Recensioni per
La leonessa di Francia.
di _Agrifoglio_

Questa storia ha ottenuto 1539 recensioni.
Positive : 1537
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Nuovo recensore
21/09/23, ore 14:40

Grande fan del manga e dell'anime di Lady Oscar ho letto con piacere il tuo racconto e ti faccio i complimenti per come hai saputo intelligentemente intrecciare la Storia vera a quella creata in alternativa. Simona

Recensore Junior
21/09/23, ore 14:01

Si conclude una storia straordinaria particolare, ricca di personaggi e di situazioni che ci resteranno nel cuore. Il cerchio si chiude e, come tale, ci si ritrova all'inizio e alla fine contemporaneamente. Essere a ridosso del velo che separa due mondi permette ad Oscar di vedere entrambi i lati. Hai creato una storia corale eppure intima. Ogni personaggio è stato approfondito in modo stupefacente. Il gesto della donna velata di nero, il lasciare una rosa nera tra quelle bianche, è un tocco di classe. Sono state epiche le tue battaglie, dolci i tuoi interludi amorosi, eccezionali le tue figure eroiche. Tanti complimenti e...chapeau.

Recensore Master
21/09/23, ore 01:40

Un grande finale per un grandioso racconto. Oscar ha raggiunto tutti i suoi affetti, André, in particolare, che è venuto a prenderla (non poteva essere diversamente). Ha visto il futuro e combatterà le ingiustizie da qualunque luogo abbia raggiunto. Hai scritto una storia veramente epica ed emozionante. Complimenti, complimenti,complimenti. A presto. 🐞

Recensore Veterano
20/09/23, ore 21:40

mi piaciuta la storia, almeno i nostri personaggi sono morti di vecchia amandosi

Recensore Veterano
20/09/23, ore 17:40

Ciao.
Cosa ti posso dire, mentre piango?
Intanto che ti odio, perché sono pochissime le storie che mi fanno piangere.
Poi che questa storia la stamperò, perché non voglio perderla se mai EFP dovesse chiudere i battenti!!
Questa DOVEVA essere la storia della Ikeda, sarebbe stata la storia ideale e tu sei riuscita a darle un respiro naturale, una prosecuzione logica senza snaturare i personaggi, anzi accentuando le loro caratteristiche e creando così una storia davvero meravigliosa, credibile e soprattutto COERENTE, cosa a cui riescono in pochi.
Ho iniziato a sentire l'avvicinarsi della fine quando Oscar ha iniziato a vedere le scene del proprio passato, perché ho capito che ti stavi servendo di esse per condurla altrove...ma anche una fine così, nel luogo dove tutto è iniziato, guardando il lago, ed osservando in qualche modo gli eventi del futuro, non poteva essere più perfetta.
Sei riuscita a dare alla mia Oscar - mia perché la considero una sorella maggiore - una fine degna di lei e della vita che ha avuto grazie a te, ricongiungendola con le persone amate e con l'amore della sua vita.
Persino il suo funerale, con Jeanne che viene a porgere omaggio alla sua fiera antagonista, e le rose bianche già fiorite per salutarla, chiudono un cerchio di perfezione.
Ti sarò sempre grata per questa bellissima storia, grazie davvero di cuore.
Un abbraccio.
Strega1981
(Recensione modificata il 20/09/2023 - 05:44 pm)

Recensore Master
20/09/23, ore 15:22

Carissima Agrifoglio,
è con un tuffo al cuore che ho visto il tuo aggiornamento, e la parola "COMPLETA" accanto al titolo. Questo finale, preparato dalle improvvise epifanie (ricordi? materializzazioni del passato che impregnano i luoghi? visioni fantasmatiche?) che assalgono Oscar nei suoi ultimi momenti sulla terra, sono i segnali del suo approssimarsi a quella soglia una volta varcata la quale ritroverà André. Leggendo la conclusione del tuo racconto, quando Oscar si rende conto di quanto le fila dei suoi conoscenti, amici e coetanei si vanno assottigliando, mi è venuta in mente una frase di mio padre, già avanti con gli anni, al funerale di un anziano zio, l'ultimo che gli rimaneva, e alludendo a sé stesso, alla sorella, ai cugini: "Adesso in prima fila ci siamo noi". La tua storia mi ha fatto riflettere e sognare; ed è una storia così particolare, non soltanto per l'ampiezza, che raramente ne ho trovate e ne troverò di simili.
Spero di leggerti ancora presto, un saluto e grazie per questi 100 capitoli con cui ci hai portati in un'altra dimensione, quella, come dici, del sogno.
Un abbraccio grato e ammirato,
d

Recensore Master
20/09/23, ore 14:09

Mia carissima Agrifoglio, come hai annunciato tu nelle note finali, tutte le cose, belle o brutte, devono arrivare ad avere una fine, e così insieme a te siamo giunti fino alla conclusione di questo tuo romanzo storico, a tratti epico, che ci ha proposto una storia diversa, protrattasi nel corso degli anni, riferita ai nostri amati personaggi facenti parte del mondo di L.O., che continuo a pensare abbia un sacco di cose ancora da dire, soprattutto quando è la penna, intrisa di fantasia, dei vari autori a prendere la parola, donandogli ulteriore e nuova linfa.
Attendevo, con un misto di curiosità e interesse, questo capitolo, ben sapendo già a priori che mi avrebbe immalinconito, poiché era un capitolo, in senso più ampio, che andava a chiudere qualcosa che mi aveva fatto sia compagnia sia palpitare per l’avvicendarsi delle situazioni.
Con molta delicatezza ci hai narrato il “dopo” vissuto dalla nostra Oscar, ormai privata di quella luce che le aveva sempre tenuto compagnia, che l’aveva supportata nel corso degli anni e delle vicende che insieme avevano attraversato. Ella non è riuscita, come c’era da immaginarsi, a farsene una ragione; il rimanere privata dell’appoggio e del sostegno che solo André aveva saputo donarle, interpretando e comprendendo i suoi momenti, poiché nessuno come lui la conosceva nel profondo, è stato troppo doloroso per lei da sopportare. Ha cercato di condurre il resto della sua vita, vivendolo giorno per giorno, ma conscia che una parte di lei se ne era andata altrove e forse anche lei anelava a raggiungerla, per sentirsi nuovamente completa. A nulla sembrava essere valsa la vicinanza che tutti coloro che la amavano le dimostravano; il vuoto per lei era incolmabile e nulla avrebbe potuto giungere a riempirlo. A poco a poco anche tutte le persone che, per un verso e per l’altro, avevano incrociato il suo cammino e intrecciato rapporti con lei stavano venendo a mancare e il dolore sopportato dal suo cuore e dal suo animo cominciava ad essere davvero eccessivo. In poco tempo aveva dovuto dare l’addio a persone che le erano care, soprattutto la regina madre, Maria Antonietta, con la quale aveva intessuto un rapporto strettissimo che era diventato duratura e profonda amicizia. Con lei se ne era andato un altro importante pezzo del suo cuore.
Ho apprezzato moltissimo i tanti rimandi ai ricordi di lei e André fanciulli: quelle immagini che le si palesavano alla mente avevano il potere di ridonarle quella serenità di spirito che gli ultimi tempi le avevano tolto. André per lei non se ne era andato per davvero, tanto che non aveva voluto, dopo le esequie, visitare la sua tomba, in quanto non poteva pensarlo morto e freddo e, soprattutto, solo lontano da lei.
Molto intenso il momento che hai descritto nei pressi del laghetto di Palazzo Jarjayes, quando Oscar sta per recarsi per l’ultima volta, al cospetto della Regina, proprio in quel luogo dove circa settant’anni prima tutto era iniziato. Si lascia ammantare dall’ atmosfera particolare che ispira quel luogo e che la trasporta nel tempo, come se avesse una preveggenza di tutto quello che l’Umanità attraverserà nel corso dei secoli futuri: tante sono le immagini che scorrono nella sua mente e che riportano fatti che si verificheranno e che lasceranno stupito, attonito, sconvolto il mondo. E poi, come contorno a tutto questo divenire, i volti e le voci delle persone che avevano segnato la sua vita sono tornate ad incitarla affinché continuasse a difendere e combattere le ingiustizie in qualsiasi mondo si fosse trovata. E in rassegna passano suo padre, il quale l’aveva forgiata per quella vita da combattente, Girodel, suo fedele secondo, i due Re Luigi XVI e XVII, nonché Maria Antonietta la quale, ancora una volta, la incita a non fermarsi. Persino Napoleone le ha rivolto parole che hanno ancora il gusto della sfida, ma questa volta il suo sguardo è luminoso e felice. E ultimo, ma non ultimo, il suo André, che nuovamente e per sempre le conferma che sarebbe stato comunque al suo fianco. Dopo questo intermezzo, avendo stretto spiritualmente ancora la mano calda di suo marito, la Leonessa di Francia si spegneva serenamente. E così l’hanno trovata, parendo fosse addormentata, coloro che, preoccupati di non vederla giungere alla destinazione per cui era diretta, si erano messi a cercarla, in quella mattinata in cui la primavera cominciava a fare sfoggio di sé e le prime rose bianche del roseto di Palazzo Jarjayes stavano per aprirsi alla novella stagione. Proprio quelle rose bianche, tanto amate da Oscar, suo simbolo, avrebbero ricoperto la sua bara durante il corteo funebre al quale tutti, nobili e popolo, avrebbero partecipato con la consapevolezza che con quella donna eccezionale era scomparsa anche una parte di loro.
Commovente l’addio di Alain, provato dal dolore di quell’ulteriore perdita, che ha salutato Oscar, il suo amato comandante, nell’unica maniera possibile.
Commossa anche io, che mi sono sentita parte di quest’ultimo momento che, con eleganza e delicatezza hai tratteggiato per noi: questa storia non la dimenticheremo e sono certa che torneremo a rileggerla per il piacere di ritrovare i nostri eroi ai quali, tu, con la tua ucronia, hai voluto dare un diverso destino, facendoli muovere e interagire in un universo alternativo colmo di personaggi, eventi e avventure che tanto avremmo desiderato fossero parte della storia canonica, che però è andata in tutt’altra direzione.
A te va un immenso grazie per averci accompagnato durante gli anni con questo tuo lavoro, curato fin nei minimi particolari, e per averci permesso, così, di continuare a sognare, soprattutto in quei periodi in cui la vita diventa complicata e talvolta opprimente.
Un affettuoso saluto e ancora meritatissimi complimenti e, magari, un arrivederci prossimamente!

Recensore Master
20/09/23, ore 10:29

E tu hai centrato benissimo l'obiettivo! Questo sogno durato tanto a lungo mi ha coinvolta moltissimo, ed è con dispiacere che lo vedo concludersi: avrei voluto vedere una Oscar centenaria.. ma ha avuto un epilogo degno di lei, con la presenza di tutti i suoi cari che l'hanno accompagnata in vita, e addirittura con visioni del lontano futuro.. Molto belle le immagini dei ricordi che appaiono come fuggevoli fantasmi, a presagire il momento della dipartita. Questa storia mi mancherà, anche se entra di diritto nella rosa delle mie preferite! Complimentissimi davvero! Ci sarà un sequel?

Recensore Junior
08/09/23, ore 02:47

Questo capitolo è uno splendore anche se è molto doloroso. Esso segna la fine di due personaggi chiave della storia e chiude anche un’epoca. Oscar nel giro di pochi mesi ha visto morire il suo grande antagonista ed il suo amatissimo André ed in tutti e due i casi è rimasta mutilata nell’anima.
Come hai specificato anche tu, Napoleone rappresenta la summa della carriera oscariana. E’ il genio della guerra, la grande variabile alterata, la scheggia impazzita che ha fatto sempre la differenza e che ha costretto Oscar a non fermarsi mai, a migliorare se stessa, a cambiare prospettiva un migliaio di volte ed a non arrendersi mai. Con Napoleone Oscar è diventata un soldato migliore e più completo, probabilmente proprio ciò che lei voleva diventare in gioventù, ma che allora si trovava soltanto nella sua mente esaltata ed infelice.
André invece ha completato Oscar, ne ha tamponato i punti di debolezza, l’ha fatta venire a patti con l’esistenza, migliorandola e rendendola più umana. André ha sviluppato la personalità di Oscar, l’ha indotta a rivedere certe sue idee impossibili e le ha fatto capire che per essere forti non occorre essere uomini. Lei poteva essere forte, indipendente ed assertiva anche come donna. Poteva essere donna e continuare contemporaneamente ad essere ciò che era sempre stata.
André e Napoleone, ciascuno nel suo campo, hanno scolpito Oscar, tirando fuori dalla materia grezza il soldato e l’essere umano. Lei ha ricambiato il primo con un immenso amore ed il secondo con una stima incondizionata anche se affiancata all’inimicizia ed alla disapprovazione per certe sue derive, prima fra tutte l’uccisione gratuita e spietata di Girodelle. La stima per Napoleone alla fine è stata accompagnata dalla pietà cristiana e dalla rimessione di ogni conto in sospeso nelle mani sapienti di Dio, il cui perdono Oscar ha invocato sul capo del nemico di una vita.
La perdita di questi due giganti ha amputato Oscar di ogni vitalità residua. Oscar si sentiva vecchia da tempo, ma è con la morte di Napoleone che ha capito di avere esaurito ogni energia e di conseguenza si è messa in pensione. Continuare a lottare sarebbe stato impossibile a causa della vecchiaia ed inutile perché lo storico nemico era morto e gli altri nemici che sarebbero venuti sarebbero stati di competenza delle giovani generazioni alle quali André ha dedicato il suo ultimo brindisi. E’ però la morte di André, come era prevedibile, che la annienta completamente, facendola sentire un colosso con i piedi di argilla. Oscar è annichilita, si sente sola in mezzo a tanta gente in un inferno di incomunicabilità, percepisce i suoni distanti che le rimbombano nelle orecchie come l’eco in una caverna. Dapprima nega l’evidenza e si schermisce, allontana da sé il dolore ed ogni idea di morte. Alla fine, quando non può più negare l’evidenza perché André le è morto davanti agli occhi, si affloscia come un sacco vuoto dopo essere esplosa in un urlo.
Oscar sperava di trovare nella costante presenza di André, anche dopo il pensionamento, uno stimolo per andare avanti sia pure in maniera diversa da come aveva sempre fatto. Voleva dedicarsi a se stessa, a loro due insieme ed alla famiglia, ma il destino ha deciso diversamente e le ha teso un agguato. Se con la morte di Napoleone una certa inerzia ha iniziato ad albergare nella sua mente, con quella di André Oscar ha cessato di esistere, si è arresa su tutti i fronti, è naufragata. André le ha sempre offerto il suo aiuto disinteressato e quando lui non è stato più si è vista persa.
I grandi capisaldi di Oscar sono stati il padre ed André. Il generale de Jarjayes è mancato ormai da oltre diciotto anni ed ora che André l’ha seguito nella tomba Oscar è rimasta priva di ogni punto di riferimento. Non solo, senza di loro Oscar è rimasta agli occhi al mondo una vecchia strana, bizzarra nel suo vestire da uomo ed incomprensibile. Il generale de Jarjayes aveva avuto l’idea insana di darle un nome da uomo e di allevarla come un uomo. La madre e Marie Grandier erano state testimoni di questa scelta mentre André era vissuto accanto ad Oscar sin dall’infanzia, l’aveva supportata, sopportata ed amata. Ora che anche lui è sceso alle ombre, la storia di Oscar è rimasta senza testimoni diretti ed è conosciuta esclusivamente tramite racconti. Della vecchia guardia rimangono soltanto Maria Antonietta ed il conte di Fersen, ma nessuno di loro per ragioni diverse ha un rapporto stretto e quotidiano con lei. Per tutti gli altri Oscar è soltanto una vecchia stramba che non si sa se chiamare duca o duchessa, monsieur o madame, uomo o donna.
L’unica che potrebbe essere in un certo senso simile ad Oscar è la bella Hélène de Girodelle. E’ una ragazza fuori dal comune, antesignana di tante suffragette e donne di carattere, femminista ante litteram ed una delle primissime aviatrici di un prototipo a vapore. Non è stata allevata come un uomo, ma si comporta in modo libero e determinato. Chi sa che tipo di rapporto aveva con lei Oscar.
André in questo capitolo esce di scena, ma lo fa in grande stile. Dopo tanti anni i nodi sono venuti al pettine. La cecità, archiviata per tanti anni grazie alle mani d’oro del dottor Lucilio Vianello, è tornata alla ribalta a causa della brutta caduta a Waterloo. Scopriamo dai ricordi di Oscar che il marito ebbe un appannamento alla vista mentre stava salendo sulla torre del palazzo e lo vediamo noi stessi perdere la vista all’improvviso mentre passeggia insieme alla figlia nella tenuta di palazzo Jarjayes. La paura è tanta al punto che Antigone entra a cavallo nell’atrio di palazzo Jarjayes come un’eroina medievale e dà la terribile notizia. Oscar contro il parere di tutti si precipita lì a cavallo anziché in carrozza, ma le ore di André sono ormai contate.
E’ doloroso il gioco delle parti tra Oscar e l’archiatra di corte. Il medico tenta di preparare i familiari invitandoli con delicata fermezza a non farsi illusioni ed a prepararsi al peggio. Oscar invece fa orecchie da mercante come un bambino che chiudendo gli occhi si illude di avere allontanato il pericolo o come un animale che se non vede chi lo insegue crede di essersi nascosto. Questa reazione istintiva e questa difesa elementare ci fanno empatizzare con lei, ma non risolvono il problema. André infatti di lì a poco muore ed Oscar si trova a dover affrontare una situazione che non riesce in alcun modo a governare. Anche nella serie animata la reazione di Oscar alla morte di André è tutta istinto e niente ragione. Lei prorompe in uno dei suoi soliti scatti che nuociono soltanto a lei, senza appoggiarsi a nessuno ma standosene in piedi sull’orlo del baratro a contemplare il vuoto. Adesso è sola, disperatamente sola e non c’è via d’uscita da questa situazione perché alla morte non c’è rimedio e perché a tutti gli altri mali trovava sempre una soluzione André che adesso non c’è più.
La morte di André sconvolge tutti anche Alain che è rude fuori, ma tenero dentro. Saputa la brutta notizia, si precipita a palazzo Jarjayes ma il contributo che può dare è nullo. Tenta solo di darsi un contegno riuscendoci malissimo. La cosa curiosa è che in tutto questo frangente è proprio André che dà coraggio a tutti. Benedice i figli ed i nipoti, consola parenti ed amici, ha una buona parola per tutti. Con Oscar la situazione è inestricabile perché lei non vuole essere consolata, rifiuta a monte il problema ed André che la conosce benissimo se ne rende conto e non può intervenire. Fino alla fine lei nega. Parla delle albe e dei tramonti di Arras e dice che le piacerebbe vederli ancora insieme ad André come quando erano ragazzi, come se bastasse pronunciare queste parole per farle avverare. Alla fine Oscar deve arrendersi alla realtà e per lei è tremendo perché, non essendosi voluta piegare, si è spezzata.
Napoleone muore come colui che è sempre stato: un uomo determinato e forte che quando viene contrastato diventa prepotente. Avendo per tutta la vita dato ordini in Europa, adesso pretende di dare ordini anche in America, a casa degli altri, ma la Florida, la Carolina, la Georgia, il Mississipi, la Virginia e la Lousiana proprio non ne vogliono sapere di prendere ordini da lui e di rinunciare ai loro preziosi schiavi, braccia essenziali per la raccolta del cotone e perno fondamentale della loro economia. Si sa che quando a qualcuno gli si va a toccare il conto in banca la reazione non è mai quella di un lord inglese. In questo caso poi ad essere insidiata è la ricchezza di una molteplicità di stati e non quella di una singola persona. Napoleone inizia una sua guerra privata per l’abolizione della schiavitù, ma ogni volta che lui si impelaga in una guerra economica, sia essa contro l’Inghilterra che contro gli stati del sud, è destinato a perderla in ogni caso. I suoi avversari non soltanto gli stoppano la proposta di legge, ma gli boicottano anche la candidatura alle elezioni presidenziali ed al prode corso non resta che contemplare la sua sconfitta per una manciata di voti. Come sempre, Napoleone non accetta la sconfitta e si mette a pestare i piedi come i ragazzini. Fa la fronda contro il nuovo eletto con il solo risultato di diventare il sospettato numero uno quando il primo matto attenta alla vita del presidente. La conseguenza è un’esplicita accusa con pubblico ludibrio al senato di Washington. Napoleone si arrabbia ferocemente, minaccia di scatenare una guerra civile e muore per un colpo apoplettico.
Così se ne va, con tutte le sue ricchezze e le sue ambizioni, senza avere intorno né un parente né un amico. Joséphine de Beauharnais lo amava e lui amava lei, ma l’ambizione superò qualsiasi altro sentimento e qualunque altra considerazione. Nella tua storia, lei contribuì a farlo evadere da Sant’Elena ma non lo seguì in America perché delusa dal suo precedente comportamento e per non separarsi dai figli. Nella realtà storica, Joséphine de Beauharnais morì proprio nei giorni in cui Napoleone partiva per l’isola d’Elba e quindi ai tempi di Sant’Elena non c’era proprio se non nei ricordi dell’ex imperatore.
In questa storia tu gli metti accanto, anche se temporaneamente, Jeanne de Valois, ma sebbene come coppia siano interessanti io non credo che Napoleone avrebbe potuto amare Jeanne più di Joséphine. I due sicuramente si attraevano, ma troppe scintille sarebbero volate tra di loro perché entrambi avevano dei caratteri dominanti. Un maschio ed una femmina alfa difficilmente possono andare d’accordo. Joséphine de Beauharnais invece, pur non essendo uno stinco di santo e pur avendo tradito ripetutamente Napoleone in gioventù, aveva un modo di fare più sinuoso ed aggraziato e difficilmente avrebbe sfidato Napoleone sul suo stesso terreno. Ritengo che, al netto dei tradimenti e delle incomprensioni dovute alla mancanza di un figlio ed al comportamento dissipatore di lei, questa coppia era molto più stabile di quella con Jeanne de Valois. Se Napoleone non avesse allontanato Joséphine de Beauharnais, probabilmente qualcuno vicino lo avrebbe avuto. A differenza di André invece morì solo e contestato.
Ho molto apprezzato questo tuo novantanovesimo capitolo, per la mano con cui hai tratteggiato i vari avvenimenti. Gli anni americani di Napoleone sono stati descritti con potenza e dinamismo mentre i funerali del grande eroe corso sono stati narrati con l’inchiostro dello splendore e della solennità. Una vena di delicata malinconia pervade l’animo nel leggere del matrimonio della delfina e del duca di Reichstadt, un matrimonio sereno ed accomodante, ma senza passione ed autentico amore perché lui lasciò il suo cuore in Austria, accanto a quello dell’arciduchessa Sofia mentre lei era troppo carica di impegni. Tanto dinamismo e tanta passione giovanile si leggono nelle imprese archeologiche della bella Hélène mentre malinconia, delicatezza d’animo e nostalgia pervadono le righe dedicate al trapasso di André. Struggente ed estraniante è il dolore di Oscar, lasciata sola dopo una vita passata in simbiosi con il suo André. Mi è piaciuto come hai tratteggiato i vari stati d’animo, i sentimenti dei personaggi e le varie sfumature. Quasi alla fine di quest’avventura, ti faccio tantissimi applausi.
Green Tourmaline

Nuovo recensore
07/09/23, ore 02:40

Il tuo Napoleone è un uomo per tutte le stagioni. Questa sua resurrezione in America è diecimila volte più incredibile di quella di soli cento giorni e che si è conclusa in Belgio, a Waterloo.
La cosa stupefacente è la capacità che ha di mutare pelle a mo’ di camaleonte. Prima imperatore, poi imprenditore. Si è giostrato tra nobiltà e borghesia con grande disinvoltura perché alla fine ciò che conta è cogliere il tratto caratteristico di ogni contesto ed adeguarcisi per trarne i maggiori vantaggi. Se in Europa si fosse limitato a guadagnare anche tutto il denaro del mondo senza patenti di nobiltà, Napoleone sarebbe stato un semplice borghese con scarsa voce in capitolo e condannato a non poter superare una certa soglia di rilevanza sociale. In America invece una nobiltà magari dignitosa, ma scompagnata dalla grande ricchezza sarebbe stata l’apoteosi dell’inutilità. Napoleone decide di sfondare in America come ricchissimo imprenditore ma con un occhio ai fasti del passato che lui spera di far ritornare presente, come si intuisce dal nome che dà alla sua compagnia navale: Imperial Eagle Company.
Napoleone inizia la sua attività come imprenditore del legname e di legname in effetti ce n’è tanto negli Stati Uniti, soprattutto al nord, a Washington a confine con il verde e boscosissimo Canada. Lo stesso Abramo Lincoln iniziò la sua attività come taglialegna e l’immagine dei tronchi d’albero che navigano sui fiumi è un classico per chiunque abbia visto un po’ di film ambientati nella vecchia America.
Dal momento che era riuscito come imprenditore del legname perché non usare quello stesso legname per costruire case e non diventare costruttore? L’America era un continente nuovo ed in gran parte inedificato. Certo, nei piccoli centri ci si costruiva la casa da sé, come ne La casa nella prateria, ma non tutta l’America era Walnut Grove e, soprattutto nelle città, i borghesi medio piccoli ed i nuovi ricchi avranno pur avuto bisogno di un tetto sulla testa.
Poi c’è la borsa, che negli Stati Uniti è sempre un must, che moltiplica i soldi in mano a chi ha fiuto ed intraprendenza. A quel punto perché non unire i nuovi soldi a quelli già incamerati all’epoca dell’impero, fare una bella somma e sognare in grande? Perché tanti soldi insieme possono armare una flotta ed una flotta ben organizzata e sufficientemente grande può fare la fortuna del suo armatore.
Napoleone tiene a battesimo l’Imperial Eagle Company e questa ripaga il daddy rivaleggiando niente di meno che con la Compagnia delle Indie (sia orientale che occidentale). A questo punto il boicottaggio è quasi d’obbligo, ma Napoleone – che il dente avvelenato con gli inglesi ce l’ha da tempo – risponde con un boicottaggio cento volte superiore e gli inglesi, che in occasione della guerra d’indipendenza americana hanno preso una bella batosta e che durante le guerre napoleoniche si sono impegnati le bretelle del nonno, non se la sentono di inseguirlo oltre oceano e lasciano la patata bollente agli americani che sono loro debitori di una guerra e di un carico di the.
Siccome l’appetito vien mangiando, Napoleone decide che è giunta l’ora di buttarsi (anzi ributtarsi) in politica e si fa eleggere senatore, non prima di avere armato una sua milizia privata. Fa approvare tante leggi a suo favore ed accarezza l’idea di abolire la schiavitù per togliere gli africani dai campi e mettere loro un fucile in mano. Cosa voleva farci con questa milizia privata? Cambiare la forma di governo da repubblicana a monarchica, per fare il bis dell’impero e magari un giorno risbarcare in Europa e fare un unico grande impero mondiale?
Non lo sapremo mai perché gli stati del sud si mettono di traverso a difesa della loro economia schiavista e la spuntano loro. La proposta di legge viene bloccata e la corsa di Napoleone alle presidenziali è un flop, seppure per una manciata di voti. Napoleone, lo sappiamo, non ama le sconfitte e così si mette a capo della fronda contro il nuovo presidente. Qualche tempo dopo, un pittore inglese attenta alla vita di Andrew Jackson e subito i sospetti corrono all’ex competitor che aveva preso la sconfitta in modo tanto poco sportivo. Durante una seduta del senato a Washington, i senatori pro Jackson accusano Napoleone di essere lui la mano invisibile che ha armato quella del pittore e lo accusano pubblicamente oltre che pesantemente. Napoleone non prende bene né le sconfitte né le contestazioni e tanto meno le accuse. Si infuria come una biscia, minaccia guerre civili e dato il tipo e data la prepossidenza di una milizia privata possiamo starne certi che l’avrebbe fatto, ma il fato nella persona del tristo mietitore ci mette lo zampino ed un colpo apoplettico se lo porta via. Napoleone del resto era un ultrasessantenne, per l’epoca era molto vecchio ed anche oggi non avrebbe avuto l’età consigliabile per arrabbiarsi di brutto.
L’ex imperatore quindi muore ed anche in questa tua ucronia viene consegnato alla storia ed all’ardua sentenza dei posteri.
Ciò che ho trovato sorprendente è stata la love story sebbene di brevissima durata con Jeanne de Valois. Praticamente tutti i lettori concordano nello stroncare questa storia come condannata in partenza a causa dei caratteracci e dell’ego ipertrofico di entrambi. Probabilmente è questa la chiave di lettura preferibile, ma sarebbe stato bello se questi due avessero trovato la quadra e fossero rimasti insieme. Che coppia sarebbero stati! Entrambi ambiziosi, entrambi avidi, entrambi filibustieri, entrambi in guerra perpetua col mondo che secondo loro non li aveva forniti di quello che avrebbero meritato. Un bel duo di arrampicatori sociali determinatissimi ed a tratti crudeli, di quella crudeltà senza la quale non si emerge. Avevano inoltre una conoscenza in comune e che conoscenza: Alain de Soisson! Ex generale di lui, ex amante di lei, un ex di tutti e due! Forse se non si fossero lasciati Jeanne de Valois avrebbe portato un valore aggiunto a Napoleone, contribuendo alla sua ascesa ed insieme sarebbero arrivati molto più in alto del punto che riuscì a raggiungere lui da solo! Jeanne era davvero furba, per nulla gentile con chi la contrastava ed ancora meno intenzionata ad accettare le sconfitte e le porte sbattute in faccia. Una che credeva fermamente che il mondo le fosse dovuto, esattamente come lui.
Comunque sia Napoleone è morto, in modo antieroico non essendo caduto in battaglia ed in modo non tragico perché è scampato alle vessazioni del governatore fellone di Sant’Elena. E’ morto in modo quotidiano, quasi casuale, ma la sua morte ha comunque dato il la ad una serie di problemi di non facilissima soluzione. Il consuocero lo vuole in Francia ma non lo vuole a Saint Denis, tutti lo vogliono vedere ed Oscar, causa l’età, non lo vuole andare a prendere a New York.
Piano piano la soluzione si trova ed Oscar va a Cherbourg, sull’Atlantico per poi scortarlo lungo la Senna ed infine all’Hotel des Invalides. Il viaggio è tutto sommato tranquillo, l’accoglienza trionfale ed i funerali mega galattici, da fare invidia ad un faraone egiziano. Una carrozza gigantesca tutta ricoperta d’oro e pacchiana quanto basta per piacere ad un gangster americano, sedici cavalli anch’essi tutti ricoperti di finimenti dorati, una processione lunga una quaresima, gente adorante da un lato e dall’altro della processione, i veterani compagni di tante battaglie super commossi, un re rivale disposto a fare buon viso a cattivo gioco ed un’immensa cupola in riva alla Senna sotto la quale è deposto un grandissimo sarcofago.
Fu vera gloria? E qui passiamo ad analizzare la quieta e signorile morte di André che si è spento alcuni mesi dopo l’imperatore e senza mai avere cinto una corona, se non quella comitale.
André muore di ictus pure lui, non in modo fulminante e non in seguito ad un’arrabbiatura. André muore nel modo più tranquillo possibile dopo essersi sentito male durante una passeggiata con la figlia. André muore benedicendo i figli ed i nipoti, confortando gli amici e dialogando con Oscar che mai vorrebbe lasciare sola. Per lui probabilmente ci sarà un posto nella cappella di famiglia, ma non certo un enorme sarcofago a forma di capitello ionico sotto la cupola dell’Hotel des Invalides eppure questa morte ha una pacatezza, un fascino ed una suggestione che difficilmente si possono raggiungere ed eguagliare. André muore amato e rimpianto. Napoleone è mai stato sinceramente e profondamente amato? E’ mai stato rimpianto umanamente e non soltanto come dispensatore di gloria nazionale e di avanzamento sociale? André muore come un marito, un padre, un nonno (ed un bisnonno), un amico. Anche i servitori lo piangono sinceramente e non perché dopo di lui andranno a stare male (non sarà così), ma perché lo amano e lo rispettano, di più perché in gioventù è stato uno di loro che ce l’ha fatta onestamente. Una lettrice ha scritto che André è morto come un patriarca e sul punto mi sento di concordare perché c’è addirittura qualcosa di etereo e di religioso nel suo trapasso. I testimoni del momento fatale restano rapiti dal suo sorriso sereno e beato, dal suo comportamento pacifico, dal modo che ha di confortare gli altri e già lo vedono “in cielo, lieve come una nuvola e splendente come un angelo”.
“Spezzato un nobil cuore! Dolce principe, benevola ti sia l’eterna notte e possa un volo d’angeli cantando accompagnarti all’ultimo riposo!”: Shakespeare come al solito coglie nel segno, ha proprio ragione e leggendo questi bei versi dell’Amleto mi venivano le lacrime agli occhi.
Perciò confrontando la vita e la morte di Napoleone e di André non ci sono dubbi nel dare la palma della vittoria a quest’ultimo e forse anche la palma del martirio visto che è stato sposato tanto a lungo con Oscar! Due stili diversi, uno roboante ed urlato, un altro silenzioso e mite ma proprio il secondo è indice di forza, quella vera e morale e non quella delle armi.
Questo capitolo è stato per me come andare sulle montagne russe perché mi ha scaraventato da una situazione all’altra, da una sensazione all’altra, da una suggestione all’altra. Napoleone è un grande della storia che ha cavalcato tutte le opportunità che gli sono state offerte, ma che alla fine è crollato perché non poteva tenere sotto controllo né prevedere tutto e perché sostanzialmente ovunque andasse si faceva dei nemici e non lo poteva vedere nessuno. André è il saggio, quello che cammina in silenzio sulle strade della vita, ma che chiunque lo abbia incontrato ha da dire soltanto del bene su di lui. E’ il marito devoto, il padre esemplare, l’amico fidato, il padrone magnanimo. E’ colui che sussurra e che si fa notare poco, ma che quando viene a mancare lascia un immenso vuoto. Poi c’è Oscar con le sue riflessioni, il suo passo indietro ed il suo dolore e ci sono i personaggi minori come la bella Hélène de Girodelle, col piglio della donna moderna innestato sul fascino di quella antica. Ci sono Sofocle e Shakespeare e c’è una storia bella come un fiore di cui mi innamorai perdutamente a prima vista appena mi ci imbattei e che ora sta per finire.
BdP

Recensore Junior
07/09/23, ore 02:34

Che capitolo strepitoso! Dico solo questo: io da vecchia donna d’azione vorrei conoscere la bella Hélène de Girodelle! Che per caso c’è qualcuno disposto a presentarmela? Io in cambio gli presenterei Odafin Tutuola, Amanda Rollins o quel bonazzo di Nick Amaro, pensateci! Stabler se n’è andato e non lo presento a nessuno per principio, tie’!
Tornando seri, la figura di questa ragazza così singolare mi ha davvero stupita. Così giovane già rifiuta il matrimonio senza un motivo grave e sofferto come quello esistente alla base delle scelte di Oscar. Il suo non è un andare contro corrente fine a se stesso, tipico della gioventù perché lei rimane fedele al suo personaggio per tutta la vita. E’ un’esigenza di vivere la propria vita senza addomesticamenti, di spingere sempre il piede sull’acceleratore, di dedicarsi alle proprie passioni e di essere sempre al centro della scena. Hélène è della stessa genia di Oscar ed in parte anche di Antigone che però non ha mai fatto scelte contro corrente né ha rifiutato il matrimonio per principio, ma ha solo inseguito temporaneamente l’uomo sbagliato.
E’ una donna indipendente e fuori del comune, fiera di ciò che fa e disposta a pagare un prezzo elevato per essere se stessa. Hélène, in giovane età, ha avuto la fortuna di scoprire dentro di sé una passione e l’ha portata avanti senza curarsi delle conseguenze. Ci sarà stata più di una persona che l’ha giudicata mezza matta (forse non discostandosi poi troppo dal vero), ma lei non se ne è curata ed ha tirato dritta per la sua strada. Hélène era bella, nobile, ricca, nipote di eroi nazionali, ma non si è adagiata sugli allori ed ha seguito una strada sua, non disdegnando di presiedere agli scavi sotto il sole cocente e di sporcarsi gli stivali.
Hélène è infervorata da quello che fa e potrebbe parlarne per settimane o per mesi senza mai stancarsene. Questa ragazza tiene banco in mezzo ad un uditorio più anziano e più importante di lei e, malgrado tutto, il centro della scena è per lei e solo per lei.
Passione per ciò che fa, desiderio di comunicare agli altri il suo entusiasmo ed una buona dose di esibizionismo e di desiderio di stare al centro della scena, questa secondo me è Hélène de Girodelle. Questo mi è sembrato di capire leggendo di lei che per giorni e giorni intrattiene i parenti parlando delle sue spedizioni archeologiche. Esibizionismo, desiderio di colpire l’immaginario e di stare sempre un passo avanti ho colto nell’immagine della vecchia signora che sorvola Versailles con un aeroplano a vapore, che sceglie i viali della reggia come pista di atterraggio e che balza acrobaticamente a terra dalla fiancata del velivolo salutando tutti col pollice levato in alto.
Tanta eccentricità e tanto esibizionismo le hanno spalancato le porte del jet set internazionale nonché quelle delle accademie scientifiche più grandi di sempre.
Un’altra cosa che mi ha colpito e che è sintomatica della grandezza del personaggio è che, leggendo tra le righe, mi è sembrato di capire che hai scelto la bella Hélène come viatico per introdurre il tema della dipartita di André. Hélène parla delle sue esplorazioni in Grecia ed anche dei suoi scavi al tempio di Poseidone a Colono. Proprio a questo punto Oscar interrompe le sue fantasticherie di viaggi magnifici e ritorna alla realtà perché a Colono morì Edipo, cieco ed esule ed André qualche tempo prima aveva avuto un episodio di appannamento della vista, retaggio della caduta a Waterloo e della testa sbattuta a terra. Ed ancora gli ultimi momenti felici di André si svolgono vicino all’ormai famosissimo laghetto dove lui ed Oscar stavano affogando da piccoli e dove si presero a pugni da adolescenti. Vicino al lago c’era un boschetto e lì André perse temporaneamente la vista. Come ha già ricordato un’altra commentatrice questa scena ricorda molto l’Edipo a Colono col padre cieco guidato dalla figlia Antigone, la pietra su cui si siede e l’incontro col villico. Anche il particolare dei cappelli di paglia dalle ampie tese ricorda molto l’antica Grecia. Ora a me sembra che la nipote Hélène faccia da trait d’union tra l’antico ed il moderno perché è lei che introduce il tema degli scavi a Colono. Ed è sicuramente presente alla festa dell’ottantunesimo compleanno del nonno ed al momento della sua morte, quando lui dà prova di grandi equilibrio e saggezza così come Edipo, raggiunto il boschetto a Colono, raggiunse il culmine della saggezza.
Un’altra donna d’azione che mi ha colpito in questo capitolo è naturalmente Oscar che dopo anni di imprese, di guerre e di lotte di vario genere decide finalmente di appendere la spada al chiodo. La sua è sicuramente una scelta sofferta, frutto della vecchiaia e degli acciacchi di salute, ma anche di una mutata visione del mondo. Oscar sta vedendo il suo universo sparire ed una parte consistente di questo universo era occupata da Napoleone, il nemico di una vita. E’ proprio davanti al feretro dell’imperatore che Oscar matura il proposito probabilmente da lungo tempo accarezzato di ritirarsi a vita privata. Oscar per sua natura non ha mai portato rancore e la vista della bara di Napoleone deve averla impressionata. La trasferta a Cherbourg inoltre le ha riportato alla mente il viaggio di ritorno da Roma e tanti episodi della sua gioventù. Mi ha commosso molto il ricordo dell’attracco al molo di Parigi quando Oscar scorse all’alba le sagome dei genitori, da lunghi anni scomparsi e la considerazione che lei fa di come tutto sembri diverso a distanza di anni.
Durante i solenni funerali di Napoleone Oscar, che già aveva riflettuto sulla simmetria della vita, capisce che i suoi giorni da leonessa sono finiti. Napoleone è morto e lei non ha più motivo di continuare a lottare ed a sacrificarsi. Vuole riposarsi perché non ha più forze e quelle che le rimangono vuole dedicarle a se stessa, ad André ed alla sua famiglia.
Mai previsione fu più sbagliata ed infatti, a neanche quattro mesi dalle dimissioni di Oscar e di André, Oscar sperimenta il trauma della vedovanza.
Già mi avevano colpito di lei tante cose.
1) La visione di quell’immensa clessidra in esaurimento, in contrasto con i suoi sogni di viaggiare. Oscar prende tristemente coscienza del fatto che c’è ormai una cesura incolmabile tra quello che le piacerebbe fare e quello che può effettivamente fare perché la vecchiaia è spietata e le forze sono quasi esaurite.
2) Il parallelismo tra la vetustà di palazzo Jarjayes e la vecchiaia di chi lo abita. Oscar decide di restaurare il palazzo per lasciare ai suoi eredi una dimora degna di questo nome, ma a beneficiarne saranno appunto gli eredi. Le case si restaurano, ma le persone no e le lancette dell’orologio, come i granelli di sabbia delle clessidre, non si riportano indietro.
3) Quello sguardo di amore infinito che lei ed André si rivolgono il giorno dell’ottantunesimo compleanno di lui. Questi due vecchi coniugi sono sempre stati sobri e molto parchi nell’esternare in pubblico i loro sentimenti. Questo strappo alla regola è come un cupo presentimento che il loro tempo insieme sta per volgere alla fine.
4) Il fare bisbetico di Oscar, prontamente sottolineato dalla battuta di Antigone e dalla risposta di André, è cresciuto a dismisura con il pensionamento, con l’età e con la vista degli operai che armeggiano nel suo palazzo avito. Come succede a quasi tutti gli anziani, i freni inibitori si sono allentati ed hanno accentuato i tratti estremi di Oscar.
La vedovanza ha spezzato Oscar come la morte di André della trentottesima puntata, in un modo forse meno plateale, ma ugualmente atroce. Nell’anime avevamo una donna con i polmoni squassati dalla malattia e scombussolata dallo stravolgimento totale della sua vita consistente nel repentino cambio di casacca, nell’abbandono della casa paterna e nella rinuncia al nome, al titolo ed al grado. Nel tuo capitolo vediamo una donna che ha abbandonato non il nome ed i titoli e neppure i gradi, ma che ha comunque anche se per motivi completamente diversi lasciato l’esercito. Troviamo una donna non in fin di vita per la tubercolosi, ma in ogni caso afflitta da problemi respiratori e con un polmone gravemente offeso dalla lancia di Waterloo. Oscar non è in immediato pericolo di vita, ma sicuramente l’età avanzata non le dà un orizzonte temporale lunghissimo né la speranza di poter archiviare il grande dolore della morte di André.
Come molte persone prima e dopo di lei, Oscar reagisce allo stress negando l’imminente lutto e, quando non può fare a meno di vederlo perché è lì davanti a lei, reagisce con rabbia e con violenza. La sua successiva reazione è quella di chiudersi in se stessa sprangando la porta ad ogni sentimento di parentela e di amicizia. Nessuno è vissuto con lei ed André sin dall’infanzia, nessuno conosce fino in fondo di che natura e di che qualità era il sentimento che li ha uniti e nessuno adesso può calarsi nel suo dolore e comprenderlo a pieno. Come tante volte ha fatto in passato, dopo la prima esplosione di nervi Oscar decide di trincerarsi nel mutismo e nella solitudine ma in questo modo si auto nega la possibilità di qualsiasi consolazione. Temo che così come per il cartone animato questo sia l’inizio della fine di Oscar e la conclusione di una grande epopea. Vedo il sipario calare e le luci spegnersi su questa bella storia.
Il capitolo è molto bello con la sua alternanza tra epos ed intimismo, tra oro rilucente della carrozza funebre e sapore di vita familiare, tra pubblico e privato, tra solennità e tenerezza. Il capitolo lo ripeto è molto bello, ma mi ha fatto un gran male al cuore leggerlo. E’ una storia che si conclude, una vita che finisce ed un grande amore spezzato non prematuramente, ma pur sempre in modo doloroso ed irreversibile. Non so che conclusione avrei scritto al posto tuo, probabilmente questo finale è perfetto così, come il finale del cartone animato era perfetto in quelle circostanze, ma il dispiacere mi attanaglia lo stesso perché se Napoleone se l’è cercata André invece ha soltanto difeso sua moglie ed il suo paese e l’ictus che lo ha colto alla fine mi ha intristito parecchio e mi ha straziato il dolore di Oscar, manifestato in modo uguale a quello del cartone animato. Lo spettatore è lì e vorrebbe intervenire, riavvolgere il nastro e ribaltare la situazione, ma non è possibile anche perché qui non c’è un evento vero e proprio da mutare come nella storia originale, ma una clessidra che è comunque in esaurimento. Se non fosse stato così, sarebbe stato in un’altra maniera ed appena un po’ più in là nel tempo, ma le cose non sarebbero cambiate poi di molto.
Ti rinnovo i miei più sinceri complimenti e ti ringrazio di cuore per questo lunghissimo e bellissimo viaggio che sta terminando, combattuta tra la curiosità di sapere come andrà a finire ed il dispiacere di vedere concludersi questa splendida storia. Al prossimo capitolo ed al prossimo commento.

Recensore Junior
05/09/23, ore 23:02

Un capitolo davvero sorprendente e commovente, tra Stati Uniti d’America e Francia, tra Sofocle e Shakespeare!
E’ dolorosissimo che André sia morto, ma in una storia così lunga, che accompagna i protagonisti fino alla vecchiaia, era inevitabile. Del resto non si tratta di una storia dove c’è uno scopo da perseguire o un mistero da svelare. E’ una saga con tanti scopi, tanti misteri e molto di più e come tutte le saghe era inevitabile che finisse con la morte dei protagonisti.
Anche la morte di Napoleone lascia con l’amaro in bocca perché è vero che in questa storia lui interpreta il vilain, ma si tratta pur sempre di un vilain di prim’ordine e con un suo stile. E’ ambizioso, infido ed a tratti spietato, ma ha un suo codice d’onore, un’enorme genialità e quando c’è lui non ci si annoia mai. Il decesso di Napoleone, avvenuto anche qui così come nella storia reale lontano dalla guerra, lascia Oscar con l’amaro in bocca, in primo luogo perché lei non era persona da rallegrarsi del male altrui anche se di un nemico ed in secondo luogo perché con lui se ne va una parte importante della vita della nostra leonessa. Neanche i rivoluzionari l’hanno tenuta così impegnata perché Robespierre, Saint Just e gli altri, con le loro anomalie caratteriali ed i loro fanatismi, si autolimitavano. Erano degli idealisti prestati alla politica ed alla causa rivoluzionaria, ma non avevano un’idea completa e realistica di come si governa davvero ed in concreto, al netto dei proclami visionari e degli ideali roboanti. Napoleone invece era un pragmatico e conosceva bene il mestiere delle armi. Anche di politica ci capiva ed i suoi obiettivi erano alla portata delle sue possibilità. Napoleone ha tenuto impegnata Oscar per quasi venti anni ed il ricordo di lui fra la gente l’ha tenuta impegnata per quasi quarant’anni.
L’ultima parte della vita di Napoleone mi lascia a bocca aperta. Alla fine e come se niente fosse ha trovato anche il modo di non annoiarsi troppo durante la traversata dell’oceano Atlantico, mettendosi insieme a Jeanne de Valois!! Deve essersi trattato di una storia che definire turbolenta sarebbe riduttivo ed immagino soltanto i piatti ed i bicchieri che devono essere volati tra questi due!! Succede quando le persone sono troppo simili ed i caratteri troppo acuminati. Lui è stato giudicato un perturbatore della pace universale e lei agitò i sonni della regina, di Oscar e di tutte le persone che ci si sono imbattute. Si è lasciata dietro pure il cuore trafitto di Alain che tanto di primo pelo non era!! Jeanne de Valois del resto ha dato molto filo da torcere ad Oscar e quindi in nome della proprietà transitiva non poteva che dare del filo da torcere anche al più grande antagonista della nostra leonessa. Due prime donne non possono calcare lo stesso palcoscenico e due galli non possono cantare nello stesso pollaio. Così Napoleone Bonaparte e Jeanne de Valois non potevano stare troppo a lungo insieme, però finché la loro storia è durata dovevano essere molto belli da vedere l’uno accanto all’altra!!
Napoleone è stato incredibile, è riuscito a rendere brutta e cinica persino l’idea di liberare gli schiavi! Da raccoglitori di cotone e carne da cannone non mi sembra una grandissima carriera! Questo condottiero dei due mondi aveva le idee ben chiare, ha persino armato una flotta –e che flotta!- che ha rivaleggiato con la Compagnia delle Indie, ma si è scontrato con i vari potentati economici che in America sono sempre stati molto forti. Adesso non so, perché non lo specifichi, se Napoleone stesse davvero dietro all’attentato ad Andrew Jackson o in alternativa chi ci sia stato al posto suo, ma una cosa è certa. Comunque la si metta quell’attentato gli è costato molto caro. Un attacco di rabbia più forte o più sfortunato degli altri ed un’intera esistenza è stata cancellata. Napoleone muore per i postumi di un’arrabbiatura fenomenale e subito si pongono i problemi per la sua sepoltura.
Il viaggio di ritorno in Europa non è stato divertente come quello dell’andata, essendoci la morte al posto di Jeanne de Valois, ma è stato solenne, da vero imperatore. Non è stato una fuga, ma un ritorno in pompa magna, una rivincita su chi lo ha sempre ritenuto un bifolco arricchito. Colui che fu considerato il perturbatore della pace universale, da morto, viene accolto in Francia non soltanto per doveri di parentela, ma anche per pacificare gli animi e placare le correnti. Ad accoglierlo la nemica di tutta una vita, Oscar.
I funerali sono quanto di più maestoso ci sia mai stato, hanno superato in sfarzo ed in grandiosità quelli di tutti i re e le regine di Francia ed anche il luogo della sepoltura è stato diverso, l’Hotel des Invalides al posto dell’abbazia di Saint Denis, a rimarcare l’abisso che c’era tra i discendenti di Ugo Capeto ed il conquistatore d’Europa, due volte sulla polvere e due volte sull’altare. E se quella carrozza tutta dorata con una corona di cariatidi e delle enormi enne sui drappi può fare storcere il naso, non bisogna dimenticare che tutto si colloca nell’esaltazione della grandeur e nella rivisitazione dello stile classico nell’arte, nell’architettura, nella moda, nella simbologia, nella nomenclatura delle cariche e nella stessa visione. Tutto si può dire del funerale di Napoleone tranne che non sia stato napoleonico e degno del personaggio. Dal lusso a tratti un po’ eccessivo, dall’ostentazione della forza, dalla capacità di attirare e di commuovere le masse ed anche gli anziani reduci alla quasi apoteosi finale: sotto una cupola e sulle sponde della Senna. Tutto in questo funerale è stato enorme: la carrozza, il corteo, il numero dei cavalli, la folla dei presenti, la somma delle sei bare, il sarcofago di porfido rosso, la grande cupola sovrastante e la monumentalità dell’Hotel des Invalides.
Le cose sono andate molto diversamente nel caso di André che ha trovato una morte quieta, lontano dai riflettori e vicino alla persone da lui amate. Anche la sua morte è stata inattesa ed anch’essa è stata dovuta ad un colpo apoplettico. Ciò che cambia è la gentilezza dell’uscita di scena giustapposta alla collera, l’andarsene via consolando gli altri e benedicendo i figli ed i familiari là dove Napoleone si è accomiatato dal mondo rintuzzando accuse e minacciando guerre civili.
La morte di André l’hai ammantata di poesia ed anche di epica se pensiamo alle suggestioni di Sofocle, rievocate poco sopra dai racconti della nipote sui suoi scavi a Colono. E come non vedere in Antigone che guida il padre cieco, nella passeggiata conclusa in un boschetto, nel sedersi su una roccia e nell’incontro con un uomo del posto dei richiami all’Edipo a Colono? Antigone –nomen omen- guida André ed André come Edipo con la cecità ha raggiunto la saggezza e la grandezza oltre che la fine della vita.
Da Sofocle si arriva a Shakespeare ed i versi dell’Amleto qui calzano proprio a pennello. Il titolo del capitolo ne è un richiamo evidente e non sarebbe potuto essere più appropriato ed anche i versi pronunciati da Orazio alla fine della tragedia, destinati ad Amleto, non sfigurano se rivolti ad André.
André muore com un saggio. Come un saggio abbandona il campo di battaglia dopo che lo vede infestato da un’erinni imbestialita dalla presenza degli operai e dal ciondolare dei familiari. Come un saggio dispensa battute di spirito che smorzano i conflitti e spezzano la tensione. Come un saggio è lui a consolare gli altri perché non debbano sovraccaricarsi di dolore e perché di calma ce ne vorrà parecchia, dopo, con Oscar e lui lo sa. E che perla di saggezza è quel suo brindisi alla fine della festa del suo ottantunesimo ed ultimo compleanno! Un brindisi che non è autocelebrazione, ma ringraziamento ai coetanei, compagni di una vita e compossessori di gioie e dolori ed un incoraggiamento alle giovani generazioni che affronteranno imprese difficili ed un mondo ingrato, ma con la consapevolezza che qualcun altro prima di loro fece ciò.
André raggiunge un più elevato livello di saggezza e dall’alto di esso vede il mondo un po’ più distante ed un po’ meno conflittuale. Si accomiata da parenti ed amici e poi deve lasciare Oscar. Sa che per lei il distacco sarà terribile ed allora tenta di indorarle la pillola e di spostare l’attenzione su quanto lui e quindi loro due sono stati fortunati. Ho molto apprezzato il ribaltamento delle parole finali di André, ribaltamento motivato dal diverso destino del personaggio in queste due storie. André però sa che Oscar è un osso duro e che difficilmente troverà consolazione o si adatterà ad uno status mozzato. Ed Oscar in effetti è dilaniata, immersa in un mare di incomunicabilità, sola in mezzo a tantissime persone. Mi è piaciuto come l’hai descritta, prima ostinata nel negare l’evidenza, poi incredula, straziata, quasi rabbiosa, alla fine sconfitta accanto al corpo senza vita del marito, chiusa in se stessa e separata dagli altri da una coltre di dolore e di diverso sentire. Per età e per carattere dubito che possa venirne fuori in tempi rapidi ed i tempi lunghi per lei, data la veneranda età, sono improponibili. Cosa ne sarà di lei visto che non ci sono malattie terminali e rivoluzioni incipienti a portarsela via? Dovrà vivere mesi od anni da sola e senza consolazione al suo dolore? Ofelia non sopravvisse ad Amleto, ma Oscar in questa versione non è un’eroina tragica, ma una figura realistica in una storia che al romanticismo ha sempre concesso molto poco.
Mi piace come stai concludendo questa storia, tra un colpo di scena ed una citazione, tra morti urlate e trapassi silenziosi, tra grandi parate e piccole gioie familiari, tra una lacrima ed un sorriso.
Quando la leonessa finirà saremo tutti un po’ più poveri, di sicuro molto più tristi, ma lieti di averti tenuto compagnia in questa immensa cavalcata epica, partita alle porte di una rivoluzione che non c’è stata, proseguita nell’arco del ventennio delle guerre napoleoniche e terminata quando il futuro marito di Elisabetta di Baviera era già nato. Una storia sorprendente che a me ha tenuto molta compagnia e che mi dispiace non poter più commentare. Adesso, come è giusto, pace, rimpianto ed onore agli eroi ed anche agli antieroi, se entrambi se lo sono meritato. Quando pubblicherai l’ultimo capitolo, vorrei salutarti come ha fatto la bella Hélène de Girodelle appena atterrata accanto alla fontana di Latona, col pollice in su!
This chapter is wonder!
D.P.

Recensore Master
05/09/23, ore 08:46

Carissima,
mi ha molto toccato questo tuo capitolo.
Le esequie solenni di Napoleone, d'accordo, fanno una grandissima impressione (e su di me hanno una presa tutta particolare; non ti nego che ogni volta che sono andata a Parigi mi sono incantata di fronte al grande sarcofago di marmo rosso che troneggia al centro degli Invalides); ma... ma...se ci pensiamo bene, che cosa ha costruito Napoleona? Un Impero, verissimo; ma una famiglia? La sua adorata Joséphine, l'unica donna che egli, per sua stessa ammissione, abbia davvero amato, nonostante l'abbia tradito (e lui abbia tradito lei), nonostante i bisticci, allontanamenti, contrasti, era stata ripudiata per motivi dinastici; la seconda moglie, non ne parliamo: Emil Ludwig, il grande biografo di Napoleone, la liquidava, forse troppo severamente come "sciocchina": forse tanto sciocchina non era, in quanto una sua opportunistica furbizia Maria Luisa l'aveva, ma certo non amava Napoleone. Una famiglia? Non ne parliamo!
Per contrasto, la morte di André, morte che tu ci racconti in maniera dettagliata, straziante, ma anche dolce, come quella di un patriarca, che ha costruito, coi suoi modi miti e fermi, una famiglia vera, nodi di affetti radicati, è dolorosa, ma è la morte di un uomo giusto, che tutti vorremmo per noi. "Sol chi non lascia eredità d'affetti / poca gioia ha dell'urna", diceva il Poeta. E tu, devo dire, ci hai tratteggiato un addio alla vita foscoliano per André. Ti ringrazio per questa storia, che, temo - e tremo - si avvicina alla fine, visto che hai regalato tanti anni in più e insieme ai nostri beniamini, ma Oscar stessa ormai è ottantenne e, come direbbe qualcuno, la campana a breve forse suonerà anche per lei.
Hai creato davvero un universo parallelo che ha prolungato il piacere di leggere dei nostri personaggi amatissimi, immersi nella storia; sai, a dire il vero, mi sarebbe piaciuto leggere più approfonditamente degli anni americani di Napoleone, ma, soprattutto, della storia abortita appena nata con Jeanne (mi aspetterei faville dall'incontro fra i due), ma comprendo che il focus del tuo racconto, in questo capitolo, sta nella differenza fra le due morti ... però magari uno "spin off" piccolino sulla nave ci potrebbe essere? Sai che sono una grande fan di Jeanne...
Intanto, con in un occhio l'ammirazione e nell'altro una lacrimuccia di commozione, complimenti per questo capitolo, degno avvio all'epilogo, se ben capisco, di una storia di vastissimo respiro,
D

Recensore Junior
04/09/23, ore 23:26

Due personaggi cardine della tua storia che ci lasciano. Napoleone, in questa ucronia, arriva ad avere potere persino in America. Effettivamente non si stenta a poterlo credere. Per quanto riguarda André...beh lui sei riuscita a mantenerlo IC per tutto il viaggio. Un viaggio lungo, stavolta, ma, non per questo, la sua fine è meno dolorosa. Oscar è sempre una Leonessa, ma ha perso parte del suo cuore. Bravissima come sempre.

Recensore Master
03/09/23, ore 16:03

Ciao Agrifoglio. Napoleone non si è arreso fino all'ultimo. Sono rimasta sorpresa di leggere del suo rapporto con Jeanne anche se hanno delle somiglianze per certi aspetti. Così è arrivata la fine per Napoleone ma sempre senza essersi mai arreso o ritirato nel condurre una vita tranquilla. Questo evento è del tutto correlato alla vita di Oscar e André con le decisioni delle dimissioni che questi ultimi due hanno preso. Questo capitolo é davvero fondamentale per la storia con la morte di Napoleone. Ma quello che è stato più sconvolgente è stata la morte di André. Non me lo aspettavo. Nonostante come scritto nelle note abbia concesso del tempo in più é tutto drammatico. Un capitolo segnato dalle morti di due personaggi del tutto diversi che hanno dato molto a questa tua storia. Tra queste due morti Oscar con il suo sentire. Vedremo come continuerà la sua vita. Mi dispiace davvero per lei, difficile immaginarla senza André. Al prossimo capitolo. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 03/09/2023 - 04:10 pm)