Davvero, cara Agrifoglio, ci hai regalato un altro capitolo fantastico, nel quale possiamo vedere l’evoluzione di alcuni personaggi nonché di situazioni in cui sono venuti a trovarsi, e come queste ultime influiscano su di loro.
Mi è piaciuta la tua trattazione di Napoleone, confinato nell’ostica e brulla isola di Sant’Elena: le sue giornate trascorrono tutte uguali, senza mordente, e lui teme che quell’obbligato soggiorno non possa che concludersi con l’oblio, poiché il suo nome sarebbe stato accantonato e, conseguentemente, dimenticato. L’uomo che è stato, grande e arrogante, ma sempre comunque vincente, ora si trova ad essere ostaggio della Corona inglese, impersonata da un uomo di scarse qualità sia intellettive sia personali, il governatore dell’isola, Sir Hudson Lowe, il quale, dalla comparsa di Napoleone sul territorio di sua competenza, lo aveva preso in odio e con lui intratteneva rapporti sempre tesi fino allo spasimo, godendo, nella sua piccolezza di uomo meschino, del dolore per i piccoli dispiaceri che poteva infliggere all’ex Imperatore. A nulla erano valse le conversazioni di quest’ultimo per cercare di mediare, anche se lui aveva dovuto imparare questo termine, per ottenere una vita che rispecchiasse chi era stato, mentre si ritrovava ad essere considerato alla stregua di un qualunque detenuto, sorvegliato a vista, per la paura del governatore che avesse qualche possibilità di fuga, pur avendolo dislocato nella dimora più insalubre e dimenticata dell’intera isola, di non facile accesso e perciò più agilmente controllabile dai suoi uomini. Ma un uomo dell’intelletto e della sete di rivincita come Napoleone, fino a quando sarebbe rimasto inerte a vedere sfilare i giorni, mentre osservava quell’immensa distesa di acqua che aveva di fronte, senza pensare a come riemergere da quella situazione? Intanto in patria le notizie sulla carcerazione di Napoleone rischiavano di alimentare la sua figura, diffondendo la voce che gli inglesi gli avessero tolto tutti i privilegi costringendolo a mettere all’asta i suoi averi per poter sopravvivere decentemente, e questa situazione a lungo andare avrebbe potuto trasformare l’ex Imperatore in un martire, creando nuovamente dei sostenitori. La preoccupazione della Regina madre a colloquio con Oscar si svolge proprio su questi argomenti: il timore che la fama di Napoleone possa alimentare nuovamente moti contro la monarchia e quella pace ottenuta con tante difficoltà dopo anni di guerre, è un pensiero ormai costante e preoccupante. Oscar però ha una sua visione di Napoleone, del quale non contesta la grandezza e la genialità: egli è un grande, che sicuramente passerà alla storia, l’unica cosa da fare è non alimentare le voci dei sostenitori che ancora lo rivorrebbero sul trono, e il Re dovrebbe evitare di cadere nella trappola di dar loro corda dimostrando invece che la scelta che è caduta su di lui per governare sia stata la migliore, dimostrata dal suo operato e dai risultati conseguiti. Ma Maria Antonietta non voleva solo parlare della problematica inerente a Napoleone, bensì anche della nipotina che a breve avrebbe compito nove anni. Sa che Oscar abbia cominciato ad assisterla e ad insegnarle i primi rudimenti dell’equitazione; sa anche che la principessa Elisabetta ha molta stima di Oscar e tiene in conto tutto quello che le dice, pertanto, stando così le cose, la regina madre mette a parte Oscar del desiderio di suo figlio il re di cancellare la legge salica per poter far salire al trono una donna, dato che dopo svariati tentativi i due regnanti hanno compreso di non poter avere altri figli. Ci si sta preparando per questo passaggio in modo che, quando i tempi saranno maturi, la Francia possa accogliere la prima regina della nazione: per questo motivo alla principessa Elisabetta verranno insegnate tutte le materie atte a farne una persona colta, ma quello che le serve è apprendere anche la saggezza che viene dall’esperienza e dall’onore e per questo prega Oscar di continuare a prestare la sua opera affinché questo traguardo, quando sarà venuto il momento, possa essere raggiunto. Chi più di lei, con la vita che ha condotto, potrebbe essere il miglior maestro per la principessa? E Oscar ancora una volta, fedele ai suoi principi e alla corona francese non si nega mettendosi a disposizione. Gradevole l’intermezzo, a questo riguardo, proprio tra Madame Royale ed Oscar durante una lezione di equitazione dove possiamo vedere l’atteggiamento della bambina, che sembra avere più anni di quelli che ha in realtà per come ragiona e per la voglia continua di apprendere cose nuove. Il padre infatti aveva cominciato a portarla con sé durante le cerimonie ufficiali, avendo già in mente quale sarebbe stato il percorso che la figlia avrebbe dovuto fare.
Un momento di leggerezza ci viene offerto dall’incontro, durante uno dei tanti ricevimenti per il genetliaco della principessa, fra i Marchesi di Saint Quentin e i coniugi Lavoisier. Ora Bernadette è una splendida donna di trent’anni, felicemente sposata e madre di tre figli che si trova perfettamente a ricoprire la sua posizione sociale con naturalezza e senza alcuna ostentazione. Ora lei ha una vita che la appaga totalmente e con la famiglia conduce una vita serena in quel di Lille, pertanto l’incontro con il suo vecchio amore, che per colpa della madre di lui non aveva potuto sposare, in quanto ritenuta non alla sua altezza, si svolge senza alcuna malinconia da parte di Bernadette, mentre Lavoisier, anche lui sposato ad una donna docile ma completamente priva di un qualsiasi slancio, forse un po’ rimpiange ciò che si è lasciato sfuggire per mancanza di carattere, condannandosi ad una vita lavorativamente e culturalmente allettante e gratificante che faceva da contraltare con la sua scialba vita matrimoniale.
Struggente il passaggio nel quale André riceve la notizia dal suo vecchio amico italiano Carlo Altoviti che il medico Lucilio Vianello, di cui ci sarebbe stato bisogno per se stesso, a causa degli appannamenti alla vista sempre più frequenti nonché per i polmoni di Oscar, fosse morto, dopo molteplici traversie non appena tornato in Italia, insieme ad Altoviti, dall’Inghilterra, dove entrambi erano riparati e dove aveva curato quest’ultimo agli occhi restituendogli la vista persa durante la sua prigionia a causa dei moti di Napoli, avendo contratto il colera che lo aveva portato alla tomba. Il dolore di André è immenso soprattutto per aver perso un amico e poi un uomo dal grande intelletto e dalle notevoli capacità, che un tempo lontano li aveva aiutati, mentre ora lui ed Oscar si sarebbero trovati soli ad affrontare le conseguenze dei rispettivi stati di salute senza avere il conforto e il supporto di una persona illuminata, talentuosa e sapiente come Vianello. Molto profondo e sentito il pensiero che André rivolge a Dio affinché, nella sua bontà infinita, potesse accogliere l’uomo con tutte le sue debolezze insieme ai suoi peccati d’orgoglio, dettati più dai tempi vissuti che dalla persona stessa.
E infine, colpo di scena che davvero non mi aspettavo e che potrebbe aprire a nuovi scenari, è quello riguardante niente meno che la fuga di Napoleone da Sant’Elena ad opera di quel duo infernale composto da Jeanne de Valois e dal figlio Albrecht Von Alois dei quali non possiamo che rammentare le gesta e la scaltrezza con cui le hanno messe in atto. Napoleone ha dei sostenitori e delle persone affezionate a lui, quali Paolina, la madre e persino Josephine che, messo da parte il rancore che ognuna prova per l’altra, si sono riunite per dare una possibilità a Napoleone di non continuare a languire in quell’isola solitaria e maledetta, vituperato da un uomo che forse non era degno nemmeno di stargli di fronte, assoldando per questo delicatissimo compito il duo più temerario mai incontrato. E così, dopo aver congegnato un piano, durato alcuni mesi di preparazione, grazie ad un incendio appiccato da alcuni fedelissimi dell’imperatore, messi nella postazione della dimora del governatore, lo vediamo salpare le ancore per le Americhe dove già prefigura il suo futuro, con tutto ciò che potrà fare per conquistare il benvolere degli abitanti, rimpinguare i suoi forzieri per avere denaro che significa potere e armare gente, come gli schiavi africani a cui avrebbe concesso la libertà, per formare poi un suo esercito e tornare in vetta come Imperatore delle Americhe. Decisamente un uomo che non si ferma di fronte alle difficoltà, alle limitazioni che gli sono state imposte, anzi direi che lo spronano per cercare di superarle e di superarsi come in questo caso.
Questi ulteriori fatti, che hai appena introdotto, potrebbero veramente aprire una nuova ed alternativa parentesi in questo grande affresco che hai creato ad arte, per cui non mi resta che rimanere in attesa, certa che mi sorprenderai ancora una volta. Un caro saluto e l’augurio per un sereno fine settimana! |