Recensioni per
La leonessa di Francia.
di _Agrifoglio_

Questa storia ha ottenuto 1539 recensioni.
Positive : 1537
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Junior
03/08/23, ore 22:50

Napoleone è scappato oltre l’oceano Atlantico a combinare chissà cosa in America ma ancora se ne sente parlare in Europa, a cominciare dall’ode ‘Egli è’ !!!!!!!!!!!!!! di uno dei nipoti dell’autore del trattato Dei delitti e delle pene!!!!!!!!!!! Con buona pace del Manzoni, è davvero esilarante questa modifica dell’incipit del 5 maggio! E’ tanto esilarante quanto necessaria perché se Napoleone vive ancora non si può dire Ei fu!
Napoleone ha una di quelle personalità che non si trovano nemmeno una per generazione, capace di infiammare gli animi anche a distanza e lo abbiamo visto pure nel precedente capitolo. In questo, la capacità dell’ex imperatore di attirare su di sé l’attenzione e l’ammirazione della gente si ripercuote su un caso giudiziario che ha subito infiammato la provincia francese e la cui eco è presto giunta nella capitale, con possibilità come riferisce Oscar di valicare anche i confini nazionali.
Il caso giudiziario in questione è quello del rosso e il nero, il celebre romanzo di Stendhal che nella parte finale ci mostra il processo e la decapitazione di Julien Sorel, colpevole di avere attentato alla vita di una sua ex amante.
Il punto è che, come la regina Maria Antonietta spiega subito ad Oscar, Julien Sorel è un popolano innalzato dall’intelligenza e dalla cultura ed anche un fervente ammiratore di Napoleone Bonaparte. Queste due circostanze rischiano di creare delle spaccature tra ammiratori di Napoleone e sudditi fedeli ai Borbone, tra monarchici e giacobini e di riportare in auge delle faide e, nel peggiore dei casi, anche la guerra civile. Il rischio è latente ma sempre in agguato ed infatti, per quanto l’opinione di chi assiste al processo sembri essere compatta e per nulla condizionata da questioni politiche o socio economiche, ci pensa l’imputato, con un discorso suicida e provocatorio, a riportare la questione a galla, a prezzo della sua stessa vita.
Julien Sorel, nel suo discorso finale, esprime finalmente tutto il disagio che ha sempre portato con sé, la dicotomia in cui è vissuto e che lo ha lacerato, quel non appartenere sé ad una classe né ad un’altra. Prima, l’ambizione lo aveva indotto a mentire ed a dissimulare mentre adesso il venir meno di tutte le speranze e le ambizioni gli scioglie la lingua, consentendogli di lamentarsi per le diseguaglianze sociali che secondo lui sono alla base della sua probabilissima condanna. Questa penuria di occasioni di emergere Julien Sorel l’ha sempre ricondotta alla caduta di Napoleone che invece aveva promosso il merito e l’uguaglianza, perlomeno sulla carta ed a scopi utilitaristici.
Scoperchiato il vaso di Pandora contenente il male del secolo, Julien Sorel ha rischiato seriamente di riportare a galla un conflitto latente, pronipote dell’illuminismo, nipote dei moti rivoluzionari (qui abortiti) e figlio della velocissima parabola napoleonica. Oscar ed André hanno perciò dovuto sudare le classiche sette camicie per tentare, invano, di riportare il giovane alla ragione e, successivamente e con maggior successo, di impedire tafferugli all’indomani della condanna e dell’esecuzione.
Quella napoleonica, lo abbiamo visto anche nel capitolo precedente, è un’eredità pesantissima che la principessa Elisabetta, da neodelfina, ha tentato di fronteggiare su due piani diversi. Col panem et circenses, inviando a Besançon una nota compagnia d’attori come arma di distrazione di massa, efficace in tutte le epoche. Con un matrimonio politico al quale si autocondanna per unire le due dinastie e tentare di disinnescare il conflitto.
Entra perciò in ballo il duca di Reichstadt che, dopo la caduta del padre, è diventato un membro secondario della dinastia asburgica, ma che in realtà è un prigioniero politico, separato dalla madre e guardato a vista.
Il disagio di questo giovane nato a cavallo tra due mondi ricorda certamente il triste destino che sarebbe toccato al figlio di Julien Sorel, il giovane talentuoso ed emerso e caduto rapidamente (che nella similitudine richiama Napoleone) e di Mathilde de La Mole, nobildonna di antico lignaggio e di moderne fortune (che rievoca Maria Luisa d’Asburgo Lorena). Qui tu fai avere alla figlia del ricco e potente marchese un aborto spontaneo che risolve le cose nel modo più rapido ed indolore possibile mentre, se così non fosse stato, Mathilde de La Mole, dopo la morte di Julien Sorel, sarebbe tornata in seno alla sua ricca famiglia (replicando il ritorno di Maria Luisa nel nido degli Asburgo) mentre il figlio sarebbe stato affidato a qualche balia del popolo della periferia parigina o di qualche sperduto villaggio di campagna e sarebbe vissuto da plebeo e da illegittimo, con i soldi che avanzavano al nonno e con una madre che si era rifatta una vita altrove e che era sostanzialmente disinteressata a lui.
Il duca di Reichstadt vive a Vienna tra la Hofburg e Schönbrunn ed ha iniziato un’amicizia affettuosa con l’arciduchessa Sofia che il cinema (e non la storia) tramanderà ai posteri come una delle suocere più arcigne che la celluloide ricordi. Questa relazione nell’immediato dà felicità ad entrambi i giovani, così affini ed innamorati, ma la cosa non è destinata a durare perché il palazzo non è piccolo, ma la gente mormora lo stesso e, dopo che la successione in un modo o nell’altro è stata assicurata, non si può permettere che circolino voci sulla paternità e quindi sulla legittimità del futuro imperatore Francesco Giuseppe. Niente di più opportuno allora che accettare la proposta di matrimonio della delfina francese e levare le tende da Vienna.
Nella realtà, gli austriaci non avrebbero mai allentato la presa e non avrebbero certo consentito al loro prigioniero dorato di lasciare l’Austria, ma qui le cose stanno andando diversamente anche se nessuno assicura (e mi sembra piuttosto difficile che avvenga) che il giovane duca sia destinato a brillare ed anzi ci sono tutti gli elementi per supporre che passerà da una prigione all’altra.
Sembra certo che, così come il figlio di Julien Sorel e di Mathilde de La Mole, sopravvivendo, sarebbe stato destinato alla sudditanza e non soltanto all’irrilevanza, allo stesso modo, il duca di Reichstadt col matrimonio diventerà il principe consorte di una regina ed il suo ruolo subalterno lo si vede già nel fatto che è lei a chiedere la mano di lui e non il contrario. La futura moglie ha già detto di non essere tipo da farsi mettere i piedi in testa ed essendo allieva di cotanta maestra possiamo crederle sulla parola.
Non potendosi appellare alla convenzione di Ginevra ancora inesistente, il mancato Napoleone II dovrà raggiungere la terra che suo padre tentò invano di conquistare, ma non come conquistatore bensì come pedina (conquistata) di un matrimonio politico col ruolo che un tempo fu di sua madre e della prozia Maria Antonietta.
Mi è molto piaciuto questo novantottesimo capitolo che ci mostra ancora una volta le conseguenze delle modifiche politiche dovute alla solo apparente meteora napoleonica. Il potere di Napoleone ebbe vita breve, ma quella roboante avventura non è stata mai dimenticata ed ha cambiato le menti degli uomini a venire. Napoleone era un uomo moderno che si è fatto da sé e che ha dimostrato alla gente che non sempre una nascita svantaggiata è invalidante e che tutti con molta volontà e tanta fortuna possono emergere. Questo nuovo modo di concepire la vita ed il destino degli uomini ha reso le persone più esigenti, tanto che la sconfitta e l’esilio dell’imperatore hanno lasciato gli uomini orfani di un simile uomo, ma non del suo esempio.
Sulla scia dei disagi e delle spaccature lasciate dal grande corso, assistiamo al processo ed alla drammatica esecuzione di chi in quell’avventura aveva creduto e se ne era fatto plasmare e condizionare. Successivamente vediamo che quella stessa spaccatura richiederà la sutura di un matrimonio politico che unirà due dinastie, ma difficilmente due cuori, non fosse altro per il fatto che uno dei due nubendi ha lasciato il suo a Vienna.
Tanti complimenti affettuosi e sinceri! A presto, spero, con il prossimo capitolo ed a proposito quanti ne mancano?
Bretzel Salato

Recensore Master
03/08/23, ore 17:32

Ciao Agrifoglio. Sono stata lieta di leggere della Principessa Elisabetta Delfina nonostante questo matrimonio. Ma quello che ho trovato interessante in questo capitolo è il crossover con Julien Sorel e deve essere stato impegnativo scrivere al riguardo. Ho letto con attenzione quanto abbia detto Oscar a Julien dove emerge la differenza nell'agire tra quest'ultimo e André. Ho immaginato lo stato d'animo di André con la sua reazione riguardo Julien. Al prossimo capitolo. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 03/08/2023 - 05:37 pm)

Recensore Junior
01/08/23, ore 23:03

Che bell’intreccio che è venuto quello tra la leonessa ed il rosso e il nero!
I personaggi del rosso e il nero sono molto giovani e quindi molto icastici e tagliati con l’accetta. Per questa ragione non sfigurano accanto ad Oscar che pure lei è una figura molto netta. In questa versione in realtà sono Oscar ed André i personaggi ragionevoli e sfumati perché hanno molti anni sulle spalle e le varie esperienze vissute li hanno indotti a modificare la loro visione del mondo ed a smussare i loro eccessi. In questa tua versione alternativa Oscar ed André sono sopravvissuti e per farcela hanno dovuto rivedere i loro difetti e le loro spigolosità, scendendo a patti con la vita.
La musica è diversa per i personaggi del rosso e il nero che invece sono giovanissimi e che non sopravvivono, perlomeno Julien Sorel mentre il futuro di Mathilde de La Mole ci è sconosciuto e quindi non sappiamo se la bella marchesina sarà costretta a rinsavire parzialmente o se rimarrà tale e quale a vita.
Julien Sorel non conosce sfumature. Per tutta la vita è stato pervicacemente ambizioso, ha desiderato ferocemente salire, salire e salire a scapito di qualsiasi diversa considerazione e di qualunque sentimento. Chiuso in carcere ed in procinto di essere processato, dice addio a qualunque ambizione anche a quella naturale di sopravvivere ed a quella più che lecita di difendersi processualmente. Per tutta la vita è stato un ipocrita, ha esercitato un controllo totale sulle sue emozioni e nascondendo la sua natura, simulando e manipolando il prossimo, è andato avanti nella menzogna. Nella parte finale della sua vita invece sceglie di dire non soltanto la verità, ma anche tutto ciò che gli passa per la testa, senza filtri e senza addomesticamenti ben sapendo che ciò brucerà qualsiasi pur vaga speranza di assoluzione.
In questo suo passare da un opposto all’altro Julien Sorel è molto giovane ed anche molto vero. Inutilmente Oscar ed André, soprattutto André, tentano di modificarlo e di instillargli un briciolo di buon senso. Lui ormai ha deciso, preferendo morire piuttosto che rinunciare ad una parte di sé ed alla sua personale visione del mondo. In questo senso è giusto affermare, come fa Oscar, che Julien si è suicidato per l’impossibilità di vivere in un mondo a sua misura e per l’estraneità a qualsiasi classe sociale. Lui non era un plebeo e non era un nobile, era soltanto Julien Sorel e quando il suo io è franato insieme alle sue ambizioni, per lui non c’è stato futuro. Ma è anche giusto affermare che Julien Sorel è uno psicopatico / sociopatico, come con parole più antiquate dice André perché il giovane non accetta il giudizio degli altri, non tollera il dissenso e quando ci va incontro preferisce auto annullarsi piuttosto che fare uno sforzo e ricominciare tutto da zero.
Ho letto le altre recensioni dove si parla di vuoto affettivo ed in effetti l’incontro col padre spingerebbe in questa direzione. Julien Sorel cominciò la sua estraniazione sin dai primissimi anni di vita perché il padre ed i fratelli lo umiliavano, lo battevano e lo irridevano. L’avrà proseguita in gioventù tra i compaesani e poi l’ha portata avanti nel mondo del lavoro. E’ anche vero comunque che Julien Sorel non fa nulla per colmare questo vuoto affettivo. Lui non tenta nel corso del romanzo di recuperare il rapporto con il padre e con i fratelli maggiori ed anche con madame de Renal e con Mathilde de La Mole instaura dei rapporti che sono sempre molto ambigui. Non è sincero, non si lascia andare ed antepone la sua ambizione ed il suo orgoglio a qualunque sentimento d’amore. Quindi è giusto dire che la mancanza d’amore materno e paterno ha pregiudicato la sua crescita armoniosa, ma è anche giusto affermare che l’amore non era la sua priorità. O che non conoscendolo non lo sapesse riconoscere ed apprezzare fino in fondo o che proprio gli interessasse di meno, Julien Sorel non fa nulla per coltivare il suo lato affettivo ed emotivo mentre si impegna moltissimo ad aumentare la sua istruzione ed il suo posto nel mondo. Come diremmo noi oggi Julien Sorel non lavora affatto su se stesso ma soltanto sulla sua immagine.
Mi sono piaciuti molto gli alterchi con André che denotano una visione del mondo opposta ed inconciliabile. André ha fatto dello spirito di sacrificio un imperativo categorico, ha sempre anteposto Oscar a se stesso ed è giunto fino all’auto annullamento per il bene di qualcun altro. Julien Sorel al contrario non si è mai sacrificato se non in vista del raggiungimento di un traguardo personale e, ben lungi dall’anteporre qualcun altro alla sua persona, neanche si è mai accorto veramente della presenza degli altri. André non può nemmeno concepire che qualcuno manipoli gli altri e si serva dei sentimenti della persone per ottenere un avanzamento. Per André barattare un sentimento col denaro sarebbe un’eresia. Lui non può neanche concepire di usare Oscar perché per lei darebbe la vita senza pensarci sopra un secondo.
Queste differenze spiegano il fastidio che prova André ed anche la tensione che agita sempre ogni dialogo in cui sono interessati i due personaggi.
Ci sono altre lettrici che ritengono invece che André voglia dare una scossa a Julien in modo da svegliarlo ed indurlo a mutare atteggiamento ed a salvarsi. Non so se questo sia del tutto vero ed infatti ad un certo punto André dice ad Oscar di non essere sicuro che la sopravvivenza di Sorel sia auspicabile perché quelli come lui non cambiano mai e, se uscisse dal carcere, ricomincerebbe a nuocere. Questa affermazione lascia basiti, soprattutto in bocca ad André, ma non dobbiamo dimenticare le premesse ed i diversi capisaldi dei due personaggi. Nella leonessa di Francia in fin dei conti di personaggi irrecuperabili ne sono apparsi parecchi. Se il duca d’Orléans, madame du Barry ed il cardinale di Rohan si sono ravveduti nella parte finale della loro vita ed il poetastro Maurice Le Barde si è normalizzato ed è rinsavito, il conte di Compiègne, il tenente de Ligne, Robespierre, Saint Just e Théroigne de Méricourt sono stati invece una spina nel fianco ad oltranza. Anche Napoleone e Jeanne de Valois, pur nella loro grandezza, si sono sempre ben guardati dal redimersi. Oscar ed André hanno una vasta esperienza di persone irrecuperabili e sanno benissimo il male che possono fare. Allora se accettiamo che André considerasse Julien Sorel irrecuperabile e riflettiamo sul fatto che all’epoca esisteva la pena di morte e ricordiamo che quella fu una generazione di innumerevoli guerre, in cui persone più giovani ed innocenti di Julien Sorel ci rimisero la vita, se poniamo mente a tutto ciò, allora non ci parrà più tanto assurdo che André valutasse la condanna a morte di Julien Sorel come una possibile opzione, come una misura liberatoria che mettesse in sicurezza il resto dell’umanità da una persona che lui stesso, poco prima, aveva giudicato malata nello spirito ed incurante dei sentimenti altrui.
Ho apprezzato questo capitolo come tutti gli altri capitoli della leonessa e probabilmente anche un poso di più perché questo cross over indovinatissimo mi ha dato la possibilità di riprendere in mano un romanzo fantastico e di fare delle riflessioni non facili sui punti di convergenza e di lontananza dei personaggi e su ciò che può portare alla salvezza od alla rovina di una vita.
Alla prossima!
Match Point

Recensore Junior
31/07/23, ore 23:23

Questo è davvero un capitolo stupefacente che con una grande naturalezza introduce il crossover con uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale. In apparenza niente legherebbe Oscar ed André, ormai degni rappresentanti della quarta età, al pallido ed ambizioso seminarista Julien Sorel eppure tu trovi il modo di farli incontrare in maniera credibile e per nulla forzata.
Il mito di Napoleone sopravvive al suo duplice esilio ed alla sua rocambolesca fuga negli Stati Uniti d’America (ed a proposito l’ode “Egli è” di un tal nipote di Cesare Beccaria è stupenda!) ed ogni minima occasione è buona per rinfocolare le lotte tra borbonici e bonapartisti, tra monarchici e giacobini. In questo contesto tranquillo soltanto in superficie, si inserisce un tentato omicidio che fa scalpore e che rischia di peggiorare la situazione. Si tratta del ferimento di madame de Renal ad opera dell’ex precettore dei suoi figli ed ex suo amante Julien Sorel che tutti coloro che hanno letto Stendhal ricordano perfettamente. Molti conflitti potrebbero scoppiare e l’imputato non si difende a dovere trincerandosi dietro il fatalismo e rifiutando di interagire. La situazione è complessa perché una sentenza di condanna rischierebbe di scatenare rivolte, ma la corona non vuole entrare in gioco né esercitare pressione sui magistrati. Dovrà essere Oscar, ormai vecchia e malandata, a recarsi a Besançon per convincere quella testa dura di ragazzo ad assumere un comportamento più sensato e collaborativo.
A Besançon però le cose non vanno bene per tutta una serie di motivi.
Julien Sorel è un osso duro come pochi, è cortese ed educato, ma fermo più che mai nel proposito di non collaborare.
Accanto a lui c’è una giovinetta che è tutto un programma, la figlia di un ricco marchese che Julien Sorel avrebbe dovuto sposare se non fosse stato per la lettera che distrusse i suoi sogni. Mathilde de La Mole è bella ed intraprendente ma è anche sanguigna ed orgogliosa. Fa di tutto per salvare il suo amato, ma complica anche tutto col suo carattere passionale, con la sua feroce gelosia e con scenate bibliche finalizzate a ricondurre l’amante ad un maggiore spirito di sopravvivenza, ma fastidiose e snervanti.
Come se non bastasse, tra il mite e comprensivo André ed il giovane Sorel nasce un’antipatia spontanea (di André per Julien perché il secondo invece sembra essere indifferente a tutti tranne che a madame de Renal). Questa palese ostilità stupisce Oscar in primis ma anche tutti noi lettori perché da André ci saremmo aspettati una reazione più paterna e gentile. Rileggendo meglio, invece, tanti nodi vengono al pettine e subito ci accorgiamo che il bel Julien ha urtato un nervo scoperto di André, provocandone l’aggressività che chi conosce la biografia del personaggio sa essere molto rara in lui ma pur sempre presente.
André vuole scuotere l’apatia di Julien e risvegliare in lui l’istinto di sopravvivenza.
André si sente chiamato in causa dai trascorsi del ragazzo perché come ex giovane povero, vittima del pregiudizio dei benpensanti, non può che biasimare un popolano rampante che infanga la categoria.
André non accetta che ci sia qualcuno che strumentalizza gli altri per salire socialmente perché in lui tutto è dedizione e rettitudine.
Ma se André avesse riconosciuto in se stesso una parte di Julien Sorel? Se André in ipotesi non fosse quel santo integerrimo che tutti pensano? Se André, accanto all’innegabile amore per Oscar, avesse celato uno 0,1% di ambizione che gli ha fatto coltivare il pensierino dell’ascesa sociale? Se per tutta la vita André avesse nascosto anche a se stesso questo suo stato d’animo infinitesimale ma pur sempre non commendevole e la presenza ed i ragionamenti del giovane abatino lo avessero costretto a misurarsi con questa parte scomoda del suo carattere, con un suo lato oscuro da cui si sente terrorizzato?
Nel corso del capitolo, l’ostilità d André si percepisce sempre più forte ed anche nei dialoghi con Oscar vediamo che in lui è più che mai vivo il ricordo dei suoi problemi di integrazione nel difficile passaggio da plebe a nobiltà. Ma se tanta ostilità e tanto sdegno scaturissero invece dalla paura di somigliargli troppo? Se André temesse una parte di sé di cui si vergogna, che tiene nascosta a sé ed agli altri e che per questo risulta ancora meno studiata e gestibile?
Il processo per me è stato un vero pugno nello stomaco, della serie “Come rovinarsi con le proprie mani e vivere (o morire) infelici”.
Come ben dice André, Julien Sorel ha una sua personale visione del mondo che ha condizionato la sua condotta processuale ed anche gli esiti del procedimento.
La prima cosa che Julien pensa entrando in aula è che tutta quella folla di abitanti di Besançon che gli si accalca intorno gioirà della sua condanna per non avere mai perdonato la sua ascesa. Qualche istante dopo deve però ricredersi perché tra la folla non vede che volti commossi e le frasi che percepisce denotano tutte simpatia per lui.
Ingresso in aula a parte anche il resto della giornata è segnato dall’alternanza di stati d’animo dell’imputato che oscilla tra commozione ed orgoglio, tra disprezzo e gratitudine, tra durezza ed ingenuità, tra amore e dispetto. Ogni minimo evento ed anche le più piccole sfumature causano delle reazioni emotive nel prigioniero e ne condizionano la lucidità. Come prima si era convinto che il popolo non gli avesse perdonato la rapida ascesa, così ora è disposto a scommettere che tutti gli aristocratici ed i borghesi presenti si sentano minacciati dalla mente brillante di un giovane popolano e che per questo siano desiderosi di abbatterlo come esempio per tutti gli altri.
Julien quello che pensa dice ed infatti, nello sconcerto generale, fa una sorta di j’accuse, così trasformando i giudicanti in giudicati, ma scavandosi inesorabilmente la fossa, come nota subito la vecchia volpe André.
Questa visione paranoica e vittimista del mondo ha l’effetto di prenotare al giovane un posto al cimitero. E’ facile che il conflitto di classe esistesse, ma fosse latente e che le persone, non fissate su questo argomento come lui, in quel momento non ci pensassero. Come però fa notare Mathilde de La Mole il discorso di Julien Sorel ha l’effetto di risvegliare i malumori. Julien vive di assoluti e di imperativi categorici e per lui il conflitto di classe non è mai latente. Vivendo di assoluti, lui non può tacere come avrebbe fatto chiunque altro. Esprime perciò quello che pensa senza peli sulla lingua, guadagnandosi il posto d’onore sul patibolo cittadino.
Julien Sorel vive di assoluti, ma come dice Oscar lui si è anche suicidato ed infatti il suo discorso rivela la conoscenza della sorte che gli toccherà. Si tratta di un suicidio insensato come tutti i suicidi, ma che nasce da lontano, da un vuoto affettivo illustrato e compendiato nella visita dell’ignobile padre. Julien non è stato amato da un padre avaro ed anaffettivo, non ha avuto una madre che ha prontamente sostituito con la più anziana e materna madame de Renal, non ha avuto un nido che ha rimpiazzato coi castelli in aria, non ha avuto la sicurezza ed al suo posto ci ha messo l’ambizione. Cresciuto senza potersi fidare di nessuno è diventato ipocrita ed inaffidabile, ma accanto a tutte queste doti è sopravvissuta parallelamente una certa ingenuità, un tratto ancora incorrotto che gli ha mostrato la meschinità della sua vita, facendogli preferire una nobile morte.
Oscar ed André alla fine si accorgono di tutto questo e raddoppiano gli sforzi per evitare a quel giovane che ha poco più del doppio degli anni dei loro figli una morte che potrà anche essere liberatoria ed onesta, ma che è anche insensata come tutte le morti non necessarie. Non ci riescono e rimangono con l’amaro in bocca e lo strazio nel cuore.
Che lezione trarre da questa storia dolorosa e da questa vita buttata? Julien Sorel è morto nell’unica occasione in cui è stato completamente onesto ed ha agito senza filtri, quasi che la verità non appartenga a questo mondo. Julien Sorel è una vittima della solitudine, dell’incomprensione, dell’abbandono, della violenza dei traumi infantili. Julien Sorel è un disadattato ed un sociopatico oppure disadattati e sociopatici sono gli altri e lui è l’unico che dice la verità e se ne assume le conseguenze? Julien Sorel è vittima di se stesso, di un pensiero fisso e della sua totale incapacità di venire a patti prima ancora che di una società ostile.
Questo giovane non andava lasciato solo come invece è successo nel libro ed anche qui, dove la regina Maria Antonietta, Oscar ed André, non certo per loro colpa, si sono accorti di lui soltanto quando era già troppo tardi e per motivi del tutto contingenti.
This chapter is wonder!
D.P.

Recensore Master
30/07/23, ore 16:08

Ciao Agrifoglio, un altro capitolo davvero interessante proprio per il tuo voler intersecare le vicende della tua ucronia con gli avvenimenti del celebre romanzo “Il rosso e il nero” di Stendhal. Mi sono pertanto goduta l’intreccio che hai inserito, sempre con molta sapienza, nella storia che vede come protagonisti i Nostri, i quali, in questa particolare occasione, si trovano a dover fronteggiare una incognita enorme data dal personaggio di Julien Sorel, giovane ambizioso che voleva smarcarsi dalla sua condizione di nascita ma che si getta in qualcosa che lo travolgerà anche e soprattutto in virtù del suo carattere che non ama tornare sui propri passi e ammettere un errore. Questa vicenda, quasi di genere romanzesco, che sembrerebbe non poter toccare la Corona, e quindi la Francia, ha invece preoccupato a tal punto il Re che tramite la Regina Madre richiede ancora una volta l’aiuto di Madame Oscar per dirimere una questione che potrebbe sfociare in disordini dall’esito imprevedibile proprio per colpa dell’atteggiamento di Julien che ha delle simpatie non troppo velate verso Bonaparte. Proprio per evitare uno scontro al vertice tra monarchici e bonapartisti Oscar e André vengono pertanto interpellati per far rinsavire quel giovane e riportare tutto in un alveo di normalità, proprio quella normalità conquistata duramente e a caro prezzo e che ha permesso alla Francia di vivere una situazione di tranquillità almeno dal punto di vista politico non dovendo più avere a che fare con un tipo come Napoleone, il quale chissà come si sta muovendo in terre d’oltre oceano. I due, però, nonostante abbiano impiegato tutte le loro capacità di persuasione tornano a Versailles con un nulla di fatto e avendo assistito a quel processo che aveva come punto di partenza lo scontro sociale di classe fra popolo e nobiltà. Durante uno dei tanti tentativi fatti da Oscar e André per cercare di trovare un punto di incontro con Sorel affinché si difendesse in maniera consona, in una chiacchierata da parte di André esplode tutto il nervosismo che quel giovane è stato capace di suscitargli, in quanto anche lui è nato plebeo ma mai si sarebbe sognato di servirsi delle persone, in particolare di quelle a cui era legato, per salire la scala sociale. Rammenta con dispiacere le dicerie sul suo conto quando da attendente era stata insignito di un titolo nobiliare, sposando poi la donna alla quale aveva consacrato la sua vita. Molto bella e profonda in questa occasione la considerazione fatta da Oscar circa il fatto che nessuno poteva sapere chi dei due era stato più fortunato nell’incontrarsi e condividere la vita: André la amava in maniera totale ed le era sempre stato al fianco in qualsivoglia occasione e forse lei non si sentiva al suo stesso livello in quanto a capacità di manifestare il suo sentimento parimenti forte, completo e totale, ringraziando il cielo di averglielo posto accanto, tanto da non desiderare altra vita se non vicino a lui, in quanto è stata la sua maggior fortuna le fosse mai capitata.
In questo passaggio abbiamo fatto un deciso salto temporale, vedendo la giovane principessa Elisabetta, la brava e decisa Delfina, in posizioni decisionali e, dato che finalmente è stata abolita la Legge salica, potrà prendere in mano le sorti del regno, quando sarà venuto il momento, governando con lungimiranza e intelligenza la sua Patria. A tal proposito, proprio per evitare il rinfocolarsi di eventuali nostalgie napoleoniche, decide di compiere un passo che la dice lunga su che tipo sia la Delfina, cresciuta fisicamente e intellettualmente sotto lo sguardo e le dritte anche di Oscar, la cui vita aveva dato ampia dimostrazione delle capacità che aveva a disposizione il genere femminile, chiedendo la mano del figlio di Napoleone, il Duca di Reichstadt, il quale ha intrattenuto una liason con l’Arciduchessa Sofia, principessa di Baviera e sposata ad un arciduca del tutto privo di slanci per stare al pari della volitiva Sofia, la quale mostrava già da giovane una buona propensione per la politica al contrario del marito che preferiva condure una vita ritirata e tranquilla, trovandosi pertanto sulla stessa lunghezza d’onda con l’avvenente figlio di Bonaparte. Ma questa relazione, dopo che l’Arciduchessa era diventata madre di un bimbo bellissimo, era destinata a non avere futuro e, presto o tardi, in alto loco si sarebbero posti delle domande, risultando quindi egli di ingombro. La chance per venire fuori da un possibile ginepraio gli veniva offerta dalla Delfina con la sua proposta, accettata con il cuore pesante, anche se lo avrebbe portato lontano dove suo padre non era riuscito a giungere.
Oscar e André sono ormai decisamente in là con gli anni, e saperli giunti fino a questo ambito traguardo mi è di grande sollievo, anche se entrambi non sono in condizioni ottimali di salute, proprio come rimarca André durante una delle conversazioni intrattenute con Julien in carcere, ma continuano ad essere punti di riferimento per la Corona francese poiché il loro intervento e i loro consigli sono quanto mai tenuti in grande considerazione. Penso abbiano ancora qualcosa da dire.
Restando sintonizzata ti aspetto pertanto al prossimo appuntamento di questo grandioso affresco che ci stai regalando. Un caro saluto.

Recensore Master
30/07/23, ore 12:12

Carissima,
ho apprezzato molto il cross over con il capolavoro di Stenndhal. Per prima cosa, devo dire che, come tutte, nell'adolescenza tendevo a empatizzare con Julien, e molto meno con il protagonista della "Certosa di Parma"; invecchiando, o maturando, invece, inizio ad apprezzare maggiormente le sfumature della "Certosa", e il fatto che Fabrizio del Dongo non viva di assoluti e di "imperativi categorici" come Julien, ma, in luogo della feroce determinazione del seminarista di Grenoble, si trovino tutta una serie di grigi. "Grigio! Il mondo non è né bianco né nero! E' grigio!": così diceva sprezzante il segretario di Stato all'idealista tutto d'un pezzo Jack RTyan - Harrison Ford in "Sotto il segno del pericolo": e così davvero Julien da grandi ci sembra beffardo, inutilmente, masochisticamente teatrale; e la bella Marchesina Mathilde, ahimé, è una donna orgogliosa prima che innamorata, con il gusto feroce, per sentirsi ancor più superiore alle donne e ragazze del suo ceto, di rifiutare i buoni partiti per un giovane venuto dal nulla. Una sorta di orgoglioso esibizionismo. Il figlio dei due, ahinoi, non sarebbe nato sotto i migliori auspici, e tu, pietosamente, dai alla vicenda una conclusione realistica. In questa cornice, Oscar e André, invecchiati, saggi, ma non domi, presentano una interessante reazione: sembrerebbe strano, a una prima lettura, il comportamento così duro di André, mentre Oscar, inaspettatamente, è quasi più morbida del consorte., Ma, a una più attenta analisi, è naturale che André sia così severo: mi ha anche intenerito quando ha rievocato i pettegolezzi che circolavano su di lui: "Prima attendente, poi marito e nel mezzo chi sa che cos'altro!"; "L'han preso in famiglia per tappargli la bocca, dato che chi sa che cosa avrà mai visto":.Le parole di André dicono davvero tutta la saggezza maturata dal personaggio in una vita non facile: "Avrete tempo di trincerarVi dietro il cinismo, o il sarcasmo, a Vostra scelta, quando questo putiferio sarà terminato (...) Ora, fate la prima cosa sensata che Vi sia capitato di compiere da un mese a questa parte": clamorosa la reazione di Oscar, che si volge, stupita, verso il marito, quasi non riconoscendolo, e frapponendosi, come scrivi con una certa sottile ironia, nella veste di paciera, così insolita per lei. E invece, nulla: "Il pazzo si è sdradiato da solo sull'asse della ghigliottina!", come dice icasticamente André, che in questo capitolo ha un ruolo tutto particolare, davvero in primo piano.
Infine, molto bello il richiamo, come in Stendhal, alla vicenda dell'antenato della marchesina de La Mole, amante di Margherita di Navarra, la cui sorte avevo appreso dalla "Regina Margot" di Dumas e dal filmone di Chéreau (che ti consiglio) dove Boniface de La Mole è interpretato da Vincent Perez-
Quanto alla Delfina, e al matrimonio politico che ella stessa prospetta, e che ripropone le sorti di quello di Maria Luisa d'Absburgo e di Maria Antonietta prima (e di centinaia di nobildonne prima di lei), in effetti, la Delfina, pur se liberata dall'ìngiustizia della Legge Salica, così sarebbe pur sempre una vittima. Quanto al figlio di Napoleone, l'Aiglon, mi appassionai alla sua sorte leggendo "Il prigioniero degli Absburgo" di F. Sanvitale: davvero una vita sprecata!
Un abbraccio e complimenti, a presto!
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(Recensione modificata il 30/07/2023 - 12:17 pm)
(Recensione modificata il 30/07/2023 - 12:23 pm)

Recensore Junior
30/07/23, ore 02:41

Un altro splendido capitolo cara Agrifoglio in cui ci proponi il cross over con un magnifico romanzo oltre che le foto di un uomo bellissimo!!!! Continua così mi raccomando !!!!!!!!!
Il capitolo si apre con Oscar che fa visita alla regina madre ( Maria Antonietta ) complimentandosi con lei per l’abrogazione della legge salica e la prossima elevazione della principessa Elisabetta a delfina Si tratta di un grandissimo traguardo ancora più importante per la nostra leonessa se si pensa che Oscar come dice Maria Antonietta, è stata il fulcro del programma educativo della giovanissima madame royale La visita purtroppo non si esaurisce in queste felicitazioni perché un delitto è avvenuto e questa cattiva notizia introduce il cross over con il romanzo ,niente po’ po’ di meno che con Il rosso e il nero , il capolavoro di Stendhal . Maria Antonietta racconta ad Oscar una storia che ha del romanzesco ed infatti è tratta da un romanzo ahahahahahah!!!! Col doppio risultato di informarla dell’acceduto e di rinfrescare allo spettatore la memoria sul rosso e il nero ,il che non guasta mai ahahahahah!!!!! In breve Julien Sorel (il bonazzo della foto !!!!!!! ) giovane di umili origini, intelligente colto ,ma col vizio dell’arrampicata sociale si è compromesso con ben due donne nobili Quando stava per sposare la seconda , il padre che proprio non digeriva un genero servo della gleba ahahahahahah !!!!! ha chiesto referenze alla prima ed è successo il patatrac Le referenze ovviamente non erano delle migliori ed il bel Julien ha pensato di regolare i conti con un avvelenamento da piombo………… Ha sparato alla sua prima amante in una chiesa ,davanti a tutti ed ora si trova in gattabuia col rischio di finire sotto il rasoio nazionale Fin qui niente di male ,si tratta di una brutta storia ma come sottolinea pragmaticamente Oscar, affari loro !! Il punto è che si tratta della solita lotta patrizi contro plebei e nel caso più specifico di borbonici contro bonapartisti perché quel piantagrane di Sorel è un fervente ammiratore dell’altro piantagrane Napoleone (a proposito ,che fine ha fatto? ) e tutto questo fatto di sangue (sebbene si sia concluso con un banale ferimento alla spalla della signora avvelenata col piombo ) rischia di riportare alla luce vecchie faide . Quindi cara Oscar ,non sono soltanto fatti loro purtroppo !!!!!!!!!
Maria Antonietta chiede ad Oscar di recarsi a Besançon ,il luogo del fattaccio per mantenere l’ordine pubblico e per indurre quella testa calda di Sorel a non suicidarsi processualmente .Oscar non è propriamente una ragazzina ed è anche affetta da problemi di salute di una certa gravità ma accetta lo stesso e c’erano dei dubbi ???????
Questi essendo gli antefatti Oscar ed André si mettono la strada sotto i piedi e si recano a Besançon dove non hanno la più vaga idea del pandemonio che li attende .Julien Sorel è diventato l’uomo più popolare della città e forse anche della Francia tanto che il suo ritratto si vende più di quello di Brad Pitt e di Tom Cruise e vorrei vedere !!!!!! Se era quello delle foto !!!!! Il punto però è che Julien Sorel è collaborativo in maniera inversamente proporzionale a quanto è bello e questo complica le cose perché Oscar vorrebbe veramente tirarlo fuori dai guai sia per adempiere al suo dovere sia perché è sinceramente dispiaciuta per quel giovane problematico ma i guai si presentano a frotte nelle vesti di un imputato che tutto vuole fare meno che essere assolto, di una fidanzata gelosa e picchiatella di un carceriere untuoso ed impiccione e dello stesso Andrè che da subito sviluppa un’antipatia epidermica ed apparentemente inspiegabile per il prigioniero figo
Caos per caos cerchiamo almeno noi di procedere con ordine……… Julien Sorel si mostra poco disposto a fare ciò che l’avvocato gli suggerisce ed anche ad accettare la mano di aiuto che Oscar gli tende Con André invece si instaura subito un rapporto problematico fatto di frecciatine e frasi ironiche .Scopriamo strada facendo che André non condivide le scelte di Julien Sorel perché lui non ha mai usato le persone è sempre stato disinteressato e mai ambizioso e non si è mai servito di Oscar per salire socialmente e per gratificare la sua vanità
Nei corridoi della prigione incontrano Mathilde de La Mole , la ricca fidanzata o moglie segreta del fighissimo che dimostra subito il suo caratterino investendo il prigioniero con rimproveri e scenate di gelosia La ritroveremo nell’albergo dove alloggiano Oscar ed André in cui farà irruzione come se niente fosse. Si tratta sicuramente di una giovane donna con un carattere ed una personalità di spicco ma anche senza qualche venerdì ahahahahah!!!!!!!! Contatta persone ,paga unge ingranaggi e muove leve ,rifiuta di darsi per vinta Questa sua tenacia conquista Oscar che però rimane perplessa sul resto
Inizia il processo che è un agglomerato del più vario campionario umano Oscar ed André notano subito la cospicua presenza di donne ,tutte attirate dalla fama del bel Julien Anche gli uomini però non sono da meno e sono tutti curiosi come scimmie . Il protagonista della storia alterna momenti di serenità ad altri di commozione ,fasi in cui sembra lo spettatore di qualcosa che non lo riguarda a stati d’animo di sdegno e di disprezzo Due cose giocano a sfavore dell’imputato ,il procuratore generale che vuole conquistarsi il favore dell’aristocrazia ed il presidente della giuria ,un barone arricchito e volgare che ha con Sorel dei vecchi conti in sospeso
Julien Sorel ha un orgoglio smisurato e sembra stargli a cuore soltanto fare una buona impressione e non trasmettere un’ immagine di debolezza o di codardia Anche nei momenti più terribili come quello della condanna il suo primo pensiero è quello di contenersi per non darla vinta ai suoi detrattori
La situazione è altalenante ed in bilico tra successo ed insuccesso Il pubblico è tutto favorevole all’imputato ,ma Valenod è uno abituato a trafficare e soprattutto ad imporsi Il male peggiore però è quello che facciamo a noi stessi ed infatti Julien Sorel fa un discorso suicida e fuori contesto come dice Andrè in cui denuncia il presunto classismo dei giurati che secondo lui, lo avrebbero sicuramente punito con estrema severità per scoraggiare le ambizioni di altri giovani popolani .Un assist migliore quella canaglia di Valenod non avrebbe potuto averlo ed infatti riesce a portare a casa una condanna a morte seguita da un urlo acuto di Mathilde de La Mole . Sono interessanti a questo proposito le diverse ricostruzioni di Oscar e di Andrè nel delineare la personalità del condannato perché se lei propende per un suicida mosso dal disagio di vivere in un mondo che non gli somiglia Andrè invece descrive Julien Sorel come una sorta di psicopatico o di sociopatico che non accetta il giudizio degli altri e che vede cospirazioni ovunque .Fatto sta che adesso la strada è tutta in salita non soltanto per il condannato ma anche per chi avrebbe dovuto aiutarlo
L’indomani la situazione è tragica per tutti tranne paradossalmente per il condannato che vive in un mondo tutto suo di sogni e di paranoie .Mathilde de La Mole non è di grande aiuto Le sue intenzioni sono buone ma sbaglia nel metterle in atto Il suo modo di fare è esasperante, suscita delle controreazioni e moti di rifiuto .
Conosciamo infine il vecchio Sorel che disgusta Oscar ed André per la sua venalità che lo spinge a cercare da un figlio condannato a morte soltanto l’eredità da ampliare a scapito di quella spettante agli altri figli Grazie a quell’incontro Oscar ed Andrè si spiegano molto del carattere di quel giovane punto interrogativo
La cosa interessante è che tutta questa vicenda ha il potere di tirare fuori il peggio da Andrè o perlomeno brutti ricordi ed il punto dolente del suo vissuto . Julien Sorel col suo contegno amorale e calcolatore mette in cattiva luce i giovani poveri al cui novero anche Andrè apparteneva e la cattiva condotta del giovane corrobora i pregiudizi di cui anche Andrè fu vittima E’ bellissima a questo proposito la dichiarazione d’amore di Oscar che forse disprezza troppo se stessa ed il suo modo di amare non meno intenso, ma più trattenuto .Questa dichiarazione però è il giusto tributo al compagno di tutta una vita
Facciamo poi un incontro finalmente benefico quello con Madame de Renal ,la vittima dell’avvelenamento da piombo nonché grande amore di Julien Sorel .Si tratta di una donna materna rassicurante con gli occhi buoni e non scintillanti di esaltazione come quelli di Mathilde de La Mole Con pochi sforzi la dolce signora convince Sorel a fare ciò che a Mathilde de La Mole non era riuscito in giorni interi e cioè a presentare la domanda di appello Questa decisione apre nuovi scenari che rassicurano un poco Oscar ed Andrè ma che paradossalmente suscitano la rabbia e la gelosia della giovane marchesina anziché il suo sollievo
Purtroppo la gioia è di breve durata perché l’appello è rigettato e la condanna è confermata Julien Sorel finisce sotto il rasoio nazionale con estrema dignità ed è a questo punto che Mathilde de La Mole dà il meglio od il peggio di sé La lucida follia di questa ragazza cresciuta a lusso e leggende non ha limiti ed ecco che non le pare vero di replicare le gesta di Margherita di Valois e ,come la regina di Navarra prese e baciò la testa mozza del suo antenato Joseph Boniface de La Mole , Mathilde replicò e rilanciò giungendo al punto di trasportare la testa sulle gambe come un cagnolino od un gattino e di seppellirla con le sue mani ,suscitando il crollo nervoso del povero Fouquè
L’epilogo è mesto :Oscar ed Andrè dopo avere assicurato la tenuta del servizio d’ordine se ne tornano a casa con le pive nel sacco e con una compagna di viaggio che abortisce nel mezzo del tragitto . Confermando le previsioni di Oscar la passione di Mathilde de La Mole si rivela effimera e breve tanto che la ragazza sposerà dopo qualche mese il suo antico fidanzato consegnandosi ad una vita ricca e noiosa
Tutta questa vicenda che sembrava circoscritta temporalmente e spazialmente ha invece degli strascichi imprevisti e si ricollega alla narrazione viennese che pareva slegata e poco pertinente In quel di Vienna c’erano due figure di eccezione , il duca di Reichstadt e cioè il figlio di Napoleone e l’Arciduchessa Sofia nata Wittelsbach e cioè la pestifera suocera di Sissi qui vista in vero in una veste del tutto diversa. I due giovani sono innamorati e passano insieme le loro giornate eludendo una realtà scomoda :lei è sposata con un uomo con cui non ha nulla in comune ma che è comunque suo marito e lui diventa ogni giorno di più un terzo incomodo Il piccolo Franz Josef, il futuro imperatore è un bel neonato ed il giovane duca di Reichstadt è incerto sulla sua paternità La situazione è penosa ed allora cosa c’è di meglio che accettare la proposta di matrimonio della bella delfina francese?
L’intraprendente principessa capisce che la Francia come tutta l’Europa è divisa e che ci sarà sempre un Julien Sorel pronto a spuntare fuori dal nulla ed a seminare zizzania tra opposte fazioni a meno che un matrimonio politico e dinastico non le unisca .La giovane principessa manifesta le sue intenzioni ad Oscar insieme ai suoi propositi di non cedere lo scettro e di non farsi mettere i piedi sulla testa
Il capitolo come sempre mi è molto piaciuto perché affronta un cross over con un romanzo bellissimo che ho molto amato La vicenda di Julien Sorel non è stata appiccicata come un francobollo ma è stata ben inserita con l’espediente del mantenere l’ordine e di evitare che borbonici bonapartisti, monarchici e giacobini se la dessero di santa ragione mandando all’aria la pax oscariana I dialoghi tra Oscar ed Andrè fanno venire la pelle d'oca e la dichiarazione d'amore che lei gli fa è da brividi!!!! Infine consentimi di sottolineare che il richiamo a Manzoni con l’ode che comincia con le parole “Egli è” è fenomenale!!!!!! Napoleone in fin dei conti è ancora vivo ed “Ei fu”non si sarebbe adattato per niente…. Sarei stra curiosa di leggere questa versione alternativa ed ucronica del 5 maggio ,non è che hai una copia da girarmi???????? Per favore aggiorna presto ti aspetto!!!!!
(Recensione modificata il 30/07/2023 - 02:44 am)

Recensore Master
29/07/23, ore 00:05

Bellissimo il crossover con "le Rouge et le Noir ",adoro quel libro. Usarlo per parlare degli eventuali conflitti tra monarchici e bonapartisti è stato geniale. André non può che disprezzare un tipo come Sorel che è esattamente il suo opposto. Bella la dichiarazione di Oscar quando afferma che la gente non sa chi fra loro due ci ha guadagnato di più. La principessa Elisabetta diventerà Regina ed è molto saggia quando decide di sposare il figlio di Napoleone per porre fine ai conflitti e anche coraggiosa. Chissà che ne potrebbe pensare l'augusto padre? Un altro capitolo veramente interessante, complimenti e a presto.

Recensore Master
28/07/23, ore 11:57

Intreccio straordinario, perfettissimo! Anche l'inserimento de "Il rosso e il nero", come quello di "Memorie di un Italiano" è di mio gradimento; ovvio che André provasse disprezzo per un uomo che, provenendo dalle sue stesse origini, si è comportato in modo affatto diverso, infangando così l'intera categoria e contribuendo ad alimentare le malelingue che lo tormentano da quarant'anni! E finalmente l'ingiusta, tribale e animalesca legge salica è sparita: la Delfina sarà un'ottima Regina! Certo che Napoleone padre del suocero di Sissi è duro da mandare giù.. a proposito, che fine ha fatto in America?

Recensore Junior
21/07/23, ore 23:09

Questo Napoleone è proprio indistruttibile! Neanche sei anni di esilio sono serviti a domarlo! E così mentre tutti pensavamo che fosse giunto alla fine come nella realtà storica, ecco che c’era un colpo di scena in agguato. Napoleone non era moribondo, ma fingeva di esserlo per indurre le sentinelle ad abbassare la guardia e poter fuggire.
Questo stratagemma decisamente glielo doveva a quel tanghero di Hudson Lowe che non ha fatto altro che tormentarlo sin dal suo arrivo nell’isola di Sant’Elena. L’invidia è una brutta bestia, si sa, ma Hudson Lowe ha portato questo detto alle estreme conseguenze, ne ha fatto un mantra ed uno stile di vita, se lo è stampato, incorniciato ed appeso in camera per poterlo leggere a volontà! Hudson Lowe aveva una psiche disturbata, probabilmente era un sociopatico e godeva nell’infliggere il male. Come governatore dell’isola di Sant’Elena e carceriere di Napoleone era suo dovere adempiere il suo compito con diligenza ed evitare che l’illustre esiliato scappasse un’altra volta. Lui però ha messo nel suo operato un eccesso di zelo e lo ha svolto in un modo tale da far sospettare che provasse un piacere sadico nel tormentare Napoleone o che perlomeno avvertisse soddisfazione nel punzecchiarlo e contrariarlo.
Hudson Lowe però infieriva su una tigre e non su un agnello e questa tigre spesso si ribellava ed azzannava. In questo capitolo assistiamo ad una lite tra i due dove alle punzecchiature di Hudson Lowe segue una reazione prima arrogante e poi violenta dell’ex imperatore che fa temere al governatore per la sua incolumità.
Tutti questi attriti nascono dalla giustapposizione della mania di grandezza al complesso di inferiorità. Pur trovandosi col coltello dalla parte del manico, mister Lowe avverte sempre uno strisciante complesso di inferiorità che lo induce a tentennare. Napoleone non tollera il dissenso e la mancanza di rispetto, soprattutto se provengono da una persona che disprezza. Questa miscela è micidiale e porta al corto circuito ed al collasso, manifestatisi nella realtà storica col rapido tracollo e con la morte di Napoleone e qui con questa fuga rocambolesca.
Anche prima che tutto deflagrasse Napoleone si era preso una rivincita sul poco cavalleresco sir, rivolgendo a suo favore la decisione di lesinargli le somme destinate al mantenimento della sua corte in esilio. Hudson Lowe pose un tetto massimo alle spese e Napoleone architettò la messinscena della vendita dell’argenteria, effettuata alla presenza di ufficiali inglesi prossimi al ritorno in patria che avrebbero divulgato col megafono l’ennesimo sopruso contro un ex imperatore costretto dalla povertà e dalla fame a vendersi l’argenteria come un qualsiasi povero derelitto.
Ci congediamo dal turpe governatore con l’immagine di lui che “inveiva contro l’incapacità delle guardie che avevano abbandonato la loro postazione” e speriamo che mal gliene incolga.
La fuga dell’imperatore è patrocinata dalle tre donne più importanti della sua vita, eccettuata la moglie che però di questa vita aveva scelto spontaneamente di non fare più parte. Lievemente diversa la posizione di Joséphine de Beauharnais che sceglie di partecipare alla colletta pro evasione, ma che poi si chiama fuori quando si tratta di trasferirsi pure lei in America, perché il boccone amaro dell’abbandono non lo aveva mai veramente digerito ed inoltre la sua vita ormai è con i suoi figli e con loro vuole rimanere.
La fuga quindi è patrocinata e finanziata dalle tre grazie, ma è tenuta a battesimo da quella diavolessa di Jeanne de Valois che con i suoi occhi verdi una ne pensa e cento ne fa. La vediamo intenta a manovrare il timone mentre si congratula con se stessa per l’impresa più fulgida della sua vita e, se questa è un’uscita di scena, è un’uscita di scena col botto. Con lei c’è l’immancabile figlio che ormai è un tutt’uno con la madre, replicandone pregi e difetti.
Se Jeanne de Valois si congratula con se stessa, Napoleone invece non spreca tempo e già pensa alle mosse del futuro prossimo che lo condurranno, in base ai suoi desiderata, a conquistare il potere nel nuovo mondo come un tempo fece nel vecchio. Se sarà possibile non lo sappiamo perché le condizioni nelle Americhe erano completamente diverse da quelle che c’erano in Europa, con popolazioni eterogenee e riamalgamate in modo composito, non più abituate sin dallo sbarco nel nuovo continente ad avere sovrani e nobili, con terreni vastissimi e difficili da controllare ed una pluralità di usi, costumi e tradizioni civili e religiose che rendevano difficile o perlomeno diverso tenere unito un esercito, arringarlo e motivarlo.
Napoleone vorrebbe ampliare la sua ricchezza e conquistare anche in America molto prestigio facendo ciò che agli americani piace molto: esercitare un’attività di impresa e diventare schifosamente ricchi. Da lì il passaggio alla politica ed all’elezione al parlamento sembrerebbero un’inezia, una mera formalità. Con le redini del potere in mano, sarebbe possibile liberare gli schiavi, armarci un esercito e conquistare il potere con un colpo di stato. Proprio ignoro se ciò sarebbe stato possibile e se gli africani, appena liberati dalla schiavitù, avrebbero potuto avere l’indole dei soldati. Quel che è certo è che Napoleone farà parlare di sé anche in America.
Che dire poi del girl power? In questo capitolo, oltre a Jeanne de Valois di cui si è già parlato, abbiamo la conferma di Oscar, la consacrazione di Bernadette e la sorpresa della giovanissima principessa Elisabetta.
Oscar si dimostra dall’inizio alla fine molto saggia, inquadra perfettamente la situazione e consiglia a Maria Antonietta l’unico atteggiamento possibile da tenere e cioè quello del basso profilo. Rispondere punto per punto ai sostenitori di Napoleone significherebbe espandere il conflitto, farlo finire fuori controllo e questo loro non se lo possono permettere. Al contrario ignorare le provocazioni e dare prova di buon governo è l’unico atteggiamento veramente costruttivo che possa dare frutti nel lungo periodo. In quest’ottica, la richiesta di Maria Antonietta ad Oscar di curare la formazione della principessa, ora che sul tavolo giace la proposta di abrogazione della legge salica, si pone sul solco della valorizzazione di Oscar e del pieno riconoscimento delle sue virtù oltre che della somiglianza della sua situazione con quella di madame royale.
Bernadette invece è diventata una gran dama ammirata e rispettata. La felicità coniugale e la serenità a lungo inseguita e finalmente conquistata si riverberano sull’esterno ed offrono l’immagine di una persona rispettabile e forte. Ad un ricevimento l’ex figlia della piccola borghesia, oramai marchesa rivede dopo oltre dieci anni di silenzio un suo antico spasimante, quel giovane Lavoisier che l’aveva illusa portando avanti la loro frequentazione senza decidere e che, quando i genitori lo avevano messo con le spalle al muro, l’aveva vigliaccamente abbandonata senza una spiegazione.
Il confronto è tutto dalla parte di Bernadette perché mentre lei cavalca l’onda lui è ormai sprofondato in una routine tranquilla ma priva di stimoli affettivi ed intellettuali. La madre gli impose una moglie docile ed inoffensiva, ma forse anche incapace di rendersi complementare ad un giovane brillante e dai molteplici interessi come lui. Il risultato è stato che Antoine Laurent de Lavoisier si è lasciato andare a poco a poco, diventando l’ombra di se stesso. Ora è un trentenne invecchiato, serio ed ingessato come ingessata è la sua vita. Vedere Bernadette lo turba e vorrei vedere. Purtroppo però la decisione è stata presa ed indietro non si torna e sicuramente a Bernadette è andata meglio così, non soltanto perché è infine convolata a nozze più prestigiose, ma soprattutto perché un giovane debole ed immaturo, incapace di prendere posizione non l’avrebbe protetta dalla suocera ed alla lunga non sarebbe stato un compagno alla sua altezza.
La principessa Elisabetta fiorisce a poco a poco e dimostra doti sorprendenti per la sua tenera età. Ad Oscar è simpatica ed inoltre le due hanno scoperto anche delle profonde affinità elettive scaturenti dal destino comune e dal modo di essere. Quello che nessuna delle due inizialmente sa e che si scoprirà nel corso del capitolo è che la situazione potrebbe sbloccarsi e che la grande delusione di Francia potrebbe invece diventare la prossima testa coronata. La giovane principessa potrebbe quindi andare incontro ad un destino glorioso ma anche molto impegnativo. La sosterrà e la guiderà Oscar che di donne che fanno un lavoro da uomo ne sa qualcosa.
Dopo il girl power è purtroppo la volta del requiescat in pace. André viene a sapere dal suo amico veneziano Carlo Altoviti che il medico che tanti anni prima lo operò, restituendogli la vista, è purtroppo spirato a causa del colera. Questa circostanza pone la pietra tombale oltre che sulla vita di Lucilio Vianello anche sulle speranze di Oscar e di André di ricevere cure adeguate ed all’avanguardia. Il pensiero che André rivolge all’amico è commovente e non potrebbe essere altrimenti. Salvo colpi di scena che attualmente non mi sembrano all’ordine del giorno però Oscar ed André sono destinati a peggiorare lentamente fino a spegnersi. Del resto tutto inizia e tutto finisce.
Grazie di questo bel capitolo e di tutti gli altri che hai scritto e voluto condividere con noi! La storia purtroppo sta finendo, ma come ho scritto sopra tutto inizia e tutto finisce. Conserverò il bel ricordo di questa avventura epica e leggiadra che sempre amerò.
Alla prossima!
Match Point

Nuovo recensore
20/07/23, ore 21:56

Mi è piaciuta molto la figura della principessa Elisabetta che in questo capitolo popolato da giganti non sfigura, all’alba dei nove anni ed in groppa al suo pony.
Si tratta di una bambina molto sensibile ed intelligente che in una società post feudale ha avuto il torto di nascere femmina là dove sarebbe stato necessario un maschio. La sua storia ricalca quella di Oscar con la differenza che la mancanza di un erede lì non andava ad incidere sulle sorti di una sola famiglia, per quanto di antica nobiltà, ma su quelle di un intero regno.
La vediamo intenta ad esercitarsi in equitazione sotto la supervisione di Oscar che ne cura anche l’apprendimento della scherma. La bambina è sveglia e desiderosa di imparare, ma manifesta anche delle ombre di malessere frutto della consapevolezza di non essere ciò che gli altri si sarebbero aspettati da lei. Lei però affronta questa situazione difficile senza complessi di inferiorità perché è sicura del suo valore e pensa che a sbagliare siano gli altri che formulano giudizi frettolosi e superficiali.
Del fatto che la ragazzina valga abbiamo la conferma subito dopo perché la nonna Maria Antonietta ne enumera le molteplici virtù, svelando ad Oscar l’intenzione di suo figlio di provare ad abrogare la legge salica, l’unico ostacolo che si frappone tra la figlia ed il trono.
Per l’ipotesi in cui questo disegno riuscisse la principessa avrebbe bisogno di un’educazione da sovrana e non da semplice consorte regale o madame royale e Maria Antonietta elenca la schiera di precettori che sono stati destinati alla nipote. Tra i docenti c’è anche Oscar che non dovrà limitarsi ad insegnare alla bambina l’equitazione e l’uso delle armi, ma anche la strategia militare ed ancora di più: Oscar dovrà essere per la giovanissima principessa un modello di vita ed un esempio di virtù. Poiché nella corte di Versailles Oscar è stata quella che ha spianato la strada alle donne con incarichi maschili, lei dovrà ora mettere la sua esperienza fuori del comune a servizio della futura erede al trono, in modo che l’eredità della leonessa di Francia non vada sprecata ma si trasmetta alla prima regina donna che la Francia avrà.
Oscar ha intuito che la giovane Elisabetta è un cucciolo di leone o perlomeno che lei vive una situazione analoga alla sua e ne è ben conscia. Oscar prova un forte trasporto per madame royale e ce ne accorgiamo nel paragrafo della lezione di equitazione dove Oscar nel sentire i ragionamenti della bambina ha il cuore trafitto.
Mi piace molto questo passaggio di consegne tra il vecchio maresciallo di Francia e la giovanissima principessa, tra l’eroina di Waterloo e la speranza della Francia, tra l’anziana leonessa ferita ed ammaccata ma mai doma e la leoncina, tra passato e futuro.
Devo arguire che scriverai un’altra fan fiction che intitolerai “La leoncina di Francia”? Mi piacerebbe leggerla!
Proseguendo con le figure femminili, questo capitolo segna la definitiva consacrazione di Bernadette tra le gran dame di Francia ed anche la rivincita della ragazza sulle manovre di madame de Lavoisier finalizzate a defenestrarla e sull’ignavia dell’ex fidanzato.
Dopo molte traversie Bernadette si è sposata, ha avuto tre figli ed è entrata per matrimonio a far parte dell’aristocrazia. La sua posizione ora è più elevata di quella dei Lavoisier che sono nobili di toga. Lavoisier senior è uno dei più grandi scienziati della sua epoca, ma non è detto che il figlio lo eguagli ed anzi di solito non avviene mai. Soprattutto come censo e come rango la famiglia non può competere con dei ricchi marchesi che appartengono alla nobiltà di spada.
Nel breve incontro che ha luogo tra Bernadette e Lavoisier iunior, ad onor del vero, tutte queste considerazioni non trovano spazio. Il ritrovarsi è troppo breve ed improvviso per consentire riflessioni articolate, ci sono soltanto dei flash che restituiscono sensazioni immediate e veloci.
Con Bernadette il tempo è stato generoso avendone fatto una donna bella e realizzata. All’inverso con Antoine Laurent de Lavoisier il tempo è stato tiranno avendolo privato di gioventù, spontaneità ed allegria. La moglie che la madre gli ha imposto accanto è una tranquilla ragazza di ricca e buona famiglia che non sfigurerà mai in società e che non coinvolgerà mai il marito in uno scandalo. Il punto è che non lo coinvolgerà mai in niente perché è troppo esangue ed incolore per suscitare emozioni o sentimenti d’amore ed il giovane Lavoisier, quasi contagiato da tanta mediocrità, ha perso lo slancio e la brillantezza giovanili per diventare un uomo stanco e precocemente invecchiato. Vedere Bernadette all’improvviso gli suscita stupore, rimpianti e forse qualche senso di colpa. Bernadette invece non prova nulla, se non curiosità perché lei ha la coscienza a posto ed è felice con suo marito.
Dalle tue righe apprendiamo anche la sorte infausta del medico veneto che compariva nei primi capitoli della leonessa. Lucilio Vianello ha cavalcato i decenni esercitando sempre la medicina nel suo particolare modo costantemente in bilico tra genialità e stranezza, è andato in esilio e ne è tornato, ma poi è caduto vittima del colera, lasciando i suoi amici veneti in lacrime per lui ed André costernato perché sperava nell’intervento dell’amico per la guarigione sua e di Oscar. La rievocazione che André fa delle caratteristiche positive e negative dell’amico ci mostra però che il suo dispiacere non era utilitaristico ed egoistico e che la conoscenza che ne aveva era approfondita e non meramente di circostanza.
Assistiamo anche alla fuga di un Napoleone in grande spolvero da Sant’Elena.
Sotto la spinta della necessità, Joséphine de Beauharnais, Maria Letizia Ramolino e Paolina Borghese si coalizzano e, sicuramente continuando a detestarsi cordialmente, ottengono il risultato della fuga di Napoleone dal suo secondo esilio.
Il lavoro sporco o glorioso, a seconda dei punti di vista, è svolto da Jeanne de Valois e dal figlio Albrecht von Alois che ne ricavano una somma consistente ed una fama indiscussa da spendere nel loro ambiente. Mentre Jeanne de Valois manovra il timone con gli occhi scintillanti pensando a quanto è stata figa, Napoleone guarda verso l’orizzonte, ma non con lo sconforto del paragrafo iniziale, bensì con la mente ed il cuore carichi di fiducia per le tante possibilità che gli Stati Uniti d’America daranno ad uno come lui.
Mi è piaciuta la circolarità del capitolo che inizia e finisce con Napoleone che guarda l’oceano fin verso l’orizzonte, con la differenza che nella scena iniziale si avvicina il tramonto e Napoleone ha il cuore pesante e la mente avvelenata dalla rassegnazione che sta per sfociare in disperazione mentre nella scena finale siamo vicini all’alba e Napoleone è rinato, vede il mondo con rinnovato ottimismo e fa progetti ambiziosi e per il nostro metro irrealistici, ma che con il suo di metro potrebbero anche essere concreti e reali.
Mi piace come costruisci queste tue creazioni, attuando circolarità e simmetrie nelle scene ed inserendo dei continui rimandi alla storia originale che però piazzi in situazioni e tempi diversi. Ho notato per esempio che nella scena in cui Oscar insegna l’equitazione alla principessa Elisabetta sono ripetuti le stesse frasi e gli stessi atteggiamenti dell’ottavo episodio di Lady Oscar, quando Maria Antonietta si mette in testa di andare a cavallo perché aveva visto la contessa du Barry farlo ed Oscar ed André le insegnano come tenere le briglie e come arrestare la corsa dell’animale. Menomale che la principessa Elisabetta era un’allieva molto più diligente della nonna!
BdP

Recensore Junior
20/07/23, ore 12:56

Ecco il mio personaggio preferito, mirabilmente tratteggiato dalla tua penna, che occupa praticamente mezzo capitolo!
E’ molto iconico Napoleone mentre guarda l’oceano e batte il piede sulla sabbia per la stizza dell’inerzia. Cerca di guardare oltre l’orizzonte ed ovviamente non ci riesce e quindi ricorda e ricordando confronta il presente col passato e non è che si tratti di un bel confronto.
Mi sembra di vederlo mentre gironzola per la casa in preda all’amaro far niente o quando si dedica al giardinaggio ed alle cavalcate per l’isola. Eccolo poi che passa inutilmente dal letto alla poltrona e dalla poltrona al letto nell’inane tentativo di combattere l’insonnia e le punture degli insetti.
E’ tremendo pensarlo in una casa inadatta per clima e dimensioni ed invasa dai roditori e confrontare tutto questo con lo sfarzo dei palazzi dove aveva abitato.
Poi ci sono le liti con Hudson Lowe quel pagliaccio che sarebbe dovuto essere il governatore di un’isola, ma che di fatto divenne il carceriere dell’uomo più potente del mondo e che forse, a causa di questo rapporto che si era creato, si era convinto di essere più potente dell’uomo più potente.
La lite che ci rappresenti è molto plastica e sintomatica di un rapporto disfunzionale che si era creato tra i due. Hudson Lowe ( mi fa specie chiamarlo sir perché di cavalleresco non ha proprio niente) è un uomo meschino, infingardo, di bassa statura morale che sa di valere poco e per questo infierisce su chi non può difendersi. Sa di tenere in pugno Napoleone e per questo lo punzecchia, gli nega il titolo imperiale e ne fa il bersaglio di tutte le sue provocazioni, di dispetti puerili e di accanimento nello stabilire la sorveglianza. Napoleone invece è un astro caduto che ormai ha capito che i potenti del mondo non lo faranno mai uscire dal suo carcere oceanico. Psicologicamente è al limite, praticamente al collasso e tutte queste contrarietà lo esacerbano e lo logorano lentamente. Se Napoleone fosse rimasto all’apice della sua potenza Hudson Lowe non avrebbe potuto neanche avvicinarlo ed ora si diverte a bullizzarlo così come lo bullizzavano i compagni di accademia, in un periodo della sua vita in cui però era un giovane di belle speranze e tutte le strade erano aperte per lui.
La lite tra Napoleone ed Hudson Lowe è un campionario di brutture umane. Hudson Lowe è il solito provocatore, meschino e stizzoso, si rivolge a Napoleone chiamandolo generale anziché maestà e gli ricorda continuamente la sua condizione di recluso soggetto alla sua autorità. Napoleone lo disprezza, si sente superiore e lo tratta con arroganza non accettando di dover sottostare ad un tale nano. Alla fine Napoleone sbotta ed Hudson Lowe trema perché inizia a temere di essere pugnalato da un fantomatico coltello nascosto chi sa dove. In poche parole Lowe è un bulletto patetico che non ha il coraggio di andare fino in fondo.
Ed infine vediamo Napoleone nell’atto di fuggire, una situazione estranea alla storia reale ma che in queste pagine sa di riscatto per le angherie subite. La malattia che afflisse l’imperatore negli ultimi mesi della sua vita e che lo portò alla morte qui diviene un’abile mossa per allontanare l’attenzione da sé e per farsi sottovalutare.
Le tre donne più importanti della sua vita, miracolosamente messesi d’accordo, hanno ingaggiato la ladra per eccellenza Jeanne de Valois che organizza una fuga, facendo appiccare il fuoco alla casa del governatore da alcuni finti servitori arrivati a Sant’Elena alcune settimane prima.
E’ molto iconica Jeanne de Valois con le mani sul timone della barca che pensa alla sua impresa ottimamente riuscita e si congratula con se stessa. E mille volte iconico è Napoleone che guarda le acque nere dell’oceano, sempre meno nere andando verso l’alba, e progetta il suo futuro in America facendo piani come al solito di amplissimo respiro.
Se in mezzo capitolo Napoleone è presente, nella metà in cui non figura è comunque presente idealmente, nei discorsi e nelle paure degli altri, come spettro perturbatore. Piena di angoscia è Maria Antonietta mentre descrive l’ampia eco mediatica di una vendita di argenteria resa possibile dallo stolto accanimento di Hudson Lowe.
Napoleone ha i suoi seguaci tanto più accesi quanto più lui è lontano e questi fanno rumore, nutriti di quell’eredità tumultuosa che l’imperatore ha lasciato al mondo. Vorrebbero vedere lui sul trono e questo rende inastabile il potere di Luigi XVII ed angosciata la madre.
E’ molto lucida la visione che Oscar ha di lui. Napoleone non è un semplice guerrafondaio, ma un mito capace di infiammare le folle e di suscitare velleità di imitazione in chi vuole salire e rifarsi di una nascita svantaggiata. Napoleone è un genio militare grande come i grandi del passato, collocato in un Olimpo di tutto rispetto. Napoleone è un abile e spregiudicato politico capace di sublimare la sua ambizione sfrenata in una crociata rivolta ad esportare l’illuminismo e l’uguaglianza in un’Europa ancora soggetta al feudalesimo. Ormai non lo si può più cancellare, lo si può solo gestire ed il modo migliore per farlo è lavorare in silenzio per dimostrare con i dati alla mano che il proprio governo è migliore di quello dell’aquila imperiale.
Napoleone fa capolino anche nel ricordo del Dottor Lucilio Vianello che, come André commenta, era molto napoleonico negli atteggiamenti, nella superbia e nella genialità nell’esercizio della professione. Anche Lucilio Vianello per un periodo è stato esule in un’isola, la Gran Bretagna ed anche lui ha creduto fino in fondo in quello che ha fatto. Piccola nota a margine: Clara avrebbe potuto imparare qualcosa da sua sorella Pisana ed ammorbidire i suoi veti interiori almeno in punto di morte dell’ex amato.
Non c’entra niente con Napoleone, ma anche lei è venuta su dal nulla. Sto parlando di Bernadette, finalmente sistemata in un matrimonio felice dopo una vita degna della famiglia passa guai. Ad un ricevimento l’ex lettrice di sua maestà rivede l’uomo con cui da giovane studentessa universitaria aveva avuto una romantica storia d’amore, purtroppo naufragata a causa di una potenziale suocera ostile e di un fidanzato codardo. L’ex fidanzato in questione aveva ceduto alle insistenze materne, aveva lasciato Bernadette senza uno straccio di spiegazione plausibile ed aveva poco dopo impalmato una creatura calma ed inoffensiva, neanche a farlo apposta scelta dalla madre. Gli anni sono passati ed il peso delle scelte ha cominciato a farsi sentire. Il giovane Lavoisier non è stato ostacolato dalla moglie nel suo lavoro, ma neanche agevolato. Quella creatura priva di slanci e di spirito ha lasciato solo il marito e l’ha fatto addormentare spiritualmente, rendendolo l’ombra di ciò che era stato. Bernadette invece si trova nella situazione opposta perché un matrimonio felice, la successiva maternità ed una buona posizione sociale ne hanno esaltato le doti facendola alla fine risplendere. Se ne accorge il suo ex spasimante che probabilmente si accorge anche della sciocchezza che ha fatto ma ormai non può più porvi rimedio.
Questo è un altro capitolo molto bello, pieno di personaggi e di situazioni particolari che colpiscono il lettore nella mente e nel cuore. Il tuo Napoleone esce fuori dalle pagine come una creatura effettivamente vivente tanto è tridimensionale ed anche gli altri personaggi non sono da meno, vivi e palpitanti come se esistessero realmente. Per favore, aggiorna al più presto, non ci lasciare sulle spine troppo a lungo!
Bretzel Salato

Recensore Junior
19/07/23, ore 21:06

Volano scintille a Sant’Elena che sembra di vedere un barbecue! Napoleone ed Hudson Lowe non si sopportano ed il teatrino è servito….. Napoleone è sempre stato un megalomane ed ha sempre avuto un forte culto della sua personalità, ma qui a sbagliare è Mister Lowe che abusa del suo potere per affliggere un prigioniero. Tralasciando i dispettucci da cortile delle lavandaie, le misure di sicurezza che adotta contro Napoleone sembrano eccessive anche perché aggiunte all’inattività ed alla lontananza da casa contribuiscono ad aggravare il quadro psicologico del prigioniero. Napoleone che tanto stupido non era –ed anzi non lo era affatto – ha anche approfittato della situazione per portare acqua al suo mulino organizzando una vendita dell’argenteria finalizzata ad accusare il governatore dell’isola di averlo ridotto alla fame. Le voci di questa vendita sono arrivate in Europa insieme agli ufficiali inglesi che vi avevano assistito ed hanno contribuito a rinfocolare le polemiche sul destino dell’ex imperatore.
E’ questo uno dei motivi che induce Maria Antonietta a chiedere il consiglio di Oscar. Le risposte che Oscar dà e tutto l’atteggiamento da lei tenuto denotano la maturità ormai raggiunta dal personaggio che soprattutto dopo la battaglia di Waterloo ha capito il valore della pace. Oscar non si sdegna e non va su tutte le furie come avrebbe fatto da giovane, ma valuta la situazione e dà una risposta profondamente adulta e razionale quasi che tanti anni vissuti insieme al marito l’abbiano in un certo senso “andreizzata”. Sorprendentemente per una come lei Oscar invita la regina madre ed anche il re suo figlio a non reagire in modo scomposto ed a non rinfocolare le polemiche perché tanto, così facendo, ci avrebbero rimesso soltanto loro e li esorta a governare bene ed in silenzio, così che siano i fatti a parlare per loro. Le parole infatti possono essere strumentalizzate e volontariamente fraintese in modo da fornire argomento di polemica mentre le buone opere possono essere contestate con maggiore difficoltà.
Non è soltanto di Napoleone - spina - nel - fianco - persino - a - Sant’Elena che Maria Antonietta vuole parlare alla sua amica di sempre. Maria Antonietta vuole anche portare l’attenzione su una situazione difficile in cui la monarchia si sta trovando. Il re e la regina hanno avuto soltanto una figlia femmina ed il re, in contrasto con la società patriarcale dell’epoca, vorrebbe tentare di abrogare la legge salica che impedisce alle donne di salire al trono, così da proclamare erede sua figlia, la novenne principessa Elisabetta. Oscar che con la sua vita fuori del comune ha probabilmente dimostrato che le donne possono fare tutto, anche regnare, dovrà perciò prendersi cura della formazione umana della principessa Elisabetta nella prospettiva che l’abrogazione vada in porto e che un giorno sia chiamata a regnare. Oscar ha dimostrato che una donna può comandare gli eserciti e sfidare Napoleone a Waterloo ed ora dovrà trasmettere la sua esperienza ed i suoi valori alla piccola principessa con cui si trova in grande sintonia.
Madame royale già prende da Oscar lezioni di scherma e di equitazione ed ha trovato in lei un’omologa, una che rafforza in lei l’idea che anche i pony abbiano un valore. La bambina è stata descritta come un essere grintoso, ma allo stesso tempo equilibrato, capace di ispirare rispetto negli altri e di farsi obbedire. La stoffa del leader la principessina ce l’ha ed anche ottimi insegnanti, vedremo se il tempo darà ragione ai pronostici. Per ora ci sono grandi speranze riposte in lei e tanti punti interrogativi che avvolgono il futuro.
André deve accantonare i suoi sogni di medicina alternativa perché il suo vecchio amico dottor Vianello è spirato in Italia a causa del colera, a seguito di un’esistenza che è essa stessa un romanzo. Dopo avere esercitato la medicina a casa sua ed anche in Inghilterra, il tristo mietitore lo ha colto in patria, accanto ad un’ex fiamma che non gli è stata di gran conforto perché vincolata alla stanza accanto dagli scrupoli religiosi. André ricorda i grandi pregi dell’amico che esercitò la professione con una marcia in più, instancabile, preparato ed onesto, ma ne rammenta pure i difetti, primi fra tutti la presunzione e l’orgoglio. André prega Dio affinché tenga in considerazione i primi, dimenticando i secondi insieme all’ateismo che non era una colpa individuale di Lucilio, ma il risultato dell’appartenenza al secolo dei lumi. André però non può dimenticare che questa morte avrà il pessimo effetto di lasciare lui ed Oscar orfani delle cure geniali ed all’avanguardia di quell’amico che ha lasciato dietro di sé un immenso vuoto.
Decisamente meglio vanno le cose alla ex cenerentola Bernadette che adesso è diventata non proprio una principessa, ma una marchesa ricca e realizzata. In cinque anni di felice matrimonio, ha avuto tre figli ed è diventata una delle protagoniste dell’alta società di Lille e di Parigi. In uno dei ricevimenti per il nono genetliaco della principessa Elisabetta, Bernadette incontra il giovane Lavoisier col quale in gioventù era stata fidanzata. Il giovane l’aveva lasciata dando ascolto alle lagnanze di una madre autoritaria ed insistente che non reputava Bernadette all’altezza della situazione ed aveva procurato al figlio una moglie più presentabile, ma anche più noiosa ed incolore. Dopo tanti anni i due si rincontrano ed i bilanci sono nettamente a favore di Bernadette che non è più una cenerentola mentre Lavoisier non è più uno scapolo d’oro, ma un signore ingrigito ed appannato che ha perso molto dello smalto della sua gioventù. Probabilmente l’insignificanza ed il piattume sono contagiosi tanto che lo scienziato sembra essersi appiattito sulla scialba moglie, perdendo vivacità e mordente. Può anche darsi che l’asfissiante madre negli anni non abbia perso il vizio di comandare a bacchetta il figlio e di decidere per lui. Fatto sta che mentre Bernadette pare essere rinata e consegnata ad una dimensione superiore, Lavoisier è regredito ed ha deciso di vivere sotto tono e senza stimoli. Il loro incontro è imbarazzante per lui che si rende conto di aver perso molto ed anche di non essersi comportato particolarmente bene mentre lascia indifferente lei che è felicemente sposata e priva di rimproveri da muoversi e di rimpianti.
Ed infine arriva la fuga da Alcatraz e quel geniaccio di Napoleone si vendica di Hudson Lowe e delle angherie subite ed abbandona l’isola dell’ingiustizia su di un vascello con al timone niente meno che… squilli di trombe…. rullo di tamburi….. Jeanne de Valois! La cosa sicuramente incredibile e che quella libertina della sua ex amante e quelle due vipere della madre e della sorella siano riuscite a trovare la quadra ed a unire le forze in vista di un risultato comune, liberarlo. Messo insieme il denaro, si sono rivolte all’avventuriera più avventuriera d’Europa e forse del mondo che ha congegnato un piano meticoloso ed infallibile. Così Jeanne de Valois ed il figlio hanno avuto un sacco di soldi, Napoleone ha riottenuto la tanto agognata libertà, da mettere a frutto negli Stati Uniti, un terreno nuovo ed in perpetuo movimento che tanto gli somiglia, dove gli uomini nuovi disposti a lavorare sodo e senza eccessivi scrupoli come lui hanno tantissime opportunità mentre Hudson Lowe subisce lo scorno della sconfitta e probabilmente sarà anche rimosso dall’incarico, finendo in qualche polveroso ufficio in un seminterrato dove non farà più danno.
Mi è piaciuto leggere questo capitolo che tra introspezione psicologica, progetti, speranze e colpi di scena, ci ha mostrato due grandi molto diversi alle prese ciascuno con la sua eredità.
Green Tourmaline

Recensore Junior
19/07/23, ore 01:58

Che fuga incredibile mette a segno Napoleone! Il bello delle tue storie è che non si sa mai dove si andrà a parare! Tutto avrei immaginato tranne che l’eroe della Corsica riuscisse a fuggire anche da quell’isola remota e salpasse alla volta degli Stati Uniti d’America che poi era il suo progetto originario all’indomani della disfatta di Waterloo.
Come ciliegina sulla torta, la fuga è realizzata col contributo fondamentale di Jeanne de Valois, una personalità fuori dal comune ed oltre le regole così come era Napoleone. Entrambi amavano gli eccessi e le esagerazioni, entrambi erano ambiziosi oltre ogni dire, individualisti, iperattivi e sempre pieni di risorse. Lei operò sempre ai margini della legalità mentre lui riuscì a diventare la legge, ma entrambi erano manipolatori, egoisti, arroganti e vedevano sempre le cose dal loro lato. Ce li vedo insieme a realizzare una delle imprese più difficili e rischiose del mondo dell’epoca!
Napoleone la prepara a dovere la sua fuga, si finge malato, addirittura moribondo ed alla fine riesce a gabbare le guardie che la paranoia non del tutto ingiustificata di sir Lowe gli aveva messo alle calcagna.
Hudson Lowe è un altro personaggio chiave di questo capitolo tanto insignificante e meschino quanto Napoleone era grandioso e geniale. Era il classico personaggio destinato all’anonimato che è riuscito a passare alla storia di luce riflessa. Se si fosse trovato davanti Napoleone imperatore e condottiero, privo da vincoli, lui se lo sarebbe pappato in un boccone e non avrebbe lasciato neppure le scarpe. Il caso ha voluto che Napoleone gli sia stato affidato sconfitto e prigioniero, dipendente da lui in tutto e per tutto ed in queste condizioni anche i nani diventano giganti. Hudson Lowe sa di non valere, sa di non poter nemmeno allacciare le scarpe a Napoleone, ma sa anche che lui è stato detronizzato e messo totalmente alla sua mercé. Si compiace perciò a tormentarlo, ad umiliarlo e provocarne le reazioni scomposte, Napoleone dal canto suo è superbo ed arrogante e non solo raccoglie le provocazioni, ma risponde nel peggiore dei modi, sputando tutto il suo disprezzo su quell’omuncolo detestabile. Hudson Lowe gode a chiamare Napoleone generale, a negargli il titolo imperiale ed a togliergli sempre più libertà facendolo vivere da recluso. Questo regime carcerario è intollerabile per un uomo che ha fatto della fulmineità e dell’iperattività il suo tratto distintivo e che già ciondola per la casa, passando di notte dal letto alla poltrona in un’insonnia che non gli dà pace. Le liti tra i due, il carceriere e l’esiliato, sono terribili e portano in luce i tratti più meschini della personalità di Hudson Lowe e quelli più megalomani e quasi borderline di Napoleone.
L’ex imperatore inoltre lascia una grande eredità al mondo che però è un’eredità divisiva come divisivo è sempre stato lui. Napoleone sapeva irretire le masse e conquistarle con la sua parabola esistenziale straordinaria che faceva credere che chiunque impegnandosi ce la potesse fare, innescando un grande spirito di rivalsa in chi non era un ottimato. Napoleone non era un semplice avventuriero ma un genio militare paragonabile ad Alessandro Magno, ad Annibale, a Giulio Cesare ed a Gengis Khan. Napoleone era anche un abile politico che riuscì a far credere a tutti quello che gli Stati Uniti d’America fanno credere oggi a noi e cioè di non essere un imperialista ed un colonialista ma colui che esportava la democrazia e la libertà. Molte persone ancora attratte dal mito napoleonico vorrebbero che l’ex imperatore sieda lui sul trono francese e la regina Maria Antonietta è in pena per il figlio. Oscar pensa allora che re Luigi XVII non debba cadere nel tranello di delegittimare l’avversario perché così non farebbe che esacerbare gli animi. Lui deve semplicemente tacere e dimostrare col suo buon governo di essere la scelta migliore.
Napoleone però non è il solo a lasciare una grande eredità all’umanità. Anche Oscar è una grande ed anche lei ha un’eredità in serbo. Maria Antonietta che tanti anni prima l’aveva definita la leonessa di Francia le dà un’ulteriore investitura e cioè quella di essere la guida e la fonte di ispirazione per la prossima regina di Francia. Si dà il caso infatti che il re, essendo ragionevolmente certo di non potere avere altri figli, abbia deciso di abolire la legge salica e di proclamare delfina la sua unica figlia, avendo riconosciuto nella bambina la stoffa del monarca. Maria Antonietta sa che il compito che incomberà sulla nipote sarà enorme e proprio per questo vuole metterle al fianco Oscar che in fatto di donne che svolgono un lavoro da uomo se ne intende parecchio. Oscar dovrà trasmettere il suo bagaglio di valori e la sua grande esperienza alla prima regina sovrana di Francia che perciò sarà la sua continuatrice ideale.
La principessa Elisabetta è molto giovane con i suoi nove anni ma ha già capito tante cose. Ha capito di essere una delusione per quasi tutti ma ha anche intuito quanto i desideri della gente siano infondati e condizionati dal sentire comune che non sempre ci prende. La gente vuole a tutti i costi i cavalli ma non sa quanto valgono i pony che passano ingiustamente sotto silenzio. La principessa Elisabetta ha da sempre provato una grande predilezione per Oscar. Anche lei come la nonna ha intuito la profonda somiglianza di destino che la lega al comandante supremo delle guardie reali, una somiglianza che sicuramente anche Oscar ha notato ed è per questo che si sente così vicina alla bambina.
Ritroviamo in un paragrafo anche Bernadette che dopo una serie infinita di vicissitudini una più disgraziata dell’altra è stata alla fine innalzata al rango di marchesa ed in questo suo nuovo status tiene banco a Lille ed occasionalmente anche a Parigi. E’ in una delle occasioni mondane parigine che avviene un incontro vissuto in modo diversissimo dai due protagonisti. Bernadette, ormai splendida trentenne sposa e madre di tre figli, incontra il migliore dei due suoi vecchi amori, quell’Antoine Laurent de Lavoisier iunior che se l’era lasciata sfuggire per eccesso di debolezza e per troppa dipendenza emotiva ed affettiva dalla madre. La madre in passato aveva fatto di tutto per fargli lasciare colei che non reputava adatta ad entrare nella sua illustre famiglia e gli aveva fatto sposare una brava ragazza, ma scialba e senza slanci sicuramente inadatta alla mente brillante di uno scienziato per il quale sarebbero state sicuramente di maggiore stimolo l’intelligenza e la personalità di Bernadette. Ora si rincontrano. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia ed i due, soprattutto come conseguenza delle diverse scelte effettuate, hanno avuto un percorso ed un destino diametralmente opposti. Il giovane Lavoisier ha scelto una vita convenzionale, non ha rischiato nulla per amore ed ora è stato risucchiato dalla routine e risulta invecchiato e meno allegro e spontaneo di un tempo. Bernadette invece non si è voluta piegare e non ha rinunciato a se stessa, alle sue peculiarità ed al suo sentire. Adesso quindi è una donna affascinante e splendente con ancora molte frecce al suo arco. Lui la vede e la rimpiange: non ha mai avuto una forte personalità e non crede fino in fondo nelle sue scelte che poi non sono nemmeno sue, ma della terribile madre. Lei invece non ha ceduto a compromessi, ha seguito il suo istinto ed ha sposato l’uomo che amava: nessun rimpianto oggi per lei.
Infine abbiamo la batosta: André riceve tragiche notizie dall’Italia consistenti nella morte del suo vecchio amico medico Lucilio Vianello che sarebbe stato l’unico a poter curare le malattie sue e di Oscar. Dopo innumerevoli vicende molto romanzesche quel medico bislacco ma geniale, arrogante e presuntuoso ma eccezionalmente capace, è caduto vittima del colera, portando con sé le speranze di guarigione di Oscar e di André. Ho trovato molto commovente l’elogio che André gli dedica e la preghiera rivolta a Dio affinché premi i grandi meriti dell’amico e gli perdoni i peccati di orgoglio e le altre pecche dovute all’appartenenza al secolo dei lumi.
Come al solito hai scritto un capitolo ricco di colpi di scena e di interessanti spunti di riflessione. E’ sempre un piacere leggerti, torna presto!

Recensore Master
10/07/23, ore 18:32

Ciao cara Agrifoglio e scusa il ritardo nella recensione ma sono un pò presa. Anche perché non si può leggere alla "leggera " i tuoi scritti poiché sono sempre molto significativi e interessanti. Napoleone è il genio che dice Oscar e viene aiutato a fuggire da una donna altrettanto geniale. L'eredità dei grandi è quella che Oscar lascia dietro di sé: ha l'importante incarico di formare la prossima Regina di Francia non solo nell'uso delle armi e della strategia militare, ma soprattutto nel riconoscere ed esternare i grandi valori della vita. La notizia nefasta che raggiunge André gli spegne le speranze sulla guarigione sua e di Oscar, oltre alla perdita di un caro amico. Bernadette è una donna felice e realizzata, lo stesso non si può dire di Antoine. Chissà cosa combinerà mai Napoleone in America... Complimenti, capitolo strepitoso. A presto.