Non sai come mi batteva il cuore quando ho visto che avevi pubblicato**
Come sempre il capitolo si snoda in modo magistrale rimanendo ancorato al passato e sviluppandosi sinuosamente sempre meravigliosamente nel presente: il sogno è soffocante e inquietante, e il legame fra Clem e William, che già sfidava le leggi di natura prima del morso del serpente, ora è così intenso e accecante da inghiottire completamente nella follia ogni possibile spiegazione razionale.
Finalmente è entrata in scena ancora l'ambigua cugina che, con Anastasia e Ruben al seguito, promette di essere il terzo polo di un triangolo più pericoloso di quello delle Bermuda. Ancora non si sbilancia, resta in disparte, permette ad Anastasia di sputare tutto il suo veleno da sorellastra di Cenerentola finchè vuole, con sommo disappunto di uno William che ama ferire diversamente, direttamente e in modo diretto e vero, piuttosto che con inutile e immotivato sdegno.
Clem è in fondo ingenua, speranzosa, così buona e trasparente che crede di vedere in William una persona che fondamentalmente non esiste, o almeno, lui ancora non lascia che esista; non so se sia per il motivo che credo, ma il fatto che il suo cavallo fosse bianco quando era un ragazzo, rappresenta in un certo senso la linearità e la trasparenza del suo modo di essere. William adolescente era crudele e spesso insensatamente violento, ma ogni sua parola, ogni suo gesto e ogni suo respiro, per quanto dolorosamente volti a far soffrire Clem, erano veri e reali, venivano fuori come manifestazione innegabile di qualcosa di vero, di un disagio, un'insoddisfazione, un senso di inettitudine che lo soffocavano e lo rendevano "pazzo". Ma William era esattamente quello che appariva, in ogni sua distorta e spaventosa forma.
Oggi il suo cavallo è nero, misterioso, cangiante, esattamente come i suoi comportamenti, i suoi sentimenti, le sue sensazioni che si accavallano l'una sull'altra e oscillano fra l'attrazione, la repulsione, il rimorso e la sottile crudeltà, una crudeltà che, sebbene diversa dalla falsa cortesia di Anastasia, ha cambiato forma, essenza, significato. E' cambiata come lui è cambiato, mutando e trasformandosi come aria assieme a lui, al suo viso, al suo modo di muoversi e di parlare. William ora è un uomo, e si porta dietro le maschere e le convenzioni di una società in cui è costretto a vivere. Non può più essere lo William completamente se stesso che abbiamo amato e odiato nei capitolo sul passato. Ora è un uomo, con un lato oscuro che lascia trasparire solo di rado, dietro il manto scuro e lucente di un cavallo nero.
Un cavallo nero che si chiama Tempesta, e questo non piò essere un nome a caso, non può significare solo che voleva ricordare il suo cane scomparso. Tempesta che li ha uniti, che obbediva solo a loro, che ha palesato il filo rosso della loro connessione quando ancora era difficile scorgerlo. Tempesta che con la sua incrollabile fiducia in entrambi ha permesso di avvicinarsi come mai in vita loro.
Che questo cavallo sia lo stesso genere di "tempesta", che permetta loro di essere nuovamente se stessi al di là delle apparenze e degli intenti segreti che pare avere William, e dei suoi piani crudeli, questo solo il tempo potrà dircelo.
Intanto Giuls hai sfornato un altro capitolo formidabile, carico di pathos e di attese, di momenti di attesa inaspettati e di dettagli così delicati e curati da allacciarsi perfettamente al passato, al futuro, e a qualsiasi cosa stia accadendo ora.
Questa storia regala ogni capitolo momenti indimenticabili e perle di inestimabile bellezza. Scorci, attimi, momenti di delicata intensità e avvenenza visiva che si delineano armoniosamente davanti a me con la naturalezza di un film. Una naturalezza che molti scrittori di professione non s'illudono nemmeno di sognare.
Ogni capitolo è una perla che s'inanella all'altra a formare questa splendida collana^^ (Recensione modificata il 21/09/2011 - 10:39 pm) |