Recensioni per
La leonessa di Francia.
di _Agrifoglio_

Questa storia ha ottenuto 1539 recensioni.
Positive : 1537
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Veterano
29/10/23, ore 21:56

Non so davvero cosa scrivere di preciso per recensire questo capitolo che chiude un’opera unica e speciale.
Vorrei dire tante cose ma non riesco ad esprimere con precisione quello che penso e che soprattutto mi hai fatto provare.
Non c’è bisogno di dire che questi due ultimi capitoli, un po’ come gli ultimi due episodi dell’anime, sono un crescendo di emozioni che portano alla fine dell’esistenza dei nostri amati.
Come ho già scritto nella recensione precedente, ti ringrazio prima di tutto per aver dato loro una vita lunga e piena di amore, soddisfazioni, momenti difficili, dolori e gioie smisurate.
Nonostante questo è stato difficile per me pensare a Oscar e Andrè vecchi e stanchi. Ma la vita è così e non poteva essere altrimenti.
Le sue visioni di loro due giovani e forti dovute alle sue condizioni di salute sono molto suggestive ed estremamente commoventi perché capisci che ormai la fine è vicina.
La parte finale con lei che rivede il passato, tutto ciò che è stato e le visioni di ciò che il futuro riserverà all’umanità quando lei non ci sarà più, è veramente toccante e porta Oscar in una dimensione molto vicina alla nostra epoca.
Tutta la storia è straordinaria, sei riuscita ad intrecciare la tua fantasia con la Storia vera e rendere tutto estremamente credibile. Immagino tutto il lavoro che c’è stato dietro, lo studio, le ricerche, il tempo dedicato.
Sarebbe bellissimo se riuscissi a stamparlo e farne un libro, io lo comprerei subito. Anzi, mi piacerebbe davvero tenere in mano La leonessa di Francia e rileggerla dalle pagine e non da uno schermo illuminato.
Grazie davvero di questa meravigliosa e unica epopea ❤️

Recensore Veterano
29/10/23, ore 16:59

L’epilogo è inevitabile. anche se nessuno, Oscar per prima, si sarebbe aspettato che potesse davvero succedere. La morte di Andrè è arrivata un po’ all’improvviso, la passeggiata tra padre e figlia che inizia con uno scambio di battute e che sottolinea la dolcezza del mondo, non fa presagire quanto poi è accaduto. Ma come ho detto prima, la fine è inevitabile e Andrè, al contrario della storia originale, qui ha vissuto una vita lunga, piena, a tratti difficile ma indubbiamente colma d’amore.
È comunque sempre triste quando arriva questo momento, perché in fin dei conti loro due sono un po’
come dei vecchi amici o parenti, che li porti dentro e quindi, in un certo senso, sono esistiti davvero!
Detto ciò, mi preparo psicologicamente ad affrontare l’ultimo capitolo ❤️

Recensore Veterano
28/10/23, ore 11:11

E quindi la battaglia ha inizio. Suggestiva la scena in cui Oscar e Napoleone si scrutano in lontananza dai due fronti opposti. Emozionante quando la mente di lei ripercorre la sua vita e rivive i momenti più importanti. Riecheggia un po’ la scena dell’ultimo episodio dell’anime subito dopo la sua morte. Presagio di una fine incombente? Da come si sono messe le cose a fine capitolo sembrerebbe proprio così, ma mai dire mai!

Recensore Veterano
24/10/23, ore 19:52

Capitolo bellissimo, come tutti gli altri del resto, ma siamo arrivati a un punto dove alcune cose cambiano, si trasformano e diventano qualcos’altro. Un capitolo intimo e di svolta per la vita di alcuni dei nostri protagonisti.
“A volte, capitano cose che cambiano il corso della vita, che segnano un nuovo inizio là dove si era intravista soltanto la fine, che infondono una rinnovata motivazione e di cui non si coglie la ragione ultima”, bellissimo! Anche John Lennon diceva “La vita è quello che ti succede quando sei impegnato a fare altri progetti”.
Anche la resa dei conti con Napoleone sta per arrivare, e non ti nascondo che temo un po’!
Invece una cosa che non mi è chiara, perché Bernadette somiglia a Jeanne se quest’ultima e Rosalie in realtà non erano veramente sorelle? Rosalie era la figlia segreta della contessa di Polignac, quindi non c’era una parentela tra le due sorellastre. Oppure ricordo male io?

Nuovo recensore
16/10/23, ore 02:20

Finale grandioso per una grandiosa eroina!! Dopo cento capitoli, la fine è arrivata ed è stata una fine degna di questa grande impalcatura e di una storia che ha cambiato il modo di scrivere e di concepire le fanfiction. Non mi pare di avere trovato tra queste pagine altre ucronie e la tua non soltanto è stata una piacevole novità, ma è anche stata scritta con attenzione, dovizia di particolari e molto cuore. Si vede che hai creduto in ciò che hai fatto e che le evoluzioni che hai presentato, gli eventi, le concatenazioni sono stati tutti estremamente ragionati e non buttati lì tanto per fare volume. Ci hai proposto una storia innovativa, piena di ritmo, ricca di colpi di scena e descritta sempre benissimo. I caratteri sono ben approfonditi, tutti diversi l’uno dall’altro e con un linguaggio sempre adatto al singolo personaggio. Anche l’interazione tra i vari protagonisti è sempre azzeccata perché tiene conto delle varie personalità e delle relazioni che si sono create tra di loro. Lo sviluppo ucronico è possibilissimo. Non è che ad un certo punto è sceso un marziano sulla terra oppure qualcuno ha trovato la lampada di Aladino. Nella tua storia il diverso decorso degli eventi è scaturito da accadimenti umani e plausibili che poi si sono sviluppati in modo coerente. Non ho trovato contraddizioni né sbavature né lapsus di alcun tipo.
Il genere letterario dell’ucronia ha dato la possibilità di fare interagire fra di loro personaggi che mai nella realtà storica si conobbero. Cosa avrebbero fatto e cosa si sarebbero detti Maria Antonietta e Napoleone se si fossero conosciuti? Maria Antonietta sarebbe stata soddisfatta di Talleyrand come ministro? E Joséphine de Beauharnais sarebbe rimasta davvero delusa dopo essere stata ricevuta in udienza da Maria Antonietta?
Ho notato anche una piacevole evoluzione del linguaggio che di capitolo in capitolo si è fatto sempre più naturale e sciolto.
Una sola pecca ho trovato in questa storia: è finita….. La tua fantasia invece non finisce mai.
In questa storia dove dominano i buoni sentimenti e dove i cattivi si redimono o vanno incontro alla punizione che si sono giustamente meritati, Oscar ed André non potevano che raggiungere la vecchiaia, ricoperti di gloria e di onesta ricchezza e circondati dall’amore dei figli, dei nipoti e dei pronipoti.
La fine però seppur differita è arrivata pure per loro, perché di cross over ne hai fatti, ma non con Hightlander! Prima è morto André, da saggio e da uomo mite e buono. Ha chiuso gli occhi serenamente nel suo letto ed i versi dell’Amleto in sottofondo ne hanno accompagnato il passaggio.
Per Oscar invece ci voleva qualcosa di più sensazionale e fuori del comune ed in linea col personaggio. E’ così che ci presenti una Oscar combattuta tra affetti familiari –che però in questo capitolo non sono risolutivi, quando non appaiono addirittura molesti- e legittimo desiderio di riposo dopo tanto combattere e di estraniazione per ascoltare il silenzio e ritrovare in esso un po’ di André. Nel silenzio Oscar ha tante visioni, tutte riferite ad un particolare periodo della vita, l’infanzia e la giovinezza e tutte che hanno per protagonisti lei ed André. Nella prima visione, Oscar ed André sono bambini e si allenano con la spada. Basta chiudere gli occhi e la visione scompare e non resta che la brina invernale sui prati. Nella seconda visione, Oscar ed André sempre bambini salgono correndo la scalinata principale di palazzo Jarjayes. Nella terza visione i due protagonisti vanno alla reggia mentre, nella quarta visione che poi è la più importante, i due “fantasmi” guidano Oscar verso il laghetto e poi fanno a pugni, esattamente come era successo in quello stesso giorno di settanta anni prima. E’ difficile stabilire l’origine e la natura di queste visioni. Strani scherzi giocati da un cervello anziano e scarsamente ossigenato, eventi psicotici, fantasmi, messaggeri dell’aldilà, psicopompi, energie rimaste nei luoghi della casa o semplici ricordi resi particolarmente vividi dalla nostalgia, dalla solitudine e dal dolore. Oscar dapprima si stupisce al cospetto delle visioni, ma poi ci si abitua sempre di più, giungendo ad ultimo a farsene guidare. Le visioni in fin dei conti diventano le sue uniche compagne perché gli amici di una vita muoiono ad uno ad uno come foglie secche che cadono dagli alberi e chi rimane vivo, con pochissime eccezioni, non ne fa una giusta e si pone con Oscar in una situazione di assoluta incomunicabilità. L’ultima visione, giunta dopo i funerali di Maria Antonietta e dopo la tristissima scena nella cappella di famiglia, ha luogo quando Oscar si è ormai arresa alla morte di André ed ha accettato la morte come una possibile soluzione. E’ come se Oscar, negando la morte di André, rifiutandosi di disfarsi dei suoi abiti e delle sue cose, non ammettendo di parlarne al passato, evitando la cappella di famiglia come la peste e facendo della stanza del marito un sacrario –come se la cappella di famiglia non esistesse e lui dovesse tornare da un momento all’altro e riappropriarsi delle sue cose- rifiutasse il nuovo assetto delle cose ed attendesse irrazionalmente e disperatamente di vedersi comparire il marito dalla porta di casa, come se nulla fosse. Alla fine del capitolo, Oscar comprende che André non tornerà, accetta di visitare la sua tomba e capisce che l’unico modo per stare di nuovo insieme non è che lui torni da lei, ma che lei raggiunga lui. E’ un po’ quello che succede nell’ultima puntata del cartone animato dove Oscar sostanzialmente si suicida davanti ai tiratori della Bastiglia. Qui Oscar è anziana e non ci sono rivolte in atto, ma la resa di Oscar al concetto di morte spiana la strada all’ultima visione, la più decisiva ed efficace di tutte.
“Mentre era in sella, intenta a seguire il sentiero che migliaia di volte aveva percorso, le parve di vedere due cavallerizzi al galoppo, vestiti alla foggia settecentesca, uno biondo con un gilet color salvia e uno bruno col gilet marrone. Li guardò meglio: erano lei e André, da ragazzi.
Stupita, decise di seguirli e, così facendo, si ritrovò sulla riva del laghetto che bagnava la tenuta Jarjayes.
I due ragazzi, ora, stavano facendo a pugni e lei ricordò. Il giorno era quello! Esattamente settant’anni prima, in quello stesso luogo, lei e André avevano fatto a pugni, si erano afflosciati a terra, sfiniti e lui le aveva stretto la mano. Lei, allora, si era rialzata repentinamente ed era tornata a casa, dove aveva comunicato la sua decisione di diventare Capitano delle Guardie Reali. Il giorno dopo, si era recata alla reggia, con la sua candida uniforme e André alcuni passi indietro”.
L’ultima visione è riferita ad un evento cruciale della sua vita, la grande scelta. Seguendo i due cavallerizzi nel luogo dove tutto era iniziato, Oscar torna alle sue origini e si prepara ad una rigenerazione materiale e spirituale. Esattamente settanta anni prima, in quello stesso giorno e luogo, Oscar aveva fatto la sua grande scelta, imprimendo alla sua vita la piega straordinaria ed unica che tutti conosciamo. E’ come se Oscar assistendo alla scazzottata tra i due fantasmi e poi vedendo le visioni successive rinnovasse la sua grande scelta.
Una visione successiva mostra ad Oscar il contenuto della sua nuova missione.
“Lei e André erano spariti, ma vedeva degli uomini neri come Lisimba che raccoglievano batuffoli bianchi, in campi sterminati, percossi dal sole infuocato, mentre intonavano canti tristissimi, con le loro voci gutturali e spente. Poi vide quegli uomini neri, seduti a terra, mentre reclamavano il diritto di entrare negli stessi locali e di salire sulle stesse vetture dei bianchi. Vide gruppi di donne sfilare per le vie della città a chiedere con determinazione il diritto di voto. Vide un Arciduca morire in un attentato, una grande guerra iniziare e un impero finire. Vide dei giovani spaventati, morire sotto le bombe, sprofondati in una trincea o imbracciando dei fucili, accanto a dei cavalli di frisia. Vide un uomo, con una strana divisa e degli ancor più assurdi baffi, vomitare degli ordini terribili in tedesco e degli stupefacenti carri, con dei cannoni incorporati, che incedevano senza cavalli, seminando la morte. Vide degli ordigni esplodere, disegnando un enorme fungo in cielo. Vide un Papa vestito di bianco, a bordo di una vettura senza cavalli, che si accasciava dopo uno sparo. Vide due enormi torri crollare, colpite da strane macchine in volo e uomini fatti a pezzi a colpi di machete. Vide tante altre immagini che si susseguivano e si sovrapponevano”.
Oscar assiste alle ingiustizie della schiavitù e della segregazione razziale, partecipa emotivamente alle rivendicazioni femminili e sgrana gli occhi di fronte agli eventi più cruciali e drammatici dei secoli a venire. Ecco quindi che davanti ai suoi occhi si dipana l’oggetto della sua futura missione, qualora decidesse di accettarla: riparare le ingiustizie e combattere sempre affinché la giustizia e l’ordine prevalgano e si affermino sull’ingiustizia e sul disordine.
Infatti dopo altre visioni familiari di cavalli ed animali domestici che paiono metterla a suo agio, arrivano altre apparizioni di persone che a vario titolo sono contate molto nella vita di Oscar.
“Le parve, a un tratto, di vedere tutti i cavalli suoi e di André che galoppavano e nitrivano e gli animali a cui era stata affezionata che correvano e giocavano.
Poi, vide i genitori, radiosi e sereni e il padre che la incitava ad alzarsi e, quando lei obiettava di non avere più le forze, lui le rispondeva che, invece, le aveva e che doveva racimolarle, per combattere le ingiustizie.
– Ti ho temprata per lottare, Oscar e dovrai farlo sempre, ovunque ci sia un’ingiustizia da contrastare!
– Sarete sempre il mio Comandante! – le disse l’aristocratica voce di Girodel, comparso, splendente, accanto ai genitori.
– Quelli come noi combattono sempre, sulla terra dei vivi e nell’altra vita! – la spronò Napoleone, nella sua semplice divisa militare, con gli occhi accesi, ma finalmente felici – Alzatevi e combattete!
– Voi siete la Leonessa di Francia! – le disse il Delfino Luigi Giuseppe, sano e robusto.
– Voi siete la Leonessa di Francia! – le dissero, insieme, Luigi XVI e Luigi XVII e le parve che il primo avesse, sul capo, l’aureola dei santi.
– Voi siete la Leonessa di Francia! – le disse Maria Antonietta, bella e radiosa come non era mai stata – Alzatevi, amica mia!
D’un tratto, le apparve André, non anziano, ma giovane, come quando si erano presi a pugni, settant’anni prima, in quello stesso luogo dove tutto era iniziato e lui le tendeva la mano.
– Sarò sempre al tuo fianco!”
Qui siamo arrivati al momento apicale. I genitori, Girodelle, la famiglia reale e lo stesso Napoleone investono formalmente Oscar della sua missione e la spronano ad alzarsi, a ritrovare le energie ed a combattere. Alla fine compare anche André che le offre una volta per tutte il suo aiuto, la sua forza mite, la sua compagnia e la sua mano.
“Lei sentì che le forze le erano tornate, si guardò le mani lisce e la sua immagine riflessa nel laghetto. Era di nuovo giovane anche lei e di nuovo pronta a lottare e ad aiutare gli uomini, non soltanto i francesi, ma tutti.
Prese la mano di André, si alzò e lo seguì”.
Ed ecco la risposta immancabile della Leonessa. E che modo poetico ed allo stesso tempo potente di descrivere una morte! Una morte che è una rinascita ad una nuova vita, un ritrovare la forza, la gioventù, la famiglia e l’amore! Ritrovare una missione più vasta di quella di prima, proporzionata alle maggiori forze acquistate. E che messaggio di pacificazione finale che ci proponi! Ad incitare Oscar infatti c’è anche il fantasma di Napoleone, finalmente felice ed in pace con se stesso ed a rendere omaggio al suo feretro c’è niente meno che la nemica di sempre, Jeanne de Valois, che con quella rosa nera posta su un cuscino di rose bianche e con quel chinare il capo in segno di rispetto rende alla sua storica rivale gli onori delle armi. Onori delle armi che neppure Napoleone ottenne, visto che le potenze nemiche disertarono i suoi funerali, preferendo rinchiudersi nell’ambasciata inglese a Parigi.
Un finale potente, ricco di immagini vivide e di significati pregnanti! Che grande storia è “La Leonessa di Francia”!
BdP

Recensore Junior
13/10/23, ore 02:36

Quando ho letto la parola “completa” accanto all’aggiornamento non avrei voluto credere ai miei occhi. Ci dicevi da tempo che la storia era sul punto di terminare ed ovviamente la fine delle guerre napoleoniche, l’età e le patologie dei protagonisti e da ultimo la dolorosa morte di André erano un chiaro segnale di epilogo imminente eppure io in un angolo della mia mente avevo coltivato il sogno che ci fosse ancora qualche capitolo di riserva. Così non è stato e con i lucciconi ho letto anche questo centesimo gioiello che ha concluso una saga familiare ed un’epopea guerriera come non se ne trovano in giro.
Ho iniziato questa storia quasi per scommessa quando era già cominciata da un po’, non avrei pensato di riuscire a seguire il ritmo e tanto meno di appassionarmi ed invece, felicemente ricredendomi, sono diventata leonessa – dipendente. Ho apprezzato una storia accurata, mai banale, rifinita fino all’ultimo dettaglio.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa dall’immenso affresco dei personaggi, ognuno dei quali è stato scandagliato, approfondito e mai messo lì per caso. Ogni attore di questa immensa opera ha un suo posto ed una sua ragion d’essere ed io li ho visti tutti muoversi nel grande palco scenico della tua fantasia. Soprattutto ogni personaggio ha una sua psicologia solidamente costruita che non fa mai difetto. Magari evolve, ma non è mai snaturata. Allo stesso modo ho notato che tutti i protagonisti sono piacevolmente IC, sapientemente presi in prestito dalla storia originale e riadattati al tuo contesto. Ho letto che i protagonisti li hai aggiustati per renderli idonei alla sopravvivenza, in quanto ritenevi gli Oscar ed André originali pensati per la morte e non per la vita. Probabilmente hai ragione, ma devo dire che questa tua opera di restauro li ha migliorati, persino resi più simpatici, ma li ha lasciati intatti nella loro essenza senza snaturarli. Questi individui, perché individui veri li considero, hanno interagito in modo mirabile con tutti gli altri personaggi, le tue creazioni personali ed anche le figure storiche già presenti in Lady Oscar o prese dal periodo storico immediatamente successivo.
Ho seguito volentieri le nuove vicende di Oscar e di André, sono stata in ansia per Bernadette, mi sono indignata di fronte a certe uscite di Antigone, mi sono congratulata con Maria Antonietta per la sua evoluzione interamente positiva, mi sono disperata per la morte di Luigi XVI ed intenerita nel leggere le sue ultime parole, mi sono indignata per le malvagità dei due duchi e del conte di Compiègne ed ho fatto tantissime risate quando compariva in scena il poetastro. Ho potuto anche ammirare uno dei Napoleone più riusciti della letteratura, audace, intraprendente, malandrino e romantico. Il suo scontro con la tua leonessa ha assunto tratti epici e vette di alta narrativa. Ho visto muoversi un duca di Wellington stupefacente, affrancato dall’agiografia del mito e raccontato in chiave molto umana. Un uomo diviso tra senso del dovere, ambizione ed amor di patria da un lato ed il senso di soffocamento indotto da un matrimonio sbagliato, contratto per un senso altrettanto sbagliato dell’onore, dall’altro. Ottimo generale e pessimo marito, serio uomo di stato e grande libertino, 10 come militare e 4 come sposo e padre. Mi sono persa nei meandri dell’intelligenza e dell’ambiguità di Talleyrand, statista lungimirante e perspicace, ma anche politico infido e capace di giocare su più tavoli. Mi sono commossa davanti a papa Pio VII, alla sua mite fermezza, alla sua grandezza umana, alla sua ingiusta e pesante prigionia. Potrei proseguire all’infinito, perché ognuno dei tuoi personaggi ha una sua anima ed un suo carattere unico ed irripetibile.
La trama si è snodata in modo coerente dall’inizio alla fine, si è diramata in una serie di sotto trame che però al dunque convergevano nell’alveo principale ed avevano tutte una ragion d’essere autonoma ma anche unitaria. Il ritmo a volte è concitato, altre è più lento ma in ogni caso è sempre adatto all’argomento di volta in volta trattato. In ogni caso non ci si annoia mai.
La trovata dell’ucronia è semplicemente geniale. Non è venuta fuori una congerie di eventi abborracciati ma un susseguirsi ragionato e plausibile di fatti, conseguenze e cause di altri eventi. All’inizio ero un po’ incerta su cosa pensare, ma poi mi sono lasciata trasportare da questa nuova onda così originale e ad ogni capitolo attendevo gli sviluppi. Se Oscar fosse sopravvissuta, avrebbe potuto fare la differenza ed imprimere agli eventi un corso alternativo e meno cruento? Probabilmente da sola no, neanche Superman ci sarebbe riuscito, ma, con un grosso aiuto da parte del caso e dell’ambizione degli individui, forse sì ed ecco che Luigi XVI diventa una vittima da sacrificare sull’altare del possibile e la sua morte violenta, ordita da un cugino rampante e degenere, apre la porta ad una storia alternativa. Da questo momento in poi ne succedono di tutti i colori, Robespierre diventa ministro di giustizia e lavora gomito a gomito con André, gli altri rivoluzionari iniziano a diffidare di lui, Saint Just e Théroigne de Méricourt ne combinano di tutti i colori e la seconda rapisce pure i figli di Oscar e di André, Robespierre esce completamente fuori di testa e si suicida mentre Saint Just si fa saltare in aria con tutta la Bastiglia. A questo punto entra in scena Napoleone che qui conserva intatta la sua aura di uomo del destino, ma che non regnerà mai sulla Francia di cui resterà per sempre un antagonista. Antagonista della Francia e della sua agguerrita leonessa.
Le guerre napoleoniche sono ben descritte e fedeli all’originale ed ho gradito molto anche le trasferte in Egitto, a Roma ed in Corsica. E’ stato tutto un crescendo entusiasmante dove si è trionfato e ci si è leccati le ferite, si è riso e si è pianto come nel caso della tragica morte di Girodelle. La storia si è svolta a ritmo sostenuto e senza una pecca finché gli eventi non hanno condotto tutti i protagonisti, veri ed immaginari, sulla piana di Waterloo, in un fine di primavera un po’ assolato ed un po’ caliginoso, con i principali eserciti europei a sfidarsi in un’ultima battaglia. La leonessa si è distinta, ha dato prova di abnegazione e soprattutto ha dato il suo contributo alla vittoria anche se poi ha pagato il suo generoso coraggio con una ferita al polmone. André invece sbatterà la testa e ricomincerà a fare lentamente i conti con una progressiva cecità.
Si è giunti così alla fase finale della storia con una Oscar trionfante ma sempre più disincantata verso i meccanismi del potere, le seduzioni della forza ed i miraggi della gloria. Quanto è diversa la Oscar degli ultimi capitoli dalla donna trentenne e delusa, ardimentosa ma sostanzialmente digiuna del mondo al di fuori della reggia, che sogna la guerra come un’occasione di gloria, un banco di prova per le sue capacità ed un luogo adatto ad affogare i suoi dispiaceri ed a sfogare le sue frustrazioni! Alla fine della storia, con l’esperienza e con la vecchiaia, è diventata una donna più matura e consapevole, di un’umanità sofferta e vissuta. Prima Oscar era generosa, ma di una generosità da codice cavalleresco, roboante e piena di contraddizioni. Dopo Oscar vive la sua vita pienamente ed intensamente, vive e soffre sui campi di battaglia, si sporca le mani, vede soffrire e morire i suoi soldati e sperimenta il volto oscuro della gloria. Chi ha sperimentato la parte più cruda della vita deve necessariamente rivedere le sue idee più immature.
In questo capitolo Oscar è giunta alla fine della sua lunga parabola terrena e va incontro ad una morte degna dell’eroina che è stata. Il lettore soffre per questa conclusione, inevitabile ma triste, ma contemporaneamente sa che la leonessa è andata in un posto migliore dove potrà rendersi ancora più utile di prima perché avrà capacità illimitate e forze infinite.
Attorno a lei c’è un caleidoscopio di personaggi per lo più spiazzati dalla piega presa dagli eventi e dalla reazione della donna alla morte di suo marito. Nessuno sa intervenire efficacemente su di lei né lei è disposta a dare a nessuno la possibilità di mettersi in contatto con la sua anima ferita.
Come nell’ultima puntata della serie animata anche quest’ultimo capitolo è un’ecatombe di personaggi. Muoiono il generale de Valmy, madame de Girodelle, il conte di Fersen, il re e la regina e da ultimo la stessa Maria Antonietta, in un contesto mitigato ed ovattato ma pur sempre doloroso.
Oscar reagisce male a tutte queste morti, ogni volta è come se perdesse un pezzo di sé ed ogni volta scivola sempre di più nello sconforto. Ha esaurito la voglia e la forza di lottare e tutto le diventa indifferente.
La fine la raggiunge sulle sponde del laghetto che tanto era significato per lei, all’esito di una visione che la conduce dove tutto era iniziato, dove due ragazzini, reciprocamente innamorati ma repressi, si erano presi a pugni sfogando così i loro istinti soffocati. Lei si era sentita debole, esposta e senza difese e quindi si era alzata ed era fuggita via, comunicando in seguito la sua decisione di indossare la divisa di capitano delle guardie reali, come una corazza che avrebbe dovuto difenderla dalla sua nudità. Lui l’aveva seguita come sempre ed insieme avevano iniziato la loro vita straordinaria e totalmente unica.
Sulle sponde di quello stesso laghetto, rivede i protagonisti di tutta la sua esistenza che la incitano a risvegliarsi a vita nuova e rivede André che di nuovo le stringe la mano, offrendole un eterno sostegno.
La fine è estremamente commovente e da antologia: “Videro, da lontano, Oscar, seduta sotto un albero, con la schiena appoggiata al fusto di legno e il capo riverso in avanti. Sembrava che dormisse.
I due figli si accostarono. Honoré si inginocchiò accanto a lei, le prese la mano, sentì che era fredda e si portò la mano libera sul volto. La sorella, allora, afferrò il braccio della madre e iniziò a scuoterla e a invocarla, scongiurandola di reagire e di dire qualcosa, finché il marito non le fu accanto, ponendole dolcemente le mani sulle spalle.
Rosalie scoppiò a piangere e i servitori la imitarono immediatamente. Tutti si fecero il segno della croce”.
E’ bellissima la scelta delle rose bianche che fioriscono in anticipo e che accompagnano l’ultimo viaggio e l’ultima apparizione pubblica della leonessa. E’ sempre affascinante Jeanne de Valois, anche se vecchia ed anche se invisibile sotto i veli, che aggiunge una rosa nera su un cuscino di rose bianche. E’ grandissimo Alain che fa l’ultimo saluto militare al suo comandante mentre una lacrima ribelle gli solca una gota. Tutto è semplicemente splendido!
L’unico difetto di questo capitolo è che subito dopo non ce ne sarà un altro. Hai avuto la tenacia, pur nelle difficoltà, di portare a compimento quest’opera. Ora il romanzo è qui, a disposizione di tutti noi ed io lo rileggerò sicuramente.
Non alla prossima, purtroppo!
Match Point

Recensore Junior
12/10/23, ore 01:44

Grande ultimo capitolo!!!! Mi aspettavo qualcosa di speciale, di unico e devo dire che non sono rimasta affatto delusa. Mi è piaciuto molto!!
Non immaginavo che sarebbe tornata in scena quel peperino di Mathilde de La Mole che evidentemente ha conservato nell’armadio il suo lungo abito nero da lutto per rispolverarlo anche al funerale di André, il tutto abbellito –si fa per dire- da un’aria afflitta in pieno stile Mater Lacrimarum. E menomale che non gli ha mozzato la testa e che non l’ha sepolta con le sue mani come fece con quella di Julien Sorel! La bella dama non si smentisce mai anche quando è mossa da intenzioni buone e –cosa stupefacente per lei- anche altruistiche! E’ capace di piazzarsi a palazzo Jarjayes e di dare il tormento ad Oscar con la scusa di portarle conforto (sic!) ed Oscar, sempre pacata a paziente, deve addirittura fare violenza a se stessa per non cacciarla fuori in malo modo ma non lo fa in primo luogo perché ormai sono quasi parenti, visto che il fratello ha sposato una nipote di Oscar ed André, in secondo luogo perché il suo grande cuore prevale ed infatti lei ha scoperto che il suo buon esempio e quello di André hanno migliorato persino quest’irriducibile esaltata.
Per uno che esaspera c’è un altro che è esasperato e lo scopre a sue spese Alain la cui fedeltà qui rischia di pesargli parecchio. Va spesso a trovare Oscar per darle un po’ di conforto e ne ricava un monumento alla tetraggine al punto da mettere a dura prova la sua stessa sopportazione. A questo punto esprimi una massima estremamente condivisibile quando sostieni che “Il dolore vede soltanto se stesso eppure si trasmette con grande facilità”. Nulla di più vero!! Oscar, che è sempre stata generosa sotto la scorza dura, qui sembra non accorgersi della situazione di Alain che solo lo è davvero e da molto più tempo. L’ex generale napoleonico incassa, ingoia e quando proprio non ne può più del clima si eclissa per ritornare dopo avere smaltito.
In controtendenza madame de Girodelle riesce, anche se per poco tempo, ad alleviare il dolore di Oscar. E’ una donna molto dolce e gentile, da sempre abituata a mediare coi caratteri forti come quello del suocero e con la sua bontà riesce a risollevare, anche se temporaneamente, Oscar. La cosa particolare è che lei ed Oscar non hanno mai avuto molto in comune, ma anche due persone totalmente diverse possono capirsi ed aiutarsi. Però la brava e gentile signora muore troppo presto, un anno dopo André, sussurrando il nome dell’amato marito e lasciando Oscar di nuovo sola, smarrita ed inconsolabile.
Un’altra persona che ha un potere quasi taumaturgico su Oscar è la nipote, la bella Hélène de Girodelle che la distrae e la coinvolge, parlando delle sue spedizioni archeologiche ed anche di tutti i progressi della scienza e della tecnica. Oscar non si è mai occupata di archeologia e di scienza, ma è sempre stata una donna colta e curiosa, con un’intelligenza idonea a cogliere tutto. Questo passaggio è sintomatico di ciò che dicono un po’ tutti e cioè che il cervello per non andare in malora deve essere costantemente esercitato e trovare dei continui stimoli. Hélène tiene sveglia Oscar, la coinvolge, riesce ad intercettare la parte ancora vivace, attenta e curiosa del suo cervello e fa un piccolo miracolo. Purtroppo però la ragazza ha la sua vita, come è giusto che sia e non può stare tutto il tempo con la vecchia nonna anche perché, se lo facesse, non avrebbe più nulla di interessante da raccontare. Però è evidente che fra le due donne c’è molta affinità. Tutte e due sono donne contro, impegnate in qualcosa che non è soltanto la famiglia, ricche di risorse di ogni genere e dotate di una personalità di spicco e fuori del comune.
Il conte di Fersen continua a frequentare casa Jarjayes e come sempre si intrattiene con Oscar in lunghe cavalcate, ma muore anche lui, stroncato dall’età anziché da un linciaggio ed anche per lui, in questa versione ucronica, è andata meglio.
Un rapporto molto profondo che i decenni non sono riusciti a scalfire è quello con la regina Maria Antonietta che continua ad essere un punto di riferimento importante nella vita di Oscar. Entrambe sono vedove e Maria Antonietta ha perso pure tre figli (la piccola Elena Sofia, il delfino Luigi Giuseppe e re Luigi XVII) su cinque (la quinta è Elisabeth Clotilde de Girodelle), destino in passato molto comune a chi raggiungeva la tarda età. Ormai si può dire che le due donne vivano l’una per l’altra. In un certo senso l’hanno sempre fatto perché si sono sempre protette, spalleggiate, consigliate, ma adesso questa cosa è vera all’ennesima potenza perché non c’è più la presenza di André e del conte di Fersen ed ora le due donne sono vedove e completamente sole. E’ molto tenero vedere come Oscar si preoccupi sempre della salute della regina e come si precipiti alla notizia che le sue condizioni di salute sono precipitosamente peggiorate. L’ultimo incontro tra Oscar e Maria Antonietta è estremamente commovente. Tu sapientemente lo fai terminare con le stesse parole del cartone animato ed in questo modo lo rendi poetico ed è incredibile come sei riuscita ad adattare le stesse frasi ad un contesto così diverso. Maria Antonietta non è in prigione, è accudita dalle figlie e servita dalle cameriere, riceve le visite di chi vuole, compresa quella di Oscar qui viva e vegeta e muore munita dei sacramenti perché nessun sacerdote giurato le è stato messo alle calcagna dai rivoluzionari che qui sono morti e sepolti da decenni. La sua morte qui è mille volte più dolce ed indolore e tuttavia è pur sempre una morte (tra l’altro accompagnata dalle emorragie come nella storia reale) che cagiona sofferenza e che provoca un distacco. Oscar tenta in tutti i modi di attutire le asperità, di nascondere alla regina la sua condizione di moribonda e di mettere in atto tutti quei comportamenti che possano dare alle cose un’apparenza diversa, a beneficio di Maria Antonietta e di se stessa. A me sembra però che l’inganno riesca soltanto in parte –se non per nulla- e che anzi ci siano due inganni reciproci ed in direzioni opposte. Infatti anche Maria Antonietta inganna Oscar, facendole credere di avere creduto. In realtà la regina sa di dover morire e la sua frase finale, mutuata dall’anime, è la prova che ha capito. Lo scambio di complimenti e di ringraziamenti tra le due donne è molto bello e ci consola un poco dall’amarezza della storia originale in cui Oscar e Maria Antonietta si dicono addio, si pongono su due fronti contrapposti e cessano di essere l’una il baluardo dell’altra.
La morte di Maria Antonietta ha un effetto irreversibile su Oscar perché la priva del suo ultimo contatto con la sua gioventù, col suo lavoro, col suo lato affettivo. Oscar guida il funerale e lo fa con l’animo desolato di chi sta perdendo tutto progressivamente. I confronti sono impietosi: settant’anni prima c’era una fanciulla vivace e bellissima, adesso c’è un cadavere freddo e rigido da scortare mestamente alla necropoli reale. Oscar piange sotto la pioggia ed il suo pianto è il preludio del pianto dirotto nella cappella di famiglia. Oscar finalmente si decide ad accettare la morte di André e, nella cappella di famiglia, prorompe in un pianto irrefrenabile e liberatorio. Niente d’ora innanzi, per lei, sarà più come prima.
Poi ci sono anche i rapporti con i familiari, Honoré, Antigone, il genero Grégoire Henri e la nuora Elisabeth Clotilde. Tutti sono buoni e solleciti con lei, ma nessuno riesce ad andare dritto al suo cuore, a comprenderla, a darle un aiuto decisivo, ammesso e non concesso che ciò fosse possibile. La trattano da normale vecchia signora, proponendole di trasferirsi momentaneamente a palazzo Girodelle, a Lille dove ora vive Rosalie o di girare l’Europa. Non le parlano più di André perché lei non vuole che se ne parli al passato e perché con lei non indovinano mai le proposte e le soluzioni. E’ la classica incomunicabilità che si crea spesso tra vecchi e persone più giovani, qui accentuata dal carattere del tutto particolare di Oscar, dal suo atteggiamento poco collaborativo, dal suo tendere sempre all’assoluto che in passato la portò in alto e che qui la incatena all’infelicità più nera. Soltanto alla fine i figli, il genero e la nuora sembrano avere un’idea vincente, quella di chiedere alla neo regina di affidare dei nuovi incarichi ad Oscar ma sarà proprio questa scelta a trasformarsi nella marcia funebre della vecchia leonessa.
Un altro rapporto umano qui in realtà soltanto accennato è quello con Rosalie. Di lei sappiamo soltanto che si è trasferita a Lille dopo il matrimonio di Bernadette, ma che ha scelto di tornare a palazzo Jarjayes quando le condizioni fisiche e mentali di Oscar sono peggiorate. La sollecitudine di Rosalie è davvero encomiabile e si può ragionevolmente credere che le due donne siano state bene insieme e che Rosalie sia stata di grande conforto ad Oscar.
Oscar però non ha mai avuto un rapporto paritario con Rosalie che considerava una via di mezzo tra una figlia ed una sorella minore. Rosalie, per quanto buona e dolce, non poteva prendere il posto di André o di Maria Antonietta. Rosalie ha consolato gli ultimi giorni della sua amica, ma non ha mai potuto sostituire le figure dell’amato marito e della regina.
Ho considerato molto significativo anche il rapporto instauratosi tra Oscar e la sua ex allieva, la neo regina Elisabetta. Qui le due donne si incrociano appena ma subito sono evidenti il grande affetto e la stima reciproca che regna tra di loro. Una ha insegnato all’altra come si vive e come si regna e la seconda ha raccolto il testimone, svolgendo con fierezza, forza e capacità un lavoro da uomo, un lavoro da re(gina). E’ indimenticabile l’incontro alle porte del Petit Trianon, nel giorno del decesso della nonna. Il mondo di Maria Antonietta e di Oscar sta finendo, ma quello della regina Elisabetta è agli albori e porterà ad una dinastia in cui, ottant’anni dopo, ci sarà posto anche per una de Jarjayes et de Lille. Oscar ha dato tanto e la regina la ricompenserà offrendole incarichi anche in vecchiaia, un funerale nella cappella reale di san Luigi IX e la carrozza reale con dentro la corona al seguito del corteo funebre.
Che dire infine della ricomparsa, rapida e di sfuggita secondo il suo stile, di Jeanne de Valois? Questa nemica appare e scompare, non si sa mai se è viva o se è morta, ma quando meno lo si aspetta, ricompare all’improvviso, facendo parlare di sé. E mentre tutti rendono omaggio alla leonessa, la nemica giurata ed intelligentissima compare in mezzo alle guardie, velata del suo mistero, a deporre una rosa nera, il suo eterno emblema, sul cuscino di rose bianche. E la fa franca, come sempre.
Green Tourmaline

Recensore Junior
10/10/23, ore 22:56

Che gioia leggere questo capitolo e scoprire che alla fine e seppure sotto forma di fantasma è ricomparso Napoleone, il mio personaggio preferito! Napoleone mi è sempre piaciuto e devo dire che tu lo hai reso in maniera superba, sempre in bilico tra follia e lucidità, visione e megalomania, concretezza ed azzardo, amore ed opportunismo, coraggio e superbia, razionalità e superstizione, ascesa e declino. Ho criticato le sue mosse peggiori come quella di ordinare la morte di André e di fare fucilare Girodelle, di far rapire Maria Luisa d’Asburgo Lorena e di liquidare in malo modo Joséphine de Beauharnais, ma mi è anche molto dispiaciuto ed ho sofferto con lui quando lo hai fatto deportare a Sant’Elena. Un ultimo sguardo alla sua Joséphine sulla scialuppa che lo portava al vascello che avrebbe percorso da nord a sud l’oceano Atlantico e poi dritto a Sant’Elena fra le grinfie di sir Hudson Lowe. Mi ha fatto un immenso piacere che tu gli abbia regalato una seconda possibilità facendolo evadere dall’isola dell’ingiustizia, ma vedo che il prode corso non ha tratto insegnamento dalle sue passate disavventure ed ha ripetuto anche nel nuovo mondo gli stessi errori. La sua morte a seguito di una grandissima arrabbiatura ha sollevato il problema dei funerali che poi sarebbe stata Oscar a guidare, ponendo così fine alla sua carriera militare.
In questo capitolo Napoleone, il rivale di sempre, compare ad Oscar sotto forma di fantasma e la incita a rialzarsi perché quelli come loro combattono sempre. Quasi che l’uno non potesse esistere ed avesse perso significato senza l’altra, gli eterni rivali tornano a guardarsi. Oscar ha abbandonato l’esercito dopo i funerali di Napoleone. La vecchiaia c’era e gli acciacchi pure, ma morto il nemico non avrebbe più avuto senso continuare ad indossare la divisa. Oscar cessa di essere un soldato dopo la morte di Napoleone e lui le compare davanti quando lei è moribonda e priva di forze, spronandola a reagire ed a fare appello al suo spirito guerriero per tornare a combattere.
La morte di André priva Oscar dell’amore e del sostegno di sempre e la fa decadere fisicamente e caratterialmente, la fa chiudere in se stessa, la fa disperare. Alla fine Oscar rivede André che le tende la mano e le assicura che sarà sempre al suo fianco. La morte di Napoleone priva Oscar di un pungolo, di un termine di paragone, di ciò che l’aveva costantemente spronata a migliorare e ad aggiornarsi per diventare un soldato sempre migliore. La morte di Napoleone priva Oscar dello spirito di belligeranza e del desiderio di rimanere nell’esercito. Proprio alla fine della sua vita, Oscar vede Napoleone che la sprona a lottare di nuovo.
Mi ha molto colpito il fatto che l’imperatore avesse i soliti occhi accesi, ma finalmente felici, segno che anche per lui la morte ha comportato un completamento ed un riscatto.
Un’altra cosa che ho notato è che c’è un punto in comune tra i funerali di Oscar e quelli storicamente veri di Napoleone avvenuti a Sant’Elena e cioè il cavallo ornato dei paramenti di guerra che segue il carro funebre senza essere cavalcato. La tua Oscar è sempre stata molto napoleonica, la prima e più fiera avversaria del grande corso, ma anche il suo alter ego, l’estremo opposto, la nemesi guerriera. Il particolare del cavallo mi ha suggerito l’idea di un punto di contatto tra queste due figure così grandi e carismatiche.
L’analogia però si ferma qua perché i funerali di Napoleone sono roboanti, dorati, colossali, titanici ed anche un po’ kietsch mentre quelli di Oscar sono all’insegna della sobrietà e del decoro. Le rose bianche semplici ed eleganti ma anche pure e fragili rispecchiano il destino ed il vissuto della nostra protagonista all’insegna del riserbo e del senso dell’onore. Nulla di più lontano dallo splendore pretenzioso e roboante dei funerali dell’ex imperatore che costituiscono l’ultimo tassello di una vita vissuta sempre oltre e premendo continuamente il piede sul pedale dell’acceleratore.
Si nota poi una grossa differenza anche tra i funerali di Napoleone e quelli di Maria Antonietta ed è quella differenza che c’è tra nuovi e vecchi ricchi, tra vecchia nobiltà e nuova borghesia, tra dinastie plurisecolari ed homines novi, tra antico e moderno. Napoleone fu un monarca ed un tiranno nuovo che passò la vita ad auto legittimarsi e che dedicò anche la morte alla celebrazione del suo splendore. Maria Antonietta apparteneva ad una vecchia dinastia plurisecolare ed il suo trapasso è stato caratterizzato dalla cupa sobrietà che in gioventù, per alterne vicende, le fece spesso difetto. In questa ricostruzione alternativa Maria Antonietta è una vecchia regina che non deve dimostrare nulla agli altri perché la sua casata parla per lei. I suoi funerali sono sobri, composti e tetramente solenni come solenne e massiccia è la nera carrozza ornata di drappi neri che reca sulle fiancate lo stemma e le insegne dei Borbone.
Un’altra particolarità che ho notato è stata che il fantasma che ha preceduto quello di Napoleone è stato quello di Girodelle che in questa storia fu fucilato per volere e su ordine diretto di Napoleone, quasi che la morte annullasse le distanze ed anche i risentimenti. Sia Girodelle che Napoleone sono ora uniti dall’obiettivo di far riprendere Oscar per farle intraprendere la sua missione ultraterrena.
Come non notare poi il particolare di Jeanne de Valois e della rosa nera? La contessa de la Motte che in questa storia è stata l’amante, seppur per un periodo fugace, di Napoleone ricompare anche lei alla fine, in un cameo di tutto rispetto. Così come Napoleone è comparso come fantasma ad incitare Oscar ed a farla tornare in piedi, allo stesso modo Jeanne de Valois le tributa il suo rispetto ai solenni funerali di stato. Il gesto di deporre una rosa nera sul cuscino di rose bianche è stato iconico e potente. Jeanne, ormai per ragioni anagrafiche prossima anche lei alla morte, pone fine alle ostilità e sfidando l’arresto rende omaggio alla rivale di sempre. Due rose a confronto.
Un’altra finezza consiste nel ruolo assegnato ad Alain che di Napoleone fu uno dei più valenti generali, prima di pentirsi e di ritornare all’ovile. Alain continua ad andare a trovare Oscar, tra alti e bassi dovuti all’atteggiamento esasperante di lei che finisce col fiaccare pure lui. Alain partecipa alle battute di ricerca ed alla fine sarà lui a pronunciare la frase finale, così come nel cartone animato degli anni settanta – ottanta. In questa sua presenza solida e fedele io ci ho visto non soltanto un omaggio ed una citazione alla serie originale, ma anche un trait d’union tra due mondi, quello borbonico e quello napoleonico. Questo vecchio soldato napoleonico ancora alto e dritto come un fuso è l’emblema della grandeur napoleonica che qui si accosta al mondo oscariano e borbonico.
Malgrado la gioia del ritorno in grande spolvero del gigantesco Napoleone in veste ectoplasmatica, questo capitolo è stato caratterizzato soprattutto dal dolore: il dolore per la morte della protagonista ed il dolore per la fine di una storia che mi ha tenuto compagnia a lungo e che tanto mi è piaciuta.
Il capitolo è estremamente doloroso e si caratterizza sin dall’inizio per Oscar che è inconsolabile per la morte di André e che ormai vive nel passato, non avendo più un futuro davanti a sé e non trovando forza e consolazione in un presente vuoto ed incolore.
Il cammino successivo di Oscar è tutto un susseguirsi di lutti e di visioni soprannaturali che la fanno assuefare lentamente all’idea della morte e del raggiungimento di una dimensione ultraterrena. Oscar si distacca progressivamente dai figli e dai familiari che la amano ma che non la capiscono e diventa poco a poco anche lei uno spirito come le visioni che la inseguono. A questa situazione si affianca la dolorosa morte di Maria Antonietta che per Oscar era stata quasi una sorella ed anche più e che porta all’attenzione della nostra protagonista la necessità di rivedere il suo pensiero ed il suo atteggiamento sulla morte. Oscar finalmente si arrende all’evidenza e si reca nella tomba di famiglia per andare a fare visita alla lapide di André. Ho trovato molto struggente e molto veritiero questo passaggio in cui la nostra eroina si inginocchia sfinita davanti alla lapide ed alla statua sepolcrale del marito, ma anche a quelle dei genitori e di tutti i suoi antenati, vecchi e giovani, donne e bambini, quasi avesse finalmente accettato che quella ormai era la sua dimora.
Qui in un certo senso finisce la vita terrena di Oscar tanto che quando i figli, il genero e la nuora si adoperano per farle avere degli incarichi dalla regina Elisabetta, il primo di questi incarichi finisce col diventare la sua marcia verso l’oltretomba. In questo viaggio a cavallo, fieramente voluto da lei e fortemente osteggiato dai servitori, Oscar ha l’ultima delle sue visioni, quella sua e di André adolescenti, con gli storici ed iconici gilet color salvia e marrone, che galoppano verso il laghetto e che fanno a pugni sulle rive dello stesso. Qui Oscar perde le forze umane ma trova quelle celesti che le sono date in dono dopo una vita giusta e specchiata. Oscar si accascia sotto un albero stremata e si rialza poco dopo per stringere un’altra volta e per sempre la forte e gentile mano di André. E’ qui che il lutto cede il passo ad un messaggio di speranza perché la fenice risorge dalle sue ceneri e la leonessa ritorna a ruggire più forte e potente che mai e questo ruggito non sarà mai messo a tacere perché ormai lei è una creatura celeste, paradisiaca, una santa guerriera di quelli splendenti che Dante colloca nel cielo di Marte.
Grazie per avere scritto per noi una storia tanto avvincente, accurata, raffinata ed impegnativa! Essa è potente senza mai finire sopra le righe ed ha momenti dolci, malinconici ed autenticamente dolorosi senza mai essere stucchevole, così come le parti scherzose ed allegre le attribuiscono un valore aggiunto. Le battaglie ed i duelli sono molto realistici, tengono col fiato sospeso e non annoiano mai e le scene avventurose, pur essendo a volte troppo al di sopra delle possibilità umane, come in ogni buon film di avventura, risultano credibili lo stesso perché sono ben confezionate ed integrate in un contesto più che mai avvincente.
Ci hai regalato una Oscar perfettamente IC, guerriera senza ferocia, irascibile senza mai trascendere e sempre leale e giusta. Qui l’hai arricchita di un potenziale umano e di una saggezza che quella della storia canonica non ebbe il tempo di sviluppare.
Ci hai dato un André sempre fedele ed innamorato, pronto al sacrificio, ma con giudizio. Anche lui è totalmente IC.
Il generale de Jarjayes è sempre lui, ieratico e difficile ma anche profondamente umano.
Grazie per avere dato una seconda chance a Maria Antonietta che qui ha avuto la possibilità di vivere una seconda stagione più matura e responsabile che nella realtà storica fu stroncata sul nascere. Con il rammarico di avere perso per strada Luigi XVI, ricomparso alla fine con l’aureola dei santi, ma era una pedina che nell’economia di questa storia ucronica doveva essere sacrificata.
Grazie infine di averci dato uno dei Napoleoni più convincenti ed umani di sempre!
Bretzel Salato

Recensore Junior
10/10/23, ore 00:38

Il momento tanto atteso ed allo stesso tempo tanto temuto è arrivato e la Leonessa di Francia è finita. E’ finita con qualche prevedibile lacrima, ma anche inaspettatamente con un barlume di speranza.
Colpisce nella lettura del capitolo il senso di progressiva estraniazione di Oscar dalle cose della terra ed il suo inesorabile avvicinarsi all’aldilà quasi in un passaggio di consegne fra i due mondi.
Inizialmente lascia amareggiati, anche se era prevedibile, il feroce negare, da parte di Oscar, la morte di André. Oscar sa che il marito è morto, ma con l’ostinazione che le è propria vuole ancora una volta plasmare il mondo a modo suo, comportandosi come se il trapasso non ci fosse stato. La stanza di André non può essere modificata, i vestiti di André non possono essere dati via, di André non si può parlare al passato. Questa situazione finisce per scavare un solco tra Oscar ed i suoi figli che non sanno inizialmente come prenderla e che con lei si muovono costantemente su di un campo minato.
Oscar perde progressivamente interesse per le cose di questo mondo anche perché vede sparire anno dopo anno tutti gli esponenti della sua generazione ed i protagonisti del suo universo e della sua storia. Dopo André muoiono il conte di Fersen, il re e la regina consorte, il generale de Valmy ed anche madame de Girodelle, da decenni vedova di Victor Clément. Ogni volta Oscar perde un pezzo di sé al punto di farle pensare di essere a pascolo abusivo sulla terra.
E’ però la morte di Maria Antonietta quella che dà la scossa peggiore ad Oscar. Le due donne erano praticamente coetanee essendo separate da meno di due mesi di differenza d’età ed avevano cominciato la loro esperienza nella corte di Versailles quasi contemporaneamente. Erano cresciute e maturate insieme, diversissime per carattere, senso del dovere e gusti, ma in un certo senso l’una complementare all’altra ed a lei simbiotica e l’ossessiva devozione di Oscar a Maria Antonietta e l’assoluta incapacità di Maria Antonietta di muoversi senza prima avere chiesto consiglio ad Oscar ne sono la testimonianza. In questa storia poi, complici gli eventi che evolvono in modo totalmente diverso da quello canonico, le due donne riescono a raggiungere la quadra e non c’è la brusca rottura alla vigilia della presa della Bastiglia. Non solo, tutto quello che succede dopo la tragica morte di Luigi XVI provoca un ulteriore avvicinamento fra le due donne e se Maria Antonietta si va oscarizzando, acquisendo sempre più serietà, senso del dovere e dello stato, gravità, autorevolezza, decisione e capacità di capire la politica, Oscar a sua volta si va mariaantoniettizzando dopo avere scoperto l’amore per il marito e per i figli ed un approccio protettivo verso i soldati, il popolo e la Francia tutta.
Queste due donne sono vissute insieme come gemelle diverse, si sono protette ed aiutate per tutta la vita, tanto che il momento della separazione ha dato il colpo di grazia definitivo ad Oscar.
E’ stata molto commovente la scena del commiato, con Maria Antonietta ridotta all’ombra di se stessa, molto debole e con la voce appena udibile e con Oscar che tenta ancora una volta ed in tutti i modi di proteggerla e di nasconderle o quantomeno di addolcirle la realtà. Il dialogo fra le due donne non è soltanto quello fra due vecchie vedove, ma è anche un sincero e commosso commiato tra due persone che hanno fatto la storia e che si sono sempre rispettate pur nelle molte e vistose difficoltà. E’ un dialogo carico di affetto e di ammirazione reciproci, non soltanto di Maria Antonietta verso Oscar, come è facilmente intuibile (Oscar ha salvato il trono ai Borbone e come dice Maria Antonietta ha preso tra le sue forti mani un regno traballante e ne ha fatto una delle prime potenze di Europa), ma anche di Oscar verso Maria Antonietta ed infatti quando Oscar dice alla regina che è sempre stata buona con lei e che l’ha colmata di benefici, non esagera e non scherza. Sembra anzi essere più che consapevole del fatto che Maria Antonietta l’ha sempre accettata così com’era, con i suoi lati oscuri e con il suo caratteraccio, non per calcolo od opportunismo ma per reale e sincero affetto e sembra anche essere consapevole della circostanza che se non fosse stato per il favore di Maria Antonietta lei non avrebbe avuto la sua vita straordinaria, ma sarebbe finita a fare la calzetta.
Maria Antonietta ed Oscar si dicono addio con parole semplici e con gesti affettuosi, Oscar prende la comunione insieme a Maria Antonietta per non farle capire che sta per morire e le nasconde in tutti i modi il sole con un dito. Maria Antonietta probabilmente capisce ma non dice niente.
Alla fine c’è il congedo con le stesse parole del cartone animato che però sottolineano un distacco indipendente dalla volontà di entrambe e subito da tutte e due.
Di tutta questa scena non può che avermi fatto piacere la diversità di ambientazione. Maria Antonietta ha ottantaquattro anni e si trova nel suo adorato Petit Trianon anziché nell’orribile ed insalubre Conciergerie. E’ affiancata da entrambe le figlie superstiti, dalla nipote e da uno stuolo di medici e di servitori che hanno fatto tutto il possibile per alleviarle le sofferenze. Oscar per lei non è il lontano ricordo di un’amica perduta sia a causa della morte che della separazione ideologica, ma è una figura più che mai presente, un’amica, una confidente, il braccio destro e sinistro.
La morte ed i funerali di Maria Antonietta segnano un punto di non ritorno per Oscar che si arrende definitivamente all’aldilà. Il corteo funebre verso l’abbazia di Saint Denis è straziante ed è anche l’ultima occasione in cui vediamo Oscar indossare la sua uniforme. Il confronto tra l’immagine giovanile e spensierata di Maria Antonietta ed il corpo freddo e rigido che sta scortando al luogo del suo ultimo riposo è troppo anche per Oscar che si lascia sfuggire, come tanti anni prima per Luigi XV, una furtiva lacrima provvidenzialmente mascherata dalla pioggia.
La morte di Maria Antonietta segna dunque il culmine del progressivo distacco di Oscar dalla vita terrena e parallelamente assistiamo anche ad un avvicinarsi della donna al mondo dell’aldilà. Sempre più frequenti sono le visioni della donna riguardanti lei ed André specialmente nell’epoca della loro infanzia o giovinezza. Queste apparizioni hanno il ruolo di guidare Oscar verso la sua nuova meta e forse anche di propiziarne la palingenesi. Alla fine della sua vita terrena infatti, dopo un susseguirsi di visioni, Oscar si vede di nuovo giovane e forte.
Parallelamente allo scomparire dei vivi che spinge Oscar ad allontanarsi dall’al di qua, abbiamo quindi un intensificarsi delle visioni ultraterrene che avvicinano la donna alla sua nuova dimensione di spirito. Lo spazio occupato dalle due componenti si fa sempre più sbilanciato col primo che si riduce ed il secondo che aumenta. Alla fine è come se Oscar si arrendesse completamente al regno dei morti, facendo una visita a lungo procrastinata. Stanca e prostrata, Oscar crolla di fronte alla lapide di André, ma anche a quelle dei genitori e di tutti i suoi antenati. Ridotta ad un sacco afflosciato, la donna prorompe in un grido molto simile a quello che aveva accompagnato la morte di André, lamentando di essere lasciata sola.
Ed ecco che grazie ai buoni uffici dei figli, del genero e soprattutto della nuora, si riesce a procurare degli incarichi alla recalcitrante ed impossibile vegliarda, con il dichiarato intento di rivitalizzarla. Quello che invece è sfuggito completamente al controllo della generazione successiva è che per un’assurda eterogenesi dei fini, il primo ed ultimo di questi incarichi finisce con l’essere l’ultimo viaggio terreno di Oscar.
Stremata dal peso degli anni, delle malattie e dei dolori, la leonessa insegue la sua ultima visione, quella di lei e di André che cavalcano verso il laghetto e che sulle rive di quello specchio d’acqua si prendono a pugni. Oscar allora scende da cavallo e si accascia ai piedi di un albero e lì è tutto un susseguirsi di visioni del genere più variegato. Per lei ormai il presente non esiste più, non ha più significato, sta per terminare, sono i suoi ultimi istanti di vita sulla terra e davanti ai suoi occhi si dipanano le immagini del mondo a venire. Schiavi che soffrono e che una volta liberati si ribellano al loro ingiusto destino di uomini liberi di serie B, donne che manifestano per ottenere il diritto di voto, guerre che scoppiano e giovani soldati che soffrono, attentati e genocidi. E dopo la visione quasi rassicurante dei cavalli e degli animali domestici cari al cuore, Oscar rivede i suoi congiunti e coloro che a vario titolo sono significati molto per lei. Tutti la spronano a riprendere la battaglia ed a fare appello alle sue energie, mettendole a servizio di una causa ben più ampia ed onnicomprensiva. Persino Napoleone, sempre aquila vigilissima ma finalmente in pace con se stesso, la incita a rialzarsi perché quelli come loro combattono sempre. Tutti gli spiriti dell’aldilà la incitano e le tendono la mano perché sta per diventare una di loro. Alla fine di questa serie di spiriti compare André, non più vecchio e malato, ma giovane e sano come quando si erano presi a pugni. E dopo la rassicurazione di stare sempre insieme posta a suggello di due esistenze, la vita della leonessa finisce con una seconda stretta di mano. Il distacco dal mondo è completo, le visioni oniriche – paranormali hanno avuto il sopravvento e proprio nel luogo dove tutto era iniziato tutto finisce, ma con una promessa di eternità ed infatti il capitolo si intitola “Verso l’eternità”.
Le rose bianche sbocciano in anticipo ed ornano la carrozza funebre ed il feretro di Oscar, come un mantello protettivo ed un ultimo tributo a colei che le aveva tanto amate. E su queste rose bianche ne spicca una nera, ultimo omaggio di un’eterna rivale anche lei presumibilmente giunta al crepuscolo della sua lunga vita.
Ho amato tanto questo capitolo Agrifoglio come tutta questa sorprendente storia, un romanzo più che una fan fiction. Ho amato la circolarità perfetta di questo capitolo: tutto inizia dove tutto finisce, sulle sponde del lago della tenuta di casa Jarjayes e con una stretta di mano, l’addio a Maria Antonietta (scortarla dal Reno a Versailles e da Versailles all’abbazia di Saint Denis sono il primo e l’ultimo atto della carriera militare di Oscar), il richiamo alle rose bianche che ornano la bara di Oscar. Mi sono piaciute certe tue trovate raffinate come quella di affidare le ultime battute della storia a Rosalie e ad Alain, come nella storia originale e sempre parlando di fiori o come quella della ricomparsa furtiva ma ad effetto di Jeanne con la sua rosa nera. Mi è piaciuto come hai accompagnato, con pathos ed allo stesso tempo con delicatezza, l’uscita di scena della nostra leonessa. Le immagini, descritte ed anche quelle postate e le parole usate sono state indicatissime e di forte impatto. Mi è piaciuto leggere questa storia e penso di rileggerla ancora perché la amo molto. Complimenti!

Recensore Junior
07/10/23, ore 00:14

Quanto mi è piaciuto il capitolo finale della Leonessa , cara Agrifoglio ,degna conclusione di una storia fantastica !!!!!! Sarebbe troppo lungo elencare tutto ciò che mi è piaciuto faccio prima ad indicare ciò che non mi è piaciuto e cioè niente ahahahahah!!!!!!!!!
Come era prevedibile Oscar non è riuscita a riprendersi dalla morte di André ed ha continuato a vivere la sua vita per forza d’inerzia aggrappandosi al passato ed imponendo la sua malinconia agli altri col risultato di angustiarli…….. I figli non possono proporre di dar via le cose di Andrè né tanto meno possono parlare di lui al passato Il risultato è di creare un alone di imbarazzo su tutto e di rendere tabù l’argomento André Neanche la sua stanza può essere toccata. Alain da buon amico si rende disponibile a visite frequenti ma la pesantezza di Oscar finisce per contagiarlo Alain oltretutto è molto più solo di Oscar e da molto più tempo ,ma il dolore si sa rende egoisti ed anche ciechi . Poi c’è Mathilde de La Mole ora de Croisenois il cui fratello ha sposato una delle nipoti di Oscar e che è quindi entrata nella famiglia Questa nuova parentela rende la giovane donna di casa al punto da fare delle visite periodiche ad Oscar con la conseguenza di agitarla ancora di più, ma Oscar non ha il coraggio di mandarla via e questa frequentazione ha finito per migliorare anche l’irriducibile ed impossibile marchesa…….. Vedo che la passione della bella Mathilde per abiti da lutto neri e lunghi perdura nel tempo….. che si tratti di Julien Sorel o di André, funerali in total black lungo e velato ahahahah!!!!! Poi ci sono le persone che bontà loro riescono ancora a lenire il dolore di Oscar o addirittura a risvegliare il suo interesse Nella prima categoria c’è madame de Girodelle che con la sua bontà e la sua dolcezza riesce a parlare al cuore di Oscar ,ma questa come tutte le cose belle finisce presto perché la povera signora muore un anno dopo Andrè ed invocando il nome del marito ucciso tanti anni prima . Nella seconda categoria c’è la bella Hélène de Girodelle che infatti è nipote della precedente oltre che di Oscar ahahahahah!!!!!!! Questa ragazza così fuori dal comune come la nonna materna riesce a risvegliare il suo interesse parlando di archeologia di scienza e di tecnica al punto da suscitare in Oscar mille quesiti su come sarà il mondo tra qualche generazione E’ palpabile l’affinità tra queste due donne che condividono il sangue e molto di più Poi ci sono le cavalcate col conte di Fersen e le visite alla regina madre Maria Antonietta .Oscar tira avanti ma non si riprende non vuole viaggiare in Europa né accettare gli inviti a palazzo Girodelle od a Lille da Bernadette e Rosalie e soprattutto continua a negare la morte di Andrè al punto da rifiutare categoricamente non solo di modificare la stanza ,dar via le sue cose ed addirittura di parlarne al passato, ma anche di fare visita alla sua tomba perché una lapide bianca e fredda al posto del volto del marito la scioccherebbe troppo. Poi subentrano le altre morti come quelle della regina consorte e del re subito dopo la morte della moglie Muoiono anche il generale de Valmy storico sottoposto di Oscar ed ora suo successore ed il conte di Fersen .Oscar vede la sua generazione estinguersi per esaurimento al punto da sentirsi a pascolo abusivo sulla terra Soprattutto comincia ad avere delle visioni ectoplasmatiche provenienti dal passato di lei e di Andrè bambini o ragazzini . Queste ufficialmente sono frutto della cattiva ossigenazione del cervello a causa del cattivo funzionamento di un polmone dopo la ferita a Waterloo Ufficiosamente e con tutta evidenza però hanno una forte componente paranormale e lo stato d’animo di sospensione ma non di vera angoscia che ne ricava Oscar fa pensare che la fine sia vicina
Totalmente vicina ed anzi ormai arrivata è la fine di Maria Antonietta che avviene in un giorno di marzo. La regina madre è moralmente fiaccata dalla morte del conte di Fersen e del figlio e da qualche tempo è tormentata da delle fastidiose emorragie .La sua situazione ricorda quella della storia reale con dei notevoli miglioramenti Innanzitutto è anziana e poi si trova nel suo prediletto Petit Trianon anziché nella cupa Conciergerie che era l’anticamera della ghigliottina Cosa non indifferente è accudita da entrambe le figlie, quella ufficiale ,la duchessa d’Angouleme e quella nascosta , Elisabeth Clotilde de Girodelle e de Jarjayes et de Lille. In questa versione inoltre Maria Antonietta può godere della compagnia reale ( e non soltanto di una conversazione con Rosalie che la riguardi ) di una Oscar sollecita ed insolitamente tenera che prende la comunione insieme a lei per non farle capire che sta per morire .Oscar ha dei brutti presentimenti ,è inquieta ,ma come nel caso di Andrè non accetta il declino irreversibile e la morte imminente della sua amica ed ancora si illude che una bella passeggiata per i giardini del Petit Trianon possa fare il miracolo. Ma ecco che le visioni si intensificano e sono addirittura due nell’arco di poco tempo Raggiunta da un messaggio che le annuncia l’aggravarsi delle condizioni di Maria Antonietta Oscar si precipita al Petit Trianon e lì incrocia la neo regina sovrana di Francia che la informa che a giudizio dei medici, è tutto perduto . Le due donne si fanno coraggio e del resto è stata proprio Oscar a forgiare la giovane regina ed a prepararla a svolgere un lavoro da uomo ed a non cedere mai le armi In una didascalia interna al racconto ci informi anche che una donna di casa Jarjayes sarà la prima regina consorte di sangue non reale di Francia e che darà del filo da torcere ad Hitler insieme alla regina consorte d’Inghilterra L’incontro tra Oscar e Maria Antonietta è molto commovente, entrambe si scambiano complimenti ed attestati di stima e soprattutto si addolciscono la pillola a vicenda .Oscar nasconde in tutti i modi a Maria Antonietta la triste realtà e Maria Antonietta fa credere ad Oscar che i suoi pietosi tentativi siano andati a buon fine . Al momento del pranzo le due donne si congedano con le stesse parole dell’anime ma pronunciate in un contesto totalmente diverso anche perché l’amicizia sarà troncata dalla morte e non da un’insanabile difformità di vedute e dopo ben settant’anni anziché soltanto dopo venti.
La scena si sposta ai funerali di Maria Antonietta che Oscar ,che ha ripreso la divisa per l’occasione, guida in modo fiero ed impeccabile ma allo stesso modo commosso. Il corteo è lento e grave anziché monumentale e sfavillante come quello dei solenni funerali di Napoleone La carrozza è nera anziché dorata .In entrambi i casi è Oscar che guida il corteo ma in questo frangente lo fa con sentita partecipazione ,come se avesse perso un altro importante pezzo di sé e non soltanto col rispetto e la mestizia che accompagnano la fine di un rivale storico. Oscar è commossa perché un altro capitolo della sua vita si è chiuso e nel dolore che la assale non le resta che confrontare il ricordo della giovane deliziosa e birichina Maria Antonietta col corpo senza vita che sta scortando alla sua ultima dimora Nel lungo tragitto verso l’abbazia di Saint Denis ,così come nel caso della morte di Luigi XV , è la pioggia a venire in soccorso di Oscar celando una lacrima furtiva che è l’ultimo omaggio ad un’amica Sempre più Oscar si sente a pascolo abusivo sulla terra
Le ultime prove che l’hanno colpita agiscono con veemenza su Oscar provocando un’incrinatura nella sua corazza di negazione della morte di Andrè Finalmente Oscar si decide ad andare nella cappella di famiglia a visitare la tomba dell’amato marito e con l’occasione vede anche quelle dei genitori e di tanti altri de Jarjayes morti infanti o vegliardi, in guerra o di parto In questo luogo di morte è straziante la reazione di Oscar che dopo quattro anni e mezzo di silenzio forzato prorompe in un grido disperato con cui denuncia il dolore dell’abbandono
A questo punto i figli ,la nuora ed il genero si rendono conto di avere sbagliato qualcosa perché Oscar non è una normale vecchia signora da spedire in viaggio o a casa di questo o di quello ma una donna non comune dall’esistenza straordinaria .Elisabeth Clotilde de Girodelle si fa venire l’idea di chiedere alla regina di affidare ad Oscar degli incarichi compatibili con l’età e con le condizioni di salute e di fatti così ben presto avviene
Ma ecco che quando Oscar si sta recando alla reggia come migliaia di volte ha fatto in gioventù, qualcosa di diverso accade Un’altra visione conduce Oscar al celeberrimo laghetto teatro di tanti eventi significativi della sua vita Vicino al laghetto vede se stessa ed Andrè adolescenti che si prendono a pugni e ricorda che proprio lì nello stesso identico giorno di settant’anni prima lei ed Andrè si erano presi a pugni ,lui le aveva stretto la mano e poi lei era scattata in piedi si era precipitata a casa ed aveva comunicato la sua decisione di indossare la candida divisa di capitano delle guardie reali Seduta sotto un albero Oscar ha delle visioni che le preannunciano il futuro, secoli di lotte civili o belliche attentati ,sfilate sitin di protesta rivendicazioni o condizioni di vita disumane Poi vengono i fantasmi a prenderla .Prima vede i cavalli e gli altri animali che aveva avuto ,poi le appaiono i genitori, Girodelle i reali e persino Napoleone Tutti sono uguali a quando erano in vita e persino migliorati rispetto ad allora e tutti sono accomunati nello spronarla a riprendere la lotta L’ultima visione è quella di Andrè che le tende la mano ed una volta per tutte le dice che sarà sempre al suo fianco e con un’altra mano stretta finisce la vita della leonessa che ora è di nuovo giovane e forte e pronta a lottare per tutti gli uomini e non soltanto per i francesi
A palazzo Jarjayes però sono tutti in apprensione perché hanno saputo che Oscar non è mai arrivata alla reggia. Si decide perciò di organizzare delle battute di ricerca alle quali parteciperanno anche Rosalie ,ormai trasferita a Lille per stare insieme alla figlia marchesa ma tornata a Versailles quando le condizioni di Oscar si sono aggravate ed Alain ,anziano ma in forma e dritto come un fuso e soprattutto incrollabile nella sua fedeltà Mentre tutti stanno per mettersi in movimento arriva davanti al portone di palazzo Jarjayes il cavallo scosso di Oscar che incitato da Rosalie conduce tutti al laghetto Qui vedono in lontananza Oscar seduta sotto un albero col capo chino che sembrava addormentata. Entrambi i figli si avvicinano e ne constatano la morte e tutti i presenti esplodono in una reazione straziante, scoppiando a piangere e facendosi il segno della croce
Ci presenti poi dei flash sui funerali di Oscar caratterizzati da un’ampia e trasversale partecipazione di parenti ed estranei di reali ,nobili e plebei Ancora una volta degno protagonista è il cavallo di Oscar che segue la carrozza funebre coi paramenti da guerra ed ancora una volta scosso
Ad ingentilire il funerale contribuiranno le rose bianche ,fiorite in anticipo per salutare la loro signora –ed anche questa storia si conclude con le rose bianche su una tomba- e su queste rose bianche ne spiccherà una nera ,ultimo tributo di una nemica antica quanto determinata
Ed anche questa bella storia termina con una frase sulle rose bianche che costituisce l’oggetto della conversazione tra Rosalie ed Alain (manca per forza di cose Bernard già ospite dell’aldilà da cinquant’anni ) In questo caso però sia Rosalie che Alain conoscono bene il colore preferito di Oscar E mentre il figlio ed il genero portano il corpo senza vita di Oscar su una carrozza venuta a prenderla da casa ,Alain si mette sull’attenti e con una lacrima che gli solca una gota dà l’addio al suo comandante
E nei giardini di palazzo Jarjayes intanto una rosa bianca sta sbocciando perché la vita continua malgrado tutto ed una esistenza straordinaria mai si cancellerà né sarà dimenticata tanto facilmente dagli uomini.
Ed io sicuramente non dimenticherò questa tua storia straordinaria che ci ha deliziati prendendosi a volte gioco di noi ma sempre in modo bonario , simpatico e soprattutto estremamente onesto Ci hai fatto rivivere cinquant’anni di storia francese ed europea opportunamente rivisti e corretti, soprattutto li hai adattati ai nostri protagonisti storici ed inventati ,per dare una parvenza di felicità e di completezza a questi nostri sventurati eroi Ce li hai fatti amare un’altra volta perché li sentivamo nostri e perché assomigliavano così vivamente agli originali! Ed io per un’ultima volta ti ho seguita con un’emozionata lettura finché lo sguardo non mi è caduto sulla parola fine che mi è sembrata un macigno. Sapevo che questo momento sarebbe arrivato eppure ora che è arrivato per davvero mi sento un po’ più povera e tanto tanto triste Grazie per il tempo che ci hai dedicato e per aver fatto rivivere una delle storie più magiche ed emozionanti di sempre L’hai fatta finire in modo meno tragico e traumatico ma la fine è sempre triste e carica di dolore Grazie per questo finale bello ed alternativo ,me lo ricorderò per sempre con grande affetto e tanta riconoscenza!!!!!

Recensore Veterano
05/10/23, ore 20:34

Buonasera Agrifoglio, mi mancherà la tua storia.
Hai saputo creare per Oscar e André, Rosalie ed Alain, Maria Antonietta e per tutti i personaggi che ci sono cari non solo un futuro alternativo (ed una lunga vita!), ma una STORIA alternativa per l'europa ed il mondo, plausibile e coerente, ma anche immaginifica e creativa. Non ti nascondo che  il "personaggio" di Napoleone Bonaparte mi ha sempre affascinato e nel dipingere il duello con la nostra cara Oscar gli hai donato sfumature inedite e romantiche.
Le parole finali, molto evocative "Fra i cespugli di Palazzo Jarjayes, intanto, una rosa bianca stava sbocciando", mi ha fatto pensare al ciclo di nascita, vita, morte e rinascita, al samsara (si dice così?) della religione buddhista. E parlando di rose bianche, apprendere che il mondo abbia avuto il tempo di conoscere la varietà di rose preferite da Oscar (Alain, che conosceva la predilezione del suo Comandante per le rose bianche...) ecco, non saprei come esprimermi...mi ha fatto stare bene.
Appena il tempo me lo consentirà, rileggerò la tua bella storia da capo.
Un caro saluto e grazie.
 

Recensore Master
02/10/23, ore 15:59

Ciao Agrifoglio. Nel leggere che la storia era completa mi sono emozionata, ho immaginato tutto il tuo percorso nello scriverla e negli scambi che ho avuto con te commentando capitolo dopo capitolo. Davvero pertinente e suggestiva l'immagine che apre il capitolo, non potevi sceglierne una migliore. La vita va avanti nonostante lo stato d'animo di Oscar che posso ben comprendere. A peggiorare purtroppo il tutto oltre alla morte dell'amato anche quella di altre persone intorno a lei. Era palpabile la sua solitudine attraverso le tue parole. Commovente l'ultimo incontro tra Oscar e la Regina. Ma ancora più commovente la morte di Oscar, poetica per quanto abbia visto e per il luogo. Questa storia così impegnativa per te non poteva che finire con lo sbocciare della rosa bianca e con la sua immagine. Ho quasi percepito la tua commozione e ti ringrazio per ringraziare chi ti ha seguita. Non posso che concordare con te, bisogna sognare e le storie aiutano proprio a questo. Grazie a te per queste emozioni vissute insieme. A presto. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 02/10/2023 - 04:02 pm)

Recensore Veterano
01/10/23, ore 10:18

Manco da tanto ma, riaffacciandomi da queste parti, mi sono accorta che hai concluso quest'opera possente e non potevo non leggerne la conclusione.
100 capitoli, cinquant'anni di Storia sapientemente riscritti, una realtà alternativa in cui, se non sapessimo che è così, non ci accorgeremmo della differenza tra personaggi reali e di fantasia tanta è l'abilità con cui li hai amalgamanti. Quest'ultimo capitolo vede la conclusione della vita della Leonessa, solo quella terrena però. Il suo spirito, i suoi ideali continueranno a vivere e a muovere i passi di chi l'ha amata. E non è forse davvero così?
Davvero complimenti, tra le difficoltà, sei riuscita in un'impresa epica!

Recensore Junior
30/09/23, ore 21:13

Come promesso nella recensione a “Scusi, le sembro normale?” eccomi qui a recensire l’ultimo capitolo della leonessa ed è con le lacrime agli occhi che mi accommiato da questa storia così bella che mi ha dato tanto, emozioni, sorrisi, gioie, dolori, suspense, rabbia, stupore, ammirazione e tante altre cose.
Ci hai presi per mano e ci hai fatto assistere alla parabola di Oscar, a quello che tutti noi avremmo voluto vedere ma che non è stato per una serie infinita di ragioni.
Innanzitutto c’era il contorno di una delle rivoluzioni più sanguinose della storia che ha posto fine ad un mondo e che ne ha fatto sorgere un altro non senza frizioni, non subito e soprattutto dopo aver pagato un enorme tributo di sangue. Questa rivoluzione ha fatto morire tutti i protagonisti della storia lasciando incolumi soltanto alcuni personaggi secondari, tutti estranei alla nobiltà. Come può essere lieta la storia che parla della fine di un mondo?
Poi c’erano la tisi di Oscar e la cecità di André che li hanno consumati fisicamente e psicologicamente ed anche l’attitudine di entrambi alle solenni bevute non ha migliorato la situazione.
Infine la storia personale ed il carattere di entrambi hanno fatto di loro due kamikaze che si sono schiantati contro il muro della vita perché se anche non ci fosse stata la rivoluzione francese e se anche Oscar ed André fossero stati sanissimi come pesci, sarebbero rimasti pur sempre degli irriducibili, degli ostinati all’inverosimile e così pieni di dolore e di problemi esistenziali da finire sempre più soli e disperati.
Tu con un tocco magico hai ribaltato la situazione.
Innanzitutto hai proprio modificato la storia proponendo tra queste pagine il genere dell’ucronia e facendo in modo che questo romanzo alternativo di Lady Oscar non rappresentasse il tragico canto del cigno dell’ancien régime e quindi della nobiltà che poi era la protagonista del racconto, ma la dolce e graduale trasformazione di un mondo vecchio in qualcosa di più moderno. E non è un caso che nel finale Oscar ascolta avidamente i racconti della bella Hélène, l’unica persona che la riscuota dal dolore per la morte di André e che susciti il suo interesse alla fine dei suoi giorni. Questi racconti parlano di scoperte archeologiche, delle novità della scienza e della tecnica e di un mondo dove una giovane donna, la nipote, ha un ruolo attivo ed emancipato pur senza rinunciare alla sua femminilità.
Poi hai trovato un modo elegante e convincente per affrancare Oscar ed André dalle loro malattie, aprendo ad un cross over con “Le confessioni di un italiano”. Sebbene le reciproche infermità siano tornate alla fine della storia, dopo la battaglia di Waterloo -seppure in forma meno acuta ed aggressiva tale da assicurare una prolungata sopravvivenza- esse non hanno pregiudicato il raggiungimento della vecchiaia da parte dei nostri beniamini. E’ come se avessi concesso loro una sospensione della pena per tutto il periodo necessario a combattere. Dopo la sconfitta del grande nemico, la parentesi si è chiusa e le patologie sono tornate sebbene non in forma acuta.
Infine hai fatto anche un’opera di restyling sui loro caratteri, affrancandoli dalle dipendenze e dalle esagerazioni che possono soltanto condurre in un vicolo cieco. Con un immenso scatto di orgoglio André si è affrancato dalla dipendenza dall’alcool e da quella se possibile ancora più perniciosa da Oscar, così imparando che i problemi si risolvono da sobri e che da soli, con degli obiettivi propri da perseguire, non si sta poi tanto male. Allo stesso modo Oscar pur conservando il suo caratteraccio è venuta a patti con la sua sessualità, si è accettata come donna comprendendo che ciò non costituiva una capitis deminutio e rinunciando a certe sue idee irrazionali ed alle sue aspirazioni irrealistiche come quella di diventare un soldato perfetto. Dopo Waterloo Oscar vedrà l’altra faccia della gloria e capirà che il bravo soldato non è un terminator invincibile od un eroe omerico guerrafondaio a caccia di gloria, ma un comandante umano con i suoi uomini e che non insegue la gloria personale, ma il benessere del suo popolo.
Soprattutto, con questa tua ucronia hai dato ad Oscar un avversario degno di lei al posto di un Robespierre esangue e di un Saint Just esaltato. Questi due rivoluzionari mai avrebbero potuto combattere con Oscar alla pari perché durante la rivoluzione avrebbero mandato sulla ghigliottina chiunque si fosse azzardato a dissentire, escludendo così ogni possibilità di confronto mentre senza la rivoluzione semplicemente non sarebbero stati all’altezza di rivaleggiare con Oscar o soltanto di allacciarle le scarpe.
Napoleone invece è sempre stato un nemico all’altezza di Oscar, il suo antagonista per eccellenza a lei pari e forse anche superiore. Ho adorato questo tuo Napoleone, come lo hai tratteggiato e questa congerie di pregi e di difetti che traboccava dalle tue pagine. Napoleone con gli occhi inquisitori e penetranti, sempre accesi ed inquieti che soltanto nel tuo finale diventano felici. Napoleone iperattivo, instancabile, ambizioso, intelligentissimo, coraggioso che non sopporta i vigliacchi come il conte di Compiègne, capace di perdonare i tradimenti della donna che ama. Ma Napoleone è anche manipolatore, inesorabile con chi lo contrasta, spietato con i nemici, egocentrico, egoista, megalomane, accecato dall’ambizione e dalla sete di gloria, meschino con André, con Girodelle e con Joséphine de Beauharnais, sordo ad ogni moderazione ed alle sofferenze dei soldati e di un intero popolo. Mi è piaciuto come hai fatto coesistere tanti pregi e difetti in lui e come sei riuscita a creare un antagonista reale, affascinante e profondamente umano, mai odioso pur senza essere simpatico. Lo hai reso tridimensionale ed assolutamente credibile. Mi è piaciuto come lo hai fatto comparire nell’ultimo capitolo, sotto forma di spirito che incita Oscar ad alzarsi ed a riprendere la lotta perché quelli come loro alla fine non possono che combattere. Questa scena ci mostra come questi due nemici fossero profondamente simili pur nelle loro enormi ed innegabili differenze.
Mi ha anche fatto molto piacere la tua idea di riesumare Jeanne de Valois dalle macerie del convento di Saverne, facendo in modo che si salvasse per il rotto della cuffia e che riprendesse la sua lotta col mondo e con la sua cattiva stella. Così come Napoleone, Jeanne è un’antagonista inesorabile ed irriducibile per Oscar e la scelta di farla presenziare ai suoi funerali sebbene invisibile sotto i suoi lunghi veli neri e di farle deporre una rosa nera sul cuscino di rose bianche è semplicemente perfetta.
Alla fine della tua magnifica storia Oscar è un corpo senza vita che il figlio ed il genero devono sollevare e mettere sulla carrozza venuta a prenderla da casa. Ma Oscar non si arrende semplicemente all’ultimo nemico, quello che era venuto a prendere André nel capitolo precedente. Oscar nel momento della morte ha ritrovato la sua forza, la sua giovinezza ed anche la sua missione che adesso non è quella di difendere la sola Francia ma addirittura il mondo intero sotto forma di spirito guerriero. Nella sua agonia Oscar vede gli eventi più terribili che colpiranno l’umanità, l’attentato di Sarajevo, le due guerre mondiali, la bomba atomica, l’attentato a papa Giovanni Paolo II, le torri gemelle, le stragi in Africa ma vede anche i fatti più significativi come gli schiavi che raccolgono il cotone ed i neri ormai liberati che organizzano sit in per conquistare il diritto di entrare in un’università, in un ristorante o in un autobus. Oscar ha sempre combattuto contro le ingiustizie ed a difesa dei deboli. Vede anche le suffragette che reclamano il diritto di voto ed Oscar con la sua vita straordinaria ha mostrato cosa può fare una donna. La missione di Oscar adesso è di essere uno spirito guida e guerriero che dall’aldilà aiuterà gli uomini a vincere le loro battaglie contro il destino e contro la morte.
Mi hanno commosso tutte le visioni di Oscar, preludi della sua fine imminente. Quando ho visto che comparivano le immagini di loro due bambini o giovani ad una donna anziana ed ormai alla fine della sua vita ho capito quale sarebbe stato l’esito. Ho capito che quei fantasmi o quelle immagini di un tempo antico erano venuti a prendere Oscar, a trasportarla in modo non traumatico in un’altra dimensione che adesso le apparteneva di diritto perché la maggior parte delle persone che amava erano ormai morte e quelle che erano rimaste appartenevano ad un’altra generazione che rispetto a lei aveva altre esigenze, altri ritmi ed altre priorità.
Un altro aspetto però mi ha colpita. Se da una parte Oscar nella sua vedovanza e nella sua vecchiaia si è chiusa a riccio ed è diventata più orso di quanto non fosse mai stata, giungendo a combattere contro la morte di André, dall’altra la nostra protagonista ha accresciuto la sua capacità di amare. Mi ha fatto sorridere ed al tempo stesso intenerire l’immagine di lei che sopporta le stramberie ed i fanatismi della nipote acquisita Mathilde de La Mole perché in fin dei conti non era giusto isolarla e farle mancare pazienza ed ascolto. Mi ha commossa al di là dell’immaginazione la tenera sollecitudine di Oscar verso la moribonda Maria Antonietta, mi ha fatto piangere il suo tentare di nasconderle la morte imminente. Mi sono piaciuti i loro dialoghi da vecchie vedove. Il congedo tra le due ricalca le parole del loro addio nella storia originale. Queste sono state inserite benissimo anche se il contesto era completamente mutato. La scena in cui Oscar scorta all’abbazia di Saint Denis il corpo senza vita di Maria Antonietta mi ha ricordato per mestizia quella in cui la nostra eroina ancora giovane accompagnava alla stessa sepoltura Luigi XV. La sobria solennità di questo funerale fa anche pensare per giustapposizione a quello più sfarzoso e grandioso di Napoleone.
La scena in cui Oscar si arrende e decide di andare finalmente a visitare la tomba di André l’ho trovata potente e struggente al tempo stesso.
In tutte queste scene muore la vecchia Oscar e nella scena finale abbiamo l’apoteosi della nostra eroina che, libera finalmente dalla vecchiaia e dalla stanchezza, ritrova se stessa e coloro che l’hanno amata od anche combattuta. Ritrova la forza di lottare ed in questa scena finale io ho visto speranza ed ottimismo così come speranza ed ottimismo ho colto nel fiorire anticipato delle rose bianche ed in quella rosa bianca che nell’ultima frase sboccia nei giardini di palazzo Jarjayes.
E come non notare la finezza di affidare le ultime battute a Rosalie ed ad Alain e di farli discutere proprio di rose bianche? La battuta finale di Alain con lui che piangendo si mette sull’attenti è semplicemente meravigliosa! Ci hai tolto Bernard, ma la sua figura –che non rimpiange nessuno sia nella storia che nella scena finale in particolare- è stata sostituita dalla ben più gradevole presenza della deliziosa Bernadette, un personaggio che ci ha fatto commuovere e trepidare e che alla fine ha avuto il suo sofferto e meritato lieto fine.
Grazie per questa storia, grazie per le sublimi emozioni che ci hai regalato, ne farò tesoro e le porterò sempre con me!
This chapter is wonder! This novel is wonder!
Forever, Diana Prince

Recensore Junior
21/09/23, ore 21:37

Una storia incredibile! Mai momenti morti o di noia, un lessico perfetto e conforme ai tempi ambientati, un crescendo continuo.
Soprattutto tanta pazienza e una fantasia fuori dal comune, mi sono anche commossa in più punti!
Avessi trovato questa storia in una libreria, avrei sicuramente comprato il libro.
Complimenti, veramente brava!
Invidio tantissimo la tua penna!