha condotto, potrebbe essere il miglior maestro per la principessa? E Oscar ancora una volta, fedele ai suoi principi e alla corona francese non si nega mettendosi a disposizione. Gradevole l’intermezzo, a questo riguardo, proprio tra Madame Royale ed Oscar durante una lezione di equitazione dove possiamo vedere l’atteggiamento della bambina, che sembra avere più anni di quelli che ha in realtà per come ragiona e per la voglia continua di apprendere cose nuove. Il padre infatti aveva cominciato a portarla con sé durante le cerimonie ufficiali, avendo già in mente quale sarebbe stato il percorso che la figlia avrebbe dovuto fare.
Un momento di leggerezza ci viene offerto dall’incontro, durante uno dei tanti ricevimenti per il genetliaco della principessa, fra i Marchesi di Saint Quentin e i coniugi Lavoisier. Ora Bernadette è una splendida donna di trent’anni, felicemente sposata e madre di tre figli che si trova perfettamente a ricoprire la sua posizione sociale con naturalezza e senza alcuna ostentazione. Ora lei ha una vita che la appaga totalmente e con la famiglia conduce una vita serena in quel di Lille, pertanto l’incontro con il suo vecchio amore, che per colpa della madre di lui non aveva potuto sposare, in quanto ritenuta non alla sua altezza, si svolge senza alcuna malinconia da parte di Bernadette, mentre Lavoisier, anche lui sposato ad una donna docile ma completamente priva di un qualsiasi slancio, forse un po’ rimpiange ciò che si è lasciato sfuggire per mancanza di carattere, condannandosi ad una vita lavorativamente e culturalmente allettante e gratificante che faceva da contraltare con la sua scialba vita matrimoniale.
Struggente il passaggio nel quale André riceve la notizia dal suo vecchio amico italiano Carlo Altoviti che il medico Lucilio Vianello, di cui ci sarebbe stato bisogno per se stesso, a causa degli appannamenti alla vista sempre più frequenti nonché per i polmoni di Oscar, fosse morto, dopo molteplici traversie non appena tornato in Italia, insieme ad Altoviti, dall’Inghilterra, dove entrambi erano riparati e dove aveva curato quest’ultimo agli occhi restituendogli la vista persa durante la sua prigionia a causa dei moti di Napoli, avendo contratto il colera che lo aveva portato alla tomba. Il dolore di André è immenso soprattutto per aver perso un amico e poi un uomo dal grande intelletto e dalle notevoli capacità, che un tempo lontano li aveva aiutati, mentre ora lui ed Oscar si sarebbero trovati soli ad affrontare le conseguenze dei rispettivi stati di salute senza avere il conforto e il supporto di una persona illuminata, talentuosa e sapiente come Vianello. Molto profondo e sentito il pensiero che André rivolge a Dio affinché, nella sua bontà infinita, potesse accogliere l’uomo con tutte le sue debolezze insieme ai suoi peccati d’orgoglio, dettati più dai tempi vissuti che dalla persona stessa.
E infine, colpo di scena che davvero non mi aspettavo e che potrebbe aprire a nuovi scenari, è quello riguardante niente meno che la fuga di Napoleone da Sant’Elena ad opera di quel duo infernale composto da Jeanne de Valois e dal figlio Albrecht Von Alois dei quali non possiamo che rammentare le gesta e la scaltrezza con cui le hanno messe in atto. Napoleone ha dei sostenitori e delle persone affezionate a lui, quali Paolina, la madre e persino Josephine che, messo da parte il rancore che ognuna prova per l’altra, si sono riunite per dare una possibilità a Napoleone di non continuare a languire in quell’isola solitaria e maledetta, vituperato da un uomo che forse non era degno nemmeno di stargli di fronte, assoldando per questo delicatissimo compito il duo più temerario mai incontrato. E così, dopo aver congegnato un piano, durato alcuni mesi di preparazione, grazie ad un incendio appiccato da alcuni fedelissimi dell’imperatore, messi nella postazione della dimora del governatore, lo vediamo salpare le ancore per le Americhe dove già prefigura il suo futuro, con tutto ciò che potrà fare per conquistare il benvolere degli abitanti, rimpinguare i suoi forzieri per avere denaro che significa potere e armare gente, come gli schiavi africani a cui avrebbe concesso la libertà, per formare poi un suo esercito e tornare in vetta come Imperatore delle Americhe. Decisamente un uomo che non si ferma di fronte alle difficoltà, alle limitazioni che gli sono state imposte, anzi direi che lo spronano per cercare di superarle e di superarsi come in questo caso.
Questi ulteriori fatti, che hai appena introdotto, potrebbero veramente aprire una nuova ed alternativa parentesi in questo grande affresco che hai creato ad arte, per cui non mi resta che rimanere in attesa, certa che mi sorprenderai ancora una volta. Un caro saluto e l’augurio per un sereno fine settimana!

Recensore Master
19/06/23, ore 16:13

Ciao Agrifoglio. Il sipario dell'oscurità é calato su Napoleone. Sono stata lieta di leggere di Oscar e André nonostante tutto. La Leonessa é stanca ma per fortuna ancora qui e nel tempo e con le esperienze é maturata. Hai scritto di quanto accaduto ai diversi personaggi e ho letto con interesse. Mi piace il ruolo di Lisimba. Mi é dispiaciuto per Kitty e per Alain nel suo rapporto con la madre. Sono stata felice per Bernadette, finalmente dopo tante sofferenze. Mi é dispiciuto per il Generale nonostante sia così diverso dalla figlia, fino alla fine e hai ben rappresentato quello che sentiva. Un capitolo ricco e che mi ha fatto riflettere leggendo riguardo le diverse vite dei personaggi. Al prossimo capitolo. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 19/06/2023 - 04:15 pm)

Recensore Junior
18/06/23, ore 14:09

Ciao Agrifoglio e scusa il ritardo.
Questo capitolo chiude molte questioni.
Napoleone viene definitivamente messo da parte e Girodel è finalmente vendicato.
A volte si dice che "la ruota gira ", anche in maniera positiva, per fortuna, come per la giovane Giselle, per il suo neo marito e la neo suocera.
Bernadette ha trovato, dopo tanto soffrire, il giusto sposo e ho idea che una zia birichina ma generosa, con chi vuole, le abbia fatto un grandioso regalo di nozze.
Oscar è maturata e ha realizzato che dietro a statue e a mausolei in onore dei vincitori ci sono sempre troppe perdite umane che conosceranno l'oblio e che la cosa migliore è la pace anche se in lei il fuoco della guerriera non si spegnerà mai.
Mi ha colpito la dipartita dei Conti de Jarjayes, ma hanno avuto una vita piena di soddisfazioni. Figlia genero, nipoti e pronipoti di cui essere fieri.
Alain è tornato a casa senza conseguenze, ma non è riuscito a riappacificarsi con la madre, un vero peccato.
Lisimba vuole intraprendere un percorso difficile ma molto onorevole, e vi riesce grazie ad Oscar e André.
I miei più vivi complimenti per aver riscritto la Storia e averla resa così verosimile.
(Recensione modificata il 18/06/2023 - 02:12 pm)

Nuovo recensore
16/06/23, ore 21:57

Ho letto tutto d’un fiato e con interesse questo capitolo che mostra le sorti di quasi tutti i personaggi dopo Waterloo.
Napoleone è quello che se la passa peggio sotto il profilo della fine della sua incredibile parabola e del triste esilio a Sant’Elena.
Oscar invece è quella che se la passa peggio sotto il profilo della salute perché ha riportato una ferita al polmone che stava per ucciderla e si è salvata soltanto grazie all’intervento di Lisimba ed alla prontezza e bravura del medico militare. Dopo alcuni giorni di incoscienza e di lotta tra la vita e la morte, è tornata poco a poco alla vita, ma segnata nel corpo e mutata nello spirito.
Pur essendo malconcia la leonessa, ha accanto a sé l’amore di tutta una vita che le tiene compagnia e la consola mentre Napoleone non ha questa fortuna, avendo allontanato la donna che più di ogni altra aveva amato ed essendo stato allontanato dalla moglie austriaca che lo aveva sposato con fastidio e riluttanza.
André ha riportato un trauma cranico che gli sta causando annebbiamenti alla vista come nella storia originale. Per ora però sembra passarsela discretamente.
Il più fortunato è il duca di Wellington che non è stato ferito, non è stato esiliato ed ha fatto incetta d titoli ed incarichi diplomatici, rimanendo però un marito scontento ed infedele ed un padre distante.
Von Blucher non pervenuto.
Dopo essere stata ad un passo dalla morte e dopo avere assistito alla morte ed alla sofferenza di tanto soldati, civili ed animali, Oscar ha capito che il mestiere delle armi non fa più per lei e decide di dedicarsi ad attività di ufficio oltre che al ministero della difesa. La sua non è vigliaccheria né impulso alla fuga né ha avuto un crollo psichico. Quella di Oscar è una decisione adulta e meditata, maturata dopo un considerevole lavorio mentale che le ha fatto ritenere intollerabile macinare successo e gloria mentre tantissimi soldati sono morti o seno rimasti mutilati.
Lisimba va all’università e si dedica alla causa dell’abolizionismo mentre Bernadette si sposa e riceve dalla misteriosa zia un magnifico regalo degno di una regina.
Maria Luisa d’Asburgo Lorena ed il figlio vanno in Austria e lì si separeranno perché lui rimarrà col nonno imperatore mentre lei partirà alla volta del suo granducato.
Tornata in Francia Oscar darà vita ad una delle scene più commoventi che hai scritto, rendendo omaggio alla sepoltura di Girodelle il cui ricordo era stato una fonte di ispirazione per lei e l’aveva spronata a lottare fino alla fine per vendicare il suo secondo.
In Francia Oscar si confronterà col vescovo de Talleyrand che la ragguaglierà, seppure sotto forma di metafora, sulle cause della fuga di Napoleone dall’isola d’Elba e col quale scoprirà un’inaspettata unità d’intenti.
Parlerà anche con Maria Antonietta che la metterà al corrente delle ricompense che l’attendono e nelle cui stanze rivedrà la principessa Elisabetta con la quale ha in comune l’appartenenza ad un sesso che ha deluso le aspettative di quanti ne attendevano la nascita.
Triste e commovente è l’incedere fiero e dignitoso di una Oscar smagrita ed emaciata che però ricorda alla regina il portamento del generale de Jarjayes, facendole rammentare quanto poco lei somigliasse alla regale madre.
Giunge il giorno della parata militare ed Oscar, portata in trionfo, fa la gioia di suo padre e di suo marito mentre lei affronta la gloria e gli onori che le sono tributati con distacco, avendo aperto gli occhi su ciò da cui nascono le vittorie militari e sul vero volto della gloria.
Muore però il poetastro, dopo avere declamato l’unico capolavoro della sua vita e muoiono a due mesi di distanza l’una dall’altro i genitori di Oscar con il generale de Jarjayes che nobilmente si dispera perché il suo mondo finisce con lui e chi verrà al loro posto lascia molto a desiderare.
Mi è piaciuto molto questo capitolo e spero che ne seguiranno presto degli altri.
Mi sono piaciuti la nobiltà e la fierezza di Oscar ed anche la sua coerenza perché sebbene lei abbia cambiato idea lo ha fatto seguendo un filo logico che unisce le sue azioni dalla giovinezza all’età adulta. Mi sono piaciute anche la devozione di André, la lealtà di Lisimba, l’amicizia e la malinconia di Maria Antonietta e la freschezza della principessa Elisabetta.
Ho riflettuto di fronte all’ambiguità di Talleyrand, alla freddezza ed all’opportunismo politico ed affettivo di Maria Luisa, alla bonaria spietatezza del duca di Wellington ed alla caduta finale di Napoleone, uomo dal multiforme ingegno rimasto vittima dei suoi demoni interiori e della sua incapacità di accontentarsi. Gli avessero proposto il soglio pontificio, sarebbe stato insoddisfatto anche di quello.
Ho gioito per Bernadette, ho pianto per i genitori di Oscar e per il poetastro, ho asciugato anch’io una lacrima furtiva all’uscita dalla cappella gentilizia della famiglia Girodelle, ho provato tristezza per la solitudine di Alain, indignazione per il trattamento da freak show toccato a Napoleone e divertito stupore di fronte all’ennesima trovata geniale di Jeanne de Valois.
Ti aspetto allora!
BdP

Recensore Junior
16/06/23, ore 02:29

Mi piace davvero tanto questo capitolo, lo spazio che hai dedicato ai vari personaggi ed il modo in cui lo hai dosato tra loro senza eccedere e senza dare poco spazio a nessuno!
Mi ha fatto piacere che Oscar ed André siano sopravvissuti malgrado abbiano riportato entrambi delle ferite e delle conseguenze sulla loro salute. Ho notato anch’io come un’altra lettrice prima di me che hai fatto capitare in sorte ai protagonisti le stesse patologie che avevano alla fine della storia originale sebbene in forma più sfumata e meno mortale. Il clima crepuscolare e di spossatezza fisica e morale però si avverte tutto e quando scrivi che qualcosa della leonessa era definitivamente morto sul campo di battaglia non posso che concordare.
Della leonessa è morta la salute. Adesso, a causa dell’età e delle ferite riportate, la sua resa non potrà più essere quella di prima ed infatti prima al marito e poi a Maria Antonietta, Oscar esprime il desiderio di smettere di combattere.
Della leonessa però, e questo mi dispiace, è morto anche lo spirito battagliero almeno come lei e noi lo avevamo sempre inteso. Dolorosissima è l’immagine in cui lei descrive gli orrori della guerra, la morte dei soldati per effetto delle bombe o dell’eccesso di fatica, di forte impatto emotivo è l’immagine dei soldati che piangono o che si tengono la testa sul campo di battaglia. Pare pure a me di sentire l’odore del sangue mischiarsi a quello della polvere da sparo. Di fronte a tanta sofferenza anche la volontà ferrea di Oscar è ceduta o meglio, non è ceduta, ma si è spostata in un’altra direzione quella del pacifismo.
Come espone anche ad André, Oscar non vuole speculare sulla vita delle persone e non vuole costruirsi un’immagine che abbia come piedistallo le ossa di tanta gente. Oscar è consapevole che per uno che ce la fa e che miete gloria, migliaia di altre persone invece soccombono e non vuole commettere sciacallaggio. Nel corso della parata che chiude la carriera militare attiva di Oscar e che si pone in antitesi con quella di oltre quarant’anni prima che invece l’aprì, malgrado sia diventata ministro della difesa e maresciallo di Francia, malgrado sia stata elevata al rango ducale, malgrado sia la protagonista assoluta della giornata e ben presto vedrà le sue imprese scolpite su di un arco di trionfo come gli antichi generali romani, Oscar non riesce a gioire pienamente perché la sua mente ed il suo cuore corrono dietro al ricordo dei tanti soldati che non ce l’hanno fatta, le cui vite si sono spente nel fango di Waterloo a centinaia di chilometri da casa.
Sono lampanti le differenze tra Oscar e Napoleone.
Napoleone è un ammaliatore di folle ed un manipolatore, ma lui non ha rispetto per le persone, le usa e basta mentre Oscar ama e valorizza tutti coloro che la circondano ed insegue l’interesse degli altri anche più del proprio. Oscar è giusta, generosa, rude fuori e buona dentro mentre Napoleone è egoista, prepotente e troppo pieno di sé per accorgersi degli altri.
Soprattutto, Oscar ha avuto una maturazione che a Napoleone è del tutto mancata. Nel corso degli anni Oscar ha saputo fare piazza pulita di immaturità, infantilismi, falsi miti ed ideali bellico – cavallereschi che non trovavano riscontro nella realtà dei fatti. Una volta toccata con mano la brutalità della guerra, l’immagine del vero soldato, nella mente di Oscar, è stata relegata tra le fantasie da scartare. Napoleone invece sul punto non è mai cresciuto, non ha evoluto il suo pensiero ed anzi lo ha esasperato portandolo fino alle estreme conseguenze ed ora si ritrova esiliato, dopo aver portato guerra al mondo intero perché certi vuoti non li ha mai colmati e certi traumi non li ha mai superati. Oscar apriva il suo cuore agli altri mentre Napoleone considerava soltanto se stesso e neanche nella giusta misura e ciò ha consentito alla prima e non al secondo di dare una svolta positiva alla sua vita.
Oscar ha saputo cogliere il momento in cui era ora di fermarsi mentre Napoleone ha sempre messo il turbo ed alla fine si è schiantato. Una triste fine che però si è andato ampiamente a cercare.
Mi è piaciuto l’epilogo di Lisimba che ha deciso di dedicare la sua vita ad una causa, quella dell’abolizione della schiavitù. Con i soldi guadagnati in tanti anni di servizio, studierà all’università e metterà la sua laurea e la sua istruzione a servizio dei suoi fratelli africani che ancora non ce l’hanno fatta. Anche la scelta del nome e del cognome occidentali denotano la sensibilità e la profondità d’animo di questo gigante buono. E poi ha salvato Oscar ed André e già per questo meriterebbe un’ode del poetastro! Ma un pezzetto dell’arco di trionfo glielo vogliamo dedicare? Pensiamoci!
Ho trovato simpaticissima la principessa Elisabetta con le sue frasi infantili nelle quali però ha colto una profonda verità e l’essenza di Oscar. Con la sua spada e con la sua forza, Oscar comanda tanti uomini. Questa bimba di tre anni e mezzo avrà già colto la delusione che aleggia intorno alla sua nascita? Malgrado i genitori e la nonna si siano sforzati di porre intorno a lei un ambiente accogliente, avrà capito che i francesi si aspettavano qualcos’altro dal parto di sua madre? O è ancora troppo presto? La simpatia che prova per Oscar mi fa pensare che qualche affinità lei l’abbia colta ed io spero che la loro amicizia durerà negli anni a venire.
La linea narrativa di Bernadette si chiude con un bel matrimonio e con la ricomparsa sia pure velata di una zia ingombrante, che tanto era stata di ostacolo ai suoi precedenti legami, ma che nulla ha potuto contro un sentimento autentico.
Accanto ad Albrecht von Alois, Bernadette probabilmente è l’unica persona verso la quale Jeanne de Valois abbia provato dei sentimenti di altruismo. L’ha salvata dal rapimento del conte di Compiègne e dalle voglie morbose del tenente de Ligne ed ora le fa un regalo da mille e una notte, degno di una regina. Jeanne non compare, ma nella sua assenza è più fulgida che mai e riesce a far pensare a sé più di tutti gli invitati. L’entrée del suo regalo, custodito in un cofanetto verde come i suoi occhi, è il fulcro di tutto il ricevimento e riesce a spiazzare persino Oscar ed André.
Una menzione speciale va al generale de Jarjayes che malgrado non sia propriamente di idee moderne esce di scena in grande stile con una citazione dal Gattopardo che mi ha commossa e riempita di ammirazione. Il generale de Jarjayes probabilmente è sempre stato un conservatore sin dai tempi della sua giovinezza. Credeva nella nobiltà, nella forza della spada, nella fedeltà al re e nella continuità della casata, al punto da imprimere un percorso inimmaginabile alla vita della figlia.
Dopo avere creduto a tutto questo, deve essere stato straziante per lui morire vedendo franare tutto il suo mondo e capendo che c’era già un’altra classe sociale, che eufemisticamente parlando non godeva della sua stima, che già scaldava i motori per rimpiazzare i leoni di casa Jarjeyes.
Fortunatamente per lui, oltre alle sue idee, aveva coltivato pure gli affetti sebbene a modo suo e non ne è rimasto deluso né abbandonato.
Un’altra menzione speciale per il poetastro che, dopo una vita di stravaganze, ha saputo accomiatarsi con dignità.
E’ la dignità dei tuoi personaggi oltre alla loro positività che mi ha sempre conquistato.
Un capitolo davvero ricco e toccante. Aspetto il prosieguo!
Alla prossima!
Match Point

Recensore Junior
15/06/23, ore 23:40

Stiamo giungendo a grandi falcate al gran finale e la cosa mi dà un grande dispiacere.
In una storia come questa, la fine vuol dire l’esilio di Napoleone a Sant’Elena. Da quando ho ripreso la lettura di questa storia, dopo alcuni anni di silenzio, mi ha molto affascinato il personaggio di Napoleone e come lo hai reso e ben tratteggiato in queste tue righe. Un personaggio a tutto tondo, mai banale e scontato, portatore di tutti i pregi ed i difetti delle personalità geniali.
Da questo capitolo grazie alla scena iniziale che gli è dedicata ed all’analisi che ne fanno Oscar ed André, emerge la figura di una persona quasi soffocata dalle sue stesse doti. Napoleone era talmente intelligente, determinato, infaticabile ed iperattivo da non saper gestire tutto questo capitale umano che gli era toccato in sorte e da rimanerne vittima. Le sue stesse doti poiché non sono state sempre ben gestite hanno alimentato quei demoni interiori contro i quali, secondo l’Oscar pensiero, si sono incagliati i sogni dell’uomo di Ajaccio. Napoleone aveva l’intelligenza per valutare le sue azioni e la possibilità di fermarsi prima di esagerare, ma non lo fece perché lui concepiva tutta la vita come una continua esagerazione. Il risultato è stato una meteora alla quale l’umanità stava stretta e che ha finito per costituire un brutto mal di stomaco per il mondo intero. Era come se Napoleone ed il resto del mondo stessero su due frequenze diverse e suonassero due spartiti diversi. Non avevano le chiavi di lettura l’uno degli altri.
Da un certo punto in poi la storia di Napoleone è stata la cronaca di un disastro annunciato e questo mi ha dato un enorme dispiacere perché sarebbe potuta andare diversamente. Ebbro di potere e traviato dal successo, l’imperatore ha puntato sempre più in alto e non ha valutato bene le carte che aveva in mano e le reali possibilità. L’esercito russo non era all’altezza della grande armata, ma lui valutò troppo superficialmente il territorio russo che per ampiezza e per clima poco si prestava alle invasioni. Come ha fatto a non accorgersene? Non se ne è voluto accorgere? Ad un certo punto le manie di grandezza hanno preso il sopravvento e gli hanno fatto perdere i contatti con la realtà, non riesco a darmi altre spiegazioni.
Sempre per mania di grandezza, Napoleone ha sposato Maria Luisa d’Asburgo Lorena facendo della sposa un’infelice, di Joséphine de Beauharnais una reietta e di se stesso un parvenu candidato al Razzie Awards per la figura più ridicola del secolo.
E’ più o meno immerso in questi pensieri che lo cogliamo quando, sulla lancia che lo sta conducendo sulla Northumberland, incrocia per l’ultima volta lo sguardo della donna che aveva amato e dalla quale era stato amato, sacrificata sull’altare della ragion di stato e prima ancora dell’ambizione. L’ex imperatore sembra comprendere in quel momento l’errore di valutazione in cui è caduto ed anche se a livello razionale non è giunto e non giungerà mai a rinnegare certi eccessi, sul piano emotivo lo scossone c’è stato.
La sua è stata una vita dedicata all’ambizione che ha smesso di avere un senso quando la gloria gli è stata negata.
Che ruolo ha avuto Talleyrand nella fuga dall’isola d’Elba e nella parabola dei cento giorni?
Ritroviamo colui che in questa ucronia è ancora vescovo impegnato in un colloquio con Oscar. Oscar, urtata dalla sfuggevolezza e dai toni ambigui dell’interlocutore, lo incalza sempre più finché lui non cede all’insistenza ed alla vanità, rivelando con una metafora di avere agevolato, insieme al principe von Metternich, la fuga di Bonaparte perché tanto sarebbe stata una fuga di breve durata e con scarse prospettive di successo. L’immagine delle gazzelle e delle antilopi che si trastullano nella savana è davvero suggestiva così come quella della gabbia del leone lasciata “involontariamente” aperta dalla gazzella e dall’antilope più intraprendenti delle altre.
Oscar, lo sappiamo, non ama molto questi personaggi. Lei preferisce la schiettezza, quelli che dicono pane al pane e vino al vino e le persone troppo inafferrabili e troppo poco inquadrabili come Talleyrand a lei non piacciono. Alla fine la leonessa sbotta e ricorda a Talleyrand tutte le sue connivenze e le tante occasioni in cui ha strizzato l’occhio a qualcuno. Talleyrand si è avvicinato a Robespierre ed ai rivoluzionari, poi a Napoleone e nel mentre ricopriva sempre la carica di ministro degli esteri del re di Francia. Spazientita ed anche disgustata la donna gli chiede quanti padroni avesse servito in vita sua. La risposta del vescovo la spiazza: in vita sua lui ha servito un solo padrone ed anzi una sola padrona, la stessa che sempre servirono i suoi nobili antenati. Ciò chiude il dialogo con una nota che fa riflettere. Alla fine sia Oscar che Talleyrand hanno servito la Francia, lei come eroica leonessa e lui come abile e sfuggente diplomatico. Ognuno ha usato i mezzi a sua disposizione per perseguire lo stesso risultato.
Troviamo anche riportate le sorti dell’acerrimo nemico di Napoleone, quel duca di Wellington che si costruì una reputazione, una gloria, una ricchezza ed un’ascesa nei ranghi della nobiltà sulla lotta a Bonaparte senza averci mai combattuto. L’unica volta che si trovò di fronte all’esercito dell’imperatore, che non era neanche quello dei bei tempi e degli anni giovanili, stava per rimediarci una sonora sconfitta se non fosse stato per i prussiani di von Blucher.
Il duca di Wellington però era uno che sapeva capitalizzare i suoi successi ed all’indomani della battaglia di Waterloo accantonò la gloria militare ed iniziò la carriera politica cominciando proprio da Parigi, la tana della leonessa. Ci offri un bel resoconto del dopo Waterloo di questo eroe nazionale inglese che con tutte le sue glorie non riuscì a sfuggire a quella palla al piede della moglie alla quale il senso dell’onore lo unì in un reciproco ergastolo.
A me questo resoconto suscita un senso di vite sprecate. Wellington e la moglie trascorsero la vita a non capirsi, ad asfissiarsi ed a farsi del male per poi ritrovarsi sul letto di morte di lei, a dirsi in poco tempo tutto quello che non si erano detti in una vita. Lei morì rinfrancata od ancora più affranta? Lui si tolse un peso? Il peso di sicuro non se lo tolsero i figli visto che tu ci spieghi che sono vissuti col dispiacere di non essere all’altezza del famoso genitore.
Io penso che sarebbe bastato molto poco per far vivere tutti meglio. Fermo restando che questo matrimonio non s’aveva da fare, uno dei due od entrambi avrebbero dovuto cedere. Soprattutto la duchessa avrebbe dovuto capire che la partita era chiusa da tempo anziché ostinarsi ad assillare un marito che da tempo non l’amava più. Ne andava della dignità sua e del benessere di tutti. Preferì stargli alle calcagna, alitargli sul collo e praticare uno snervante accanimento terapeutico su un amore che era morto da tempo, ingelosendosi ad ogni sentore di nuova scappatella e magari aumentando il numero delle scappatelle col suo atteggiamento assillante che favoriva la fuga. Mi domando se ne sia valsa davvero la pena.
Ti faccio i miei complimenti per quest’altro bel capitolo molto ricco di personaggi e di eventi. Dal fatto che abbia chiuso le linee narrative di quasi tutti i personaggi (un requiem al generale de Jarjayes, alla moglie ed al poetastro che ci lasciano), capisco che siamo agli sgoccioli. Mi dispiace, ma ho anche tanta curiosità di sapere come finirà questa bella storia.
Bretzel Salato

Recensore Junior
14/06/23, ore 23:39

Innanzitutto complimenti per le citazioni!
Sia quella di Shakespeare che quella di Tomasi di Lampedusa sono adattissime alle situazioni descritte.
La più facile da accostare è senza dubbio l’ultima, quella del Gattopardo ed infatti il generale de Jarjayes ha fatto un discorso degno del principe di Salina. Il nobiluomo è felice del successo di Oscar, ma è anche irrimediabilmente triste per la fine del suo mondo. La moglie è morta due mesi prima e subito dopo si è ammalato. Malgrado la gioia del trionfo di Oscar il generale muore col cruccio che la sua classe sociale sta morendo con lui. Il ciclo vitale della nobiltà è finito, è iniziato col medioevo e con le crociate, è prosperato nei secoli successivi ed è andato esaurendosi all’inizio del diciottesimo secolo col diffondersi dell’assolutismo e del pensiero illuminista. Adesso la nobiltà, privata dei suoi poteri e svuotata di contenuto, è una classe sociale che ha perso la sua ragione di esistere e che è percepita dalla popolazione come una casta piena di privilegi e priva dei più elementari doveri. Sebbene questa tua ucronia abbia fatto in modo che Oscar convincesse la regina ad introdurre delle riforme così che anche i nobili pagassero le tasse e fossero aboliti i feudi e riformati la giustizia ed il sistema di riscossione, la nobiltà, pur avendo salvato la testa dalla ghigliottina, ha soltanto rallentato la sua estinzione. Una nuova classe sociale, la borghesia è immensamente più giovane e vitale e scalpita all’idea di diventare la nuova classe dominante e di occupare il suo posto nella storia. Il generale de Jarjayes sa che tutto questo è inevitabile e malgrado ciò non accetta quest’evoluzione che per lui è un’involuzione. Coloro che soppianteranno lui e gli altri nobili non sono altro che dei lestofanti, degli avventurieri che sfrutteranno i meccanismi della democrazia per farsi eleggere e reprimere i popoli peggio di tutti i re che si sono susseguiti nella storia. La democrazia per il generale de Jarjayes è un grande inganno, la grande menzogna dell’epoca moderna, lo specchietto per le allodole delle generazioni a venire che, sentendosi uguali gli uni agli altri, penseranno di non avere limiti e saranno così sfruttate. I nobili sono i gattopardi ed i leoni mentre quelli che verranno dopo sono gli sciacalletti e le iene. Tutti quanti, comprese le pecore (il popolo?), continueranno a credersi il sale della terra. Quest’ultima frase indica secondo me la consapevolezza della relatività dei giudizi e dell’importanza e dell’insostituibilità che ognuno attribuisce a se stesso. Credo che il generale de Jarjayes in parte fosse consapevole che, malgrado le illusioni, nessuno è insostituibile pur augurandosi ed illudendosi di esserlo.
Anche la seconda citazione tuttavia è pertinente. In apparenza questa non coglie nel segno perché Napoleone non si è mai risparmiato ed infatti non è rimasto schiavo. Non era tipo da incolpare le stelle, il fato o la mala sorte. Se mai la colpa era dei suoi generali che non eseguivano a dovere gli ordini. Era un uomo intraprendente che non lasciò nulla di intentato e che non ebbe mai rimpianti.
La frase di Shakespeare in realtà è adatta al contesto e si colloca sul solco delle riflessioni di Oscar e di ciò che accade nel paragrafo dedicato a Napoleone. L’ex imperatore non seppe mai moderarsi né trovare un equilibrio interiore e, come dice Oscar, tutti i sogni che aveva si infransero contro i demoni che gli si agitavano dentro prima ancora che contro le armate nemiche. Alla fine del primo paragrafo inoltre Napoleone vede all’improvviso Joséphine de Beauharnais ed è colto dai ricordi e dai rimorsi. Si rende conto di avere immolato gli affetti più cari e la parte più autentica di sé sull’altare dell’ambizione, con l’unico risultato di allontanare l’unica donna che avesse mai amato per sposarne un’altra che non lo voleva e che alla fine lo avrebbe abbandonato. Napoleone ha fatto la figura dell’ingenuo e dell’arrivista e si è ritrovato solo senza gloria e senza amore. La colpa quindi non è delle sue cattive stelle se Napoleone ha perso a Lipsia ed a Waterloo e se il suo esercito è stato distrutto in Russia. La colpa è di Napoleone stesso che si fece trasportare dalla sua megalomania e dal suo impulso irrefrenabile ad alzare sempre di più la posta in gioco. Per tutti questi motivi Napoleone rimase schiavo di se stesso.
Mi è piaciuta molto anche la carrellata dei personaggi minori con Bernadette che finalmente corona il suo sogno d’amore, uscendo da quel tunnel di sfortuna nel quale era rimasta intrappolata. Colpisce come questa ragazza passi con nonchalance dagli alloggi di servizio all’essere una della prime dame della nobiltà e quando il paggio dice che il cofanetto era per la signora marchesa io personalmente ho avvertito l’effetto. Ora Bernadette supera in nobiltà e ricchezza i suoi ex fidanzati che troppo bene con lei non si comportarono soprattutto uno dei due, ma, e qui sta la grandezza e l’intelligenza della ragazza, lei non si crogiola in questi pensieri inutili, oziosi ed anche un poco pericolosi. Lei va al succo delle cose, guarda subito all’aspetto importante della situazione e si bea di avere finalmente una famiglia sua con l’uomo che ama.
Alla fine del paragrafo troviamo uno dei colpi di scena più belli della storia e cioè quell’immenso brillante più grosso di una noce che fa la sua comparsa all’interno di un cofanetto verde (come gli occhi di chi?) e che tanto somiglia ad una certa collana, rubata tanti anni prima in uno degli scandali più grossi della storia della Francia e del mondo intero. Cosa e soprattutto chi ci fosse dietro quel dono inatteso e misterioso Oscar ed André lo capiscono subito e con loro anche i lettori. Il paragrafo si chiude con lo stupore di Oscar e di André e non sappiamo come è andata a finire. Mi auguro che essendo trascorso tanto tempo ed essendo passata tanta acqua sotto ai ponti, Oscar ed André abbiano lasciato correre e non abbiano rovinato la festa agli sposi. A chi sarebbe giovato in fin dei conti? I due fratelli gioiellieri magari erano morti senza eredi.
Chiudo con una considerazione sui duchi di Wellington che escono di scena nel modo più malinconico che si potesse immaginare per loro. Lui ha raggiunto l’apoteosi della gloria, ha lasciato la vita militare ed ora è ambasciatore inglese a Parigi. Lei ha fatto armi e bagagli e lo ha raggiunto senza che magari il marito avesse fatto i salti di gioia per il suo arrivo. L’unione apparentemente perfetta si risolve con lei che fa la madre e stringe nuove amicizie e lui che si dà alle avventure galanti.
Leggiamo infine delle note sul loro futuro. Lei tenterà fino alla fine di rinverdire i fasti dell’amore giovanile, ma senza alcun successo. Non solo. L’insofferenza di Lord Arthur si contagerà dalla moglie ai figli che passeranno la vita col complesso di inferiorità rispetto al genitore, il che richiama anche il paragrafo dove compare Maria Antonietta. Si trascineranno dietro un matrimonio infelice e rabberciato fino all’età anziana finché lei non morirà disperata, a cinquantotto anni, che per l’epoca magari era un’età di tutto rispetto, ma che per noi sono davvero pochi per morire. Soltanto sul letto di morte di lei, questi due sfortunati coniugi riusciranno a parlarsi a cuore aperto ed in parte a capirsi.
Ora io mi chiedo cosa possa essere andato storto. O si tratta di una vulgata e non è andata esattamente così oppure? Sono stati così impegnati a rendersi reciprocamente infelici da non accorgersi di qualche possibile rimedio oppure è da incolpare l’educazione di una volta che chiudeva gli animi anziché aprirli, innalzando dei muri di falsi rispetti e pudori tra persone pur così vicine in famiglia? Oppure erano proprio loro due ad essere poco assortiti ed affetti da totale incomunicabilità?
Il capitolo è uno dei più belli e malinconici che abbia mai letto, pervaso da un’aura di sofferenza ed anche di pacata rassegnazione perché il mondo è così e l’animo umano pure.

Recensore Veterano
14/06/23, ore 20:50

Ecco, alla fine Oscar ha tratto le sue conclusioni.
Con la vecchiaia e la disillusione arriva la saggezza, quindi la Leonessa ha deciso che non parteciperà mai più ad una battaglia. Ha chiuso con la guerra e lo giura all'Amore della sua vita, che è ancora al suo fianco.
Napoleone l'Amore della sua vita l'ha perso, perchè ha scelto di buttarlo via per la ragion di stato, ma gli compare davanti ancora un'ultima volta.
Con la parata militare che celebra la prima ricorrenza della vittoria di Waterloo sembra chiudersi un cerchio, iniziato con la parata di Oscar giovinetta nell'uniforme bianca.
Napoleone invece è gabbato dagli inglesi (e dal loro sense of humor) e finisce  su un'isola vulcanica persa nell'immensità dell'oceano atlantico. Il cerchio è impluso in un buco nero.
Brava, un  caro saluto!

Recensore Master
14/06/23, ore 14:58

E dunque, troviamo in questo capitolo la sorte di due leoni: di un feroce leone selvaggio, cui due antilopi o gazzelle più furbe di altre hanno aperto la gabbia, pur sapendo che la sua sortita sarebbe durata assai poco; e quella della leonessa di Francia, ammaccata e ferita, ma non doma, e che serba sempre, nella fierezza della postura e dello sguardo, il retaggio del padre. Mi ha molto intenerita la frase della piccola Principessa Elisabetta, ma più ancora, mi ha immalinconito la riflessione di Maria Antonietta, relativa a quanto si possa essere simili o diversi dai propri grandi genitori. Noto anche che, con eleganza, e ventisei anni dopo la cronologia della storia originale, oltre che per motivi diversi, attribuisci ai nostri due protagonisti, in forma larvata e incipitaria, gli stessi malanni fisici che li caratterizzano nell'ultima parte del racconto ikediano: notevole trovata narrativa!
Ora però voglio vedere come Oscar si abituerà all'attività meramente burocratica e amministrativa: l'età e le ferite, è vero, si fanno sentire, ma il suo temperamento impavido saprà adattarsi?
Un saluto caro e a presto,
d